L ’economia raccontata ai bambini
Gellindo Ghiandedoro e il cugino Bollicino
1 - Una richiesta di aiuto I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
La Lettera Al cugino Gellindo Ghiandedoro Bosco delle Venti Querce Valle di Risparmiolandia Caro Gellindo, scusa se mi faccio vivo dopo un lungo silenzio e solo perché ho bisogno del tuo aiuto, ma veramente non saprei a chi altro rivolgermi, per risolvere il problema che mi assilla. Io sto bene e qui al Campo delle Mille Mele tutto andrebbe per il meglio, se non fosse per un misterioso ladro che s’aggira, di notte, a rubar mele dagli alberi! Pensa che al mio risveglio, questa mattina, l’albero di mele di fronte alla mia tana era completamente… hai proprio letto bene, com-ple-ta-men-te senza frutta! Almeno trecento grosse mele gialle sono sparite in una notte soltanto! Gellindo, so che tu sei uno scoiattolo intelligente: lo sono anch’io, per carità, ma questo caso è troppo difficile per me. Vieni in mio aiuto, te ne prego. Il tuo affezionato cugino Bollicino Ghiandedoro Post scriptum
Subito! Certo che Gellindo si ricordava di suo cugino Bollicino: erano praticamente nati e cresciuti assieme, in due tane scavate nello stesso albero, e s’erano voluti bene come due fratelli. Poi Bollicino s’era trasferito in una valle lontana, giù in mezzo alla pianura, ed era andato ad abitare al Campo delle Mille Mele, nella Piana dei Frutti d’Oro. Lui, invece, era rimasto nella Valle di Risparmiolandia, nella sua cara vecchia quercia, e da lì non s’era più mosso. «Saranno almeno due anni che non
ci scriviamo e da sette che non ci vediamo» rimuginò lo scoiattolo, rigirando in mano la lettera che gli era stata portata da Posticcio, lo spaventapasseri portalettere. Era successo che, qualche ora prima… – C’è posta per Gellindo Ghiandedoro! – aveva urlato Posticcio saltellando fino al Bosco delle Venti Querce, trascinandosi dietro un borsone di cuoio in cui navigava una sola lettera. – Vieni fuori, amico: ti ha scritto tuo cugino… aspetta che leggo… Bollicino
Ghianded… – Ma la vuoi smettere di urlare come un matto? – esclamò Gellindo aprendo finalmente la porta. – Vuoi che lo sappia tutto il Bosco, che oggi ho ricevuto posta? Ci manca solo che ti metta a leggere a voce alta anche quello che c’è scritto dentro … – Se non vuoi altro: adesso la apro… – Nooo! Lascia stare e dammi quella busta! – È così bello quando al mattino scopro che ho qualcosa da consegnare a qualcuno! – sospirò con aria sognante Posticcio, appoggiandosi al tronco della quercia. – Qui, in questa valle, a pochi viene in mente di scriversi e noi portalettere siamo sempre disoccupati… Sarebbe bello avere tutti i giorni un bel sacco di posta da distribuire, poter riempire questo borsone di lettere e giornali, pacchi e pacchetti, telegrammi e cartoline e consegnarli uno dopo l’altro, chiacchierando di questo e di quello con gli amici… Comunque oggi è una giornata speciale, una giornata da segnarsi sul calendario: è arrivata una lettera! Eccola qui – concluse, facendo finta di cercare a lungo nel borsone e tirandone fuori, finalmente, una lettera tutta stropicciata. – E secondo me ti conviene leggerla subito: se vuoi aspetto la risposta… Gellindo lanciò un’occhiata di traverso allo spaventapasseri curioso e chiacchierone. – Va bene: aspetta qui, che poi ti dico – e rientrò in casa… Dopo aver letto l’accorato appello
del cugino Bollicino, il nostro amico scoiattolo si sedette al tavolo di cucina, prese un foglio di carta, la penna e… Ci pensò sopra a lungo, molto a lungo: che dovesse correre in aiuto di un parente, su quello non c’erano dubbi. Avrebbe consegnato la sua tana a Candeloro, perché la tenesse d’occhio in sua assenza; si sarebbe fatto dare una settimana di permesso da Cóntolo, giù alla Cassa rurale del Villaggio, e sarebbe partito subito… «Potrei chiedere un passaggio all’aquila Cassandra, oppure all’oca Bernardina… Sì, questa volta chiedo aiuto all’oca, così l’aquila non avrà da lamentarsi che disturbo sempre lei… Allora, cosa rispondo, a Bollicino?». Stese con le mani il foglio, afferrò la penna e scrisse
