Le fiabe del Bosco delle Venti Querce
La sparizione di Gellindo e le “mele al forno alla Brisé” I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
LUNEDÌ Caro Diario, questasera sono veramente triste! Oggi mi aspettavo che, come ogni lunedì mattina, il mio amico Gellindo Ghiandedoro passasse a prendermi per andare assieme alla CIOCCOLATERIA di Casoletta a fare colazione. E invece è arrivato mezzogiorno senza che lo scoiattolino risparmioso si facesse vivo! Siccome ero preoccupata, ho chiamato Tisana la Dolce e, assieme, siamo andate al Bosco delle Venti Querce a controllare che fine avesse fatto il nostro Gellindo. Scomparso! Svanito nel nulla!! La sua tana era deserta!!! «GELLINDO! GELLINDOOO, DOVE SEI?» abbiamo urlato tutte e due come delle matte. Silenzio! Assoluto silenzio!! Totale e completo silenzio!!! Ma che fine poteva aver fatto, il nostro scoiattolo? Tisana e io abbiamo così chiamato tutti gli spauracchi del Villaggio e ci siamo messi a cercarlo. Abbiamo rovistato in tutto il Bosco delle Venti Querce, spingendoci fino alla Palude dei Vampiri Striscianti. Abbiamo frugato in tutte le case alla ricerca di una traccia, magari un biglietto di addio o di aiuto... Abbiamo chiesto notizie in giro,
abbiamo disturbato perfino Gioacchino il contadino... Niente da fare: Gellindo era scomparso nel nulla! Gli spaventapulcini, a quel punto, si sono messi a piangere disperati, e anche Maestro Abbecedario non sapeva più che faccia fare... Questa sera il Villaggio è deserto e silenzioso: siamo tutti chiusi in casa, preoccupati e tristi. Caro Diario, penso che stanotte nessuno di noi riuscirà a chiuder occhio. Speriamo che domani questo mistero si risolva! Bellondina MARTEDÌ Diario mio caro, qui sono tutti disperati! La notte non ha portato novità, solo che adesso piangono non solo gli spaventapulcini, ma anche gli spauracchi più grandi. Pure io ho gli occhi pieni di lacrime! Ci siamo ritrovati tutti in piazza a mezzogiorno per decidere sul da farsi. «Perché non mettiamo un annuncio sulla GAZZETTA DEL VILLAGGIO?» ha proposto RossoVerdeGiallo. «A parte che la nostra GAZZETTA vende ogni giorno esattamente trenta copie, come trenta sono gli spaventapasseri di Risparmiolandia» ha detto il farmacista Quantobasta con
gli occhi rossi per la commozione, «e quindi è inutile comunicare a tutti noi quel che tutti noi già conosciamo, cerchiamo invece di impegnarci, di spremerci le meningi e di trovare una soluzione...» «Sapete cosa vi dico?» ha esclamato a un certo punto della discussione Dindondolo. «Proviamo a pensare a che cosa escogiterebbe Gellindo in persona se si trovasse nella nostra stessa situazione...» «Cioè?» ha chiesto Chiomadoro. «Cioè, se Gellindo dovesse cercare uno di noi improvvisamente scomparso, che farebbe?» Abbiamo pensato, ripensato e riripensato una terza volta, e alla fine l’idea giusta è venuta a Caramella, il gestore della Famiglia Cooperativa del Villaggio: «Se a nessuno di noi venisse in mente un modo per trovare un disperso, Gellindo sorriderebbe furbetto e direbbe: Dobbiamo chiedere aiuto a qualcuno che ne sa più di noi!» A quel punto la discussione ha preso un’altra direzione e tutti noi ci siamo messi a indicare questo oppure quell’altro nome... Gioacchino il contadino! Ratto Robaccio! Passero Pistacchio! Civetta Brigida... Se non fosse intervenuta proprio la civetta Brigida, saremmo ancora lì a discutere! «Basterebbe trovare
qualcuno capace di volare sopra la Valle di Risparmiolandia per vedere dal cielo se da qualche parte c’è il nostro amico! Qui ci vuole qualcuno che sappia volare bene in alto e che abbia anche una vista acuta!» La scelta è caduta sull’Aquila Cassandra, ma quando siamo andati da lei a spiegarle in che pasticcio eravamo, la notte era già scesa. «Va bene, vi aiuterò» ha detto Cassandra, «ma potrò alzarmi in volo solo domani mattina. Per cui tutti a nanna e ci vediamo all’alba qui in piazza...» Penso proprio, caro Diario, che anche stanotte saranno in pochi, qui al Villaggio, che stasera prenderanno sonno! Io vado a farmi una tazza di tè caldo e poi cerco di riposare un po’. Bellondina MERCOLEDÌ Caro il mio vecchio Diario, l’Aquila Cassandra ha preso il volo poco dopo l’alba ed è rimasta in cielo fino a poco prima del tramonto. Ha volato per ore e ore in grandi cerchi, osservando dall’alto tutti i campi e i boschetti, scrutando i viottoli di campagna e i sentieri di montagna... S’è avvicinata alle malghe nel cuore dei pascoli e alle segherie e ai mulini lungo i torrenti... «Non vedo nessuno!» gridava l’aquila volando di tanto in tanto in tanto sopra il Villaggio. «Hai provato alla Palude dei Vam-
