Rivista Maria Ausiliatrice 2/2016

Page 1

MARIA AUSILIATRICE D E L L A

B A S I L I C A

D I

T O R I N O – V A L D O C C O

Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27–02–2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3 – CB–NO/TORINO

m arz

R I V I S T A

o-

a p ril e

216

#T EMPO

DI PASQUA, TEMPO DI DIVINA MISERICORDIA

4 ALLA SCOPERTA DELL’AMORE INCONDIZIONATO DI DIO. CAMMINO BIBLICO CON CARLO MIGLIETTA

23 UNA GUIDA ALLA BUONA CONFESSIONE CON LE PAROLE DI DON BOSCO. ALESSANDRO GINOTTA

38 MISSIONI DON BOSCO IN PRIMA LINEA CONTRO LA MALNUTRIZIONE.

ISSN 2283–320X

MARZO-APRILE 2016

A


Luce,... gioia di Vita

Per info: diffusione.rivista@ausiliatrice.net tel. 011/5224203

DA UN'IDEA DI

Luce,... gioia di Vita

CRISTINA VIOTTI

ARTMEDIA

CRISTINA VIOTTI

Sinossi

Una coppia di ragazzini accompagna il pubblico all’interno del Vangelo. Lo spettatore percorre la vita di Cristo dall’annunciazione all’ascensione tramite alcune parabole e miracoli rappresentati in danza. Il tutto è intervallato dal dialogo tra due attori che – nella veste di narratori – rispondono a domande e dubbi dei due ragazzini in maniera molto semplice, attuale e comprensibile a tutti. Il messaggio conduttore del nostro viaggio nel Vangelo è: «Se il chicco di grano non muore non porta frutto» dunque l’Amore da donare, il donarsi e il bene “contagioso” che si propaga dando un nuovo significato ai dolori e difficoltà della vita e il coraggio di affrontarli positivamente. La delicata fusione messa in scena con armonia da Cristina Viotti, delle varie arti dello spettacolo (danza, canto, recitazione, musica, discipline aeree) con la colonna sonora dei Reale (rock band cristiana) aiuterà lo spettatore ad avere una piacevole e serena visione della vita, nonostante le difficoltà e i dolori, portandolo alla consapevolezza di essere amato da Dio individualmente. Disponibile a Torino presso: Libreria don Bosco, via Maria Ausiliatrice 10/A - tel. 011/5216159 Libreria Bell'Anima, via san Donato 43/D - tel. 011/9484565 Libreria San Paolo, via della Consolata 1/bis - tel. 011/4369582 Libreria Paoline, corso Matteotti 11 - tel. 011/535381


Risurrezione e misericordia

foto: Mario Notario

Cari amici, abbiamo iniziato con il Mercoledì delle ceneri il nostro cammino quaresimale, tempo propizio di preghiera, di carità, di ascesi per prepararci alla celebrazione della Pasqua del Signore, avvenimento centrale della storia e fondamento della nostra fede: “… se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati” (1Cor 15,17), così afferma perentoriamente san Paolo. È proprio fondandosi su questa fede che il popolo cristiano da duemila anni continua ad annunciare al mondo la vita, la gioia, la speranza, la luce che viene dalla Risurrezione, nonostante il buio che ancora spesso circonda questo nostro mondo. Un buio squarciato dalla luce che proviene da questo avvenimento unico, segno della verità di quanto il Signore Gesù è andato proclamando negli anni della sua predicazione e realizzazione della promessa di Dio di non abbandonare il suo popolo, nonostante il peccato e il rifiuto del suo amore. In forza di questa risurrezione “Dio è misericordia”, come continua a ripeterci Papa Francesco in questo anno giubilare della misericordia, invitandoci ad accogliere, attraverso la Pasqua del Figlio, l’amore del Padre e ad esserne contagiati in modo da esercitare anche noi la misericordia verso i nostri fratelli. Sta qui il segreto della gioia del cristiano, al di là delle fatiche e delle durezze della vita che non gli permettono di essere triste; ricordiamo la frase lapidaria, che il curato di Torcy dice al giovane «curato di campagna» nell’omonimo romanzo di Georges Bernanos: «Il contrario di un popolo cristiano è un popolo triste». E suonano come avvertimento tutt’altro che scontato le celebri parole di Friedrich W. Nietzsche, rivolte ai cristiani: “Se la vostra fede vi rende beati, datevi da conoscere come beati! Se la lieta novella della vostra Bibbia vi stesse scritta in faccia, non avreste bisogno di imporre così rigidamente la fede”. Alla luce di queste provocazioni, comprendiamo l’insistenza di papa Francesco nel suo richiamo alla gioia del vangelo, denunciando un atteggiamento anti-pasquale che talvolta è presente in noi: “Si sviluppa la psicologia della tomba, che poco a poco trasforma i cristiani in mummie da museo. Delusi dalla realtà, dalla chiesa o da se stessi, vivono la costante di attaccarsi a una tristezza dolciastra, senza speranza, che si impadronisce del cuore. [...]Per tutto ciò mi permetto di insistere: non lasciamoci rubare la gioia dell’evangelizzazione!” (EG 83). Cristo è vivo questa è la nostra fede e questa è la nostra gioia! Maria SS., madre di misericordia e fonte della nostra gioia ci accompagni in questo cammino. Buona Pasqua! Vi ricordiamo nella nostra preghiera in Basilica.

DON FRANCO LOTTO RETTORE lotto.rivista@ausiliatrice.net

MARZO-APRILE 2016

1


10

16

BONATTI

1 RISURREZIONE E MISERICORDIA

DON FRANCO LOTTO

A TUTTO CAMPO 4 MISERICORDIA: VOLTO MATERNO DI DIO

FEDERICA BELLO

GIULIANO PALIZZI

16 LETTERA DI UN PROFESSORE A RAGAZZI E GENITORI

ERMETE TESSORE

DON BOSCO OGGI 18 DON BOSCO,

COMPAESANI E COETANEI FAMOSI

ANNA MARIA MUSSO FRENI

LA PAROLA 8 IL VANGELO DELLA GRAZIA

CAMERONI

GIOVANI 14 UNA PAROLA CHE PENETRA

CHIESA E DINTORNI 7 GIUBILEO… E SCUOLA

30

TESSORE

PIER GIUSEPPE ACCORNERO

20 SAPIENTIAM DEDIT ILLI

CLAUDIO GHIONE

22 L A BELLEZZA DELLE NOSTRE “BRUTTEZZE”

MARCO ROSSETTI

TRADUZIONE A CURA DI DEBORAH CONTRATTO

10 «NEANCH’IO TI CONDANNO»

MARCO BONATTI

MARIA 12 NOSTRA SIGNORA

DELLA MISERICORDIA

h

BERNARDINA DO NASCIMENTO

domus mea ic

Direzione: Livio Demarie (Coordinamento) Mario Scudu (Archivio e Sito internet) Luca Desserafino (Diffusione e Amministrazione)

Corrispondenza: Rivista Maria Ausiliatrice Via Maria Ausiliatrice 32 10152 Torino

PER SOSTENERE LA RIVISTA:

Direttore responsabile: Sergio Giordani

Collaboratori: Federica Bello, Lorenzo Bortolin, Ottavio Davico, Giancarlo Isoardi, Marina Lomunno, Luca Mazzardis, Lara Reale, Carlo Tagliani

Intestato a: Santuario Maria Ausiliatrice via Maria Ausiliatrice 32, 10152 Torino

Registrazione: Tribunale di Torino n. 2954 del 21–4–80

2

de g a lor i

me

a

in

MARIA AUSILIATRICE N. 2

Progetto Grafico, impaginazione ed elaborazione digitale immagini: at Studio Grafico – Torino Stampa: Higraf – Mappano (TO)

Foto di copertina: Andrea Cherchi

Archivio Rivista: www.donbosco–torino.it

BancoPosta CCP n. 21059100

IBAN: IT 15 J 07601 01000 0000210529100 BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX Carta di Credito su circuito PayPal: http.//rivista.ausiliatrice.net/abbonamento


RISATTI

36

CAGLIERIS

40

INSERTO

CHIESA E DINTORNI 34 VICINO A LEI SI PROVA GRANDE GIOIA

MARIO SCUDU

36 DIRE NO AI PETTEGOLEZZI

EZIO RISATTI

38 MISSIONI DON BOSCO IN PRIMA LINEA CONTRO LA MALNUTRIZIONE

MISSIONI DON BOSCO

40 IL CARD. ANASTASIO BALLESTRERO: MISTICO E PASTORE

ANDREA CAGLIERIS

42 IL DIAVOLO E L’ACQUA SANTA 23 L A RICONCILIAZIONE SECONDO DON BOSCO

ALESSANDRO GINOTTA

DIEGO GOSO

44 RICICLARE GLI AVANZI: TORTA DI… PANE!

26 UN MESTIERE CHE MI GARBA!

ANNA MARIA MUSSO FRENI

NINO GENTILE

28 DBYH: ALL’AGNELLI SI REALIZZA

UN ALTRO SOGNO DI DON BOSCO

MARINA LOMUNNO

30 IL VANGELO DELLA FAMIGLIA

ALLA SCUOLA DI DON BOSCO

PIERLUIGI CAMERONI

32 COSA SIGNIFICA FAR PARTE DI ADMAGIOVANI

ADMA GIOVANI

RivMaAus

rivista.ausiliatrice

Foto FOTOLIA: .Pressmaster (9); Ayo’s Phot (12); Runzelkorn (13); LvDe-

sign (26); Nastya Tepikina (39); iMAGINE (41); Marzanna Syncerz (44) - SHUTTERSTOCK: Yuri Arcurs (40) - D . EPOSITPHOTOS : Marcomayer (10); Chaoss (14) - ALTRI: .ANS (4-5); Archivio RMA (8,16,20-21,23,24-25,32,36-38,42); Rick Oros (11); Archivio CNOSFAP (17); Archivio SCS-Piemonte (18-19); Archivio ADMA-Primaria (28-29,31); Missioni don Bosco (34-35)

MARZO-APRILE 2016

3


A TUTTO CAMPO

Misericordia: volto materno di Dio Espressione di un amore viscerale e profondo che non è riservato solo ai buoni. Carlo Miglietta è un medico torinese, padre di famiglia e da oltre quarant’anni è impegnato nello studio biblico e nell’organizzazione di corsi sulla Scrittura che hanno coinvolto e appassionato migliaia di persone. Giovani e adulti che attraverso le sue parole hanno conosciuto e approfondito i libri dell’Antico e del Nuovo Testamento. Numerosi anche i volumi scritti per contribuire a diffondere una maggiore conoscenza della Bibbia, tra cui – ultimo tra questi – La misericordia di Dio. Percorso biblico per l’Anno Santo della Misericordia appena edito da Gribaudi. Per la nostra Rivista il dott. Miglietta proporrà nei prossimi numeri un percorso alla scoperta dell’Amore incondizionato di Dio, un cammino che abbiamo voluto introdurre rivolgendogli alcune domande anzitutto sul significato della misericordia e sul rapporto che essa ha con la no-

4

MARIA AUSILIATRICE N. 2


La misericordia diventa criterio di figliolanza: non è solo propria del Padre, ma interpella chiunque si metta alla sua sequela Carissimo Carlo, “Misericordia di Dio”: che cosa significa? Nella Bibbia, il primo dei termini ebraici che designa la misericordia è rehamin, che esprime le viscere, la sede delle emozioni, il nostro “cuore”: è una forma plurale di réhèm, il seno materno, l’utero femminile. Il nostro Dio ci ama visceralmente, maternamente, si commuove per noi, gioisce per noi, soffre con noi, ci riempie di tenerezza e di coccole: questa è la straordinaria rivelazione del Cristianesimo! Bisogna quindi assolutamente uscire dalla cosiddetta “teologia della soddisfazione” secondo cui Dio, offeso dal peccato dell’uomo, si placa solo con l’immolazione del Figlio in croce: questa è una visione blasfema. Il Dio rivelatoci da Gesù non è il giudice severo e accigliato che attende di punire i cattivi, ma il Dio allegro e festante che vuole riabbraccia-

A TUTTO CAMPO

stra fede cristiana e sulla possibilità di passare da un concetto che può apparire astratto, alle opere concrete che esso implica, interpellando giovani e adulti. Alcuni interrogativi per focalizzare meglio un tema complesso e articolato che apre a tante sfumature sulle quali Papa Francesco ha chiesto di riflettere in questo anno giubilare e che sin dall’inizio del suo pontificato ha messo in evidenza rivolgendosi a quanti spesso vengono esclusi, trascurati.

re i suoi figli perduti. La misericordia di Dio, poi, è così sconvolgente che non è riservata ai buoni, ma si estende ai peccatori e agli empi (Rm 5,6-8)! Il Dio dell’Antico Testamento non sembra sempre in accordo con questa prospettiva… Tutta la rivelazione dell’Antico Testamento è che Dio è misericordia. Il racconto della creazione ci dice che l’universo è stato da Dio fatto per amore. Anche dopo il peccato dell’uomo, Dio subito promette la salvezza. Dopo il diluvio universale, Dio stipula con l’umanità un’alleanza eterna. Dio ascolta il grido dei poveri, e scende a liberarli. Il Dio d’Israele è colui che ama gli ultimi, gli emarginati, gli sfruttati o, come direbbe Papa Francesco, “gli scarti”. E tutto il Salterio è canto che il povero, il misero, l’afflitto, l’oppresso, il malato rivolgono a Dio per la sua immensa misericordia. Misericordia e perdono: quale relazione? Ha detto Enzo Bianchi: «Noi possiamo perdonare, ma non dimenticare; Dio invece, quando perdona i peccati, li dimentica». Meraviglioso: i nostri peccati vengono «gettati in fondo al mare» (Mi 7,19), diventeranno «bianchi come la neve e come la lana» (Is 1,18), saranno «dissipati come nube e come nuvola» (Is 44,22). Colpisce come Dio nella Scrittura non pretenda mai che l’uomo gli chieda perdono: chiede sì la conversione, cioè che l’uomo torni sulla via della propria realizzazione e felicità, ma mai che ci si scusi con lui (Lc 15,11-32).

LA MISERICORDIA DI DIO È IL CUORE DELLA FEDE CRISTIANA. «IL MISTERO DELLA FEDE CRISTIANA SEMBRA TROVARE IN QUESTA PAROLA LA SUA SINTESI», HA SCRITTO PAPA FRANCESCO NELLA BOLLA DI INDIZIONE DEL GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA, DAL TITOLO MISERICORDIAE VULTUS.

