Rivista Maria Ausiliatrice n.2/2010

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Spedizione in abb. postale 45% - art. 2 comma 20B - Legge 662/96 - D.C./D.C.I. - Torino - Tassa Pagata / Taxe Perçue

ANNO XXXI - MENSILE - Nº 2 - FEBBRAIO 2010

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Rivista della Basilica di Torino-Valdocco

Gesù presentato al Tempio


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Attività & iniziative hic domus mea

inde gloria mea Direzione: Livio Demarie (Coordinamento) Mario Scudu (Archivio e Sito internet) Luca Desserafino (Diffusione e Amministrazione)

SANTE MESSE

ALTRE CELEBRAZIONI

Giorni feriali: le Sante Messe vengono celebrate alle ore 6,30 / 7,00 / 7,30 / 8,00 / 8,30 / 9,00 / 10,00 / 11,00 / 17,00 / 18,30. Santa Messa prefestiva ore 18,00. Nei mesi di luglio e agosto viene sospesa la Santa Messa delle ore 8,30. Ad agosto anche quella delle ore 17,00. Giorni festivi: alle ore 7,00 / 8,00 / 9,00 / 10,00 / 11,00 / 12,00 / 17,30 / 18,30 / 21,00.

Giorni feriali: alle ore 16,30 preghiera del Santo Rosario; segue l’Adorazione Eucaristica e la Benedizione. Giorni festivi: alle ore 16,30 il canto dei Vespri, l’Adorazione Eucaristica e la Benedizione. Vigilia delle feste: alle ore 18,55 Primi Vespri. Feste di particolare rilievo: oltre alle feste del normale anno liturgico vengono celebrate con solennità quella di San Giovanni Bosco il 31 gennaio e la festa di Santa Maria Ausiliatrice il 24 maggio. Entrambe le feste sono precedute dalle Novene, con predicazione e preparazione.

Direttore responsabile: Sergio Giordani Registrazione: Tribunale di Torino n. 2954 del 21-4-1980 Stampa: Scuola Grafica Salesiana Torino Corrispondenza: Rivista Maria Ausiliatrice Via Maria Ausiliatrice, 32 10152 Torino Centralino 011.52.24.822 Rivista 011.52.24.203 Fax 011.52.24.677 rivista@ausiliatrice.net www.donbosco-torino.it Abbonamento: Ccp n. 21059100 intestato a: Santuario Maria Ausiliatrice, Via Maria Ausiliatrice, 32 10152 Torino Collaboratori: Corrado Bettiga Lorenzo Bortolin Maurizio Versaci Nicola Latorre Per Bonifici: Codice IBAN: IT15J076 0101 0000 0002 1059 100 PayPal: abbonamento.rivista @ausiliatrice.net Abbonamento annuo: .................. € 13,00 Amico .................... € 20,00 Sostenitore ............ € 50,00 Europa .................. € 15,00 Extraeuropei .......... € 18,00 Un numero ............ € 1,30 Spediz. in abbonam. postale Pubblicità inferiore al 45%

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CONFESSIONI Quella delle Confessioni è una delle attività spirituali principali e più ricercate nel Santuario-Basilica di Maria Ausiliatrice. Le confessioni, su richiesta, possono anche essere ascoltate in: italiano, francese, inglese o spagnolo. Giorni feriali: dalle ore 6,30 alle 12,00 e dalle ore 14,30 alle 19,00. Giorni festivi: dalle ore 7,00 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 19,00. Inoltre dalle ore 20,30 e alle 21,30 durante la celebrazione della Santa Messa della sera.

Visita ai luoghi salesiani Le visite di gruppi di pellegrini possono essere guidate da un salesiano del Santuario.

Colloqui spirituali Ci si può riferire a qualche sacerdote in sacrestia. Oppure nei giorni feriali dalle 16,00 alle 18,30 il sacerdote riceve in una saletta all’interno del Santuario-Basilica.


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La pagina del Rettore

Educare significa aiutare a crescere Carissimi amici, non posso aprire queste brevi righe senza ricordare l’improvvisa morte, avvenuta il giorno 1 gennaio al Colle don Bosco, del nostro carissimo don Luigi Basset, per anni Rettore di questa Basilica, al cui servizio ha speso con generosità le sue energie. La sua costante presenza, anche in questi ultimi anni, alla processione di Maria Ausiliatrice, ne ha garantito sempre il sereno e ordinato svolgimento. Lo ricordiamo con riconoscenza al Signore e all’Ausiliatrice, che egli tanto amò. Il mese di gennaio ci ha visti attenti alle celebrazioni dei nostri Santi, in particolare Don Bosco. Questa festa è particolarmente sentita e numerosi sono i fedeli che vengono a invocare la sua protezione. La fiduciosa simpatia verso di lui non tende e diminuire, anzi, offre spunti e provocazioni se si vuole davvero camminare alla sua scuola di educatore. La situazione giovanile del proprio tempo, che colpì fortemente il suo cuore, continua ad essere una delle emergenze del nostro tempo. L’urgenza di un rinnovato impegno educativo deve spingere ogni persona che abbia a cuore il futuro dei nostri giovani a non restare inerti, a cercare strade sicure e nuove per proporre forti ideali e mete significative. Il Vangelo ci ricorda che “Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,52). Il nostro compito è quello di aiutare i ragazzi e i giovani a crescere come lui; a costruire l’uomo e la donna di domani; ad aprirli a ideali e a valori che contrastino le proposte deludenti che il mondo offre a piene mani; a farli capaci di affrontare le sfide

di oggi. Educare significa aiutare a crescere, come ricorda don Pier Fausto Frisoli nell’editoriale. Don Bosco ci ha provato e, attraverso la “ragione, religione e amorevolezza”, ha aiutato tanti giovani ad essere “onesti cittadini e buoni cristiani”, formula che richiama la “sapienza, l’età e la grazia” di Gesù. Egli si è affidato, per questo compito, all’Educatrice per eccellenza, a Colei che dal Padre, con Giuseppe, ha avuto il compito di aiutare Gesù a crescere nella sua umanità. Nella maggior parte dei sogni di Don Bosco, sul tema della salvezza dei giovani, Maria è sempre presente come madre sollecita, premurosa, attenta, che con la sua protezione garantisce la vittoria.

I “Amate ciò che amano i giovani, affinché i giovani amino ciò che amate voi” (Don Bosco).

È l’Ausiliatrice, e così vogliamo invocarla chiedendole di essere testimoni coraggiosi, autentici e credibili per i giovani di oggi. Con un costante ricordo in Basilica per tutti voi. Don Franco Lotto, Rettore lotto.rivista@ausiliatrice.net

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Editoriale

Quattro sfide per L

U Don Pier Fausto Frisoli è dal 2004 Consigliere Regionale per i Salesiani dell’Italia e del Medio Oriente. ANS Image Bank

I La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ha sede a Strasburgo.

a Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha accolto il ricorso presentato da una signora finlandese naturalizzata italiana nel 2002, che aveva chiesto di rimuovere il crocifisso dalle aule della scuola frequentata dai due figli. Per la Corte, l’esposizione del crocifisso rappresenta «una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni». La notizia, diffusa il 3 novembre scorso, ha suscitato dibattiti e polemiche. È un fatto isolato o un segnale di un fenomeno più ampio? Che cosa sta accadendo? L’Europa delle cattedrali, dei capolavori d’arte cristiana, della musica sacra, l’Europa dei santi, dei pellegrini e dei missionari è divenuta essa stessa “terra di missione”? I figli di Don Bosco, la Famiglia Salesiana, i devoti di Maria Ausiliatrice (la Madonna dei tempi difficili) come

si pongono dinanzi a questa situazione? Penso che dobbiamo guardare al volto dell’Europa oggi, amare questa terra, vincere le paure. Non possiamo essere indifferenti, assenti, ignari di cosa sta capitando. Lo Spirito Santo non smette di parlarci in questo tempo. Indico quattro fenomeni che ci interpellano. – Il primo: il cambio demografico, l’invecchiamento, la migrazione interna e l’immigrazione. Popoli nuovi entrano a far parte dell’Europa: sono giovani, molti sono cristiani, hanno bisogno di trovare famiglie e comunità cristiane accoglienti. – Il secondo: la formazione e l’educazione subordinati all’economia e al mercato del lavoro. Anche qui, come Salesiani abbiamo molto da fare e da dire per riaffermare una visione integrale dell’educazione e dello sviluppo. Don Bosco esprimeva la sua missione con una formula semplice, ma ricca: “formare l’onesto cittadino e il buon cristiano”. L’uomo non è soltanto produttore o consumatore: “non vive di solo pane”! – Il terzo: la secolarizzazione e il laicismo. Nella politica e specialmente nelle proposte di formazione e di educazione, si evita il riferimento alla religione, alle “radici cristiane” dell’Europa. C’è molto da fare per annunciare di nuovo il Vangelo, per spiegare nuovamente i simboli della fede di cui sono piene le nostre città, per raccontare la storia della fede cristiana delle nostre nazioni.

