Il mistero dello spaventapasseri Pintacchio I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
Un giorno il Villaggio degli Spaventapasseri si svegliò con uno spaventapasseri in più, piantato nel bel mezzo di un campo di mais ai confini del paesello! Succedeva spesso che uno spauracchio di passaggio s’innamorasse del luogo, di quel borgo abitato solamente da Spaventapasseri e decidesse di fermarsi a vivere nel primo orto vuoto che trovava. Quella volta, però, a decidere di venire a vivere al Villaggio fu uno spaventapasseri vecchio, malandato e anche un po’ timido e scorbutico insieme; addosso portava una giacca di velluto a coste tutta rotta e una camicia di canapa stracciata in più punti. Non aveva cappello, non aveva pipa e nemmeno una carota al posto del naso: insomma, era uno spaventapasseri pronto per essere gettato nelle immondizie. Si sapeva solo che di nome faceva Pintacchio! – Pintacchio?! Cosa vuol dire questo nome? – gli chiese un giorno Palosghembo. Pintacchio rimase in silenzio, con gli occhi chini a terra. – Dicci almeno da dove vieni, che cosa facevi prima di arrivare al nostro Villaggio, insomma, di’ qualcosa, santo cielo! – esclamò Passion di Fiaba, che non riusciva a capacitarsi di quella timidezza e di quei silenzi. Pintacchio si girò dall’altra e si rifiutò di rispondere. Il nuovo venuto aveva un grosso baule alla base del bastone che lo teneva in piedi. – Che cosa c’è, lì dentro? – chiese il giorno dopo Empedocle, lo spaventapasseri più anziano del Villaggio.
– Cose che non ti interessano – rispose sgarbato Pintacchio, ripiombando nel più fitto silenzio. – Pintacchio, vieni con noi a giocare a palla? – Noi ci troviamo alla bottega di Casoletta a bere la cioccolata calda. Vieni anche tu, Pintacchio? – Corri con noi su, al Bosco delle Venti Querce? Andiamo a festeggiare il compleanno dello scoiattolo Gellindo Ghiandedoro… Non lo conosci? Non lo hai mai incontrato? E il giorno dopo… – I miei amici spaventapasseri mi hanno detto che non tu mi conosci e che non sai chi sia Gellindo! – esclamò lo scoiattolo, presentandosi al nuovo arrivato. – Io sono Gellindo Ghiandedoro, così d’ora in poi non potrai più dire che non mi conosci! – e fece per andarsene. – Aspetta – mormorò Pintacchio. – Cosa devo aspettare? Che finalmente ti decidi a presentarti? A raccontare un po’ di te? A dire da dove vieni, che lavoro fai, che cosa ti piace della vita? A svelarci che cosa nascondi in quel baule che tieni ai piedi? – Della mia vita mi piace ben poco – rispose Pistacchio, con due lacrimucce che spuntavano dagli occhi, – e quindi non ho nulla da raccontare… – E si può sapere perché? – esclamò Gellindo, balzando in braccio a Pintacchio per parlargli più da vicino. – Cos’è che ti manca? – Ecco, vedi: mi manca solo un bel vestito, uno come quelli che avete voi addosso! – sospirò tutto d’un fiato il povero spaventapasseri. – Io devo
accontentarmi di questi stracci vecchi, puzzolenti e rotti: non mi sento a mio agio e… e quindi non posso aprire quel baule e riprendere il lavoro che faccio da quando sono nato! – Tutto qui, il tuo problema? – E dicci poco! Non è bello, sai Gellindo, immaginarsi i pensieri che fate quando passate di qui: “Ma guarda chi doveva capitarci? “Ma non poteva restare dov’era, quello lì!” “Proprio qui, doveva venire quel puzzone? Con quegli stracci che cadono a pezzi?”. – Se è questa l’idea che ti abbiamo dato – disse Gellindo alzando la voce perché lo sentissero anche gli Spaventapasseri nascosti lì attorno, – devi scusarci e io mi scuso a nome di tutti. Se, poi, il tuo problema può essere risolto solo con un bel vestito nuovo, lascia fare a me. In questo Villaggio vivono tre mie carissime amiche che con ago e filo fanno miracoli! Aspetta qui: tornerò non appena siamo pronti. Ci vollero solo due giorni e due notti di lavoro intenso, di misure, di prove, di taglia e cuci senza posa, ma alla fine Casoletta, Chiomadoro e Bellondina ebbero tra le mani il vestito da spaventapasseri più bello che mai si sia visto da quelle parti: un bel paio di pantaloni di stoffa nera e leggera, un ampio mantello a quadri verdi e bianchi con un colletto azzurro ornato da un grosso fiocco giallo-oro. E in testa? In testa Pintacchio si mise un basco gonfio e soffice di seta verde e lillà… e finalmente sorrise felice al mondo e ai suoi nuovi amici. – Ecco – esclamò Candeloro facendosi avanti con una carota in mano, –
questo è un bel naso nuovo! – …e questa è una bella finta pipa di legno, come si conviene a uno spaventapasseri di prima qualità! – disse Pagliafresca. – Adesso però devi svelarci che cosa nascondi in quel baule! – lo sollecitò Gellindo Ghiandedoro. – Per prima cosa devo ringraziare tutti questi nuovi amici – balbettò Pintacchio. – Per voi un bel vestito nuovo vorrà dire poco; per me invece è importante non provare vergogna quando io mi guardo e quando voi passate di qui e guardate me! – …va bene, va bene – lo sollecitò Gellindo, – ma il baule? Lo vuoi aprire, una buona volta? – Questo baule – disse lo spauracchio chinandosi per sollevare il pesante coperchio, – contiene tutto quello che di bello ho fatto finora, e gli arnesi per farne altrettanti ancora… Perché vedete, io sono uno spaventapasseri… PITTORE! E dal cassone vennero fuori un cavalletto, due tavolozze col buco per il pollice, decine e decine di tubetti di colore d’ogni tipo, spatole e spatolette varie, pennelli di tutte le misure e una serie incredibile di stupendi, straordinario, bellissimi… QUADRI! – OOOOHHHH! – CHE BELLIII!! – MA CHE BRAVO SEIIII, PINTACCHIO! Erano proprio dei bei quadri, quelli che dipingeva Pintacchio, che da quel giorno ebbe un sacco di nuovi amici da ritrarre e due sacchi di nuove storie da dipingere, tutte rigorosamente firmate con una bella “P.”.