Le avventure di un perfetto Topo di campagna
1. Ratto Robaccio I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
L’urlo agghiacciante di Casoletta si alzò poco dopo l’alba, tirando giù dal letto tutti gli spaventapasseri del Villaggio e fuori dal suo letargo perfino il povero Gellindo Ghiandedoro. – Voglio sapere immediatamente chi ha frugato stanotte nel mio bidone delle spazzature! Guardate che disastro, ci sono sporcizie dappertutto!! – Correte, correte ad aiutarmi! – strillò di rimando Pasticcia che, uscendo di casa persa nei suoi pensieri, non s’era accorta che qualcuno aveva spostato il sacco delle immondizie proprio davanti all’uscio di casa e… Patapumfff!… Spataschlack!… era caduta in mezzo a un mare di bucce di patate e di pomodori marci, sporcandosi il vestito e il bel musetto! – Per i fulmini di mille spauracchi – gridò a quel punto Abbecedario affacciandosi alla porta della sua Scuola, – qualcuno ha riempito l’aula dei miei spaventapulcini con una montagna di rifiuti! Quantobasta urlò disperato per i due bidoni di medicine scadute sparse a terra per tutta la farmacia… Bellondina si mise le mani nei capelli, per lo sporco provocato dalle immondizie buttate all’aria per la casa… Tisana la Dolce lavorò mezza giornata per raccogliere dall’orto i gusci di uova, le bucce di mela e i rametti secchi di rosmarino che la sera prima aveva gettato nell’apposito bidone che serve per produrre concime naturale e che, al mattino, erano sparsi dappertutto… Venne subito convocata un’assem-
blea del Villaggio nella palestra della Scuola e a presiederla fu nominato un addormentato Gellindo, costretto a interrompere il letargo per la troppa puzza dei rifiuti che qualcuno aveva ammucchiato davanti alla porta della tana, bloccandola. Dopo un lungo sbadiglio… Uoooaauuuhhh!… fu proprio lo scoiattolino a prendere la parola: – Dato per scontato che il colpevole non è uno di noi e appurato che nessuno soffre di sonnambulismo, qualcuno mi sa dire di chi è la colpa di queste incomprensibili cattiverie? – Forse è stato uno scherzo di Carnevale combinato da qualche spaventapulcino – buttò lì Candeloro. Abbecedario si alzò in piedi serio e imponente: – Posso assicurare che a nessuno dei miei alunni sarebbe mai venuto in mente di mettersi a giocare con i rifiuti, men che meno con i rifiuti della gente del Villaggio! – Allora dev’esser stato qualche animale affamato – disse Bellondina… – Può essere! – Perché non ci abbiamo pensato prima? – Un animale affamato attirato dall’odore dei nostri rifiuti… – Andiamo a cercarlo! – e tutti corsero via, lasciando Gellindo Ghiandedoro in fondo alla palestra deserta, solo e addormentato al tavolo del presidente! Frugarono in ogni casa, controllarono sotto ai letti e ai lavandini, nelle cantine e nelle soffitte, negli orti e nei
depositi degli attrezzi… Dopo quattro ore di faticose ricerche, si ritrovarono nella piazza del Villaggio, a mani vuote e più stanchi di prima. Di lì a poco, però, i sussurri di delusione e i commenti di sconcerto e di paura furono coperti dall’ennesimo urlo di Casoletta. – Ehi, e quello che cos’è??!! Tutti si girarono a guardare nella stessa direzione e… “quello” era un cavolfiore che stava trotterellando sol soletto in mezzo alla piazza! Lingualunga non si fece sfuggire l’occasione per mostrare a tutti il suo coraggio: prese la rincorsa, saltò in aria, piombò sulla verdura in movimento e… – Guardate, amici… qui sotto c’è un… – MAMMA MIA, UN TOPOOOOO!!!! – urlarono in coro Tisana la Dolce, Bellondina, Casoletta e Pasticcia. – Aiutooo, c’è un topo, nel Villaggio! – Una pantegana si sta mangiando i nostri cavolfiori! – Prendete una scopa… – Portate due ramazze… – Qualcuno ha un fucile? – Ma va là! E poi? Poi passiamo alle cannonate? Era stato il grosso topo bloccato da Lingualunga sotto al cavolfiore, a parlare: una vociona robusta, roca e profonda che ammutolì l’assemblea degli Spaventapasseri. – Tu… parli? – chiese alla fine Gellindo Ghiandedoro, uscito una seconda volta dal letargo per le urla di poco prima. – Be’, cosa c’è da essere così sorpreso