piri Striscianti?» le urlavamo noi. «Ci sono già passata sopra almeno cinque volte, ma di Gellindo non c’è nemmeno l’ombra!» «E nelle fronde degli alberi al Bosco delle Venti Querce, hai guardato bene?» «Come no! Ho sentito gli uccellotti che pigolavano nei nidi, ho visto le formiche che camminavano in colonna su e giù per le cortecce, ho svegliato la civetta Brigida che dormiva sul ramo più alto, ma di Gellindo non si vede traccia!» Ci siamo guardati negli occhi delusi e spaventati: non è mai successo che Gellindo se ne vada dal Villaggio senza dir niente a nessuno! «RossoVerdeGiallo» ha esclamato a un certo punto Maestro Abbecedario, «tu sei il rappresentante della legge, qui al Villaggio. Ti invito, quindi, a recarti subito nella grande Città in Valle a denunciare la scomparsa del nostro piccolo amico scoiattolo. Ci penseranno quelli della Polizia a trovarlo!» Era ormai sera, quando ad Abbecedario è venuta quest’idea. RossoVerdeGiallo ha detto subito che andava bene, che ci avrebbe pensato lui a scendere in città, ma solo domani mattina. «Cosa volete che faccia, la Polizia, se arrivo da loro che è già buio? Mi fanno restare lì, seduto su una panca per tutta la notte: tanto vale che parta domani all’alba... C’è
qualcuno che vuol venire a farmi compagnia?» Avremmo voluto andare tutti con lui, ma alla fine sono stati scelti Casoletta (lei sa parlare molto bene), Maestro Abbecedario (coi baffi e la bombetta, nessuno ride di lui) e Fra’ Vesuvio (ha una parlantina alla napoletana che incanterà di sicuro anche il poliziotto più duro e senza cuore, abbiamo pensato). Adesso che sto per andare a nanna m’è venuto un dubbio, caro Diario. Mi sa tanto che sarà difficile, per quattro spaventapasseri, convincere la Polizia ad andare in cerca di uno scoiattolo sparito... Penso che anche questa notte non riuscirò a dormire! Bellondina
GIOVEDÌ Diario carissimo, c’è voluta una giornata intera di attesa, prima che tornassero dalla città RossoVerdeGiallo, Casoletta, Abbecedario e Fra’ Vesuvio. Abbiamo capito da lontano, vedendole loro facce tristi, che le cose non erano andate per il verso giusto. «Oh sì, i poliziotti ci hanno ascoltati senza fiatare» ha detto Abbecedario, «hanno lasciato parlare Casoletta, hanno sorriso alle descrizioni di Fra’ Vesuvio, hanno annuito pensosi quando RossoVerdeGiallo ha raccontato che bel tipo sia, il nostro Gellindo... Alla fine hanno preso alcuni fogli e me li hanno passati. Lei, che mi sembra uno spauracchio con la testa sulle spalle, mi ha detto la guardia, compili questi moduli, li firmi e poi ripassate tra quattro, cinque giorni. Forse allora avremo notizie per voi!» Un brivido di gelo è corso giù per la schiena di tutti noi: quattro o cinque giorni per avere, forse, notizie di Gellindo Ghiandedoro? «Niente da fare, amici, abbiamo provato a cercare aiuto in città e ci è andata male!» È stato topo Brisé a parlare, il topolino giunto da poco al Villaggio, amante della buona cucina e amico per la pelle di Mamma Pasticcia. «E allora è arrivato il momento di far scendere in campo i nostri pezzi da quaranta!» I pezzi da quaranta? ci siamo detti
tutti. E che significa? Brisé ha sorriso, s’è lisciato i baffetti e ha fatto una smorfia furbetta: «Significa che io so, di Gellindo, una cosa che voi non sapete...» «IMPOSSIBILE!» ho detto subito io. «IMPOSSIBILISSIMO!» hanno subito detto anche tutti gli altri. «Lo sapevate» ha mormorato allora il topino, «che lo scoiattolo risparmioso va matto per le... MELE AL FORNO?» Abbiamo avuto tutti un sobbalzo al cuore. Mele al forno? Gellindo non ce l’ha mai detto. Noci e nocciole, ghiande e fichi secchi: quelli sì sono i suoi cibi preferiti, ma le mele... e al forno, poi! Brisé ha quindi continuato: «E allora sapete cosa facciamo? Mamma Pasticcia e io andiamo a casa e prepariamo immediatamente una teglia di mele al forno buonissime, cotte con la crema pasticcera, le mandorle e gli amaretti. Poi ancora stasera ci dividiamo in gruppetti, ogni gruppo con un piatto di mele al forno belle calde, dolci e soprattutto... PROFUMATE! Secondo me Gellindo, ovunque sia andato a cacciarsi, sentirà quel profumino e accorrerà per far una scorpacciata delle sue adorate mele... Allora andate a casa e ci vediamo qui in piazza tra due ore esatte!» Adesso sono a casa anch’io, caro Diario: vorrei risposare un po’, ma
