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• ANNO XXX - MENSILE - N° 10 - DICEMBRE 2009
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RIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINO
È nato per noi un bambino
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Liturgia
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Gesù: Giuseppe di Arimatea avrebbe ugualmente deposto il corpo di Gesù nella tomba dopo averlo avvolto in fasce (Lc 23,53). Secondo il bellissimo progetto iconografico dell’icona bizantina del Natale, anche la mangiatoia, “scritta” nella forma di un sarcofago, rimanda alla tomba dove il Signore fu deposto avvolto nelle fasce del lenzuolo funebre. Ci si chiederà perché mai si siano lanciate ombre oscure su di un evento tanto luminoso come quello del Natale? È l’Evangelista a tessere questi rapporti tra i due momenti cardine della salvezza, per insegnarci subito che Dio venuto come uomo, avrebbe dovuto offrire la sua stessa vita, come Pane spezzato, per ridarci salvezza.
Gesù nasce. Dio compie il suo passo decisivo verso noi. Ora spetterà a ciascuno accogliere il Salvatore. La risposta dei pastori all’annuncio degli angeli diviene infatti esemplare delle nostre risposte (Lc 2,8). Per ben capire, abbiamo innanzitutto bisogno di sapere come fossero considerati i pastori nell’antichità giudaica. Il trascorrere il proprio tempo tra gli animali, li rendeva una categoria di basso rango: a causa del loro lavoro, difficilmente avrebbero potuto infatti seguire fedelmente tutti i precetti della Legge. Eppure è a loro, gli ultimi, i poveri, che in modo privilegiato è annunciata la nascita di Gesù. Il testo è bello ed incoraggiante, ma si fa ad un tempo provocante: soltanto le per-
Particolare di “Natività” di Sandro Botticelli.
Archivio Editrice Elledici.
Gesti profetici e risposte semplici
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Cristo: la novità da accogliere
io si serve della storia degli uomini per scrivere la propria storia di salvezza. Luca ricorda infatti come Cesare Augusto avesse ordinato un censimento per conoscere e controllare tutte le genti che gli erano sottomesse (Lc 2,1). Ebbene, nelle mani di Dio quel decreto diventa strumento favorevole per spingere la storia al punto più alto. Per Lui, ormai il tempo era giunto al culmine (Gal 4,4), era cioè pronto per ricevere suo Figlio. Grazie all’ordine imperiale, Giuseppe di Nazaret sarebbe infatti ritornato a Betlemme, la città del re Davide, dove, secondo la profezia (Mi 5,1), sarebbe dovuto nascere il Messia. È a Betlemme che per Maria si compirono i giorni del parto (Lc 2,6). Betlemme, toponimo il cui significato è «casa del pane», è la cittadina da dove è venuto nel mondo Gesù, il Pane di vita. Nascendo, egli si mette tutto nelle nostre mani, si rende disponibile a noi che abbiamo bisogno di Lui, Pane santo di vita eterna, per poter camminare nella nostra quotidiana esistenza.
Luca narra di come il bambino Gesù sia stato accolto da Maria, che lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia. Ci sono forse dei gesti più naturali e capaci di esprimere affetto? Eppure essi sono anche altamente profetici di altre azioni straordinariamente simili, che sarebbero state compiute per
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sone umili di cuore, le persone semplici e povere sanno rispondere e accogliere. Quei pastori diventeranno paradossalmente il gregge che il Buon Pastore guiderà e sfamerà donandosi come Pane di Vita! Gesti semplici e cose straordinarie Il mistero si compie: nell’oscurità di una notte rischiarata da una luce improvvisa ed allietata da angelici canti mai prima uditi (Lc 2,9), Dio si manifesta apertamente al mondo. Gesù la luce del mondo è finalmente venuta ad illuminarci (Gv 1,9) perché noi non siamo più costretti a camminare nelle tenebre. È il gioioso “oggi” di Dio (Lc 2,11) quello in cui Egli porta a termine la salvezza e continua a compierla: la presenza di Gesù è per tutta la storia, tutta la comprende e coinvolge, in ogni tempo, in ogni latitudine. Il Padre ci dona il Figlio, perché la nostra vita sia posta continuamente sotto la sua benedizione. Dobbiamo sinceramente imparare a ringraziare per un dono del cui valore non saremo mai abbastanza coscienti. Davanti alla grandezza della rivelazione, un segno è dato ai pastori (Lc 2,12): il Salvatore dovrà essere cercato nella povertà di una mangiatoia e nelle fasce, del tutto uguali a quelle in cui ogni altro bambino è avvolto. Non è mai facile riconoscere i segni di Dio! Egli sceglie sempre la debolezza per parlarci di cose straordinarie, per darci annunci tanto attesi ed inauditi. La nascita di Gesù nella povertà e nella precarietà è sfida aperta a cercarlo nelle cose semplici ed è ad un tempo richiamo contro la nostra ricerca di comodità, di certezze. Solo chi è disposto a cercare Gesù nella via stretta del Vangelo, nella debolezza e nella sobrietà della vita, lo troverà!
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Ed ecco finalmente la risposta! Quei pastori colgono che nell’annuncio dato ci deve essere la promessa di un dono prezioso. Si fidano: vanno in fretta per vedere (Lc 2,15). È così che si accoglie il Signore: liberi da troppi indugi e reticenze. Cristo Signore ha bisogno di queste risposte ad imitazione dei pastori, di Maria, di Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, i primi apostoli chiamati a seguire Gesù. Gesti straordinari con un semplice “sì” La ricerca è premiata: il dono prezioso è trovato, contemplato, accolto (v. 16). La ricerca è premiata: il dono prezioso è annunciato (v. 17). La gioia dei pastori è intrattenibile (v. 20): il Bambino che hanno incontrato e l’annuncio che essi hanno dato di Lui li riempie di gioia e di un’indicibile voglia di lodare Dio. È lo stesso atteggiamento che constatiamo anche nella nostra esperienza di fede e in quella di altri testimoni: chi incontra Dio non può tacerlo. Il Signore ti spinge a testimoniarlo e a rallegrarti di Lui. Quanto sono preziose le espressioni con cui Luca, concludendo questa sua narrazione, scrive che Maria serbava ogni cosa meditandola nel suo cuore (Lc 2,19). Si tratta di una conclusione che invoca la nostra risposta di fede: davanti al Bambino di Betlemme il vero atteggiamento del credente è silenzio che permette la custodia e la meditazione. Perché gli eventi non ci sfuggano senza segnarci il cuore. Maria in questo ci precede, insegnandoci a vivere costantemente attenti alla presenza del Signore e della sua parola; ca-
Archivio Servizio Diocesano Terzo Mondo.
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La Grotta della Natività a Betlemme.
paci di riconoscere la voce di Dio nei segni dei tempi. Il fare di Maria ci insegna che per poter sinceramente accogliere il Signore, abbiamo bisogno di... disciplina spirituale. In questo brano, ne è suggerita una segnata da quattro momenti, di cui il primo è la capacità di silenzio orante, condizione fondamentale per la nascita in noi di Gesù-Parola. La nostra vita è continuamente sottoposta ad ogni tipo di pressioni: sembra quasi che abbiamo paura della presenza di uno spazio vuoto. Così facendo, non ci rendiamo neppure conto di perdere ciò che più conta, di perdere il vero contatto con la vita di Dio. Il secondo momento è l’ascolto della Parola che ci mette nella migliore situazione per andare incontro al Signore venuto ad incontrarci. Il terzo consiste nell’affinare la capacità di riconoscere il Signore nei segni del quotidiano ordinario. Infine, è la gioia di poterlo annunciare a tutti mediante un’esistenza semplice e retta. Abbiamo bisogno di curare il cuore: accogliere Gesù richiede vera disciplina spirituale. Questo non significa rendersi le cose più difficili, ma garantirsi la presenza di uno spazio interiore dove il Signore potrà toccarci con un amore che rinnoverà. Marco Rossetti 3
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La Catechesi di Benedetto XVI
I Dodici
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“Il bacio di Giuda” dipinto da Cimabue.
erminando la “galleria” dei ritratti degli Apostoli chiamati direttamente da Gesù durante la sua vita terrena, non possiamo omettere di menzionare colui che è sempre nominato per ultimo nelle liste dei Dodici: Giuda Iscariota. A lui vogliamo qui associare la persona che venne poi eletta in sua sostituzione, cioè Mattia. Iscariota: un nome con vari significati
Già il semplice nome di Giuda suscita tra i cristiani un’istintiva reazione di riprovazione e di condanna. Il significato dell’appellativo “Iscariota” è controverso: la spiegazione più seguita lo intende come “uomo di Keriot” con riferimento al suo villaggio di origine, situato nei pressi di Hebron e menzionato due volte nella Sacra Scrittura (cfr Gs 15,25; Am 2,2). Altri lo interpretano come variazione del termine “sicario”, come se alludesse ad un guerrigliero armato di pugnale detto in latino “sica”. Vi è, infine, chi vede nel soprannome la semplice trascrizione di una radice ebraico-aramaica significante: “colui che stava per consegnarlo”. Questa designazione si trova due volte nel quarto Vangelo, cioè dopo una confessione di fede di Pietro (cfr Gv 6,71) e poi nel corso dell’unzione di Betania (cfr Gv 12,4). Altri passi mostrano che il tradimento era in corso, dicendo: “colui che lo tradiva”; così durante l’Ultima Cena, dopo l’annuncio del tradimento (cfr Mt 26,25) e poi al momento dell’arresto di Gesù (cfr Mt 26,46.48; Gv 18,2.5). Invece le liste dei Dodici ricordano il fatto del tradimento come ormai at4
Il tradimento dell’Apostolo trasformò la Crocifissione in amore salvifico.
tuato: “Giuda Iscariota, colui che lo tradì”, così dice Marco (3,19); Matteo (10,4) e Luca (6,16) hanno formule equivalenti. Il tradimento in quanto tale è avvenuto in due momenti: innanzitutto nella progettazione, quando Giuda s’accorda con i nemici di Gesù per trenta monete d’argento (cfr Mt 26,14-16), e poi nell’esecuzione con il bacio dato al Maestro, nel Getsemani (cfr Mt 26,4650). In ogni caso, gli evangelisti insistono sulla qualità di apostolo, che a Giuda competeva a tutti gli effetti: egli è ripetutamente detto “uno dei Dodici” (Mt 26,14.47; Mc 14,10.20; Gv 6,71) o “del numero dei Dodici” (Lc 22,3)... Il tradimento resta un mistero Si tratta dunque di una figura appartenente al gruppo di coloro
che Gesù si era scelti come stretti compagni e collaboratori. Ciò suscita due domande nel tentativo di dare una spiegazione ai fatti accaduti. La prima consiste nel chiederci come mai Gesù abbia scelto quest’uomo e gli abbia dato fiducia. Oltre tutto, infatti, benché Giuda fosse di fatto l’economo del gruppo (cfr Gv 12,6b; 13,29a), in realtà è qualificato anche come “ladro” (Gv 12,6a). Il mistero della scelta rimane, tanto più che Gesù pronuncia un giudizio molto severo su di lui: “Guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!” (Mt 26,24). Ancora di più si infittisce il mistero circa la sua sorte eterna, sapendo che Giuda “si pentì e riportò le trenta monete d’argento ai sommi sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente»” (Mt 27,3-4). Benché egli si sia poi allontanato per andare a impiccarsi (cfr Mt 27,5), non spetta a noi misurare il suo gesto, sostituendoci a Dio infinitamente misericordioso e giusto. Una seconda domanda riguarda il motivo del comportamento di Giuda: perché egli tradì Gesù? La questione è oggetto di varie ipotesi. Alcuni ricorrono al fattore della sua cupidigia di danaro; altri sostengono una spiegazione di ordine messianico: Giuda sarebbe stato deluso nel vedere che Gesù non inseriva nel suo programma la liberazione politico-militare del proprio Paese. In realtà, i testi evangelici insistono su un altro aspetto: Giovanni dice espressamente che “il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tra-
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“San Mattia” del Guercino.
