Le fiabe del Bosco delle Venti Querce - Gellindo Ghiandedoro e la Festa degli Aquiloni

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Le fiabe del Bosco delle Venti Querce

Gellindo Ghiandedoro e la Festa degli Aquiloni I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER


Ci pensarono Candeloro e Fra’ Vesuvio, ad affiggere i cartelli su tutti i muri del Villaggio degli Spaventapasseri e sui tronchi degli alberi al Bosco delle Venti Querce: Siete tutti invitati, grandi e piccini, all’annuale Festa degli Accuiloni… che si terrà domenica prossima. Coppe d’argento per l’Accuilone che vola più in alto, per l’Accuilone più strano e per l’Accuilone più acrobatico! Ora, a parte che – tranne Candeloro e Fra’ Vesuvio – tutti sanno benissimo come si scrive “aquilone” (!), c’è da dire che gli spaventapasseri del Villaggio e gli animali del Bosco delle Venti Querce attendevano con ansia l’arrivo della tradizionale gara di Primavera a chi sapeva far volare l’aquilone più in alto, oppure che presentava quello più bizzarro o quello capace di far balzi e piroette in cielo. – Io quest’anno sbaraglierò tutti quanti con un aquilone che volerà fin

sopra le nuvole! – promise Abbecedario, che da una settimana si chiudeva tutte le sere nella cantina della Scuola per lavorare in gran segreto al suo progetto. – Dopo i tentativi degli anni passati – disse invece Pagliafresca, – quest’anno io punto direttamente a vincere il trofeo per l’aquilone più strano… e vedrete con quale facilità vincerà il primo premio! – Io sto sperimentando un nuovo tipo di aquilone capace di far capriole, di volare a scatti e perfino all’indietro! – confidò Gellindo Ghiandedoro, che non vedeva l’ora di mostrare agli amici il suo “mostro” di carta velina e asticciole di legno leggero. E arrivò finalmente il giorno della gara. Era una bella domenica di sole tiepido, con un’arietta tesa e costante ideale per far volare ogni tipo di aquilone. Spaventapasseri e animaletti d’ogni genere si diedero appuntamento a mezza mattina al prato che si apriva davanti alla vecchia


quercia in cui abitava Gellindo e… – Signorrre e signorrrriii… – strepitò Casoletta con un grosso imbuto di cartone davanti alla bocca, – benvenuti alla Festa primaverile degli Aquiloniiii! Per la gara di volo in altezza si sono iscritti Abbecedario… Tutti gli spaventapulcini applaudirono felici il loro maestro, che venne avanti con una bella sciarpa di lana rossa al collo e stringendo in mano un grosso aquilone a forma di… “Oca Bernardina”!!! – …segue Talpa Melesenda… Tutte le talpe e tutti i ghiri del Bosco delle Venti Querce fecero un gran baccano, quando la loro campionessa si presentò al centro del prato tenendo tra le zampe un minuscolo aquilone a forma di… “Rondine”! – ...e per finire, ecco a voi Tisana la Dolce! Furono gli spaventapasseri, questa volta, ad applaudire la loro beniamina, che si presentò con un aquilone che ripeteva le forme di una bellissima “Viola ciocca”! I tre aquiloni vennero lanciati a favor di vento e s’innalzarono veloci verso l’alto facendo girare a mulinello il grosso rotolo di cordicella che ognuno dei tre concorrenti teneva ben stretto tra le mani. Gli occhi di tutti erano puntati verso il cielo per seguire il volo del proprio prediletto, ma quando l’”Oca Bernardina” di car-

ta, la “Rondine” affusolata e la “Viola Ciocca” raggiunsero le nubi più alte fermandosi di colpo, un mormorio preoccupato percorse il pubblico. – I tre concorrenti sono a pari merito… – strepitò Casoletta, che aveva mandato la civetta Brigida a controllare. – Trecento metri di altezza ciascuno… Attenzione, amici: forse quest’anno non avremo un unico vincitore, ma tre premi a pari merito! «Non sia mai detto che dopo tutta la faticaccia di questi ultimi giorni, io mi accontenti di un premio alla pari con gli altri!» brontolò Quantobasta, che si tolse la sciarpa rossa di lana, coi denti ne spezzò un filo e lo annodò alla cordicella dell’aquilone che… Frrrrrrrrrrrrrr… srotolò la maglia