MARZO-APRILE 2016

5


A TUTTO CAMPO

Il suo amore è tale che non si sente neanche offeso dai nostri peccati. L’unico perdono che vuole che chiediamo è quello ai fratelli, per riconciliarci con loro. Misericordia moto dell’anima, ma poi ci sono le opere… l’uno implica necessariamente le altre? Indicendo il Giubileo, Papa Francesco ha scritto: «La misericordia non è solo l’agire del Padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli. Insomma, siamo chiamati a vivere di misericordia, perché a noi per primi è stata usata misericordia». Misericordes sicut Pater, Misericordiosi come il Padre, è il motto dell’Anno Santo della Misericordia. Dio rivelatoci da Gesù non è il giudice severo e accigliato che attende di punire i cattivi, ma il Dio allegro e festante che vuole riabbracciare i suoi figli perduti. La misericordia non rischia di sfiorare l’”ingiustizia”? Certo! Dobbiamo uscire dal pensare a un Dio giusto nel senso corrente. Per gli ebrei, la sedaqah, la “giustizia”, è essenzialmente vivere relazioni profonde con i fratelli. Quando diciamo che «Dio è giusto», non intendiamo quindi in senso occidentale che Dio premia i buoni e castiga i cattivi, ma che Dio entra in profonda relazione amorosa con tutti. La salvezza, la giustificazione non sono questione di “giustizia” ripristinata, ma sono il massimo dono della misericordia di Dio, dono rea6

MARIA AUSILIATRICE N. 2

Il dott. Miglietta con moglie e nipotino.

lizzato in Gesù. L’amore non è mai giusto: chi ama perde la capacità di essere oggettivo, e non vede più i difetti dell’amato, anzi tende sempre a scusarlo, a discolparlo. L’amore, dice Paolo, «tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» (1Cor 13,7). Dio quindi è ingiusto perché è sovrabbondanza d’amore. Un Giubileo su questo che cosa dovrebbe portare? Nella Scrittura il Giubileo è qualcosa di tremendamente serio, importante, rivoluzionario. Il Giubileo è il Sogno di Dio di un mondo di veri fratelli, è la proclamazione della liberazione dalla schiavitù e della riappropriazione delle terre (Lv 25,841). Altro che, quindi, mera pratica liturgica: il Giubileo è riazzeramento delle proprietà private, è ridistribuzione dei beni con tutti i poveri e i miseri, tutti “uguali” di fronte all’unico Padre. È cioè la traduzione storica e sociale della misericordia di Dio: a questo sono chiamati i Cristiani in questo Anno Giubilare. FEDERICA BELLO redazione.rivista@ausiliatrice.net

La misericordia di Dio. Percorso biblico per l’Anno Santo della misericordia Miglietta Carlo Gribaudi, 2015


CHIESA E DINTORNI

Giubileo… e scuola Ne parlano tutti, non sempre con i toni dovuti; è giusto quindi che affrontiamo il discorso del Giubileo a catechismo, con i ragazzi di quinta elementare, che hanno ricevuto la Comunione e vissuto più volte l’esperienza della riconciliazione. Pochi cenni storici sull’evento, dall’”anno di grazia” della storia di Israele, annunciato con il yobel , al significato latino del jubilum, gioia che deriva dalla serenità di chi è in pace con Dio e con gli altri. Qualche data: dal primo Giubileo cristiano del 1300 al grande Giubileo di fine secolo e fine Millennio del 2000. Ci soffermiamo su quello attuale e sul senso della Misericordia, vocabolo e concetto di difficile comprensione, come quello dell’indulgenza. Della penitenza e del pellegrinaggio hanno già qualche esperienza. Interessante soffermarsi sul logo del Giubileo, per cogliere il significato dell’immagine. «Perché le due teste hanno tre occhi?» (Forse noi adulti non lo avevamo notato...). Non è difficile per i bambini, artisti e sognatori, capire che quello centrale è l’occhio di Gesù, che “vede” con lo sguardo dell’uomo, mentre l’uomo impara a “guardare” con l’occhio di Dio. E impariamo a cogliere le sfumature dei colori: dal nero del peccato al blu del cielo, al bianco degli abiti, simbolo di Grazia e riconciliazione. Chiudendo gli occhi, ognuno di noi può immaginare di essere quell’uomo ferito, portato a spalla dal buon Samaritano / buon Pastore, che è Cristo risorto, con i segni della Passione sulle mani. Attimi di silenzio. Riapriamo gli occhi, più sereni. Ognuno è pronto per il “suo” Giubileo. «Anche le maestre?». Per loro, Stefano propone una singolare penitenza: non assegnare compiti a casa per tutto l’Anno Santo. «Tanta roba!», sussulta Gian Luca. «Ma non funziona. Sono sicuro che, piuttosto, le maestre rinuncerebbero all’indulgenza!». Concordo (con le maestre…). ANNA MARIA MUSSO FRENI redazione.rivista@ausiliatrice.net

MARZO-APRILE 2016

7


LA PAROLA

Il Vangelo della grazia Dopo il discorso ai Giudei ad Antiochia di Pisidia e quello ai pagani ad Atene, Luca ne ricorda un terzo rivolto ai pastori di una comunità cristiana: per tutti un’esortazione a custodire il Vangelo ricevuto. GLI ANNI DI EFESO

Nel corso del terzo viaggio missionario (18,23-23,22), Paolo raggiunge ancora una volta Efeso: è il momento di fermarsi con calma e di dedicarsi all’evangelizzazione della città, meta di pellegrinaggi al tempio della dea Afrodite. Come altrove, anche qui l’attività è intensa: la predicazione, i prodigi, la stesura di alcune tra le sue lettere più importanti (1Cor; Gal; Fil). «Questo durò per due anni», scrive Luca, così che molti «poterono ascoltare la Parola del Signore». Mentre guidato dallo Spirito progetta di visitare Gerusalemme e di arrivare fino a Roma, scoppia però Efeso, le rovine del Teatro Grande.

8

MARIA AUSILIATRICE N. 2

la persecuzione. Demetrio e i suoi colleghi argentieri, costruttori di souvenir di Afrodite per i pellegrini, si riuniscono nel grande teatro. Intendono far bandire Paolo da Efeso: ritengono che la sua predicazione intralci i loro affari, poiché molti ascoltandola si allontanano dal culto della dea. L’Apostolo è costretto ad andarsene, ritorna a Corinto (57-58), poi a Filippi e a Troade, dove ridà vita al corpo morto del giovane Eutico. Prima di recarsi a Gerusalemme desidera rivedere quelli di Efeso, ma ritornare là sarebbe un azzardo. Egli punta perciò su Mileto, uno dei porti della città, dove decide di convocare almeno i responsabili di quella chiesa.


«IO SO CHE NON VEDRETE PIÙ IL MIO VOLTO»

Il tenore è tipico di un discorso di addio, impostato in termini molto personali. Paolo riepiloga non solo il ministero compiuto ad Efeso, ma anche tutta la sua attività e le fatiche missionarie, le sofferenze, le preoccupazioni, la predicazione della conversione e della fede nel Signore Gesù: «non mi sono mai tirato indietro da ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi, in pubblico e nelle case, testimoniando a Giudei e Greci la conversione a Dio e la fede nel Signore nostro Gesù». Parla della sua passione per il compito consegnatogli: «non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al vangelo della grazia di Dio». Dice anche del proprio avvenire, che non conosce, ma in cui già presagisce una prova estrema: «So soltanto che lo Spirito Santo, di città in città, mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. … Ecco, io so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunciando il Regno». UN ACCORATO INVITO ALLA VIGILANZA

«Vegliate dunque su voi stessi e su tutto il gregge, sul quale lo Spirito Santo vi ha posti come sorveglianti, per pascere la chiesa di Dio che egli si è acquistata col sangue di Cristo»: a Paolo sta a cuore che dopo la sua partenza non si infiltrino in quella comunità «lupi temibili», falsi predicatori, col rischio di annunciare un Vangelo corrotto e di minarne l’unità. La raccomandazione forte e accorata culmina nel saluto conclusivo: «Ora vi affido al Signore e alla Parola della sua grazia». Un augurio che viene dal cuore di chi ben

conosce il potere che il Vangelo ha di custodire chi lo osserva fedelmente. Paolo si è raccontato con molta umiltà, sapendo di essere soltanto un imitatore di Gesù: ha ricevuto e trasmesso un deposito di bellezza – il Vangelo – di cui conosce la forza per la salvezza, a patto che non sia in alcun modo modificato: ora chiede a quelli di Efeso di fare altrettanto. Ecco la grandezza di Paolo e la saggezza di Luca che scrivendone le parole, propone l’Apostolo come un modello: la sua fede, la docilità allo Spirito, la passione per l’annuncio, lo zelo per l’unità nelle comunità… sono il bagaglio che ognuno di noi dovrebbe avere per gustare la gioia del consegnare agli altri con autenticità il Vangelo della grazia. MARCO ROSSETTI rossetti.rivista@ausiliatrice.net

PAOLO SCRIVE: «NON MI SONO MAI TIRATO INDIETRO DA CIÒ CHE POTEVA ESSERE UTILE, AL FINE DI PREDICARE A VOI E DI ISTRUIRVI, IN PUBBLICO E NELLE CASE, TESTIMONIANDO A GIUDEI E GRECI LA CONVERSIONE A DIO E LA FEDE NEL SIGNORE NOSTRO GESU». MARZO-APRILE 2016

9


LA PAROLA

«Neanch’io ti condanno» Per Gesù, l’uomo è più importante del sabato e il cuore viene prima della legge.

GESÙ SI AVVIÒ VERSO IL MONTE DEGLI ULIVI. MA AL MATTINO SI RECÒ DI NUOVO NEL TEMPIO E TUTTO IL POPOLO ANDAVA DA LUI. ED EGLI SEDETTE E SI MISE A INSEGNARE LORO. ALLORA GLI SCRIBI E I FARISEI GLI CONDUSSERO UNA DONNA SORPRESA IN ADULTERIO, LA POSERO IN MEZZO E GLI DISSERO: «MAESTRO, QUESTA DONNA È STATA SORPRESA IN FLAGRANTE ADULTERIO. ORA MOSÈ, NELLA LEGGE, CI HA COMANDATO DI LAPIDARE DONNE COME QUESTA. TU CHE NE DICI?». DICEVANO QUESTO PER METTERLO ALLA PROVA E PER AVERE MOTIVO DI ACCUSARLO. MA GESÙ SI CHINÒ E SI MISE A SCRIVERE COL DITO PER TERRA. TUTTAVIA, POICHÉ INSISTEVANO NELL’INTERROGARLO, SI ALZÒ E DISSE LORO: «CHI DI VOI È SENZA PECCATO, GETTI PER PRIMO LA PIETRA CONTRO DI LEI». E, CHINATOSI DI NUOVO, SCRIVEVA PER TERRA. QUELLI, UDITO CIÒ, SE NE ANDARONO UNO PER UNO, COMINCIANDO DAI PIÙ ANZIANI. LO LASCIARONO SOLO, E LA DONNA ERA LÀ IN MEZZO. ALLORA GESÙ SI ALZÒ E LE DISSE: «DONNA, DOVE SONO? NESSUNO TI HA CONDANNATA?». ED ELLA RISPOSE: «NESSUNO, SIGNORE». E GESÙ DISSE: «NEANCH’IO TI CONDANNO; VA’ E D’ORA IN POI NON PECCARE PIÙ». (GV 8,1-11) 10

MARIA AUSILIATRICE N. 2

Com’era, quella donna? Giovane, matura? Oppure una già conosciuta per i suoi “facili costumi”, che i farisei si tenevano pronta all’uso per poter dimostrare il loro teorema? Il Vangelo non lo dice, visto che il corpo di lei (come quello dei suoi accusatori) è da venti secoli diventato polvere di polvere, e quelle apparenze sono rimaste vive solo nella memoria della pittura o nell’immaginazione di chi si è chinato a leggere l’episodio. Ma la bellezza e il desiderio che devono scendere a confronto col peccato e con la legge sono una realtà attuale.


LA PAROLA

UNA RISPOSTA “MEDIATICA”

A fianco della rozza questione ideologica imposta dai farisei, che cercano un motivo “religioso-legale” per incastrare Gesù, Giovanni evoca ben altro. La risposta di Gesù, una delle più “mediatiche” ed efficaci di tutti i Vangeli, è sempre la stessa: l’uomo è più importante del sabato, il cuore viene prima della legge. Ma qui il dialogo con la donna ci porta oltre: perché appunto il mistero del desiderio e del sesso, la bellezza del corpo appartengono a una realtà che la legge deve sempre contenere, interpretare o reprimere, sapendo di non poterla mai circoscrivere davvero. «Il sesso – è stato scritto – è l’unico contatto della nostra carne e del nostro sangue con l’aldilà».

fra corpo e desiderio, fra perdizione, morte e bisogno della vita. Gesù che chiede di «non peccare più» chiede anche di riconoscere che c’è un amore più grande di quello solo corporeo. MARCO BONATTI RESPONSABILE DELLA COMUNICAZIONE COMMISIONE DIOCESANA OSTENSIONE SINDONE press@sindone.org

Libreria Elledici Torino – Valdocco

UN AMORE PIÙ GRANDE

Scrive Giovanni Macchia del Don Giovanni di Mozart: «La forza poetica di questo personaggio per cui esso diventa pura espressione musicale, sta nell’essere un personaggio del tutto “naturale”. Egli sprigiona la sua energia in modo elementare e istintivo. Come in certi animali, l’astuzia gli è utile soltanto per servire il senso, perché l’istinto insaziabile abbia la sua vittoria (…) È l’incoscienza, la forza tutta terrena di Don Giovanni, che non cede dinanzi al sovrannaturale, chiusa com’entro il certo, la materia, il credibile, il senso». Il Signore – il Creatore – non può non conoscere e riconoscere la realtà e la profondità di questo nodo

Il tour del Giubileo Gioco da tavolo Di (autore): Pierfortunato Raimondo Illustrato da: Fabrizio Zubani Elledici, 2015

Di don Bosco si può dire tanto. Giancarlo Isoardi Elledici, 2015 pag. 168

MARZO-APRILE 2016

11


© Nino Musio

MARIA

Nostra Signora della Misericordia La Misericordia divina, che spesso viene presentata come una sorgente inesauribile di tenerezza, di gioia, di protezione…, nella realtà concreta della vita quotidiana si manifesta come qualcosa che non accarezza ma travolge, non tranquillizza ma abilita a sfide che rasentano la pazzia, come dice padre Charles de Foucauld.

