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ANNO XXXI - MENSILE - Nº 1 - GENNAIO 2010
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Rivista della Basilica di Torino-Valdocco
L’apostolo di Maria Ausiliatrice
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Attività & iniziative hic domus mea
inde gloria mea Direzione: Livio Demarie (Coordinamento) Mario Scudu (Archivio e Sito internet) Luca Desserafino (Diffusione e Amministrazione)
SANTE MESSE
ALTRE CELEBRAZIONI
Giorni feriali: le Sante Messe vengono celebrate alle ore 6,30 / 7,00 / 7,30 / 8,00 / 8,30 / 9,00 / 10,00 / 11,00 / 17,00 / 18,30. Santa Messa prefestiva ore 18,00. Nei mesi di luglio e agosto viene sospesa la Santa Messa delle ore 8,30. Ad agosto anche quella delle ore 17,00. Giorni festivi: alle ore 7,00 / 8,00 / 9,00 / 10,00 / 11,00 / 12,00 / 17,30 / 18,30 / 21,00.
Giorni feriali: alle ore 16,30 preghiera del Santo Rosario; segue l’Adorazione Eucaristica e la Benedizione. Giorni festivi: alle ore 16,30 il canto dei Vespri, l’Adorazione Eucaristica e la Benedizione. Vigilia delle feste: alle ore 18,55 Primi Vespri. Feste di particolare rilievo: oltre alle feste del normale anno liturgico vengono celebrate con solennità quella di San Giovanni Bosco il 31 gennaio e la festa di Santa Maria Ausiliatrice il 24 maggio. Entrambe le feste sono precedute dalle Novene, con predicazione e preparazione.
Direttore responsabile: Sergio Giordani Registrazione: Tribunale di Torino n. 2954 del 21-4-1980 Stampa: Scuola Grafica Salesiana Torino Corrispondenza: Rivista Maria Ausiliatrice Via Maria Ausiliatrice, 32 10152 Torino Centralino 011.52.24.822 Rivista 011.52.24.203 Fax 011.52.24.677 rivista@ausiliatrice.net www.donbosco-torino.it Abbonamento: Ccp n. 21059100 intestato a: Santuario Maria Ausiliatrice, Via Maria Ausiliatrice, 32 10152 Torino Collaboratori: Corrado Bettiga Lorenzo Bortolin Maurizio Versaci Juan J. Bartolomé
CONFESSIONI Quella delle Confessioni è una delle attività spirituali principali e più ricercate nel Santuario-Basilica di Maria Ausiliatrice. Le confessioni, su richiesta, possono anche essere ascoltate in: italiano, francese, inglese o spagnolo. Giorni feriali: dalle ore 6,30 alle 12,00 e dalle ore 14,30 alle 19,00. Giorni festivi: dalle ore 7,00 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 19,00. Inoltre dalle ore 20,30 e alle 21,30 durante la celebrazione della Santa Messa della sera.
Colloqui spirituali
Abbonamento annuo: .................. € 13,00 Amico .................... € 20,00 Sostenitore ............ € 50,00 Europa .................. € 15,00 Extraeuropei .......... € 18,00 Un numero ............ € 1,30 Spedizione in abbonamento postale - Pubblicità inferiore al 45%
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Ci si può riferire a qualche sacerdote in sacrestia. Oppure nei giorni feriali dalle 16,00 alle 19,00 il sacerdote riceve in una saletta all’interno del Santuario-Basilica.
Una solenne concelebrazione all’altare maggiore della Basilica. Y
Visita ai luoghi salesiani Le visite di gruppi di pellegrini possono essere guidate da un salesiano del Santuario (prenotazione telefonica 011.52.24.205).
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La pagina del Rettore
Sotto lo sguardo di Don Bosco Carissimi amici, inizia un nuovo anno, che vi auguro ricco di grazia e di benedizione per tutti voi e per le vostre famiglie. Sia davvero un anno di ripresa e di serenità per tutti. Come potete vedere, la rivista sta cambiando volto, per rendersi più attenta alle nuove esigenze e assumere un aspetto più moderno come tecnica e grafica, restando fedele alla sua missione. Abbiamo ancora nel cuore e negli occhi il momento significativo della commemorazione, i giorni 18 e 19 dicembre scorsi, del 150º anniversario della nascita della Congregazione salesiana. La presenza del Rettor Maggiore dei Salesiani, don Pascual Chávez, e di numerosissimi Salesiani che hanno rinnovato la loro professione religiosa in Basilica, ha segnato un commosso e profondo desiderio in tutti di continuare con entusiasmo l’opera iniziata da Don Bosco e dai primi salesiani. Ci affidiamo alla vostra preghiera perché possiamo essere fedeli a questo compito. Il Rettor Maggiore è il 9° successore di Don Bosco, considerato come Padre e guida di tutta la numerosa Famiglia Salesiana; è per tutti il Don Bosco oggi, che ci guida nella fedeltà al progetto che, attraverso il nostro Fondatore, il Signore ha voluto per il bene dei giovani del mondo; a don Pascual anche il grazie riconoscente per gli interventi sulla nostra Rivista. E ora guardiamo al futuro. Il 2015 sarà il bicentenario della nascita di Don Bosco e prevediamo un fiorire di iniziative a tutti i livelli per ricordare il nostro Santo, che ormai è diventato po-
polare in tanti paesi del mondo. Un ricordo che rinnovi il suo amore a Dio e ai giovani in tutti. Il mese di gennaio è orientato alla sua festa. Come ogni anno il giorno 31 la Basilica ha programmato le celebrazioni in modo da poter richiamare
T La scultura è opera di Gabriele Garbolino ed è stata realizzata in occasione del 150º della fondazione della Congregazione salesiana nel 2009. Rappresenta lo stile di vita di Don Bosco, attorno a lui si stringono molti giovani ed adulti che fissano con lui lo stesso obiettivo e impegno: “Da mihi animas cetera tolle”, “Dammi le anime e tieni tutto il resto”.
la sua figura di Padre e Maestro dei giovani, fedele servitore del Signore e figlio devotissimo di Maria. Vi attendiamo numerosi. Non mi resta che rinnovare il nostro augurio per il nuovo anno e assicurarvi sempre il nostro ricordo nella preghiera. Con viva cordialità Don Franco Lotto, Rettore lotto.rivista@ausiliatrice.net
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Editoriale
Don Rua: buoni salesia n all’Ausiliatrice D
U Don Michele Rua, primo successore di Don Bosco, è nato a Torino nel 1837 ed è morto il 6 aprile 1909. È stato beatificato nel 1972 da Paolo VI. © Archivio Editrice Elledici.
Y L’affresco sulla cupola del Santuario, opera di Giuseppe Rollini, raffigura il trionfo dell’Ausiliatrice in cielo e sulla terra. Foto di Mario Notario.
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on Bosco costruì il Santuario di Maria Ausiliatrice. Don Rua lo fece restaurare, abbellire e decorare. E non soltanto una volta. Michele Rua, che divenuto salesiano – il primo! – nel giorno dell’Annunciazione di Maria, visse accanto a Don Bosco per ben 26 anni e quindi, assorbì il suo spirito come nessun altro dei giovani che con Don Bosco fondarono la Congregazione, il 18 dicembre 1859, proprio 150 anni fa. Più per vissuta esperienza che per ragionamenti teologici, lui sapeva che componente essenziale del carisma salesiano è la devozione a Maria Ausiliatrice. Un testimone nella “istruzione” della causa di beatificazione di Don Rua disse: “Ricordo in modo speciale aver udito dal Servo di Dio queste parole: che non si può essere buoni Salesiani se non si è devoti di Maria Ausiliatrice”.
