Rivista Maria Ausiliatrice n.6/2011

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ANNO XXXII BIMESTRALE Nº 6 - 2011

I V I S TA

D E L L A

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27-02-2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3 - CB-NO/TORINO

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L’amore di Maria non conosce stagioni

pag.8 Tutti

insieme a trovare il bambino

Anche a mani vuote.

pag. 24 I primi

cent’anni della “nostra” parrocchia

pag. 32 142ª spedizione

missionaria salesiana

Il saluto del Rettor Maggiore.


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Attività & iniziative

hic domus mea

a ivist R a l l e de n o i ri daz etto l e i R i a tutt a ra augu

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inde gloria mea Direzione: Livio Demarie (Coordinamento) Mario Scudu (Archivio e Sito internet) Luca Desserafino (Diffusione e Amministrazione)

Buo

Direttore responsabile: Sergio Giordani

le a t a N n

Registrazione: Tribunale di Torino n. 2954 del 21-4-1980

L’etern oo effime ggi di Dio è ro del d mond isceso nell’o stro o o e tra ggi ggi p scina asseg renne i l g n e oro ne di ll’o può fa Dio. Dio è così g ggi persi pic ran colo. D che p io è co de che uò fa rsi ine s rme e ì potente venirc contr i ino co indifes me bimbo o, affin ché no possi i amo amar l o . Bened etto X VI

Stampa: Scuola Grafica Salesiana - Torino Corrispondenza: Rivista Maria Ausiliatrice Via Maria Ausiliatrice 32 10152 Torino Centralino 011.52.24.822 Rivista 011.52.24.203 Fax 011.52.24.677 rivista@ausiliatrice.net http://rivista.ausiliatrice.net www.donbosco-torino.it Abbonamento: Ccp n. 21059100 intestato a: Santuario Maria Ausiliatrice Via Maria Ausiliatrice 32 10152 Torino

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Pubblicheremo le foto e gli sms più significativi e a tutti assicuriamo il ricordo in Basilica.

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La pagina del Rettore

Maria: Mamma sempre vicina Cari amici, siamo ormai nell’ultimo bimestre dell’anno e il nostro sguardo si porta avanti nel tempo, perché ogni giorno di più avvertiamo le preoccupazioni e le inquietudini presenti nel cuore di tanti fratelli e sorelle, le ansie di tante famiglie, l’incertezza per il lavoro e per la sua precarietà, lo scoraggiamento di tanti giovani che guardano al futuro con apprensione, la confusione di una società che a vari livelli si presenta incapace di respiro ampio e positivo. Si ha l’impressione di una profonda crisi di speranza, di un oscuramento della speranza dei singoli e collettiva, che come ha osservato il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, card. Angelo Bagnasco, “provoca un senso di insicurezza diffuso nel corpo sociale, rafforzato da un attonito sbigottimento a livello culturale e morale. Un’insicurezza che si va cristallizzando, e finisce per prendere una forma apprensiva dinanzi al temuto dileguarsi di quegli ancoraggi esistenziali per i quali ognuno si industria e fatica”. Noi cristiani siamo chiamati a reagire di fronte a questo stato di cose, riaffermando la nostra fiducia nella Provvidenza, riattivando il nostro affidamento al Signore e lavorando con passione per un riscatto spirituale e morale della nostra società. Restituire al mondo il Signore Gesù è il nostro compito oggi: soltanto così può crescere la speranza, impedendo il chiudersi in una sterile e pericolosa rassegnazione. In questa restituzione del Signore al mondo non può mancare colei che lo ha donato con il suo “sì” alla proposta di Dio. Siamo chiamati a rinnovare la nostra devozione a Maria.

Nonostante la secolarizzazione e le voci dei profeti di sventura che ritenevano ormai prossima la scomparsa della devozione a Maria nella Chiesa, oggi ci si imbatte in un suo crescere: Lei sembra resistere a tutto. Milioni di fedeli pregano ogni giorno il rosario e promuovono gruppi di preghiera e pellegrinaggi mariani. I santuari mariani sono sempre più frequentati (ne facciamo esperienza quotidiana in Basilica); si nota il diffondersi di questa attenzione a Maria tra i giovani e molte vocazioni religiose nascono nei gruppi di devozione mariana. Il fervore mariano cresce e mette in risalto la fiducia nella Madre, che si sente vicina e attenta oggi come allora ai bisogni e alle necessità dei suoi figli. Nella nostra Famiglia Salesiana abbiamo avuto un’esperienza indimenticabile con il sesto Congresso Internazionale di Maria Ausiliatrice, a Czestochowa ˛ in Polonia, che dal 3 al 6 agosto scorso ha visto più di mille partecipanti di trenta nazioni (ne diamo una sintesi nell’allegato). Questa crescita di devozione si manifesta con un fiorire di persone, specialmente famiglie e giovani, associate all’ADMA. Tanti altri segni ci dicono che proprio per la presenza di Maria noi non possiamo perdere la speranza, anzi dobbiamo diventare i profeti di “un futuro di speranza” (Ger 29,11). I giorni che ci porteranno alla festa dell’Immacolata e al Natale siano ricchi di serenità e di speranza per tutti voi. Un particolare ricordo in Basilica. Don Franco Lotto, Rettore lotto.rivista@ausiliatrice.net

Archivio RMA

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Editoriale

Sull’onda di un sogno D

a 150 anni, come Famiglia Salesiana siamo chiamati ad essere apostoli dei giovani, degli ambienti popolari, delle zone più povere e missionarie. L’evangelizzazione è questione cruciale per la Chiesa d’oggi e quindi per la nostra Famiglia religiosa; anzi possiamo dire che è la vita stessa della Chiesa, e il suo approfondimento e realizzazione non possono essere messe in secondo piano. In una regione selvaggia

Troviamo le radici di questa priorità in un sogno fatto da Don Bosco tra il 1871 e il 1872, che egli stesso narrò anche a papa Pio IX. «Mi parve trovarmi in una regione selvaggia e totalmente sconosciuta. Era un’immensa pianura incolta, nella quale non si scorgevano né colline né monti. Nelle estremità lontanissime, però, si stagliavano aspre montagne. Vidi numerosi uomini che la percorrevano. Erano vestiti soltanto di larghi mantelli di pelli di animali, che loro scendevano dalle spalle. Per armi usavano una lunga lancia e la fionda. Ed ecco spuntare all’estremità della pianura molte persone: dal vestito e dal modo di agire capii che erano missionari di vari Ordini. Li fissai ben bene, ma non conobbi nessuno. Andarono in mezzo a quei popoli per far conoscere Gesù, ma questi, appena li videro, si avventarono contro e li uccidevano. Intanto vidi in lontananza un drappello di altri missionari: erano chieri-

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Don Luca Barone è anche l’incaricato dell’animazione vocazionale e del prenoviziato per i Salesiani Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania. Una delle sue frasi preferite: «I sogni veri si costruiscono con gli ostacoli. Altrimenti non si trasformano in progetti ma restano sogni».

ci e preti. Li fissai con attenzione, e li riconobbi per nostri salesiani. Mi aspettavo che da un momento all’altro toccasse loro la stessa sorte dei primi missionari, quando vidi che il loro comparire metteva allegria in tutte quelle tribù. Abbassarono le armi e accolsero i nostri con ogni segno di cortesia. Stetti ad osservare: i missionari recitavano il Rosario, e quegli uomini rispondevano a quella preghiera. Dopo un po’ i salesiani andarono a porsi nel centro di quella folla che li circondò, s’inginocchiarono. I selvaggi, deposte le armi, piegarono essi pure le ginocchia. Ed ecco uno dei salesiani intonare: Lodate Maria, o lingue fedeli, e tutti a una voce, continuarono il canto, con tanta forza di voce che io, quasi spaventato, mi svegliai». Quel sogno ebbe molta importanza nella vita di Don Bosco.

Archivio PG-AM ICP

Cercate anime, non denari Nel 1874 il Console argentino a Savona, parlò dei salesiani all’arcivescovo di Buenos

 Mani che stringono mani: i missionari salesiani accompagnano in ogni parte del mondo i piccoli nella crescita umana e spirituale. Archivio PG-AM ICP


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Aires. Questi espresse il desiderio che un gruppo di salesiani andasse in Argentina. Fatte le opportune ricerche, la sera del 29 gennaio 1875, festa di San Francesco di Sales, Don Bosco fece radunare artigiani, studenti e confratelli e lui stesso annunciò che, con l’approvazione del Papa, i primi salesiani sarebbero presto partiti per le missioni dell’Argentina meridionale. Quelle parole suscitarono entusiasmo incontenibile nei giovani e nei salesiani. Tra quelli che avevano risposto al suo invito, Don Bosco scelse sei sacerdoti e quattro coadiutori, e come capo della spedizione, Giovanni Cagliero. Ognuno dei partenti aveva con sé un foglietto con “20 ricordi speciali” scritti da Don Bosco: sono un vero “distillato” di come lui voleva i missionari salesiani. L’11 novembre 1875, Don Bosco accompagnò fino a Genova i missionari, che s’imbarcarono il 14. A Don Cagliero, Don Bosco aveva scritto: «Fate quello che potete: Dio farà quello che non possiamo far noi. Confidate ogni cosa in Gesù Sacramentato e in Maria Ausiliatrice, e vedrete che cosa sono i miracoli».

 Don Bosco vide la missione salesiana in continuità con il mandato di Gesù di evangelizzare tutti i popoli. Archivio PG-AM ICP

Una storia che continua Da allora, il flusso di bene che da Valdocco ha preso avvio, non si è mai interrotto: Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice e tanti giovani hanno compreso che la di Fu l’Argentina la prima terra di missione per i figli di Don Bosco, il 14 novembre 1875 si imbarcarono da Genova alla volta di Buenos Aires i primi 6 sacerdoti e 4 coadiutori guidati da Giovanni Cagliero. Da lì si diffusero, poi, in tutto il mondo. Archivio PG-AM ICP

mensione missionaria è parte costitutiva ed essenziale del nostro essere battezzati ed essere Chiesa, che ogni comunità è chiamata a divenire missionaria, a fare cioè della missione la sua ragion d’essere e di operare. La graduale rivelazione e intuizione del suo carisma apostolico, ha portato Don Bosco a dilatare sempre più l’orizzonte della sua opera fino ad abbracciare tutto il mondo. Egli vede la missione salesiana in continuità con il mandato di Gesù di evangelizzare tutti i popoli: «Cercate anime... salvate molte anime nelle missioni!». E ancora: «Lo stile missionario salesiano si caratterizza dall’amabilità, la gioia, la disponibilità, la creatività, l’ardire e il lavoro oltre ogni limite. In alcuni casi, vari missionari hanno affrontato con coraggio anche il martirio». Una comunità educativa animata da spirito missionario è quella che si sente responsabile della missione della Chiesa, che s’impegna nella paziente evangelizzazione, che è lieta di arricchirsi delle ricchezze altrui e di aprirsi alle necessità di tutti, superando la facile tentazione di chiudere l’orizzonte missionario alla propria missione. Luca Barone Animazione missionaria Salesiani del Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania donluca@valdocco.it N° 6 • NOVEMBRE-DICEMBRE 2011

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Leggiamo i Vangeli

Gesù, Cristo e Figlio di Dio I

l Vangelo di Marco fu scritto intorno al 70 d.C. per una chiesa formata in prevalenza da cristiani che provenivano dalle religioni pagane antiche. La comunità, molto probabilmente residente a Roma, aveva già ricevuto il primo annuncio – Gesù era veramente morto e risorto – e lo aveva accolto. L’Evangelista ci lascia però capire che per i suoi lettori era finito il tempo dell’entusiasmo ed era sopraggiunto quello in cui era necessario rifondare la propria fede. Le difficoltà in cui quei credenti erano stati gettati dalle persecuzioni ordinate dall’Imperatore Nerone, avevano infatti generato una crisi: se Gesù era veramente il Signore, perché non si preoccupava dei suoi seguaci sollevandoli da quella terribile situazione? L’Evangelista capisce la preziosità della posta in gioco: sarebbe stato disastroso se dei cristiani della seconda generazione avessero tramandato delle idee su Gesù diverse da quelle che la tradizione degli

 Il Vangelo è il “buon annuncio” che rafforza e accompagna il cammino di fede degli uomini. Archivio RMA

Il Battesimo segna l’inizio della vita cristiana alla scoperta di un Dio che rivela il Figlio proprio nelle acque del Giordano. © Theresa Martinez - Photoxpress 

