Pistacchio, il passero che amava gli spaventapasseri
Terza puntata: “Un sogno stranissimo!” I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
C’è voluta tutta l’astuzia di Gellindo per convincere passero Pistacchio e spauracchia Casoletta che starsene da soli in cima a una quercia non è il modo migliore di vivere, quando si hanno molti amici. D’accordo che Pistacchio si sente tanto un passero “solitario”, ma la compagnia di chi ti vuol bene è più importante del tuo desiderio di fare quel che vuoi! Il passerotto e la sua amica spaventapasseri sono quindi ritornati a casa, ma un brutto sogno è in agguato, un sogno che porta tante sorprese e molti, moltissimi problemi… Forse era stato un brutto sogno in conseguenza di una cena un po’ troppo pesante, uno di quegli incubi che ti tolgono il fiato e ti svegliano nel cuore della notte tutto in un sudore, fatto sta che quando Pistacchio, quella mattina di fine aprile, si svegliò nel suo cestino portaspillini… cominciò a parlare in modo strano! – Ohi ohi, me fa mal el cabezòn e me trema pure el corazòn… Venite amigos, venite para mì, che me vuèlto per la fam e che tiengo tanta sé! Casoletta strabuzzò gli occhi, si stropicciò le palpebre e… – Ma come parli, Pistacchio? Cosa ti è successo? – Devo dirte, mia bell’amiga, che me siento all’improvviso d’esser diventà un passero… espagnolo! – Un passero… “spagnolo”? – ripeté la povera Casoletta, che non credeva alle proprie orecchie. – E che mai vorrà dire? – Vuol dire, cara mia, che da oggi in
poi basta de pigolar, basta de straparlar e basta torte paradiso… Da oggi in poi qua se parla sol de… toreàr! – Vuoi fare il torero? – Ma cierto: el torèro Pistachios, el più bravo al mundo, el più fuerte et anca el più belo! – Be’ – lo interruppe Casoletta con un sorriso, – sul più bello hai ragione, ma sul più forte avrei qualche dubbio! – Voi tu veder? Voi tu provar? Voi toreàr con migo? E allor… olè! Da dietro la schiena Pistacchio tirò fuori una minuscola “muleta”, un francobollo di stoffa leggera, rossa da un lato e gialla dall’altro, che il passerotto fece roteare con abilità attorno alla testa e alle zampe… – Hai visto, Casoléta? Te sei resa conto de aver a che far con un verdadero torero? Con un vero campiòn? Detto questo Pistacchio afferrò con le zampette il fazzolettino rosso e giallo e si alzò in volo. – E adesso dove vai? – esclamò Casoletta correndo ad aprire la finestra per evitare che il suo passerotto si spiaccicasse sui vetri. – Hai mai visto, Casoléta, un torèro sienza toro? E allora corro a cercarne uno che sia solo e todo por mi! E… FRUUUMMMMM… l’uccelletto volò via fischiettando un bel flamenco, lasciando la povera Casoletta a occhi sbarrati e con la bocca spalancata di meraviglia! L’unico luogo dei paraggi in cui era possibile trovare un toro era la fattoria del contadino Gioacchino, al di là del
Bosco delle Venti Querce – E allora andiamo a vedere da Gioacchino! – esclamò Gellindo Ghiandedoro, al quale s’era rivolta una Casoletta disperata e confusa. Il toro Augusto se ne stava chiuso nel recinto a brucare tranquillo l’erba del prato, quando Casoletta e lo scoiattolo arrivarono di corsa dal Bosco. – Ciao, Augusto – strillò Gellindo appollaiandosi sulla staccionata di legno. – Tutto bene questa mattina? – Perché me lo chiedo? – mugugnò quella montagna di ossa e di muscoli, nera e luccicante come il carbone. – Ma, così… semplice curiosità! – Se non fosse per un uccellino che prima ha cominciato a becchettarmi furioso sul collo – si lamentò il toro scrollando la testa e spazzando l’aria con la coda, – sarebbe una bella mattina come tutte le altre. – Ah, ecco, allora c’è qualcosa che non va – intervenne una Casoletta sinceramente preoccupata, e non certo per il toro Augusto! – E tu… tu che hai fatto, a questo uccellino? – Non è ancora nato il passerotto che può disturbare un toro come me! È bastato un colpo di coda e quell’impiastro non s’è più fatto vedere da queste parti! Proprio in quell’istante una vocina lamentosa si alzò dal mucchio di letame ammassato in fondo al recinto del toro… – Ahia, che mal! Ahia, che colpo al cabezòn e anca al fondoschiena! Me son fatto mal che son todo escoriado, todo desculpado, todo… todo… EHI,