so già che per l’emozione di rivedere Gellindo non chiuderei occhio. Ho sonno, ma resterò sveglia fino a che non vedrò il mio amico di ritorno a casa! Bellondina VENERDÌ Caro Diario, avrei voluto scriverti ancora ieri sera, ma ero troppo occupata, troppo emozionata, troppo... troppo tutto! FINALMENTE GELLINDO È TORNATO A CASA! Aveva ragione, topo Brisé: il profumo delle mele al forno... al termine della serata ne ho assaggiate alcune e devo dirti che sono proprio squisite!... il profumino dicevo delle mele con gli amaretti e le mandorle ha risvegliato lo scoiattolino che era caduto in letargo in fondo al magazzino della sua tana nella grande quercia. «Vi ricordate quel freddo improvviso di domenica scorsa?» ha poi detto Gellindo sgranocchiando la sesta mela al forno... «Chissà, forse il mio corpicino s’è sbagliato e ha pensato che fosse già arrivato l’inverno. Fatto sta che gli occhi sono improvvisamente diventati pesanti, la testa s’è messa a ciondoloni e non ho nemmeno avuto il tempo di raggiungere la stanza da letto: PLUFFF!... mi sono addormentato ancora in piedi e sono caduto per terra, in un angolo del mio magazzino...»
Letargo non previsto, lo capisci mio caro diario? Ma un letargo così profondo, che non sono servite le nostre urla, gli schiamazzi e i richiami: Gellindo ha continuato a dormire a casa sua mentre noi, di fuori, siamo diventati matti a cercarlo dappertutto! Per fortuna abbiamo un tipo come Brisé e per fortuna lo scoiattolo risparmioso è ghiotto di mele al forno, che già di per sé hanno un profumo delizioso. Devi sapere che adesso tutti tutti tutti, qui al Villaggio, si sono dati alla cucina e sfornano mele dolci agli amaretti e alle mandorle dalla mattina alla sera: è l’unico modo che abbiamo per tenerci accanto il nostro Gellindo, allegro, vispo e sveglio fino al prossimo letargo, sperando che sia quello vero! Tutto è bene quel che finisce bene, caro il mio buon Diario, anche se pure questa notte non ho potuto chiudere occhio. Ero troppo commossa, ero troppo agitata... ero troppo sazia di mele al forno! Adesso però sono stanca morta, ho gli occhi che mi si chiudono e non so nemmeno se riuscirò a raggiungere il letto. Allora ti saluto e, anche se è solo l’alba di venerdì, ti chiudo nel cassetto e cerco di andare diretta a nanna. Buonanotte Bellon... Rooonnn...zzz... Rooonnn...zzz...
La ricetta delle “Mele al forno alla Brisé” Ingredienti per quattro grosse mele Golden: Per la crema pasticcera: 50 grammi di farina bianca 150 grammi di zucchero due uova mezzo litro di latte Per guarnire la crema e le mele: quattro amaretti (oppure biscotti secchi) otto mandorle con la buccia Per completare le mele un altro po’ di zucchero un fiocchetto di burro per ciascuna mela Innanzitutto prepariamo la crema pasticcera, naturalmente chiedendo l’aiuto di mamma o di papà. Mettete in un pentolino 50 grammi di farina bianca, 150 grammi di zucchero, due uova e mezzo litro di latte. Fate scaldare il tutto a fuoco basso per circa un quarto d’ora, mescolando in continuazione. Togliete quindi la crema dal fuoco e aggiungetevi, sempre avendo cura di mescolare il composto, le mandorle ben tritate senza toglier loro la buccia e gli amaretti anch’essi sbriciolati finemente. Adesso passiamo alle mele. Innanzitutto accendete il forno con il termostato a 180 gradi. Lavate bene sotto l’acqua corrente le quattro mele e asciugatele; con l’apposito scavino togliete i torsoli, facendo attenzione a non bucare il fondo del frutto, dopo di che disponete le quattro mele in una pirofila che avrete in precedenza imburrato a dovere. Riempite i fori delle mele con la crema pasticcera aromatizzata all’amaretto e con le mandorle, cospargetele ancora con un po’ di zucchero e con qualche fiocchetto di burro. Infornate per circa 30 minuti e servite le mele, dopo averle guarnite con la crema avanzata, con alcuni amaretto e alcune mandorle che avete lasciati interi: sarà una leccornia dolcissima e deliziosa!