RAHAMIM E LIBERTÀ UMANA

In ebraico il termine che identifica la misericordia è rahamim, che significa viscere. L’amore di Dio non ha nulla di poetico. È un sentimento viscerale, struggente, appassionato, illimitato nell’intensità e nelle conseguenze. Non si posa dolcemente, ma si abbatte, investe, coinvolge. Il Dio cristiano non è anemico, con latte nelle vene, ma è sanguigno, caldo, emotivo. Non è un cold fish ma una persona viva, affascinante. L’unica cosa che lo frena è il totale, assoluto e radicale rispetto dell’intelligenza e della libertà umana. La persona non solo può frenare la misericordia divina, ma anche la può rifiutare, depotenziare, annullare. Di certo accettarla vuol dire,sovente, abbandonare le rive del placido buon seno per salpare verso mete dove le sfide assumono i colori dell’audace temerarietà. È quanto succede quando le viscere di Jahveh svolazzando per il 12

MARIA AUSILIATRICE N. 2

mondo colgono la ricchezza umana racchiusa nel cuore di una adolescente ebrea che vive nell’anonimato più assoluto di un piccolo e sconosciuto villaggio adagiato sulle colline della Galilea. MISERICORDIA VUOL DIRE DINAMITE NON CAMOMILLA

La splanchna (versione greca di rachamim) è leale. Prima di coinvolgere, spiega. In essa non ci sono falsità, non inganna, non bara. Gabriele, portavoce divino, è chiaro. Non fa tanti giri di parole. Viene al sodo: «Maria sei disposta a mettere le tue viscere a disposizione del progetto che le viscere divine hanno già concepito e diventare madre?». Roba da stordire il più intrepido degli audaci. La ragazza biascica alcune legittime perplessità prima di far esplodere il suo «fiat» convinto, appassionato e, agli occhi nostri di inguaribili benpensanti, avventuroso. L’amore


MARIA MADRE VISCERALE

Quello che stupisce del «fiat» della Vergine è che è senza condizioni. Maria non ha richieste da avanzare, non fa domande chiarificatrici, non abbozza resistenze e perplessità. Semplicemente mette le sue viscere a disposizioni delle viscere divine. L’incontro, ricamato di delicatezza, silenzio e mistero, origina una maternità colma di misericordia che interpella tutte le maternità. Accettando di mettere a disposizione il suo utero per generare un Figlio che è misericordia, la Madonna inizia un lungo ed impegnativo cammino che

MARIA

p. Marko I. Rupnik, Annunciazione

divino non è fatto per polverosi ragionieri o per oculati professionisti della prudenza. È colata lavica che incendia e non si addice a cuori tiepidi. Ottenuta l’adesione del cervello e del cuore di una persona, la misericordia la spinge a scoprire orizzonti impegnativi ed affascinanti.

la porterà a perdersi in un oceano infinito di misericordia. Il suo essere madre sfida l’essere madre di oggi. Oggi si programma tutto: anche i figli. Generare non è più la decisione di una coppia. Ma vengono coinvolti familiari, aspetti economici, medici, psicologi … Fin dai primi istanti il feto viene monitorato, analizzato. Vede la luce solo dopo essere passato attraverso una lunga trafila di svariati controlli. La Provvidenza non ha voce in capitolo. Per la giovane nazaretana la musica è completamente diversa. Non ha marito, non ha casa, non ha cultura, non ha un mestiere. È un nulla chiamato a generare il Tutto. Il frutto delle sue viscere la costringe a rifugiarsi, completamente e solamente, all’ombra della splanchna del Padre. La misericordia che riceve diventa a sua volta rifugio e protezione per suo Figlio. Il suo essere donna verrà plasmato dalla sua capacità di silenzio, dal suo resistere impavida alle difficoltà, dal seguire con trepidazione e rispetto l’evolversi del comportamento di Gesù, dalla capacità di canalizzare e gestire dubbi atroci, dall’intelligenza di cogliere il mistero che la vita le dipana davanti agli occhi, dal continuo accompagnamento silente e riservato, dall’essere per tutti una presenza gravida di saggezza e sicurezza, da una fiducia in Dio incrollabile nonostante tutto e tutti. Tutte queste cose non sono altro che le facce del poliedrico modo di Maria di vivere e testimoniare il significato di misericordia vissuta e non solo declamata. Essere misericordiosi vuol dire avere il coraggio e la fiducia di lasciarsi avvolgere da una forza reale e non da un sentimentalismo immaginario. BERNARDINA DO NASCIMENTO redazione.rivista@ausiliatrice.net

MARZO-APRILE 2016

13


GIOVANI

Una parola che penetra Riflettiamo a partire da Eb 4,12: «La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore». A volte nelle nostre assemblee sembra che “subiamo” la Parola. Arriviamo in ritardo, già a lettura inoltrata, siamo distratti, non capiamo perché ci stiano leggendo certi testi perché non ci siamo minimamente preparati, il lettore a volte fa di tutto per non farsi capire, sembra che legga per conto suo e, a volte veramente non sa leggere, non ha ricevuto nessuna preparazione per svolgere quel ruolo. Insomma l’importante che finisca presto. E anche l’omelia... mamma, come si impegna a volte il prete per non farci stare at14

MARIA AUSILIATRICE N. 2

tenti e per non interessarci a quello che dice che spesso ha poco a che fare con la Parola annunciata! PERCHÉ QUESTA DISTANZA DALLA PAROLA?

Perché siamo così poco affezionati alla Parola e non la sentiamo come nostra ma come un libro scritto molto ma molto tempo fa per altri popoli con altra cultura e ci chiediamo che c’entriamo noi con quel libro? Perché non ci rendiamo conto che quella Parola è scritta oggi per me e che ha valore se io la incarno e non


GIOVANI

solo se la conservo in un libro da tenere in libreria e da consultare raramente? Tutti gli episodi del Vangelo sono la descrizione della mia vita, mi illuminano sul come agire, sul come realizzare quanto lì è descritto e che è stato vissuto da altri prima di me. L’invito è a ognuno di noi perché raccogliamo la sostanza del messaggio e costruiamo la nostra risposta superando la difficoltà degli apostoli a entrare in sintonia con il pensiero di Gesù e mettendo da parte i nostri punti di vista. Un esempio. I DUE FRATELLI

Uno dei due, il più giovane, chiede la parte di eredità perché non sopporta più il padre, perché le pareti di casa gli stanno strette. Prende, saluta e se ne va. Finalmente libero. Aria fresca. Vita nuova. Avventure a gogò... Quando tutto finisce sente nostalgia del padre, nostalgia di casa e finalmente si concede qualche pensiero intelligente. Sa che il padre gli vuole bene. Sa che non gli ha chiuso la porta dietro. Glie lo ha letto negli occhi al momento dell’addio. E torna con molti dubbi e perplessità. E qual è l’accoglienza del padre? «Quando era ancora lontano, lo vide, gli corse incontro, gli buttò le braccia al collo e lo baciò». Non solo ma diede ordine di farlo bello quel figlio, e fare festa, ammazzare persino il vitello ingrassato... perché questo figlio era morto ed è tornato in vita e perché si fa più festa in cielo per un peccatore pentito che per 99 giusti... Se non conoscessimo la storia diremmo che è “partito”, è “fuori di testa”. Una cosa contro ogni logica del buon senso. E la pensiamo

proprio come l’altro figlio il quale non vuole entrare perché non approva assolutamente quello sciupio di cose buone per un frequentatore incallito di prostitute. Il padre uscì a pregarlo ma... E NOI?

Se guardiamo la vita di tutti i giorni ci capita di incontrare persone che han fatto come il primo figlio e vorrebbero tornare a casa. Ma, c’è un bel ma! Cosa troveranno a casa? Ci sarà il padre o solo tanti fratelli che non vedono l’ora di urlar loro che se ne sono andati e ora non c’è più posto per loro? Magari si erano sposati con la voglia di vivere per sempre insieme e poi... e poi si sono lasciati e risposati... ma non si sentono lontani da quel padre da cui si sono allontanati e vorrebbero ritornare nell’Anno della Misericordia. Eppure per loro non c’è posto. Quanti cristiani sono pronti a pugnalarli con la parola, con la legge, con la giustizia e con il rifiuto puntando il dito contro di loro. Perché noi siamo migliori di Dio! Ma quella parola non era stata scritta proprio per noi perché evitassimo l’atteggiamento di rifiuto e ci schierassimo sempre dalla parte del Padre misericordioso? Sulla croce ha detto al ladrone «oggi sarai con in me in paradiso»: grande il nostro Dio! Molto meglio di tanti dottori chiusi nei loro appartamenti curiali a studiare come rendere difficile la vita guardando le pagliuzze nei occhi degli altri senza vedere le travi nei propri!

TUTTI GLI EPISODI DEL VANGELO SONO LA DESCRIZIONE DELLA NOSTRA VITA, CI ILLUMINANO SUL COME AGIRE, SUL COME REALIZZARE QUANTO LÌ È DESCRITTO E CHE È STATO VISSUTO DA ALTRI PRIMA DI NOI.

Arcabas - Il ritorno del figlio prodigo

GIULIANO PALIZZI palizzi.rivista@ausiliatrice.net

MARZO-APRILE 2016

15


GIOVANI

Lettera di un professore a ragazzi e genitori

Recentemente il mondo dello sport, particolarmente seguito dai giovani, si è distinto più per la maleducazione ed aggressività verbale che per i risultati raggiunti. I campi di calcio si sono trasformati in un ring dove violenza e sopraffazione la fanno da padroni. Nel milanese i genitori di ragazzini appassionati di calcio si sono insultati e se le sono date di santa ragione sotto gli occhi esterrefatti dei bambini. Anche in uno dei templi del pallone milionario, il san Paolo di Napoli, due allenatori, strapagati e famosi, a fine partita si sono affrontati con epiteti coloriti, incivili e vergognosi. Sono seguiti dibattiti fra innocentisti e colpevolisti, inchieste, indagini, denunce. Se dal campo di gioco uno alza gli occhi agli spalti gremiti di tifosi, ne vede e sente di tutti i colori. Gli striscioni riportano slogan e disegni vergognosi. I cori poi, decisamente raggiungono gli apici del becerume e della maleducazione. L’arbitro, la sua famiglia 16

MARIA AUSILIATRICE N. 2

ed i suoi antenati ne escono malconci. Se a questo si aggiunge, che un allenatore, che dovrebbe essere una maestro di vita, e non solo di tecnica, suggerisce a un suo giocatore di limitarsi, un’altra volta, a coprirsi con la mano la bocca che insulta e non a cambiare linguaggio, c’è da rimanere senza parole. Tutto questo viene osservato, ascoltato, imitato da milioni di spettatori adolescenti. Vedendo la sfacciata impunità degli adulti, se ne fanno uno scudo per giustificare le loro condotte aggressive. Si sente tanto parlare di mobbing tra gli adolescenti. È vero, esiste. È figlio dei cattivi esempi a cui assistono quotidianamente. Quando gli insulti, le parole grevi rimangono impunite si trasformano in pessimi modelli comportamentali che possono generare autentiche tragedie che


LETTERA DI UN EDUCATORE

Proprio oggi, un mio alunno mi ha girato, tramite WhatsApp, la lettera di un professore della ragazzina di Pordenone che, alcuni giorni fa, ha tentato il suicidio perché stressata dal crudele mobbing da parte dei compagni di classe. L’insegnante si rivolge direttamente ai propri allievi e scrive parole, che meritano di essere meditate. Mi permetto di trascriverla letteralmente. «Oggi una ragazza della mia città (Pordenone) ha cercato di uccidersi. Ha preso e si è buttata dal secondo piano. No, non è morta. Ma la botta che ha preso ha rischiato di prenderle la spina dorsale. Per poco non le succedeva qualcosa di forse peggiore della morte: la condanna a restare tutta la vita immobile e senza poter camminare con gli altri normalmente. “Adesso siete contenti”, ha scritto. Parlava ai suoi compagni. Allora io stesso vi dico una cosa. E sarà un po’ dura, vi avverto. Quando la finite? Quando finirete di mettervi in due, in tre, in cinque, in dieci contro uno? Quando finirete di far finta che le parole non siano importanti, che siano “solo parole” che non abbiano conseguenze, e poi di mettervi là a scrivere quei messaggi... Quando la finirete di dire “Ma sì, io scherzavo”, dopo essere stati capaci di scrivere “non meriti di esistere”? Quando la finirete di dividere il mondo in fighi e sfigati? Che cosa deve ancora succedere, perché la finiate? Che cosa aspettate? Che tocchi al vostro compagno, alla vostra amica, a vostra sorella, a voi? E poi voi. Voi genitori, sì. Voi che i vostri figli sono capaci di scrivere certi messaggi. O quelli che ridono così forte. Quando la finirete di chiudere un occhio? Quando la finirete di dire “Ma sì, ragazzate”? Quando la finirete di non leggere

GIOVANI

i quotidiani puntualmente captano e descrivono fin nei minimi dettagli su sfondi moraleggianti.

neanche le note e le comunicazioni che scriviamo sul libretto personale? Quando la finirete di venire da noi insegnanti una volta all’anno (se va bene)? Quando inizierete a spiegare ai vostri figli che la diversità non è una malattia, o un fatto da deridere, quando inizierete a non essere voi i primi a farlo, perché da sempre non sono le parole, ma gli esempi gli insegnamenti migliori? Perché quando una ragazzina di dodici anni prova a buttarsi di sotto, non è solo una ragazzina di dodici anni che lo sta facendo: siamo tutti noi. E se una ragazzina di quella età decide di buttarsi, non lo sta facendo da sola: una piccola spinta arriva da tutti quelli che erano lì non hanno visto, non hanno fatto, non hanno detto. E proprio tutti noi, proprio tutti, siamo quelli che quando succedono cose come questa devono vedere, fare, dire. Anzi urlare. Una parola, una sola che è “Basta”». Quel professore, da bravo e responsabile educatore, interpella anche ogni cuore salesiano appassionato di gioventù. Siamo in grado di rispondere con il cuore educativo di don Bosco? ERMETE TESSORE redazione.rivista@ausiliatrice.net

MARZO-APRILE 2016

17


DON BOSCO OGGI

Don Bosco, compaesani e coetanei famosi.