Tre anni dopo la morte di Don Bosco, il 21 dicembre 1891 Don Rua scriveva ai salesiani: “Si compie per noi, figli di Don Bosco, un periodo di tempo, degno di tutta la nostra considerazione, che deve riuscirci di grande consolazione ed ispirarci la più dolce fiducia. Come ben sapete, il giorno solenne di Maria Ausiliatrice del corrente anno fu il cinquantenario dell’ordinazione sacerdotale del nostro caro Padre; e nella bella festa dell’Immacolata Concezione occorrerà il Giubileo delle Opere Salesiane. Ora nostro dovere è di fare una grande solennità per la prossima ricorrenza del suddetto Giubileo”. E continua scrivendo che non potrebbe esserci occasione più opportuna per “l’inaugurazione delle decorazioni al Santuario di Maria Ausiliatrice. Queste s’intrapresero, come monumento alla venerata memoria del nostro Fondatore e in pari tempo co-
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a ni solo se devoti me atto di riconoscenza a Maria Ausiliatrice” (Don Rua, Lettere Circolari, Torino 1896, pp. 59-60). A gloria di Maria e in onore di Don Bosco Dopo tre anni di non poche sollecitudini e notevoli spese si erano infatti conclusi i lavori di restauro e decorazione alla chiesa di Maria Ausiliatrice, lavori voluti come monumento a Don Bosco in una chiesa che era ormai considerata come espressione sintetica e coronamento di tutte le Opere Salesiane esistenti. Vestita a nuovo, la chiesa si abbelliva con la grandiosa composizione del Rollini, già allievo dell’Oratorio, che affrescò nella cupola il trionfo dell’Ausiliatrice in cielo e sulla terra. Per glorificare la Vergine, il pittore inserì, in modo quanto mai azzeccato, anche la Congregazione Salesiana, sorta e propagata per opera di Maria oltre che nata e sparsa nel mondo per diffondere la devozione a Maria. Nel primo giorno dell’ottavario, Mons. Emiliano Manacorda, allora vescovo di Fossano (Cuneo), dichiarava che dopo cinquant’anni di operosità apostolica a salvezza di tante anime, dopo cinquant’anni spesi per sovvenire i poveri, per insegnare agli ignoranti e impiegati in un’attività portentosa e fenomenale a “impiantare oratori, ospizi, collegi, missioni, a erigere chiese, tipografie, scuole... si adorni dunque il tempio di Maria, ove s’incentrano e fan capo tante mirabili opere; s’inneggi a quel prode atleta, a quell’instancabile prete, che fu strumento di grazie tan-
to sorprendenti, e si ringrazi il Cielo, che cotante benedisse e fecondò le opere di Don Bosco” (Ceria, Annali II, p. 103). Il suo pianto all’incoronazione Due anni dopo, nel 1903, avvenne la solenne “incoronazione” dell’immagine di Maria Ausiliatrice per mano del cardinale Agostino Richelmy, arcivescovo di Torino. Il 17 febbraio, Don Rua annunciava ai Salesiani il grande evento, dicendo: “Procuriamo di renderci meno indegni della nostra celeste Madre e Regina, e predichiamone con sempre maggior zelo le glorie e la materna tenerezza. Essa ispirò e guidò prodigiosamente il nostro Don Bosco in tutte le sue grandi imprese; Essa continuò e continua tuttodì tale materna assistenza in tutte le nostre opere, per cui possiamo ripetere con Don Bosco che tutto ciò che abbiamo, lo dobbiamo a Maria SS.ma Ausiliatrice” (Amadei, Don Rua III, p. 12). Del giorno dell’incoronazione, un testimone d’eccezione, Don Melchiorre Marocco (essendo stato prete d’onore del Legato Pontificio, visse l’evento da vicino), ricorda: “Potemmo osservare il contegno veramente estatico di Don Rua, il quale, quando vide posarsi sul capo del Bambino e della Madonna le sacre corone per mano di Sua Eminenza, scoppiò in pianto dirotto, cosa
U Don Pascual Chávez Villanueva è il nono successore di Don Bosco. Nato in Messico nel 1947, è stato eletto Rettor Maggiore nel 2002. ANS Image Bank
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U Uno scatto di don Chávez che ricorda il gesto di Don Bosco con Michelino Rua: “Noi due faremo tutto a metà”. ANS Image Bank
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che ci meravigliò non poco, perché conoscevamo la padronanza assoluta che egli aveva di se stesso”. Il 19 giugno, rendendo conto degli avvenimenti a tutti i Salesiani del mondo, Don Rua scriveva: “Mi è dolce pensare che la coronazione della taumaturgica Immagine di Maria Ausiliatrice produrrà tra i Salesiani sparsi nel mondo ubertosissimi frutti. Essa aumenterà il nostro amore, la nostra devozione e la nostra riconoscenza verso la nostra celeste Patrona, a cui siamo debitori di tutto quel bene che s’è potuto fare ... In queste nostre memorabili solennità il nome di Maria Ausiliatrice andò sempre unito a quello di Don Bosco, che con sacrifici inauditi innalzò questo Santuario, colla parola e colla penna si fece l’apostolo della sua devozione, e nella sua potentissima intercessione aveva posto ogni fiducia. Che dolce spettacolo vedere tanti pellegrini, dopo aver soddisfatto la loro pietà in chiesa, sfilare tutti e visitare con profonda venerazione le camere di Don Bosco! Non dubito punto che coll’aumentarsi tra i Salesiani della devozione a Maria Ausiliatrice, verrà pur crescendo la stima e l’affetto verso Don Bosco, non meno che l’impegno di conservarne lo spirito e d’imitarne le virtù” (Amadei, Don Rua III, p. 43).
consacrazione a Maria Ausiliatrice dopo la meditazione. A Don Rua, noi devoti di Maria Ausiliatrice, dobbiamo anche la processione della sua statua per le vie di Torino, voluta da lui per la prima volta nel 1901, e diventata rapidamente una bella tradizione per la città e per tutto il Piemonte. Negli appunti delle sue prediche alla gente si legge: “In tutte le necessità troviamo in Maria SS.ma la nostra avvocata; e si ha ancora da trovare chi invano sia a Lei ricorso. Dunque fortunati noi di essere figli di tal madre ... Onoriamola, amiamola noi e facciamola amare dagli altri, adoperiamoci per farla conoscere come sostegno dei cristiani, ricorriamo a Lei come sicuro presidio nelle malattie, nei rovesci di fortuna, nelle famiglie che sono in discordia, per impedire certi gravi scandali, nei paesi, nelle città. Ma se vogliamo farle un ossequio veramente gradito, procuriamo di prenderci una cura tutta speciale della gioventù ... In modo speciale poi prendiamoci cura della gioventù povera” (Amadei, Don Rua III, pp. 746-748). Per Don Rua, come per Don Bosco prima, l’attaccamento filiale e una sincera devozione a Maria Ausiliatrice portano, naturalmente, all’impegno per la salvezza della gioventù: “Chi si lascia ausiliare da Maria si converte, come Essa, in ausiliatrice dei giovani in necessità. È così che noi, discepoli e figli di Don Bosco, facciamo che le nostre azioni nel servizio di Dio e a favore del prossimo, specialmente della gioventù, servano a rammemorare le virtù e la santità del nostro buon Padre, in guisa che ciascuno di noi sia di Lui copia fedele” (Don Rua, Lettere Circolari, Torino 1896, p. 62).
La processione per le vie di Torino A Don Rua noi Salesiani dobbiamo la recita quotidiana della preghiera di
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Don Pascual Chávez V. Rettore Maggiore
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Leggiamo i Vangeli
Maria: modello nell’ascolto e nella pratica della Parola Don Marco Rossetti è Professore di Esegesi del Nuovo Testamento presso la sezione torinese dell'Università Pontificia Salesiana. Tra i suoi contributi, eccelle il suo volume “Giuseppe negli scritti di Qumran”, Las - Roma 2007. Ci accompagnerà durante l'anno con le tematiche più significative del Vangelo secondo Luca.
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ul numero scorso abbiamo “riletto” il brano della nascita di Gesù secondo la narrazione di Luca (2,1-20). L’Evangelista concludeva il racconto guidando l’attenzione sulla figura di Maria (2,19). A tal proposito così egli scriveva: «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore». Volendo ora ed in seguito proporre la lettura di altri testi evangelici lucani, riteniamo sia difficile parlare di “tutte queste cose”, ossia degli eventi e delle parole del Signore, senza far riferimento a Colei che più di ogni altro ha accolto e custodito nello Spirito Santo ogni momento della vita di suo Figlio. Ci dedichiamo allora a due testi esemplari, il cui centro è costituito da altrettanti detti di Gesù sulla “tattica” che ogni credente deve attuare di fronte alla sua Parola.
gnamento (8,16-18) e la parabola del seminatore, conclusa dalla sua spiegazione (8,4-15). La breve considerazione del contesto conferma che la finalità per cui il nostro brano è stato posto a questo punto del Vangelo riguarda l’accoglienza della Parola. Sono i discepoli, forse, ad andare da Gesù e a dirgli: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». A quelle parole Egli risponde: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (v. 21). Matteo scrive che Gesù avesse detto ciò «girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno» (12,47-49); in Marco leggiamo che Gesù pronunciò quella medesima frase «stendendo la mano verso i suoi discepoli» (3,32-34): annotazioni importanti che testimoniano la centralità di questo insegnamento per i discepoli di ogni tempo. L’intenzione di Luca è chiara e sottolinea come l’efficacia della Parola ascoltata e praticata sia così grande da
I “Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8,21). © Elledici / G. Lagna
Dall’accoglienza della Parola nasce la nuova famiglia di Gesù Maria ed alcuni familiari vanno a far visita a Gesù, ma sono impossibilitati a raggiungerlo a causa della folla che lo attorniava. Così inizia Lc 8,1921, racconto ambientato durante il ministero in Galilea. Lo precedono nella narrazione il detto del Signore su come ricevere-trasmettere il suo inse-
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originare una famiglia nuova: è la comunità dei credenti, vincolata in una unità ancora più stretta ed intensa di quella di una famiglia naturale. In questo progetto, Maria ci precede. L’ascolto e la pratica della Parola indispensabili per portare frutto
I Le mani aperte: da sempre il gesto dell’orante. © Elledici / Guerrino Pera
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Entriamo più nel dettaglio del v. 21 e soffermiamoci su quell’«ascoltare e mettere in pratica la Parola». Per capire più profondamente tale espressione dobbiamo ricorrere al contesto narrativo del brano (Lc 8,4-21). Ne abbiamo parlato più sopra e ora lo riprendiamo perché soltanto facendo così si capisce come l’Evangelista tessa un rapporto tra questo insegnamento di Cristo e quello del come ricevere la Parola: «Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere» (8,18). Dobbiamo riandare anche alla conclusione della spiegazione della parabola del seminatore. Là si afferma che il seme caduto «sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza» (8,15). Ne viene un’unica lezione di vi-
ta in cui il Signore Gesù ribadisce che l’ascolto e la pratica della Parola sono l’unica condizione di rapporto corretto con essa: soltanto così si porterà frutto! La Scrittura lo dice senza incrinature: la Parola è viva e chiede di essere praticata in modo responsabile, autentico e creativo, pena il fallimento. Il Signore ribadisce, infatti, che ogni cammino spirituale che si poggi soltanto sull’ascolto è simile ad una casa costruita sulla terra e per questo votata a franare! Al contrario proclama che chi ascolta e mette in pratica la Parola costruisce sulla roccia: nulla potrà abbattere ciò che vi è solidamente edificato (Lc 6,47-49). L’altro brano sul quale ci soffermiamo è Lc 11,27-28. Gesù svolge un tema non dissimile da quello già trattato, con una sola, rilevante differenza di contesto narrativo: egli si trova in cammino verso Gerusalemme, cioè sta andando verso il sacrificio di sé. Alla beatitudine proclamata da una donna nei confronti di sua Madre, il Signore oppone una nuova beatitudine che innalza ancora Maria a modello: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono». L’inse-
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gnamento sulla custodia della Parola va affiancato ai due precedenti, li completa e rafforza in noi la convinzione che la Parola è un bene prezioso: occorre costanza nell’ascoltarla, entusiasmo per praticarla, cura per custodirla nella mente e nel cuore. La Parola va letta e interpretata mediante l’aiuto dello Spirito Santo Soltanto l’ascolto, la pratica e la custodia della Parola nello Spirito creano frutti abbondanti. Maria è del resto e prima di tutto, la Vergine in ascolto che accoglie, pratica e custodisce la Parola nello Spirito: per questo ha potuto portare frutto. Lei è in modo eccellente il terreno buono capace di dare il cento per cento. Di fatto è nel terreno della sua carne che è cresciuto Gesù, la Parola fattasi uomo. A lei molto di più è stato dato perché ha prestato ascolto in modo perseverante, ha praticato con obbedienza e ha custodito la Parola nel proprio cuore. Verifichiamo come ascoltiamo e pratichiamo la Parola. Essa è un bene prezioso che Dio ci ha messo a disposizione. Riflettiamo sul senso della beatitudine evangelica della sua custodia
e chiediamoci se sappiamo custodire le Scritture con l’attenzione di chi sa di possedere un tesoro. Infine, non dimentichiamo che nell’ascolto, nella pratica e nella custodia della Parola lo Spirito Santo svolge un ruolo decisivo. Teniamo presenti a tal proposito alcuni stralci della Dei Verbum (DV), la Costituzione Dogmatica del Vaticano II sulla Parola di Dio, dove, tra l’altro, si ribadisce con insistenza il ruolo dello Spirito Santo per l’approccio alle Scritture. Il fondamento è che la Sacra Scrittura «è Parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l’ispirazione dello Spirito divino» (DV 9; 11; 18-20). La conseguenza: la Parola va sempre letta ed interpretata «con l’aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta» (DV 12). La Scrittura, perciò, deve essere letta ed interpretata, praticata e custodita soltanto mediante l’aiuto dello Spirito Santo. Facciamo nostri questi insegnamenti del Signore per non correre il rischio di cadere nell’inganno di cui l’apostolo Giacomo avverte nella sua lettera: «Siate di quelli che mettono in pratica la parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi» (Gc 1,22). Marco Rossetti
T Anche il “Santuario della natura” può aiutare ad ascoltare la Parola.