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r l’Europa

L’Italia è la più “vecchia” d’Europa Ha anche più disoccupati tra i laureati L’Italia è un Paese per vecchi, o in altre parole è lo Stato europeo con meno giovani e con uno dei tassi più alti di disoccupazione tra laureati. Lo rileva l’Eurostat, l’Ufficio di statistica dell’UE. I giovani europei tra 15 e 29 anni sono, infatti, circa 95 milioni, il 19,5% dei cittadini, ma in Italia sono meno del 18%, con Regioni dove la percentuale è più bassa: 12% in Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana. I Paesi “più giovani” sono, invece, Slovacchia, Polonia, Irlanda e Cipro, con una quota superiore al 24%. Non solo: rispetto agli altri giovani europei, gli italiani sono quelli con il tasso di disoccupazione più elevato tra i laureati: la media UE è al 5,9%, ma l’Italia è al 9,6%, superata soltanto da Spagna (11,8%) e Grecia (11,7%). (Ansa, 10 dicembre 2009)

– Quarto: l’attenzione alla partecipazione attiva dei giovani. I giovani si muovono, si esprimono, si incontrano. Come Don Bosco, guardiamo a loro come a una risorsa preziosa per dare nuova vita al Vecchio Continente. Giovanni Paolo II, il giorno della prima celebrazione in piazza San Pietro, disse ai giovani: “Siete la speranza della Chiesa. Siete la mia speranza”. Questo è lo sguardo salesiano che rifiuta di gemere sul proprio tempo e coltiva attivamente la speranza. La Congregazione Salesiana nel 26º Capitolo generale ha preso sul serio l’invito di Giovanni Paolo II a una nuo-

va evangelizzazione per il nuovo millennio. E ha accolto la parola di Benedetto XVI che, prima e dopo l’elezione a Papa, ha rivolto particolare attenzione al recupero della identità cristiana dell’Europa. Riporto alcune parole dei confratelli capitolari. “Si va indebolendo sempre più il riferimento alle radici cristiane che hanno contribuito alla identità del continente, ispirato pensiero, costume ed arte, orientato la storia dei popoli, arricchito la Chiesa di splendide figure di santità, nutrito per secoli lo slancio missionario in tutto il mondo. In forza dell’interdipendenza tra i popoli, il destino dell’Europa, coinvolge il mondo intero e diventa preoccupazione della Chiesa universale. Si apre così una nuova frontiera rispetto al passato: per noi Salesiani è un invito a «rivolgere un’attenzione crescente all’educazione dei giovani alla fede»”. È una sfida formidabile che vede in prima linea l’intera Famiglia Salesiana. A voi cari lettori e a tutti i devoti di Maria Ausiliatrice rivolgo l’appello a sostenere questo compito con la preghiera del Rosario. Ci accompagni Lei, Maria, l’Aiuto dei cristiani. Don Pier Fausto Frisoli

T Giovanni Paolo II ha sempre considerato i giovani “la speranza della Chiesa”. © Agenzia SIR

T La sfida formidabile dell’educazione dei giovani alla fede. ANS Image Bank

Consigliere Regionale per Italia e Medio Oriente

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Leggiamo i Vangeli

Amare molto il Signore (Lc 7,36-50)

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I La guarigione del servo del centurione. «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!» (Lc 7,9). Nino Musio - Editrice Elledici

e c’è qualcosa che anche noi possiamo fare, ebbene questa è «amare» il Signore! «Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato». Il Maestro si trovava in Galilea (4,149,50) ed aveva appena concluso una lunga serie di insegnamenti: tutti si erano radunati in una radura per poterlo ascoltare (6,12-49). Lasciato quel luogo, Gesù era entrato in Cafarnao e vi aveva guarito il servo del centurione. A Naim, poi, aveva ridato la vita al figlio di una vedova (7,1-17). Dopo ancora, aveva compiuto altri miracoli per mostrare che proprio lui era il Messia atteso da Israele, ma non tutto il popolo lo aveva accolto. Così aveva criticato la durezza del cuore della gente (7,31-35). È in questo contesto che Gesù accetta un invito a cena rivoltogli da Simone, un fariseo. Immaginiamo la scena iniziale (vv. 36-38): un notabile imbandisce una cena e secondo il costume apre le porte della casa perché tutti possano vedere chi fosse l’invitato e che cosa si offrisse a lui e ai

commensali. Simone dimentica però un gesto richiesto dalle regole dell’ospitalità: non porge al suo ospite l’acqua per lavarsi i piedi, né lo saluta col bacio di benvenuto. Gesù se ne accorge (vv. 44-46) e Luca lo scrive, indicando ai suoi lettori come l’intenzione di quel fariseo sia non benevola nei confronti di Gesù, ma subdola, pretestuosa. Intanto una donna peccatrice – da non identificarsi con Maria, sorella di Marta e di Lazzaro (cfr. Gv 11,1-54; 12,1-11), né con Maria Maddalena (cfr. Gv 8,1-11) – saputo che Gesù si trovava in quella casa, decide il tutto per tutto. Vi entra e compie lei quanto Simone non aveva fatto: quando tutti gli invitati si trovavano a tavola, con le lacrime lava i piedi di Gesù, glieli asciuga coi capelli e li bacia. Infine li profuma. La donna è umile e riconoscente, forse aveva incontrato il Maestro in precedenza. Gesù rimane fermo, non si ritrae da quei gesti pieni di amore. Lui è venuto ad accogliere i peccatori. Il silenzio piomba però improvviso tra i commensali: quanto la donna ha fatto, ha generato un disagio palpabile. Del resto, la sola azione dello sciogliersi i capelli in pubblico era considerata riprovevole, tale da qualificare una donna come spregevole. Se a compierlo era una donna sposata, il gesto poteva essere addirittura considerato come causa impugnabile per il divorzio. La Parola che interpreta Finisce così la prima grande scena di questo racconto. Nella seconda, la parola interpretativa di Gesù ha parte

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T Vedi Simone? Questa donna mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli (cfr. Lc 7,44). © Editrice Elledici

preponderante (vv. 39-47). Nessuno parla, l’atmosfera si è raggelata. Ma il silenzio non dice assenza di opinioni. Il Signore, che conosce anche i pensieri, sa ciò che Simone sta pensando: i gesti d’amore della donna diventano per lui un pretesto per giudicare Gesù. Per questo, Gesù si rivolge a lui, lo chiama per nome e gli racconta una parabola. Il Maestro facendo rivisitare a Simone i momenti salienti della vicenda appena accaduta e ponendoli a confronto con le negligenze del fariseo, lo conduce ad autoverificare il proprio comportamento e il modo di pensare. È ancora la parola esplicativa di Gesù a suffragare, in modo quasi lapidario, l’insegnamento sulla diversa gratitudine dei due debitori: «Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato». La Parola che salva Il racconto si conclude con la conferma di quanto il Signore ha appena interpretato (vv. 48-50). Ora si rivolge alla donna: «I tuoi peccati sono perdonati». A lei che con umiltà, profon-

da devozione, speranza e fede si è avvicinata a Gesù perché consapevole di essere... debitrice di «cinquecento denari», è donato tutto l’amore misericordioso di Dio: per questo è confermata nell’esaudimento del desiderio per cui è venuta ed è congedata nella «pace» (v. 50). Al contrario, per Simone che si riteneva a posto o forse debitore di soli «cinquanta denari», nessun’altra parola viene aggiunta. Egli è lasciato così, come precluso all’esperienza meravigliosa dell’amore, perché neppure Dio può ciò che non gli si permette di fare. È con l’animo amante della donna che anche noi dobbiamo incontrare Cristo: solo l’amore è destinato a fare la differenza. Ebbene, la parola di Gesù, vuol proprio spingerci all’amore nei suoi confronti. Soltanto il nostro amore incontra il suo cuore e lo dispone alla misericordia, fermo restando che il perdono è comunque un frutto della gratuità di Dio. Se c’è, però, qualcosa che anche noi possiamo fare, ebbene questa è «amare» il Signore! Marco Rossetti

Solo l’amore è destinato a fare la differenza.

rossetti.rivista@ausiliatrice.net

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Spiritualità mariana

Maria si mise in v I

n uno dei suoi viaggi, lo scrittore e diplomatico messicano Carlos Fuentes era diretto a un villaggio che non conosceva bene. Così, si fermò a chiedere a un contadino quanto era lontano. La risposta fu: «Se ti fosti messo a camminare all’alba, adesso saresti arrivato». Quel contadino aveva un altro modo di misurare il tempo e le distanze: non in ore o in chilometri, ma con la dinamica del camminare e con il ritmo della natura.

Una vita sulla via

I Cana di Galilea. Maria durante il suo cammino si fermò anche qui.

