L ’economia raccontata ai bambini
Gellindo Ghiandedoro e il cugino Bollicino
2 - Il Campo delle Mille Mele I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
Il cugino Bollicino Ghiandedoro “Com’è ingrassato!” fu il primo pensiero che venne in mente a Gellindo, ancor prima di correre ad abbracciare il cugino che lo aspettava ai piedi dell’albero di mele nel quale aveva la sua tana. “Com’è rimasto piccino!” fu il primo pensiero che venne in mente a Bollicino, stringendo tra le zampe la coda impomatata del cugino appena giunto in suo aiuto. – Allora non perdiamo tempo – esclamò Gellindo dopo le effusioni e gli abbracci. – Spiegami quel che è successo… – È successo che da una settimana, praticamente da quando le mele hanno cominciato a essere belle mature e quasi pronte per essere raccolte, qualcuno si diverte a depredare ogni notte un albero diverso, lasciandolo senza mele! – Hai pensato a fare dei turni di guardia? – Certo, ma io sono da solo e il Campo è molto grande! Dovremmo essere almeno in trenta, a darci il cambio, per resistere con gli occhi aperti fino all’alba. Io da solo riesco a malapena ad arrivare a mezzanotte e poi m’addormento! – Come sarebbe a dire che sei solo! Da queste parti non c’è un Villaggio di Spaventapasseri come da me, a Risparmiolandia? – Gli unici spaventapasseri che conosco sono quelli piantati in mezzo ai campi qui attorno, ma con loro non
ho mai fatto amicizia. Laggiù, lungo le rive del fiume, ogni tanto spunta qualche trota e una vecchia carpa con cui scambio due parole e qua sotto si nascondono delle talpa, ma loro non si fanno mai vedere e, poi, guarda te: ho il sospetto che a rubare le mele sia proprio una talpa affamata! – E mi vuoi dire che in sette anni che vivi in questo Campo, non ti sei fatto un amico? Non hai un passerotto con cui parlare? – Ehm… no! A dire il vero non mi è mai venuto in mente. – Va bene – concluse Gellindo scaricando lo zainetto nella tana del cugino. – Adesso mi cambio e poi andiamo assieme a fare un giretto: voglio rendermi conto di dove sono capitato! Il Campo delle Mille Mele era veramente enorme: centinaia e centinaia di filari d’alberi da frutto riempivano ogni angolo di quella parte di pianura, ed erano alberi belli grossi, robusti e carichi di mele gialle, succose e dolci. Qui e là, però, si notavano alcuni alberi miseramente senza frutta… – Ecco, quelli sono i meli colpiti dal ladro misterioso – commentò Bollicino, che faceva fatica a star dietro al cuginetto più magro e agile. – Cosa hai in mente di fare? – Questa notte ci daremo il cambio, nel fare la guardia: comincerai tu, a mezzanotte ti darò il cambio fino all’alba e speriamo che qualcuno si faccia vedere… Fu una notte calma e silenziosa, che Gellindo trascorse a camminare tra i
filari di meli, acquattandosi nell’erba alta a ogni rumore sospetto. Ma anche se nessuno entrò di nascosto nel Campo, nessuno si fece vedere vicino agli alberi, nessuno se ne andò con un sacco sulla schiena pieno di mele rubate… al mattino trovarono un melo del tutto senza mele! – Ecco, hai visto? – strillò Bollicino, pestando le zampette a terra. – Ti rendi conto di quel che è successo? Ti rendo conto che quel ladro te l’ha fatta sotto agli occhi? – Io mi rendo conto che due scoiattoli, da soli, non riusciranno mai a risolvere il problema delle tue mele rubate! – esclamò Gellindo prima di andare a riposare. – Sai cosa mi ha detto l’oca Bernardina, mentre mi portava da te? “Quando i problemi sono piccoli, due zampe sono anche troppe, ma quando i problemi sono grossi, allora mille zampe possono essere troppo poche!” Allora lasciami dormire un paio d’ore e poi vedrai che cosa ti combino! Lo spauracchio Polento – Andiamo a presentarci agli spaventapasseri di cui mi parlavi! – esclamò il nostro amico, dopo una buona colazione a base di nocciole, castagne fresche e succo di mela. – Ma guarda, Gellindo, che qui in pianura non è come da te, in montagna. – disse Bollicino torcendosi le mani per l’agitazione. – Qui è difficile fare amicizia, è difficile andare d’accordo