“Non disperare mai della misericordia divina”. In realtà Dio “è più grande del nostro cuore”, come dice san Giovanni (1 Gv 3,20)... Il suo tradimento ha condotto alla morte di Gesù, il quale trasformò questo tremendo supplizio in spazio di amore salvifico e in consegna di sé al Padre (cfr Gal 2,20; Ef 5,2.25). Il Verbo “tradire” è la versione di una parola greca che significa “consegnare”. Talvolta il suo soggetto è addirittura Dio in persona: è stato lui che per amore “consegnò” Gesù per tutti noi (cfr Rm 8,32). Nel suo misterioso progetto salvifico, Dio assume il gesto inescusabile di Giuda come occasione del dono totale del Figlio per la redenzione del mondo.
San Mattia. Il suo nome fu tirato a sorte con quello di Giuseppe detto Barsabba.
dirlo” (Gv 13,2); analogamente scrive Luca: “Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici” (Lc 22,3). In questo modo, si va oltre le motivazioni storiche e si spiega la vicenda in base alla responsabilità personale di Giuda, il quale cedette miseramente ad una tentazione del Maligno. Il tradimento di Giuda rimane, in ogni caso, un mistero. Gesù lo ha trattato da amico (cfr Mt 26,50), però, nei suoi inviti a seguirlo sulla via delle beatitudini, non forzava le volontà né le premuniva dalle tentazioni di Satana, rispettando la libertà umana. Non disperare mai della misericordia In effetti, le possibilità di perversione del cuore umano sono davvero molte. L’unico modo di
ovviare ad esse consiste nel non coltivare una visione delle cose soltanto individualistica, autonoma, ma al contrario nel mettersi sempre di nuovo dalla parte di Gesù, assumendo il suo punto di vista. Dobbiamo cercare, giorno per giorno, di fare piena comunione con Lui. Ricordiamoci che anche Pietro voleva opporsi a lui e a ciò che lo aspettava a Gerusalemme, ma ne ricevette un rimprovero fortissimo: “Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!” (Mc 8,32-33). Pietro, dopo la sua caduta, si è pentito ed ha trovato perdono e grazia. Anche Giuda si è pentito, ma il suo pentimento è degenerato in disperazione e così è divenuto autodistruzione. È per noi un invito a tener sempre presente quanto dice San Benedetto alla fine del fondamentale capitolo V della sua “Regola”:
Mattia: eletto perché fedele A conclusione, vogliamo anche ricordare colui che dopo la Pasqua venne eletto al posto del traditore. Nella Chiesa di Gerusalemme furono due ad essere proposti dalla comunità e poi tirati a sorte: “Giuseppe detto Barsabba, soprannominato Giusto, e Mattia” (At 1,23). Proprio quest’ultimo fu il prescelto, così che “fu associato agli undici Apostoli” (At 1,26). Di lui non sappiamo altro, se non che anch’egli era stato testimone di tutta la vicenda terrena di Gesù (cfr At 1,21-22), rimanendo a Lui fedele fino in fondo. Alla grandezza di questa sua fedeltà si aggiunse poi la chiamata divina a prendere il posto di Giuda, quasi compensando il suo tradimento. Ricaviamo da qui un’ultima lezione: anche se nella Chiesa non mancano cristiani indegni e traditori, spetta a ciascuno di noi controbilanciare il male da essi compiuto con la nostra limpida testimonianza a Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore. Benedetto XVI L’Osservatore Romano, 18 ottobre 2006
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Vita della Chiesa
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La testimonianza dei religiosi
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FOTOSERVIZIO DI MARIO NOTARIO
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al 3 al 7 novembre scorso, a Torino, si è svolta la 49ª assemblea generale della Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori (CISM), alla quale aderiscono 116 Istituti, con circa 20 mila religiosi. Quest’anno l’incontro, che ogni volta si svolge in città diverse, aveva per tema “Povertà e comunione dei beni in un mondo globalizzato, per una testimonianza credibile dei consacrati”. Il tema è attuale perché la povertà appartiene alle regole costitutive della vita religiosa e perché è una virtù ardua che espone il religioso al giudizio del mondo, che esige da lui un modo particolare di comportarsi davanti ai beni. Assai interessanti sono state, quindi, le relazioni sul valore della povertà volontaria e, tenendo presente la realtà di oggi, sull’etica delle risorse economico-finanziarie e sull’alienazione degli immobili, sempre più frequente per il calo delle vocazioni. Durante i lavori, i Superiori Maggiori hanno riconfermato presidente per quattro anni il salesiano don Alberto Lorenzelli. Nato a Buenos Aires, il 2 settembre 1953, da immigrati italiani, ricopre anche l’incarico di Ispettore della Circoscrizione Centrale Salesiana (comprende Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Marche, Sardegna, Abruzzo e Molise). A sottolineare l’importanza e l’interesse per l’Assemblea, all’apertura erano presenti anche il Card. Severino Poletto, arcivescovo di Torino, vari vescovi, madre Viviana Ballarin (dome-
Durante la solenne concelebrazione nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco, il Cardinale Tarcisio Bertone incensa l’urna di Don Bosco.
nicana, è presidente nazionale dell’Unione Superiore Maggiori Italiane-Usmi), il Sindaco di Torino e alcuni consiglieri regionali. L’Assemblea si è conclusa nella Basilica di Maria Ausiliatrice, a Valdocco, con la concelebrazione presieduta dal Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato e salesiano, in concomitanza dei 150 anni della nascita della Congregazione dei Salesiani di Don Bosco. Nell’omelia, il Card. Bertone ha sottolineato che “il consacrato che vive il distacco, se pure nell’uso intelligente dei beni, realizza il primato all’essere più che dell’avere, che è la modalità più feconda di autorealizzazione e di creatività... Il religioso, la religiosa, devono sempre saper smantellare i meccanismi di di-
fesa e di possessività che rischiano di inaridire una vera co-
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munione fraterna, e tendere ad una vita senza calcoli e paure, senza rivendicazioni e grettezze, senza infedeltà e compensazioni. Disposti ad un amore gratuito, pieno di gioia, ricolmo di vitalità, attento e discreto, forte e delicato”.
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simo mese di dicembre vedrà questa basilica gremita di giovani ed adulti per ricordare le origini e l’impegno dei pri-
Altri momenti della Santa Messa con, a destra, la benedizione impartita dal Segretario di Stato.
Il Card. Bertone si è poi soffermato su Don Bosco: “Il pros-
mi che decisero di stare con Don Bosco e di dare avvio alla Pia Società di San Francesco di Sales, condividen-
Cardinal Bertone: Crocifisso e sentenza europea A margine della celebrazione nella Basilica Maria Ausiliatrice, il Cardinale Tarcisio Bertone, a proposito della sentenza europea sull'esclusione del Crocifisso dalle aule scolastiche, ha detto: “Speriamo che la reazione di tutto il mondo, non solo di quello cristiano, susciti una presa di coscienza e un senso di responsabilità anche dei giudici della Corte europea”. “Dispiace questa sentenza che non tiene conto della ricchezza del dono che rappresenta questo simbolo – ha aggiunto – il dono di un amore universale. Questa sentenza, che vorrebbe affermare la libertà religiosa, afferma la libertà di una persona
che è contro la religione, contro il segno di una religione che vuole amore, accoglienza, non esclusione e che vuole e afferma in tutto il mondo pacifica convivenza, solidarietà universale. Questo mi è testimoniato nei miei tanti incontri. Ieri (8 novembre, ndr), per esempio, ho incontrato il presidente del Kazakistan che mi ha dato una bella testimonianza della presenza della Chiesa cattolica in quell'area. Di certo non pensano a togliere i crocifissi”. “Speriamo – ha concluso il Cardinal Bertone – che la reazione di tutto il mondo susciti una presa di coscienza”. Agenzia Italia, 7 novembre 2009
do ed attuando l’intuizione del «sistema preventivo» vissuto in un clima di fede profonda, di gioia e di impegno, cercando di formare «buoni cristiani ed onesti cittadini»... Mi piace ricordare che la costruzione di questa chiesa coincide ed è seguita dalla fondazione dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Esse rappresentano l’allargamento del carisma al mondo femminile. Così come un’altra fondazione, l’arciconfraternita di Maria Ausiliatrice (oggi ADMA) è, insieme ai cooperatori, l’estensione verso il mondo laico”. Al termine della Santa Messa, il Card. Bertone e i Superiori Maggiori hanno visitato il complesso di Valdocco, venendo a contatto – per alcuni è stata la prima volta – con la casa madre di tutte le opere salesiane. Lorenzo Bortolin 7
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La Visita di Maria ad Elisabetta / 3
Spiritualità mariana
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zione e contemplazione: due parole a lungo dibattute particolarmente negli anni ’70 e ’80. Parole chiavi oggetto di forti discussioni e interrogativi: meglio l’una o meglio l’altra, la Chiesa ha bisogno più di azione o di contemplazione? Ci può essere una azione efficace nella storia anche senza contemplazione? Al di là del dibattito, qualche ispirazione di possibile soluzione a questi interrogativi ci può venire riflettendo, ancora una volta, e soprattutto, seguendo l’esempio di Maria di Nazaret. Nella Visitazione vediamo Maria, poco tempo prima auto proclamatasi “Serva del Signore” (Lc 1,38) in piena azione caritativa, mettersi al servizio di Dio, andando ad aiutare e servire la cugina. Dopo aver pregato e contemplato la grandezza di Dio che nella sua bontà l’aveva resa kekaritomene cioè piena di grazia, compie ora azioni concrete da serva, sempre guidata dall’amore per il suo Signore. E tutto questo in fretta, senza guardare ai disagi, ai rischi, alla fatica e senza contare il tempo. Come Gesù che più tardi proclamerà di non essere venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita (Mt 20,28). Maria fa lo stesso, rivelando così nel proprio agire lo stile stesso di Dio. Maria durante il suo viaggio verso Ain-Karim e durante il servizio alla cugina rimase totalmente unita al suo Signore. Certo non si è “distratta”, non si è “dimenticata” di chi portava nel grembo, non ha scordato minimamente per amore di chi stava
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Maria, maestra di azione e contemplazione facendo quel servizio. Camminava per le strade ed era quindi in movimento ma era saldamente ferma, piantata, radicata in Dio. Partiva e andava da un luogo fisico ad un altro, da Nazaret ad Ain-Karim, ma Dio che era con lei, che la sosteneva e la portava moralmente nel suo cammino, era sempre lo stesso. Era il suo mondo interiore, ciò che abitava il suo io più profondo, che configurava e dava consistenza a tutto ciò che avveniva o che ella faceva all’esterno. Di San Giovanni Bosco qualcuno testimoniò (e in seguito fu scritto ampiamente) che pur essendo un uomo di grande azione, era nello stesso tempo un uomo di contemplazione profonda: era sempre unito a Dio, la sorgente di ogni sua attività e iniziativa. Era in una costante “unione con Dio”. Lo stesso diciamo ma in grado più elevato di Maria di Nazaret.Vediamo in lei indicare una felice sintesi di azione e contemplazione, di essere e fare, di credere in Dio e operare per Dio, di vita interiore, cioè di contemplazione amorosa del mistero di Dio, e di vita esteriore, cioè di servizio per i tanti figli e figlie di Dio nel concreto cammino della storia. Maria, guida nella salita alla montagna di Dio Maria cammina in fretta da Nazaret verso la montagna della Giudea, è lei la nostra Odighitria, cioè colei che ci indica la strada per salire a Dio. Ci fa capire che Dio è la santa monta-
gna da scalare ogni giorno, con fede non esente da fatica e sacrificio, spesso accompagnati da dubbio e incertezze. Origene ha visto in questa salita il simbolo dell’ascensione interiore di Maria verso le vette della perfezione: «Era necessario che Maria, che era quanto mai degna di essere madre del Figlio di Dio, salisse alla montagna dopo il colloquio con l’angelo, e dimoras-
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se nelle vette» (Omelie su Luca VII, 2). Maria non ha però “dimorato nelle vette” della perfezione quasi come un fatto acquisito con il suo “fiat” nell’Annunciazione, come afferma il padre della Chiesa: questa sarebbe una visione statica della santità di Maria, e non corrisponde a quello che Giovanni Paolo II dice (e prima di lui il Vaticano II) con il concetto di Peregrinatio Fidei. Lei invece, sotto la guida dello Spirito, ha attuato la sua progressiva configurazione a Cristo, arrivando alla vetta della santità più eccelsa. Il sì detto una volta ha dovuto ripeterlo tante volte nella sua vita, fino a quello più difficile di tutti, quando vide il suo Figlio morire in cro-
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ce. Anche la santità di Maria, fatta di azione quotidiana per Dio e contemplazione di Dio, è stata un cammino graduale, una ascensione quotidiana verso la montagna della santità di Dio. Maria quindi in questo episodio non è solo maestra di sintesi tra azione e contemplazione, ma anche ci insegna che la santità è un cammino da fare ogni giorno. «Il cammino da Nazaret ad Ain-Karim, dal fiat al Magnificat, è un simbolo dell’itinerario di ogni cristiano che compie il suo pellegrinaggio della fede, dall’adesione iniziale al progetto di Dio fino alla piena esperienza di esso, passando attraverso una salita graduale: salire sul monte delle beatitudini per ascoltare Gesù, salire sul Tabor per contemplare la sua gloria, salire sul Calvario per partecipare alla sua passione, salire sul monte della Galilea per ricevere il suo mandato missionario, salire sulla stanza superiore per accogliere il suo Spirito» (Maria Ko Ha Fong FMA). Benedetta tu fra le donne...