Nella sua vita terrena, Maria ha viaggiato parecchio, molto più di una donna ebrea dei suoi tempi. Sotto la penna degli evangelisti, come per Gesù, anche la figura di Maria è itinerante e dinamica. Gesù nasce per la via, muore per la via e lungo la sua vita missionaria è sempre sulla via. Non solo. Egli stesso è «la via» che conduce al Padre. Anche sua madre si trova spesso sulla via. Il suo cammino tra Nazaret, Ain Karim, Betlemme, Cana di Ga-

lilea, Gerusalemme, Egitto, i suoi passi sui vicoli della sua vita quotidiana, sui sentieri aridi e tortuosi della montagna, sulle strade affollate delle città, sui gradini del tempio, sono accompagnati da un movimento interiore ben più intenso. Proviamo a domandare a Maria quanto dista e quanto tempo ci vuole per andare da Nazaret ad Ain Karim, a Betlemme, a Gerusalemme... Come avrebbe risposto Maria? Non in chilometri e ore, supponiamo. Ci avrebbe forse parlato della sua fretta per raggiungere la casa di Zaccaria e di Elisabetta per prestare loro il suo servizio. Ci avrebbe raccontato dei suoi sentimenti intrisi di dolcezza e di ansia quando, con Giuseppe come compagno e con il figlio di Dio nascosto nel silenzio del suo grembo, si metteva in viaggio per farsi registrare nella città di David. Ci avrebbe forse descritto il suo batticuore quando cercava Gesù dodicenne nei dintorni di Gerusalemme e confidato con quale dolore straziante ha vissuto l’ora di Gesù sul Calvario e poi, con quale gioia indicibile, il suo terzo giorno. Andare e restare La premura del cammino verso Ain Karim, come la sollecitudine alle nozze di Cana, mostrano lo stile attivo, intraprendente, creativo, risoluto di Maria. Il suo andare in fretta è immagine della Chiesa missionaria che, subito dopo la Pentecoste, investita dallo Spirito Santo, si mette in cammino per diffondere la buona novella fino agli estremi confini della terra. Paolo co-

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n viaggio nosce bene questa fretta: «È l’amore di Cristo che ci spinge» (2 Cor 5,14). Maria non pensa alle distanze, ai rischi possibili. Non calcola il tempo, non misura la fatica. L’ardore nel cuore le mette ali ai piedi. Si sente spinta, mandata da quel Dio che porta dentro. Il camminare di Maria non è soltanto movimento esterno, ma è anche un andare restando nel Signore, un partire dimorando in lui, un viaggiare portandolo dentro di sé. È la vita interiore che muove, dirige, avvolge e dà senso all’azione esteriore; è il silenzio che matura la parola. Ella unisce la contemplazione nell’incontro con il mistero alla concreta azione nell’esperienza del servizio; fonde in armonia il più grande trasporto nei confronti di Dio e il più grande realismo nel confronti del mondo e della storia. Progredire e regredire Alla sollecitudine e laboriosità esterna corrisponde una vivace attività interna. Maria «serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore». Luca ha voluto sottolineare l’atteggiamento riflessivo e sapiente di Maria di fronte al mistero, ripetendo questa frase due volte (Lc 2,19.51). È un’espressione che apre profondi spiragli sulla vita interiore di Maria. È una donna dal cuore grande, capace di conservare le «grandi cose» operate da Dio in lei nella storia, capace di far memoria delle meraviglie di Dio, capace di collegare dentro di sé il passato con il presente, trasformando tutto in seme di futuro. Maria non capisce subito tutto, ma ospita tutto nel suo cuore, si apre al mistero lascian-

T Maria “custodiva tutte queste cose nel suo cuore” (Lc 2,51b).

dosi coinvolgere e rispettando i ritmi della rivelazione storica di Dio. «Conservare le cose nel cuore» vuole dire saper fare memoria, saper ricordare (dal latino re-cordari), cioè far salire di nuovo le cose nel cuore. Questo atteggiamento di Maria, Gesù lo insegna anche ai suoi discepoli: «Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato» (Gv 16,4). «Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza» (Lc 8,15). Egli manda loro lo Spirito, perché «vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26). Maria ci sia maestra nell’arte di progredire nel cammino della vita e di regredire nella memoria, nella riflessione. Ci insegni il segreto dell’unificazione vitale tra interiorità e attività, tra essere e fare, tra credere e operare, tra preghiera e lavoro, tra memoria e creatività, tra concentrazione e diffusione della parola di Dio, tra «conservare tutto nel cuore» e «camminare in fretta», tra l’accogliere il dono di Dio e il farsi dono di Dio per gli altri. Maria Ko Ha Fong

Maria non calcola il tempo, non misura la fatica.

kohafong.rivista@ausiliatrice.net

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Maria nei secoli Elredo di Rievaulx:

amare la Madonna con tutto il cuore ra i nostri lettori più d’uno ricorderà d’aver studiato un trattato composto dal maggiore prosatore latino, Cicerone. Vi si trova una bella definizione dell’amicizia: “Volere le stesse cose, non volere le stesse cose”. Insomma, l’amicizia è una fusione delle volontà. A questo testo della sapienza pagana si ricollegò un monaco cistercense del XII secolo per scrivere un trattato dal titolo “L’amicizia spirituale”. Si tratta di Elredo di Rievaulx, dal nome dell’abbazia inglese, dove per molti anni fu superiore amatissimo dagli oltre 650 confratelli delle comunità per la finezza del carattere e la bontà che lo rendevano amico di tutti. Ed egli interpretò la vita cristiana proprio come amicizia ispirata dalla divina carità al punto che scrive: “Deus amicitia est”. Una persona così colta, gentile, amabile non poteva non essere un grande devoto della Madonna. Quando ne parla o ne scrive, impiega certo le risorse della sua intelligenza e della sua vasta preparazione teologica, ma soprattutto lascia spazio alla ricca e sensibile affettività fatta di tenerezza e dolcezza di cui è dotato. Già questa è la prima lezione che apprendiamo da questo autore del “secolo mariano”: della Madonna e alla Madonna si parla sempre con il cuore in mano! In fondo, noi conosciamo meglio solo se amiamo. Maria, esempio perfetto di verginità Sua sorella era monaca di clausura e viveva – come accadeva nel Medioevo – per conto suo, dedicandosi alla

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preghiera incessante per sollevare il mondo verso l’Alto. Elredo le dà dei consigli, una specie di regola di vita. Le suggerisce anzitutto di prendere come modello di vita proprio la Madre di Dio, la Vergine per eccellenza. Naturalmente, questa raccomandazione è espressa con il linguaggio affettivo che lo caratterizza e, immaginando di parlare a Giovanni, il vergine che accolse la Vergine, esclama: “O Giovanni, beato te! Con la forza di un testamento ti viene affidata la bellezza del genere umano, la speranza del mondo, la gloria del cielo, il rifugio dei miseri, il conforto degli afflitti, la consolazione dei poveri, il coraggio dei disperati, la riconciliazione con i peccatori; infine, la Signora del mondo e Regina del Cielo”. In questo invito rivolto a sua sorella, quello cioè di guardare a Maria come esempio perfetto di verginità, Elredo esprime un principio della teologia della vita consacrata: tutti coloro che si consacrano a Dio riproducono la forma di vita della Madonna. Per questo motivo la vita consacrata assume dignità e fascino. Meditare sul Vangelo come se fossimo presenti A sua sorella propone un esercizio di preghiera: meditare sui fatti del Vangelo immaginando con la fantasia e con il cuore di trovarsi nei luoghi e nel momento in cui essi si sono svolti. Elredo anticipa così un metodo di preghiera che sarà praticato da Santa Teresa d’Avila ed insegnato da Sant’Ignazio di Loyola nei suoi celebri Esercizi spirituali. Per trarre profitto da questo ti-


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po di meditazioni spirituali, Elredo raccomanda soprattutto gli episodi del Vangelo in cui è presente la Madonna. Come esempio, suggerisce di contemplare il mistero dell’Annunciazione in questo modo: “Entra nella camera della beata Maria e percorri i libri nei quali vengono profetizzati il parto della Vergine e la venuta di Cristo. Lì attendi l’arrivo dell’angelo per vederlo entrare e ascoltarne il saluto; poi anche tu, piena di estatico stupore, saluta, insieme all’Angelo, la tua dolcissima Signora, dicendo con giubilo: Ave, o piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta tra le donne. Ripetendo sovente queste parole, contempla la pienezza di grazia, dalla quale il mondo intero ha attinto la grazia”. Questo metodo viene applicato anche nella stesura di un trattatello che Elredo dedica all’interpretazione di un episodio dell’infanzia di Gesù: lo smarrimento ed il ritrovamento nel Tempio di Gerusalemme. Con la sua perspicacia nel penetrare le pagine del Vangelo, Elredo si rivolge direttamente alla Madonna: “Te lo chiedo di nuovo, o mia Signora, perché ti angosciavi? Penso che non ti preoccupasse il fatto che il fanciullo avrebbe potuto avere fame, sete o bisogno di qualcos’altro, poiché tu sapevi che era Dio; ma tu penavi unicamente per il fatto di essere stata privata, sia pure per poco, delle delizie ineffabili della sua presenza”. Lei, donna bellissima, “Tota pulchra” C’è da dire che gli esegeti contemporanei qualche rara volta non sono da meno dei grandi dottori del Medioevo. Sviluppando proprio l’intuizione di Elredo, hanno ravvisato nella “perdita” di Gesù per tre giorni una discreta allusione alla sua Morte e nel “ritrovamento” la sua Risurrezione gloriosa e le apparizioni ai discepoli. In effetti, ci sono molte analogie, nascoste nelle parole di

T Le rovine dell’abbazia di Rievaulx, una volta splendida, nell’Inghilterra settentrionale.

questo brano e di quelli che riportano il racconto di Pasqua. La Madonna del Sabato Santo, che attende piena di speranza la Risurrezione del Figlio, è ben presentata da Elredo nella Vergine che cerca il Figlio a Gerusalemme: ha tanta nostalgia di rivedere Gesù! Lo stesso episodio del Vangelo si chiude con un’annotazione che non sfugge ad Elredo: “Maria serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Secondo il nostro autore, la Madonna è stata l’ispiratrice degli evangelisti. Gli studiosi contemporanei scrivono migliaia di libri per scoprire le fonti dei racconti evangelici, formulando ipotesi che si contraddicono l’una con l’altro. Per Elredo è tutto più semplice e – aggiungiamo noi – ragionevole: “La Vergine saggia serbò dunque fedelmente tutte queste cose, sia custodendole con dignitoso silenzio, sia esternandole al momento opportuno, e finalmente le affidò ai discepoli perché ne facessero oggetto della loro predicazione”. Da teologo mariano di valore, Elredo ha insistito su un altro aspetto: la Madonna era anche avvenente, deliziosa, incantevole! E non si sbagliava: tutti i veggenti non fanno che confermare questa constatazione che, da secoli, i fedeli esprimono nelle note di una celebre antifona mariana: “Tota pulchra es”, Maria, sei bellissima! Roberto Spataro spataro.rivista@ausiliatrice.net

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Il Papa ci parla

LOURDES per capire Maria Due anni fa il Papa era a Lourdes per commemorare il 150º delle apparizioni di Maria. E ci ha indicato il suo ruolo eccezionale nella Chiesa, nella storia. Donna nuova, prima redenta, prima cristiana. Omelia del 14-09-2008.

