L ’economia raccontata ai bambini
Gellindo Ghiandedoro e il cugino Bollicino
3 - Il mistero svelato I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
L’imboscata Quando calò la notte, al centro del Campo delle Mille Mele si diede appuntamento la moltitudine dei nuovi amici di Bollicino. Polento giunse accompagnato da una combriccola di spaventapasseri uno più strano e originale degli altri. – Salve – esclamò uno spauracchio vestito di rosso, – io sono Matador… e se per caso il ladro è un toro affamato, allora ci penso io a portarvelo via lontano! – Io mi chiamo Tutto-in-ghìngheri – disse un altro vestito elegante, con tanto di cravatta e di monocolo all’occhio sinistro. – E poi questi sono Tempodoro – continuò Polento, presentando tutti gli altri, – Tiramisù, Mestolo e Olimpio… A quel punto giunse Bollicino, che era corso al fiume a prendere tutti i pesci disponibili… e ne gettò una ventina nella grande vasca piena d’acqua, pensando: “Chissà questi, in quale modo potranno aiutarmi!”. Vennero anche Quattrocchi e le talpe, Rondìno e le rondini, tutti i passerotti dei dintorni e gli animali del paesino, guidati da quel “mostro” di Scrìcciolo. – Bene – esordì Gellindo quando furono tutti in cerchio ai piedi dell’albero in cui Bollicino aveva la tana, – sta per cominciare la notte più lunga della nostra vita! Fate bene attenzione a quel che vi dico, perché è importante che tutti sappiano bene quel che devono fare. D’accordo?
Nessuno fiatò, solo Bollicino era agitato e pensieroso. Chissà se, quella notte, sarebbero riusciti a svelare il mistero! – Allora: tutti gli Spaventapasseri, agli ordini di Polento, andranno a piantarsi in mezzo ai filari delle mele. Le talpe, che non ci vedono molto, soprattutto la notte, si apposteranno lungo il perimetro del Campo e annuseranno l’aria per sentire odori strani e sospetti. Le rondini e i passerotti voleranno di continuo da un albero all’altro, contando e ricontando le mele appese. Le mucche, gli asinelli, la cavalla, il gatto e il cane Scrìcciolo si apposteranno al buio lungo le strade che passano di qua e ci avviseranno se vedranno movimenti sospetti… – E noi dove andiamo? – chiesero parlando in coro Pippo e Strellina, due piccoli e simpatici pipistrelli con le ali sottili e scure. – Voi andrete ad appendervi ai tronchi più bassi e grossi dei meli e da lì controllerete se qualcuno s’avvicina di nascosto… Voi avete antenne molto sensibili: ci sarete utili per scoprire se qualcuno cammina nella notte non visto… Le trote e le carpe, infine, aspetteranno nella vasca sott’acqua e quando sentiranno un fischio… Fiuuuuuu!… così, allora salteranno fuori facendo gran baccano. Avete capito tutti? Certo che avevano capito. Ognuno andò al posto che gli era stato assegnato e cominciò quella che sarebbe stata una notte lunga e misteriosa! – Bollicino, – disse Gellindo rivolto al cugino grassottello, – tu va’ pure a
dormire. È stata una giornata pesante, per tutti ma soprattutto per te, che non ci sei abituato. Su, vai a nanna e ti sveglieremo quando sarà il momento… Le ore cominciarono a trascorrere lente, una dopo l’altra. Alle undici si alzò un venticello sottile e fresco. A mezzanotte i cuculi intonarono un canto lontano che fece rizzare le penne agli uccellini e la paglia agli spaventapasseri. All’una in punto dalla strada giunse lo scricchiolio d’un rametto spezzato, ma poi il silenzio avvolse ogni cosa. Alle due Gellindo vide uno spicchio di luna alzarsi in cielo, ma era ancora troppo stretto per far giungere fin sul Campo la sua luce d’argento. Alle tre un tonfo fece balzare in piedi tutti gli amici appostati in ogni dove… – No, non è nulla – sussurrò Polento. – Scusate, è stato Tutto-in-ghìngheri… s’è addormentato ed è caduto a terra… Alle quattro, finalmente, una piccola ombra furtiva e veloce, con due sacchi vuoti sulle spalle, scivolò silenziosa da un melo all’altro, cercando di non far rumore mentre camminava nell’erba. Pippo, Strellina e gli altri pipistrelli la sentirono subito e squittirono sottovoce, richiamando l’attenzione di Gellindo, degli Spaventapasseri e di tutti gli altri. Gli animali appostati sulle strade e le talpe nascoste lungo i confini del Campo accorsero accanto a Gellindo, mentre l’ombra misteriosa si bloccò dietro al tronco del melo più grosso.