Maria canta il Magnificat, Frère Francois, Abbaye Notre Dame du Bec (Francia).
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Le due donne, Maria ed Elisabetta, si comunicano le rispettive esperienze dal più profondo del loro cuore, aperto a Dio e dilatato dalla presenza del suo Spirito. Non dicono molte parole ma intuiscono il reciproco mistero che le anima e ormai le fa vivere. Rileggendo la storia della salvezza narrata nella Scrittura, non di rado ci imbattiamo in canti di gioia, di lode e di ringraziamento iniziati da donne. Elisabetta con il suo saluto profetico continua questa tradizione: ella ha parlato sotto l’azione dello Spirito, quello stesso che già nell’Antico Testamento aveva ispirato canti di gioia a Miriam, (Es 15,20), a Debora (Gdc 4,4), ad Anna, madre di Samuele (1Sam 2,1-10) fino a Giuditta. Ella si unisce a questo coro fem-
minile dell’Antica Alleanza: lei come ultima “profetessa” guidata dallo Spirito che presenta alle soglie del Nuovo testamento la “Madre del mio Signore” cioè Colei che portava il Messia. Proprio per questo privilegio la giovane cugina di Nazaret agli occhi di Elisabetta si presentava come destinataria della grazia e benedizione di Dio, e nello stesso tempo fonte di benedizione e di grazia per lei e per l’umanità. Quando Dio benedice una persona le comunica la sua grazia e la sua vita, e questi doni diventano beneficio per tutti. Così è stato per Maria e per tutti i santi. È inoltre di fondamentale importanza ciò che Elisabetta dice di Maria: «E Beata colei che ha creduto nell’adempimento della parola del Signore». L’Enciclica Redemptoris Mater spiega ampiamente questo versetto facendolo diventare quasi il leit motiv di tutto il documento. Maria è la credente per eccellenza, la perfetta discepola di Cristo, e la sua grandezza sta proprio nella sua fede. Questo di essere “beati perché si è creduto alla parola del Signore” è anche quella che Luca considera la prima beatitudine, quella fondamentale. Se non si accettano le promesse di Dio, se non si ha fede nella sua parola non si può permettere a Dio di vivere l’oggi in ciascuno di noi che lo ascoltiamo. Maria è vista da Elisabetta come tipo di ogni credente, ed è anche la prima depositaria dell’ultima beatitudine del Vangelo, pronunciata da Cristo Risorto: «Beati quelli che pur non avvendo visto, crederanno» (Gv 20,29). Se Maria, che non aveva visto, non avesse creduto, non ci sarebbe colui che gli apostoli hanno visto e quindi creduto. La sua fede, senza aver visto, rende visibile ciò che viene creduto. Questo è tipico del dinamismo della fede: l’ascolto precede la vista... Nul9
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le dava la spinta, la motivazione, l’energia, il coraggio, il saper rischiare per Dio servendo il prossimo, come descritto nella Visitazione. Maria, modello di solidarietà e apostolato
La facciata del Santuario della Visitazione ad Ain-Karim, in Terra Santa, sorto dove la tradizione vuole sia avvenuto l’incontro tra Maria ed Elisabetta.
la ostacola di più Satana che quest’accoglienza della Parola. È per questa fede che è generato il Salvatore. Un’altra donna disse a Gesù di Maria: «Beato il ventre che ti ha portato ed il seno da cui hai preso il latte». Ma Gesù le rispose: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano» (Lc 11,27). «Se la maternità di Maria è causa della sua beatitudine, la fede è causa della sua maternità. La beatitudine di Maria, madre di Dio, è condivisa da ogni credente che ascolta e fa la Parola (8,21), e così, come lei, accogliendola, la genera per il mondo. Questa fede è principio di riconoscimento di ogni visita del Signore. Senza fede ogni sua visita passa inosservata...» (Aa. Vv., Una comunità legge il Vangelo di Luca, Dehoniane, Bologna, p. 41). Ed è proprio la fede di Maria, sostanziata dalla contemplazione continua e amorosa del mistero di Dio su di lei e sulla storia, che 10
La nostra epoca rischia di diventare sempre più una società egoistica, individualista e narcisista, in cui ognuno sembra essere interessato a coltivare il proprio particplare senza lo sguardo anche all’interesse generale, o come si dice, al bene comune. Maria si mostra nell’episodio della Visitazione una donna aperta, altruista e solidale. Dopo l’Annunciazione non pensò alla propria auto esaltazione per il privilegio ricevuto di essere la Madre del Figlio di Dio, il Messia tanto atteso. Non organizzò nessun party con le proprie amiche per celebrare l’avvenimento e aspettare i doverosi complimenti, ma “si mise in viaggio, in fretta, verso la montagna” per essere vicina alla cugina bisognosa di aiuto e di solidarietà. Solidarietà: è certamente una delle parole tornate in auge da un po’ di anni. Se ne parla a tutti i livelli, civili ed ecclesiali. Ma come deve essere questa solidarietà se deve essere espressione dell’amore di Dio per il prossimo, come è stata la visita di Maria ad Elisabetta? Lilia Sebastiani ha scritto: «La solidarietà è dialogica e ha un’anima di reciprocità. Non è quasi mai né può essere simultanea (qualcuno deve decidere prima degli altri di vivere in modo solidale, deve aprire la strada), tuttavia non si esplica verso un altro, ma sempre con l’altro... Se vissuta in modo solidale, la carità può diventare amore veramente umano e umanizzante, rivolto alla persona, dunque individuale senza essere indivi-
dualistico, universale senza anonimato, rispettoso dell’intimità e del mistero dell’altro senza mai essere distante e generico, superiore al gioco istintivo delle passioni, ma non freddo né astratto, libero da ogni asservimento, ma pronto ad ogni coinvolgimento; come l’amore fontale di cui Gesù nel suo vivere terreno offre l’esempio» (in Theotokos, 1, 1997, p. 95). Maria nella Visitazione si pone davanti a noi anche come modello di apostolato. Ho già accennato a questo parlando di Maria come missionaria. Per tre mesi circa Maria rimase al servizio della cugina fino alla circoncisione di Giovanni. Durante questo periodo ella si dimostra modello di apostolato. «Ci insegna che l’obbedienza e la carità devono essere alla base della nostra attività. Ci insegna che non dobbiamo far attendere coloro che hanno bisogno di noi, anche se ignorano la nostra venuta; che dobbiamo affrontare le difficoltà del momento... che la nostra dignità non ne soffre se mettiamo la nostra persona al servizio degli altri; che la nostra anima può conservare il raccoglimento e cantare il suo “Magnificat” anche nell’azione; che noi rimaniamo sempre sotto lo sguardo vigile della Provvidenza; che noi santifichiamo il prossimo nella misura in cui abbiamo Gesù in noi; che nell’apostolato la nostra fede si conferma, perché donare è arricchire noi stessi» (Jean Cantinat). Un ultimo rilievo. Maria di Nazaret si conferma anche guida preziosa per vivere il nostro apostolato. Per essere discepoli di Cristo abbiamo bisogno di guardare a lei, come modello di contemplazione di Dio e di azione quotidiana per amore di Dio, e di prenderla come nostra maestra, proprio perché Lei stessa è stata la vera e perfetta discepola di Cristo. Mario Scudu
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Meditazione
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Il Purgatorio
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Dio ci offre la possibilità del Purgatorio non certo per punirci, ma per poterci penetrare fino in fondo, e così renderci pienamente felici. E l’uomo stesso, se ne avrà bisogno, la chiederà come un atto della sua misericordia: per essere finalmente mondati dall’amore e dalla gioia, superando le ultime resistenze egoistiche così bloccanti! Dunque, la purificazione al termine della nostra vita non è che
© “Purificazione”, acquerello di Alessandro Drago (www.alessandrodrago.it).
oto alcuni fedeli in difficoltà: ora sappiamo che il Limbo non esiste, non è mai esistito; spesso si pensava che esistesse, in base ad un’ipotesi teologica, che non ha retto. Forse il Purgatorio avrà la stessa fine? È vero che la Sacra Scrittura non presenta dei testi espliciti al riguardo; ma sostiene chiaramente la necessità del nostro aiuto spirituale, perché alcuni defunti possano raggiungere il Cielo (cf 2 Mac 12,39-46). Per questo la Chiesa ha sempre sostenuto l’esistenza della situazione di coloro che, pur essendo uniti a Dio, non possono ancora vederlo a faccia a faccia, perché sono incapaci di accoglierlo pienamente: di questa situazione, chiamata Purgatorio, parlano ufficialmente i concili di Firenze, di Trento, e più recentemente i due ultimi Papi, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Dunque il Purgatorio esiste, e la Chiesa pregherà sempre per i fedeli defunti. Tuttavia, non sono affatto certe alcune concezioni correnti del Purgatorio, come la presenza del fuoco: il fuoco va visto come un’immagine significativa. Il Purgatorio però assomiglia alla preparazione del nostro corpo prima dell’“esame-spiaggia”... Anche il tempo del Purgatorio è qualcosa che non conosciamo: certamente è diverso dal tempo terreno, e non possiamo misurarlo con i giorni, i mesi, gli anni. In ogni caso, ogni purificazione cesserà con il Giudizio universale, quando tutti i giusti risorgeranno gloriosamente, in unione col Cristo pasquale.
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Il Purgatorio: momento di purificazione prima dell’incontro con Dio.
il compimento dei nostri tentativi terreni di liberazione e di unificazione, con la fatica e la soddisfazione che ne conseguono. Ed è una garanzia meravigliosa: quella che i nostri sforzi di coerenza, nonostante le apparenze così spesso scoraggianti, giungeranno al successo: in questo mondo perlomeno in Purgatorio, quando nel nostro essere irromperà il Cristo liberatore! Antonio Rudoni
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Memorie salesiane
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Un modo nuo di vivere l’or a
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on un’“Ave Maria” recitata da Don Bosco e da Bartolomeo Garelli nella chiesa di San Francesco d’Assisi a Torino, aveva inizio, l’8 dicembre 1841, il primo oratorio salesiano. Non era una novità: l’oratorio era stato inventato tre secoli prima, da san Filippo Neri. Di nuovo e di suo, Don Bosco metteva il modo di vivere l’oratorio e il modo di essere prete. Un prete che non aspettava i parrocchiani nella tranquillità della chiesa o della canonica, ma andava a cercarli di persona nelle squallide periferie cittadine, ai margini della società. Andava a scovarli nelle carceri. Erano tutti giovani. Tutti emarginati, con situazioni familiari difficili. L’oratorio, il suo oratorio, li avrebbe accolti. Non sarebbe più stato soltanto un luogo di preghiera, svago e cultura per “ragazzi-bene”. Sarebbe diventato il rifugio dei senzatetto, la famiglia per gli orfani, dilatandosi da realtà parrocchiale a realtà cittadina, dilatando senza misura il tempo dell’evangelizzazione e dello svago. Luogo di incontro e di amicizia, di formazione cristiana, avrebbe offerto, oltre al divertimento gratuito, cultura, istruzione professionale, inserimento nel mondo del lavoro con sicure e solide garanzie.