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a tanto tempo l’accusa è mossa ai cattolici dai fratelli protestanti: «Voi cattolici esagerate, con la Madonna. Quasi la considerate una divinità. E poi con che facilità credete alle apparizioni...». Il guaio è che primi a dare il cattivo esempio, a macchiarsi di queste gravissime colpe, risulterebbero addirittura i papi! Per esempio Papa Benedetto, che solo due anni fa si è recato a Lourdes per commemorare con i cattolici di Francia il 150º di quelle apparizioni mariane. Ma, a meditare le parole del Papa, proprio Lourdes ci aiuta a capire chi è Maria per noi. E per i fratelli protestanti. Nel 1858 a Lourdes, la Madonna, per mezzo di Bernadette, ha ricordato ai cristiani dei nostri tempi – tra l’altro – lo straordinario evento della sua Immacolata Concezione. E 150 anni dopo, cioè un paio di anni fa, ecco, il Papa arriva a Lourdes. È il 14 settembre 2008. Sulla spianata di Massabielle traboccante di fedeli, Papa Benedetto nell’omelia della celebrazione eucaristica richiama le parole-chiave dell’antico avvenimento: «La bella Signora rivela il suo nome a Bernadette: “Io sono l’Immacolata Concezione”». E spiega: «Maria rivela la grazia straordinaria che aveva ricevuto da Dio, quella di essere stata concepita senza peccato, perché “ha guardato l’umiltà della sua serva” (Lc 1,48)». Poi aggiunge: «Maria, donna della nostra terra, s’è rimessa interamente a Dio, e ha ricevuto da Lui il privilegio di dare la vita umana al suo eterno Figlio: “Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38)».

Dunque Maria con la sua Concezione Immacolata è posta da Dio all’inizio del progetto di salvezza. Maria che in piena libertà si rimette interamente a Dio. Papa Benedetto a Lourdes trova le parole dello stupore e dell’entusiasmo riguardo a quel primo passo, la redenzione di noi bipedi implumi che tanto ci agitiamo sul pianeta Terra. Dice di Maria: «È la bellezza trasfigurata, l’immagine dell’umanità nuova. Presentandosi in una dipendenza totale da Dio, Maria esprime in realtà un atteggiamento di piena libertà, fondata sul pieno riconoscimento della sua vera dignità». Aggiunge: «Questo privilegio riguarda anche noi, perché ci svela la nostra dignità di uomini e di donne, segnati certo dal peccato, ma salvati nella speranza. Una speranza che ci consente di affrontare la nostra vita quotidiana». Dunque speranza: «Il messaggio di Maria – prosegue il Papa – è messaggio di speranza per tutti gli uomini e per tutte le donne del nostro tempo, di qualunque Paese siano. Sulle strade delle nostre vite, così spesso buie, lei è una luce di speranza che ci rischiara e ci orienta nel nostro cammino. Mediante il suo “sì”, mediante il dono generoso di se stessa, ha aperto a Dio le porte del nostro mondo e della nostra storia». Perciò l’invito del Papa a noi: «Nel silenzio della preghiera, sia Maria la vostra confidente, lei che ha saputo parlare a Bernadette, rispettandola e fidandosi di lei». Rispettandola? Sì: forse il Papa allu-


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deva a un particolare curioso delle apparizioni: la Madonna rivolgendosi a Bernadette, una ragazzina di campagna, le parlava nel suo dialetto dandole rispettosamente del voi. Disse per esempio: «Boulet aué era gracie de bié t’aci penden quinze dies?», cioè «Volete avere la cortesia di venire qui durante quindici giorni?». Perciò il Papa tesse l’elogio incondizionato di quella ragazzina: «Bernadette è la maggiore di una famiglia molto povera, che non possiede né sapere né potere, ed è debole di salute. Maria la sceglie per trasmettere il suo messaggio di conversione, di preghiera e di penitenza, in piena sintonia con la parola di Gesù: “Hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25)». Di fatto proprio con i piccoli – Maria, Bernadette – ha preso avvio e si sviluppa il progetto di Dio. Allora là in Palestina gli eventi per Maria si erano poi susseguiti a cascata: l’Annunciazione, la Divina Maternità, la Regina col grembiule della casalinga, la Donna sapiente a Cana, l’Addolorata sul Golgota, la Madre donata da Cristo a Giovanni e a tutti, la Regina degli apostoli nel Cenacolo, l’Assunta in cielo. E poi, nella susseguente storia della Chiesa, oggi come ieri e domani, Maria è l’Ausiliatrice dei cristiani. Sono le tappe della totale collaborazione di Maria alla redenzione. Donna nuova, prima redenta, prima cristiana. Ancora e sempre vigilante e attiva nel progetto di Dio che si compie nel mondo. Ora, spiega il Papa, la Madonna «ci accompagna con la sua presenza materna in mezzo agli avvenimenti della vita delle persone, delle famiglie e delle nazioni. Felici gli uomini e le donne che ripongono la loro fiducia in Colui che, nel momento di offrire la

T Il messaggio di Maria è messaggio di speranza per tutti gli uomini e per tutte le donne del nostro tempo. © Agenzia SIR

sua vita per la nostra salvezza, ci ha donato sua Madre perché fosse nostra Madre». Ha concluso il Papa: «Cari fratelli e sorelle, la Madre del Signore... sia sempre onorata con fervore in ciascuna delle vostre famiglie, nelle vostre comunità religiose e nelle parrocchie! Sia per tutti la Madre che circonda d’attenzione i suoi figli nelle gioie come nelle prove!». Le parole di Benedetto XVI ci aiutano a capire chi è Maria per noi. Per i nostri fratelli separati. E sono augurio e impegno. Se per caso siamo tra quelli che come il Papa esagerano con la Madonna fino a credere alle sue apparizioni, accoglieremo le sue parole. Anzitutto l’11 febbraio, giorno della memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes. Ma anche tutti i giorni della vita. Enzo Bianco bianco.rivista@ausiliatrice.net

Preghiera Santa Maria, Madre di Dio e Madre nostra, insegnaci a credere, a sperare e ad amare con te. Indicaci la via verso il regno del tuo Figlio Gesù! Stella del mare, brilla su di noi e guidaci nel nostro cammino! Amen. (Benedetto XVI)

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Ricordando Don Luigi In memoria di Don Luigi Basset

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Grazie, don Luigi, per l’entusiasmo con il quale hai vissuto la tua vocazione salesiana, il tuo amore a Dio, all’Ausiliatrice, a Don Bosco e a tutti i fratelli, specialmente i giovani. Adesso, che vivi nella luce del Cristo Risorto, ottienici consolazione per lo smarrimento provocato dal repentino congedarti da noi. Foto di Giuseppe Ruaro.

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olti di noi lo ricordano per la capacità di ascolto, altri per l’attenzione ai ragazzi e ai giovani, altri ancora per il tratto signorile o per averlo apprezzato in una delle molte responsabilità affidategli. Lo scorso 1º gennaio, un attacco cardiaco non gli ha lasciato scampo. Don Luigi Basset era nato 68 anni fa a Visnadi Vazzola (Treviso), si era laureato in lingue e letterature straniere e a soli 35 anni era stato nominato direttore della casa di Peveragno (Cuneo). Poi, era stato Ispettore del Piemonte e Valle d’Aosta dal 1988 al 1993, e come tale aveva accolto Papa Giovanni Paolo II nella casa di montagna, in Valle d’Aosta. Dopo, era stato rettore della nostra Basilica dal 1993 al 2004 e dal 2007 rettore del santuario del Colle Don Bosco. La liturgia funebre è stata presieduta da Mons. Guido Fiandino, Vescovo Ausiliare di Torino, mentre il Rettor Maggiore dei Salesiani, don Pascual Chávez Villanueva, ha tenuto l’omelia. Don Chávez ha espresso la “sofferenza per una morte così improvvisa... e la nostra riconoscenza... Don Luigi è stata una delle colonne più grandi di questa Ispettoria... Oggi lui non chiude la sua storia: oggi don Luigi entra a far parte non di una famiglia, non della Chiesa, non della Congregazione, ma dell’assemblea dei santi”. Insieme al cordoglio, ha aggiunto don Chávez, “la nostra riconoscenza... Don Luigi ci ha fatto capire che la nostra vocazione è proprio essere santi e im-

macolati. L’unica cosa che ci permette di adempiere alla nostra vocazione umana sino in fondo non è il successo economico, non è il successo industriale e politico, ma l’amore: essere santi e immacolati nell’amore... E diventare non soltanto figli di Dio, ma una riproduzione fedele sua”. Il Rettor Maggiore ha ricordato anche l’impegno di don Basset “di essere segno dell’amore di Dio, verso i giovani”. Proprio durante la sua prima visita al Colle Don Bosco, subito dopo che don Luigi era stato nominato rettore del santuario, gli disse: “Caro don Pascual, voglio che tu incontri i ragazzi”. Il Rettor Maggiore ha poi concluso dicendo: “Questa è stata la sua grandezza: aver creduto a Dio, aver saputo accoglierne la chiamata. Vogliamo fare nostro questo tragitto di fede... A tutti noi l’invito a vivere facendo della Parola di Dio una luce che illumina la nostra esistenza”.