– ribatté il topastro con occhi gialli e velenosi, uscendo dal nascondiglio e mostrando, sotto la maglietta a righe gialle e rosse, un gran pancione peloso. – Ma guarda un po’: uno scoiattolo parlante si meraviglia perché un topo parla! – Hai ragione, scusami… Io mi chiamo Gellindo Ghiandedoro… hai un nome anche tu? – Certo! Robaccio… Ratto Robaccio è il mio nome e il mio cognome – fece il nuovo arrivato, facendo spallucce e masticando a bocca aperta un grosso pezzo di cavolfiore. Poi fece un ruttino… alzò una zampa e… Prrrrr!!… sventagliò una puzzetta… – Aaaahhh, ottima questa verdura. Ne avete ancora? – Ehi tu, ma chi ti credi di essere? – strillò all’improvviso Quantobasta, facendosi tremare gli occhialetti sul naso. – Te ne vieni qui, di notte e di nascosto, a mettere sotto sopra i nostri bidoni delle immondizie, getti nel caos e nel disordine le nostre case, mangi verdura, bucce di patata e fondi del caffè fino a farti scoppiare la pancia, ci obblighi a svegliare il povero Gellindo dal letargo e tu, per tutta risposta, ti comporti come un maialino con la coda da topo?! – Uh, che furia! – disse l’altro succhiando tra i denti un pezzetto di cavolfiore incastrato, per poi sputarlo a terra. – Allora mi presento meglio. Cari amici, avete davanti a voi il perfetto “Topo di città”, quello che gli umani chiamano “Topo di fogna”! Ho lasciato la mia Grande Città in Valle perché m’ero stufato del solito cibo, delle solite facce, delle solite trappole per topi, della solita
fogna. Volevo qualcosa di nuovo, cercavo emozioni mai provate, cibo sano, abbondante e disponibile senza pericoli … Ecco perché sono arrivato nel vostro villaggio, cari spauracchi: perché voglio cambiar vita e diventare un perfetto “Topo di campagna”… – E proprio qui da noi, dovevi venire? – gli chiese Bellondina, spazientita e con le mani sui fianchi. – Non c’erano altre campagne, tra qui e la Grande Città? Non c’erano altri villaggi in cui fermarsi? – Ehi, ma voi siete bravi, con le spazzature, l’ho visto subito! Non le gettate mica nei ruscelli, dove ci si bagna fino alle ossa per rosicchiare un torsolo di mela! Non le mettete nei grandi bidoni di lamiera, che vengono portati via da mostri mangia-rifiuti con un fracasso terribile e sputando puzze tremende da dietro… Non li nascondete sottoterra come fanno in città, che bisogna scavare come dei matti per raggiungere i fagioli andati a male, i semi dei pomodori e le foglie d’insalata più dure… No: voi i rifiuti li tenete in tanti piccoli bidoncini di diversi colori a portata di zampa. Voi i rifiuti li coccolate per benino… le bucce da una parte, i gusci d’uova da un’altra, le cartacce, i vetri e le plastiche da un’altra ancora… Voi, ai vostri rifiuti, gli volete bene, gli parlate e aspettate con pazienza che si trasformino in buon concime naturale con cui far diventare ancor più grassa la terra dei vostri orti! Io voglio restare qui con voi! Voglio diventare il vostro perfetto “Topo di campagna”… Ratto Robaccio, la pantegana degli Spaventapasseri: ecco quel
che voglio fare in futuro! Detto ciò, il topo si girò, con un bel sorriso s’inchinò a una stupefatta Bellondina e fece un salto in direzione del bidone dei rifiuti che spuntava dalla porta della casa del vecchio Empedocle. – Ullallà – strillò Robaccio, – ma qui c’è un paradiso di vecchie sporcizie! Signori miei, al lavoro e ci vediamo… Prrrr!… – e sparì dalla vista dei poveri spaventapasseri, che rimasero senza parole e con gli occhi sbarrati a fissare il bidone di Empedocle, che ballonzolava qui e là per la piazza, come se avesse preso vita! Che fine farà, il furbo Ratto Robaccio? Riusciranno gli Spaventapasseri a fargli cambiare idea e a convincerlo a tornare nella Grande Città? Oppure sarà lui a far scappare per la disperazione uno dopo l’altro tutti i nostri amici spauracchi? Oppure… oppure succederà qualcos’altro? Lo saprete la prossima settimana, con la seconda puntata de “Le avventure di un perfetto Topo di campagna!! (1 - continua)