della sciarpa ed ebbe altri trenta metri di corda rossa e sottile, ma sufficiente per farlo alzare ben al di sopra degli altri due! Un lungo applauso e gli strilli impazziti di gioia degli spaventapulcini accolsero il vincitore della prima gara, che corse in mezzo al suo pubblico stringendo in mano una bella coppa d’argento. – Adesso è la volta degli aquiloni strani! – annunciò Casoletta urlando come un’ossessa nel suo grosso imbuto. – Vengano al centro del prato Pasticcia, Dindondolo, Gabbiano Capobianco e Pagliafresca! La giuria, composta dagli spaventapasseri Bellondina, GialloRossoVerde, Còntolo e Caramella, discusse a lungo, passandosi e ripassandosi l’un l’altro i quattro stranissimi aquiloni che erano stati presentati a concorso. Quello di Pasticcia era un autentico “pasticcio di lasagne al forno” tutto di carta velina, con tanto di profumino che si spargeva per l’aria solleticando l’appetito! Dindondolo aveva invece presentato un aquilone che ripeteva le forme di una grossa campana di bronzo. Gabbiano Capobianco, da parte sua, s’era impegnato al massimo ed era riuscito a mettere assieme un aquilone che assomigliava ad una nuvola gonfia e grigia da temporale. Pagliafresca, invece, s’era accontentato di costruire un aquilone che aveva le sembianze di “Ratto

Robaccio”, la pantegana che accudiva alla discarica del Villaggio… – Tutto qui? – chiese GialloRossoVerde guardando da vicino l’aquilone di Pagliafresca. – Stando a quel che dicevi in giro, sembrava che tu avessi costruito un aquilone così strano, che quest’anno non ci sarebbe stata storia ed avresti vinto senz’altro tu! La replica di Pagliafresca fu accompagnata da un sorriso: – O certo, se avessi presentato un aquilone che ha le forme solo di “Ratto Robaccio”, non avrei avuto alcuna possibilità di vittoria, ma se prendo la rincorsa e lo lancio in aria… Quando l’aquilone di Pagliafresca si librò a una decina di metri dal suolo, avvenne una cosa inattesa: da sotto all’aquilone se ne staccò un secondo che aveva le fattezze di “Lilli Spatoccia”… e poi da Lilli se ne staccarono altri tre più piccoli, ma tutti attaccati in fila… – Guardate che belli! – urlò il pubblico in estasi. – Quello in testa sembra proprio “Liquirizio”... – ...dietro di lui “Pancrazio”... – ...e quella è “Rattina Glassè”! – Ma allora non è solo “Ratto Robaccio”! Pagliafresca ha rappresentato l’intera famiglia di pantegane! – Ha vinto lui… – Non c’è alcun dubbio: è proprio il suo, l’aquilone più bizzarro! E infatti la coppa d’argento venne consegnata ad un Pagliafresca sod-


disfatto, che corse subito a salutare Ratto Robaccia e la sua famigliola. – È giunta l’ora dell’ultima gara – urlò a quel punto Casoletta, che era rimasta quasi senza voce. – Vengano avanti Paciocco, Chiomadoro e Gellindo Ghiandedoro: saranno loro a presentarci gli aquiloni acrobatici! L’aquilone di Paciocco era bello grande, un lenzuolo di carta velina color azzurro e rosso che s’impennò su su, nel cielo sopra il grande prato affollato di pubblico festante. L’aquilone della bella Chiomadoro era giallo come il sole, veloce e leggero come un falchetto, che veleggiava a grandi cerchi sempre più larghi fino a sfiorare il confine delle montagne. A quel punto Gellindo lasciò libera per aria la sua bella “Ghianda d’oro”, un aquilone da gara veloce e imprevedibile a forma appunto di ghianda dorata, che piroettò disegnando in aria figure difficili e rischiose: vortici senza fine, impennate e cabrate improvvise, voli che terminavano altissimi con l’aquilone che si fermava immobile al centro del cielo per poi ridiscendere verso terra con un volo veloce e vorticante, che sfiorava l’erba del prato e poi s’impennava nuovamente verso l’azzurro in alto. Il volo dell’aquilone di Gellindo fu così bello, che ben presto Paciocco e Chiomadoro ritirarono piano piano i loro velivoli di carta e si sedettero sul prato assieme agli altri

per ammirare quello straordinario spettacolo di sussulti, di manovre azzardate e di passaggi velocissimi che lambivano le foglie delle Querce per distendersi poi sopra i tetti del Villaggio e di fruscianti acrobazie con mille giravolte e volteggi infiniti che finivano con l’aquilone che sfrecciava all’indietro! Non c’era più storia, non c’era nemmeno più gara, e infatti Casoletta consegnò la coppa d’argento del vincitore a Gellindo Ghiandedoro, che però non riusciva più a far atterrare quell’aquilone impazzito di gioia… e l’enorme ghianda di carta velina dorata continuò a prillare per il cielo accompagnato da un uragano di strepiti e di applausi!



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