Non poteva più fuggire, adesso: era finalmente in trappola, quel ladro! Accadde tutto in pochi, pochissimi istanti. Gellindo e tutti gli altri balzarono addosso al figuro nascosto nella notte, che però si divincolò e riuscì a fuggire. Si mise allora a correre lungo un filare di meli ma, quando giunse in mezzo al prato con la vasca colma d’acqua, Fiuuuuu!… fischiò Gellindo, e trote e carpe balzarono fuori all’improvviso, con gran fracasso di risucchi e spruzzi. Lo sconosciuto si bloccò per lo spavento: bastò quell’istante, perché tutti gli altri gli fossero sopra, rovesciandolo e bloccandolo a terra. – Ce l’ho! – Ce l’abbiamo! – Ecco: adesso è fermo, non può muoversi… – Tienilo per i piedi, tu! – Attento, che scalcia… ehi, ma com’è piccolo – esclamò il cane Scricciolo. – Nel buio della notte pareva un gigante – disse Quattrocchi, che bloccava il ladro abbracciandogli la testa. – Spòstati, Quattrocchi – strillò Gellindo, – lascialo andare, ché voglio vedere chi è… La talpa allargò le braccia e alla luce di una candela accesa dallo spaventapasseri Tiramisù, tutti videro chi era il misterioso ladro di mele. – Ma cosa ci fai, qui, BOLLICINO! – strillarono tutti quanti in coro, e fu un coro sbalordito e stupefatto. – Come sarebbe a dire cosa ci faccio io?! Che ci fate voi, invece, e tutti sopra
di me! Vi pare questo, il modo… Ehi, ma io ero andato a dormire! Io stavo dormendo nel mio lettino e invece adesso sono qui, steso sul prato… e voi… e io… Nuovi amici Proprio così, cari miei: quei furti inspiegabili dipendevano da uno scoiattolino che soffriva di... sonnambulismo! Uno scoiattolo troppo solitario, che di notte s’alzava senza svegliarsi, riempiva due grossi sacchi di mele gialle e li trascinava in un boschetto lì vicino, nascondendo la refurtiva nell’erba alta. Poi tornava a letto e continuava a dormire fino all’alba, quando si svegliava per accorgersi del furto notturno! – Adesso va tutto bene, Bollicino
– lo rincuorò Gellindo, al termine del racconto di quel che era successo quella notte. – Abbiamo ritrovato tutte le mele rubate e quindi non hai nulla da temere… – Ma perché proprio a me, doveva capitare una cosa del genere? – si lamentò lo scoiattolo sonnambulo. – Che cosa diranno, adesso, i miei nuovi amici? – Ecco, vedi? Cominci già a guarire, anzi: sei guarito del tutto, caro mio! Se consideri amici tutti quelli che questa notte ti hanno aiutato a risolvere il mistero, allora vuol dire che posso tornarmene al mio Bosco delle Venti Querce tranquillo e sereno. Mio cugino ha passato un brutto momento, è vero, ma adesso non sarà più solo, nella vita. Posso salutarti e imboccare il cunicolo lunghissimo scavato dalle talpe Quattrocchi e Melesenda, per andare a riabbracciare i miei, di amici. – Come posso ringraziarti, cugino? – mormorò Bollicino. – Scrivendomi più spesso e, magari venendomi a far visita la prossima estate, d’accordo! Vi saluto tutti – urlò alla fine Gellindo infilandosi lo zaino e salutando con la zampetta i pipistrelli e le rondini, i passeri e le mucche, i pesci e le talpe che gremivano il Campo delle Mille Mele, – e ricordatevi che quando si è in tanti a lavorare per raggiungere lo stesso obiettivo, non c’è nulla che ci possa far paura. Ciaooooo!
FINE