San Giovanni Bosco

A Castelnuovo d’Asti, o nelle sue frazioni, oltre a Giovanni Bosco il 16 agosto 1815, sono nati altri notevolissimi personaggi. San Giuseppe Cafasso (1811-1860), grande direttore spirituale, formatore di sacerdoti e consolatore dei condannati a morte, amico e finanziatore di don Bosco e l’unico dei Santi sociali che non costruisce un’opera e non fonda un istituto. San Domenico Savio (1842-1857), ragazzo-modello dell’Oratorio: nato a Riva presso Chieri dal fabbro Carlo e dalla sarta Brigida Gaiato, incontra don Bosco il 2 ottobre 1854 e decide di seguirlo a Valdocco dove si distingue per l’assiduità ai Sacramenti e la devozione alla Madonna; muore, non ancora 15enne, il 9 marzo 1857. Beato Giuseppe Allama18

MARIA AUSILIATRICE N. 2

San Giuseppe Cafasso

no (1851-1926), quartogenito di Giuseppe e Maria Anna Cafasso, sorella minore di don Giuseppe, del quale il nipote prosegue l’opera e fonda nel 1901 i Missionari e nel 1910 le Missionarie della Consolata. Un uomo che si dà da fare e che suole dire: «Noi ‘d Castelneuv soma ativ, laborios, intraprendent. (Noi di Castelnuovo siamo attivi, laboriosi, intraprendenti)». Don Giovanni Cagliero (1838-1926) è posto da don Bosco a capo della prima spedizione salesiana in Argentina (1875), primo vescovo (1884) e primo cardinale salesiano (1915) in Argentina. Mons. Giovanni Battista Bertagna (1828-1905), grande moralista e primo vescovo ausiliare di Torino con il cardinale arcivescovo Gaetano Alimonda. Giuseppe Rapelli (1905-

1977), militante nell’Azione Cattolica e nel movimento sindacale cristiano, fiero antifascista, partecipa alla Resistenza in Piemonte e in Alta Italia. Con l’unità sindacale diventa segretario della Camera del Lavoro di Torino per la corrente cristiana e nell’estate 1945 fonda le Acli torinesi. Eletto alla Costituente, fa parte della Commissione dei 75 che prepara il progetto della Costituzione Repubblicana. La sua idea di partito con una forte connotazione cristiano-sociale, favorevole al decentramento regionale e neutrale rispetto al Patto Atlantico, lo porta a un duro contrasto anche con Alcide De Gasperi, capo indiscusso della Democrazia cristiana. Eletto più volte in Parlamento è un politico serio e un sindacalista tutto d’un pezzo. Castelnuovo è anche la patria di Giovanni Argentero Beato Giuseppe Allamano


Otto Eduard Leopold von Bismarck

idraulica all’Università di Torino, con Sebastiano Grandis e Severino Grattoni, tra il 1857 e il 1871 compie un’impresa prestigiosa e utilissima, che rompe l’isolamento del Piemonte: il traforo ferroviario del Frejus, 12 chilometri tra Bardonecchia e Modane. Alle 16,25 del 25 dicembre 1870 gli operai di Francia e Italia abbattono l’ultimo diaframma e si abbracciano sotto 1.600 metri di roccia. Entrambi nati a Torino il futuro arcivescovo e il futuro sindaco. Il 18 marzo, nella casa paterna in via del Deposito 5 (oggi via Piave) nasce Lorenzo Gastaldi, dall’avvocato Bartolomeo e da Margherita Volpato, parrocchiani di Nostra Signora del Carmine dove si erano sposati e dove il neonato il 20 marzo è battezzato: lo chiamano Lorenzo, come lo zio prete. Sacerdote, abbraccia il pensiero e la spiritualità di Antonio Rosmini Serbati (1797-1855) ed è missionario rosminiano a Cardiff in Gran Bretagna. Anche dietro suggerimento di don BoGermain Sommeiller

sco, è nominato vescovo di Saluzzo ed è promosso a Torino. Entra in rotta di collisione con don Bosco che lo storico della Chiesa subalpina don Giuseppe Tuninetti spiega così: «È il classico contrasto tra l’autorità episcopale e il carisma religioso». Pochi giorni dopo don Bosco, il 21 agosto 1815 nasce Emanuele Luserna di Rorà. Sindaco di Torino 1862-1865, dall’indomani dell’Unità d’Italia con la perdita della capitale a favore di Firenze. Da gran signore, rifiuta l’indennizzo offerto dal governo – «Torino non è in vendita» – e individua la necessità di trovare una nuova vocazione alla città, fissando le priorità nei trasporti e nelle fonti energetiche, nell’educazione e nella scuola, nel turismo e nell’industrializzazione. Un programma che verrà portato avanti anche dai sindaci successori e che proietterà Torino all’avanguardia dell’industria italiana. PIER GIUSEPPE ACCORNERO redazione.rivista@ausiliatrice.net

Emanuele Luserna di Rorà

MARZO-APRILE 2016

19

DON BOSCO OGGI

(1513-1572), medico in Francia, Fiandre e in varie città italiane. Tornato in Piemonte, insegna a Mondovì e a Torino. Fra le sue opere: De errorun veterum medico rum, De causis morbo rum, De morbis, opere che lo rendono famoso in Europa. Giovanni Bosco è coetaneo di grandi personalità. Il 1° aprile 1815 nasce in Germania il conte Otto Eduard Leopold von Bismarck, artefice dell’Impero tedesco e ne diventerà il primo cancelliere. A Milano il 9 febbraio viene al mondo il conte Raffaele Cadorna: generale, ottiene pieni poteri per reprimere le rivolte scoppiate in Italia dopo l’imposizione della tassa sul macinato e nel 1870 guida il V Corpo d’Armata dell’Esercito Italiano che entra in Roma attraverso la “breccia di Porta Pia”. A Saint-Jeoire-en-Faucigny in Savoia il 15 febbraio viene alla luce Germain Sommeiller, al quale Torino e il Piemonte devono una grande riconoscenza. Laureato in ingegneria


DON BOSCO OGGI

Sapientiam dedit illi

L’inno scritto dal salesiano don Luigi Lasagna.

I PRIMI RICORDI CHE HO DELLA BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE SONO MUSICALI

Dovevo essere entrato dalla porta vicina all’ingresso della sacrestia, forse negli ultimi anni delle elementari, o nei primi della scuola media. Avrò dimenticato l’anno in cui è successo, ma non quella musica così brillante, che riempiva tutto eppure non capivi da dove arrivava finché non alzavi lo sguardo verso il matroneo a destra dell’altare, e qualcuno di più grande (perché con lo sguardo tu non ci saresti mai arrivato) ti diceva che lassù c’era l’organo che suonava. Per me, l’organo della Basilica suona sempre Sapientiam dedit illi, l’inno a don Bosco per eccellenza, composto dal M° Luigi Lasagna, sulle stesse parole dell’antifona di ingresso della Messa in onore di san Giovanni Bosco. E credo un po’ tutti coloro che sono passati in Basilica durante la festa di don Bosco di qualsiasi anno, specie nel Bicentenario, non possono facilmente dimenticare quell’incipit austero e pieno di gioia allo stesso tempo, dopo la bellissima introduzione per organo e tromba, che rende questo canto inconfondibile. La particolare impressione di solenne lentezza, di processionale movimento, di raccoglimento sincero che questo inno muove nei fedeli è frutto della rara combinazione di elementi compositivi pregiati. 20

MARIA AUSILIATRICE N. 2

GIOIA SOLENNE E RINGRAZIAMENTO

Quello che inchioda l’ascolto, subito, sono quelle note scandite dall’introduzione, che poi riprendiamo anche noi, se conosciamo il canto, proprio sotto il testo della prima riga «Sapientiam dedit illi». Si tratta di un inciso dal sapore gregoriano, tecnicamente si direbbe, una melodia in modo protus trasportato, il modo gregoriano dei canti solenni e gioiosi per eccellenza, quello per esempio del Victimae pascali laudes.


che tecnicamente si chiama cromatismo, e che un po’ simpatico e un po’ impertinente ci butta in mondo musicale tutto romantico, tutto cuore in mano. Stiamo cantando a noi stessi… il fatto di cantare, ovvero le parole «Himnum cantemus Domino», naturalmente ringraziando Dio di averci dato don Bosco, e la musica ci trasporta sempre di più, perché su «in die solemnitatis» aumentano le figurazioni più rapide, dette crome (non sono le nonne del cromatismo). Per concludere, entusiasmo finale, l’organo punta i piedi su qualcosa di solido, chiamato armonicamente pedale di dominante, ovvero la nota più forte di tutta la tonalità, che domina su tutte le altre come dice il termine, ma che in questo caso si pone a servizio di tutti, stando al pedale, ovvero al suono più grave, che l’organista effettivamente realizza schiacciando con il piede il “Fa” più basso della pedaliera. Sorretti da tutta questa forza, ecco che proclamiamo «quam fecit nobis», ovvero «che (Dio) fece per noi», riferendoci al giorno solenne che stiamo celebrando, datoci dalla grazia di Dio. Riusciremo a pensare e ricordare tutte queste cose quando canteremo Sapientiam dedit illi in Basilica durante una festa salesiana ? Non è importante dirselo adesso. È importante sapere che qualcuno, il M° Lasagna, è riuscito a farlo quando ha composto questo canto, e che anche per noi, se questa composizione muove qualcosa del nostro intimo, siamo capaci di risuonare di quelle emozioni che appartengono al nostro rapporto con Dio, e a buon diritto sono parte della nostra umanità.

DON BOSCO OGGI

Gioia solenne per l’ingresso di don Bosco nella gloria dei santi, di cui noi ci facciamo spettatori immaginari: vorremmo esser stati lì, in Paradiso, per vedere don Bosco ricevere quella «corona iustitiae» che la musica ci fa proprio esaltare attraverso un espediente melodico che gregoriano non è più, ma, con qualche concessione, al massimo polifonia del ‘500: si tratta del salto di sesta minore, il più esteso consentito dal maestro Palestrina nei contrappunti per i suoi allievi, su cui noi cantiamo appunto la parola «Iustitiae». L’atmosfera antica si sta proprio perdendo, capita qualcosa: forse non lo riconosciamo, ma nella tessitura interna dell’accompagnamento si affaccia un notino leggero leggero,

SAPIENTIAM DEDIT ILLI È IL TITOLO DI UNO DEI PIÙ NOTI CANTI DEDICATI A DON BOSCO E L’INCIPIT DELL’ANTIFONA D’INGRESSO DELLA MESSA IN ONORE DEL SANTO: «IL SIGNORE GLI HA DONATO SAPIENZA E PRUDENZA E UN CUORE GRANDE COME LA SABBIA CHE È SULLA SPIAGGIA DEL MARE».

CLAUDIO GHIONE redazione.rivista@ausiliatrice.net

MARZO-APRILE 2016

21


DON BOSCO OGGI

La bellezza delle nostre “bruttezze” Tempo fa, una delle bimbe dell’asilo in cui lavoro, mi ha chiesto con sguardo pieno di compassione: «Ma maeestra, non ti senti un poco brutta con un dentone così grandeee?» La domanda mi ha sorpreso, e non poco. Le ho sorriso, dicendole che ad alcune persone Dio regala delle bellezze più “nascoste”.

Sorridevo poco in quei giorni, e non è certo da me perché sono molto incline all’allegria sul volto, e sì, passavo gran parte del tempo con la mano a nascondere quel che era capitato.

COM’È SUCCESSO E COS’HO SCOPERTO

Sono passati venticinque anni, ho ancora il “sorriso facile”, anche se non mi faccio più paturnie sul mio dente solitario e speciale che dà, per così dire, il benvenuto sul mio viso. È un’impronta di un giorno felice con i miei amici, della loro compagnia, delle loro attenzioni ed affetto nei miei confronti. Le ferite, le imperfezioni, gli errori, i limiti, le oscurità e le fragilità che possiamo aver sperimentato, sempre, sempre, sempre, hanno un lato opposto della medaglia, positivo e luminoso: un tempo di cura, la vicinanza di chi ci ha accudito-riscattato-motivato nel cammino, la grazia, il regalo del perdono, l’esperienza di essere amato “a parte tutto”, l’opportunità di crescere in qualcosa che ci stagnava, e molto altro.

Il mio dentone, proprio al centro del palato, non è nient’altro che il risultato di un forzato atterraggio dopo un bel ruzzolone durante una pedalata in bicicletta. È il segno vivo di un piccolo incidente, una domenica di ottobre, quando avevo 16 anni. Allo stesso tempo però il segno indelebile dell’attenzione dei miei familiari, dell’affetto dei miei amici, della preoccupazione dei compagni di classe e degli insegnanti. Ricordo ancora molto bene quando, una settimana dopo l’accaduto, lo stesso gruppo di amici che mi aveva offerto il loro supporto in quella giornataccia, era all’improvviso comparso davanti alla porta di casa, con nelle mani una piccola scatolina: dentro c’era il mio dente, che loro si erano messi con pazienza a cercare. Sì, si erano messi a cercarlo, mentre sulla faccia piano piano scomparivano i vari lividi. L’avevano ritrovato e riportato, nella speranza che si potesse reimpiantarlo. 22

MARIA AUSILIATRICE N. 2

COME L’HO INTERPRETATO: ACCETTAZIONE, AFFETTO E CRESCITA

È NECESSARIO IMPARARE A VOLERSI BENE

Imparare a volerci bene come siamo, anche con i lati che di noi stessi rifiutiamo, con i nostri complessi, lasciare che le nostre bellezze occupino il posto delle nostre bruttezze; e per rendere possibile questo “bisogna volersi bene”, accettarsi, essere felici per come si è e per quello che si è. TRADUZIONE DI DEBORAH CONTRATTO redazione.rivista@ausiliatrice.net


31 gennaio 2016

FESTA di DON BOSCO

Foto di: Antonio Saglia, Giuseppe Verde, Renzo Bussio, Andrea Cherchi, Dario Prodan MARZO-APRILE 2016

I


FESTA DI DON BOSCO

ALCUNI MOMENTI E PERSONAGGI DELLA FESTA DI DON BOSCO. NELLA FOTO A FIANCO MONS. CESARE NOSIGLIA, ARCIVESCOVO DI TORINO.