Apostoli aveva loro consegnato perché ne fossero testimoni. Nasce per tali ragioni la grandiosa opera di questo Vangelo, volto a correggere la fede per rinvigorirla. Nasce così, mosso dallo Spirito Santo, provocato dai tempi e scritto dalla mano di colui che una antica tradizione del I sec. chiama “Giovanni Marco” e vuole parente di Barnaba ed amico di Paolo di Tarso. Gesù è il “buon annuncio” Il titolo di un libro è importante, gli si deve prestare attenzione! Esso ha infatti la capacità di rivelarci ciò di cui l’Autore si vuole occupare. «Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio» (1,1): ecco il titolo di questo Vangelo. Si tratta di una frase tanto sintetica da non avere neppure un verbo! In essa però ci è già detto tutto. Obiettivo del nostro Evangelista sarà dunque occuparsi di Gesù da lui riconosciuto come il Vangelo stesso. Marco insomma identifica in Gesù il Vangelo, inteso proprio come “il buon annuncio”, anzi, come il miglior annuncio possibile che il Padre avesse da dirci! L’Evangelista afferma però ad un tempo che il Vangelo è anche il racconto delle cose che Gesù disse e fece: egli pertanto non trascurerà di raccontarcele, perché proprio in quelle parole e

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in quelle azioni riluce il buon annuncio che Gesù è. Gesù è il Cristo ed il Figlio di Dio Per Marco il punto di partenza dunque è il Vangelo in cui riluce una sola professione di fede: Gesù è il Cristo, sinonimo di messia, il Figlio di Dio. Ogni credente che si discosti da questo fondamento, non potrà più dirsi tale. La presentazione di Gesù che si manifesta come Cristo e Figlio di Dio venuto a salvarci nella debolezza è per l’Evangelista l’obiettivo che mai deve sfuggire a noi suoi lettori. La rilevanza di questo sintetico “Credo” è per altro provata dal fatto che l’Autore svilupperà tutto il prosieguo della sua opera proprio a partire da esso: la parola “Vangelo” sarà più volte ripresa nel racconto fino a comparire nelle ultime parole di Gesù: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura» (16,15). Il titolo “Cristo” apparirà nel racconto della professione di fede petrina: Gesù «domandava loro: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Pietro gli rispose: “Tu sei il Cristo”» (8,29). Non dimentichiamo però che Pietro e gli Apostoli saranno invitati a correggere la loro idea di messia alla luce delle parole pronunciate da Gesù per ben tre volte sulla sua morte e risurrezione (8,31; 9,31; 10,33-34). Fino a che essi non capiranno che il Cristo è Gesù che salva attraverso una debolezza che non è portatrice di sconfitta ma di vittoria sulla morte, il Signore vieterà loro di dire a tutti la sua identità. Similmente il titolo «Figlio di Dio» si leggerà nella scena del battesimo di Gesù al Giordano: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (1,11), in quella della Trasfigurazione: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!» (9,7) e nella narrazione del centurione romano che vedendo morire Gesù in croce esclama: «Davvero quest’uomo era il Figlio di Dio!» (15,39). Al Battesimo la voce divina si rivolgeva a Gesù e alla Trasfigurazione si indirizzava ai soli presenti, ma al Calvario la voce del centurione è da tutti udibile, per tutti ragione di speranza.

Per l’evangelista Marco cuore del Vangelo è testimoniare che Gesù è il Figlio di Dio che spezza il Pane per la salvezza degli uomini. © Gino Santa Maria - Photoxpress 

La parola della croce

 La croce è fondamento per la fede, solo passando attraverso essa si coglie la pienezza del messaggio cristiano. © Mikhail Tolstoy - Photoxpress

Attorno a Gesù riconosciuto come Vangelo, Cristo e Figlio di Dio si snoda l’intero Vangelo di Marco. Egli è il messaggio buono da accogliere, da far risuonare nel proprio intimo e da annunciare: solo in lui è la salvezza! Marco però è chiaro nel suo intento: di questo Gesù si avrà vera conoscenza solo quando egli sarà passato per il legno della croce. È là che egli mostrerà di essere Cristo e Figlio obbediente, donando la sua vita per la nostra. Finché gli Apostoli non avranno imparato la lezione della croce e non saranno trasfigurati dalla forza della risurrezione, non riceveranno alcun ordine di annunciare Gesù Signore. Finché noi non ritroveremo la voglia e l’entusiasmo di rileggere il Vangelo di Marco lasciando che la parola della croce ci riveli esattamente chi sia Gesù e ci misuri nella capacità di accogliere e condividere tutto il vissuto di Cristo, il Figlio di Dio, non potremo dire di aver accolto il più bel annuncio che Dio abbia mai desiderato farci! Marco Rossetti rossetti.rivista@ausiliatrice.net N° 6 • NOVEMBRE-DICEMBRE 2011

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Spiritualità mariana

Mani vuote per accogliere L

patia Maria avrebbe guardato a quel povero pastore, lei che si autodefinisce “serva del Signore” e che «primeggia tra gli “umili” e i “poveri del Signore”, i quali con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza» (Lumen Gentium 5). Avrà visto un riflesso di se stessa in quel pastore, che stringe con stupore tra le braccia il Dio incarnato?

a notte in cui nacque Gesù a Betlemme, gli angeli portarono la buona notizia ai pastori. C’era un pastore poverissimo, tanto povero che non aveva nulla. Quando i suoi amici decisero di andare alla grotta portando qualche dono, invitarono anche lui. Ma lui diceva: «Io non posso venire: sono a mani vuote, che cosa posso dare?». Ma gli altri tanto dissero e fecero, che lo convinsero. Così arrivarono dove si trovava il bambino, con sua madre e Giuseppe. Maria aveva tra le braccia il bambino e sorrideva vedendo la generosità di chi le offriva cacio, lana o qualche frutto. Scorse il pastore che non aveva nulla e gli fece cenno di venire. Lui si fece avanti imbarazzato. Maria, per avere libere le mani e ricevere i doni dei pastori, depose dolcemente il bambino tra le braccia del pastore che era a mani vuote.

Umile e libera, Maria si apre alla gratuità d’amore Un saggio cinese disse ai discepoli: «Chiudete il pugno e stringete il nulla, aprite le mani e accogliete tutto l’universo». Nessuno meglio di Maria ha fatto questa misteriosa esperienza delle mani vuote che si riempiono di cielo. «Eccomi, sono la serva del Signore» (Lc 1,38): la risposta di Maria all’angelo rivela la sua autocoscienza davanti a Dio, quello d’essere un “vuoto” disponibile a lasciarsi riempire, lasciarsi abitare, lasciarsi sorprendere e sovraccaricare di doni insospettati. Umile

È soltanto una leggenda, ma tanto ricca di candore e di tenerezza da dare slancio al cuore e vibrazione all’anima. Possiamo immaginare con quanta sim Braccia e cuore aperto per accogliere come i pastori il Bambino di Betlemme. © Elenathewise - Photoxpress

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Gesù


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e libera, lei si apre totalmente alla gratuità dell’amore. Questa apertura l’ha resa capace di coniugare contemporaneamente il vuoto più completo di sé e la ricchezza più piena che riceve, di unire in sé l’umiltà profonda e la grandezza infinita, l’umano e il divino. L’umile e il povero è guardato da Dio con compiacenza. Il profeta Isaia descrive con vivacità antropomorfa lo sguardo di Dio che si volge sull’universo in cerca di un luogo dove posarsi: «Su chi volgerò lo sguardo? Sull’umile e su chi ha il cuore contrito» (Is 66,2). Lo stesso concetto è affermato dal Salmista: «Eccelso è il Signore e guarda verso l’umile, ma al superbo volge lo sguardo da lontano» (Sal 138,6). E sant’Agostino gli fa eco: «Se tu ti innalzi, egli si allontana da te, se invece ti abbassi, egli si inchina verso di te» (Ser. 21,2). Maria, umile e piccola, sente lo sguardo benevolo di Dio su di sé: «Ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1,48).

In Maria si fondono l’umiltà profonda e la grandezza divina. © Tesic Ljubisa - Photoxpress 

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente La meravigliosa compresenza del “vuoto di sé” e della “pienezza di grazia” nella coscienza di Maria la fa esplodere nel ringraziamento: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore» (Lc 1,46-48). Il Magnificat  Un presepe per aiutare la contemplazione sul mistero della Natività. © torugo - Photoxpress

di Maria rievoca da vicino l’inno di giubilo del suo Figlio: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così è piaciuto a te» (Lc 10,21), e delinea i tratti che caratterizzano per tutti i tempi i «poveri in spirito» (Mt 5,3) proclamati “beati” dallo stesso Gesù. L’umiltà, lo stupore di fronte alla grandezza di Dio e del suo amore, la riconoscenza: sono sentimenti collegati, che crescono in proporzione reciproca. Più una creatura si sente umile e piccola, più scopre e riconosce la grandezza di Dio; più è percepita la differenza infinita tra Dio e sé, più cresce la gratitudine verso Dio. In Maria questi sentimenti raggiungono il grado massimo. La grazia divina suscita il grazie umano; alla gratuità più generosa di Dio, Maria risponde con la gratitudine più sincera. «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente» (Lc 1,49), Dio è l’autore di tutto, lei è solo il “luogo” (in me), lo “spazio” aperto al dono, alla sorpresa, al miracolo. In questo periodo di Avvento, Maria ci aiuti a creare il vuoto, per ricevere la pienezza della grazia divina (Gv 1,16), ci insegni a fare spazio, per accogliere il più grande dono che supera ogni attesa dell’umanità. Che Dio, cioè, volga il suo sguardo d’amore su di noi, s’inchini e discenda nella nostra umanità, nel nostro mondo e nella nostra storia; che Egli si compiaccia nel trovarci umili, docili, sull’esempio di Maria; che Egli veda le nostre mani vuote e ci doni Gesù. Maria Ko Ha Fong kohafong.rivista@ausiliatrice.net N° 6 • NOVEMBRE-DICEMBRE 2011

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Maria nei secoli

Maria: il tutto nel fram m La mariologia di Hans Urs von Balthasar

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« ’uomo più colto del mondo»: questo l’elogio che il grande teologo Henri de Lubac diede di un suo collega, Hans Urs von Balthasar. Aveva ragione: questo sacerdote svizzero (Lucerna, 12 agosto 1905 - Basilea, 26 giugno 1988), autore di un numero impressionante di opere, era esperto di filosofia e teologia, di storia dell’arte e di letteratura, amava la musica e conosceva i mistici, antichi e moderni. Era pure poliglotta. Il suo pensiero ha contribuito a rinnovare profondamente il pensiero cristiano contemporaneo ed anche l’attuale pontefice, già eccellente professore di teologia, ha sempre apprezzato molto il lavoro di von Balthasar, al punto da collaborare con lui nella fondazione e nella pubblicazione della rivista di teologia “Communio”. E per esprimergli stima e riconoscenza il beato Giovanni Paolo II lo creò cardinale, quando il teologo svizzero era ormai molto anziano; ma lui morì prima di recarsi a Roma a ricevere il berretto cardinalizio. Sulla sua scrivania fu trovato un biglietto che riassume la sua pietà, perché i veri teologi sono persone semplici e che pregano molto: “Se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei cieli”. L’intelligenza così fine di von Balthasar non poteva non essere attratta dall’illustrazione del ruolo di Maria nella storia della salvezza. A Lei ha dedicato pagine indimenticabili, soprattutto per mettere in evidenza come tra la Madonna e la Chiesa nel suo insieme esista un rapporto profondissimo che egli definisce “principio mariano”. Secondo l’insigne teologo, nella vita della Chiesa esistono quattro modelli vocazionali o quattro modi di agire per servire Cristo, tutti coessenziali. Essi sono il principio petrino, cioè l’istituzione, l’autorità, l’organizzazione; il principio giovanneo, cioè l’amo-

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Il teologo von Balthasar ha dedicato alla Madonna pagine indimenticabili. La Chiesa deve assumere come modello Maria e la sua obbedienza per compiere la sua missione.