In un gelido mattino di dicembre Questo, l’ideale di Don Bosco, in quel gelido mattino del dicembre 1841. Occorreranno cinque anni prima che il sogno si 12
Don Bosco incontra Bartolomeo Garelli nella sacrestia della chiesa torinese di San Francesco d’Assisi (il dipinto è conservato nella Basilica di Maria Ausiliatrice).
realizzi e venga completato in tutti i dettagli. Bartolomeo Garelli, però, non avrebbe dovuto aspettare tanto. Lui era un povero orfano d’origine astigiana, sedicenne. Quel mattino aveva tentato di partecipare alla Messa in una bella chiesa del centro cittadino, ma il sacrestano l’aveva cacciato a bastonate perché non sapeva pregare e non sapeva servire Messa. O forse, soltanto perché era malvestito. Don Bosco lo aveva inseguito, convincendolo a tornare in chiesa e a pregare con lui. Il prete e il ragazzo avevano una cosa in comune: sapevano fischiare! Sulla base di quella “competenza” nacque una bella amicizia. Bartolomeo Garelli avrebbe portato a Don Bosco altri diseredati, poveri e soli come lui. Il tam-tam dei disperati attraverso le periferie cittadine avrebbe presto informato tanti
adolescenti, (oggi li definiremmo “a rischio”), che in compagnia di quel prete sempre allegro, oltre ad imparare il Catechismo, si poteva giocare, scherzare e qualche volta anche mangiare. Perché la fame era tanta. E Don Bosco, che l’aveva provata, sapeva bene che non si può parlare di Dio a gente che ha lo stomaco vuoto. Una tettoia che diventa casa Non sarebbe stato facile per lui trovare un posto dove sistemare in modo dignitoso i ragazzi, togliendoli dalla strada. Anche perché i loro giochi erano terribilmente rumorosi e distruttivi. Scacciati da un prato all’altro, dal cortile di una chiesa ad un cimitero sconsacrato, mal tollerati dalle autorità civili e malvisti anche negli ambienti ecclesiastici, Don Bosco ed i suoi ra-
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Compagno di giochi e primo sindacalista Per tanti di quei ragazzi e giovani, Don Bosco sarà per loro padre, fratello, amico e compagno di giochi, e soprattutto
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guida spirituale ed educatore. Non avrà paura di sporcarsi di calce o di fuliggine andando a trovare nei cantieri, durante la settimana, i muratorini e i piccoli spazzacamini. La sua presenza attirerà verso i giovani apprendisti la simpatia dei da-
fatto martiri o delinquenti. Don Bosco ne farà semplicemente dei buoni cristiani e onesti cittadini. E prima di tutto, ne farà uomini consapevoli della propria dignità. Ai ragazzi Don Bosco insegnerà la strada della vera feli-
ANS, Image Bank.
ovo r atorio gazzi approdarono finalmente alla tettoia Pinardi, nel quartiere di Valdocco, che all’epoca non godeva certo di una bella fama. Ma sarebbero stati finalmente a casa, senza più rischi di essere sfrattati. La tettoia – oggi trasformata in cappella artisticamente decorata, in un cortile del grandioso complesso della Basilica di Maria Ausiliatrice – era una conquista che aveva del miracoloso. Inaugurato il mattino di Pasqua del 1846, l’oratorio non più itinerante ma stabile, benché di modeste dimensioni, diverrà residenza abituale di tanti giovani, scesi in città dalle valli alpine e dalle campagne piemontesi, sotto la spinta del bisogno. Le loro braccia avrebbero avviato la rivoluzione industriale con un lavoro duro, non regolato dalla legge, senza garanzie per il futuro, senza forme di assistenza di alcun genere. Se, sfiniti dalla fatica o dalla fame, cadevano dalle impalcature o dall’alto dei comignoli che si accingevano a ripulire, nessuno piangeva la loro morte. Le famiglie, spesso, non esistevano più o se esistevano, erano a loro volta troppo oppresse dalla miseria per cercare i figli che si allontanavano. Anzi, spesso il loro allontanamento risolveva il problema di una bocca da sfamare.
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Don Pascual Chávez Villanueva, nono successore di Don Bosco, con alcuni “coetanei ” del Garelli. Riceverà la cittadinanza onoraria di Torino il prossimo 18 dicembre.
tori di lavoro: l’amicizia di un prete era pur sempre una garanzia! Un prete che sarebbe stato, all’occorrenza, anche sindacalista. Certo il primo della storia, forse l’unico sindacalista vero, perché la sua difesa dei diritti dei giovani lavoratori non poggiava su volubili correnti politiche, ma sul concetto della santità del lavoro e sul rispetto della persona. La città di Torino non era pronta ad accogliere quella massa di giovani disorientati e sbandati. Presa dalla rapida corsa verso l’industrializzazione, li avrebbe stritolati, sfruttandoli con assurdi orari lavorativi e calpestandone i diritti. Ne avrebbe
cità: vivere nella grazia di Dio, amare il prossimo, impegnarsi seriamente nel lavoro, nello studio, nel gioco, essere sempre allegri. Ai confratelli sacerdoti trasmetterà quella che il poeta dialettale piemontese Nino Costa considerava la sua “virtù segreta”: «la gran virtù d’ij Sant e d’ij poeta: / cola ’d brusè so cheur fin-a a la mort»”.1 Anna Maria Musso Freni (Ex allieva FMA) 1 “La gran virtù dei santi e dei poeti: quella di ardere d’amore fino alla morte”; Nino Costa, “Don Bosch”, in “Fruta madura”, edizioni Viglongo, Pinerolo, 1980.
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Studi
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Don Rua: “Sappiamo che qui ci si v
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P. G. Crida, Archivio Editrice Elledici.
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Prima Messa di Don Michele Rua, a Valdocco, accanto a Don Bosco. Il quadro è conservato nella chiesa di San Francesco di Sales.
La santità dei figli prova la santità del padre Il primo successore di Don Bosco impegnò tutte le sue doti di mente e di cuore per coinvolgere i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice ed i Cooperatori in questa “alleanza” con il fondatore. In una lettera ai direttori salesiani, scritta nel febbraio del 1888, a pochi giorni dalla tumulazione della salma di Don Bosco a Valsalice, Don Rua annotava “D’ora innanzi sia il nostro motto d’ordine: la santità dei figli sia prova della santità del padre”. Nella prima circolare indirizzata ai Salesiani in qualità di Rettor Maggiore, ricordava che “nostra sollecitudine dev’essere di sostenere e a suo tempo sviluppare ognora più le opere da lui iniziate, seguire fedelmente i metodi da lui predicati ed insegnati, e nel
I partecipanti al Convegno Internazionale su Don Michele Rua, fotografati il 30 ottobre 2009 davanti alla chiesa di Sant’Anna, a Caselle Torinese dove il Beato è stato ordinato il 28 luglio 1860.
© Foto di Aldo Merlo (www.merlo.org/caselle/donbosco.htm).
el mondo d’oggi, in tutte la fasce sociali, la fedeltà non gode di buona salute. La più colpita è senz’altro la coppia, ma anche il mondo del lavoro e la vita consacrata non sono esenti dall’esperimentare l’amaro sapore dell’infedeltà diffusa. In questo contesto, suona quasi fuori moda che la Famiglia Salesiana celebri il primo centenario della morte di Don Michele Rua, che ricorre il prossimo 6 aprile 2010. Questo grande salesiano, diretto successore di Don Bosco, austero nella persona, ascetico nella spiritualità, riservato nelle relazioni, ha fatto della fedeltà la caratteristica della sua consacrazione religiosa, tanto da essere chiamato dai confratelli “la regola vivente”. Ma chi è veramente Don Rua? Michele nacque a Torino il 9 giugno 1837. In una giornata autunnale del 1845 conobbe Don Bosco, ne fu affascinato e per tutta la sua vita condivise ogni istante con lui. Nemmeno la morte del fondatore intaccò la comunione esistenziale tra i due. Davanti alla salma di Don Bosco, infatti, Don Rua prese un serio impegno: “Gli promisi che nulla avrei risparmiato per conservare, per quanto stava in me, intatto il suo spirito, i suoi insegnamenti e le più minute tradizioni della sua famiglia”. Questo proposito venne osservato. È lui stesso a confermarlo. Nel 1907, parlando ai Salesiani, confessò candidamente di non essere mai venuto meno alle promesse fatte.
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i vuole bene” nostro modo di parlare e di operare cercare di imitare il modello che il Signore nella sua bontà ci ha in lui somministrato. Questo, o figli carissimi, sarà il programma che io seguirò nella mia carica; questo pure sia la mira e lo studio di ciascuno dei salesiani”. Con molta discrezione e nello stesso tempo con mano ferma, con intelligenza viva e sapienza di cuore, guidò la Congregazione lungo i sentieri tracciati dal Fondatore, ne consolidò le fondamenta istituzionali e seppe spalancare nuovi orizzonti educativi, rendendola idonea a rispondere con serietà e competenza alle sfide del mondo giovanile del tempo. Leggendo i fa-
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scicoli del “Bollettino Salesiano” e le circolari ai Confratelli, si colgono i tratti salienti della spiritualità salesiana voluta da Don Bosco ed integralmente accettata e trasmessa da Don Rua. Nel suo cuore, l’amore privilegiato per l’oratorio Caratteristiche principali della “salesianità” sono, allora come oggi, la capacità di identificarsi con la vocazione di Don Bosco, l’apertura alla missionarietà, la grande capacità operativa che fa del lavoro la preghiera per eccellenza, l’intelligenza nell’elaborare interventi educativi innervati nella carità e nell’amorevolezza, la passione educante nella formazione umana e cristiana, l’intuito pedagogico capace di gestire e realizzare progetti finalizzati al bene dei giovani poveri, l’impegno serio, costante ed esemplare nella pastorale, l’intensa devozione mariana, la ricerca della gloria di Dio e della salvezza delle anime...
Nel cuore di Don Rua, come nel cuore di Don Bosco, un posto privilegiato è occupato dall’amore per l’oratorio. Nel 1896 scrive: “Lo zelo ardente ed industrioso con cui si fecero sorgere oratori festivi, ovunque àvvi una casa salesiana e con cui si diede sviluppo a quelli che già esistevano, mi assicura che voi avete ben compreso quanto mi stia a cuore quest’opera così cara a Don Bosco”. Per lui l’oratorio non era un fatto caratterizzato da grandi strutture, composte da magnifici campi per i più svariati sport o da teatri bellissimi. Era piuttosto un modo di stare in mezzo ai ragazzi. Nella sua prima “Lettera edificante” scrisse: “Altrove noi troveremo vaste sale, ampi cortili, bei giardini, giochi d’ogni fatta: ma noi amiamo meglio venir qui ove non c’è niente, ma sappiamo che ci si vuole bene”. Paolo VI in un discorso ai religiosi, disse: “Siate quello che siete”. Questo invito sintetizza bene il messaggio che Don Rua rivolge ad ogni membro della Famiglia salesiana, in particolare in occasione del prossimo centenario. Ermete Tessore
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I Novissimi
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Celebrazione
In cammino verso le ultime realtà ALLA SOGLIA DELLA VITA ETERNA
Preghiamo con il Salmo 126
Pronti a lasciare tutto?
Rit.: Lode e gloria a te. Signore Dio. Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion, ci sembrava di sognare. Allora la nostra bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua di gioia. Rit. Allora si diceva tra le genti: «Il Signore ha fatto grandi cose per loro». Grandi cose ha fatto il Signore per noi: eravamo pieni di gioia. Rit. Ristabilisci, Signore, la nostra sorte, come i torrenti del Negheb. Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia. Rit. Nell’andare, se ne va piangendo, portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con gioia, portando i suoi covoni. Rit.
