L ’economia raccontata ai bambini
Gellindo Ghiandedoro in cerca di lavoro
3 - Ecco il lavoro che fa per me! I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
Cento lavori: sei – Saresti contenta, Casoletta, se oggi venissi a lavorare da te in latteria? Un colpo al cuore fece tremare le mani della povera spaventapasseri: da alcuni giorni Casoletta aveva seguito le peripezie di Gellindo e tutti i guai combinati lavorando qui e là. «E adesso tocca a me – pensò senza fiato. – Dovevo immaginarmelo che, prima o poi…». – Va bene, Gellindo: ho proprio bisogno di qualcuno che mescoli il latte sul fuoco per trasformarlo in buon formaggio. Ti faccio vedere come si fa e cominci subito! Ecco: non era quel che si dice un “bel lavoro”, un lavoro di concetto, un lavoro impegnativo… Con il mestolo in mano e un grembiule bianco sul davanti, Gellindo se ne stava in piedi sul bordo del focolare e mescolava, mescolava, mescolava, mescolava… Il fatto è che con tutto quel mescolare in tondo… in tondo… in tondo… piano piano le palpebre dello scoiattolo divennero pesanti come il piombo e gli occhi si spalancarono come ipnotizzati. Dire che Gellindo s’addormentò di sasso con il mestolo in mano è dir poco, visto che il nostro amico, non appena scivolò nel sonno, si piegò in avanti e… Spluffff!… cadde senza una voce nel latte tiepido che attendeva di diventar formaggio! Casoletta lo ripescò di lì a pochi minuti, sentendo che qualcuno annaspava bofonchiando nella pentola piena di latte. Lo ripulì in silenzio, lo asciugò dal latte e gli tolse il mestolo di mano. – Mi dispiace, Gellindo – esclamò a
malincuore Casoletta, – ma nemmeno il lattaio è un lavoro che fa per te! Questi sono i due soldi promessi e ti auguro d’esser più fortunato, domani! Il lavoro giusto Còntolo era intento a mettere in fila, uno sopra l’altro, una lista eterna di numeri, quando la campanella della porta della Cassa rurale del Villaggio suonò argentina, annunciando l’arrivo del primo cliente di quel giorno. – Ehilà, chi si vede! – esclamò lo spaventapasseri-ragioniere, vedendo Gellindo farsi avanti col musetto triste. – Come mai quell’aria bastonata? – Sono venuto a depositare questi dodici soldi sul mio conto… – Dodici soldi sono tanti… Come li hai guadagnati? – Facendo sei lavori diversi in sei giorni! – Bravo… hai quasi battuto un record, sai? – Ti riferisci al record della sfortuna, vero? Al record di quelli a cui va tutto storto! Ecco qua i miei dodici soldi: méttili con gli altri e non se ne parli più! – e fece per andarsene. – Aspetta, aspetta… Hai fretta di andartene? Non vuoi fermarti a far due chiacchiere? – Cosa vuoi chiacchierare – rispose Gellindo. – Una sera sono andato a dormire con l’idea che sarebbe stato bello cominciare a lavorare… Mi sarebbe andato bene qualsiasi lavoro, e invece ho solo combinato un guaio dietro l’altro… – Già, mi hanno detto… – mormorò
Cóntolo. – Però c’è da dire che forse non hai ancora trovato il lavoro che fa per te! Si tratta di avere costanza, di non rinunciare alle prime difficoltà… – E secondo te dovrei distruggere il Villaggio degli Spaventapasseri, dar fuoco al Bosco delle Venti Querce e restare senza amici, prima di trovare finalmente un lavoro che fa per me? – Beh, non tutte queste cose assieme, però io non mi arrenderei… Sai dirmi quanto fa dieci per due? – chiese Cóntolo, cambiando tono di voce e diventando all’improvviso serio. – Venti – rispose Gellindo senza nemmeno pensarci. – E quaranta diviso otto? – Cinque. – Ottantuno diviso nove? – Nove. – Venti più quindici meno otto più uno? – Ventotto – calcolò Gellindo in meno di mezzo secondo. – Diviso quattro? – Sette… – rispose senza alcuna indecisione. Solo a quel punto… di fronte a quel Sette sicuro, esclamato senza sbavature, dichiarato senza esitazione… Gellindo capì d’esser finalmente arrivato nel posto giusto! Erano i numeri, il suo pane! Era far di conto, il suo lavoro! Era la Cassa rurale del Villaggio, il luogo in cui avrebbe potuto finalmente lavorare! E senza combinare guai! – Gellindo: sei assunto all’istante come aiutante cassiere, con uno stipendio di venti soldi la settimana! Non vi dico la felicità, lo stupore e