In Maria la Chiesa che scaturisce da Cristo trova la sua piena realizzazione, nella sua fede che ama e spera; Ella è la risposta adeguata che Dio si attende dalle creature. Hans Urs von Balthasar

re, il carisma, la mistica; il principio paolino, ossia lo slancio evangelizzatore e il fuoco missionario; il principio giacobita, cioè il senso della tradizione, la memoria, l’ancoraggio alla radici. Questi tipi vocazionali, per quanto diversi, sono alimentati dalla stessa fiamma nascosta che brucia di santità: il principio mariano, ossia l’adesione sincera, dinamica alla volontà di Dio. Se privi la Chiesa della sua forma mariana, essa si sgonfia come un otre privo di ossigeno. In altre parole: la Chiesa nel suo insieme e ogni cristiano in particolare hanno un modello eccezionale a cui sempre ispirarsi, la Madonna, il suo “sì” pronunziato a Nazareth e confermato sul Calvario. Se la Chiesa imita Maria e la sua obbedienza, allora compie la sua missione nella storia. Alla Madonna von Balthasar applica un titolo originale: Ella è il “Tutto nel frammento”. Con questa definizione egli vuol dire che l’intera economia della salvezza si riassume in Lei, nella sua di-


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m mento gnità, nella sua missione, nella sua esemplarità. Tutto, cioè la Rivelazione divina dell’amore trinitario e il modo di agire di Dio nella storia, è raccolto nel “frammento”, cioè in Maria Santissima. Per esempio, tutta la storia della salvezza è caratterizzata dalla scelta che Dio opera delle persone umili. Questa legge dell’umiltà è riprodotta in Maria, la creatura umana in cui l’umiltà appare in tutta la sua bellezza. Come Maria, anche la Chiesa deve essere “vergine”. Con questa affermazione von Balthasar vuol dire che come Ella ha concepito nella sua verginità, senza intervento umano, così pure la Chiesa ha una vocazione “verginale”: rimanere in attesa di Dio e della sua azione, accogliere con lode e riconoscenza le opere che Dio compie in essa e, solo se riceve tutto da Dio, può essere madre, partorire, nutrire, educare, cioè annunziare e donare Cristo al mondo. La ricchezza di pensiero di von Bal-

Come un covone afferrato al centro si prolunga verso le sue estremità, così la vita di Maria è concentrata intorno al suo “sì” e da qui si dispiega a ritroso e in avanti. Il suo “sì” dà senso pieno ad ogni momento, gesto, ad ogni preghiera della Madre del Signore. Adrienne von Speyr

© Fotoskat - Photoxpress

 Una veduta di Lucerna, città natale di von Balthasar. © Flickr

thasar era frutto anche delle intuizioni di una mistica stigmatizzata, una dottoressa svizzera convertita al cattolicesimo e dotata da Dio di mozioni interiori: Adrienne von Speyr. Fu lei a suggerire al suo amico e padre spirituale, von Balthasar per l’appunto, una riflessione molto interessante che egli sviluppò adeguatamente e che riguarda l’origine della vita consacrata. Essa nacque sotto la Croce quando due vergini, Maria anzitutto, e con lei il discepolo Giovanni, pur non essendo legati da nessuna parentela, iniziarono a vivere insieme nel nome di Gesù. Anche questo spiega perché nel corso della storia della Chiesa tutti i consacrati, donne e uomini, hanno sempre avuto una devozione particolarmente affettuosa verso la Madonna e l’abbiano sentita come loro Madre. Von Balthasar conclude: «Non solo i consacrati, ma tutti i credenti sono chiamati a stare sotto la croce, non sotto il peccato»: è lì che si raduna la Chiesa attorno a Cristo e attorno a sua Madre, “il Tutto nel frammento”. Roberto Spataro spataro.rivista@ausiliatrice.net N° 6 • NOVEMBRE-DICEMBRE 2011

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La Parola qui e ora

Una storia di salvezza fatta dai “ Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa (Mt 1,18-24).

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n figlio nato dopo l’annuncio ufficiale del fidanzamento non avrebbe disturbato nessuno in Israele, e sarebbe stato considerato pienamente legittimo. Giuseppe decide di licenziare «in segreto» Maria perché solo lui sa che quel figlio non può essere suo. Le decisioni “razionali” di

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Un’immagine del film di Guido Chiesa “Io sono con te” sulla vita di Maria. © Abdelkader Belhadi 

Giuseppe sono prese: ma ecco che arriva un angelo a spiegargli come stanno davvero le cose, a fargli cambiare idea. Il genere letterario di Matteo tende a inserirsi pienamente nel linguaggio e nella tradizione religiosa ebraica anche perché, rivolgendosi soprattutto ad ebrei, ha bisogno di sottolineare il più possibile la continuità fra il “nuovo” di Gesù e l’intera storia sacra di Israele («Tutto questo avvenne perché si adempisse...»: v. 22). Anche per questo abbondano i richiami alle profezie e al “Messia” atteso. Per noi questo genere letterario restituisce soprattutto il senso dell’intervento di Dio nella storia del mondo. Giuseppe è un altro “uomo del dubbio” che orienta la sua scelta nel senso della fede. Decide di credere all’angelo, e dunque di credere a Maria e tenere il figlio. Una volta chiarito che non si tratta di una questione umana e tanto meno sociale, la vera domanda rimane sul motivo, sul perché della scelta di Giuseppe. Più ancora che “nella stirpe di Davide” (da cui Gesù doveva nascere, sempre per adempiere le profezie), Giuseppe si colloca in quella “discendenza spirituale” degli uomini e delle donne che hanno creduto in Dio, hanno scommesso sulla fede – e hanno vinto. Dietro Giuseppe ci sono Maria, Elisabetta, e su su fino a Mosè, Giacobbe, Isacco, Abramo. La storia dell’alleanza, che porta alla nascita di Gesù, è la cronaca


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i “nip” non important persons di un’amicizia, di una fiducia reciproca tra Dio e le persone di Israele. Nella Bibbia potrebbe non esserci altro che questo: e basterebbe, incarnandosi in Gesù Cristo, a renderla “vera”, attuale per noi. Giuseppe è uomo senza nessun mandato pubblico, senza riconoscimenti ufficiali; non è nemmeno un sacerdote come Zaccaria il padre di Giovanni, ma un falegname; non è un profeta come Elia, e neppure un “predestinato” come Mosè. Anche per questo lui è l’uomo della “svolta di Dio”, del suo cambio di strategia. La vecchia alleanza era “fra trono e altare”: Jahvé conduce il popolo fuori dall’Egitto, aiuta Salomone a costruire il Tempio sul monte di Abramo a Gerusalemme. Ma è un patto che non basta mai, il popolo eletto rimane sempre al di sotto delle attese – e ancor più delle sue stesse promesse solenni. Dio costruisce, cominciando da Giuseppe, una storia di salvezza fatta tutta di “nip” (non important persons) anziché di “vip”; la mette in atto e la realizza attraverso i piccoli passi di chi parla al cuore, inserendosi nelle vicende usuali, ordinarie di un popolo, quelle che farebbero al massimo cronaca, e non certo storia. Ma la prova che Dio è in azione viene proprio dai potenti e dai sapienti: i Magi ed Erode non sottovalutano affatto quella nascita in una grotta, in un posto insignificante come Betlemme. La proclamazione che la strategia di Dio è cambiata è scritta nel Vangelo, nel Magnificat. Ed è affidata naturalmente a Maria, l’unica insostituibile per realizzare il nuovo progetto: «ha rovesciato i

Per ogni mamma il figlio piccolo e indifeso è il tesoro più importante. Così è lo sguardo di Dio su ciascuno. © Mariusz Blach - Photoxpress 

Anche chi è segnato dalla malattia o dall’età ha una missione unica e irripetibile per il progetto di Dio. © Andrew Gentry - Photoxpress 

potenti dai troni, ha innalzato gli umili». Dal Magnificat le gerarchie di valori del mondo escono capovolte, prima ancora che sconfitte. Le cose che contano davvero stanno nei cuori delle persone, in quel “sì” a Dio di cui ciascuno è l’unico responsabile per se stesso. La nuova religione che si afferma rapidamente in tutto l’Impero è appunto quella che va bene persino per gli schiavi, proprio perché prescinde da qualunque titolo, censo o investitura (poi anche la nuova religione ha imparato a convivere, ahimé, con tutti i poteri, e farsi potere essa stessa, e rimettere in auge insegne e feluche: ma questo fa parte della normale storia del mondo). Giuseppe, dopo Maria, è l’altro protagonista necessario di questa svolta. E per questo è patrono della Chiesa universale: non tanto per aver accettato la parte difficile del padre putativo (come si diceva una volta), ma molto di più perché rappresenta al meglio il cammino che la Chiesa ha da compiere nella storia: lasciarsi prendere per mano da Dio anche quando non ne ha voglia, anche quando ci sarebbero opzioni più razionali da seguire. Anche quando la fedeltà a Dio può farti perdere la faccia, abbandonare il tuo paese, rischiare (o subire) la persecuzione. Marco Bonatti marco.bonatti@lavocedelpopolo.torino.it N° 6 • NOVEMBRE-DICEMBRE 2011

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Amici di Dio

Dolce come il miele San Bernardo di Chiaravalle, Dottore della Chiesa (1090-1153)

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na domanda martellava la testa del ventenne Bernardo (era nato nel 1090, vicino a Digione, Francia): perché spendere la propria vita al servizio di questo o di quel signore, quando aveva la possibilità di mettersi al servizio del Signore dei signori, cioè di Dio stesso? Quindi, al servizio non di signori che passano col tempo, ma dello stesso Signore del tempo. Era un ragazzo nobile, di sangue blu, e non amava le mezze misure. In quegli anni, a Citeaux c’erano alcuni monaci che cercavano di vivere la Regola di San Benedetto secondo lo spirito originario. Purtroppo, non erano arrivate altre vocazioni a rinforzare la piccola comunità. Poi giunse Bernardo con alcuni amici. Altri arrivarono dopo, addirittura troppi. Ed ecco la soluzione: dopo cinque anni Bernardo fu scelto per fondare una nuova abbazia: Chiaravalle.

 Il sigillo di San Bernardo di Chiaravalle.

San Bernardo predica la seconda crociata a Vézelay in presenza di Re Luigi VII; miniatura da un codice del tardo Quattrocento. Parigi, Bibliothèque Nationale de France.  Chiama Maria

Anche gli analfabeti sulla “Via di Dio” Geniale e lungimirante fu l’accettazione da parte di Bernardo di persone semplici come i contadini, gli analfabeti, i poveri. Tutti chiedevano di seguire “la via per andare a Dio” tracciata da lui. Questo era sufficiente. Saranno chiamati “monaci conversi”. Si dedicheranno perlopiù al lavoro manuale, nei campi e nelle stalle. Tutto fatto per amore di Dio, senza altre motivazioni umane. Con occupazioni diverse, ma con lo stesso obiettivo degli altri monaci (i “coristi”): cercare Dio e ascoltarlo, per amarlo con tutto se stessi. E risultarono fondamentali per l’economia dell’abbazia. Poveri di teorie ma ricchi di pratica, spesso diventarono portatori di innovazioni metodologiche e anche tecnologiche in agricoltura e nell’allevamento del bestiame, apprezzate nei secoli. Bernardo stesso, quando era libero da impegni “intellettuali” non disdegnava il

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Nei pericoli, nelle difficoltà, nei dubbi, pensa a Maria, invoca Maria! Non si allontani dalla tua bocca, non si allontani dal tuo cuore e per ottenere l’aiuto della sua preghiera, non tralasciare di seguire l’esempio della sua condotta di vita. Seguendola non uscirai di strada, pregandola non dispererai, pensando a lei non sbaglierai. Se lei ti sostiene, non cadi; se ti protegge, non temi; se ti guida, non ti affaticherai; se ti sarà favorevole raggiungerai la meta. Da Omelie in lode alla Vergine Madre 2,17

lavoro dei campi, sudando fianco a fianco con i confratelli. Era lui stesso a dire che Dio si poteva cercare e trovare studiando il Libro della Scrittura oppure studiando il secondo Libro che Dio ci ha dato: quello della Natura. Affermava che imparava qualcosa di Dio anche «dai fiori e dai castagni». Questo era il Libro che «leggevano e studiavano» ogni giorno i suoi monaci conversi. E con profitto. Bernardo non visse sempre la quiete del suo monastero. Si impegnò moltissimo e con grandi sacrifici per la Chiesa, che egli chiamava “Sposa di Cristo”. Quando, nel 1130, fu eletto un papa e subito dopo un antipapa, sollecitato da più parti si mise in viaggio, perché “Christus est in causa” cioè “Si tratta di Cristo”. Percorse tutta l’Europa. Grandi viaggi, grandi fatiche, tanti pericoli. Ascoltava,


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esortava, ammoniva, rimproverava, destreggiandosi tra opposte fazioni e scomuniche reciproche, affrontando inimicizie indurite e furiose minacce di guerra. Una fatica immensa, ma per Cristo e per la Chiesa andava tutto bene. E riuscì nell’impresa. Tornò stanco ma felice nella sua abbazia. In quegli anni di “vita mondana”, come lui li chiamava, il suo pensiero era stato continuamente tra i suoi monaci, che amava tanto.

scaturisce che il primo dovere del credente è proprio quello di amare Dio. Come? In tutte le circostanze e scelte di vita. Ma in quale misura amarlo? Senza misura. Ecco Bernardo: «E tutto questo seguendo l’esempio di Cristo, nel suo amore totale a Dio Padre, accettando anche di essere crocifisso». Il destino del credente è “indiarsi”

Bernardo, maestro di vita spirituale Bernardo morì a Chiaravalle il 20 agosto 1153. Fu innalzato agli onori degli altari 21 anni dopo, nel 1174: insomma, santo quasi subito, tanta e tale erano la fama e la santità. Nel 1830 fu dichiarato dalla Chiesa “Doctor mellifluus”, cioè dottore dalle parole dolci come il miele. Come per San Benedetto, anche per Bernardo i monasteri dovevano essere “scuola di carità”. Il primo comandamento dei monaci doveva essere l’amore reciproco, perché la sostanza stessa di Dio è Amore (1 Gv 4,16). Se dunque l’amore è la sostanza stessa di Dio, ne

 San Bernardo, particolare da una pala del XIII secolo con storie della sua vita, conservata al museo di Palma di Majorca.