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Il poster UNA SPADA CHE FERISCE...

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asta guardare una mamma che stringe al petto il suo bambino per capire quanto sia forte l’istinto materno di protezione: la mamma esiste per il figlio e ogni sua emozione si costruisce in rapporto alla vita del figlio. Sta qui il mistero e il fascino della madre! ... Nell’episodio della Presentazione di Gesù al Tempio particolarmente toccante è l’incontro con Simeone. Questi vedendo la coppia di sposi e il bambino, illuminato dallo Spirito Santo, pronunciò parole dense e misteriose. «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele» (Lc 2,29-32). Immaginiamo lo stupore di Maria: ella fu attraversata da un brivido di materna soddisfazione e sentì il cuore trasalire perché una madre vive totalmente la sorte del proprio figlio. Ma, improvvisamente, Simeone si fece serio e guardando Maria, esclamò: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione

di molti in Israele, segno di contraddizione, perché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc 2,34-35). Maria e Giuseppe restarono folgorati... «Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui» (Lc 2,35).

Maria presenta Gesù al Tempio (Lc 2,22-35)

Certamente le parole di Simeone erano misteriose: annunciavano che Gesù entrava nella storia come il Signore, come lo Spartiacque dell’umanità! Ma Simeone aveva ancora una cosa da dire a Maria. La fissò con lo sguardo del profeta e disse: «E anche a te una spada trafiggerà l’anima!» (Lc 2,35). Anche a te! Perché una spada era riservata per la Madre? E, allora, che cosa era riservato per il Figlio? Maria comprese che la missione di Gesù equivaleva ad una passione, comprese anche che, nella passione del Figlio, ella sarebbe stata intimamente coinvolta. Maria intanto riprese il bambino dalle braccia di Simeone, lo strinse al cuore e, sottovoce, gli sussurrò: “Figlio mio, sarò con te sempre... fino alla Croce”.

T La presentazione di Gesù al Tempio è il modo in cui Maria manifesta la sua accettazione della legge di Mosè, ma nel contempo è anche offerta del Figlio al mondo. © Elledici / Nino Musio.

Angelo Comastri Maria insegnaci il tuo sì, p. 39

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Lettera 144

Caterina da Siena (1347-1380)

della santissima Croce!

sul legno

Quando fu innestato

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questo dolce fiore?

RIVISTA MARIA AUSILIATRICE - nÂş 2 - 2010

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E quando produsse il frutto

del dolce GesĂš!

Tu ci hai donato il fiore

O beata e dolce Maria!

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Ti affidiamo i nostri bambini V

Don Gianni Sangalli (1922-2004) Rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice nel 1980, quando fece ri-nascere la Rivista Maria Ausiliatrice, riprendendo il precedente progetto (1928) del Beato Filippo Rinaldi (1856-1931).

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ergine Immacolata, Maria, Madre di Dio e della Chiesa, Aiuto dei cristiani, a te che hai presentato al Padre, nel Tempio di Gerusalemme, il tuo bambino Gesù e, con immenso amore, lo hai visto crescere, noi affidiamo i nostri bambini. Presentali tu al Padre che nel battesimo ha dato loro la vita dei figli di Dio. Prendili sotto la tua protezione materna, proteggili dalle insidie del male, conservali nella salute e nella pace di famiglie unite. Aiutaci a farli crescere nell’amore a Dio e al prossimo perché siano felici in questa vita e nell’eternità. Amen. Don Gianni Sangalli


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Esempi e pensieri IL DIAVOLO E LA MALINCONIA Un giorno il diavolo ebbe fame. Prese con sĂŠ un sacco e decise di andar per anime. Naturalmente ambiva un bocconcino prelibato. S’acquattò dunque tra le fronde di un albero di fronte alla finestra di un sant’uomo. E aspettò. La giornata del sant’uomo trascorreva davvero nitida come il cristallo, fra preghiere, gesti di bontĂ e sentimenti di prim’ordine. Non una sbavatura. Non un cedimento. Tanto che anche il diavolo lo ammirò. E il suo appetito crebbe. Pareva davvero non ci fosse nulla da fare. Ma un giorno, mentre stava

scrutando quell’anima tutta bianca, il diavolo notò che anch’essa, come tutte, aveva una piccolissima crepa: verso il tramonto, il sant’uomo s’affacciava alla finestra a guardare il sole sparire: e provava un breve attimo di malinconia. Al diavolo questo bastò. Concentrò tutti i suoi sforzi verso quell’attimo, lo scavò, lo dilatò e, quando divenne una buca profonda, vi riversò dentro tutti i suoi intrugli piĂš efficaci: prima l’angoscia, poi l’amarezza, infine la disperazione. CosĂŹ che non ebbe che allungare la mano per fare un ottimo pranzo. Dino Semplici

íŁ… L’amore basta all’amore. L’amore ha in sĂŠ la sua ricompensa. San Bernardo di Chiaravalle, abate

íŁ† La musica è una delle vie per le quali l’anima ritorna in cielo. Torquato Tasso, poeta

íŁ‡ La libertĂ : dono funesto e fonte per l’uomo di indicibili tormenti. Fiodor Dostoijevski, scrittore

íŁˆ Io sono la mia libertĂ . J. P. Sartre, filosofo

íŁ‰ La vera povertĂ del mondo è quando non si sente piĂš la mancanza di Dio come mancanza.

siderio della vita beata che ci viene dal Signore Dio e non cessiamo mai di pregare, facendo cosĂŹ eviteremo che il desiderio tendente ad intiepidirsi si raffreddi del tutto.

Martin Heidegger, filosofo

Sant’Agostino, vescovo

íŁŠ Fermati, dove corri? Il cielo è in te. Se cerchi Dio altrove lo manchi sempre.

� Lo Spirito Santo è la scala della nostra ascesa a Dio.

Angelus Silesius, mistico

íŁ‹ Amate, onorate, servite Maria. Procurate di farla conoscere, amare e onorare dagli altri. Don Bosco

íŁŒ Manteniamo sempre vivo il de-

U Carlo Marni (sec. XVII), Santuario della Madonna di Tirano, particolare del telone dell’organo.

Sant’Ireneo, vescovo

í˘ťíŁŽ L’uomo di oggi ricorda il viaggiatore di cui parla Marco Aurelio che camminava a grandi passi ma non sapeva dove era diretto, semplicemente l’aveva dimenticato. Sabino Palumbieri, docente di Antropologia

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Memorie salesiane

150 anni: i giovani sono la nostra eredità I

“ nnanzitutto vorrei ringraziare, a nome mio personale ma anche a nome di tutta la Congregazione salesiana, del dono della Cittadinanza Onoraria che mi è appena stata conferita. So molto bene che è un gesto di riconoscenza a Don Bosco, di cui sono indegnamente nono successore, e alla Congregazione Salesiana che, nata qui 150 anni or sono, è diventata una famiglia spirituale apostolica tra le più estese nel mondo”. Y Durante la solenne celebrazione del 150º, proprio dalle camerette di Don Bosco si è data lettura del documento della nascita della Congregazione. ANS Image Bank

Con queste parole il Rettor Maggiore dei Salesiani don Pasqual Chávez Villanueva ha esordito il 18 dicembre scorso in occasione della Cittadinanza onoraria che il Consiglio comunale di Torino ha voluto conferirgli durante i festeggiamenti per i 150 anni dalla nascita della Congregazione, giubileo salesiano che ha avuto il suo culmine in due emozionanti giornate torinesi proprio il 18 e il 19 dicembre 2009. Davanti al Sindaco di Torino, Sergio Chiamparino e ai rappresentanti del consiglio comunale, il Rettor Maggiore ha voluto così interpretare il riconoscimento: “È bello ricordare – ha

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detto don Chávez – che il rapporto tra la Famiglia Salesiana e il municipio di Torino inizia con l’inizio dell’opera di Don Bosco. La lettera più antica inviata dal nostro fondatore al Sindaco di Torino, chiamato allora Vicario di città, è del 13 marzo del 1846. In essa Don Bosco descrive la nascita del suo oratorio e così sintetizza al Sindaco di allora, Michele Benso di Cavour: «Lo scopo di questo catechismo si è di raccogliere nei giorni festivi quei giovani che abbandonati a se stessi non intervengono ad alcuna chiesa. L’insegnamento si riduce precisamente a questo: 1º Amore al lavoro, 2º Frequenza dei Santi Sacramenti, 3º Rispetto ad ogni autorità»”. I giovani, e soprattutto quelli più in difficoltà sono i veri protagonisti di tutte le opere salesiane: “Giovani poveri, abbandonati e in pericolo – ha spiegato don Chávez – una predilezione che presuppone un «amore universale», con alcune accentuazioni; non esclude nessuno, ma non privilegia tutti. Una predilezione, la nostra, evangelica che realizza la pratica del «dare il massimo a colui che nella propria vita ha ricevuto il minimo».