A destra: don Enrico Stasi, superiore salesiani Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania presiede la s. Messa per le scuole salesiane di Valdocco. II

MARIA AUSILIATRICE N. 2


FESTA DI DON BOSCO

A destra: vespri solenni presieduti da don Sabino Frigato, Vicario episcopale per la Vita Consacrata della Diocesi di Torino.

In basso: don Bruno Ferrero, direttore de Il Bollettino Salesiano versione italiana. Seguendo a destra: don Francesco Cereda, vicario del Rettor Maggiore e mons. Piero Del Bosco, neo vescovo di Cuneo-Fossano.

In basso: particolare della consegna delle medagliette benedette da parte di don Claudio Durando nostro parroco.

MARZO-APRILE 2016

III


FESTA DI DON BOSCO

PUOI TROVARE ALTRE FOTO SU WWW.DONBOSCO-TORINO.IT

Whatsappiamo? Salva il numero in rubrica e scrivimi su WhatsApp.

+39 370 340 57 37 Un’iniziativa di Rivista Maria Ausiliatrice, Torino-Valdocco

IV

MARIA AUSILIATRICE N. 2


DON BOSCO OGGI

La Riconciliazione secondo don Bosco Don Bosco riusciva sempre ad entrare nel cuore dei suoi ragazzi. Con le parole del santo educatore, una guida alla buona confessione.

Francesco Crida, olio su tela 1935. Foto di Mario Notario.

La Quaresima è il tempo penitenziale per eccellenza. Quest’anno il Giubileo della Misericordia e la possibilità di varcare una Porta Santa in ogni Diocesi, sono un ulteriore dono per ogni cristiano. Nelle nostre cattedrali, nelle nostre chiese, nei nostri santuari, il Signore è lì. Egli ci guarda benevolo ed attende che noi facciamo quel passo che ci porterà tra le sue braccia amorevoli. Quel passo che ci permetterà

di sperimentare la gioia di ricevere il suo perdono. L’IMPORTANZA DI RICONCILIARSI CON DIO

Don Bosco è sempre stato molto abile nell’affrontare anche i temi più difficili con un tono semplice e colloquiale. Vediamo come spiegò ai suoi ragazzi l’importanza di riconciliarsi con Dio: «Sapete voi MARZO-APRILE 2016

23


DON BOSCO OGGI

che cosa fa un viaggiatore appena ritorna da qualche viaggio? La prima cosa che fa è osservare il suo vestito, se ha qualche macchia o di polvere o di fango o di altro, e poi dà mano alla spazzola e toglie via ad una ad una queste macchie, finché i suoi vestiti siano tutti puliti; e se fosse caduto in una pozzanghera, bisogna che faccia il bucato. Così pure dovete fare voi adesso che ritornate dalle vacanze: osservate un po’ il vestito della vostra coscienza, se è tutto ben pulito, se non ha alcuna macchia. Se mai vi trovaste qualche piccola macchia, prendete subito la spazzola della confessione e toglietela via; e se vi trovaste qualche macchia delle più grosse, per carità, togliete via anche questa». UN BUON ESAME DI COSCIENZA

Don Bosco rivolse questa buona notte ai suoi giovani il 28 ottobre del 1875: «Prima di ogni altra cosa bisogna accuratamente esaminare la vostra coscienza e cominciare a togliere da essa, se per caso vi fosse, qualche cosa di grave; perché se voi vi preoccupaste di tappezzare bene le pareti di una camera, anche arredata con ogni lusso, mentre nel bel mezzo vi fosse una pattumiera o della sporcizia, voi fareste ridere, e vi direbbero: “comincia a togliere quella sporcizia e poi arrederai la camera”. Lo stesso vale per la vostra anima: se alcuno avesse un peccato grave sulla coscienza ma volesse limitarsi a togliere

solo i piccoli difettucci, costui non farebbe bene; per agire in modo intelligente bisogna togliere il peccato e poi si penserà ad abbellirla sempre meglio nei dettagli». IL PENTIMENTO

Può capitare, osservava don Bosco, che si tenda a trascurare qualche peccato, anche veniale: «Si ruba, ad esempio, qualche pacchetto di caffè, si rompe qualche vetro, o si rompe qualche cosa e si dice: “nessuno mi ha visto” e non si confessa nulla. Ma vi ha visto Dio! È questo un danno! Ma se è vero che una goccia posta in un bicchiere quasi non si vede, aggiungendo goccia a goccia il bicchiere si riempie». Così pure se una persona si comporta male continuamente in queste piccole cose, ecco che «il peccato diventa grave e c’è bisogno assoluto di pentirsene e di confessarlo». In un’altra occasione san Giovanni Bosco osservò: «Alcuni vanno a confessarsi sempre con le medesime mancanze. Ciò che cosa indica? Che la confessione, per il fatto che non porta frutto, non è buona? Eh sì! Quando ci si va a confessare, se proprio non c’è miglioramento, c’è decisamente da temere che le confessioni non siano buone. Si direbbe qualche volta che si va a confessarsi per abitudine e che si vuole prendere in giro il Signore». IL PROPOSITO

«Alcuni credono che basti aprire interamente il cuore al direttore spirituale per incominciare una vita nuova e che sia confessione generale quando dicono tutto. È una gran cosa, ma qui non è tutto. Si tratta non solo di rimediare il passato, ma anche di provvedere all’avvenire con fermi propositi». Oltre all’esame di coscienza, ed al pentimento occorre quindi anche il fermo proposito di non peccare più. NESSUNA VERGOGNA

«Per prima cosa – esortava don Bosco – vi raccomando di far quanto potete per

24

MARIA AUSILIATRICE N. 2


quei consigli ed avvisi che gli sembreranno maggiormente necessari ed opportuni per le anime vostre». San Giovanni Bosco insisteva con i suoi ragazzi di non tacere per vergogna nessun peccato. A chi avesse omesso qualcosa raccomandava: «Amico, per amore di Gesù Cristo e per il Sangue prezioso che egli sparse per salvare l’anima tua, ti prego di aggiustare le cose della tua coscienza la prima volta che andrai a confessarti, esponendo sinceramente quanto ti dà pena, precisamente come se ti trovassi in punto di morte. Se non sai come esprimerti, di’ solamente al confessore che hai qualche cosa che ti dà pena nella vita passata. Al confessore basterà questo, tu poi segui quanto egli ti dice, e poi sta’ sicuro che ogni cosa sarà aggiustata».

DON BOSCO OGGI

non cadere in peccato: ma se per disgrazia vi accadesse di commetterne, non lasciatevi mai convincere dal demonio a tacerlo in confessione. Pensate che il confessore ha ottenuto da Dio il potere di rimettervi ogni tipo e ogni numero di peccati». Non bisogna provare vergogna perché il confessore «è un padre, il quale desidera ardentemente di farvi tutto il bene possibile, e cerca di allontanare da voi ogni sorta di male». Non bisogna temere di perdere la stima presso di lui confessandovi di cose gravi, oppure che egli venga a svelarle ad altri. Il confessore «non può servirsi di nessuna notizia avuta in confessione per nessun motivo al mondo. Dovesse perdere anche la propria vita, non dice, né può dire a chicchessia la minima cosa relativa a quanto ha udito in confessione. Anzi posso assicurarvi che quanto più sarete sinceri ed avrete confidenza con lui, tanto più egli accrescerà la sua confidenza in voi e sarà sempre più in grado di darvi

ALESSANDRO GINOTTA redazione.rivista@ausiliatrice.net

è la nostra foresteria per ospitare: singoli, famiglie, piccoli gruppi; pellegrini

UFFICIO ACCOGLIENZA

tel. 011.5224201 – fax: 0115224680 accoglienza.valdocco@salesianipiemonte.it www.accoglienza.valdocco.it

MARZO-APRILE 2016

25


DON BOSCO OGGI

Un mestiere che mi garba! «Desidero che i miei giovani vadano a testa alta nel mondo perché possiedono un mestiere», diceva don Bosco. Oggi l’impegno continua nei Centri di Formazione Professionale.

Il Centro di Formazione Professionale (CFP) di Torino Rebaudengo è uno dei 15 CFP Salesiani del Piemonte. In Italia sono circa 60, organizzati sotto la sigla CNOS-FAP, Centro Nazionale Opere Salesiane-Formazione Aggiornamento Professionale. A Rebaudengo ho iniziato la mia carriera lavorativa, nel 1993. Lo scorso 15 gennaio c’erano le “porte aperte” e mi sono fermato: avevo nostalgia dei ragazzi e delle famiglie (ora presto servizio nel Coordinamento regionale del CNOS-FAP del Piemonte). L’occasione è stata propizia per raccogliere testimonianze e far conoscere come funziona lo stage in azienda. Lo stage è uno degli elementi che contraddistingue la Formazione Professionale: il successo formativo raggiunge circa 90% ed il 50% degli allievi che si qualificano trova lavoro. L’allievo, raggiunto il terzo anno di corso (1050 ore, delle quali la metà in laboratorio), è inviato in un’azienda perché possa sperimentare le competenze acquisite. Il risultato dello stage contribuisce al voto finale. DI CHE “PASTA” SONO

Ivan, allievo di terza, mi dice: «Ho dato 26

MARIA AUSILIATRICE N. 2

ascolto a mio padre e mi sono iscritto al corso di meccanico tornitore e fresatore. Volevo fare il calciatore e studiare informatica, ma le cose non andarono bene. Oggi sono pronto per iniziare lo stage, con l’ansia di chi sa di essere messo alla prova, ma con la certezza che farò vedere di che pasta sono fatto: questo mestiere mi garba. Qui ho imparato perché ciascuno di noi allievi ha una postazione di lavoro vera e si respira un clima di famiglia: gli insegnanti sanno essere professionali in laboratorio o in aula, ma li ritrovi vicino negli intervalli e nei momenti di festa». Intanto le famiglie sono arrivate: accoglienza in reception, registrazione con l’iPad e poi si formano i gruppi per visitare il Centro. Mi si avvicina Samuele. Lui è già elettricista qualificato. Ha fatto lo stage lo scorso anno e ha deciso di frequentare il quarto anno per conseguire il diploma professionale come manutentore. «Nella ditta dove lavoro – mi racconta – era tutto organizzato per il mio arrivo. Gli incarichi con complessità crescente, mi sono stati assegnati per fare esperienza nei vari settori. Ho avuto anche piccole responsabilità. Insomma, sono sta-


DON BOSCO OGGI

quelli citati? L’estetista, il parrucchiere, il grafico, il cuoco e il panificatore, il falegname e il muratore. E si possono imparare nei CFP di Vigliano Biellese, Muzzano e Vercelli, Serravalle Scrivia e Alessandria, Fossano, Bra e Saluzzo, San Benigno Canavese e Colle Don Bosco, Torino Valdocco, Rebaudengo e Agnelli. A questo punto, perché non andate a visitarli? Vi sarà utile per orientarvi nella vostra eventuale scelta o per parlarne ad un amico, che può averne bisogno. In ogni caso, vedrete che l’opera di don Bosco è ancora viva e pullula di giovani, perché – oltre a un lavoro – si impara la vita in allegria. to protagonista e non un ospite passivo». Daniela, invece, è formatrice nel CFP di Valdocco e sta organizzando gli stage per il settore della panificazione. Racconta: «I ragazzi in azienda se la possono “giocare” bene, perché hanno alle spalle un numero di ore sufficiente per essere autonomi, sopportare la fatica del lavoro e comprendere gli ordini. Quando li propongo alle aziende, dico sempre: don Bosco oggi avrebbe fatto così!».

NINO GENTILE RESPONSABILE COMUNICAZIONE CNOS-FAP Piemonte antonino.gentile@cnosfap.net

LE AZIENDE LI ASSUMONO

Don Giampaolo è stato direttore in diversi CFP, ricorda che nel 1980, quando ha iniziato a recarsi nelle aziende, «nessuno conosceva lo stage e le sue regole. Poi, sono state le aziende a proporsi per ospitare gli studenti, e molti di questi erano assunti». Lui, inoltre, curava i rapporti con il mondo del lavoro anche per avere informazioni tecnologiche di prima mano e poter adeguare laboratori e contenuti al passo con i tempi. Soltanto nello scorso anno i giovani in formazione sono stati oltre 2500 e più di mille quanti hanno partecipato allo stage in azienda. Quali sono i mestieri, oltre a MARZO-APRILE 2016

27


DON BOSCO OGGI

DBYH: all’Agnelli si realizza un altro sogno di don Bosco Si chiama DBYH, Db youth house (Casa dei giovani don Bosco) ed è un altro sogno di don Bosco che si realizza, uno dei primi frutti concreti Bicentenario. Venerdì 22 gennaio è stato inaugurato a Torino, presso l’Istituto Agnelli, il progetto sperimentale di housing sociale per giovani adulti. La Casa, che per il momento ospita 17 giovani, è dotata di 21 camere singole, cucina, bibliotecastudio-salotto per ritrovarsi come in famiglia e servizi comuni. All’inaugurazione erano presenti tutti i rappresentanti della Famiglia Salesiana dell’Agnelli, un intero isolato di opere salesiane che fanno di quest’Istituto quasi una cittadella dell’educazione: la parrocchia (l’unica in Torino intitolata a San Giovanni Bosco, in via Paolo Sarpi), l’oratorio, il Cinema (l’Agnelli), la scuola materna e primaria, l’Istituto Virginia Agnelli, gestito dalla Figlie di Maria Ausiliatrice, dove ha sede anche il Centro di formazione professionale, Ciofs; le medie, il liceo scientifico, l’Istituto tecnico (elettronica, elettrotecnica, meccanica, meccatronica, energia) e il Cnos-Fap (centro di formazione profesisonale salesiana). Infine, come ha sottolineato il direttore don Luca Barone – «di fronte alla nostra opera c’è un altro luogo “storico” del carisma salesiano, il carcere minorile Ferrante Aporti ai tempi di don Bosco conosciuto come la Generala dove, durante le visite ai ragazzi detenuti il nostro santo ebbe l’intuizione del suo sistema preventivo. Per questo tradizionalmente il cappellano del Ferrante Aporti è un 28

MARIA AUSILIATRICE N. 2

salesiano: attualmente da 36 anni è in servizio don Domenico Ricca. E adesso l’housing che completa la nostra offerta educativa con i giovani adulti». NON SOLO RAGAZZINI

«È la prima opera del genere che apriamo nella nostra regione – ha spiegato l’ispettore del Piemonte, della Valle d’Aosta e Lituania don Enrico Stasi, che ha benedetto i nuovi locali – il sistema educativo di don Bosco non è rivolto solo ai ragazzini e agli adolescenti ma anche ai giovani che si affacciano alle scelte della vita adulta e, a causa di varie diffi-

L’ACCOGLIENZA SI COSTRUISCE SU UN PRINCIPIO FONDANTE: QUELLO DELLO SCAMBIO, DELLA RECIPROCITÀ E DELLA SOLIDARIETÀ.