Pensieri di S. Bernardo «Dio è colui di cui non si può pensare niente di più buono». «Tutta la mia filosofia, oggi, consiste nel conoscere che Gesù è, e che è stato crocifisso». «Gesù è la vita del monaco». «La misura di amare Dio è di amarlo senza misura». «Che cosa infatti in quella suprema e beata Trinità conserva quella suprema e ineffabile unità, se non l’amore? È dunque una legge, e una legge del Signore, l’amore che stringe la Trinità e la rinserra in un legame di pace. Ed è la sostanza stessa di Dio. Questa è la legge eterna, che crea e governa l’universo». De diligendo Deo, XII,35

E il destino del credente, attraverso il suo quotidiano impegno ascetico, è quello di “indiarsi”, cioè rivestirsi di Dio, sostanziarsi di Dio. Come un ferro messo al fuoco e reso incandescente si spoglia della sua forma originaria per divenire del tutto simile al fuoco, come l’aria percorsa dalla luce del sole assume il fulgore della luce. Non si può parlare di San Bernardo senza parlare del suo rapporto con Maria di Nazareth. Per il fatto di essere la Madre del Verbo fatto carne, per lui “l’universo è pieno della presenza di Maria”. Quando vedeva una sua effigie, la salutava devotamente «Ave Maria», e una volta, fortunato lui, Maria gli rispose: «Ave, Bernarde». Famosissima ancora oggi la preghiera “Guarda la stella, chiama Maria”. Non ha scritto libri di mariologia, ma è considerato un “Dottore Mariano” per le sue profonde intuizioni sulla Madonna, per la passione con cui ne ha parlato, per la filiale devozione verso di lei. Bernardo ci lascia l’esempio di un grande amore a Dio, a Maria, alla Chiesa e al prossimo. I suoi grandi amori che l’hanno guidato nella vita e che lascia a noi come stimolo spirituale. Mario Scudu archivio.rivista@ausiliatrice.net

Tempo di Natale, tempo di regali Spesso non si sa che cosa regalare. E si rimane nel dubbio. Vi aiutiamo ad uscirne con onore. Se sono persone intelligenti, sensibili spiritualmente, aperti culturalmente anche in campo religioso, regalate:

ANCHE DIO HA I SUOI CAMPIONI Editrice Elledici, aprile 2011, € 29,00 Andrete a colpo sicuro e vi ricorderanno per anni.

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Le ricette di Mamma Margherita

Tirà C

arlo Alberto Salustri (in arte Trilussa, 1871-1950) era certo più avvezzo a frequentare i salotti e le osterie che le chiese di Roma. La sua bonaria satira in dialetto romanesco contiene tuttavia notevoli spunti religiosi e validi insegnamenti morali, impartiti sottovoce, quasi sorridendo. Significativa la lirica “La solitudine”, che la leggenda vuole conservata gelosamente dalla vecchia governante del poeta e pubblicata postuma. Quann’ero ragazzino, mamma mia me diceva: «Ricordate, fijolo quanno te senti veramente solo tu prova a recita’ ’n’ave Maria. L’anima tua, da sola, spicca er volo e se solleva, come pe’ maggia». Ormai so’ vecchio, er tempo m’è volato da ’n pezzo s’è addormita la vecchietta ma quel consijo nun l’ho mai scordato. Come me sento veramente solo io prego la Madonna benedetta e l’anima, da sola, pija er volo. Versi che non hanno bisogno di commento. L’immagine della vecchia mamma che insegna l’Ave Maria a un figlio un po’ scapestrato, a noi ricorda quella di mamma Margherita, i suoi consigli e...

© JackF - Photoxpress

forse anche la sua cucina, con i dolcetti campestri delle feste. Come questa focaccia dell’Epifania, un dolce non lievitato, tipico dei colli astigiani. Ecco la ricetta. Impastare 200 g di farina, 30 g di zucchero, 100 g di burro, un tuorlo d’uovo, 30 g di uvetta, 30 g di scorza d’arancio e cedro canditi, 20 g di pinoli, un dl di panna. Dare all’impasto forma ovale, schiacciata e stirata (donde il nome “tirà”); decorarlo in superficie con tagli diagonali, formando una griglia. Infornare a 180 gradi per quaranta minuti. Anna Maria Musso Freni 

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© Sean M - Photoxpress

redazione.rivista@ausiliatrice.net


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Il poster

Noi, le madri di Cristo Poi, stendendo la mano verso i discepoli disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli: chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre». Mt 12,46-50

Dio è un forestiero nel mondo. Nostro compito è di ricondurre Dio nel mondo, nella nostra vita. Adorare significa diffondere la presenza di Dio nel mondo. A. J. Heschel

Che cosa c’è di buono per me se Maria ha dato al mondo il Figlio di Dio quattordici secoli fa, ma io non dò alla luce il Figlio di Dio nella mia epoca e nella mia condizione? Tutti sono chiamati ad essere madri di Dio. Perché Dio ha sempre bisogno di venire al mondo. Meister Eckhart

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uon Natale! Pace, amore, gioia e serenità a tutti. Che Cristo possa nascere nei nostri cuori. Che sia al centro dei nostri progetti e scelte di vita, nelle nostre famiglie, nella nostra società così problematica e nel mondo intero così travagliato. Nei giorni festivi e nei giorni feriali, sempre. Giuliana di Norwich, mistica inglese del Trecento, con un’audace immagine frutto di una visione, ha scritto: «Compresi come Gesù è la nostra vera madre nella natura per la nostra prima creazione, ed è nostra vera madre per la grazia». Una bella, profonda e consolante verità, non vi pare? Come dire che non ci basta avere soltanto una madre naturale, con tutto il carico emotivo che ha per ciascuno di noi, ma abbiamo bisogno anche di un’altra madre, addirittura Gesù stesso. Un grande santo, Francesco d’Assisi, ci ricorda anche che noi dobbiamo diventare madri di Cristo e non soltanto davanti al presepe o nelle emozioni del tempo natalizio. Noi possiamo generare Cristo con la nostra vita, facendo il bene

ed evitando il male nel nostro agire quotidiano. Le sue parole: «Noi siamo le madri di Cristo quando lo portiamo nei nostri cuori e nei nostri corpi per mezzo dell’amore e noi diamo Cristo alla luce per mezzo delle nostre opere sante che devono brillare davanti agli altri come esempio». Francesco ci dà anche le coordinate per questo nostro compito di generare il Cristo al mondo: “per mezzo dell’amore” e “delle nostre opere sante”. Nient’altro. Ma è sufficiente per metterci in crisi. Generare il Cristo nella nostra vita quotidiana, non è un’impresa semplice, come non è semplice vivere illuminati e guidati dal Vangelo. Ma questa è la strada per rendere più vivibile il nostro mondo, più accettabili i nostri giorni insieme, più rispettosi i nostri rapporti interpersonali, più gioiosi e sinceri i nostri incontri quotidiani. In una parola, più sopportabile il nostro vivere e il nostro morire. Troveremo nel Vangelo, se abbiamo il coraggio di leggerlo tutti i giorni, il significato del nostro vivere e operare guidati dall’amore. Se non miglioriamo questo nostro mondo con la nostra vita, allora il Natale rimarrà una festa epidermica, con qualche emozione e qualche regalo, ma vuota di conseguenze operative. Maria di Nazareth ha fatto il suo dovere donandoci suo Figlio Cristo, e vivendo la sua vita nell’amore per lui. E noi? Il saggio Maestro Eckhart ci ricorda che se non diamo alla luce il Cristo nella nostra epoca e nella nostra condizione, quindi oggi, è come rendere vuoto il Natale. Mario Scudu archivio.rivista@ausiliatrice.net

 © Francois du Plessis - Photoxpress

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Do Ve Me Lu

1D 2L 3M 4M 5G 6V 7S 8D 9L 10 M 11 M 12 G 13 V 14 S 15 D 16 L 17 M 18 M 19 G 20 V 21 S 22 D 23 L 24 M 25 M 26 G 27 V 28 S 29 D 30 L 31 M

MADRE DI DIO ò ss BASILIO e GREG. SS NOME di GESÙ s ELISABETTA SETON s AMELIA EPIFANIA s LUCIANO BATTESIMO di GESÙ s GIULIANO ù s ALDO s IGINO s MODESTO s ILARIO s FELICE di Nola (2) s MAURO s MARCELLO ì s ANTONIO abate s PRISCA s MARIO s SEBASTIANO s AGNESE (3) b LAURA VICUÑA s EMERENZIANA è s FRANC. di SALES Conversione s PAOLO ss TIMOTEO e TITO s ANGELA MERICI s TOMM. d’AQUINO (4) s COSTANZO s MARTINA s GIOV. BOSCO ò

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Madre di Dio Epifania Ceneri San Giuseppe

GENNAIO

01 gen 06 gen 22 feb 19 mar

Festività Cattoliche

1M 2G 3V 4S 5D 6L 7M 8M 9G 10 V 11 S 12 D 13 L 14 M 15 M 16 G 17 V 18 S 19 D 20 L 21 M 22 M 23 G 24 V 25 S 26 D 27 L 28 M 29 M

s SEVERO PRESENTAZ. SIGNORE s BIAGIO s ANDREA CORSINI (5) s AGATA s PAOLO MIKI s RICCARDO ù s GIROL. EMILIANI s APOLLONIA s SCOLASTICA B.V.M. di LOURDES (6) s EULALIA s MAURA ss CIRILLO e MET. ì s FAUSTINO s GIULIANA s DONATO s SIMEONE (7) s MANSUETO s ZENOBIO s PIER DAMIANI è LE CENERI s POLICARPO s SERGIO ss L. VERS. e C. CARAV. 1ª di QUARESIMA s GABRIELE dell’ADD. s ROMANO s MACARIO

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29 giu 06 ago 15 ago 01 nov 08 dic 25 dic

1G 2V 3S 4D 5L 6M 7M 8G 9V 10 S 11 D 12 L 13 M 14 M 15 G 16 V 17 S 18 D 19 L 20 M 21 M 22 G 23 V 24 S 25 D 26 L 27 M 28 M 29 G 30 V 31 S

Ve Lu Me Gi Sa Ma 2012 1D 2L 3M 4M 5G 6V 7S 8D 9L 10 M 11 M 12 G 13 V 14 S 15 D 16 L 17 M 18 M 19 G 20 V 21 S 22 D 23 L 24 M 25 M 26 G 27 V 28 S 29 D 30 L

2012 1M 2M 3G 4V 5S 6D 7L 8M 9M 10 G 11 V 12 S 13 D 14 L 15 M 16 M 17 G 18 V 19 S 20 D 21 L 22 M 23 M 24 G 25 V 26 S 27 D 28 L 29 M 30 M 31 G s GIUSEPPE lavorat. s ATANASIO ss FILIPPO e GIAC. s SILVANO s ILARIO 5ª di PASQUA ù s AUGUSTO s VITTORE s GREGORIO s ANTONINO s FABIO s PANCRAZIO ì 6ª di PASQUA s MATTIA s LUCREZIA s UBALDO s PASQUALE B. s GIOVANNI I s IVO ASCENSIONE del SIGN. s VITTORIO è s RITA da CASCIA s DESIDERIO MARIA AUSILIATRICE s GREGORIO VII s FILIPPO NERI PENTECOSTE s EMILIO ò s MASSIMO s FERDINANDO VISITAZIONE B.V.M.