rossetti.rivista@ausiliatrice.net
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
CANTI PER LA LITURGIA Editrice Elledici, pagine 672, € 9,80 Questo repertorio ufficiale per la Chiesa italiana raccoglie 384 canti, mettendo a disposizione un consistente numero di composizioni che rispondono alle esigenze liturgiche, con l'obiettivo di coniugare la dignità dei testi e delle musiche con la cantabilità, al fine di sostenere e promuovere la partecipazione attiva dell'assemblea. Oltre a questo libro con i testi e le melodie musicali è disponibile il cd con la registrazione dei canti in formato mp3.
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Spiritualità mariana
Maria all’Alfa e all’Omeg a Suor Maria Ko Ha Fong, Salesiana Figlia di Maria Ausiliatrice, docente alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” di Roma, inizia a collaborare presentando il ruolo di Maria nella storia della salvezza.
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I Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. Gen 1,3-4.
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apà, che cosa faceva Dio prima di creare il mondo?”. Con questa domanda semplice e saggia, come sono spesso le richieste dei bambini, la piccola Maria Mazzarello, senza rendersi conto, è penetrata in una zona di mistero su cui indagano filosofi, teologi e pensatori di ogni tipo.
Il “principio” e il “compimento”, la “protologia” e l’“escatologia”, l’Alfa e l’Omega della storia: non sono questioni di speculazione astratta, né di curiosità oziosa, ma nascono dal profondo dell’essere umano. Dio, nel suo dialogo con l’uomo, viene incontro a queste esigenze che egli stesso ha messo nel cuore della creatura fatta a sua immagine. Nel primo libro della Bibbia – la Genesi – in un linguaggio mitico-sapienziale, egli svela all’uomo qualcosa di ciò che era “in princi-
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pio”; e nell’ultimo libro – l’Apocalisse –, in uno stile apocalittico-profetico, egli allude alla “fine dei tempi”. Soprattutto egli ha voluto darci la chiave interpretativa di questi due estremi del tempo: Gesù Cristo, che è «l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine» (Ap 2,13). In lui tutto il tempo che intercorre tra i due estremi è diventato “storia di salvezza”. Accanto a Gesù Cristo, però, c’è una presenza misteriosa, discreta e silenziosa: una donna. Dalla Genesi all’Apocalisse Nel racconto della Genesi, dopo il peccato degli uomini, Dio pronuncia la sentenza sul serpente e allo stesso tempo annuncia una buona novella: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gn 3,15). Nell’Apocalisse la storia è presentata simbolicamente come una lotta accanita. Da una parte, c’è la donna, vestita di sole, con la luna sotto i piedi e dodici stelle attorno al capo (Ap 12,1-2); dall’altra, appare il drago distruttore, che tenta di divorare il bambino nascente e che alla fine è sconfitto. Tra il principio e la fine, la storia si svolge con una trama complessa e movimentata, in una lotta continua tra il regno di Dio e le forze avverse. Tuttavia fin dall’inizio questa storia è segnata dalla promessa di salvezza. Proprio nell’istante della caduta dell’uomo nel peccato, insieme con il castigo risuona la buona novella. E alla fine la promessa si compirà. La vittoria di Dio è sicura. Ma chi è questa donna? La tradizione ecclesiale vede in queste pagine del-
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g a del tempo la Genesi e dell’Apocalisse la figura di Maria, madre di Gesù e della Chiesa. Così la Lumen Gentium contempla Maria «già profeticamente adombrata nella promessa, fatta ai progenitori caduti in peccato, circa la vittoria sul serpente» (n. 55). Per Giovanni Paolo II è Maria che, «dai primi capitoli della Genesi fino all’Apocalisse, accompagna la rivelazione del disegno salvifico di Dio nei riguardi dell’umanità» (Redemptoris mater 47). Principio e compimento Come donna dell’inizio, Maria è segno di speranza, portatrice della promessa salvifica. Come donna del compimento, è segno della vittoria definitiva di Dio su Satana, del bene sul male, della luce sulle tenebre, dell’amore sull’odio, della speranza sulla noia, della gioia sulla tristezza, della vita sulla morte. Dall’aurora che precede il sorgere del sole alla donna vestita di sole, dalla creazione “in principio” ai “cieli nuovi e terra nuova” del compimento finale, la direzione della storia è chiaramente segnata e intonata di speranza. La Chiesa, pellegrinante in questa storia tra difficoltà e prove, guarda a Maria che brilla dinanzi a lei “quale segno di sicura speranza e di consolazione” (LG 68). Maria garantisce che il tempo è buono ed avrà un “lieto fine”. Maria testimonia che Dio è fedele e mantiene la sua parola. «Io dal principio annuncio la fine... Il mio progetto resta valido, io compirò ogni mia volontà» (Is 46,10). L’Immacolata e l’Assunta in cielo Nella donna della Genesi e nella don-
na dell’Apocalisse è segnato non soltanto tutto il progetto salvifico di Dio, ma anche la vocazione di ogni essere umano e il suo itinerario per raggiungere Dio. Le due realtà della vita di Maria, definite dalla Chiesa come dogmi di fede – l’Immacolata Concezione e l’Assunzione in cielo –, illuminano questo progetto. In Maria, la tutta santa, concepita senza peccato, risplende la bellezza originaria dell’essere umano, pensata e voluta da Dio fin dal principio. Ciò che Adamo ed Eva avrebbero dovuto realizzare, ora rifulge in Maria in piena luce. In Maria, assunta in cielo, vediamo la primizia e l’anticipazione dell’umanità salvata dalla morte e perfettamente configurata con la risurrezione di Cristo. Maria ricorda come doveva essere l’uomo, se fosse stato fedele a Dio, e profetizza come può diventare e dove può arrivare se accetta di camminare nella sequela di Cristo. Se domandassimo a Dio «Qual è stato il primo sogno su di noi, come ci hai pensati “in principio” prima della creazione del mondo?», Egli ci avrebbe forse risposto: «Guardate a Maria». E se gli chiedessimo: «Cosa vuoi che diventiamo “alla fine dei tempi?”», la sua risposta potrebbe essere ancora: «Guardate a Maria». Maria Ko Ha Fong
U Nell’Apocalisse Maria compare con la luna sotto i suoi piedi e dodici stelle attorno al capo (Ap 12,1-2). F. de Zurbaran. Immacolata. Museo diocesano di Siguenza, Guadalajara (Spagna).
kohafong.rivista@ausiliatrice.net
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Maria nei secoli
La fioritura del XII secolo Da questo numero, don Roberto Spataro, dello Studium Theologicum Salesianum, a Gerusalemme, già collaboratore della nostra rivista, ci presenterà il pensiero e la devozione dei maggiori teologi e santi del Duecento verso la Vergine.
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Y San Bernardo, nato nel 1090, fondatore dell’Abbazia cistercense di Clairvaux, è scomparso nel 1153. È il personaggio religioso più importante del secolo XII. Pala del XIII sec. Museo di Palma di Majorca.
norate il più possibile la verginità della Madre del Signore e la santità della sua vita. Esaltate colei che gli angeli riveriscono, che è stata scelta tra tutte le creature e che a tutte le creature è superiore. Glorificate l’inventrice della grazia, la mediatrice della nostra salvezza, la restaurazione del mondo”. Queste parole, suscitate da un affetto smisurato verso la Madre di Dio e sostanziate di robusta teologia, sono di San Bernardo, il personaggio più importante del secolo XII, fondatore della celebre abbazia cistercense di Chiaravalle, cui principi e re, papi, vescovi e abati si rivolgevano per essere consigliati ed aiutati. La sua è la voce più importante tra i teologi mariani di quel tempo, ma egli non è certamente il solo a celebrare la Vergine Maria in quel secolo, che ha conosciuto uno straordinario sviluppo del culto alla Madre di Dio. Quali i motivi di questa rigogliosa fioritura di devozione mariana che conquistò il cuore della gente, ispirò architetti, scultori e poeti, infiammò le parole di zelanti predicatori, illuminò le esperienze mistiche di santi e sante? Ne ricordiamo alcuni.