OSPITI E VOLONTARI

Attualmente i giovani inseriti nel progetto – reso possibile grazie alla collaborazione di Compagnia di San Paolo e Fondazione Crt – hanno ai 19 ai 34 anni, alcuni stranieri. «Ai giovani ospiti – ha sottolineato Valentina Bellis, coordinatrice del progetto – oltre alla gestione degli ambienti comuni, alla preparazione dei pasti e della pulizia in uno stile di condivisione viene richiesto anche di offrire qualche ora di volontariato durante la settimana nell’Opera salesiana che li ospita perché pensiamo che lo sviluppo e l’autonomia si raggiunge lavorando insieme, come in famiglia, condividendo risorse e competenze».

DON BOSCO OGGI

coltà famigliari, hanno bisogno di un sostegno. È l’idea di questo progetto di accoglienza residenziale, dove vengono ospitati insieme studenti universitari, lavoratori, giovani emigrati anche di altre religioni in cerca di futuro, o in generale chiunque sia in cerca di autonomia, è proprio in continuità con quello che nelle nostre opere facciamo con i più piccoli – ad esempio nelle comunità di accoglienza fino a 18 anni. Qui vengono accolti anche maggiorenni usciti di comunità per minori e che hanno ancora bisogno di tempo per camminare con le proprie gambe».

E così, come ha presentato don Alberto Zanini, uno dei tre salesiani che vivono e coordinano la vita nella Casa, Luca, Martin e Giulio, tre dei giovani ospiti presenti all’inaugurazione, nel tempo libero dallo studio e dal lavoro si occupano di seguire il doposcuola per i ragazzini dell’oratorio, tengono dei laboratori di grafica nel Centro di Formazione Professionale e danno una mano nelle attività in parrocchia. «Le otto realtà educative salesiane che fanno di quest’opera, un centro dove l’educazione salesiana si declina in tutte le sue sfaccettature – ha concluso don Barone – oggi con l’housing si arricchiscono di un tassello importante: accompagnare i giovani nel loro percorso di autonomia anche economica finchè sono in grado di camminare con le loro gambe. Per questo DBYH non è solo una casa dove coabitare temporaneamente ma una famiglia dove vieni aiutato a trovare il tuo posto nella società». MARINA LOMUNNO redazione.rivista@ausiliatrice.net

MARZO-APRILE 2016

29


DON BOSCO OGGI

Il Vangelo della famiglia alla scuola di don Bosco Dalla casa di Maria alle nostre case VI Quaderno di Maria Ausiliatrice

Il 15 settembre 1815 il Papa Pio VII istituiva la festa liturgica di Maria Ausiliatrice, come segno di riconoscenza a Maria per la liberazione ottenuta dalla prigionia napoleonica. Un mese prima, in un piccolo borgo dell’astigiano, nasceva colui che sarebbe diventato il grande apostolo dell’Ausiliatrice. L’anno del Bicentenario della nascita di don Bosco pertanto è coinciso con l’istituzione della festa di Maria Ausiliatrice. In occasione di tali eventi l’ADMA ha curato la pubblicazione del VI Quaderno di Maria Ausiliatrice, Collana dedicata a promuovere la devozione a Maria Ausiliatrice e a sostenere il cammino spirituale 30

MARIA AUSILIATRICE N. 2

e l’impegno apostolico dei soci dell’Associazione di Maria Ausiliatrice. COSA TROVIAMO NEL VI QUADERNO

Nella prima parte, curata da don Pierluigi Cameroni, animatore spirituale dell’ADMA e Postulatore Generale, si documenta come Maria Ausiliatrice è stata presente nella vita e nella missione di don Bosco e come il Padre e Maestro dei giovani ha visto in Maria Ausiliatrice la guida e la sostenitrice della sua opera educativa e pastorale. Nella seconda parte, curata da don Roberto Carelli, docente di teologia dogmatica presso la Pontificia Università Salesia-


DON BOSCO OGGI

na di Torino Crocetta, vengono presentate le catechesi che hanno accompagnato il cammino in preparazione al VII Congresso Internazionale di Maria Ausiliatrice, evento di Famiglia Salesiana – promosso dall’Associazione di Maria Ausiliatrice – per celebrare il Bicentenario della nascita di don Bosco e svoltosi a Torino e al Colle don Bosco dal 6 al 9 agosto 2015. Il Congresso, con il motto “Hic domus mea, inde gloria mea – Dalla casa di Maria alle nostre case”, ha voluto richiamare la presenza materna di Maria, Madre della Chiesa e Ausiliatrice dei cristiani, nel far vivere la bellezza dell’essere famiglia. Il Quaderno è un contributo alle sfide che oggi la famiglia vive nel contesto della nuova evangelizzazione, sotto la guida di Maria e con il cuore apostolico di don Bosco. Vedendo come tutta l’opera di don Bosco è stata accompagnata, sostenuta e difesa dalla presenza materna e provvidente di Maria, oggi crediamo che tale presenza ci aiuti ad attualizzare nei nostri gruppi e nelle famiglie una rete di relazioni autentiche, di corresponsabilità e di comunione ispirate allo spirito di famiglia di don Bosco. Ragione, religione e amorevolezza possono essere declinate in dialogo, volersi bene e presenza di Dio. In comunione con Papa Francesco vogliamo anche noi essere discepoli-missionari del vangelo della gioia, ribadendo il primato della preghiera e della vita spirituale per un fecondo e autentico impegno apostolico.

la bellezza, il ruolo e la dignità. In particolare guardando a don Bosco, alla sua paternità, vissuta nel primo oratorio con uno spirito di famiglia, sperimenteremo una crescita d’identità più chiara e più solida». Anche attraverso questo quaderno possiamo vivere sull’esempio di Maria che prega, supplica e intercede come Madre tenerissima e misericordiosa, perché́ «è proprio della misericordia il reputar nostro il bisogno altrui. Sollecitudine e diligenza nel prevenire e nel provvedere: un aiuto opportuno e al giusto momento, perché́ espressione e frutto dell’intima unione della Madre col Figlio nell’opera della salvezza» (don Bosco in Meraviglie della Madre di Dio). PIERLUIGI CAMERONI pcameroni@sdb.org

don PIERLUIGI CAMERONI don ROBERTO CARELLI QUADERNI DI MARIA AUSILIATRICE

6

il Vangelo della famiglia alla scuola di don Bosco

ASSOCIAZIONE DI MARIA AUSILIATRICE

www.admadonbosco.org

ANNUNCIAMO IL “VANGELO DELLA FAMIGLIA”

Facciamo nostre le consegne date dal Rettor Maggiore al termine del VII Congresso Internazionale di Maria Ausiliatrice: «Sono convinto che questo Congresso rappresenti per la nostra Famiglia Salesiana un momento di grazia per annunciare il “Vangelo della famiglia”, riproponendone MARZO-APRILE 2016

31


Cosa significa far parte di ADMAGiovani L’ADMAGiovani è la proposta di un itinerario di vita cristiana: vivere con Maria Ausiliatrice l’esperienza della fede, dell’amore del Padre, dell’opera redentrice del Figlio, della potenza dello Spirito Santo, mettendosi al servizio del Vangelo e della Chiesa. Appartenere all’Associazione è per i ragazzi e i giovani dell’ADMA la riposta ad una chiamata di Maria Ausiliatrice, che impegna a vivere la propria fede e il cammino di maturazione umana e cristiana in spirito di amicizia e di impegno, di fede e di carità, di testimonianza gioiosa e di donazione generosa, assimilando i contenuti, lo spirito e lo stile del Sistema Preventivo di don Bosco. Riportiamo alcune testimonianze di giovani che domenica 25 ottobre 2015 a Torino, nella basilica di Maria Ausiliatrice, hanno espresso il loro impegno di adesione all’Associazione. FRANCESCA

Cosa significa entrare a far parte dell’ADMA? Perché farlo? Cosa può spingere un giovane a recitare il rosario, a partecipare attivamente alle feste di don Bosco e di Maria Ausiliatrice, a confessarsi e a fare la comunione regolarmente,

ad affidarsi? Perché andare così controcorrente? Queste domande sono di certo tutte legittime, ma forse per comprendere davvero che cosa sia passato per la testa a chi ha scelto di dire un sì a Maria nell’epoca in cui prendere una decisione sembra impossibile e schierarsi contro “l’opinione dei più” (come direbbe un certo filosofo) è chiaramente un delitto, credo che sarebbe più corretto cambiare prospettiva. Sono convinta che sarebbe meglio chiedere: perché non farlo? Perché non scegliere di vivere la propria fede con coerenza? Ma soprattutto, al di là di tutti i discorsi moraleggianti che si potrebbero fare sull’importanza di prendere una posizione, sul ruolo del cristianesimo nella vita di un giovane oggi o sul perché essere cristiani, perché non dovremmo metterci sotto il manto di una Madre che ci ama incondizionatamente e che da sempre ci accompagna silenziosamente in attesa che ogni suo figlio si getti tra le sue braccia tese? Perché non accogliere il mare di grazia che aspetta soltanto di potersi riversare su di noi? Perché non impegnarsi a provare ad amare, nella consapevolezza di tutti i nostri limiti umani, Colei che ci ha amati, ci ama e ci amerà sempre? Questo è per me entrare nell’ADMA: affidarsi

PER ME ENTRARE NELL’ADMA: AFFIDARSI CON LA FIDUCIA DEI FIGLI A COLEI CHE MEGLIO DI CHIUNQUE ALTRO PUÒ INSEGNARCI AD AMARE CRISTO.

ASSOCIAZIONE DI MARIA AUSILIATRICE

www.admadonbosco.org 32

MARIA AUSILIATRICE N. 2


DON BOSCO OGGI

con la fiducia dei figli a colei che meglio di chiunque altro può insegnarci ad amare Cristo, avendolo amato con lo stesso amore di madre con cui ama ciascuno di noi. Quindi, non avendo nulla da perdere, perché non avrei dovuto farlo? ELISABETTA

Ho scelto di aderire all’Associazione di Maria Ausiliatrice per confermare un cammino di fede, con uno sguardo e un’attenzione particolari alla figura di Maria, iniziato già da qualche anno. Ringrazio il Signore per avermi fatto conoscere questa realtà, che è diventata per me un importante punto di riferimento nell’orientare la mia vita. Sono doni grandi crescere nella fede guidata da sacerdoti che con la loro presenza, il loro affetto e le loro parole mi avvicinano a Dio, e poter condividere ogni piccolo passo di questo cammino in un forte clima di famiglia in cui mi sento voluta bene da tutti, come una figlia. Fin da quando mi é stato proposto, 8 anni fa, di partecipare ai momenti di preghiera e alle attività di animazione, penso di essere stata presa per mano dalla Madonna, che mi ha posto accanto un prezioso padre spirituale, ragazzi che con il tempo sono diventati dei veri Amici dell’anima, e genitori, che rappresentano per me un grande esempio da seguire. La loro continua testimonianza di vita cristiana e di accoglienza mi fa desiderare di essere in futuro come loro ,e mi stimola a cercare di capire il progetto di Dio su di me e a pregare affinché possa realizzarlo. Ricevo ogni giorno anche il dono di poter vivere alcune amicizie, rese speciali e forti dalla preghiera e dall’affidamento a Gesù e Maria, che ci insegnano a volerci bene davvero e a crescere insieme. L’impegno

di adesione all’ADMA per me significa, quindi, sia accogliere con più maturità la chiamata quotidiana a rafforzare la fede e a viverla con gioia in ogni momento, lasciandomi prendere ancora per mano dalla Madonna, sia appartenere a una grande e luminosa famiglia, sognata e voluta da don Bosco. ADMAGIOVANI redazione.rivista@ausiliatrice.net

MARZO-APRILE 2016

33


CHIESA E DINTORNI

Vicino a lei si prova grande gioia Giovana d’Arco: santa per ragioni politiche? No, santa perché è vissuta sempre facendo la volontà di Dio, anche a costo della vita.