Me Lu Lu Ma Do

1V 2S 3D 4L 5M 6M 7G 8V 9S 10 D 11 L 12 M 13 M 14 G 15 V 16 S 17 D 18 L 19 M 20 M 21 G 22 V 23 S 24 D 25 L 26 M 27 M 28 G 29 V 30 S

s GIUSTINO s MARCELLINO SS TRINITÀ s FLORIANO ù s BONIFACIO s NORBERTO s ROBERTO s SEVERINO s EFREM SS CORPO di CRISTO s BARNABA ì s ONOFRIO s ANTONIO di Padova s ELISEO SACRO CUORE CUORE IMM. di Maria (11) s GREG. BARB. s MARINA s ROMUALDO è B.V.M. CONSOLATA s LUIGI GONZAGA s PAOLINO s GIUSEPPE CAFASSO (12) Natività s G. BATT. s GUGLIELMO s VIGILIO s CIRILLO ò s IRENEO ss PIETRO e PAOLO ss MARTIRI ROMANI

2012

Jom Kippur Sukkot Shemini‘Azeret Simchat Torah Chanukkah

GIUGNO

26 set 01 ott 08 ott 09 ott 09 dic

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Purim Pesach Shavu‘ot Rosh ha-Shanah 5773

MAGGIO

08 mar Gi 07 apr Sa 27 mag Do 17 set Lu

Festività Ebraiche

LE PALME s FRANC. da Paola s RICCARDO s ISIDORO s VINCENZO FERRER s CELESTINO ù s G. B. de LA SALLE PASQUA dell’ANGELO s TERENZIO s STANISLAO s GIULIO I s MARTINO I ì s TIBURZIO 2ª di PASQUA s BERNARDETTA s ANICETO s APOLLONIO s EMMA s ADALGISA s ANSELMO è 3ª di PASQUA s GIORGIO s FEDELE s MARCO s CLETO s ZITA s VALERIA 4ª di PASQUA ò s PIO V

APRILE

Santi Pietro e Paolo Trasfigurazione Assunzione B.V.M. Tutti i santi Immacolata Natale del Signore

s ALBINO ò s BASILEO s MARINO 2ª di QUARESIMA s ADRIANO ss VITTORE e VITT. ss PERP. e FELICITA s GIOVANNI di DIO ù s FRANC. ROMANA ss 40 MARTIRI 3ª di QUARESIMA s INNOCENZO I s RUGGERO s MATILDE s LUISA de MARILL.ì s AGAPITO s PATRIZIO 4ª di QUARESIMA s GIUSEPPE ss CLAUDIA e ALESS. s NICOLA di Flüe s OTTAVIANO è s TURIBIO s TIMOTEO 5ª di QUARESIMA ANNUNC. del SIGN. s AUGUSTA ss CASTORE e CRIST. s SECONDO b AMEDEO di SAV. ò s BENIAMINO

MARZO

Annunciaz. del S. delle Palme Pasqua Ascensione Pentecoste S. Cuore di Gesù

FEBBRAIO

26 mar Lu 01 apr Do 08 apr Do 20 mag Do 27 mag Do 15 giu Ve

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(13) SS SANG. GESÙ s OTTONE s TOMMASO ù s ELISABETTA s A. M. ZACCARIA s M. GORETTI s CLAUDIO (14) s ADRIANO s VERONICA s SECONDA s BENEDETTO ì s GIOV. GUALBERTO s ENRICO s CAMILLO (15) s BONAVENTURA B.V.M. del M. Carmelo s ALESSIO s FEDERICO s SIMMACO è s ELIA s LORENZO da Brindisi (16) s M. MADDALENA s BRIGIDA s CRISTINA s GIACOMO ss ANNA e GIOAC. ò s AURELIO ss NAZARIO e CELSO (17) s MARTA s PIETRO CRISOLOGO s IGNAZIO di LOYOLA

2012

06 gen 07 gen 02 feb 15 feb 27 feb

Ve Sa Gi Me Lu

2012 1S 2D 3L 4M 5M 6G 7V 8S 9D 10 L 11 M 12 M 13 G 14 V 15 S 16 D 17 L 18 M 19 M 20 G 21 V 22 S 23 D 24 L 25 M 26 M 27 G 28 V 29 S 30 D

15 ago 29 ago 08 set 14 set 21 nov 25 dic

Me Me Sa Ve Me Ma

1L 2M 3M 4G 5V 6S 7D 8L 9M 10 M 11 G 12 V 13 S 14 D 15 L 16 M 17 M 18 G 19 V 20 S 21 D 22 L 23 M 24 M 25 G 26 V 27 S 28 D 29 L 30 M 31 M

2012 TUTTI I SANTI COMMEM. DEFUNTI s SILVIA (31) s C. BORROMEO s ZACCARIA s LEONARDO s ERNESTO ì s GOFFREDO Dedicaz. Bas. Lateran. s LEONE MAGNO (32) s MARTINO s GIOSAFAT s DIEGO è s GIOCONDO s ALBERTO s MARGHERITA s ELISABETTA (33) Ded. Bas. ss P. e P. s FAUSTO s OTTAVIO ò Presentazione B.V.M. s CECILIA s CLEMENTE I ss A. DUNG LAC e C. CRISTO RE s LEONARDO da P. M. s VIRGILIO s GIACOMO d. M. ù s SATURNINO s ANDREA

01 gen 06 gen 02 feb 26 mar

Do Ve Gi Lu

2012 1S 2D 3L 4M 5M 6G 7V 8S 9D 10 L 11 M 12 M 13 G 14 V 15 S 16 D 17 L 18 M 19 M 20 G 21 V 22 S 23 D 24 L 25 M 26 M 27 G 28 V 29 S 30 D 31 L

2012

delle Palme Pasqua Ascensione Pentecoste Tuttti i Santi Natale del Signore

s ELIGIO 1ª di AVVENTO s FRANC. SAVERIO s BARBARA b FILIPPO RINALDI s NICOLA da Bari ì s AMBROGIO IMMACOLATA Conc. 2ª di AVVENTO MADONN. di LORETO s DAMASO I s AMALIA s LUCIA è s GIOV. della CROCE s VALERIANO 3ª di AVVENTO s LAZZARO s GRAZIANO s DARIO s LIBERATO ò s PIETRO CANISIO s FRANC. CABRINI 4ª di AVVENTO s ADELE NATALE s STEFANO s GIOVANNI evang. ss INNOCENTI ù s TOMMASO BECKET SACRA FAMIGLIA s SILVESTRO

DICEMBRE

01 apr Do 08 apr Do Nome di Gesù 17 mag Gi Epifania 27 mag Do Presentaz. di Gesù 01 nov Gi Annunciazione 25 dic Ma

1G 2V 3S 4D 5L 6M 7M 8G 9V 10 S 11 D 12 L 13 M 14 M 15 G 16 V 17 S 18 D 19 L 20 M 21 M 22 G 23 V 24 S 25 D 26 L 27 M 28 M 29 G 30 V

NOVEMBRE

Festività Anglicane

s TERESA Gesù Bamb. ss ANGELI CUSTODI ss CAND. e FAUSTO s FRANCESCO s PLACIDO s BRUNO (27) B.V.M. del Rosario s PELAGIA ì s DIONIGI s DANIELE b GIOVANNI XXIII s SERAFINO s EDOARDO (28) s CALLISTO I s TERESA è s MARGH. ALACOQUE s IGNAZIO d’Antiochia s LUCA s PAOLO della Croce s IRENE (29) s GASPARE b GIOV. PAOLO II ò s SEVERINO s A. MARIA CLARET s CRISPINO s EVARISTO s FIORENZO (30) ss SIM. e GIUDA b MICHELE RUA ù s GERMANO s NARCISO

OTTOBRE

Dormitio Mariae Decoll. del Precurs. Natività di Maria Esaltaz. della S. Croce Ingr. di Maria al Tempio Natività di Cristo

s EGIDIO (22) s ELPIDIO s GREGORIO s ROSALIA s LOR. GIUSTINIANI s ZACCARIA s REGINA Natività della B.V.M. ì (23) s PIETRO CLAVER s NICOLA da TOLENT. ss PROTO e GIACINTO s Nome di MARIA s GIOV. CRISOSTOMO Esaltazione S. CROCE B.V.M. ADDOLORATA (24) ss CORN. e C. è s ROBERTO BELLARM. s GIUS. da COPERTIN. s GENNARO s MARTIRI COREANI s MATTEO s MAURIZIO ò (25) s PIO da Pietrelc. s PACIFICO s AURELIA ss COSMA e DAMIAN. s VINCENZ. de’ PAOLI s VENCESLAO ss ARCANGELI (26) s GEROLAMO ù

SETTEMBRE 2012

delle Palme Pasqua Ascensione Pentecoste Ss. Pietro e Paolo Trasfigurazione

1 M s ALF. M. de’ LIGUORI 2 G s EUSEBIO ù 3 V s LIDIA 4 S s G. M. VIANNEY 5 D (18) MAD. della Neve 6 L TRASFIGURAZIONE 7 M s GAETANO 8 M s DOMENICO 9 G s TERESA B. della C. ì 10 V s LORENZO 11 S s CHIARA 12 D (19) b INNOCENZO XI 13 L ss PONZIAN. e IPPOL. 14 M s MASSIMIL. KOLBE 15 M ASSUNZIONE B.V.M. 16 G s ROCCO 17 V s GIACINTO è 18 S s ELENA 19 D (20) s GIOV. EUDES 20 L s BERNARDO 21 M s PIO X 22 M B.V.M. REGINA 23 G s ROSA 24 V s BARTOLOMEO ò 25 S s LUDOVICO 26 D (21) s ALESSANDRO 27 L s MONICA 28 M s AGOSTINO 29 M Martirio s GIOV. BATT. 30 G s FAUST. KOWALSKA 31 V s RAIMONDO ù

AGOSTO

08 apr Do 15 apr Do Sante Teofanie 24 mag Gi Natività di Cristo 03 giu Do S. incontro del Sign. 29 giu Ve S. incontro del Sign. Inizio Quaresima 06 ago Lu

Festività Ortodosse

1D 2L 3M 4M 5G 6V 7S 8D 9L 10 M 11 M 12 G 13 V 14 S 15 D 16 L 17 M 18 M 19 G 20 V 21 S 22 D 23 L 24 M 25 M 26 G 27 V 28 S 29 D 30 L 31 M

LUGLIO

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Vita professionale Grazie, Signore, per il mestiere che esercito. Io non te ne parlo molto, e tuttavia è con il mio lavoro che posso vivere. Ed è in esso che trovo colleghi e amici. Il mio mestiere è l’ambiente nel quale mi stimoli a scrivere il tuo Vangelo. Anche Gesù ha scelto dei lavoratori per guidare gli uomini verso la felicità. Con la mia professione concedimi di continuare la tua missione. Ecco perché mi presento a te: per affidarti coloro con i quali lavoro. Dammi la forza di vivere da cristiano. E dare testimonianza di giustizia, di precisione, di onestà e di professionalità. Il mio lavoro è l’atto creatore che offro al mondo per renderlo ogni giorno più vicino al tuo regno. Daniel Federspiel, sdb da “Pregare con Don Bosco”, Ed. Elledici

Autunno Autunno di sole incantato che baci le foglie dorate, autunno di vento che accarezzi e raccogli, autunno di luce, che tingi di vita gli ultimi fiori, autunno di canto smorzato di cicale e di uccelli, autunno di quiete che avanza e raccoglie l’estate, dolcissimo sei. Maria Caterina Scandàle (Petilia Policastro, Crotone)

Vieni Gesù Vieni Gesù, nell’umiltà delle fasce e non nella grandezza, nella mangiatoia e non sulle nubi del cielo, fra le braccia di tua madre e non sul trono della maestà, sull’asina e non sui cherubini. Vieni verso di noi e non contro di noi, per salvare e non per giudicare, per visitare nella pace e non per condannare nell’ira. Se vieni così, Gesù, invece di fuggire da te, noi fuggiremo verso di te. Pietro di Celle monaco benedettino e vescovo († 1183)

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© Tatiana Grozetskaya - Shutterstock


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Abbonati a «La Voce del Popolo» e «il nostro tempo»: due testate per un anno a 65 euro il nostro tempo «Il nostro tempo» è stato fondato nel 1946 da mons. Carlo Chiavazza con l’obiettivo di ridare al cattolici italiani una coscienza forte ed esigente dei compiti che li attendevano. Oggi come allora il settimanale è espressione del mondo cattolico, ma è altresì al servizio dell’intera società civile

La «Voce del Popolo», fondata da San Leonardo Murialdo nel 1876 con il nome di «Bollettino delle unioni Operaie Cattoliche» e divenuta «La Voce del Popolo» nel 1933, è stata ed è, in modi e forme diverse, il giornale a servizio della Chiesa torinese. Dal 16 ottobre 2009 è in vendita nelle edicole della città

I due settimanali della diocesi torinese ti propongono di unirti al loro cammino e sottoscrivere un abbonamento annuale cumulativo a entrambe le testate al prezzo promozionale per i lettori della «Rivista Maria Ausiliatrice» di 65 euro (anziché 85 euro) Per abbonarsi è sufficiente utilizzare un bollettino di conto corrente postale (c.c.p. n° 19952159) intestato a Prelum s.r.l corso Matteotti 11 Torino o recarsi personalmente in amministrazione (l’ufficio è aperto dalle 9 alle 12,30 e dalle 15 alle 18,30) Nel primo caso, i lettori possono accelerare i tempi di attivazione dell’abbonamento facendo pervenire copia del bollettino via fax allo 011.53.33.53 Agli abbonati presso la nostra sede verrà distribuito, in omaggio, un libro

Per ulteriori informazioni: tel. 011.562.18.73 - fax 011.53.33.53 e-mail: abbonamenti@prelum.it


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Il Papa ci parla

Dico a voi, giovani del m Alla Giornata Mondiale della Gioventù, a Madrid, erano in due milioni. Un messaggio adatto anche agli adulti.