La “Madre di Misericordia” venerata nei monasteri Anzitutto, nel secolo XII vi fu un grande rinnovamento della vita mo-
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nastica. Uomini e donne in cerca di perfezione popolavano i monasteri e, animati da sincero slancio religioso, si dedicavano alla preghiera liturgica e personale, allo studio della Bibbia e al lavoro manuale. Spontaneamente essi avvertirono il bisogno di mettersi sotto la protezione della Madonna per avanzare nel cammino della santità. La invocavano perciò con toni filiali ed accorati. I monaci di Cluny, fondati già nel secolo X, si erano impiantati dalla Francia alla Germania, dalla Spagna all’Ungheria, creando una sorta di “Eu-
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ropa dello spirito”. Nei loro duemila monasteri la Madonna era chiamata “Madre di Misericordia” e la devozione verso di lei veniva ampiamente praticata e diffusa nel popolo cristiano. L’ordine cluniacense celebrava con grande solennità la liturgia e a maggior ragione le feste mariane erano commemorate con maestosità, soprattutto quelle più antiche: la Natività di Maria, l’Annunciazione, la Presentazione di Gesù, la Dormizione. Gli animatori spirituali dell’Europa del XII secolo furono i Cistercensi, monaci pii ed austeri. Tutte le loro chiese venivano dedicate alla Vergine, perché erano convinti che una speciale predilezione di Maria fosse all’origine della vocazione di ogni cistercense: “O tu monaco della Madre del Signore – scrive uno di loro ad un immaginario confratello – sei entrato come erede nell’Ordine di Maria”. E cistercensi sono alcuni stimati oratori e scrittori che, discepoli di San Bernardo, illustrano con vigore di pensiero e fervore poetico i privilegi di Maria: Guerrico d’Igny, Amedeo di Losanna, Aelredo di Rievaulx sono solo alcuni di essi. Dallo scapolare all’“Ave Maria” Con una forte impronta mariana, nel XII secolo nacque in Terra Santa l’Ordine dei Carmelitani, che si irradiò poi in Europa e in tutto il mondo, propagando un segno di devozione alla Madonna molto amato dal popolo di Dio: lo scapolare, segno di speciale aiuto della Vergine, in vita e al momento della morte, per coloro che lo indossano con devozione. Molti santi ne hanno fatto uso e non se ne sono mai staccati, come il vescovo riformatore del XVI secolo, Carlo Borromeo, il dotto e mite Alfonso de’ Liguori, i mistici del nostro tempo, come Faustina Kowalska, Padre Pio e Giovanni Paolo II.
I fedeli gareggiavano con i monaci nell’esprimere il loro sincero amore verso la Madonna. Proprio in quel secolo si diffuse l’uso della preghiera più conosciuta da tutti e che anche quanti non vanno mai in chiesa, conoscono a memoria ed innalzano al Cielo quando sono afflitti e tribolati: l’Ave Maria, la preghiera sicuramente più recitata nel mondo. Nel XII secolo ne era nota la prima parte, mentre la sua formulazione definitiva risale al secolo XV. In un concilio celebrato dai vescovi francesi nel 1197, si raccomanda ai presbiteri di insegnare al popolo di Dio tre preghiere fondamentali: il Padre Nostro, il Credo e il Saluto dell’Angelo a Ma-
U I carmelitani hanno diffuso lo scapolare, segno di devozione alla Madonna.
I Il complesso abbaziale di Cluny, come appare oggi.
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ria. Del resto, quella è l’epoca delle crociate: tornando dalla Terra Santa, i crociati raccontavano dei luoghi ove si erano svolti gli avvenimenti narrati nel Vangelo e, con la devozione all’umanità del Signore, cresceva anche quel-
U La Cattedrale parigina di Notre Dame: una delle tante chiese gotiche dedicate alla Madonna.
la verso la Vergine, che a Nazareth aveva accolto con il suo “sì” l’annuncio dell’Angelo. Le cattedrali preghiere di pietra Un altro motivo che spiega lo sviluppo della devozione mariana è costituito dai pellegrinaggi. Infatti, nel XII secolo, era diventato più facile e, soprattutto, più sicuro viaggiare, in quanto i Paesi dell’Europa godevano di una relativa tranquillità. La gente, pertanto, amava recarsi nei santuari più popolari. Lungo la strada, generalmente per-
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corsa a piedi, si sostava volentieri proprio nelle chiese dedicate alla Madonna. In Francia erano innumerevoli le chiese e le cattedrali dedicate a “NotreDame”. Allora, come oggi, i pellegrini deponevano dinanzi alle immagini mariane le proprie pene e le proprie speranze. Anche l’architettura e l’arte sacra contribuì alla conoscenza e al culto verso la Madonna. Infatti, entrando nelle splendide cattedrali del Medioevo, ancora oggi anche noi ammiriamo sculture e vetrate che ritraggono gli episodi della storia della salvezza, che hanno avuto come protagonista Maria: l’Annunciazione, la Visitazione, la Natività, l’Adorazione dei Magi. La Madonna è sempre raffigurata all’ingresso delle cattedrali antiche: Ella, infatti, accoglie il fedele e lo accompagna all’interno del tempio per essere formato e condotto verso l’altare, all’Eucaristia, all’unione con Dio. È la grande educatrice alla fede del popolo cristiano che, nelle immagini di pietra scolpite dagli artisti, la contempla rappresentata come una regina: è la sovrana del cielo e della terra, e nella cattedrale, che è come un’immagine del mondo, le si è dato questo posto di signora. In questo secolo mariano, il secolo XII, si distinguono i teologi, il cui pensiero illustreremo nei prossimi articoli, senza dimenticare che anche i poeti di questo periodo si segnalano per il loro zelo verso la Madonna. E con le parole infuocate di uno di essi, Adamo di San Vittore, completiamo questa rassegna generale: “Salve, onore delle vergini, mediatrice degli uomini, madre della salvezza, mirto di temperanza, rosa di pazienza, nardo profumato. Tu possiedi la pienezza del candore e della bellezza, della dolcezza e del profumo”. Roberto Spataro spataro.rivista@ausiliatrice.net
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arlare di Maria Ausiliatrice è parlare nello stesso tempo di Don Bosco e della sua profonda devozione a questa Mamma celeste. Il titolo di Ausiliatrice esisteva già nella Chiesa, non è stato un’invenzione di Don Bosco. Ma è stato proprio lui a rivitalizzarlo con la costruzione della Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino-Valdocco, con la fondazione dei Salesiani, delle Figlie di Maria Ausiliatrice e dell’Associazione dei Devoti di Maria Ausiliatrice (ADMA). A tutti egli raccomandava, dovunque andassero di propagare la devozione alla Madonna, sotto il titolo di Ausiliatrice. Tanto che oggi, nella Chiesa tutta, si parla di Maria Ausiliatrice come della Madonna di Don Bosco. Don Bosco, ancora quando era Giovannino, è stato educato a questa devozione dalla sua Mamma Margherita. Fu sua madre che faceva sentire questa devozione filiale come qualcosa di vivo, fatta di amore e di presenza protettiva continua. Quando Giovannino dovette recarsi a Castelnuovo per gli studi, Margherita gli disse: “Sii devoto della Madonna”. E quando nel 1835 lo accompagnò in seminario così gli parlò: “Quando sei venuto al mondo ti ho consacrato alla beata Vergine Maria, quando hai incominciato i tuoi studi ti ho raccomandato la devozione a questa nostra Madre: ora ti raccomando di essere tutto suo: ama i compagni devoti di Maria e se diverrai sacerdote, raccomanda e propaga sempre la devozione a Maria”. Don Bosco in seguito scrisse: “Quando terminò queste parole mia madre era commossa. Io piangevo. “Madre, le risposi, vi ringrazio di tutto quello che avete fatto per me. Di queste vostre parole ne farò tesoro per tutta la mia vita”. Don Bosco non solo mise in prati-
ca le parole di Mamma Margherita, ma egli stesso le raccomandò ai suoi Figli e Figlie, tutta la vita. Alla fine dirà: “Maria è la fondatrice delle nostre opere... È lei che ha fatto tutto”. Ma parlare di Don Bosco significa, oltre che ricordare Maria Ausiliatrice e la sua grande devozione per lei, parlare nello stesso tempo anche dei giovani. Non per niente fu proclama-
Maria Ausiliatrice, Don Bosco e i giovani to da Giovanni Paolo II il 31 gennaio 1988 “Padre e Maestro della Gioventù”. Ecco un trio inscindibile: Maria Ausiliatrice, Don Bosco e i giovani. E quello che ha voluto esprimere il pittore Pier G. Crida con il quadro posto nell’altare di San Giovanni Bosco (opera dell’architetto Mario Ceradini, all’interno della Basilica di Maria Ausiliatrice). Il dipinto ritrae il Santo che indica ad alcuni giovani la Madonna Ausiliatrice col Bambino Gesù in braccio ed è seduta come una Regina. Mario Scudu T Altare di San Giovanni Bosco (opera dell’architetto Mario Ceradini, all’interno della Basilica di Maria Ausiliatrice con il quadro di Pier G. Crida).
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“È quasi impossibile andare a Gesù se non ci si va per mezzo di Maria”.
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Guarda la stella, invoca Maria Nel 1112, a 22 anni, Bernardo decise di farsi monaco a Citeaux, culla del rinnovamento monastico. Tre anni più tardi fu inviato a fondare il monastero di Clairvaux (Chiaravalle), di cui fu abate fino alla morte. A quell’epoca nel monastero vi saranno 700 monaci e da esso dipenderanno altri 167 monasteri. Grazie alla personalità carismatica, la sua influenza si estese ben oltre le mura del monastero. Morì nel 1153. Viene ritenuto da alcuni l’ultimo padre della Chiesa, perché sintetizza il pensiero della grande tradizione patristica.
U Sigillo di San Bernardo.