MA QUESTA È CACCA DI MUCCA! – strillò Pistacchio, alzandosi in volo e fermandosi a mezza altezza. – Vieni qui, passero “spagnolo”! – urlò allora Gellindo. – Vieni qui e spiegami quel che ti è successo! – Ciao, Gellindo, meo amigo da siempre! Ciao, Casoléta, che ci fai nella factoria del contadin Joachìn? – Lo hai trovato, questo toro, vero? Sei contento, adesso? – Como no! È stada una lota dura, una lota longa, una lota fuerte, ma ala fin l’ho preso per le cuernas, l’ho storto prima a diestra e poi a sinistra, l’ho alzato verso il ciel e… PATASGNÀCC… l’ho sbernoccolado al cientro del recinto! – Che cosa mi avresti fatto, tu? – muggì profondo il toro Augusto. – Ah sei qui, tu… ehm… ecco… io, io… io son deventado amigo de esto toro, amigo por la pelle, vero Augusto? Digo ben? Il grosso toro capì che il povero uccellino aveva purtroppo una rotella momentaneamente fuori posto e… – Dici bene, dici proprio bene, Pistacchio. Mi hai fatto fare un bel volo, prima, che ho ancora la schiena a pezzi… Eh! Eh! Eh! – Visto che dicevo verdadero? Che avevo ragiòn mi? Sono Pistachios, el passerotto “espagnolo” più fuerte del mundo e da qui no se scappa! Ci volle del bello e del buono, ma alla fine Casoletta e Gellindo riuscirono a riportare Pistacchio al Villaggio, con la promessa di ritornare il giorno dopo e quello dopo ancora per continuare a
toreare in mezzo al recinto. Casoletta scaldò un pentolino di latte, vi inzuppò una bella fetta di torta paradiso e… – Buon appetito, piccolo torero mio! Mangia bene e poi va a dormire… Quella notte il piccolo Pistacchio sognò di affrontare, da solo e con la sua minuscola mulèta gialla e rossa, un branco immenso di tori infuriati. Si mise d’impegno e uno dopo l’altro li fece tutti finire in mezzo a una vasca colma di letame: era facile prenderli per le corna, farli roteare una, due… tre volte di seguito e poi… SWWWIIIIMMMM!… lanciarli in mezzo a quella melma puzzolente! Alla fine il passerotto gonfiò il petto di piume, si tolse il berretto nero di torero, si girò a guardare la folla tutt’attorno, alzò l’aletta destra e lanciò il cappello a una stupenda uccellina seduta in prima fila! – Te regalo el mi corazòn, mia amata passerotta! Conservalo bien, ch’è delicato como un flor de campo! Como un flor de jardìn! Poi si girò nel cestino portaspilli, sospirò profondo e passò a un altro bel sogno. Al mattino Casoletta aprì gli occhi col cuore gonfio di presentimenti. E se il suo passero voleva veramente tornare a toreare con il toro Augusto? Questa volta poteva farsi male, molto male… – Pistacchio, svegliati! – Mmmm… lasciami dormire! – Apri gli occhietti, non senti il profumo di questa buona torta paradiso?
– Lo sento sì, quel profumo, e sto cercando di non pensarci… Rincuorata nel sentire il piccoletto parlare normale, Casoletta si fece più insistente. – Su forza, fuori c’è Gellindo che ti aspetta per andare a giocare nel Bosco delle Venti Querce! – Sì, arrivo: lasciami dormire ancora cinque minuti… Quando, mezz’ora dopo, Pistacchio uscì dal cestino per iniziare una nuova giornata… – Niente tori, oggi? – gli chiese Casoletta. – Niente che cosa? – Niente tori! Ma scusa: non ti ricordi che ieri ti sei alzato dal letto ed eri il più grande, il più forte, il più bravo torero del mondo? – Casoletta, ti ha dato alla testa la tua torta paradiso? Io non so nulla né di tori e men che meno di toreri! – Allora tu non sei un passero “spagnolo”? – E chi ti ha detto una cosa del genere? A quel punto Casoletta capì che quello di Pistacchio era stato solo un brutto sogno, nato dal nulla della notte e finito per fortuna in quello stesso nulla della notte. «Devo correre a dirlo a Gellindo – si disse la spauracchia. – Non vorrei che proprio oggi scoiattolo e passero andassero dalle parti della fattoria del contadino Gioacchino!» – Ascolta, Casoletta – disse a quel punto Pistacchio con il becco pieno di torta e di latte, – avresti per caso uno
zaino? Colpo al cuore! – Un… che cosa? – Ma sì, uno zaino per andare in montagna e anche una piccozza, una corda e dei chiodi da roccia! Col cuore stretto da nuovi presentimenti, la spaventapasseri prese il coraggio a due mani e… – Piccolo mio, che sogno hai fatto, questa notte? Chi sei veramente, questa mattina? – Sono Pistacchio, un passero “montanaro”, tutto qui! – Insomma, sei un passero… di “montagna”! – Si dice anche così, sì: un passero
“di montagna” che ama camminare, arrampicare, raggiungere le vette più alte… Un passero che ha gli scarponi nel cuore! Povera Casoletta: la speranza di poter vivere finalmente una giornata tranquilla con il suo Pistacchio era durata solo dieci secondi o poco più! Stava invece per cominciare una nuova, mirabolante (e faticosa) avventura, che chissà dove li avrebbe condotti! Volete saperlo anche voi? Non perdetevi la prossima e quarta puntata de “La storia di Pistacchio, il passero che amava gli spaventapasseri”! (3 – continua)