l’incredulità con cui Gellindo accolse la notizia. E non vi sto nemmeno a dire le urla, gli strilli e i pianti di gioia con cui lo scoiattolo corse per tutto il Villaggio a dare la notizia! – Ci sarà da fidarsi, d’ora in poi, ad andare alla Cassa rurale? – sussurrò Palo-sghembo, rivolgendosi a Lingualunga, lo spaventapasseri che sapeva tutto di tutti, che era al corrente di tutti i misteri e di tutti i segreti dei dintorni, che conosceva le cose ancor prima che accadessero! – A me hanno riferito che qualcuno, parlando in gran segreto, ha confidato di nascosto a qualcun altro che Gellindo avrebbe pagato dodici soldi nuovi di zecca, pur di essere assunto come aiuto-cassiere! – buttò lì Lingua-lunga con l’aria di chi la sapeva ancor più lunga… In realtà Gellindo, da quel giorno, si trasformò nello scoiattolo più felice della Valle di Risparmiolandia e nell’aiutocassiere più bravo e premuroso di tutte le Casse rurali della Valle. Cóntolo gli spiegò tutto, della banca. Gli parlò dei soldi depositati da chi voleva conservarli nel tempo e dei soldi dati in prestito a chi ne aveva bisogno; degli interessi, di quei soldini in più che venivano aggiunti a tutti i conti correnti e a tutti i libretti di risparmio dei vari Spaventapasseri e dei vari Spaventapulcini… – Ma sì: anche i più piccoli possono avere un loro libretto di risparmio, nella nostra Cassa – gli disse qualche giorno dopo Cóntolo. – E sei così bravo e simpatico, che sarai proprio tu, piccolo scoiattolino, a spiegare d’ora in poi ai
bambini perché è importante risparmiare, perché è utile pensare al nostro futuro e perché è bello farlo tutti assieme, in una Cassa rurale! – E queste che cosa sono? – esclamò Gellindo mostrando alcune tesserine di plastica. – Quelle sono le carte di credito e le tessere del bancomat… Sono sistemi per poter andare in giro senza tanti soldi in tasca, col rischio magari di perderli o di farteli rubare. Inserisci quelle tesserine del bancomat nelle macchinette giuste, e riceverai le banconote che desideri, oppure consegni la carta di credito al negoziante presso il quale hai fatto una spesa, e paghi senza denaro in mano! Automaticamente quello che prelevi col bancomat oppure quello che paghi con la carta di credito viene tolto dal tuo conto corrente, e il gioco è fatto! Gellindo era entusiasta, del suo nuovo lavoro. Accoglieva tutti i clienti sempre con un sorriso sulle labbra; aiutò il vecchio Empedocle a compilare le carte con cui ordinava un bonifico per pagare l’affitto dell’orto in cui viveva; diede una mano a Casoletta, per ricevere un prestito dalla Cassa rurale, grazie al quale ingrandì la latteria e si comprò una macchina nuova per fare le cioccolate; fu Gellindo a convincere Cóntolo a regalare alla piccola scuola di Abbecedario uno scatolone pieno di libri da leggere, matite colorate, fogli per dipingere e una fotocopiatrice nuova di zecca… Pensate un po’: introdusse anche un sistema automatico per pagare le bollette…
– Perché gli Spaventapasseri devono scomodarsi ogni mese per venire a pagare la luce, l’acqua e le spese dei rifiuti? – propose Gellindo al suo capo-cassiere. – Basta che ci lascino la loro firma, e ci penseremo noi, automaticamente, a pagare ogni mese quel che sarà necessario, prelevando i soldi dal loro conto corrente… Avete mai visto uno scoiattolo finalmente felice? Avreste dovuto esserci, ieri sera, ad aspettare Gellindo su, al vecchio albero del Bosco delle Venti Querce, al termine di una giornata di lavoro. L’avreste sentito arrivare fischiettando gioioso in compagnia di Bellondina; l’avreste visto salutare Brigida la civetta, grattare la pancia alla talpa Melesenda, agitare la mano per dar la buonanotte alla bella spaventapasseri sua amica che tornava al Villaggio e chiudersi finalmente nella tana per il meritato riposo. Nel pieno della notte, poi, se vi foste avvicinati alla finestrella della camera da letto, avreste sentito Gellindo parlare nel sonno, anzi: cantilenare una filastrocca allegra… Uno non è nessuno Due puzza come un bue Tre è forte come quel re Quattro e Cinque si fa prima a dire che non fanno rima Sei mi chiede se ci sei Sette lo si taglia a fette Otto è piccolo e tracagnotto Nove sta fermo anche quando si muove E col Dieci mangi pasta e ceci, ma è solo con lo Zero che ti dirò chi ero!