M

adrid, aerodromo Cuatro Vientos, 18-21 agosto 2011. Nell’attesa dell’arrivo del Papa, i ragazzi hanno stretto amicizie, poi gli hanno fatto festa e gridato i loro slogan. Con lui nella notte hanno vegliato in silenzio, e si sono lasciati lavare da una pioggia scrosciante, ma anche dal sacramento del perdono. E con lui nella Messa hanno incontrato Cristo. Papa Benedetto li ha accolti così: «Cari giovani, nel vedervi qui, venuti in gran numero da ogni parte, il mio cuore si riempie di gioia pensando all’affetto speciale con il quale Gesù vi guarda. Sì, il Signore vi vuole bene, e vi chiama suoi amici». Per giovani e meno giovani, ecco in sintesi le riflessioni del Papa. 1. Fate vostra la parola di Cristo. Si tratta di andare oltre il bla-bla-bla. «Vi sono parole che servono solo per intrattenere e passano come il vento; altre istruiscono

 Un gruppo di giovani alla GMG di Madrid. © Flickr

 Dal Papa l’esortazione ai giovani a costruire la propria esistenza su Gesù “Pane di vita”. © dinostock - Photoxpress

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la mente in alcuni aspetti... Quelle di Gesù, invece, devono giungere al cuore, radicarsi in esso e forgiare tutta la vita. «Ascoltate veramente le parole del Signore, perché siano in voi spirito e vita (Gv 6,63), siano radici che alimentano il vostro essere, criteri di condotta che ci assimilano alla persona di Cristo: essere (come lui) poveri di spirito, affamati di giustizia, misericordiosi, puri di cuore, amanti della pace. Fatelo ogni giorno con costanza, come si fa con il vero Amico che non ci defrauda, e con il quale vogliamo condividere il cammino della vita». 2. Edificate su di lui la vostra esistenza. «Cari amici, siate prudenti e saggi, edificate la vostra vita sulla base ferma che è Cristo. Questa saggezza e prudenza guiderà i vostri passi, nulla vi farà temere, e nel vostro cuore regnerà la pace. Allora sarete beati, felici, e la vostra allegria contagerà gli altri. Si domanderanno quale sia il segreto della vostra vita, e scopriranno che la roccia che sostiene tutto l’edificio e sopra la quale si appoggia tutta la vostra esistenza, è la persona stessa di Cristo. Lui, vostro amico, fratello e Signore, Figlio


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l mondo di Dio fatto uomo, che dà consistenza a tutto l’universo». 3. Vivete nella Chiesa. È la condizione previa indicata ai giovani dal Papa: «Vi chiedo, cari amici, di amare la Chiesa, che vi ha generati alla fede, che vi ha aiutati a conoscere meglio Cristo, che vi ha fatto scoprire la bellezza del suo amore. Per la crescita della vostra amicizia con Cristo è fondamentale riconoscere l’importanza del vostro gioioso inserimento nelle parrocchie, comunità e movimenti, così come la partecipazione all’Eucaristia di ogni domenica, il frequente accostarsi al sacramento della riconciliazione, e il coltivare la preghiera e la meditazione della Parola di Dio». 4. Scoprite la vostra vocazione. È secondo il Papa il passaggio obbligato. «In questa veglia di preghiera, vi invito a chiedere a Dio che vi aiuti a riscoprire la vostra vocazione nella società e nella Chiesa, e a perseverare in essa con allegria e fedeltà». Quale vocazione? Il Papa ha precisato: «Molti sono chiamati dal Signore al matrimonio, nel quale un uomo e una donna, formando una sola carne (cfr Gn 2,24), si realizzano in una profonda vita di comunione. È un orizzonte luminoso ed esigente al tempo stesso. Un progetto di amore vero che si rinnova e si approfondisce ogni giorno nel condividere gioie e difficoltà, e che si caratterizza per un dono della totalità della persona. Per questo, riconoscere la bellezza e la bontà del matrimonio significa essere coscienti che solo un contesto di fedeltà e indissolubilità, come pure di apertura al dono divino della vita, è quello adeguato alla grandezza e dignità dell’amore matrimoniale». «Cristo chiama altri, invece, a seguirlo più da vicino nel sacerdozio e nella vita consacrata. Che bello è sapere che Gesù ti cerca, fissa il suo sguardo su di te, e con la sua voce inconfondibile dice anche a te: “Seguimi!” (cfr Mc 2,14)».

I volti sorridenti di chi si sente “amico di Gesù” sono la prima testimonianza al mondo della bellezza della fede. © Flickr 

«Cari giovani – ha ricordato il Papa –, per scoprire e seguire fedelmente la forma di vita alla quale il Signore chiama ciascuno di voi, è indispensabile rimanere nel suo amore come amici». 5. Date testimonianza. È questo lo sbocco naturale del vivere cristiano. «Dall’amicizia con Gesù nascerà la spinta che conduce a dare testimonianza della fede negli ambienti più diversi, incluso dove vi è rifiuto o indifferenza. Non è possibile incontrare Cristo e non farlo conoscere agli altri. Quindi, non conservate Cristo per voi stessi! Comunicate agli altri la gioia della vostra fede (...) Penso che la vostra presenza qui, giovani venuti dai cinque continenti, sia una meravigliosa prova della fecondità del mandato di Cristo alla Chiesa: “Andate in tutto il mondo, e proclamate il Vangelo a ogni creatura” (Mc 16,15). Anche a voi spetta lo straordinario compito di essere discepoli e missionari di Cristo in altre terre e paesi». Non era soltanto per i giovani il messaggio del Papa: è anche per gli adulti che cercano di conservarsi giovani e osano esporsi ai Cuatro Vientos. Ed è nella logica di Dio. Lo descrivono vecchio con la barba, ma come aveva già osservato sant’Agostino, «Dio è il più giovane di tutti». Enzo Bianco bianco.rivista@ausiliatrice.net

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Memorie salesiane

Maria Ausiliatrice, da 100 anni basilic F

orse tutti non sanno che la basilica di Maria Ausiliatrice, da cento anni, è anche parrocchia. Il titolo, firmato con Regio Decreto da Vittorio Emanuele III il 9 febbraio 1911, sanciva la conclusione di un iter iniziato con la richiesta di don Michele Rua, primo successore di don Bosco, all’Arcivescovo di Torino, il card. Agostino Richelmy «affinché fosse eretto in parrocchia il santuario di Maria Ausiliatrice» per venire incontro alle esigenze della «numerosa popolazione circostante». Nel medesimo decreto veniva ufficialmente designata anche la chiesa succursale – spesso considerata erroneamente come chiesa parrocchiale – dedicata al Sacro Cuore e che in questi mesi sta completando la sua opera di restauro. La “chiesetta”, in cui viene celebrata una sola Messa domenicale, alle 10,30, con i ragazzi dell’oratorio, è di supporto alle esigenze di culto della Basilica, meta di migliaia di pellegrini ogni anno, ospitando tutte le celebrazioni parrocchiali.

mica – Del resto fin da quando è nata la parrocchia l’attenzione primaria dei miei predecessori è stata verso i più bisognosi e le famiglie più povere». Poveri al centro

 Don Roberto Riccardi, primo parroco, ha guidato la comunità parrocchiale dal 1911 al 1930, per un totale di 19 anni.

Il primo parroco Ed era il 9 aprile 1911 quando faceva il suo solenne ingresso a Maria Ausiliatrice il primo parroco, il salesiano don Roberto Riccardi dando così inizio alla vita della parrocchia che nel mese di ottobre ha concluso le celebrazioni del centenario. E c’è di più: dopo pochi mesi dall’erezione a parrocchia un nuovo titolo impreziosì Maria Ausiliatrice, allora ancora “solo” santuario: il 13 luglio Pio X la innalzò alla dignità di Basilica minore della città di Roma. «Tutte tappe che abbiamo voluto ricordare in questo anno di centenario – commenta don Claudio Durando, decimo parroco – che, con il rettore della Basilica don Franco Lotto, abbiamo pensato all’insegna della sobrietà, dati anche i tempi di crisi econo-

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 Don Claudio Durando è il decimo successore di Don Riccardi.

E sfogliando la storia dei primi 50 anni della parrocchia, pubblicata sul sito www.parrocchia.valdocco.it, creato proprio in occasione del centenario, scopriamo appunto che i poveri fin dall’inizio furono al centro delle opere parrocchiali. Ad esempio nel 1915 venne istituito il “Natale dei poveri” che consisteva nella distribuzione di mezzo chilo di carne, un chilo di riso e pane per 50 famiglie bisognose della parrocchia. Un’iniziativa che proseguì in modo stabile con l’istituzione da parte


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ica-parrocchia di don Riccardi delle “minestre invernali” preparate dalle suore da dicembre a marzo: 5400 piatti caldi distribuiti in tre mesi il cui costo era sostenuto dalle offerte dei parrocchiani. E dal 1923 fino al 1946, insieme alla minestra, la parrocchia distribuiva anche ceppi di legna per il riscaldamento. Don Claudio sottolinea come nel suo primo anno alla guida di una “parrocchia speciale” e vasta come quella di Maria Ausiliatrice – il cui territorio va dal Rondò della forca a Lungo Dora Agrigento – abbia toccato con mano le numerose – spesso primarie – emergenze dei suoi parrocchiani. «Un territorio molto variegato con una forte presenza di comunità religiose che impreziosiscono con i loro carismi la vita della comunità; c’è poi una

 Il 1º numero del foglietto parrocchiale e il gruppo “Uomini cattolici” degli anni dell’inizio. 

forte componente di immigrati di diverse etnie e religioni e il nucleo storico del quartiere – attorno nelle strade limitrofe a via Salerno – dove, nelle povere case di ringhiera, convivono le famiglie numerose degli stranieri e tanti anziani, memoria storica del quartiere. Infine, nella zona verso la Dora, le nuove case con famiglie giovani». Problematiche diverse a cui don Claudio e i suoi collaboratori cercano di rispondere innanzitutto con la presenza, l’ascolto senza far distinzioni di provenienza, e sostegno anche economico. «Sono 120 i nuclei famigliari a cui la nostra San Vincenzo fornisce aiuto per viveri, bollette...; alle famiglie con bambini cerchiamo di orientare il nostro aiuto soprattutto per i libri e il materiale scolastico». Ripartire con un secolo alle spalle La celebrazione del centenario (dopo un ciclo di tre incontri formativi sui temi del carisma salesiano, della parrocchia inserita in un quartiere e del legame con la diocesi) è culminato domenica 16 ottobre in Basilica con la solenne concelebrazione del mandato per tutti coloro che sono impegnati nelle attività parrocchiali e oratoriane. La Messa è stata presieduta da don Stefano Martoglio, ispettore dei salesiani del Piemonte e Valle d’Aosta. Conclude don Durando: «Le celebrazioni sono state pensate senza tanta enfasi né festeggiamenti, in sintonia con la nostra storia, con l’obiettivo di rinvigorire e riscoprire il nostro essere parrocchia e comunità cristiana inserita nel cammino diocesano con una particolare attenzione all’educazione che, oltre ad essere attenzione tipica del carisma salesiano, coincide esattamente con il programma lanciato dai vescovi italiani per i prossimi 10 anni». Marina Lomunno redazione.rivista@ausiliatrice.net N° 6 • NOVEMBRE-DICEMBRE 2011

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Stili di vita

Il nostro rapporto con le cose e con le persone P

er “stile di vita” si intende genericamente un insieme stabile e duraturo di comportamenti visibili, di modi di essere che riflettono la gerarchia di valori della persona o del gruppo che li mette in atto. Ciò che determina uno stile, pertanto, non sono le scelte episodiche, ma un sistema di scelte, caratterizzate dalla continuità nel tempo e dalla trasversalità ai diversi àmbiti di vita. Lo stile di vita, dunque, si esplicita all’interno di una continua interazione tra la persona singola con il suo orientamento valoriale e il sistema sociale che la circonda, come a cerchi concentrici, dal più prossimo sino a quello globale.

sempre più il bisogno di instaurare un rapporto non violento con la Terra, recuperando il senso delle radici dell’uomo e della sua realtà più profonda. 3. Rapporto con il mondo

Don Daniele Bortolussi, Direttore Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro dell’Arcidiocesi di Torino.

1. Rapporto con le cose Si gioca essenzialmente nel consumo di beni. Il consumo è diventato “consumismo”, cioè filosofia dell’“usa e getta” e del bisogno indotto, portando a considerare soltanto in secondo piano le relazioni e gli aspetti più profondi dell’esistenza. 2. Rapporto con l’ambiente La sensibilità verso l’ambiente si sta affermando in maniera sorprendente non soltanto tra le nuove generazioni. Si sente

La globalizzazione ha reso evidente la stretta connessione tra le persone che abitano questo pianeta. L’informazione corretta e critica è il primo passo per assumere un atteggiamento di vicinanza reale con le popolazioni più povere e permettere di applicare il principio di giustizia non soltanto riferito a parametri economici. 4. Rapporto con le persone È parte della natura umana costruire rapporti tra le persone. Soltanto in una prospettiva relazionale è possibile inquadrare il discorso della “responsabilità” verso l’altro, vicino e lontano, verso i beni, verso la natura e il mondo.