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T Il Rettor Maggiore riceve la cittadinanza onoraria dalle mani del Sindaco e del Presidente del Consiglio comunale di Torino. ANS Image Bank

I giovani ai quali bisogna «tornare» come ha ribadito il Rettor Maggiore durante l’incontro con la Famiglia Salesiana il 19 dicembre a Valdocco, lì dove Don Bosco diede vita alla congregazione ora presente in oltre 130 paesi del mondo: «Si tratta – ha detto – di andare incontro a loro, ai loro bisogni, alle loro aspirazioni, incontrarli con gioia nella loro vita quotidiana, attenti ai loro appelli, disposti a conoscere il loro mondo, ad animare il loro protagonismo, a risvegliare il loro senso di Dio, a proporgli itinerari di santità secondo la spiritualità salesiana. Non ci si dovrebbe dimenticare mai che i giovani per noi non sono un passatempo e nemmeno un lavoro da cui sbrigarsi il più presto possibile, in qual-

siasi modo. I giovani per noi sono missione, sono la ragione del nostro essere, sono «luogo teologico», sono la strada della nostra esperienza di Dio e della nostra santificazione. Don Bosco fu innanzitutto un apostolo e tutta la sua vita è stata determinata dall’urgenza di salvare i giovani più poveri e bisognosi. Abbiamo una meravigliosa storia di 150 anni da raccontare – ha commentato don Chávez nella Basilica di Maria Ausiliatrice durante la solenne celebrazione liturgica nel 150º anniversario della Fondazione della Congregazione – ma anche una bella storia ancora da scrivere, e per farlo non c’è altra strada che partire dai giovani, credere alla loro capacità di scelte generose e coraggiose, diventare compagni di cammino ed insieme prendere in mano il «sogno del padre» per trasformarlo ogni giorno in realtà nelle più variegate situazioni e contesti in cui ci troviamo a vivere, da figli suoi, la vocazione, svolgendo la missione salesiana. I giovani continuano ad essere la parte più preziosa della nostra eredità”. Maurizio Versaci

T L’incontro con la Famiglia Salesiana nel grande teatro a Valdocco. Foto Mario Notario

versaci.rivista@ausiliatrice.net

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Maria nell’arte

Lo sguardo di M L

e vicende di Antonello da Messina (sui documenti che lo riguardano è chiamato “Antonio de Antonio”) si possono ricostruire con fatica, nonostante ai suoi tempi fosse un pittore affermato e ben introdotto nelle corti in qualità di ritrattista. Purtroppo molte delle carte che lo interessavano sono andate distrutte nel terremoto del 1908; il sisma non ha risparmiato alcune delle sue opere più famose. Durante la sua breve vita (morì a 49 anni) compì numerosi viaggi, non soltanto nella sua isola, per soddisfare le esigenze di una variegata committenza. Fu nel nord dell’Europa, e nelle botteghe dei pittori di quei paesi imparò la tecnica del dipingere ad olio, oltre che uno sviscerato amore per i particolari più minuti. Non mancò di sostare a Venezia, allora una delle capitali mondiali della pittura. Vi dipinse anche una pala d’altare: la Pala di San Cassiano; opera rara, ora purtroppo

MEZZETTI TARCISIO

NON C’È ALTRO NOME SOTTO IL CIELO... Editrice Elledici, pagine 374, € 17,00 Incontrando tante persone affrante e schiacciate da situazioni difficili, l’autore è giunto a porsi questa domanda: come mai tanta gente sente il fascino dell’esoterismo e dell’occulto? Con questo lavoro l’autore apre un discorso anche pastorale, che ha come centro la “persona” sofferente per questi motivi, e contribuisce a dare una visione più realistica di quanto sia diffuso questo soffrire, partendo da esperienze personali e testimonianze dirette.

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smembrata. I pezzi di maggiori dimensioni sono conservati a Vienna. Ebbe rapporti con i potenti del suo tempo, perfino con Gian Galeazzo Sforza che lo voleva alla sua corte come pittore ufficiale. Morì nel 1479 ricco e onorato. Lasciò un figlio al quale toccò in sorte il non facile compito di portare a compimento i lavori paterni. Le sue opere sono disperse nei musei di mezzo mondo, dove sono vantate come le perle delle collezioni. I musei italiani conservano alcuni ritratti virili da lui eseguiti: il Museo Malaspina di Pavia, la Galleria Borghese di Roma, la Fondazione Mandralisca di Cefalù, il Museo Civico di Torino; senza contare quanto conservano i musei siciliani e il museo di Reggio Calabria. Antonello dipinse l’Annunziata (conservata nella Galleria Nazionale di Palermo) nel 1476. Maria è inginocchiata, sta meditando sulla pagina di un libro aperto su un basso leggio davanti a lei. Il rapido gesto può essere interpretato come la richiesta di un momento di pausa per capire ciò che le è proposto. Roberto Longhi (1890 -1970), uno dei più autorevoli storici dell’arte contemporanei, ha definito questa composizione la “piramide umana”. Una


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i Maria definizione non solamente destinata a creare suggestioni, ma estremamente pertinente. Come un architetto che progetta uno spazio, così Antonello ha racchiuso la Vergine del dipinto in uno spazio cristallino: con la mano sinistra stira il mantello, dando la sensazione di possedere l’asse attorno cui far ruotare idealmente tutta la composizione. Il

suo sguardo orienta verso di noi, quasi si trattasse di un cuneo, lo spigolo che ha inizio nella piega del mantello sopra la fronte, passa attraverso lo spigolo della faccia e discende fino alla prominenza dell’inginocchiatoio. La

mano destra avanza timida, quasi a voler saggiare il limite possibile del volume, e, trovatolo, si arresta, mentre le si contrappone il fendente affilato del foglio candido del libro aperto. All’interno dello spazio lasciato libero dal mantello, a forma di goccia capovolta, sulla colonna del collo si depone l’ovale perfetto del viso, sul quale si delineano, lievissime, le larghe ombre regolari. Nulla rompe l’incanto: non il fondo opaco, non lo spigolo tagliente del mobile in primo piano. Il Longhi ha definito la mano protesa la “più bella che io conosca nell’arte”. Natale Maffioli

T Antonello da Messina (1429-1479) dipinse l’Annunziata (qui sopra) nel 1476.

maffioli.rivista@ausiliatrice.net

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Attualità

Giovani nello spazio liquido D

I Vi sono giovani che vivono nella solitudine della loro camera comunicando con il mondo solo con il computer.

al 1º gennaio scorso Torino è Capitale Europea dei Giovani. È un’occasione che la Famiglia Salesiana non può lasciarsi sfuggire per approfondire l’appartenenza alla spiritualità di Don Bosco, che fa dell’educazione giovanile la propria ragion d’essere. La nuova decade del terzo millennio inizia una ventina d’anni dopo la nascita della globalizzazione e a quasi nove anni dal fatidico 11 settembre, data che segna l’inizio della grande paura del mondo occidentale. Tutta la società, e in modo particolare i giovani, vivono una crisi epocale: il vecchio mondo sta morendo, ma il nuovo non ha ancora emesso i primi vagiti.

In questo contesto, i giovani hanno voltato le spalle a tutto quello che sa di tradizionale (comportamenti, valori, credenze, religioni, forme di aggregazioni, istituzioni sociali e religiose...) e sono stati fagocitati in un’atmosfera esistenziale caratterizzata da “spazio liquido”, da confini indefiniti, che li fanno fluttuare in una società che non esiste, in una chiesa opaca di profezia e ricca di imposizioni, in una

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scuola rinunciataria, in una famiglia scossa dalla stessa crisi. Orizzonti virtuali Il 2010 si presenta carico di novità che possono aumentare i sentimenti di impotenza e di inadeguatezza degli adulti nel dialogare con i giovani. Quest’anno, infatti, si prevede che il mondo giovanile sarà scosso dall’ennesima rivoluzione tecnologica, che squasserà la loro vita fatta di comunicazione istantanea: MySpace, Facebook e Twitter diventeranno strumenti obsoleti, oscurati da nuove “piattaforme” esistenziali, dove i ragazzi saranno chiamati ad interagire fisicamente ed in tempo reale da Interactive Live Video, che spalancherà loro gli indefiniti nuovi orizzonti della realtà virtuale. Tutto questo ci fa toccare con mano la centralità e l’urgenza di conoscere le nuove realtà. Ne va di mezzo il futuro del nostro essere “salesiani”. Significativamente il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo discorso di Capodanno, ha messo la realtà giovanile al centro delle sue preoccupazioni: il sistema Wordle, che misura la frequenza dei vocaboli in un discorso, ci assicura che la parola più usata da lui è stata “giovani”. La storia di Sara Ma chi sono i giovani? Ogni tentativo di risposta suona aleatorio ed azzardato, come ci insegna la storia di Sara. E chi è mai costei? È una adolescente frutto della borghesia milanese, una borghesia concreta, fatta di lavoro


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T Torino 2010: capitale europea dei giovani.