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aria è quella chiarissima e meravigliosa stella, alta sull’immensità di questo mare, che risplende per i suoi meriti e i suoi fulgidi esempi. Chiunque tu sia, che hai l’impressione di essere sballottato nei flutti di questo mondo tra burrasche e tempeste invece di camminare per terra, non distogliere lo sguardo dallo splendore di questa stella, se non vuoi essere travolto dalle tempeste! Se insorgono i venti delle tentazioni, se ti imbatti negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria! Se sei assalito dalle ondate della superbia, dell’ambizione, della calunnia, della gelosia, guarda la stella, chiama Maria! Se l’ira, o l’avarizia, o le lusinghe della carne hanno scosso la navicella della tua anima, guarda Maria! Se, turbato dall’enormità dei peccati, confuso per le brutture della tua co-
scienza, impaurito dal rigore del giudizio, cominci ad essere risucchiato dal baratro della tristezza e dall’abisso della disperazione, pensa a Maria! Nei pericoli, nelle difficoltà, nei dubbi, pensa a Maria, invoca Maria! Non si allontani dalla tua bocca, non si allontani dal tuo cuore e per ottenere l’aiuto della sua preghiera, non tralasciare di seguire l’esempio della sua condotta di vita. Seguendola, non uscirai di strada; pregandola non dispererai; pensando a lei non sbaglierai. Se lei ti sostiene, non cadi; se ti protegge, non temi; se ti guida, non ti affaticherai; se ti sarà favorevole raggiungerai la meta, e così sperimenterai in te stesso quanto giustamente sia stato detto: “E il nome della Vergine era Maria”. San Bernardo di Chiaravalle (Omelie in lode alla Vergine Madre 2,17)
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Attualità
Riescono i giovani a cavalcare la tigre? È
molto triste. Quasi quotidianamente ripetuto, spesso assordante, sempre angosciante, l’allarme sul consumo di droga da parte dei giovani. Fa tristezza anche una certa apatia e rassegnazione strisciante. Lo si vede ormai come un problema tipicamente adolescenziale (ma di quella adolescenza “lunga” che scivola via fin verso i 30 anni, e oltre). Un problema inevitabile, frutto di una certa cultura consumistica ed edonistica come la nostra, sempre meno cristiana se non addirittura post-cristiana. Poco tempo fa così ha scritto un insegnante ad un giornale: «Alla prima ora avevo quattro alunni tutti con la testa appoggiata sul banco che non riuscivano a stare svegli. Li ho guardati in faccia e ho visto i loro occhi lucidi e rossi. Erano intontiti dalla prima “canna” mattutina. A quindici anni corrono già verso il nulla. “L’alcol ha effetti più devastanti dell’erba” ribatte un adulto. “Pensi che vietando gli spinelli si risolvano tutti i problemi?” – mi dice un altro – ... Gli adulti rimuovono lo sguardo dall’evidenza che hanno sotto gli occhi: l’uso abituale di sostanze stupefacenti da parte di un numero sempre più elevato di ragazzi. La “maria” (leggi marijuana) non fa male, non crea dipendenza e quindi che c’è di male a farne uso?... In questa periferia fuori dal mondo, i ragazzi vengono a scuola la mattina già “fumati” e non sono in grado di imparare nulla». Per il filosofo Baruch Spinoza l’atteggiamento da avere davanti alla realtà è: “Non piangere, non ridere, non esaltarsi ma capire”. E andare oltre il semplice fenomeno.
Una ideologia del passato ma ancora presente... Davanti a molti adolescenti che hanno già cominciato la corsa verso il nulla, non c’è niente da ridere. Da piangere sì, ma soprattutto c’è da capire per agire, e in fretta. Molti dei nostri adolescenti sui banchi di scuola sono figli... dei figli del ’68. Sì di quella stagione esaltante per alcuni aspetti (e quindi benvenuta) e devastante per altri, che i loro genitori hanno vissuto attivamente da studenti, assimilandone, consciamente o per semplice osmosi ambientale, il contenuto ideologico. Quale? Quella ideologia contestativa, antagonista, anti-autoritaria, permissiva e libertaria a cui il movimento studentesco del ’68 diede facile combustibile ed entusiasmo. Anche con il consumo di droga.
«Questa ideologia permissiva della “contestazione” (del ’68) ha registrato un singolare successo storico, plasmando gli orientamenti delle nuove generazioni... seguendo questa immagine, l’infelicità umana si spiega con la repressione del piacere e dell’impulso a vivere liberamente». Italo Vaccarini, sociologo
T La droga è spesso simbolo del diritto ad essere liberi e a disporre di se stessi oltre ogni limite. Sono scientificamente provati, però, gli effetti dannosi sulla personalità.
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“Questi figli vogliono solo lavori di soddisfazione: non sanno cos’è stata la fatica e il sacrificio dei padri. Il boom del Nordest si è strutturato sulla cultura cattolica del sacrificio... La prospettiva dei giovani è vivere il presente, consumando quello che hanno accumulato i padri... Il denaro è il valore dominante e il generatore simbolico di tutti gli altri valori. Sappiamo cosa è utile e conveniente, ma non sappiamo più cosa è buono, etico, sacro”. Umberto Galimberti, filosofo e psicanalista
Y Tutto e subito, “carpe diem”: slogan per una vita “esagerata” che porta alla morte. In alto: l’alcol, la droga più economica.
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In quegli anni, avanzava a livello culturale, portata avanti da intellettuali e da movimenti sociali e politici, quello che sarà chiamato umanesimo radicale borghese: cioè una diversa visione dell’uomo e del suo progetto esistenziale, con una nuova etica che si struttura “strada facendo” seguendo il principio che è doveroso soltanto ciò che la singola coscienza individuale valutata di volta in volta come tale. In tale etica non c’è spazio né per i Dieci Comandamenti né per l‘imperativo categorico kantiano. Unico principio guida “il dovere coincide con il mio piacere”. Altro slogan di quel periodo, super citato, era: “Proibito proibire”. Venne chiamata borghese questa nuova antropologia perché proponeva ed esaltava uno stile di vita privo di carica ideale. Si propone la presentificazione del tempo (il futuro è preoccupazione inutile) , un “hic et nunc” chiave edonistica, il via libera agli istinti, al “carpe diem”, al “vado al massimo” sempre. Meglio “una vita esagerata” adesso, non domani. Perché poi arriva il nulla della morte. C’è quindi il rifiuto di ogni accenno al trascendente, specialmente quando questo è portatore di norme, leggi, tra-
dizioni che pretendono di limitare il piacere individualistico del “qui ed ora”. È presente in essa anche la componente nichilista (la vita è nulla) come corollario del tutto. Quando una rivoluzione etica? Questa ideologia radicale borghese viene vissuta con orgoglio da personaggi ben in vista nel sistema massmediatico. E molti giovani guardano, ammirano, assimilano “copiano e incollano”. E spesso si rovinano. Anche loro sono “vittime” di questo clima culturale e di questa crisi etica nata dal fallimento della “rivoluzione” permissiva predicata dal ’68 in poi.
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L’esempio più eclatante che riguarda i nostri adolescenti è proprio quello della droga e del suo uso libero come parte integrante di questa “rivoluzione”. Si voleva e si predicava di riabilitare il piacere in tutte le sue componenti, di rivendicare il diritto ad essere liberi e a poter disporre di se stessi oltre ogni limite. In altre parole: il diritto assoluto e inviolabile alla gestione di se stessi e del proprio piacere. La libertà totale. Molti però, specie i giovani, non si accorgono che il fare ciò che pare e piace in nome della libertà riduce la libertà stessa. Perché resta pur sempre vero che la libertà senza virtù (o autocontrollo) e senza verità (ideali e valori esistenziali) diventa solo schiavitù. Possiamo proporre o ammirare come modello di libertà un giovane in crisi di astinenza che ruba, dice falsità, si prostituisce o addirittura picchia la propria madre per avere il denaro della “roba”? Non è forse il classico esempio di schiavitù “liberamente” scelto? Mentre secondo le statistiche si abbassa l’età del primo spinello o della prima “sniffata” è diventato sempre più difficile parlare di pericolo di queste sostanze e di opporsi alla loro legalizzazione. Continua a imporsi, grazie ad una potente lobby pro-droga, questa cultura fatta di relativismo e di nichilismo, che punta alla diffusione di queste droghe (sia di origine botanica che chimica) chiamandole eufemisticamente “sostanze ricreazionali” o “leggere” nel senso di innocue. Da tempo libero, insomma, tanto per ricrearsi ed essere più efficienti. Nello stesso tempo si continua a voler decolpevolizzare a tutti i costi gli utenti come se facessero una cosa innocua. Quando, ormai, è dimostrato tutto il contrario. Basti pensare alle stragi del sabato sera, vero incubo per tanti genito-
T Un proverbio cinese dice: “Chi cavalca la tigre non può più scendere”.
ri. Quanti giovani in preda allo sballo procurato dalla droga, sovente mixata con alcol, finiscono contro un muro? Un proverbio cinese dice: “Chi cavalca la tigre non può più scendere”. È forse questa l’immagine di molti giovani che credono di riuscire a cavalcare la “tigre-droga” e poter scendere quando vogliono. Si illudono. Stanno solo imboccando la strada che corre verso l’autodistruzione. Mario Scudu GIORGIO E PAOLO VIBERTI
L’ULTIMO AVVERSARIO Editrice SEI, pagine 298, € 12,00 Vite pubbliche piene di successi sportivi ed esistenze private affollate dallo spettro della solitudine e della sconfitta umana. Un viaggio nella storia dello sport, attraverso il racconto delle gesta di cinquanta campioni quasi invincibili nelle loro pratiche agonistiche, umanamente fragili e a volte sconfitti nella vita. Da Marco Pantani a José Maria Jimenez e tanti altri. La Prefazione è del Presidente del CONI Gianni Petrucci.
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Il Papa ci parla
Buon anno nuovo con Maria Don Enzo Bianco inizia a proporre alcuni interventi del Papa su temi specifici. In questo numero una scelta dei discorsi augurali di inizio anno.