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ome sarà il domani? Una tragica fine del sole che si estingue, esplodendo, così da vanificare tutta la vita della nostra terra? E il mio futuro quale sarà? Il nulla? È mai possibile che io, dotato di intelligenza e di amore, possa scomparire nel nulla? Sta di fatto che nelle creature umane prevalgono sempre l’amore e la vita. E allora come puoi rassegnarti a vivere come vive questo mondo dominato dall’egoismo e senza futuro? Un bisogno estremamente più forte della vita mondana è l’amore e la donazione di sé, la pace e la bontà, la voglia di esistere, di sorridere e la sicura speranza di una vita senza fine. La certezza? Eccola: “Da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose” (Rm 11,36). Questo “lui” è Dio. E vuol dire: Tutto viene dal mio Dio, tutto esiste grazie al mio Dio e tutto tende verso il mio Dio. Ci troviamo di fronte a un bivio, ci viene data la possibilità di fare liberamente la nostra scelta. La via del “non amore” o quella dell’amore che mira alla vita eterna in Dio. La prima nasconde un rischio: e se ci fosse qualcosa o qualcuno che ti aspetta al varco? Nella seconda incontrerai un buon Padre che ti aspetta. Chi si affida al Figlio della Vergine è ottimista sia per il tempo presente come per il futuro. Noi non giochiamo d’azzardo ma in sicurezza, perché al primo posto mettiamo l’amore, cioè il dono di sé, ama il prossimo tuo come te stesso, e ci fidiamo sulla parola di Colui che amiamo. Non il mio “IO”, ma “DIO”. Non il possedere beni terreni, ma l’essere figli di Dio. Non il comodo ragionare del mondo: beati quelli che godono, beati i furbi e i potenti, beati i ricchi, beati quelli che mangiano sempre alle spalle di tutti. Siamo pronti a lasciare tutto perché andiamo a trovare Colui che possiede tutto.
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Il nostro specchio è Gesù Per essere sicuri di piacere a Dio Padre, dobbiamo modellarci sulle beatitudini che dipingono Gesù, il nostro modello. Queste sono stridenti e assurde per il mondo, ma care a Gesù e a noi. Beati quelli che sono poveri di fronte a Dio: Egli darà loro il suo Regno. Beati gli afflitti che confidano in Dio, Egli stesso li consolerà. Beati i miti e quelli che hanno un cuore pieno di misericordia: vivranno in pace con tutti. Beati quelli che hanno fame di giustizia: saranno saziati. Beati i puri di cuore: essi sono cari agli uomini e più ancora a Dio e lo vedranno come egli è. Beati gli operatori di pace: riusciranno nei loro intenti e saranno chiamati figli di Dio. Beati quelli che sono perseguitati per aver fatto la volontà di Dio: Egli darà loro il suo Regno. (Cf Mt 5,3.4.10). Sì, voglio specchiarmi in Gesù per diventare come lui l’amore del Padre.
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O Signore Gesù, nostro amico e fratello, fa splendere su di noi la tua luce, donaci lo Spirito della conoscenza e dell’amore e apri i nostri occhi all’intelligenza del tuo messaggio evangelico e tu stesso prendici per mano e portaci nel Regno dei cieli.
Tutto incomincia qui in terra, nel Regno di Dio che è in mezzo a noi. Qui accogliamo l’amicizia di Gesù e mettiamo in pratica le sue parole. Lassù nell’eterno Regno di Dio si realizzerà il nostro sogno: l’incontro definitivo di tutti i giusti con Gesù Cristo, nostro fratello maggiore. E lo vedremo nella gloria luminosa del Padre. Questo incontro è per coloro che lo hanno desiderato, per quelli che hanno accettato l’abito nuziale, per quanti hanno fame e sete di luce e di verità, di pace e di aiuto ai fratelli più bisognosi.
Il Regno di Dio, per la sua infinita misericordia, è già qui ora, qui sono salvato, qui e ora trovo e vivo la dimora di Dio in me, qui e ora sono amato e amo: questo è il mio presente e sarà pure il mio futuro: “Chi crede in me – ha detto Gesù – non morirà in eterno”. Tutto si compirà nel futuro con l’abbraccio della Santissima Trinità. Il Regno di Dio che è in mezzo a noi costituisce l’oggetto della vocazione cristiana poiché siamo stati creati per poter raggiungere in piena libertà e amore l’unione con Gesù Cristo a gloria di Dio Padre. Questo è il progetto del nostro Dio voluto ancor prima della creazione, e portato a compimento con la nascita del Figlio della Vergine di Nazaret. Creati dunque per il Paradiso. Questa unione con Dio, i nostri fratelli Ortodossi la chiamano “deificazione”, è il grande sogno che noi possiamo raggiungere con l’aiuto degli insegnamenti e dei suoi sacramenti che Gesù stesso ci ha lasciato. L’unione con Dio, noi la chiediamo nella santa Messa dicendo: Donaci, o Padre, la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo con Cristo un solo corpo e un solo spirito. Questo progetto deve attuarsi per ogni persona umana già qui e ora e pienamente e per sempre nel futuro, quando il Padre, dopo aver “riunito e sottomesso tutto in Cristo suo Figlio, sarà tutto in tutti” (1 Cor 15,28). Come sarà il Paradiso L’immagine che ci rappresenta l’eterna dimora di Dio, ci descrive l’incontro dei fedeli con il loro Re e Signore, nella cornice radiosa di un grande banchetto nuziale. È il momento glorioso nel quale Gesù, che ci ha riscattati dal peccato e dalla morte, offertosi per noi sull’altare della croce, ci consegna alla maestà divina del Padre. Noi siamo il popolo che egli si è conquistato, siamo la sua sposa. Allora nei cieli avverrà qualcosa di inesprimibile: si celebreranno le nozze del Figlio con tutti i salvati. Per questo egli solo può dire: Ho preparato un posto per voi (Gv 14,3).
© “Montagne che si specchiano nel lago”, Ermete Liberatore.
Sarò eternamente salvo
“Voglio specchiarmi in Gesù per diventare come lui l’Amore del Padre”.
Addirittura Gesù ha inventato una “nuova nascita”, il battesimo (Gv 3,3) e ci ha consegnato “lo Spirito Santo senza misura” (Gv 3,34), perché non venissero a mancare né i festeggiati né le provviste per il Giorno delle nozze (Mt 25,10). Non desiderare la morte che ponga fine ai tuoi mali, ma desidera fortemente di stare sempre con gli amati Tre, dove tutto si rinnova sempre e il gustare Dio e il gioire con i fratelli e le sorelle e la lode e la gioia perenne. Non fuggiamo dalle nostre responsabilità qui in terra, ma cerchiamo di costruire una terra vivibile e facciamo di tutto per imbarcare in questa grande nave quanta più gente possibile perché tutti arrivino alla Patria eterna. Preghiera Caro Gesù, a Cana l’acqua in vino, nel Cenacolo il vino in sangue e il pane nel tuo corpo immolato: viviamo le tue nozze qui in terra contemplando te nel tabernacolo, in attesa di celebrarle nella tenda del nostro Padre. Siamo noi il tuo amore. Timoteo Munari 17
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L’ADMA nel mondo
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INSERTO
Maria ci benedice
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a statua di Maria Immacolata collocata in cima alla cupola della Basilica di Torino e ritratta nell’atteggiamento benedicente esprime molto bene la presenza di Maria nella nostra vita e il suo compito di Madre nel guidarci sulla strada che porta a Dio, sulla strada della santità e del paradiso. Maria da Madre e Maestra ci guida e ci aiuta a crescere in questo cammino di conversione e di salvezza. Soprattutto oggi la Madonna ci invita a non mollare in questo cammino, a non tornare indietro, a non stancarci, ma a perseverare con fiducia e fortezza. Il nostro è un tempo di grandi sbandamenti e di grande incredulità, di perdita del senso della vita. Il fatto è che le ricchezze prendono facilmente nel cuore umano il posto di Dio e accecano e facilitano ogni vizio. La vera novità della nostra vita è la conversione, è quando si scopre e si incontra Dio e ci si decide per Lui: il resto è roba vecchia! Il ruolo di Maria è quello di essere mediatrice tra noi e Gesù Cristo: ci prende per mano e ci guida dietro a Gesù Cristo. Maria è mediatrice nel cammino di santità. Maria è discepola del Signore e ha il compito di donarci Gesù e di portarci a Gesù. In questo cammino di santità Maria ci offre e ci indica gli strumenti: la preghiera di cui Lei è grande maestra, esortandoci sempre alla preghiera come esperienza di Dio, come apertura del cuore a Dio; il digiuno del cibo, della bocca, degli occhi come rinuncia che innesca a tante rinunzie e che ha come obiettivo la rinuncia al peccato e il decidersi per Dio; la fede, grande valore per il nostro tempo da testimoniare con gioia. In fondo Maria ci aiuta a fare un cammino di verità e a riempire il nostro cuore di preghiera, un cuore libero, totalmente aperto a Dio. Che cosa c’è nel nostro cuore? C’è la fame di Dio? C’è la fame di conversione? C’è la fame di santità? Che cosa c’è nel nostro cuore? 18
L’A D M A nel mondo TORINO - ADMA PRIMARIA: Giornata Mariana. Domenica 4 ottobre con la partecipazione di oltre 300 persone, i gruppi ADMA del Piemonte, e una rappresentanza dalla Lombardia (Arese e Nave), hanno vissuto un incontro di grazia nel segno dell’Ausiliatrice. La Giornata ha rilanciato in forma esperienziale il cammino della Famiglia Salesiana in questo anno che la vede impegnata a crescere come “vasto movimento per la salvezza dei giovani”. Attraverso la testimonianza di rappresentanti dei Salesiani Cooperatori (Mauro Comin), degli Exallievi di Don Bosco (Arduino Moroni) e delle Exallieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice (Laura Brunetti e Anna Maria Musso), è stata comunicata l’identità dei singoli gruppi e la comune spiritualità salesiana mostrando come nella concretezza della vita si incarna l’appartenenza alla Famiglia Salesiana. La cura per la vita della famiglia, l’impegno nel mondo sociale, l’attenzione ai malati, l’animazione di strutture di accoglienza e di spiritualità sono alcune delle espressioni che manifestano da un lato la volontà di giocarsi in prima persona nella scelta di vita fatta e dalI nuovi membri dell’ADMA che hanno fatto la promessa il 4 ottobre nella Basilica di Maria Ausiliatrice.