con quei tipi strani che si fanno chiamare “spaventapasseri”. Qui i passeri si spaventano sul serio, quando vedono uno di quegli spauracchi in mezzo a un campo o vicino a un orto! – Tu pensa quel che vuoi, – rispose Gellindo, – ma se quel che dici è vero, voglio sentirmelo dire sul muso da uno di loro. Vieni! Il primo spaventapasseri che incontrarono pareva un vecchio mendicante vestito con una giacca rattoppata e sporca, con i capelli lunghi e unti, una pipa rotta in bocca, senza naso e con gli occhi di traverso… – Ehm, buongiorno, signor… signor? Come ti chiama, tu? – chiese Gellindo, balzando sul muretto del campo di mais. – Il mio nome è Polento – biascicò quell’altro, come se avesse perso la dentiera. – E voi chi siete? Tu – esclamò rivolto a Bollicino, – non sei quel buffo scoiattolo che vive nel campo di mele laggiù? Da qui ti vedo ogni giorno, sai? Potrei raccontarti tutto quello che fai, dalla mattina alla sera, ma non sono un tipo curioso e chiacchierone, io. – Senti, Polento – continuò Gellindo, – noi abbiamo un problema. Potresti darci una mano a risolverlo? – E in breve gli scoiattolini raccontarono allo spaventapasseri quel che capitava nel Campo delle Mille Mele. – Un ladro? – esclamò Polento facendosi subito attento. – Se c’è un ladro nel campo di mele, chi mi assicura che, dopo, non passi anche in quello del mais? Certo che vi aiuto, ma come? – È sufficiente far circolare la voce
fra tutti gli altri spaventapasseri della zona e convincerli che questa sera, appena fa notte, ci ritroviamo tutti al Campo delle Mille Mele. D’accordo? La talpa Quattrocchi Sistemati gli spaventapasseri, Gellindo e suo cugino andarono in cerca delle talpe. Ne trovarono una che stava rientrando nella sua tana sotto terra… – Ehi tu, dove scappi? – strillò Gellindo correndole dietro. – Aspetta, fermati! Voglio solo parlarti… Oh, così: brava! Lo sai che su, al mio Bosco, conosco una talpa come te che si chiama Melesenda? – Parli di Melesenda, la talpa delle Venti Querce? – rispose quell’altra sbarrando gli occhietti mezzi ciechi. – E tu… tu saresti quello scoiattolo che vive proprio sopra di lei, nella quercia più antica del bosco… Come ti chiami? No, non dirlo, voglio arrivarci da sola: Gerrindo? No no… Gellundo… GELLINDO! Tu sei Gellindo!! Io so tutto di te, sai? Melesenda mi parla spesso delle tue avventure, perché vedete: noi due, Melesenda e io, ci vediamo una volta al mese! Siamo amiche per la pelle, fin da quando un mio lunghissimo cunicolo s’è incrociato con un suo cunicolo altrettanto lungo… E ogni mese, nella notte di luna piena, ci incontriamo a metà strada e ci raccontiamo tutte le novità! – E tu come ti chiami? – disse Bollicino acquistando un po’ di coraggio. – Mi hanno messo il nome di Orbetta, ma per gli amici sono Quattrocchi:
Quattrocchi, la talpa che non vede l’ora… la talpa che ti fa vedere lei… la talpa che è sempre bene in vista… la talpa che non vede più in là del proprio naso… la talpa che ci vede doppio… che non ci vede più dalla fame… che si vede sempre in pericolo… la talpa che sta a vedere… – Ascolta, Quattrocchi – la interruppe Gellindo, fermando quel fiume di parole in piena, – abbiamo bisogno del tuo aiuto e dell’aiuto di tutte le tue sorelle, perché… Quando gli scoiattoli ebbero spiegato il motivo della loro richiesta, Quattrocchi divenne incredibilmente seria, lasciò perdere le battute spiritose e… – Questa sera da voi, al Campo delle Mille Mele? Con tutte le talpe dei dintorni? Sarà fatto, amici! Contate su di me e… Eh! Eh! Eh!… Arrivederci! Dopo di che Gellindo e Bollicino andarono a supplicare le rondini… – State tranquilli: questa sera ci saremo anche noi, a darvi man forte! – assicurò Rondìno a nome di tutto lo stormo. …i passeri… – Se possiamo esservi di aiuto, non mancheremo senz’altro! …le trote e le carpe del fiume… – Preparate una vasca d’acqua pulita e venite a prenderci prima di notte: vogliamo dare una mano, anzi, una pinna anche noi! I due cuginetti fecero un salto al
paese più vicino e lì chiamarono a raccolta le quattro mucche rinchiuse nella stalla, un paio di asinelli che brucavano in un prato, una cavalla senza cavezza, trenta pipistrelli neri come la notte, un gatto assonnato e il suo amico cane, un mastino grosso come una montagna che di nome faceva… Scricciolo! – Io, in vita mia, non ho mai parlato a così tanta gente come ho fatto oggi! – esclamò allegro Bollicino sulla strada di casa. – Ma sei sicuro, Gellindo, che ci saranno tutti di aiuto? – Vedi, mio caro cugino, tu puoi
anche essere lo scoiattolo più ricco della valle, più sazio e più al sicuro del Campo, ma se sei solo, hai soltanto le tue zampe e la tua testolina ad aiutarti, non andrai lontano e alla prima difficoltà dovrai scrivere a Gellindo perché corra in tuo aiuto. Se invece hai molti amici, e soprattutto se sono amici tutti diversi, grandi e piccoli, grassi e magri, alti e bassi, forti e deboli, allora avrai una varietà infinita di aiuti e di possibilità, per tutte le occasioni… Vedrai stasera, se non ho ragione io! (2-continua)