2 Joseph Ratzinger, nato in Baviera nel 1927, è stato eletto Papa col nome di Benedetto XVI il 19 aprile 2005.
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010, anno nuovo. Ah, questi nostri tempi... Diceva già Ovidio: “Se ne vanno gli anni, come acqua che scorre”. E giù tristezze e vuoto esistenziale. Anche il tempo di Natale che ci siamo appena lasciati alle spalle – per tanti che sono privi di fede – spesso si riempie di vuoto e banalità. Dice una poesiola moderna, ironica: “Natale. Una cometa di lampadine / per la nascita / del Panettone” (Paolo Del Vaglio). Sì, per tanti nostri contemporanei Natale fa rima con banale. E allora lo si festeggia con i Babbi Natali e le “Babbèe Nataline” in minigonna. Papa Benedetto XVI, come suo solito, ci ha suggerito idee concrete e robuste anche sul tempo. Ogni anno, la sera del 31 dicembre, scende nella Basilica Vaticana con i romani de Roma e tanti turisti per il Te Deum. Poi, l’indomani 1º gennaio, solennità della Madre di Dio, con l’omelia suggerisce ai cristiani come si può vivere – sul modello di Maria – l’anno nuovo e l’eternità. Per esempio in questi anni ci ha detto... (scorriamo insieme qualche stralcio dei suoi insegnamenti). “Solennità di Maria Santissima, Madre di Dio. La liturgia fa coincidere questa significativa festa mariana con la fine e l’inizio dell’anno solare. Alla contemplazione del mistero della divina maternità si unisce pertanto il cantico della nostra gratitudine per l’anno che tramonta e per il prossimo anno che
già intravediamo. Il tempo passa e il suo scorrere inesorabile ci induce a volgere lo sguardo con intima riconoscenza a Colui che è eterno, al Signore del tempo”. Il Papa, porta poi, a riflettere sulla dimensione del tempo. “Nelle ultime ore di ogni anno solare assistiamo al ripetersi di taluni riti mondani che, nell’attuale contesto, sono prevalentemente improntati al divertimento, vissuto spesso come evasione dalla realtà, quasi a esorcizzarne gli aspetti negativi... Quanto diverso dev’essere l’atteggiamento della Comunità cristiana! La Chiesa è chiamata a vivere queste ore facendo propri i sentimenti della Vergine Maria. Insieme a Lei è invitata a tenere lo sguardo fisso sul Bambino Gesù, nuovo Sole apparso all’orizzonte dell’umanità”. Benedetto XVI prosegue nel suo magistero: “Si confrontano due diverse valutazioni della dimensione «tempo», una quantitativa e l’altra qualitativa. Da una parte, il ciclo solare con i suoi ritmi; dall’altra, quella che San Paolo chiama la pienezza del tempo (Gal 4,4), cioè il momento culminante della storia dell’universo e del genere umano, quando il Figlio di Dio nacque nel mondo”. Il mondo delle promesse si è compiuto e quando la gravidanza di Maria è giunta al suo termine “la terra – come dice un Salmo – ha dato il suo frutto”. “La venuta del Messia, preannunciata dai Profeti, è l’avvenimento qualitativamente più importante di tutta la storia, alla quale conferisce il suo senso ultimo e pieno. Non sono le coor-
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dinate storico-politiche a condizionare le scelte di Dio, ma al contrario è l’avvenimento dell’Incarnazione a riempire di valore e di significato la storia”. Il Papa passa a dire come l’Incarnazione ha cambiato la storia degli uomini. “Noi che veniamo dopo duemila anni da quell’evento, dopo aver conosciuto tutta la vicenda di Gesù fino alla sua morte e risurrezione... noi siamo testimoni, contemporaneamente, della sua gloria e della sua umiltà, del valore immenso della sua venuta e dell’infinito rispetto di Dio per noi uomini e per la nostra storia. Questo stile di Dio – ha aggiunto il Papa – ha fatto sì che ci sia voluto un lungo tempo di preparazione per giungere da Abramo a Gesù Cristo, e che dopo la venuta del Messia la storia non sia finita ma abbia continuato il suo corso, apparentemente uguale in realtà ormai visitata da Dio e orientata verso la seconda e definitiva venuta del Signore, alla fine dei tempi”.
Ora noi, divenuti fratelli di Cristo, non siamo più quelli di prima. Spiega il Papa: “Il fatto che il Figlio abbia assunto la natura umana apre la prospettiva di un radicale mutamento della condizione dell’uomo... Il Verbo incarnato trasforma dall’interno l’esistenza umana, partecipando a noi il suo essere Figlio del Padre. Si è fatto come noi per farci come Lui: figli nel Figlio”. Sovente Papa Benedetto propone ai cristiani Maria, come modello. Cita il Vangelo della festa: Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore (Lc 2,19), E osserva: “L’evangelista Luca la descrive come la Vergine silenziosa, in costante ascolto della parola eterna, che vive nella Parola di Dio. Maria serba nel suo cuore le parole che vengono da Dio e, congiungendole come in un mosaico, impara a comprenderle”. Quindi il Papa suggerisce: “All’inizio di un nuovo anno, siamo come invitati a metterci alla sua scuola, a scuola della fedele discepola del Signore, per imparare da Lei ad accogliere nella fede e nella preghiera la salvezza che Dio vuole effondere su quanti confidano nel suo amore...”. E ci rassicura: “Alla scuola di Maria possiamo cogliere con il cuore quello che gli occhi e la mente non riescono da soli a percepire, né possono contenere. Si tratta, infatti, di un dono così grande, che solo nella fede ci è dato di accogliere... Seguendo l’esempio della Vergine Santa, vogliamo lasciarci guidare sempre e solo da Gesù Cristo, che è lo stesso ieri, oggi e sempre!”. In conclusione, Benedetto XVI invita i credenti a non leggere gli avvenimenti che si srotolano lungo il tempo come vuoti e banali, ma come storia personale iscritta nella storia del Regno. E, sull’esempio di Maria, dire il proprio sì. Enzo Bianco bianco.rivista@ausiliatrice.net
T Benedetto XVI durante un’udienza generale “del mercoledì”.
Preghiera Maria, madre di Dio e madre nostra, tu hai saputo leggere nelle vicende della tua esistenza il meraviglioso progetto di Dio. Rendi anche noi capaci di comprendere il disegno divino, e di collaborare col nostro sì alla storia del Regno che si realizza nel mondo. Amen.
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Maria nell’arte
Il santuario “Madonna dei Laghi” di Avigliana (TO) Don Natale Maffioli, salesiano, presenterà alcune celebri opere d’arte raffiguranti Maria.
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Y La tavola dell’Annunziata completa, dove si vedono raffigurati anche San Sebastiano e San Rocco (a destra).
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a tradizione racconta che Bona di Borbone, sposa di Amedeo VI, il Conte Verde, verso la metà del Trecento, fece un voto davanti all’immagine della Madonna che allatta il Bambino, affrescata su un pilone sulla sponda scoscesa del Lago Grande di Avigliana, per avere un figlio e che sia stata esaudita lo prova la continua attenzione dei Savoia per quello che diverrà il santuario della Madonna dei Laghi. Da principio si costruì attorno al pilone una piccola cappella che fu officiata da religiosi agostiniani. Nel 1581 il duca sabaudo Carlo Emanuele I, fedele alla tradizione familiare, donò al santuario un prezioso dipinto composto da più tavole: al centro è raffigurata l’Annunciazione, affiancata dalle figure dei Santi Rocco e Sebastiano e, sulla predella, piccole scene tratte dai Vangeli: la Visitazione, la Natività e l’Adorazione dei magi. E fu grazie alla forza suggestiva di questo dipinto che, un poco alla volta, l’attenzione si spostò dal pilone primitivo alla pala dell’altare maggiore e il piccolo santuario, luogo di venerazione della Madonna del latte, fu indicato come quello dell’Annunziata. L’attuale complesso fu realizzato agli inizi del secondo decennio del Seicento, su disegni dell’architetto Nicola Ramelli di Lugano. Agli Agostiniani subentrarono i frati Cappuccini che la tennero, con alterne vicende, fino al 1890; due an-
ni dopo divenne proprietà dei Salesiani di Don Bosco. La scena dell’Annunciazione, così come è descritta nel Vangelo di Luca, è certamente una delle più rappresentate dagli artisti di tutti i secoli, i quali non si sono limitati ad una descrizione complessiva dell’evento, ma lo hanno esplorato in tutte le sue componenti. La scena del nostro dipinto si svolge in un interno nobile: una panca a muro, un letto protetto da pesanti cortine rosse e un inginocchiatoio
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sono gli elementi del sobrio arredo; la luce, intensa, entra da una finestra con vetri legati a piombo. Un angelo, rivestito con tunicella rossa bordata di pietre preziose, ad ali spiegate che ricordano quelle del pavone, si avvicina recando un messaggio e un giglio, segno quest’ultimo della concezione verginale di Maria. Il pittore ha colto tutto il turbamento dell’animo di Maria provocato dalle parole dell’angelo: “Maria rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto”. La Vergine ha appena udito: “Ti saluto piena di grazia il Signore è con te, tu sei benedetta fra tutte le donne” reso palese dal cartiglio; sbigottita si volge all’esterno della scena, quasi desiderosa di schivare la visione e quanto il personaggio va dicendo. Le mani levate con le pal-
me rivolte verso l’esterno indicano stupore e un grande turbamento. La tavola centrale è certo opera di un importante maestro piemontese che lavora tra la fine del Quattrocento e la prima parte del secolo successivo. Nonostante la tradizionale attribuzione, non è opera di Defendente Ferrari, ma di un artista molto vicino a lui, forse un comprimario che dipingeva nella sua bottega, collaborando a tante sue imprese pittoriche, ma realizzando anche opere in piena autonomia; la tavola si può dunque datare agli ultimi anni del Quattrocento. Le due figure laterali di santi non pare che in origine fossero strutturalmente dipendenti dallo scomparto centrale; forse il donatore ha raccolto elementi disparati, ma vicini per stile, li ha assemblati e li ha donati al primitivo santuario. San Sebastiano è legato alla colonna, quasi un richiamo alla flagellazione di Gesù. Il pittore padroneggia con maestria la struttura anatomica e nell’abbandono del santo è espresso tutto il dolore patito, coronato dalla vittoria come indica la palma trattenuta con la sinistra nonostante il legame del braccio. San Rocco, invece, è rivestito con l’abito tipico del pellegrino romeo, non è accompagnato dal cane, ma la piaga pestilenziale, messa in mostra dalla calza abbassata, è lì a testimoniare la sua eroica carità. Le scenette della predella sono di una vivacità formidabile: l’incontro delle due cugine in un ambiente spoglio. La Natività ambientata in una struttura segnata da elementi classici e di nobile architettura contrasta con l’Adorazione dei Magi tutta vivacità e colore. Forse questi ultimi elementi sono una prova del valore dello stesso Defendente Ferrari. Natale Maffioli
U Particolare della tavola dell’Annunziata.