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visita ai luoghi santificati dalla Beata Maddalena Morano ad Alì Terme, un momento forte della giornata è stato l’incontro con l’ADMA diocesana di Adrano (Catania). Si tratta di un gruppo molto singolare: infatti ad Adrano si trova l’unico santuario di Maria Ausiliatrice della Sicilia. Il gruppo è composto da oltre 120 soci ed animato con grande passione apostolica dal sacerdote diocesano Padre Salvatore Stimoli, attraverso un intenso cammino di catechesi, di preghiera eucaristica e mariana. Nella serata c’è stato l’inconOltre trecento persone hanno partecipato alla “Giornata Mariana” a Valdocco, tro con i gruppi ADMA di Calatalo scorso 4 ottobre. biano e di Taormina. A Calatabiano il gruppo vede anche la partecipazione e l’animazione del parroco diocesano don Sel’altro di crescere nel senso di appartenenza alla Fabastiano Leotta, mentre quello di Taormina ha un vamiglia Salesiana. Nella seconda parte della mattinalido animatore nel Sig. Giuseppe Auteri. La giornata ta don Pier Luigi Cameroni, Animatore spirituale, ha di domenica 11 ottobre si è svolta presso la Parrocchia presentato gli orientamenti e le linee operative per il dei Santi Pietro e Paolo a Messina. Anche qui un luo2010 (leggibili nel sito), mentre don Livio Demarie go singolare segnato dalla presenza delle Figlie di (nuovo Direttore della Rivista di Maria Ausiliatrice) Maria Ausiliatrice che vi operarono negli anni suce don Mario Scudu (condirettore e responsabile del cessivi al terremoto del 1908 e dove da alcuni anni è sito web di Torino-Valdocco) hanno presentato l’impresente un gruppo dell’ADMA sotto la guida del pegno di rilancio della Rivista di Maria Ausiliatrice Parroco don Franco Arena. La sorpresa è stato l’ine il sito web della Casa Madre di Torino-Valdocco. contro con oltre 20 giovani dell’ADMA giovanile aniNel pomeriggio nella Basilica di Maria Ausiliatrice mati dal Sig. Nicola, ulteriore segno di speranza e di durante la celebrazione eucaristica presieduta da don rinnovamento dell’Associazione. Sergio Pellini, Vicario e incaricato della Famiglia Nell’incontro annuale dei Consigli locali delSalesiana dell’ICP, sono stati accolti nell’Associal’ADMA della Sicilia don Pier Luigi ha svolto il tezione 37 nuovi membri, dei quali 13 coppie giovani, ma “Maria madre e aiuto dei sacerdoti” e ha offerto segno del rinnovamento e della vitalità dell’Assoalcuni orientamenti e linee operative dell’Associaciazione di Maria Ausiliatrice. zione. A fine mattinata ha avuto luogo la solenne concelebrazione con tutta la comunità parrocchiale. Nel ADMA - SICILIA: Incontro Consigli ADMA. pomeriggio l’incontro si è concluso presso il SantuaDal 9 all’11 di ottobre l’Animatore spirituale don Pier rio di Montalto che domina tutta la città e lo stretto Luigi Cameroni è stato in Sicilia su invito del Consiglio Regionale dell’ADMA presieduto dalla Sig.ra Luigina Ciaramella e animato da Sr. Carmela Cappello Il nuovo consiglio regionale dell’ADMA siciliana. FMA e da don Edoardo Cutuli SDB. Sono stati giorni di grazia speciale e di fraterna comunione con tante persone e gruppi nel segno di Maria e di “sorprese” nel vedere come Maria Ausiliatrice sostiene e accompagna la sua Associazione. La sera del venerdì 9 il primo incontro si è svolto a Barcellona Pozzo di Gotto con vari membri dei gruppi della Famiglia Salesiana. È stato presentato il tema “Maria Ausiliatrice, Madre della Famiglia Salesiana”: una maternità che ci appassiona al “Da mihi animas cetera tolle”, ci impegna nella spiritualità di comunione e ci stimola a fare nostri i suoi atteggiamenti evangelici. In tale circostanza si è vista anche la possibilità e l’opportunità di avviare un gruppo locale dell’ADMA. Nella mattinata di sabato 10, dopo una breve ma significativa 19
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di Messina: un forte momento di affidamento a Maria e di fraterna comunione spirituale. ADMA - CENTRO AMERICA: 3º Congresso. Dal 28 al 31 ottobre a Panamá si è svolto il 3º Congresso Centro Americano ADMA con la partecipazione di circa 150 persone in rappresentanza dei diversi gruppi presenti nei sei stati dai quali è costituita l’ispettoria salesiana del Centro America: Costa Rica, Guatemala, Honduras, El Salvador, Panamá, Nicaragua. Il tema del Congresso “Come Maria, evangelizzatori nello stile di Don Bosco, uniti per fare il bene” è stato svolto attraverso tre relazioni molto ricche e animate: Suor Mariela Robleto, FMA, ha trattato il tema: “Maria, donna fedele e impegnata nel nostro cammino cristiano”, il Padre Carlos Vilanova “Maria, alla scuola di Don Bosco ci educa alla conversione del cuore”, infine il Padre Alejandro Hernández “La missione dell’ADMA all’interno della Famiglia Salesiana”. Il Congresso ha visto la partecipazione del Vicario ispettoriale e Incaricato della Famiglia Salesiana don Alejandro Hernández, dei salesiani Animatori spirituali ADMA delle diverse nazioni, dell’Animatore mondiale don Pier Luigi Cameroni, accompagnato da una giovane coppia, Conti Alessandro e Laura. Il coordinamento e la guida dei lavori sono stati curati in modo eccellente dal gruppo ADMA di Panamá sotto la guida dell’animatore Padre Carlos Vilanova e della Coordinatrice del Congresso Sig.ra Xiomara. Il Padre ispettore don Luis Corral ha portato il suo saluto e ha presieduto l’Eucaristia del giorno 30. L’animatore mondiale don Pierluigi Cameroni nelle due “Buone notti”, ha sottolineato il valore di appartenere ad un’Associazione diffusa in tutto il mondo, e ha inviato a condividere i comuni cammini di formazione e di comunicazione valorizzando ADMAonline e i vari contributi proposti, oltre ad indicare le linee comuni a tutta l’Associazione per il prossimo 2010, con una particolare attenzione a coinvolI presidenti e gli animatori spirituali dell’ADMA Centro America si sono incontrati a Panama.
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gere le famiglie giovani e i giovani stessi nel cammino associativo. Ogni giornata, oltre alle relazioni e ai lavori di gruppo, si è caratterizzata per celebrazioni liturgiche e momenti di preghiera eucaristica e mariana particolarmente preparati e partecipati. Non potevano mancare le espressioni tipiche della festa e della gioia salesiana vissute all’insegna del folclore indigeno e latino-americano. Una particolare presenza è stata quella del Padre Juan Tardivo di 95 anni, fondatore dell’ADMA in terra salvadoregna e testimone di un’autentica vita salesiana: nella sua famiglia ci sono ben 6 salesiani, di cui quattro ancora vivi! Nelle conclusioni i Congressisti si sono assunti i seguenti impegni: – Approfondire l’incontro con la Sacra Scrittura attraverso la Lectio divina, sull’esempio di Maria, donna dell’ascolto e della preghiera, per rendere più autentico il nostro amore all’Eucaristia e viva la nostra appartenenza alla Chiesa. – In unione con tutta la Famiglia Salesiana come Don Bosco guardare con lui ai giovani: avvicinarli, conoscerli, amarli, accettarli come sono. In particolare impegnarsi a coinvolgere nel cammino ADMA le famiglie e le coppie giovani. – Lavorare in sintonia con gli altri gruppi della Famiglia Salesiana: essere promotori nella Chiesa e tra i giovani di una devozione attraente e solida verso Maria, Madre dei discepoli. – Necessità di una formazione che aiuti a rispondere adeguatamente alle sfide di una devozione mariana nel momento presente. – Conoscere meglio il Regolamento ADMA e fare delle nostre “Strutture” organizzative (consigli locali e nazionali), nuclei animatori della vita della nostra Associazione a beneficio della missione che ci è stata affidata. Per questo si auspica una struttura di Coordinamento a livello ispettoriale. Nessuna di queste linee potrà raggiungersi senza un vero impegno di ogni membro, che conosca e approfondisca in forma esperienziale la Promessa e il Regolamento dell’Associazione. La giornata di sabato 31 è stata dedicata alla visita della città di Panamá, in particolare alla grande basilica minore dedicata a Don Bosco, grande centro di devozione al santo dei giovani. Nella serata conclusiva, caratterizzata da una ricca esibizione di musiche e balli panamensi e dai fuochi di artificio, si è espressa la gratitudine a Maria Ausiliatrice per la forte esperienza condivisa e per tutte le persone che l’hanno resa possibile e l’hanno animata. Ci siamo salutati dandoci appuntamento al prossimo Congresso fissato per il 2012 in Honduras. Pier Luigi Cameroni
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esempi esempi e pensieri A cura di Mario Scudu
Le dieci strade del Natale
glio di ogni altro che miseria, sofferenza, povertà, solitudine, carenza d’aiuto e colpa, hanno agli occhi di Dio un significato diverso dal giudizio degli uomini; che Dio si volge proprio verso coloro da cui gli uomini sono soliti distogliersi; che Cristo nacque in una stalla perché non aveva trovato posto nell’albergo; tutto questo per un prigioniero è davvero un lieto annuncio. Credendo questo sa di essere inserito nella comunità dei cristiani che supera qualsiasi limite spaziale e temporale e allora anche le mura della prigione possono perdere la loro importanza. Dietrich Bonhoeffer
Il piccolo Luigi Orione
D Se sei triste, rallegra il tuo cuore: Natale è gioia. Se hai dei nemici, riconciliati con loro: Natale è pace. Se hai degli amici vai a trovarli: Natale è incontro. Se vedi dei poveri attorno a te, aiutali: Natale è carità. Se sei orgoglioso, umiliati: Natale è umiltà. Se hai dei debiti, pagali: Natale è giustizia. Se sei in peccato, convertiti: Natale è grazia. Se hai dei dubbi, rafforza la tua fede: Natale è luce. Se vivi nell’errore, correggiti: Natale è verità. Se porti rancore o odio, perdona: Natale è amore.
Napoleone e il Vangelo
Natale in prigione
S
G
apete cosa scriveva Napoleone nelle sue “Memoires de St. Hèléne”? Leggiamo: “Il Vangelo non è un semplice libro, è una creatura vivente, dotata di un vigore e d’una potenza che conquistano tutto ciò che vi si oppone. Voi vedete su questo tavolo il libro dei libri: io non mi stanco di leggerlo e ogni giorno lo rileggo con nuovo piacere”.
uardando da un punto di vista cristiano, non può essere un problema particolare trascorrere un Natale nella cella di una prigione. È probabile che molti qui celebreranno un Natale più ricco di significato e più autentico di quanto non avvenga dove di questa festa non si conserva che il nome, al massimo. Un prigioniero capisce me-
ovendo aiutare la famiglia poverissima, a dieci anni Luigi Orione aveva lasciato la scuola per lavorare con il papà che quotidianamente, inginocchiato nella sabbia umida, posava pietre per lastricare strade. Bisognava ordinarle e spingerle nel terreno con piccoli colpi di un martello di legno. Un giorno che pioveva, un mendicante affamato si avvicinò al piccolo Luigi che lavorava rannicchiato sotto un ombrello. Il piccolo andò a prendere il panino che aveva ravvolto nella giacca perché non si bagnasse e glielo diede. Il poveretto riprese la sua strada e Luigi lo seguì con l’ombrello aperto per ripararlo dalla pioggia. Dopo duecento metri il padre lo chiamò ad alta voce. Ridestato da quel richiamo, e chiesto scusa al mendicante, il bambino tornò indietro. Non seppe rispondere al padre che gli chiedeva dove stesse andando. Non sapeva, allora, che dietro ai poveri sarebbe andato tutta la vita. Più tardi, Luigi conobbe Don Bosco. Teresio Bosco
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18 DICEMBRE 1609 - APPARIZIONE DI NOSTRA SIGNORA DELL’ORTO A CHI AV
Calendario mariano
La Vergine ascolta la pre Pronao della Basilica di Nostra Signora dell’Orto a Chiavari (Genova).
A
lla fine del 1400, la Liguria è colpita da una terribile pestilenza e Chiavari, non meno che le altre città, è straziata dall’inesorabile morbo. In questa occasione una donna del luogo, certa Maria Del Guercio soprannominata la Turchina, come ringraziamento per essere stata risparmiata dalla peste, fa dipingere da Benedetto Borzone, sul muro esterno di un orto, l’Immagine della Madonna benedicente, con ai lati San Sebastiano e San Rocco. Col passare del tempo l’orto diventa un deposito e un immondezzaio, ma il dipinto conserva la freschezza originale dei colori. Un’altra pestilenza, scoppiata nel 1528, contribuisce ad aumentare la devozione alla Madonnina dell’Orto. In questa occasione sono eretti nelle piazze degli altari provvisori e uno è proprio collocato davanti all’Immagine della Turchina. Una levatrice di Rupinaro, Geronima Turrito, è solita ogni 22
sera recarsi a pregare davanti alla Immagine sacra. La notte del 18 dicembre 1609, si desta improvvisamente dal sonno e vede la Vergine, illuminata da una fulgidissima luce e con le stesse sembianze del dipinto venerato.
Fattosi giorno corre nell’orto e prega devotamente la Madonna per la salute del proprio figlio lontano da casa. Dopo qualche giorno questo figlio ritorna e le narra minutamente di una sua grave malattia e della improvvisa guarigione. Da allora Geronima moltiplica le sue devozioni davanti alla sacra Immagine e ogni sabato vi accende una lampada. Il 2 luglio dell’anno seguente, giorno della festa della Visitazione di Maria a Santa Elisabetta, la Vergine appare anche a Sebastiano Descalzo, un povero minorato. Mentre egli si reca sulla via di Carasco, improvvisamente una luce lo abbaglia e vede una Signora di sovrumana bellezza, vestita di manto azzurro, la quale, sollevata da terra, cammina tra due torce accese che spargono sul suo passaggio uno splendo-
L’apparizione della Madonna a Sebastiano Descalzo, il 2 luglio 1610 (affresco di C. Baratta, 1810).
