La Valle delle Mille Mele - 8 - Gocciola e la mela

Page 1

La Valle delle Mille Mele

8 - Gocciola e la mela I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER


– Mamma mia quanto piove!! – esclamò Occhialetta, entrando in casa di Pasticcia con una mantella gocciolante addosso. – Sembra che il cielo si sia trasformato in una enorme doccia! Ma che cosa ce ne facciamo, di tutta questì’acqua? Mamma Pasticcia stava infornando una torta al cioccolato: – Ma perché ti lamenti, Occhialetta? Cosa dovrebbe dire, allora, una goccia di pioggia? La spaventapulcina sbarrò gli occhi: – E io dovrei preoccuparmi di quel che pensa e dice di una goccia d’acqua? Ma perché, poi? Pasticcia chiuse il forno, si mise lo strofinaccio sulla spalla e si lavò le mani sotto l’acqua del rubinetto. – Prova a metterti nei panni di una gocciolina che se ne sta tranquilla e beata sulla sua nuvola preferita... Chi glielo fa fare di cader giù di sotto? Di precipitare verso terra assieme a milioni e milioni di altre gocciole sue sorelline? Tu che faresti? Occhialetta capì che, mettendosi nei panni degli altri, le cose potevano essere diverse: – Be’, a me spiacerebbe un pochino, anzi, mi arrabbierei tantissimo e scoppierei a piangere... Pasticcia andò a sedersi sulla sua poltrona preferita, si accomodòla gonna e cominciò a raccontare: – È proprio quel che accadde alla povera Gócciola quel giorno che...


Gócciola era una piccola perla d’acqua che se ne stava sospesa al limitare d’una gran nuvola grigia. Gócciola s’era affezionata alla sua nube e con lei chiacchierava del più e del meno a ogni ora del giorno. – Senti, Nuvola, mi vuoi spiegare perché sei sempre così grigia? Non cambi mai colore, tu? – Ma certo! Adesso mi vedi grossa grossa perché dentro di me ci sono tantissime piccole gocce d’acqua, e sono loro a darmi questo colore scuro. Ma sapessi quant’ero bella, da piccola! Quando nacqui ero un piccolo batuffolo bianco che gironzolava qua e là per il cielo. Non solo: alla sera, quando il sole tramontava dietro all’orizzonte e i suoi ultimi raggi illuminavano il mio angolo di cielo, il mio vestitino bianco si faceva prima rosa, poi rosso e infine, scesa la notte, mi accendevo tutta d’argento alla luce della Luna! – Io invece – chiese allora Gócciola, – rimarrò sempre così trasparente? – E di che ti lamenti? Il tuo è il colore più bello che esista, e sai perché? Per-


ché puoi ricoprirti di tutti i colori che vuoi! Se dietro di te si stende l’azzurro del cielo, allora diventi azzurra anche tu; se, invece, c’è un prato, ecco che ti trasformi in un bella gemma verde; e pure tu, al tramonto, t’infiammi del rosso degli ultimi raggi di sole… Su su, non lagnarti: vorrei essere io trasparente come sei tu! Le ore trascorrevano veloci e queste discussioni aiutavano la grossa nuvola a non sentire il peso dell’età. Poi, un giorno, scoppiò la catastrofe. Gócciola se ne stava tranquilla affacciata alla sua nuvola, affascinata come sempre dal bellissimo panorama che sfilava sotto di lei, quando all’improvviso un sordo rumore la riscosse… Brooommmm… Brooommmm…. – Oh, nuvola mia, e adesso cosa succede? – domandò la piccola tutta allarmata. – Cara Gócciola – fece la nuvola con una voce profonda che sembrava un tuono. – Sta per scoppiare un temporale e tu… dovrai lasciarmi… – Lasciarti? Io? E perché mai?! Io non voglio… – Anche se non vuoi, succederà

lo stesso. Tu e tutte le tue amichette gocciole dovrete cader giù, per andare a dissetare la terra secca e arida. Così è la vita… – Le ultime parole della nuvola furono sovrastate dal suo brontolio sempre più forte. Gócciola era ammutolita per lo spavento. Poi sentì uno scossone, qualcosa o qualcuno che la spingeva oltre l’orlo della nube e… NOOOOOO… cadde di sotto. Non vi dico lo spavento che si prese Gócciola. Il volo fu breve e veloce: la terra si avvicinava sempre più in fretta e la perlina d’acqua non si accorse nemmeno che stava per giungere a destinazione. La fortuna volle che la nostra piccola amica – con gli occhi chiusi per la paura – andasse ad atterrare proprio su una



bella mela gialla, appesa a un grosso albero carico di frutti. – Ciao, Gócciola! La perlina aprì gli occhi e si guardò in giro, ma non vide nessuno. – Chi è? Chi mi chiama? – Ma sono io, la mela gialla sulla quale sei andata a cadere – rispose la vocina sottile sottile. – Ti stavo aspettando, sai? Erano giorni che non pioveva e avevo proprio bisogno di un po’ d’acqua. Gócciola comprese, allora, che quella mela voleva esserle amica e si rilassò. – Ciao, amica mela. Tu mi sei simpatica, perché sei buona, lo si vede subito. Però, vedi, io ero tanto affezionata alla mia grossa nuvola… – Be’, non preoccuparti – fece la mela con un sorriso; – vedrai che prima o poi ritornerai su in cielo… – E quando, come? Subito? – Oh, subito no, non è possibile. Devi avere un po’ di pazienza e attendere per prima cosa che smetta di piovere. Solo allora tornerà il sole e potrai lentamente evaporare. Così, più leggera dell’aria, volerai diritta diritta verso il cielo, dove incontrerai senz’altro la tua nuvola e la troverai bianca candida come appena nata. Le parole della buona mela ebbero il potere di calmare la piccola. Gócciola si mise in paziente attesa che finisse di piovere e che tornasse il sole. Nel frattempo la mela le presentò un sacco di altri amici: un simpatico grillo, una bella

coccinella, un gruppetto di formichine che s’erano riparate dall’acqua piovana all’ombra di una fogliolina, e Cioppo, il tenero passerotto da sempre innamorato cotto della mela... E fu a quel punto che a Gócciola si strinse il cuore. Adesso che conosceva bene quella dolce mela e tutti i suoi simpatici amici, quasi quasi le dispiaceva andarsene al primo sole. – È proprio triste la mia sorte – sbottò alla fine scoppiando a piangere. – Ma guarda un po’ – esclamò la mela gialla, – è la prima volta che mi càpita di vedere una goccia d’acqua piangere calde lacrime! – Piango perché sono proprio sfortunata! Piango perché quando sono sulla nuvola, vorrei rimanere con lei… e quando sono quaggiù con te, amica mela, non vorrei più andarmene da qui! Ma si può vivere così? – Ma certo che si può, piccola Gócciola – la rincuorò la saggia mela. – Anzi: più sono i nostri amici sparsi per il cielo e per la terra, più è facile staccarci da loro quando giunge il momento della partenza. Perché sono proprio gli amici ad aver inventato la parola “arrivederci”! Fu così che, quando il sole sbirciò da un primo squarcio tra le nubi, Gócciola si sentì diventare sempre più leggera… leggera… leggera… Anche il cuore sentì evaporare la tristezza e una gioia immensa fu la sua compagna nel lungo viaggio verso l’azzurro del cielo.



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.