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Inserto ADMA
Vivere e diffondere la devozione all’Ausiliatrice
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’Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA) è il secondo gruppo della Famiglia Salesiana: è stata fondata, infatti, da San Giovanni Bosco nel Santuario di Torino-Valdocco, il 18 aprile 1869. Anche per questo la nostra rivista, pubblicata dallo stesso Santuario, da sempre dedica ampio spazio alle molte iniziative dell’ADMA. Pensando di fare cosa gradita ai nuovi lettori, in questo primo numero del 2010 ne presentiamo gli scopi e le principali caratteristiche. “La Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Ausiliatrice. I tempi corrono così tristi che abbiamo bisogno che la Vergine Santa ci aiuti a conservare e difendere la fede cristiana”, scrisse Don Bosco a don Cagliero. Scopo principale dell’ADMA è appunto quello di “promuovere la venerazione al SS. Sacramento e a Maria Aiuto dei Cristiani”. Non solo; ai primi missionari Don Bosco disse: “Confidate ogni cosa in Ge-
IL NUOVO “QUADERNO” Dopo i primi due “Quaderni”, intitolati “Don Bosco in trincea” e “Ave Maria Ausiliatrice ”, è stato appena pubblicato il terzo, fondamentale per la vita dell’Associazione: “ADMA. Un itinerario di santificazione e di apostolato secondo il carisma di Don Bosco”. Il volumetto è dedicato alla presentazione dell’Associazione e destinato alla formazione degli iscritti, oltre che utile a quanti desiderano far parte dell’Associazione, o desiderano conoscerne la storia e lo spirito. Dopo l’autorevole presentazione del Rettor Maggiore, don Pascual Chávez, e una breve presentazione storica dell’ADMA a cura di don Piero Braida, segue il commento al regolamento con l’intento di offrire ai soci e ai gruppi locali la possibilità di conoscerne i contenuti e interiorizzarne il valore. Segue un excursus storico del rapporto tra Don Bosco e i suoi successori e l’ADMA. Sono riproposte, infine, alcune lettere di don Egidio Viganò (Rettor Maggiore dal 1977 al ’95), significative per la storia dell’Associazione.
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sù Cristo sacramentato ed in Maria Ausiliatrice e vedrete che cosa sono i miracoli”. Oggi, l’ADMA è diffusa in tutto il mondo, in particolare là dove sono presenti i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice. Nel Regolamento dell’ADMA si ricorda: “L’Associazione di Maria Ausiliatrice esistente presso il Santuario di Maria Ausiliatrice di Torino-Valdocco è erede e continuatrice della prima fondata da Don Bosco; per questo viene denominata «Primaria». A motivo della sua origine e del suo legame con il Santuario essa svolge il ruolo di animazione, collegamento e informazione dell’Associazione a livello mondiale” (art.15). Con l’adesione all’Associazione le persone si impegnano a: – valorizzare la partecipazione alla vita liturgica; – vivere e diffondere la devozione a Maria Ausiliatrice, secondo lo spirito di Don Bosco; – imitare Maria, coltivando nella propria famiglia un ambiente cristiano di accoglienza e solidarietà; – praticare la sollecitudine per i giovani più poveri e le persone in necessità; – collaborare alla vita parrocchiale e alla missione salesiana; – pregare e sostenere, in particolare nella Famiglia Salesiana, le vocazioni laicali, consacrate e ministeriali; – vivere la spiritualità del quotidiano, con atteggiamenti evangelici alla scuola di Maria: l’obbedienza alla volontà di Dio (“Fiat”: “Avvenga per me secondo la tua parola”); il ringraziamento
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a Dio per le meraviglie che continuamente compie (“Magnificat”: “L’anima mia magnifica il Signore”); la fedeltà a Lui anche nell’ora della prova e della Croce (“Stabat”: “Stavano presso la croce di Gesù, sua madre...”). Tra gli strumenti di comunione, formazione e comunicazione, spiccano: – la nostra “Rivista Maria Ausiliatrice”, Admaonline, foglio mensile di collegamento, formazione e animazione, reperibile su internet, edito in cinque lingue: inglese, francese, spagnolo, portoghese e, ovviamente, italiano: www.donbosco-torino.it/ita/adma; – i “Quaderni di Maria Ausiliatrice”, una speciale collana, edita dalla Elledici, di cui è appena uscito il terzo titolo (vedi finestra a lato). Per qualsiasi informazione ed iscrizione, rivolgersi a: SEDE ADMA PRIMARIA Via Maria Ausiliatrice, 32 - 10152 Torino (Italia) Tel. 0039 - 011.5224216 e-mail: pcameroni@salesiani.it sito internet: www.donbosco-torino.it/ita/adma
ADMA nel mondo ADMA Nordest del Brasile Il 17 ottobre 2009, si è svolta la seconda riunione annuale dell’ADMA del Nordest del Brasile presso il santuario di Maria Ausiliatrice di Jaboatão. Erano rappresentati i gruppi di Aracaju, Recife-Sagrado Coração, Recife-Bongi, Jaboatão-Colônia, Jaboatão-cidade, Paudalho-Guadalajara e Petrolina, oltre alla presenza di due novizi Thiago e Bruno e del postnovizio Rafael che lavorano nelle ADMA locali. Nella mattinata si è studiato il tema “Maria Madre e Maestra della Famiglia Salesiana”, attraverso l’icona biblica di “Maria in cammino verso il tempio di Gerusalemme” (Lc 2,41-
52). Ne sono seguiti interessanti interventi e concrete applicazioni, come per l’impegno nella cura e nell’educazione dei figli. Nel pomeriggio si sono condivisi due aspetti di vita associativa: la visita domiciliaria dell’immagine pellegrina di Maria Ausiliatrice e la formazione di gruppi giovanili dell’ADMA. In tal senso si segnala il gruppo di Jaboatão-Oratório che ha elaborato un programma annuale e che ogni 24 del mese vive un momento di condivisione del gruppo responsabile; Aracaju fa la peregrinazione durante il mese di maggio, mentre Guadalajara porta nelle diverse comunità la Cappella di Maria Ausiliatrice. Gruppi giovanili dell’ADMA sono presenti in Carpina, Petrolina e, con un significativo numero, in Guadalajara. Davvero una riunione ricca e utile per tutti! Al termine della riunione nella Basilica di Maria Ausiliatrice di Jaboatão si è svolta con solennità la consegna del Diploma di Aggregazione inviato dall’ADMA Primaria di Torino e 5 nuove Promesse dell’ADMA di Fortaleza-Dom Lustosa, animata dal padre Francisco Demontier de Araújo Távora, direttore del Colégio Dom Lustosa, appassionato diffusore dell’Associazione. Pier Luigi Cameroni
U Seconda riunione annuale dell’ADMA del Nordest del Brasile presso il santuario di Maria Ausiliatrice di Jaboatão dove l’animatore spirituale Mons. Edvaldo do Amaral ha consegnato il Diploma di Aggregazione inviato dall’ADMA Primaria.
ADMA news Le informazioni complete dell’ADMA nel mondo le leggete sul sito: www.donbosco-torino.it adma-on-line
pcameroni@salesiani.it
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Appuntamenti mariani
XI MOSTRA DI PRESEPI
E ICONOGRAFIA DELLA MADRE DI
DIO
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Y Un’immagine della Madonna del Latte.
I Una Natività in foglie di mais, proveniente dalla Repubblica Ceca, sono due delle centinaia di “pezzi” esposti.
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ll’ingresso i visitatori sono accolti dalle amabili figure di Don Bosco e del suo primo successore, il Beato Michele Rua, perché l’XI mostra dei Presepi si inserisce felicemente tra due ricorrenze importanti per la Famiglia Salesiana. Don Bosco, 150 anni fa, il 18 dicembre 1859, con alcuni giovani dell’Oratorio, dava inizio alla Congregazione dei Salesiani; e 100 anni fa, il 6 aprile 1910, moriva qui a Valdocco, il Beato Michele Rua, uno dei ragazzi incontrati da Don Bosco e suo primo successore. La Madonna del Latte La Mostra ha come tema: “Presepi e Iconografia della Madre di Dio: la Madonna del Latte”, e intende presentare alcune delle tante Immagini della Madonna colta nell’atteggiamento profondamente materno di dare il latte a Gesù Bambino. Vuole quindi rendere un omaggio, nel Natale, alla divina Maternità di Maria ed all’amore che
tutte le mamme hanno per i loro bambini. Ne ammiriamo alcune in particolare. La prima che incontriamo è l’affresco staccato da un’Abbazia benedettina dell’Alta Lombardia, raffigurante la Madonna seduta che allatta il Bambino tenuto sul ginocchio destro. Vi è poi la grande Icona russa della Vergine che regge ed allatta il Bambino, denominata appunto, con parola greca, Galactotrofúsa. Quindi l’Immagine del Pilone del 1300, sulle sponde del lago di Avigliana, che presenta la Madonna in atteggiamento materno, seduta, con in braccio, nel dolce atto di allattarlo, il Bambino Gesù il quale tiene tra le manine, trastullo innocente, una rondine. Di qui il titolo di Madonna della rondine. Tra le tante grazie ottenute per intercessione della Madonna della rondine, forse la più insigne, è quella ricevuta dalla contessa di Savoia, Bona
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di Borbone, sposa di Amedeo VI, tanto desiderosa di poter stringere anche lei al proprio seno un bambino ed erede. La Madonna accoglie il suo desiderio di mamma ed il 24 febbraio 1360 nasce Amedeo VII, il Conte Rosso. Lo splendido trittico di Defendente Ferrari, che si trova nella Sacra di San Michele, con la Madonna del latte tra l’Arcangelo Michele e San Giovanni Vincenzo. E tante altre magnifiche Immagini della Madonna raffigurata nell’atteggiamento di Mamma, sparse in Italia ed in tutto il mondo. U In senso antiorario: il presepe di San Tomè, uno ligneo della Danimarca e uno belga.