e di “danè”, di poco tempo dedicato alla famiglia, di latitanza educativa. Il tutto stemperato in un benessere da buoi grassi, compiaciuti ed annoiati, pronti ad essere sacrificati sull’altare del senso della vita. Sara gestisce i suoi giorni nella solitudine della sua cameretta, abitata solo da un computer, da un ipod, da un televisore sempre acceso e da comunicazioni in rete con i suoi coetanei via Messenger. Fa circolare in “rete” sue foto, sempre meno vestita. La sua bellezza di adolescente attira l’attenzione di sconosciuti, e per la prima volta Sara prova l’ebbrezza di essere al centro dell’attenzione di qualcuno. Dal muto comportamento degli adulti ha imparato a “stare nel mondo” e così, senza pudori e senza paure, in cambio di bracciali d’oro, borse e vestiti firmati o di ricariche telefoniche, vende l’unica cosa che le appartiene: il suo corpo. E questo avviene nella solitudine più totale e nella più assoluta libertà di accesso alle nuove tecnologie. Libera di fare quello che vuole, di prendere brutti voti a scuola, di uscire alla sera e di fumare qualsiasi cosa, Sara si è trovata immersa in un’escalation che l’ha portata ad essere soggetto di sguardi vogliosi, oggetto di pulsioni primitive. E come lei ci sono tanti altri giovani. Di fronte alla brutalità ed alla crudezza delle notizie che ci provengono

dal “continente giovani”, la censura, i sensi di paura e certi moralismi lasciano il tempo che trovano. Don Bosco, alla travagliata gioventù del primo Ottocento, ha saputo dare risposte concrete e non dettagliate analisi socio-culturali. E noi? Siamo disposti alla fatica del “conoscere” il giovane per poi amarlo nelle sue esigenze? Forse anche oggi è indispensabile il “basta che voi siate giovani perché vi ami”. Ma per amare, quanta fatica di cervello, prima che di sentimenti! Sarebbe triste che, presi dalle tante cose da fare, non trovassimo spazio per amare. Ermete Tessore

I My Space, Facebook e Twitter sono i canali di comunicazione più sfruttati dai giovani.

tessore.rivista@ausiliatrice.net

CARA SARA, PERDONACI Noi abbiamo lasciato che tu, e tante, tantissime come te, perdessi il gusto della vita e ti avventurassi nell’abbaglio che vita non è. Perdonaci perché noi non siamo riusciti, con la forza del nostro semplice esempio, a convincerti della bellezza dell’esistenza “fuori” dal monitor, e noi abbiamo lasciato che tu ti convincessi, a poco a poco, che fosse meglio, quel mondo lì, finto, facile, persino divertente lì per lì. Perdonaci perché non siamo riusciti a comunicarti i valori veri, come la Bellezza, l’Amore, la Comunicazione, e abbiamo lasciato che tu considerassi valori l’apparire, l’avere, il sembrare... Perdonaci e... dacci ancora una possibilità, quella di riprovarci, ricominciando con te a dare il giusto valore alle cose, a distinguere i valori veri da quelli “virtuali”, falsi, ma anche quella di avere il coraggio di difenderti, di non lasciarti in balia del tuo sacrosanto bisogno di attenzione e di affetto, insomma dacci ancora la possibilità non solo di amarti, ma di farti sentire quanto! Manuela Robazza

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Inserto ADMA

Nuovo Consiglio ADMA Primaria (2010-2014) Presidente

Tullio Lucca Vicepresidente e Coordinatore ADMA

Enrico Giovanile Fantino Tesoriere

Tina Savignano ved. Faiella Segretario

Rosanna Marchisio Consigliere e Rappresentante per la Famiglia Salesiana

Giuseppina Chiosso Consigliere

U Un’immagine della Vergine di Czéstochowa, città in cui si svolgerà il VI Congresso Internazionale ADMA.

Claudio Priante Animatore Spirituale

Don Pier Luigi Cameroni Nel ringraziare tutti i membri del precedente Consiglio ricordiamo l’importanza e il compito dell’ADMA Primaria in rapporto all’animazione di tutta l’Associazione. Affidiamo a Maria Ausiliatrice e a Don Bosco il nuovo Consiglio affinché possa svolgere il proprio mandato nello spirito dell’Associazione.

ADMA nel mondo Nel 2011, a Czéstochowa, il VI Congresso Internazionale

Y Il nuovo Presidente dell’ADMA il Signor Tullio Lucca con la moglie Simonetta davanti alla statua dei genitori di Giovanni Paolo II.

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Per attuare la sua vocazione e missione e sotto l’azione dello Spirito, nel 1869 Don Bosco ha fondato l’Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA). Parte della Famiglia Salesiana “l’Associazione sottolinea e diffonde la devozione popolare mariana, come strumento di evangelizzazione e di promozione dei ceti popolari e della gio-

ventù bisognosa”. Una delle forme particolari per vivere e diffondere la devozione a Maria Ausiliatrice secondo lo spirito di Don Bosco, in particolare nella Famiglia Salesiana è la promozione dei Congressi Internazionali aperti a tutti i gruppi salesiani, che riconoscono nella devozione all’Ausiliatrice uno degli aspetti carismatici dello spirito comune. Dal 1988 se ne sono svolti cinque: Torino-Valdocco, nel 1988 in occasione del centenario della morte di Don Bosco);


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Cochabamba (Bolivia) nel 1995; Siviglia (Spagna) nel 1999; Torino-Valdocco nel 2003 (per il centenario dell’incoronazione di Maria Ausiliatrice) e Città del Messico nel 2007. In continuità e con rinnovata consapevolezza ed impegno, con grande gioia annunciamo il VI Congresso Internazionale di Maria Ausiliatrice che si svolgerà a Czéstochowa (Polonia) presso il Santuario della Madonna Nera dal 3 al 6 agosto 2011. La grazia di celebrare il congresso in un luogo santo, ricco di fede, storia e spiritualità e segnato dalla testimonianza di santità di tanti uomini e donne di Dio vuole essere motivo di grande stimolo per rinnovare, alla scuola di Maria, il nostro impegno ad essere discepoli autentici ed apostoli appassionati nel portare il Vangelo ai giovani. Il motto del Congresso “Totus tuus” ci propone la santità e la devozione mariana del servo di Dio Giovanni Paolo II, figlio della terra polacca, e nello stesso tempo esprime il nostro filiale affidamento a Maria Ausiliatrice per camminare con Lei sulla via della fede, difendendo i grandi valori della vita, della famiglia, dell’educazione. Il nostro desiderio, in comunione con i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice e i Salesiani Cooperatori della Polonia, che hanno accolto con gioia l’invito a coordinare ed animare l’evento, è che sia un incontro di Famiglia Salesiana, che nel nome di Maria Ausiliatrice cresce nella fraterna comunione e nella collaborazione apostolica. Il Rettor Maggiore don Pascual Chávez ci ha sempre incoraggiati in questa animazione dei Congressi come occasione privilegiata per rilanciare la devozione a Maria Ausiliatrice e ci ricorda l’importanza della devozione alla Madre di Dio proprio come è stata promossa da Don Bosco.

Per prepararci al Congresso segnaliamo due strumenti di formazione: – il terzo volumetto della collana “Quaderni di Maria Ausiliatrice”, dedicato all’Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA), destinato in particolare a coloro che desiderano far parte dell’Associazione e per quanti vogliono conoscere la storia e lo spirito dell’ADMA; – un itinerario spirituale, curato da don Roberto Carelli, docente presso la nostra facoltà di teologia di TorinoCrocetta, che sarà diffuso nel mese di settembre 2010. Restiamo in attesa di suggerimenti e proposte che possano arricchire questa esperienza spirituale e di comunione nel segno di Maria. Per informazioni:

ADMA Associazione di Maria Ausiliatrice Pier Luigi Cameroni

U Questo è il nuovo Consiglio ADMA Primaria. Da sinistra: Fantino Enrico (vice presidente), Claudio Priante (consigliere), Savignano Tina (tesoriera), Lucca Tullio (presidente), don Pier Luigi Cameroni (animatore ADMA), Marchisio Rosanna (segretaria). Assente: Chiosso Giuseppina (consigliera).

ADMA news Per informazioni complete e aggiornate sull’ADMA nel mondo consultate il sito: www.donbosco-torino.it adma-on-line

pcameroni@salesiani.it

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Appuntamenti mariani

Lucente come r 19 febbraio

ca 5.000 abitanti, all’ultimo censimento, sono dediti ai lavori nell’industria e nell’agricoltura. Tra i monumenti principali legati alla vita della comunità vi è un castello che risale al secolo XIII, ormai ridotto ad un imponente rudere, che testimonia però le lotte che nei secoli XIV e XV insanguinarono anche queste località. La Chiesa parrocchiale è antica nelle origini, ma come è oggi risale al secolo XVIII. Il fatto straordinario

U La miracolosa immagine di Maria Addolorata ed una veduta del Santuario di Campiveri.