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HI AVARI (GENOVA)
reghiera di una mamma re sfolgorante. La vede quindi avanzare verso il muro dell’orto, salirlo agilissima e fermarsi in faccia alla nicchia nella quale è dipinta l’Immagine della Madonna. Sebastiano corre anche lui, entra nell’orto e vede la nobile Signora raccogliersi in quella nicchia, come in un centro luminoso che in breve, avvolto da una nube, svanisce ai suoi occhi. Subito si diffonde in quel luogo una soave fragranza e Sebastiano si trova istantaneamente guarito. Altri numerosi miracoli si susseguono e la devozione alla Madonna dell’Orto va crescendo, ma l’autorità ecclesiastica è incerta nel riconoscerla. Mentre il Vicario generale di Genova è a Chiavari per il processo canonico, la pittura che presenta una profonda crepa in cui si possono introdurre comodamente le dita, si riunisce e si restringe da sé, tanto che ne rimane solo una sottile linea, come un filo di seta. Il nuovo miracolo toglie ogni dubbio agli oppositori i quali permettono la costru-
L’interno della Basilica-Cattedrale di Chiavari.
zione di una Chiesetta ed il 1º luglio del 1613 ha inizio la costruzione del Santuario. La Chiesa viene ultimata nel 1633 e l’8 settembre dell’anno seguente l’Immagine di Nostra Signora dell’Orto viene staccata dall’edicola murale e trasferita sull’Altare maggiore. La cura del Santuario è affidata dal 1628 ai Carmelitani Scalzi, che vi rimangono fino al 1798, anno in cui devono abbandonare il vicino convento per l’editto di Napoleone. Il 7 marzo 1643 Nostra Signora dell’Orto è proclamata Patrona principale della città e del distretto di Chiavari e nel 1769 solennemente incoronata con corone d’oro dal Capitolo Vaticano. Nel 1892, istituita la nuova Diocesi di Chiavari, il Santuario viene elevato a Cattedrale da Papa Leone XIII e nel 1904, il Santuario Cattedrale riceve il titolo di Basilica. Il 18 settembre 1998 il Papa Giovanni Paolo II visita il Santuario e pronuncia un commovente discorso sulla piazza antistante, dicendo tra l’altro: “Vi confesso che, se provo una grande gioia ogni volta che mi è dato di visitare la Cattedrale di una Chiesa locale, perché ho l’impressione di confermare così i vincoli di comunione di quella Chiesa con l’unica Chiesa santa, cattolica, apostolica, che professiamo nel Credo, la gioia diventa commozione profonda quando si tratta di una Chiesa espressamente dedicata alla Madonna. Nel presente caso, poi, si tratta di una Cattedrale, che nella dedicazione a Maria coinvolge tutta la diocesi di Chiavari, la quale, peraltro, comprende nel suo ambito ben altri dieci Santuari mariani, tra cui sono lieto di nominare almeno quello di Nostra Signora di Montallegro, nel territorio della vicina Rapallo”. Mario Morra 23
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Storia illustrata dei Papi
Centro di Documentazione
I Papi della secon d del quarto secolo
San Liberio (352-366) Liberio, diacono romano, è chiamato a succedere a Papa Giulio il 17 maggio del 352. Il suo pontificato è gravemente turbato dalla eresia ariana che diventa sempre più grave a causa dell’ingerenza negli affari della Chiesa dell’imperatore Costanzo che sostiene gli Ariani e cerca di imporre la loro dottrina sia in Oriente che in Occidente attraverso concili e sinodi. Nel 353 Papa Liberio convoca un sinodo in cui prende apertamente le difese di Atanasio, Vescovo di Alessandria. L’imperatore però, abusando del suo potere e del suo prestigio, impone la condanna di Atanasio sottoscritta purtroppo anche dai legati del Papa. Seppe opporsi solo Paolino Vescovo di Treviri che fu mandato in esilio in Frigia dove muore. Per aver rifiutato di condan-
nare Atanasio, Papa Liberio è inviato in esilio in Tracia dove viene affidato ad un Vescovo ariano. Intanto a Roma l’imperatore autorizza l’elezione del suo sostituto l’arcidiacono Felice che diventa così il terzo antipapa. Nonostante le controversie, l’esilio e le aspre lotte, Papa Liberio lascia alla storia la costruzione della Basilica Liberiana oggi conosciuta come Basilica di Santa Maria Maggiore, la prima dedicata alla Madre del Salvatore a ricordo del Concilio di Efeso del 431. Liberio muore il 24 settembre 366 ed è sepolto nel Cimitero di Priscilla. San Damaso (366-384) Nel momento in cui Papa Liberio è cacciato in esilio dal-
A Papa Liberio si deve la costruzione della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma e l’appoggio dato ad Atanasio, Vescovo di Alessandria.
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Papa Damaso fu un valente scrittore, autore tra l’altro di molte iscrizioni in versi per le Catacombe.
l’imperatore Costanzo, Damaso resta fedele al Papa legittimo ricusando la validità della elezione dell’antipapa Felice II. Alla morte di Liberio, l’elezione di Damaso a Vescovo di Roma è duramente avversata, anche con l’uso delle armi, dal presbitero Ursino. Inoltre il suo pontificato è assai travagliato dal propagarsi dell’eresia ariana. Sua preoccupazione è soprattutto quella di affermare la fede del Concilio di Nicea anche in Oriente. Per questo cerca di far destinare alla cattedra di Costantinopoli il Vescovo Gregorio di Nazianzo, dalla dottrina sicura. Buon cultore delle scienze e delle lettere Papa Damaso è un valente scrittore, autore di molte iscrizioni in versi per le Catacombe, tra le quali il carme in onore di Sant’Agnese. Alla sua grande sensibilità per il mondo della cultura si deve
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n da metà o che tiene le relazioni con i Vescovi d’Oriente e convoca importanti sinodi interregionali. Nella storia della Chiesa il nome di Papa Siricio è legato in modo particolare alla prassi giuridica: è lui infatti che inizia il grande sistema delle San Siricio (384-399) decretali. Durante il suo ponAlla morte di Papa Damaso è tificato a Roma venI combatte la dottrina donatista ed eletto all’unanimità Vescovo di gono eseguiti impor- Sant’Anastasio è ricordato per la condanna di Origene, famoso teoRoma Siricio, romano di nascitanti lavori: le Chiese logo greco. ta, dai tempi di Liberio a servidi San Clemente e di zio della Chiesa romana. L’imSanta Pudenziana soperatore Valente II ratifica la sua no ampliate e trasformate in BaPapa Siricio muore il 26 noelezione con un rescritto. siliche a tre navate; a San Paolo vembre 399 ed è sepolto nella Durante il pontificato di Dafuori le mura viene abbattuta la Basilica di San Silvestro. maso si attenua la diffusione delprimitiva Chiesa costantiniana e l’eresia ariana, e si afferma la ne viene costruita una nuova imspiccata personalità di Sanponente a cinque navate, inverSant’Anastasio I (399-401) t’Ambrogio, Vescovo di Milano, tendone l’orientamento. Romano di origine, è chiamato a reggere la Chiesa di RoÈ a Papa Siricio che si deve l’inizio del sistema delle “decretali”. ma dopo la morte di Papa Siricio. Il suo breve pontificato è ricordato in modo particolare per la condanna di Origene (185254), massimo luminare della teologia greca. Papa Anastasio combatte con energia anche la dottrina donatista nelle province settentrionali dell’Africa e ratifica le decisioni del Concilio di Toledo del 400, restituendo alle loro sedi diversi Vescovi. Muore il 19 dicembre 401 ed è sepolto sulla via Portuense. l’incarico da lui affidato a San Girolamo, che fu per qualche anno suo segretario personale, di curare la revisione delle traduzioni latine della Bibbia. Damaso muore all’età veneranda di 80 anni ed è sepolto nella Basilica di San Lorenzo detta poi “in Damaso” da lui stesso fatta costruire.
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notizie notizie e avvenimenti A cura di Mario Scudu
Margherita e l’ateismo ’astronoma Margherita Hack da tempo Lscrive immemorabile dichiara il suo ateismo. Lo e lo dice apertamente alla radio e alla televisione. Io mi dichiaro da sempre sorpreso dalle sue dichiarazioni così nette. Una persona come lei, che scruta l’universo, non può non riconoscerne la grandezza e la meraviglia. A partire proprio dalla grandezza infinita del cielo. Come può dichiararsi atea? Mi parrebbe un atteggiamento più coerente affermare la propria piccolezza di fronte a qualcosa di immensamente sorprendente. Io penso che tutto ciò che esiste non si spiega da solo: qualcuno ha programmato il computer del mondo e della nostra vita. Deve esistere “qualcosa”, “Qualcuno”, che sostiene ogni cosa. Se c’è un giardino pieno di bei fiori, c’è sicuramente un giardiniere che lo cura. “È logico servirsi di un orologio, negando nello stesso tempo l’esistenza dell’orologiaio?”, diceva l’anticlericale Voltaire, che, però, se la prendeva con gli atei e indicava loro il cielo pieno di stelle. “Questo meraviglioso ordine che scorgiamo nel cielo”, sosteneva anche Newton, “non può che essere opera di un Essere onnipotente e onniscente”. È piuttosto l’ateo a credere in molte cose inspiegabili: crede Uno scatto fotografico del telescopio spaziale Hubble.
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nella casa, ma non nell’architetto; crede nel quadro, ma non nel pittore; crede nel figlio, ma non nel padre che lo ha messo al mondo. Se consideriamo la natura nel suo insieme e le leggi che la regolano, diventa inspiegabile questo comportamento “intelligente” da parte di corpi tutto sommato “bruti” e ”senza cervello”. È come se un uomo gettasse una dozzina di dadi e tutti insieme si voltassero sul sei per un miliardo di volte: non sarebbe spiegabile, senza una mente che programmi il trucco. Mi piacerebbe molto che la Hack leggesse queste mie parole. Luca Sorrentino Da Jesus, n. 9, 2009
Così Damasco fa insegnare la lingua di Gesù parlare l’aramaico, la A lingua di Gesù, un tempo diffuso fra le popolazioni dell’area che va dalla Siria a Israele, sono rimasti in pochissimi, così in un villaggio siriano-cristiano è stata istituita un’accademia di aramaico, aperta a tutti. La lingua più antica del mondo, infatti, resiste in Siria solo fra i settemila abitanti del villaggio sirianocristiano di Maaloula, a 50 chilometri da Damasco. Ma anche qui, internet e televisione stanno cancellando l’antico idioma dal vocabolario dei giovani. Così il governo siriano ha deciso di istituire un’accademia che insegni ai ragazzi del villaggio, e a chiunque voglia andare a studiarvi, l’antica lingua che Mel Gibson rispolverò nella sua Passione di Cristo. Il gesto, secondo molti, ha anche una valenza politica: l’emarginazione dell’antica lingua, infatti, sarebbe stata legata alla
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somiglianza con l’ebraico. E il suo recupero indicherebbe una maggiore tolleranza del regime verso Israele.