I Presepi Per quanto riguarda i Presepi, ne troviamo di diverse forme e dimensioni. Abbiamo i grandi Presepi di movimento che attirano l’attenzione e suscitano l’entusiasmo di piccoli e di adulti; il Presepe spettacolare per il paesaggio maestoso e per gli effetti luminosi. Un Presepe caratteristico presenta una chiesa in stile romanico a base circolare; l’esterno è completamente rivestito da mattoni-pietre a vista, mentre l’interno è la ricostruzione della Rotonda di San Tomè (BG) con i personaggi della Santa Famiglia: Maria tiene due colombi neri in mano, come nell’apparizione di Ghiaie di Bonate (BG). All’interno della Rotonda, è vi-
sibile il ciclo giorno-notte. Numerosi sono i Presepi provenienti dai diversi Continenti. Tutti rappresentano, nella loro fantasia ed arte, la realtà del Natale: Gesù nasce nella povertà, ed è presentato da Maria e da Giuseppe agli umili e semplici pastori di Betlemme ed ai grandi e ricchi Magi che giungono da lontano per adorarlo. Tutti rivelano, oltre alla ingegnosità ed abilità tecnica dei costruttori, un grande amore per il Bambino Gesù. Mario Morra morra.rivista@ausiliatrice.net
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Il decalogo di Assisi per la pace
1 Ci impegniamo a proclamare la nostra ferma convinzione che la violenza e il terrorismo si oppongono al vero spirito religioso e, condannando qualsiasi ricorso alla violenza e alla guerra in nome di Dio o della religione, ci impegniamo a fare tutto il possibile per sradicare le cause del terrorismo. 2 Ci impegniamo a educare le persone al rispetto e alla stima reciproci, affinché si possa giungere a una coesistenza pacifica e solidale fra i membri di etnie, di culture e di religioni diverse. 3 Ci impegniamo a promuovere la cultura del dialogo, affinché si sviluppino la comprensione e la fiducia reciproche fra gli individui e fra i popoli, poiché tali sono le condizioni di una pace autentica. 4 Ci impegniamo a difendere il diritto di ogni persona umana a condurre un’esistenza degna, conforme alla sua identità culturale, e a fondare liberamente una propria famiglia. I ... un mondo di solidarietà e di pace fondato sulla giustizia.
5 Ci impegniamo a dialogare con sincerità e pazienza, non considerando ciò che ci separa come un muro insormontabile, ma, al contrario, riconoscendo che il confronto con la diversità degli altri può diventare un’occasione di maggiore comprensione reciproca. 6 Ci impegniamo a perdonarci reciprocamente gli errori e i pregiudizi del
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passato e del presente, e a sostenerci nello sforzo comune per vincere l’egoismo e l’abuso, l’odio e la violenza, e per imparare dal passato che la pace senza la giustizia non è una pace vera. 7 Ci impegniamo a stare accanto a quanti soffrono per la miseria e l’abbandono, facendoci voce di quanti non hanno voce e operando concretamente per superare simili situazioni, convinti che nessuno possa essere felice da solo. 8 Ci impegniamo a fare nostro il grido di quanti non si rassegnano alla violenza e al male, e desideriamo contribuire con tutte le nostre forze a dare all’umanità del nostro tempo una reale speranza di giustizia e di pace. 9 Ci impegniamo a incoraggiare qualsiasi iniziativa che promuova l’amicizia fra i popoli, convinti che, se manca un’intesa solida fra i popoli, il progresso tecnologico espone il mondo a crescenti rischi di distruzione e di morte. 0 Ci impegniamo a chiedere ai responsabili delle nazioni di compiere tutti gli sforzi possibili affinché, a livello nazionale e a livello internazionale, sia edificato e consolidato un mondo di solidarietà e di pace fondato sulla giustizia. Gli impegni di tutti i rappresentanti religiosi radunati ad Assisi dal Papa Giovanni Paolo II il 24 gennaio 2002.
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Lettere a Suor Manu
Non esistono brevetti per educare “C
ara suor Manu, sono una delle mamme che venerdì scorso hanno partecipato all’incontro per genitori. In famiglia siamo in cinque, io, mio marito Vittorio, Marika la “più grande” di 14 anni compiuti lunedì, Federica di 10 e Alessia di 8. Dopo l’incontro mi è cresciuto il desiderio di ringraziarti principalmente per aver regalato un momento in cui fermarsi e guardarci dentro. Io lavoro con ragazzi diversamente abili, ma relazionarsi con i propri figli è, a volte, decisamente molto difficile e complesso e mi chiedo se esista un corso che ti dia la sicurezza di saper “toccare le corde giuste”...
”
La relazione è un’arte, quando riguarda gli adolescenti poi, è un’impresa e se questi sono i propri figli... direi che è un miracolo! Anni fa organizzammo una scuola per genitori e si presentò anche una mamma che di professione insegnava neuropsichiatria infantile all’università. Un po’ imbarazzata le dissi “Forse dovrebbe essere lei a insegnare in questa scuola per genitori” e lei, con estrema semplicità e umiltà mi disse: “Le assicuro che in tutto quello che ho studiato e insegno non ho ancora trovato uno spunto interessante e utile per sentirmi un po’ meno inadeguata nel rapporto con mia figlia!”. In effetti non esistono brevetti per educare, tanto meno per educare i propri figli, ma sono anche convinta che se esistessero non riuscirebbero a soddisfarci in pieno, neanche si trattasse del libretto di istruzioni per il montaggio di un mobile appena acquistato in un “fai da te”. Già, perché loro sono così: sono euforici quando al loro posto saresti in cri-
si; piangono quando ti sembra che non ne valga la pena; ridono quando sono a disagio; tacciono quando, se fossi in loro, tu urleresti; strillano quando vorresti che rispettassero il silenzio; ti ringraziano per qualcosa di cui non sei neppure consapevole; ti rinfacciano cose che non ti aspetteresti proprio; passano le ore a curare il loro look, ma nei momenti importanti per te, si vestono da straccioni; difendono gli animali e non si accorgono che ti stanno uccidendo a poco a poco; detestano la storia, ma sanno ogni minimo dettaglio della storia dei loro cantanti preferiti; fanno confusione quando cerchi di guidarli in gruppo, ma per il gruppo darebbero la vita... l’elenco delle contraddizioni che ci pare di riscontrare in loro potrebbe essere ancora molto lungo, perché loro sono così, sempre “non del tutto”, “non ancora”, “non abbastanza”, “al di là”, “al di sotto”, “al di fuori”, rispetto a noi e alle nostre attese. È la loro caratteristica. Ma è anche il loro “bello”. Penso che la lezione numero uno nell’immaginario corso per ottenere un brevetto per educare, sia proprio “non pretendere un brevetto”. Il manuale del perfetto educatore di adolescenti sono i ragazzi stessi: ascoltiamoli, guardiamoli, accogliamoli così come sono, a occhio nudo, a mani nude, senza pretese, e neppure attese... li troveremo certamente molto appassionanti! Suor Manu
I Sr. Manuela Robazza, salesiana Figlia di Maria Ausiliatrice, già direttrice di “Primavera”, è da sempre impegnata con i giovani.
suormanu.rivista@ausiliatrice.net
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Nº 1 - GENNAIO 2010
Sotto lo sguardo di Don Bosco La pagina del Rettore
Don Franco Lotto
Don Rua: buoni salesiani solo se devoti all’Ausiliatrice Don Pascual Chávez Villanueva Editoriale Maria: modello nell’ascolto e nella pratica della Parola Leggiamo i Vangeli Maria, all’Alfa e all’Omega del tempo Spiritualità mariana La fioritura del XII secolo Maria nei secoli Maria Ausiliatrice, Don Bosco e i giovani Il poster
Marco Rossetti Maria Ko Ha Fong Roberto Spataro a cura di Mario Scudu
Riescono i giovani a cavalcare la tigre? Attualità
Mario Scudu
Buon anno nuovo con Maria Il Papa ci parla
Enzo Bianco
Il Santuario “Madonna dei Laghi” di Avigliana (TO) Maria nell’arte Vivere e diffondere la devozione all’Ausiliatrice L’Adma nel mondo
Natale Maffioli Pier Luigi Cameroni
XI mostra di Presepi e iconografia della Madre di Dio Appuntamenti mariani
Mario Morra
Il decalogo di Assisi per la pace Non esistono brevetti per educare Lettere a Suor Manu
Manuela Robazza
FOTO DI COPERTINA:
San Giovanni Bosco raccomandava ai suoi giovani e a tutti i suoi Figli e Figlie: “Amate, onorate, servite Maria. Procurate di farla conoscere, amare e onorare dagli altri”. Don Bosco, dipinto di Nino Musio.
Altre foto: Archivio RMA - Centro Documentazione Mariana - Redazione ADMA - Editrice Elledici - Editrice SEI - ANS Image Bank - Notario Mario.
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ANNO XXXI -
MENSILE - Nº
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L’apostolo iliatrice di Maria Aus
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