Jeanne d’Arc, Jules Bastien-Lepage, olio su tela, 1879, Metropolitan Museum of Art, New York

Giovanna d’Arco è santa non per meriti né politici e nemmeno stori, è certo una figura che è entrata nella storia della Francia, ma è presente anche nei volumi della santità della Chiesa. È una premessa importante. Ci vuole ben altro per essere dichiarati santi dalla Chiesa che scrivere qualche pagina della storia civile. Giovanna è una santa dichiarata tale dalla Chiesa, ma prima testimoniata dalla gente comune che la conobbe e che la vide crescere accompagnandola nelle tappe della vita, fino alla tragica fine sul rogo ad opera degli 34

MARIA AUSILIATRICE N. 2

inglesi, coadiuvati da “traditori” francesi (borgognoni). Testimoniò un signore della borghesia di Orleans: «Stando vicino a lei si provava una grande gioia». Un bel complimento. Un secondo elemento definisce la santità di Giovanna: la parola latina libenter cioè “volentieri”, riportata nei verbali dal cancelliere incaricato di redigerli. È stata usata spesso nelle testimonianze date su di lei dalle persone che le furono vicine per anni. Tutto quello che Giovanna faceva, dissero i compaesani, lo faceva «volentieri»: volentieri filava, volentie-

ri cuciva, volentieri faceva gli altri lavori di casa. Non solo, volentieri si recava in chiesa a pregare, quando suonavano le campane, e trovava così conforto nella confessione e nella Eucarestia. Così ha commentato Regine Pernoud, una studiosa della santa: «Con questa tanto semplice libenter, quella povera gente ci ha forse messo nelle mani i lineamenti più preziosi di Giovanna». In lei si aveva quindi, nelle azioni quotidiane, il riverbero della sua fede semplice, ma che produceva la santità. Questo concetto è stato espresso anche dal card. Etchegaray (già arcivescovo di Parigi): «Se è vero che Giovanna d’Arco è santa non è certo perché ha salvato la Francia, né tantomeno perché è salita sul rogo, che la Chiesa non ha mai riconosciuto come martirio, ma semplicemente perché tutta la sua vita sembra essere in perfetta adesione a quella che lei afferma essere la volontà di Dio. Quello che lei fa, è ciò che Dio vuole e unicamente questo. “Poiché era Dio ad ordinarlo” ha dichiarato con forza, “anche se avessi avuto cento padri e cento madri anche se fossi stata figlia di re, sarei partita”». BISOGNA DARE BATTAGLIA, PERCHÉ DIO CONCEDA LA VITTORIA

G i ova n n a n a c q u e a Domremy (Francia) nel 1412


CHIESA E DINTORNI

in una famiglia contadina. Vita normale come tutte le altre ragazze. Le sue occupazioni? le solite, banali e ordinarie: aiutava il padre Iacques in campagna, qualche volta governava gli animali nei campi e aiutava nelle faccende domestiche. L’istruzione religiosa le venne dalla madre Isabelle: «Mia madre mi ha insegnato il Pater Noster, l’Ave Maria, il Credo. Nessun altro, all’infuori di mia madre mi ha insegnato la mia fede». A tredici anni raccontò ai genitori: «Spesso sento voci di santi: Michele Arcangelo, Caterina di Alessandria, Margherita di Antiochia...». Jacques e Isabelle non ci badarono più di tanto. Le solite e sincere esortazioni… e via. Invece a 17 anni ci fu molto di più: «Le “voci” mi comandano di liberare la Francia». Il padre non solo non le credette ma si infuriò. Giovanna scappò di casa, passando per matta. Ma quando predisse esattamente una sconfitta francese, i nobili della zona le credettero e la condussero dal re Carlo VII, debole e incerto. Finalmente fu creduta, e marciò con un esercito (sul quale si impose, e questo sì fu un vero miracolo) contro gli inglesi liberando Orleans dall’assedio in soli otto giorni. Un evento inspiegabile dal punto di vista militare, diranno gli storici. Nel 1429 Giovanna trascinò il riluttante Carlo fino a Reims per farlo coronare re di Fran-

cia. È il massimo del prestigio “politico” di Giovanna, ma non si montò la testa. Ella si riconoscerà solo e sempre un umile strumento nelle mani di Dio. Così infatti risponderà ad uno dei giudici: «Senza il comando di Dio io non saprei fare nulla... Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per comando di Dio. Io non faccio niente di testa mia». Ed ecco la risposta che diede ad un altro giudice, quando le chiese perché Dio doveva servirsi del “suo” aiuto (una povera ragazza contadina ignorante) per vincere, visto che è Onnipotente, ella rispose: «Bisogna dare battaglia, perché Dio conceda la vittoria». Ed il giudice restò muto.

Tratto in forma ridotta da: Mario Scudu Anche Dio ha i suoi campioni Elledici, 2011 pagine 936, euro 29,00

a diciannove anni, guardando una croce, e mormorando dolcemente «Gesù». Era il 30 maggio 1431. Un giorno di primavera. MARIO SCUDU archivio.rivista@ausiliatrice.net

GESÙ, STAMMI VICINO, PER FAVORE

Ma la sua breve stagione politica finì presto. Ferita davanti a Parigi fu catturata e venduta agli inglesi. Questi furono molto felici: finalmente potevano vendicare lo smacco militare subito ad Orleans. E ci fu un facile processo, già tutto combinato contro di lei. Giovanna fu una delle tante vittime innocenti della storia, vittima di certi uomini della politica e della ragion di stato, ma anche di alcuni ecclesiastici del tempo. Ella fu vittima di un doppio gioco “clericale” e politico. La ragazza analfabeta di Domremy, senza saperlo si era messa di traverso a quella potente lobby del potere. Morì

Giovanna all’assedio di Orléans, pittura di Jules Eugène Lenepveu, 1886-1890, Panthéon de Paris

MARZO-APRILE 2016

35


CHIESA E DINTORNI

Dire no ai pettegolezzi CHI CON TE SPARLA, DI TE SPARLA

Usati per mascherare limiti e carenze interiori, distruggono i rapporti tra le persone. Al punto che Papa Francesco li ha paragonati a una sorta di omicidio… Possono rivelarsi armi dure e affilate come pietra. E troppi sembrano ancora sottovalutare il fatto che critiche e pettegolezzi sono materiale “esplosivo”, da maneggiare con cura. Don Basilio, ne Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, li paragona a «un venticello, un’auretta assai gentile che insensibile, sottile» passa di bocca in bocca e si trasforma in «un colpo di cannone, un terremoto, un temporale, un tumulto generale che fa l’aria rimbombar». Un “venticello” - insomma – da cui le persone prudenti dovrebbero tenersi a debita distanza. 36

MARIA AUSILIATRICE N. 2

Numerosi studi di psicologia sono concordi nell’affermare che chi “investe” tempo ed energie per criticare e denigrare gli altri lo fa per mascherare i propri limiti e le proprie carenze interiori. Dal momento che impegnarsi per migliorare se stessi richiede uno sforzo maggiore che concentrarsi sui limiti – veri o presunti – degli altri, accade che certe persone si convincano di essere immuni da difetti e s’adoperino per individuare e divulgare quelli altrui. Poter affermare che chi li circonda ha qualcosa di “sbagliato” equivale, per loro, a dichiarare di essere “giusti”, perfettamente inseriti nel contesto in cui vivono. Ma l’esperienza dimostra che non è così. Dire – per esempio – che da quando Gigetta si è tinta i capelli di biondo e ha acquistato un completo giallo va in giro che sembra a una banana, non significa necessariamente che il look di chi lo afferma sia impeccabile. Così come sottolineare che Pierino è fuori di testa o che Cettina è poco furba non implica che chi lo dice sia mentalmente sano o abbia conseguito la patente di volpe. Rifiutare di parlar male degli altri non è solo una norma di rispetto e di buona educazione, ma esercizio di prudenza e di lungimiranza. Come recita un antico detto popolare, non va dimenticato che «chi con te sparla, di te sparla». Chi si nutre di pettegolezzi ed è abituato a criticare, infatti, difficilmente pone limiti alla propria fame e si fa scrupolo di risparmiare


prede da “sbranare” con parole pronunciate alle spalle.

CHIESA E DINTORNI

CHI SI NUTRE DI PETTEGOLEZZI ED È ABITUATO A CRITICARE DIFFICILMENTE PONE LIMITI ALLA PROPRIA FAME E SI FA SCRUPOLO DI RISPARMIARE PREDE DA “SBRANARE” CON PAROLE PRONUNCIATE ALLE SPALLE.

NON UCCIDERE IL PROSSIMO CON LA LINGUA

Il male che deriva dalle “armi” della lingua è stato denunciato anche da Papa Francesco, che ha denunciato: «Siamo abituati alle chiacchiere, ai pettegolezzi, e spesso trasformiamo le nostre comunità e la nostra famiglia in un “inferno” dove si manifesta questa forma di criminalità che porta a uccidere il fratello e la sorella con la lingua». Prendendo spunto dal versetti 16-30 del capitolo 4 del Vangelo di Luca, che raccontano il ritorno di Gesù a Nazareth, il Papa ha commentato: «Tutti lo aspettavano perché avevano sentito dei miracoli che aveva compiuto a Cafarnao. Quando ha inizio la cerimonia, come d’abitudine, chiedono all’ospite di leggere il libro. Gesù legge un passo del profeta Isaia, che era un po’ la profezia su di lui, e conclude la lettura dicendo: “Oggi si compie questa scrittura che voi avete ascoltato”». La prima reazione – ha sottolineato Francesco – è stata bellissima: tutti lo hanno apprezzato. Poi però nell’animo di qualcuno ha cominciato a insinuarsi il tarlo dell’invidia e ha cominciato a dire: «Ma non è costui il figlio di Giuseppe?». E c’è chi ha cominciato a pretendere che compisse un miracolo. «Loro volevano lo spettacolo – ha precisato Papa Francesco – ma Gesù non compì miracoli e non perse l’occasione per sottolineare la loro poca

fede, facendoli arrabbiare a tal punto che cominciarono a spingerlo fino al monte per buttarlo giù e ucciderlo: ciò che era iniziato in modo gioioso minacciava di concludersi con un crimine». Non si tratta solo di un evento di duemila anni fa – ha concluso il Papa – perché «questo succede ogni giorno nel nostro cuore, nelle nostre comunità. Dove c’è il Signore, però, non c’è invidia, né criminalità, né gelosie, ma fratellanza. Chiediamo al Signore di mai uccidere il prossimo con la nostra lingua e di essere con il Signore come tutti noi saremo nel cielo».

www.ssfrebaudengo.it Tel. 011 2340083 info@ssfrebaudengo.it

EZIO RISATTI PRESIDE SSF REBAUDENGO redazione.rivista@ausiliatrice.net

MARZO-APRILE 2016

37


CHIESA E DINTORNI

Missioni Don Bosco in prima linea contro la malnutrizione

UN’EMERGENZA INVISIBILE E COSTANTE

Con grande dedizione e senza fare rumore i figli e le figlie di don Bosco affrontano le emergenze quotidiane che i media ignorano. Come l’emergenza malnutrizione, un’emergenza molte volte trascurata, che non fa più notizia ma che colpisce con drammatica regolarità i paesi più svantaggiati del pianeta lasciando segni indelebili nei fisici sempre più debilitati di bambini e bambine che hanno la sola colpa di essere nati in situazioni di grande miseria ed emarginazione. La malnutrizione incide fortemente sulla mortalità infantile globale e provoca danni permanenti a causa del rallentamento dello sviluppo fisico e

38

MARIA AUSILIATRICE N. 2

intellettivo del bambino. Va affrontata per tempo per evitare che porti a situazioni irreversibili o a morti atroci. L’EMERGENZA FAME IN AFRICA

Lo sanno le suore di don Bosco del Congo, dove suor Giovannina e le altre missionarie del suo staff sono impegnate ogni giorno a Kasenga con programmi alimentari specifici rivolti a bambini che presentano gravi deficit nutrizionali, e si occupano della distribuzione periodica di latte e biscotti multivitaminici. Sì, infatti in Congo ancora oggi il tasso di mortalità tra 0 e 5 anni è di 199 su 1000 nati vivi e gran parte di questi decessi è imputabile alla malnutrizione, largamente diffusa. La malnutrizione acuta grave non è soltanto causa di morte, può provocare la contrazione di malattie infettive e causare danni cognitivi e fisiologici irreversibili, che determinano, a loro volta, basso rendimento scolastico e bassa produttivi-


UN’EMERGENZA NUTRIZIONALE IN BOLIVIA

Lo sanno i salesiani di Montero, in Bolivia, che si preoccupano di trovare cibo per la mensa infantile Etta Turner, frequentata dai bambini del quartiere più povero della città. Padre Maistrello e i suoi confratelli sono impegnati ogni giorno a trovare fondi per acquistare il cibo necessario per il pranzo e la merenda dei 100 bambini seguiti nel centro. Se l’aiuto delle volontarie, e delle madri dei minori coinvolti nell’iniziativa nutrizionale che, a turno, una volta al mese partecipano alla preparazione dei pasti, permette di ridurre a zero i costi del personale, mancano i soldi per gli alimenti che spesso rappresentano l’unico nutrimento quotidiano per molti dei bimbi del barrio La Floresta. In Bolivia, infatti, 20 bambini su 100 soffrono di malnutrizione, un dato allarmante che rispecchia la difficile situazione socio-economica di uno dei paesi più poveri e arretrati dell’America Latina. Le sue caratteristiche topografiche, la presenza fra la popolazione di un’alta componente di autoctoni storicamente esclusi dallo sviluppo, unitamente alla debolezza degli organismi politici sono alcuni dei fattori che spiegano le condizioni di arretratezza del Paese che coinvolge in primis i bambini delle famiglie più vulnerabili.

CHIESA E DINTORNI

tà nell’età adulta. Le FMA di Kasenga sostengono anche le mamme dei bimbi coinvolti nel programma, attraverso dei seminari finalizzati a trasmettere le conoscenze necessarie per l’utilizzo delle risorse naturali locali che possono essere impiegate nella preparazione domestica di farine arricchite.

loro opera nei quartieri più poveri della città dal 1879, anno in cui i figli di don Bosco arrivarono in questo avamposto della Patagonia argentina. Ora si trovano ad affrontare quotidianamente un’emergenza alimentare nell’asilo nido Juan Bertolone, che accoglie neonati e bambini dai 45 giorni ai 3 anni di età. I genitori sono molto poveri, con un bisogno estremo di lavorare: le madri sono nella quasi totalità dei casi collaboratrici domestiche, i padri braccianti agricoli o muratori occasionali. La disoccupazione è dilagante, e molti genitori sono senza un lavoro da talmente tanto tempo da essere diventati depressi, e quindi inadatti alla cura dei figli. Per questo motivo il nido è un luogo indispensabile per la sopravvivenza delle famiglie di questo quartiere disagiato. I costi di gestione sono interamente sostenuti dalla comunità salesiana locale, che in questo momento è in difficoltà perché le necessità del quartiere – abitato da persone molto povere – sono numerosissime per cui c’è bisogno di aiuto per garantire colazione e pranzo ai 42 bimbi del nido per un anno. Segui i nostri progetti, sostieni i missionari che non lasciano passare giorno senza lottare per assicurare il pasto quotidiano ai bambini che vengono loro affidati. Grazie! A CURA DI MISSIONI DON BOSCO redazione.rivista@ausiliatrice.net

EMERGENZA ALIMENTARE IN PATAGONIA

Lo sanno i missionari salesiani di Carmen de Patagones, che prestano la MARZO-APRILE 2016

39


Il card. Anastasio Ballestrero: mistico e pastore Per stile apostolico rimase sempre un contemplativo, presto sarà lui a essere pregato. Originario di Genova, Anastasio Ballestrero apparteneva ai Carmelitani scalzi, una scelta di spiritualità che ha segnato tutto il suo cammino: partecipò al Vaticano II in quanto superiore generale dell’Ordine poi, per volontà di papa Montini, eccolo arcivescovo a Bari, a Torino successore di Michele Pellegrino, dal’79 all’85 presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Nel febbraio 2014 è iniziato l’iter per la causa di beatificazione. Manca solo il miracolo. Sarà, presto o tardi, il primo arcivescovo del capoluogo piemontese a diventare beato, e l’unico dei tempi moderni. Il mondo salesiano non ha mai dimenticato la sua capacità di parola, la grande esperienza umana, quel saper entrare in empatia con le persone che, anche a distanza di anni, è rimasto nel cuore di sacerdoti, suore e laici. IL RAPPORTO CON L’AUSILIATRICE

È l’arcivescovo Ballestrero nel febbraio del 1988 ad aprire, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, la concelebrazione che inaugura Don Bosco 88, il programma di festeggiamenti per il centenario del Santo. Il 5 giugno dello stesso anno, nell’anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Giovanni 40

MARIA AUSILIATRICE N. 2

Bosco, scrive al clero locale: «Questo prete è rimasto orfano di padre da bambino. Il Signore gli ha lasciato vicino per tanto tempo un’ammirabile mamma, mamma Margherita, ma gli ha concesso anche una intuizione inesauribile di grazia sulla presenza di Maria nella vita della Chiesa. La Basilica che il santo ha voluto dedicata all’Ausiliatrice, non sta soltanto a testimoniare una devozione fatta grande come il suo cuore trasfigurato dalla carità, ma anche a ricordarci che ogni itinerario cristiano è aiutato da questa Madre, è sollecitato da questa presenza ed è trasfigurato da questa soavissima maternità».