Come un architetto il cristiano è chiamato a pensare al proprio ambiente di vita come luogo da migliorare e abbellire mettendo a frutto i talenti ricevuti alla luce del Vangelo. © paul prescott - Photoxpress 

Recuperare un sano stile di vita Quattro sono le vie da percorrere: 1. Recupero del mondo interiore Oggi assistiamo all’espropriazione dell’identità profonda delle persone: bisogna ritornare nella propria “cella” per uscire da un’alienazione che ci oggettivizza. 2. Recupero dei beni relazionali Un bene è tale se mi fa incontrare l’altro. 3. Ricostruzione della solidarietà sociale Uscire dalla delega alle istituzioni per recuperare la relazione nella “partecipazione”. 4. Recupero dell’equilibrio con i beni Riscoprire la sobrietà che aiuta a re-

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cuperare la qualità della vita. La povertà evangelica deve essere intesa come sobrietà che ci fa vivere con discrezione il rapporto con i beni. Una maniera di “abitare” il mondo Lo “stile” è “una maniera di abitare il mondo”. Forse è proprio immaginando percorsi di vita buona che è possibile aprire una strada per comprendere anche che cosa rappresenta la ricerca autentica del bene comune. La vita quotidiana è diventata un deserto, una landa di ululati solitari, un albergo, una mensa aziendale, una stazione di servizio, un luogo di conflitti e di aggressività e, talvolta, di violenze inspiegabili. Gli indicatori sociali dicono che la vita “si vive” al margine, ai bordi, fuori dalla normalità, ma questo rivela che la vita quotidiana non è più il luogo dove si sta bene e lo spazio dei rapporti buoni. È necessario ritornare a: a) Abitare la casa. Il primo gesto per addomesticare lo spazio della vita quotidiana è il modo di abitare la casa. La casa è la nostra “abitazione”, ma diventa “casa nostra” quando diventa lo spazio della relazione e il tempo della promessa. b) Abitare il lavoro. Oggi il lavoro segna profondamente lo stile della vita di famiglia: anche il lavoro va abitato, non può essere soltanto il mezzo del sostentamento economico, ma deve diventare un luogo dell’identità personale-familiare e della relazione sociale. c) Abitare la festa. L’aspetto più difficile nella condizione postmoderna è riuscire a vivere la domenica come tempo della festa e della “gratuità”. La domenica è vissuta socialmente come “tempo libero”, nel quadro del “fine settimana”, che tende a dilatarsi sempre più e ad assumere tratti di dispersione e di evasione. Lo spazio sociale è oggi abitato dal mercato e dal consumo. L’immagine della società è quella di una ruota con infiniti raggi che si incontrano soltanto al centro: il centro sono i “non-luoghi” (ipermercati, stazione, strada, ecc). Consideriamo tre àmbiti di questa irradiazione dello stile nuovo per abitare la città: – Abitare le amicizie. Bisogna farlo con

 Anche in famiglia si impara ad abitare il mondo e fondamentale è il ruolo educativo nei confronti dei figli a stili di vita sani e consapevoli. © Kurhan - Photoxpress

uno stile agile e leggero, corrispondente al nostro modo di vita moderno, ma in ogni caso è urgente uscire dal regime di appartamento. – Abitare la scuola. Un secondo luogo del nostro incontro con lo spazio sociale sarà la scuola. Essa è un momento importante a servizio del compito educativo. – Abitare la comunità. Le comunità cristiane rappresentano un polo importante per sottrarre la famiglia al suo regime di appartamento. d) Abitare la città. Finalmente soltanto attraverso queste tre mediazioni sarà possibile abitare di nuovo la città e renderla la casa comune degli uomini. Don Daniele Bortolussi redazione.rivista@ausiliatrice.net N° 6 • NOVEMBRE-DICEMBRE 2011

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Don Bosco 2015

Osserva con attenzione e c I primi momenti di Don Bosco a Torino

È

il 3 novembre 1841. La giornata è fredda, nebbiosa e impregnata di umidità. Un giovane prete, con passo svelto, scende dalle colline torinesi e a larghe falcate si avvicina alla periferia della capitale sabauda. Tra la nebbia, la città sembra un grande grumo di abitazioni ordinate lungo strade rettilinee che si intersecano con una precisione quasi geometrica a ridosso delle anse del fiume Po e della Dora Riparia. Il reverendo è un po’ emozionato. Porta impressionate nella memoria visiva i magnifici panorami autunnali della casa materna e si lascia alle spalle la tranquillità cittadina di Chieri, grosso borgo sulla collina torinese. È diretto verso il Convitto Ecclesiastico, annesso alla chiesa di San Francesco d’Assisi. In quella chiesa, all’altare dell’Angelo Custode, il 6 giugno precedente, aveva celebrato la sua prima Messa. Ripensa alle proposte pastorali che nel frattempo gli erano state offerte, ma che lui non aveva accettato: precettore presso una ricca famiglia genovese, con

 La chiesa di San Francesco d’Assisi dove l’8 dicembre del 1841 Don Bosco incontrò Bartolomeo Garelli, il primo ragazzo accolto in oratorio. © Flickr

 Un corridoio del Centro Visite Don Bosco a Chieri, allestito nel palazzo dove Don Bosco visse da seminarista. Foto di Nicola Diciommo

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ottimo stipendio di mille franchi annui; oppure cappellano di Morialdo, frazione di Castelnuovo, con stipendio raddoppiato rispetto a quelli dei cappellani precedenti; o ancora, vicecurato proprio a Castelnuovo. Insomma, un futuro tutto pacchia, poco da fare e molto tempo libero. Ha preferito il consiglio di don Giuseppe Cafasso di continuare a studiare morale ed omiletica (cioè imparare a predicare il Vangelo senza fare cadere in catalessi i fedeli ascoltatori). Porta con sé un semplice fagotto in cui sono custoditi tutti i suoi averi. Se le cose sono poche ed essenziali il suo cuore, invece, trabocca di ricordi, di sentimenti, di persone, di un immenso affetto, che già si colora di nostalgia, per i giovani incontrati durante il seminario a Chieri. Mentre ripensa a tutte queste cose, non si rende conto del trascorrere del tempo, della fatica del camminare, dell’avvicinarsi alla meta. Quando rientra in sé, è ormai in città.


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e cerca di capire Le persone che incontra attirano la sua attenzione. Incrocia molti ragazzi, ma quanto diversi da quelli chieresi! Parlano un piemontese diverso dal suo, sono sguaiati, vedendo un prete urlano impertinenze e sconcezze, le loro facce sanno di fatica e di rabbia. Osservandoli, lui sente un brivido arargli la schiena: molti visi gli sono noti e scartabellando velocemente nella sua buona memoria, li riconosce come gli attori protagonisti del suo sogno a nove anni. Comincia a sudare. Meno male che è arrivato alla porta della chiesa di san Francesco d’Assisi. Entra con passo deciso, saluta con una rapida ed intensa preghiera il suo Gesù e

La piazza di Porta Palazzo a Torino dove Don Bosco incontrava i ragazzi alla ricerca di un lavoro. © Flickr 

si fionda davanti all’altare dell’Angelo Custode, che cinque mesi prima aveva vigilato sulla celebrazione della sua prima messa. Davanti agli occhi gli scorrono i propositi che aveva messo per scritto e nelle orecchie gli risuonano i consigli datigli da mamma Margherita. Ma sono i giovani torinesi incontrati ad abitare il suo cervello ed il suo cuore. Preoccupato, esce di chiesa e si presenta alla portineria dell’annesso Convitto, chiedendo di don Cafasso, che non tarda a comparire. Dopo un caloroso abbraccio, arriva il momento delle confidenze preoccupate da parte di Don Bosco che riescono a strappare al santo sacerdote un sorriso e un consiglio: «Giovanni, studia seriamente, ma nei tempi liberi gira per Torino. In modo particolare percorri le vie del centro cittadino, ma fermati a lungo a Porta Palazzo e al Rondò della forca. Osserva con attenzione e cerca di capire». Ermete Tessore tessore.rivista@ausiliatrice.net

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Appuntamenti mariani

La Regina delle Langhe M

urazzano, cittadina in provincia di Cuneo, definita “Scudo e chiave del Piemonte” per la sua posizione strategica, è uno dei centri principali e caratteristici dell’Alta Langa. Dalla sua torre millenaria si delineano perfettamente le Langhe che digradano fino alla pianura, tra castelli e vigneti, nella cornice delle Alpi dominate dal Monviso. Per la sua incantevole posizione, a 740 metri sul livello del mare, è chiamata anche “Regina delle Langhe”. Merita però questo bel titolo non solo per le sue caratteristiche geografiche, ma in modo particolare per il suo splendido Santuario dedicato alla Madonna di Hal che è la vera “Regina delle Langhe”.

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SANTUARIO BEATA VERGINE DI HAL (Murazzano) Piazza Santuario 12060 Murazzano (CN) Tel. 0173.791214

La facciata del santuario, come si vede dalla piazza. 

Il Santuario sorge nella zona nord del paese, accanto ad un maestoso arco medioevale, residuo di una delle antiche porte che si aprivano nella cerchia delle mura attorno al castello. Fu costruito nella prima metà del 1600, in sostituzione di una piccola chiesa preesistente, dedicata alla Madonna detta “di Buzzignano”, dal nome della porta, od anche “fuori le mura” perché situata in posizione un po’ arretrata rispetto alla porta stessa. Purtroppo la documentazione scritta riguardante le origini del Santuario, conservata negli archivi della sacrestia, è andata perduta nel saccheggio delle truppe napoleoniche del 1799. I lavori, iniziati verso il 1609, terminarono nel 1622 e, dal modo con il quale furono eseguiti, si può dedurre che il disegno primitivo fosse a croce latina, con tre navate, modificato nel corso d’opera. Le due navate laterali furono sostituite da piccole cappelle, due delle quali furono poi ampliate a formare il transetto. La facciata, semplicissima, ma armonica, è simile a quella della chiesa di Clavesana, progettata dal grande architetto Francesco Gallo. Sull’Altare maggiore, tutto in marmo ed in stile barocco, è posto il quadro della Madonna, circondato da Angeli che reggono tendaggi ed una corona. Il dipinto, su pietra ardesia, raffigura la Beata Vergine con il Bambino venerata ad Hal, cittadina del Belgio, distante 16 chilometri da Bruxelles. Sul manto è riportato lo stemma degli Spinola, potente famiglia genovese, con le scritte: «S. Maria Halae Flandr» (S. Maria di Hal Fiandra), e «Excellentiss. Ducissa Petri Galatinae Maria Spinula Vidua Catholica Potentissimae Virgini Donavit» (L’eccellentissima duchessa di S. Pietro in Galatina Maria Spinola vedova cattolica alla potentissima Vergine donò).


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L’interno del santuario di Murazzano costruito nella prima metà del 1600, nella zona nord del paese. 

zano, requisita da Carlo Emanuele I, allora in guerra con Genova, o per difficoltà di proseguire il viaggio a causa dell’epidemia di peste in atto in quel periodo. Siccome non poteva averla, e considerato che a Murazzano vi era una bella chiesa dedicata alla Madonna, Maria Spinola la dona non alla città, ma alla Beata Vergine. La tradizione popolare però precisa che l’asinello che trasportava il quadro, giunto davanti alla chiesa, si bloccò e più non volle proseguire il cammino, segno che la Madonna aveva scelto di restare a Murazzano. La devozione alla Madonna di Hal in Murazzano è grande ed è bene espressa nelle parole della dott. Teresa Manuello Riccomagno: «Tu vieni di lontano, cara Madonna di Hal, aiutami, prendimi per

CSDM sul web Consultate l’archivio on-line del Centro di Documentazione Mariana all’indirizzo: www.donbosco-torino.it

mano. Fa’ che nel mio cammino, movimentato e incerto, io Ti senta vicino. Proteggimi: nei giorni della noia, nel lavoro, nel riposo, nel dolore e nella gioia. Guidami: come quando ero bambina, io T’invoco, con tutto il cuore, mia bella Madonnina. Parlami: dimmi in un sorriso, “alla fine del tuo cammino sarai con me, in Paradiso”». Mario Morra

La Madonna di Hal venerata nel santuario di Murazzano. 