an.lo Da Venerdì di Repubblica, 2000
Cristiani “eredi” di Tienanmen
La famiglia? Una Spa violenta re donne in una sola giornata sono state Tmariti. uccise da quegli uomini che chiamavano E i numeri di cui noi disponiamo confermano che la famiglia fa più vittime della stessa criminalità organizzata. Non c’è affatto da stupirsi. Perché la famiglia non è un luogo d’amore. È una Spa in cui gli azionisti sono il marito, la moglie e i figli. Da secoli è luogo senza amore. Secondo me è sempre stato così; e anche oggi continuano ad esserci tante famiglie in questa condizione. Infatti ancor più oggi, che abbiamo la libertà, ci vogliamo liberare dai legami; tuttavia questa scelta costa molto in termini di rancore. Però il rancore può sfociare in violenza. A cura di City
La religione torna sui banchi di scuola
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n Russia torna la religione a scuola. Dopo un esplicito il bilancio che il cardinale Joseph dibattito decennale, il Paese, ha deciso di Zen, vescovo emerito di Hong Kong, introdurre l’ora dedicata all’insegnamento traccia nell’editoriale della rivista Mondo e delle religioni. Missione a vent’anni dalla protesta Oltre il 70% dei russi si riconosce nella fede studentesca del 1989 a Pechino: “Oggi, dopo ortodossa, ma gli studenti – per rispettare il vent’anni da Piazza Tienanmen, in Cina ci multiculturalismo di un Paese crogiuolo di troviamo con lo stesso regime oppressivo. La etnie, lingue e culture – potranno scegliere fra corruzione è dilagante. C’è più ricchezza, ma solo per pochi. L’informazione è censurata. Le TONINO BELLO nuove generazioni non conoscono i valori e il senso della vita. La prospettiva democratica si allontana sempre più”. “Quel massacro non ha Editrice Elledici, pagine 446, € 22,00 portato nulla di buono – accusa Zen –. Se le pacifiche Questo volume costituisce una sorrichieste degli studenti e dei ta di breviario, impastato di cronalavoratori fossero state ca e di eternità: 365 brevi ma inascoltate, se avesse prevalso tense riflessioni, una per ogni giorla linea del dialogo, la storia di no dell’anno, sui temi più impequesti ultimi vent’anni sarebbe gnativi e decisivi per il cristiano. stata assai migliore per il nostro Chi ci accompagna è il servo di popolo. Noi cristiani abbiamo Dio don Tonino Bello, un testimoun obbligo morale e civile di ne che ha incarnato la fede nelportare a compimento la l’impegno feriale, con lo sguardo costantemente rivolto agli ampi missione dei martiri”. orizzonti del Regno di Dio. Un elegante libro cartonato. Card. Joseph Zen
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365 FINESTRE APERTE SULL’ETERNO
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diversi insegnamenti: quello di religione cristiana, islamica, ebraica, buddhista, o eventualmente la storia comparata delle religioni. Per atei o agnostici, è prevista una lezione di educazione civica. La religione torna anche nell’esercito con l’introduzione del cappellano militare: per averlo basterà una soglia del 10% di fedeli di una certa confessione (anche se la maggior parte dei militari si dichiara ortodosso). Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, la Russia – per lungo tempo atea – ha conosciuto una rinascita della spiritualità e del sentimento religioso. La stessa moglie del presidente Medvedev, Svetlana, molto credente e devota, è impegnata in opere di beneficenza e, come first lady, ha sempre preferito mantenere un profilo discreto. G. Cer., da Famiglia Cristiana, 2009--
La questione dei chili di troppo ltre un milione di bambini O italiani tra i 6 e gli 11 anni è in sovrappeso. In pratica, uno su 3. Analizzando, poi, i dati regione per regione si scopre che esiste una sorta di “questione meridionale” in materia di obesità infantile: è, infatti, la Campania a detenere il primato nazionale con il 49% di bimbi obesi o in sovrappeso, seguita da Molise, Calabria e Sicilia col 42%, mentre sono al Nord le regioni che fanno registrare le percentuali più basse: Friuli Venezia 28
Giulia (25%) e Valle d’Aosta (23%). se si considera che la media europea di adolescenti sovrappeso è del 30%, i bambini campani sono, dunque i più grassi d’Europa. Uno su due. E di questi ben il 21% è obeso. I motivi sono noti: dieta ipercalorica e, soprattutto, poca attività fisica. A questo va aggiunto anche un dato culturale: troppe volte, specie al Sud, si considera “segno di salute” un bimbo paffuto. Al contrario l’obesità è da considerarsi una vera malattia, tanto più che i chili di troppo accumulati durante l’adolescenza difficilmente si riusciranno a smaltire con il passare degli anni: nel 75% dei casi – dicono le statistiche – chi è obeso a 12 anni lo sarà per tutta la vita.
Giovanni Nicois Da Famiglia Cristiana, 2009
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“Ha fatto della sorgente un fiume…” A cura del Gruppo di Filatelia Religiosa “Don Pietro Ceresa”
Filatelia religiosa
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on queste parole il Papa Paolo VI aveva ricordato Don Michele Rua in occasione della beatificazione avvenuta nel 1972. Don Rua entrato da ragazzino nella scuola di Don Bosco, diventò il primo sacerdote salesiano della storia. Fu a lungo il braccio destro di Don Bosco e, alla sua morte, ne diventò il successore. Affrontò con coraggio e amorevolezza le numerose difficoltà nel governo della Congregazione e consolidò le missioni e lo spirito salesiano nel mondo. Il Rettor Maggiore Don Pascual Chávez ha mandato un messaggio a tutti i salesiani del mondo promuovendo un “cammino spirituale e pastorale” nel ricordo del centenario della morte del primo successore di Don Bosco, annunciando numerose iniziative per approfondirne la personalità e l’opera. Accogliendo questo invito, per l’apertura delle celebrazioni, il Gruppo di Filatelia Religiosa “Don Pietro Ceresa”, ha promosso nei giorni 17 e 18 ottobre una Mostra Filatelica a tematica “missionaria”, nella Sala Divin Maestro di Valdocco, con l’esposizione di collezioni riguardanti Don Bosco e l’Opera Salesiana, le sue Missioni nel mondo, le Missioni dei Cottolenghini e dei Missionari della Consolata, la presenza nei Paesi asiatici della chiesa cattolica piemontese, le chiese di Torino ecc. Per questa occasione è stata realizzata una cartolina commemorativa e le Poste Italiane hanno utilizzato un annullo filatelico che riproduce il volto del Beato Rua con la facciata della Basilica di Maria Ausiliatrice (nella foto in alto). Il Beato Rua era stato anche ricordato dalle Poste Spagnole con un bell’annullo del 1998 (in basso), in occasione dei 161 anni dalla nascita, con la riproduzione di parte della fotografia scattata a Barcellona nel 1886 che lo ritraeva chino verso Don Bosco già ammalato. Angelo Siro Gruppo di Filatelia Religiosa “Don Pietro Ceresa”
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Auguri Natale 2009 Cari lettori,
Buon Natale!
Auguri a chi ci segue da anni e a chi ci sfoglia per la prima volta. Auguri a tutta la Famiglia Salesiana. Auguri a chi ci scrive lettere e agli autori degli articoli. Grazie a voi che avete rinnovato l’abbonamento. Grazie a tutti voi, cari lettori! Grazie a quanti abbonano nuovi amici. Seguite la Rivista anche nel 2010. AvrĂ una rinfrescata nell’impaginazione. AvrĂ qualche nuova “firmaâ€?. AvrĂ qualche altra rubrica. AvrĂ qualche pagina, sinora fissa, sul sito internet. AvrĂ un sito con maggiori contenuti. AvrĂ ... Seguiteci e lo scopriremo insieme. íżžíżżíżžíżżíżžíżżíżžíżżíżžíżżíżžíżżíżžíżżíżžíżż
A tutti voi, un saluto dalla basilica e la promessa del ricordo nella preghiera a Maria Ausiliatrice, a Don Bosco e a Domenico Savio, a Don Rua e a Maria Mazzarello a tutti i Santi e Beati della Famiglia Salesiana.
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La pagina del Rettore
Carissimi amici, l mese di dicembre è per noi ricco a motivo di alcune ricorrenze particolarmente significative che celebreremo in Basilica. Il giorno 5 ricorderemo il beato don Filippo Rinaldi, terzo successore di Don Bosco; il giorno 8 avremo la celebrazione della solennità dell’Immacolata, festa particolarmente sentita da Don Bosco, il quale affermerà che tutta l’opera a favore dei ragazzi è iniziata proprio il giorno dell’Immacolata del 1841. Il tutto iniziò con un’Ave Maria, egli dirà. Seguirà poi la solennità del Natale, segno della presenza solidale di Gesù in mezzo a noi. Per noi salesiani c’è però un altro giorno speciale in questo mese: la celebrazione del 150º anniversario della Congregazione Salesiana. Proprio il giorno 18 dicembre 1859 Don Bosco fondava i Salesiani. Così narra la fedele cronaca di quel giorno: “Nel nome di nostro Signore Gesù Cristo. Amen. L’anno del Signore mille ottocento cinquantanove alli 18 di dicembre, in questo Oratorio di San Francesco di Sales nella camera del Sacerdote Bosco Giovanni alle ore nove pomeridiane si radunavano [seguono i 18 nomi] ... tutti allo scopo ed in uno spirito di pro-
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È Maria che ha fatto tutto! muovere e conservare lo spirito di vera carità che richiedesi nell’opera degli Oratorii per la gioventù abbandonata e pericolante... Piacque pertanto ai medesimi Congregati di erigersi in Società o Congregazione, che avendo di mira il vicendevole aiuto per la santificazione propria, si proponesse di promuovere la gloria di Dio e la salute delle anime, specialmente delle più bisognose d’istruzione e di educazione” (MB VI, 335-336). In un momento storico, in cui gli ordini religiosi vengono soppressi, in cui la Chiesa è avversata e si tende a metterla ai margini, questo gruppo di giovani (il più giovane ha solo 15 anni!), fidandosi di Dio e credendo alla parola di Don Bosco, in un dono generoso di sé al Signore, si lancia in un’avventura coraggiosa e appassionante di fede e di carità: sono i primi salesiani! Dopo 150 anni questo piccolo seme è diventato un albero: i figli di Don Bosco sono ora in 130 nazioni e vogliono continuare questo sogno del fondatore e dei suoi primi discepoli per i giovani di tutto il mondo. Dalla piccola stanza di Don Bosco si è irradiato un carisma che non sente il peso degli anni. “È Maria che ha fatto tutto” egli dirà. È Lei che ha spinto quest’uomo a non avere paura di proporre ai suoi giovani mete alte, orizzonti vasti, scelte coraggiose: egli ha avuto fiducia in loro, li ha creduti capaci di cose grandi! Quali mete oggi proponiamo ai nostri giovani, quali orizzonti apriamo loro, quale futuro di speranza cristia-
na offriamo, quanta fiducia abbiamo in loro? Don Bosco ci ha creduto, ci ha provato ed è riuscito. Egli chiede anche a noi, oggi, di credere e di provarci... con piena fiducia della protezione di Maria Ausiliatrice. E chiediamo che altri giovani, sulla scia dei primi, si appassionino di Dio e del servizio ai giovani e abbiano il coraggio di dire di sì alla sua chiamata nella Famiglia di Don Bosco.
A tutti gli auguri più sentiti di un mese di dicembre ricco di grazia, e di cuore... Buon Natale! Con un costante ricordo nella preghiera. Don Franco Lotto Rettore
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FOTO DI COPERTINA:
SOMMARIO
“Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace ”.
(Isaia 9,5)
Foto di Prandi Franco, per gentile concessione di Panzeri.
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Cristo: la novità da accogliere Liturgia - MARCO ROSSETTI Essere testimoni limpidi nonostante tutto - I Dodici - BENEDETTO XVI La testimonianza dei religiosi - Vita della Chiesa - LORENZO BORTOLIN Maria, maestra di azione e.../3 Spiritualità mariana - MARIO SCUDU Il Purgatorio - Meditazione - ANTONIO
RUDONI
Un modo nuovo di vivere... - Memorie salesiane - A. M. MUSSO FRENI “Sappiamo che qui ci si vuole bene” - Avvenimenti - ERMETE TESSORE
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Pronti a lasciare tutto? - Celebrazione - TIMOTEO MUNARI Maria ci benedice - L’Adma nel mondo - PIER LUIGI CAMERONI Esempi e pensieri MARIO SCUDU
La Vergine ascolta la preghiera... Calendario mariano - MARIO MORRA Storia illustrata dei Papi - Centro di Documentazione - MARIO MORRA Notizie e avvenimenti MARIO SCUDU
Cari lettori, Buon Natale! È Maria che ha fatto tutto! - La pagina del Rettore - FRANCO LOTTO
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