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ividate al Piano sorge al limite della scarpata destra dell’Oglio, distante 22 km da Bergamo. Il borgo antico conserva i resti di un castello medioevale che dall’alto di uno sperone domina un buon tratto del corso dell’Oglio e della pianura bresciana. I cir-

Nel 1630, per ricordare gli abitanti del paese morti per la peste, viene costruito in località Campiveri, un Oratorio campestre dove è dipinta l’Addolorata accanto al Crocefisso con i Santi Rocco e Sebastiano. Di questa Cappella ormai non vi è traccia perché inglobata nel nuovo Santuario costruito fra il 1893 ed il 1894. Vi è rimasta, però, una pietra situata a sinistra, a terra nel porfido del sagrato, con una iscrizione latina. Si è salvato anche il dipinto dell’Addolorata, posto poi sull’altare maggiore del Santuario, costruito in seguito ad un fatto miracoloso accaduto il 19 febbraio 1862. Una fanciulla di 7 anni, Francesca Pagani, recatasi alla vecchia edicola di Campiveri a pregare per il padre e la sorella malati, vede nel recinto dell’edicola due uomini vestiti di velluto nero che leggono un libro davanti al Crocefisso. La bambina richiama la loro attenzione ed essi la guardarono amorevolmente. Recitate alcune preghiere, torna a


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rugiada casa e narra il fatto alla mamma, che però non lo prende in considerazione. Il giorno dopo alle tre del pomeriggio la bambina ritorna per pregare e nota che l’immagine sacra è coperta di sudore. Meravigliata, fa notare la cosa a due uomini di passaggio i quali, constatato il fatto, esclamano: “ragazza, è brutto segno”. La fanciulla dopo molto tempo vede passare una donna, Maria BertorelliCattaneo, e la chiama perché constati il prodigio; convince poi la mamma a venire essa pure alla Cappella per vedere la Madonna, il Crocifisso e i Santi che sudano. Il fatto si ripete nei giorni successivi sempre dalle ore 15 e alle 17 e si divulga in modo inspiegabile. Il Parroco del paese Don Piero Conti, il sindaco Luigi Marchesi e l’ingegnere Enea Rubini procedono ad esaminare il tetto e

le pareti dell’edicola per trovare se vi sia qualche spiegazione della presenza di quel sudore “lucente come la rugiada”. I documenti parlano di guarigioni prodigiose regolarmente registrate e conservate negli archivi. Il 19 febbraio si celebra la festa per ricordare il fatto miracoloso che diede origine al Santuario.1 Mario Morra

U La navata centrale del Santuario Beata Vergine Addolorata di Campiveri.

morra.rivista@ausiliatrice.net 1 GIAMBATTISTA BUSETTI, Santuari mariani della Bergamasca (Bergamo, Velar 1984).

MUSEO MARIANO Orario di visita:

Domenica e festivi ore 10,00 -12,00 / 15,00 -18,00 Per visite guidate: tel. e fax 011.52.24.254 E-mail: csdm.valdocco@gmail.com Internet: www.donbosco-torino.it

CSDM online Consultate l’archivio on-line del Centro di documentazione. Troverete anche altri articoli, informazioni ed approfondimenti. www.donbosco-torino.it

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hi di noi aprendo un libro di preghiere della nonna o di qualche anziana parente non si è imbattuto in immaginette sacre (i cosiddetti “santini”) che fungevano da segnalibro per le preghiere e per le devozioni più care? Questi piccoli pezzi di carta, spesso

la riscoperta di una serie di processi dell’epoca e dallo studio puntuale delle registrazioni presso il Deposito Legale di Parigi. Il volume rappresenta un prezioso sussidio per ogni collezionista, grazie alla precisa ricostruzione delle varie serie, tematiche e numerate, e alle numerose tabelle che permettono la datazione esatta dei singoli santini. Tuttavia la grande quantità d’immagini (delle quali 285 sono dedicate al culto mariano, dall’Annunciazione alla Presentazione al Tempio, dalla Natività alla Fuga in Egitto, dalla Sacra Famiglia ai vari santuari mariani, dal mese di Maria al Sacro Cuore) può affascinare il credente così come lo studioso della devozione popolare, l’appassionato così come il semplice curioso. Il libro, a tiratura limitata, è composto da 344 pagine ed è reperibile presso gli autori ai quali ci si può rivolgere per qualsiasi informazione. La loro e-mail: caravaggio67@gmail.com Natale Maffioli

Santini e storia di un editore parigino

Due delle 1053 riproduzioni dei preziosi santini contenuti nel volume (in alto la copertina).

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osteggiati perché ritenuti retaggio di un passato fatto di pia religiosità, oggi si prendono la loro meritata rivincita e compaiono all’onore del mondo con tutti i carismi della nobiltà al punto da essere raccolti e conservati da accorti collezionisti. La recentissima pubblicazione di Flavio Cammarano e Aldo Florian, “Santini e Storia di un Editore parigino”, Maison Bouasse-Lebel, si inserisce a pieno titolo in questo filone. Il volume dedica i primi due capitoli alla storia dell’immagine devozionale in Francia dal 1550 al 1900, accennando all’influenza fiamminga sull’imagerie francese, spiegando le diverse tecniche di realizzazione delle immagini a Parigi e nelle province francesi, seguendo le vicende della Rivoluzione Francese, della nascita della litografia e del contemporaneo protrarsi dei prodotti manufatti, i cosiddetti canivets (dal nome del coltellino usato per realizzarle). Gli autori si concentrano poi sulla ricostruzione della storia della Bouasse-Lebel, una delle più note case editrici dell’epoca di immaginette sacre, principale esponente dell’imagerie de Saint-Sulpice. Le vicende di questa dinastia d’editori parigini, la cui immensa produzione si sviluppa tra il 1845 e il 1965, viene ricostruita a partire dal-


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Lettere a suor Manu

Dille che abbia pazienza “A

volte si fanno errori irreparabili: ho insistito con mio marito perché comperasse un pc nuovo, perché quello che avevamo in casa era lento ed obsoleto. Mi ha ascoltata. Non l’avesse mai fatto: Francesco (15 anni) si immerge in sto monitor le ore... e quando gli chiedo cosa fa mi risponde sempre: “Sono su Messenger”, come se dicesse “sto studiando”, uguale! E da quando c’è Messenger, fine, non so più neppure che voce ha. C’era già un dialogo ridotto al minimo, ma ora... Io sono sicura che gli farebbe bene confrontarsi anche con un adulto, non sempre solo con i coetanei, ma appena provo ad accennarlo la risposta è “Fatti i fatti tuoi, sono cose mie”. Io non sono tranquilla, perché se è così difficile dialogare ora che ha 15 anni... come sarà a 16, 17, 18?

In un incontro con un gruppo di ragazzi ho messo “sul tavolo della discussione” proprio questa questione: c’è una mamma che si chiede cosa deve fare con suo figlio di 15 anni che da quando chatta su messenger ha chiuso ogni contatto o dialogo con il resto del mondo... cosa rispondereste? Qualcuno sosteneva che fosse necessario provare e riprovare, insistere, quasi costringerlo... ma altri assolutamente non erano d’accordo: secondo loro forse questa mamma è troppo apprensiva, forse gli sta troppo addosso, invece alcuni ragazzi, in modi e momenti diversi hanno risposto allo stesso modo: “Dille che abbia pazienza, perché prima o poi cambia!”. In effetti alla fine questa risposta mi è sembrata la più soddisfacente. Infatti i ragazzi non voglio-

no che si rompa loro le scatole, ma non vogliono neppure che li si abbandoni a loro stessi! Credo proprio che questa volta i ragazzi siano stati saggi: ci vuole pazienza, soprattutto se si desidera avventurarsi nel mondo dell’educazione degli adolescenti. Mi pare che si possa dire che la pazienza sia una fiducia coraggiosa capace di soffrire. Non si arrende. Puoi avere pazienza solo se hai anche passione (in fondo pazienza e passione hanno la stessa radice di “patire”). La pazienza è l’attesa del contadino che ama la sua terra, che l’ha coltivata con fatica e amore e attende il frutto. Per chi educa la pazienza è una virtù difficilissima: significa accogliere i tempi dei ragazzi che sono sempre diversi dai nostri, non scoraggiarsi né per le risposte inadeguate, né per i silenzi troppo “chiassosi”; significa capacità di autocontrollo. Al vero educatore la pazienza “non scappa”, perché egli sa bene che tante volte è l’unica cosa che può donare ai ragazzi... Non lasciamoci scappare la pazienza, altrimenti con lei scappiamo anche noi... e i ragazzi restano soli... “Dille che abbia pazienza!”. Manuela Robazza

U Educare è accompagnare i ragazzi con discrezione rispettando i loro tempi.

suormanu.rivista@ausiliatrice.net

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Nº 2 - FEBBRAIO 2010

Educare significa aiutare a crescere Il saluto del Rettore Quattro sfide per l’Europa Editoriale

Don Franco Lotto Don Pier Fausto Frisoli

Amare molto il Signore Leggiamo i Vangeli

Marco Rossetti

Maria si mise in viaggio Spiritualità mariana

Maria Ko Ha Fong

Amare la Madonna con tutto il cuore Maria nei secoli

Roberto Spataro

Lourdes, per capire Maria Il Papa ci parla

Enzo Bianco

Ricordando Don Luigi In memoria di Don Luigi Basset Maria presenta Gesù al Tempio Il poster 150 anni: i giovani sono la nostra eredità Memorie salesiane

La Redazione a cura di Mario Scudu Maurizio Versaci

Lo sguardo di Maria Maria nell’arte

Natale Maffioli

Giovani nello spazio liquido Attualità

Ermete Tessore

Nuovo Consiglio ADMA Primaria Inserto ADMA nel mondo

Pier Luigi Cameroni

Lucente come rugiada Appuntamenti mariani Dille che abbia pazienza Lettere a suor Manu

Mario Morra Manuela Robazza

FOTO DI COPERTINA:

“Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui” (Lc 2,33). Altre foto: Archivio Rivista - Agenzia SIR - Centro Documentazione Mariana - Redazione ADMA - Editrice Elledici - ANS Image Bank - Notario Mario - Giuseppe Ruaro.

Basilica di Torino Rivista della

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ANNO XXXI -

MENSILE - Nº

2 - FEBBRAIO

2010

saggio gratuito per due numeri

Gesù presentato

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