La storia della devozione alla Madonna di Hal La sacra Immagine della Madonna che si venera a Murazzano è molto somigliante e quasi identica a quella della Beata Vergine di Hal nel Belgio, che è, in origine, un’antichissima statua in legno, con Gesù Bambino lattante, donata nel 1266 da Santa Elisabetta di Ungheria alla propria figlia andata sposa al Duca di Brabante. Maria Spinola era sorella di Ambrogio Spinola, comandante generale delle truppe spagnole nelle Fiandre, contro gli eretici, e di Federico Spinola, generale della marina spagnola, entrambi devotissimi ed iscritti nella Confraternita della Beata Vergine di Hal. Essi fecero dipingere la sacra Immagine, che inviarono alla sorella Maria, onde introdurne anche in Italia la devozione. Non è dato conoscere con certezza come l’Immagine sia giunta a Murazzano. Probabilmente, durante il viaggio verso la Liguria, fu trattenuta a Muraz-

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Avvenimenti

Da tutto il mondo in tutto il m La 142ª spedizione di missionari salesiani

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omenica 25 settembre, nella basilica di Maria Ausiliatrice, il Rettor Maggiore dei Salesiani, don Pascual Chávez Villanueva, ha consegnato il crocifisso e il mandato missionario a 74 religiosi e laici, chiamati a portare nei cinque continenti il Vangelo, nello stile educativo di Don Bosco. Questo “invio” missionario è il 142º dal primo, avvenuto l’11 novembre 1875, quando Don Bosco inviò un primo gruppo di dieci salesiani nella Patagonia Argentina. Due anni dopo, ai religiosi in partenza si aggiunsero alcune Figlie di Maria Ausiliatrice. In questi ultimi anni, con lo svilupparsi della sensibilità e del coinvolgimento laicale, a loro si sono uniti i Cooperatori e i volontari delle Ong salesiane. E in questo 2011, per la prima volta partiranno anche alcune suore “Caritas Sister of Jesus”, suore della Carità di Gesù. A 136 anni di distanza, dunque, sono migliaia i religiosi e centinaia i laici missionari in oltre 130 Paesi (com’è evidente, il numero 142 identificativo di questa spedizione non fa riferimento agli anni di missioni salesiane, ma al numero delle spedizioni stesse: alcuni anni se ne sono avute anche tre, in altri, nessuna).

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Il Rettor Maggiore dei Salesiani all’Harambée 2011 il raduno festoso organizzato dall’animazione missionaria salesiana e dal Vis in occasione delle spedizioni missionarie. Archivio PG-AM ICP

 Il primo invio missionario avvenne nel 1875 da allora migliaia tra religiosi e laici hanno diffuso il carisma di Don Bosco in oltre 130 Paesi del mondo. Archivio PG-AM ICP 

In particolare, dei 74 partiti di quest’anno, 31 sono salesiani e di loro, 14 sono destinati a sedi europee: dal Belgio all’Irlanda, dalla Gran Bretagna all’Austria, dalla Francia alla Russia e alla Bulgaria. È una conferma che il Vecchio Continente sta diventando “terra di missione”, sottolineata anche dal fatto che delle 21 suore salesiane missionarie, soltanto nove sono europee, mentre dodici sono nate in Asia, due in Africa e due in America Latina. Accanto ai religiosi e alle religiose in partenza, ci sono 14 laici componenti di Ong salesiane (tra loro, nove italiani del “Volontariato Internazionale per lo SviluppoVIS”, quattro giovani spagnoli di “Jóvenes y Desarrollo” e un ragazzo austriaco di “Jugend Ein Welt”), cinque suore del citato Istituto delle “Caritas Sister of Jesus” (originario del Giappone, fonda la sua prima missione a Juba, capitale del neo Stato africano del Sud Sudan) e tre componenti della Comunità della Missione di Don Bosco. Quest’ultima, fondata a Bologna e formata da laici, è l’ultimo gruppo ad essere stato accolto nella Famiglia Salesiana, e dei tre missionari, una è un’italiana destinata ad Haiti, e l’altra è una coppia di giovani


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l mondo malgasci che, con il figlio di un anno, presteranno servizio in Burundi. Nell’omelia durante la celebrazione, il Rettor Maggiore ha preso indirettamente spunto da questo caleidoscopio di origini e di chiamate per osservare che «È ancora diffusa una concezione esteriore e quantitativa della religiosità dei gruppi e delle persone, quasi che essa si possa misurare soltanto in base all’appartenenza sociologica alla Chiesa o alla presenza di certe pratiche religiose facilmente verificabili: messa, sacramenti, preghiere, devozioni, elemosine. Il vero cristiano opera l’integrazione fede-vita. Il “sì” della sua fede diventa cioè il “sì” della sua vita; la parola e la confessione delle labbra diventano azione e gesto delle sue mani e del suo fare. Così la discriminante tra il “sì” e il “no” non passa attraverso le pratiche e l’osservanza delle leggi, ma attraverso la vita. E voi, cari nuovi missionari, per svolgere questa missione di evangelizzazione e di trasformazione del cuore delle persone e, attraverso esse, del mondo non avete modello migliore di Gesù». Come ha osservato ancora don Pascual Chávez Villanueva, «la situazione odierna – sul versante sociale, politico,

 La Superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice e il Rettor Maggiore consegnano il crocifisso ai missionari in partenza. Archivio PG-AM ICP

 Il crocifisso segna il significato della missione: portare la salvezza di Cristo morto e risorto per ogni uomo. Archivio PG-AM ICP

economico, culturale e religioso – è assai diversa di quella di 136 anni fa, e a più ragione completamente differente di quella dei tempi di Gesù. Anche se adesso quello che prevale è la difficile crisi economica e finanziaria, con gli sviluppi sociali e politici che stiamo vivendo, tuttavia le attese e i bisogni del mondo sono gli stessi: un’esistenza umana degna per tutti gli uomini e le donne del mondo, il senso della vita e la voglia di una esistenza ricolma ed eterna. La situazione mondiale oggi si potrebbe riassumere in quattro parole che esprimono altrettanti bisogni esistenziali: pane, pace, vita e libertà». Per questo oggi – e ci sembra che le parole del Rettor Maggiore valgano anche per i cristiani italiani che non partono missionari – «bisogna avere il coraggio di sporcarsi le mani e rischiare la faccia nella ricerca di nuovi valori più vicini alla libertà, alla giustizia, alla solidarietà, all’amore, alla felicità dell’uomo. È sulle scelte operative che si giudica la vera appartenenza al popolo di Dio. Le parole, le ideologie possono ingannare, possono essere un’illusione o un paravento. La verità dell’uomo si scopre nelle sue opere. Esse sono inequivocabili. Solo qui l’uomo mostra ciò che veramente è. Comprendiamo allora quel detto di Gesù che provoca scandalo alle orecchie dei benpensanti di ieri e d’oggi: “In verità vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio”». Lorenzo Bortolin bortolin.rivista@ausiliatrice.net N° 6 • NOVEMBRE-DICEMBRE 2011

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Vita della Chiesa

Indulgenze? Sì, ma Dio non si occ S

embra incredibile, ma finisce sempre così. Tutte le volte che Dio mostra all’umanità i segni del proprio amore, l’umanità sembra averne paura e costringe lo slancio amoroso nelle rigide griglie di un calcolo opportunistico. È un po’ quanto accade ogni anno, tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre, quando per i cristiani di tradizione cattolica si prospetta la possibilità di ottenere l’indulgenza plenaria per sé o per i defunti. L’indulgenza ha origini lontane. Se ne trova traccia nel venticinquesimo capitolo del Levitico, il terzo libro del Vecchio Testamento, quando Dio, parlando a Mosè sul monte Sinai, istituisce l’anno sabbatico, ogni sette anni, per far riposare la terra, e l’anno giubilare, ogni quarantanove anni, per proclamare la libertà degli abitanti di Israele. Negli anni sabbatici e in quelli giubilari il Signore esorta gli Israeliti a mostrarsi indulgenti verso i poveri e gli schiavi, per far memoria della Sua misericordia, che li ha resi liberi dalla schiavitù d’Egitto. Nel Nuovo Testamento, poi, pazzo d’amore per l’umanità, Gesù

allarga i confini della misericordia del Padre e libera l’uomo dalla schiavitù del peccato e della colpa. Un dono più prezioso di tutto l’oro del mondo, da comprendere e vivere in profondità. Ne parliamo con don Roberto Repole, da pochi mesi presidente dell’Associazione teologica italiana (Ati). La bontà di Dio ci supera

Don Roberto Repole, torinese, il nuovo presidente dell’Associazione teologica italiana.

 La misericordia di Dio è un dono prezioso da custodire come un gioiello. © Photoxpress

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C’è chi pensa che per ottenere l’indulgenza delle pene per i peccati sia sufficiente “seguire le istruzioni”: confessarsi, partecipare alla Messa, pregare secondo le intenzioni del Papa e fare qualche opera buona. È così? «Diciamo che non dovrebbe essere solo così. Il senso profondo e teologico dell’indulgenza non è, infatti, trasformare il rapporto con Dio in un contratto di tipo mercantile in cui, se si fanno determinate cose, Lui ne concede altre e, se non si fanno, Lui non concede la sua bontà. È, invece, essere consapevoli che Gesù salva tutti con il dono della propria vita e che le nostre preghiere, le nostre penitenze e le nostre piccole o grandi rinunce hanno senso nella misura in cui si inseriscono all’interno di tale dinamica di salvezza». Quale potrebbe essere il giusto atteggiamento per avvicinarsi a questa dinamica di salvezza? «Essere coscienti che tutti gli uomini sono creati in Cristo e devono vivere come fratelli di Cristo. Contare sulla certezza che non siamo isole e che le nostre azioni, anche le più apparentemente insignificanti, possono avere una ricaduta sugli altri. In questo senso va intesa la “comunione dei santi”, la consapevolezza che il destino di ogni uomo è legato a quello di tutti gli altri e che, come il peccato interferisce


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ccupa di ragioneria con la bellezza e con la bontà dell’umano, così la preghiera può fare del bene e intervenire a favore degli altri». E come la mettiamo con la responsabilità personale? «Esiste, senza dubbio. Ma non esclude la possibilità che gli altri possano venire in nostro soccorso con ciò che sono, con la propria bontà e con la propria preghiera. Non di rado, invece, siamo tentanti di pensare alla responsabilità personale in termini individuali, come fossimo monadi chiuse in se stesse. Dobbiamo essere consapevoli che non siamo individui ma persone e che la relazione con gli altri, nel bene e nel male, è qualcosa che ci struttura».

Non il senso di colpa, ma l’apertura del cuore è la strada per accostarsi al sacramento del perdono. © memo - Photoxpress 

Il valore infinito dell’amore Ciò che spinge i cattolici a ottenere l’indulgenza è la promessa della remissione

La preghiera è la via per comprendere il valore della misericordia. © Piotr Marcinski - Shutterstock

parziale o totale delle pene maturate con i peccati già perdonati da Dio attraverso la confessione... «Una delle “cose ultime” che più ci intriga e, a volte, ci terrorizza è il Giudizio di Dio. Dobbiamo però stare attenti a come lo immaginiamo, a non averne una visione troppo “apocalittica” e catastrofista. Secondo alcuni teologi, infatti, il Giudizio non sarebbe altro che Cristo in quanto ci guarda o, detto in altre parole, noi che ci guardiamo in Cristo. È importante non pensare a questa realtà, che trascende la storia e l’esperienza che ne abbiamo, con categorie troppo umane». In questo senso, probabilmente, non è di grande aiuto neppure il linguaggio giuridico utilizzato, che fa riferimento a termini come “giudizio”, “colpa” o “espiazione”... «È vero. Ma non bisogna dimenticare che, al di là del linguaggio, c’è in gioco il perdono di Dio, che va a effetto quando cambia la realtà di colui che si pente. “Espiare” e “fare penitenza” sono modi di significare, con la nostra vita, che veramente desideriamo ricevere il perdono e rinnovare il nostro vivere». Carlo Tagliani redazione.rivista@ausiliatrice.net N° 6 • NOVEMBRE-DICEMBRE 2011

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SOMMARIO

N° 6 • NOVEMBRE-DICEMBRE 2011

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Maria: Madre sempre vicina don Franco Lotto La pagina del Rettore

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Sull’onda di un sogno Editoriale

22 Dico a voi, giovani del mondo

Noi, le madri di Cristo Il Poster a cura di Mario Scudu

Il Papa ci parla

Luca Barone

Enzo Bianco

Maria Ausiliatrice, da cento anni Basilica-Parrocchia Marina Lomunno Memorie salesiane

6

Gesù, Cristo e Figlio di Dio Marco Rossetti Leggiamo i Vangeli

24

8

Saper accogliere Gesù Maria Ko Ha Fong Spiritualità mariana

26 Il nostro rapporto con le cose e le persone

Maria: il tutto nel frammento Roberto Spataro Maria nei secoli

28 Osserva con attenzione e cerca di capire

Una storia di salvezza fatta dai “nip” Marco Bonatti La Parola qui e ora

30 La Regina delle Langhe

Dolce come il miele Amici di Dio

32 Da tutto il mondo in tutto il mondo

10 12 14 16

Stili di vita

Don Bosco 2015

Appuntamenti mariani

Avvenimenti

Mario Scudu

Tirà Le ricette di Mamma Margherita A. M. Freni

34

Daniele Bortolussi

Ermete Tessore

Mario Morra

Lorenzo Bortolin

Indulgenze? Sì, ma Dio non si occupa di ragioneria Carlo Tagliani Vita della Chiesa

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ANNO XXXII BIMESTR ALE Nº 6 - 2011

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I V I S TA

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Ausiliatrice 32 - 10152 Torino, il quale si impegna a pagare la relativa tassa.

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L’amore di Maria non ioni conosce stag

e

i pag.8 Tuttme a insie

trovare il bambino vuote.

Anche a mani

i pag. 24 I primanni

cent’ della “nostra” parrocchia

spedizion pag. 32 142ª onaria missi salesiana

Il saluto del . Rettor Maggiore

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