NEI LUOGHI DI DON BOSCO

E sarà sempre lui, nel settembre dello stesso anno, ad accompagnare insieme al Rettor Maggiore don Egidio Viganò Giovanni Paolo II nei luoghi salesiani: la casa natale e la Basilica del Colle (fu proprio Ballestrero nell’84 a consacrare la Chiesa superiore), la chiesa di Sant’Andrea a Castelnuovo con migliaia di salesiani coadiutori, salesiani cooperatori, volontari ed ex allievi a sventolare le bandiere di tutti i paesi dove sono presenti i salesiani. Sarà presente anche alla beatificazione della giovane ex-alunna delle Figlie di Maria Ausilia-


PASTORE DELL’INCONTRO

Il processo canonico avrebbe dovuto svolgersi a La Spezia, diocesi in cui Ballestrero morì (nel Fortino del monastero carmelitano di Santa Croce, a Bocca di Magra, il 21 giugno 1998). Grazie a uno speciale permesso, invece, è stata trasferita a Torino. È stata la famiglia religiosa carmelitana a decidere di promuovere la causa, grazie soprattutto a padre Giuseppe Caviglia, che del cardinale fu segretario per venticinque anni,

CHIESA E DINTORNI

trice Laura Vicuña, alla visita a Valdocco e all’incontro con i giovani allo stadio Comunale di Torino, ascoltando in silenzio il dialogo di Wojtyla con i ragazzi, il suo ricordare come nell’Italia della rivoluzione industriale e del convulso Risorgimento il Santo dei giovani avesse incominciato un viaggio in salita dettando le regole di un’entusiasmante creatività educativa del tempo libero, una pedagogia dell’ottimismo simboleggiata dalla certezza della Risurrezione.

«un’ombra che non fa ombra» come amava definirsi, e che su padre Anastasio ha scritto un bel libro edito dalla Elledici. In questa fase diocesana dell’inchiesta vengono raccolti scritti, prove e testimonianze da sottoporre ai “censori teologi”. Spiritualità interiore, pratica degli esercizi spirituali, venerazione mariana, Ballestrero di semi ne ha sparsi tanti nella sua lunga vita consacrata. Qualche germoglio si è già visto. Altri arriveranno con i tempi che saprà darsi la Chiesa. ANDREA CAGLIERIS GIORNALISTA RAI E SEGRETARIO DELL’ORDINE DEI GIORNALISTI DEL PIEMONTE redazione.rivista@ausiliatrice.net

Il Cardinale Anastsio Ballestrero con il Beato Papa Paolo VI

Alcune immagini della visita di San Giovanni Paolo II a Torino Valdocco nel settembre del 1988

MARZO-APRILE 2016

41


CHIESA E DINTORNI

Il Diavolo e l’Acqua Santa «Dio è Padre, ricordalo!». Dalla puntate precedenti: una signora semplice e un uomo elegante stanno discutendo... di preghiera! mentre sono sull’autobus.

IL PADRE MISERICORDIOSO AMA MOLTIPLICANDO IL SUO AMORE PER ENTRAMBI I SUOI FIGLI, E GIOISCE PER POTER RIDARE A QUEL FIGLIO MINORE E SCELLERATO TUTTO QUELLO CHE AVEVA BUTTATO VIA.

42

MARIA AUSILIATRICE N. 2

L’uomo sembra tutto ad un tratto annoiato, ma presta ascolto: - Allora sentiamo, come mai Dio non ascolterebbe i miei bisogni? La donna risponde a bassa voce perché non vuole più attirare l’attenzione degli altri passeggeri, anche se il suo cuore le farebbe volentieri urlare quella risposta, che però traveste con astuzia da domanda. - Lei non ha mai avuto figli, vero, nel senso di più di uno… Non mi è permesso farlo – risponde l’uomo risvegliandosi e con gli occhi che brillano di allerta – ma cosa c’entra questo? – Vede, nemmeno io ho figli… e questo credo ci faccia perdere un pezzo importante del puzzle per capire il volto di Dio. Una volta una mamma che aveva già un figlio piccolo si è trovata sotto le mie cure… era al suo secondo parto e le ho prestato amichevole assistenza… ehm! – tossisce come se non volesse tirare giù oltre le carte. L’uomo non sembra interessato alla sua dissimulazione e sembra non


CHIESA E DINTORNI

voler perdere una parola. - E allora? - E allora – racconta la donna soddisfatta di quell’attenzione recuperata – poco prima di partorire lei si chiedeva come avrebbe fatto a dividere con la figlia in arrivo l’amore che provava per il suo primogenito. E che le sembrava assoluto. - E quando la bambina è finalmente nata… - Lei ha compreso che non c’era nulla da dividere, tutto si moltiplicava così, all’istante e senza sforzo. E Dio con noi fa lo stesso: non ci toglie qualcosa per darlo agli altri figli… Per ciascuno di noi ha un amore personale e totalizzante. Questo è essere Padre e Madre, questo è il vero volto e la natura di Dio. L’espressione dell’uomo appare crucciata. Si vede che è stato colpito dalle parole della signora ma non ha alcuna intenzione di darle ragione così differente. - Ci sono padri e madri che fanno preferenze precise e infide nei confronti dei loro figli, questo dovrebbe farci pensare che forse anche lassù qualcuno ha le sue preferenze… - In questa terra ci sono persone che vivono tanti anni in ricchezza e altri che ricevono pochi anni in povertà e malattia, è vero – cerca di prevenirlo la donna tentando di spegnere subito l’incendio – ma queste sono cose di infinita piccolezza davanti all’Eternità verso cui ogni anima è chiamata, ma soprattutto molti di questi fattori sono dovuti agli sbagli con cui è costruita la società umana, più egoista che dedita alla protezione del povero e del debole. Sono gli uomini che fanno in effetti molte preferenze: le ragazze belle, i cervelli migliori anche se infimi di cuore, i muscoli più grossi… tutto questo divide il mondo… Dio non sceglie… L’uomo scoppia a ridere. Questa volta è lui a catturare l’attenzione di tutto il mezzo pubblico ma sembra incurante della cosa: - Dio non sceglie… Lo chieda a Caino

e Abele, lo chieda al figlio maggiore di quella storiella che nelle chiese chiamano del… figliol prodigo. La donna alza le mani e scuote la testa. - Dio è libero e può apprezzare un dono piuttosto che un altro. Soprattutto se viene da un cuore puro. Ma a Caino, se vogliamo stare al racconto, non è stato dato alcun castigo o alcuna penalità… In ogni caso nulla che giustificasse la sua trasformazione in un assassino. L’uomo è così ridicolo e orribile quando non sa controllare i suoi istinti. Il signore si gonfia il petto e sussurra: - Sono le cose che più gli fanno credere di avere il potere… La donna lancia un’occhiataccia: - Potere un corno… e per quanto riguarda la parabola del Vangelo io preferisco chiamarla la storia del Padre Misericordioso. Che amava moltiplicando il suo amore entrambi i suoi figli, e gioiva per poter ridare a quel figlio minore e scellerato tutto quello che aveva buttato via. Dobbiamo ricordarcelo quando preghiamo: l’amore di Dio è tutto e totalizzante per me, in ogni momento. Il mezzo si ferma davanti ad una chiesa. La gente sta uscendo da un funerale. Il signore elegante solo di aspetto non riesce a trattenersi: - Ecco l’amore di Dio che ha ascoltato un’altra preghiera… E già che ci siamo mi tolga una curiosità, a che serve andare in chiesa se con questo Dio posso gustarmi tutta la festa semplicemente pregandolo… La donna alza gli occhi al Cielo. - Questo qui ne sa proprio una più… del Diavolo??? - Allora… (continua) DIEGO GOSO dondiegogoso@mac.com

MARZO-APRILE 2016

43


Riciclare gli avanzi: torta di… pane! ANNA MARIA MUSSO FRENI redazione.rivista@ausiliatrice.net

Santa Maria della Speranza. È il nome della piccola cappella di un ospedale torinese, il Martini, da qualche anno diventata particolarmente attraente per le singolari opere d’arte che la abbelliscono e per la funzione sociale che svolge. Il Pronto soccorso dell’ospedale è stipato, oltre che di umanità sofferente, anche di numerosi senzatetto che cercano riparo dalle intemperie, mal tollerati dal personale ospedaliero e malvisti dai pazienti in attesa del triage. Occupano sale e corridoi con le borse piene di indumenti, cartoni e coperte logore, qualche avanzo di cibo. Nel loro vagare senza speranza incontrano il cappellano del Martini, don Gian Paolo Pauletto, che ne ascolta le storie, cerca di scoprire le loro abilità e i loro sogni, se ne hanno ancora. Diventano amici. Insieme intravedono la possibilità di una vita diversa, con uno scopo. Nasce così scARTo, progetto ambizioso, inteso a recuperare vite e materiali di scarto per farne opere d’arte. I senzatetto incominciano a vivere la città, cercando oggetti che, come direbbe Nino Costa, «tanta gent a campa nt’ l’amnisera e tanta gent a coeuj e a doeuvra ancura» (tanta gente butta nella pattumiera e tanta gente raccoglie e usa ancora). Si scoprono falegnami, decoratori, scultori…e molto altro. Ritrovano la dignità che avevano smarrito. Dopo il presepio realizzato per il Natale 2013, creano autentici capolavori, come il crocifisso che orna la cappella dell’ospedale e la base dell’altare della chiesa di Pozzo Strada. Nasce un piccolo laboratorio d’arte e di restauro, inizialmente ospitato nella sacrestia della cappella ospedaliera, poi trasferito all’oratorio della parrocchia Gesù Buon Pastore. Le opere di scARTo, prevalentemente sculture in legno, sono conosciute e apprezzate, diventano oggetto di esposizioni. Dimostrano che non esistono materiali di scarto . E soprattutto, non esistono vite di scarto. Proprio come in cucina, dove si può confezionare un ricco piatto con avanzi di pane. 44

MARIA AUSILIATRICE N. 2

Crocefisso presso l’Osp. Martini

2 HG DI PANE RAFFERMO A FETTE 2 BICCHIERI DI LATTE 1H G DI PROSCIUTTO COTTO O AVANZI DI SALUMI VARI 4 SOTTILETTE O AVANZI DI FORMAGGIO MORBIDO. 2 UOVA. COPRIRE IL FONDO DI UNA PIROFILA CON LE FETTE DI PANE, BEN AMMOLLATE NEL LATTE. ADAGIARVI SOPRA IL PROSCIUTTO E LE SOTTILETTE. MONTARE A NEVE GLI ALBUMI DELLE UOVA, MESCOLARVI I TUORLI E VERSARLI SUL COMPOSTO. CUOCERE IN FORNO A 150° PER 30 MINUTI.


La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia.

Carissimi lettori, a tutti voi giungano i nostri auguri

Papa Francesco

Dio benedica e ricompensi largamente la carità dei nostri benefattori. (don Bosco)

Il conto corrente postale inserito in ogni numero, mentre serve all’ufficio spedizione come etichetta di indirizzo, vuole facilitare il lettore che volesse fare un’offerta.

Se desideri ricevere la rivista compila il box, spedisci in busta chiusa e affrancata o via fax o email a:

Rivista Maria Ausiliatrice – Via Maria Ausiliatrice 32 – 10152 Torino Fax: 011.5224677 – email: diffusione.rivista@ausiliatrice.net Per le tue offerte: BancoPosta n. 21059100 – IBAN: IT 15 J 076 0101 0000 0002 1059 100

assegno bancario intestato a: Santuario Maria Ausiliatrice Credit Card su PayPal: http://rivista.ausiliatrice.net/abbonamento

COGNOME E NOME _________________________________________________________________________________________________________ VIA ____________________________________________________________  FRAZ. ___________________________________  N. _______________ CAP _________________  CITTÀ _____________________________________________________________________________  PROV. ___________ E-MAIL ____________________________________________  TELEFONO ____________________________  DATA DI NASCITA __________________

Grazie.

FIRMA __________________________________________________________________

I dati forniti dal Cliente saranno inseriti negli archivi elettronici e cartacei della Rivista Maria Ausiliatrice e sono obbligatori per adempiere all’ordine. I dati non verranno diffusi né comunicati a terzi, salvo gli adempimenti di legge, e saranno utilizzati esclusivamente dalla rivista, anche per finalità di promozione della stessa. Si possono esercitare i diritti di cui all’art. 7 D. Lgs 196/03 “Codice della Privacy” rivolgendosi al titolare del trattamento: Parrocchia Maria Ausiliatrice – Rivista Maria Ausiliatrice, con sede in Torino, Piazza Maria Ausiliatrice 9 – 10152. Al medesimo soggetto vanno proposti gli eventuali reclami ai sensi del D. Lgs. 185/99.


3 ottobre 2015 In caso di MANCATO RECAPITO inviare a: TORINO CMP NORD per la restituzione al mittente: C.M.S. Via Maria Ausiliatrice 32 – 10152 Torino, il quale si impegna a pagare la relativa tassa.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.