Arrivo. Aspettami. Tuo cugino Gellindo La “noce era tratta” e non poteva più tornare indietro. Chiuse la lettera in una busta, ci scrisse sopra l’indirizzo: Al caro Bollicino Ghiandedoro Campo delle Mille Mele Valle dei Frutti d’Oro Consegnò la busta a Posticcio, che felice come una pasqua saltellò in direzione del Villaggio degli Spaventapasseri per far partir subito il piccione viaggiatore con la posta di quella giornata, che era stata faticosa e piena di
lavoro. Gellindo invece riempì di poche cose il suo zainetto – senza dimenticarsi quattro tubetti di gel ultra-forte, – chiuse la porta della tana e corse a salutare i suoi amici. Una misteriosa avventura l’attendeva: chissà come sarebbe andata a finire! Partenza e viaggio Salutare gli amici prima di una partenza non è mai facile: l’abbraccio a Candeloro fu lungo e stretto, quello a Bellondina fu tenero e imbarazzato. La stretta di mano a Paglia-fresca e a Tisana la Dolce lasciava capire quanto affetto ci fosse, fra quello scoiattolino niente in tutto e quella grossa famiglia di spaventapasseri fatti di paglia e vestiti in qualche modo. – Tieni, ti ho preparato due brioches alla ricotta per il viaggio – sussurrò Casoletta, mettendo in mano a Gellindo un cartoccio tiepido e profumato. – E questo è un quadernetto di fiabe che ho scritto io: lo potrai leggere la sera, quando vorrai addormentarti ricordandoti di noi – disse Passion di Fiaba, infilandogli nello zaino un libricino dalla copertina rossa e arancione. – E questi siamo tutti noi – esclamò alla fine Grandangolo, lo spaventapasseri fotografo, mettendogli in mano una foto di gruppo con tutti gli amici del Villaggio assiepati davanti alla chiesetta di Din Dòndolo. – Così anche noi faremo il viaggio con te… – CIAOOO. GELLINDOOOO… Torna prestoooo…. Ciaaaoooooooooo-
oooooooo… Le voci degli amici si spensero lontane, mentre Bernardina volava controvento, alzandosi nel cielo terso e azzurro di quell’autunno. Gellindo, aggrappato al collo candido e flessuoso dell’amica, ogni tanto gettava uno sguardo di sotto, per vedere dove fossero: vide la Valle di Risparmiolandia lasciare il posto a montagne altissime, con le cime già coperte della prima neve; poi giunsero sopra una grande pianura e, laggiù in basso, vide la grande città in cui ogni tanto andava a vendere le sue ghiande d’oro, per ingrossare il gruzzoletto custodito alla Cassa rurale del Villaggio. Quando giunsero all’altezza di un immenso fiume che procedeva lento verso il mare, con curve e controcurve, anse e meandri infiniti, Bernardina piegò decisamente a destra e cominciò piano piano ad abbassarsi di quota. – Siamo già arrivati? – chiese Gellindo. – No, ma devo scendere a riposare. Lo vedi quel laghetto laggiù? Io mi fermo sempre lì, quando attraverso questa pianura per migrare verso i Paesi caldi del Sud… Copriti bene, che l’atterraggio non sarà asciutto… Meno male che Bernardina l’aveva avvertito, perché la lunga scivolata sull’acqua del minuscolo lago sollevò tanti di quegli spruzzi, che lo scoiattolo si ritrovò inzuppato dal ciuffo alla punta della coda. Ma il sole tiepido del pomeriggio asciugò Gellindo in un baleno e consentì a Bernardina di recuperare tutte le forze.
– Si può sapere cosa vuole, da te, tuo cugino Bollicino? – chiese l’oca, lasciandosi cullare dalle onde del lago. Gellindo le raccontò del mistero delle mele rubate, dell’albero letteralmente spogliato la notte prima, della disperazione del cuginetto che non vedeva da sette anni… – E tu pensi di farcela, a risolvere il mistero? – Questo non lo so, ma ce la metterò tutta… – Ricordati però questo proverbio
del Popolo delle Oche – lo ammonì Bernardina, uscendo dall’acqua e apprestandosi a riprendere il volo: – Quando i problemi sono piccoli, due zampe sono anche troppe, ma quando i problemi son grossi, allora mille zampe possono esser troppo poche! Hai capito? – Mi pare di… no – ammise con sincerità Gellindo, – ma mi ricorderò del tuo consiglio, non ti preoccupare! E il viaggio riprese. (1-continua)