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Un anno per imparare
Quando, il 24 maggio 191 5, l' Ital ia encrò nella Grande Guerra al lato d'Ingh ilterra, Francia e R.ussia contro l'Austria-Ungheria, erano passaci quasi cinquant'anni dall'ultima comba ttu ta e pe rsa ne l 1866.
Qu ell a. si era c hiusa con l'ann essio ne del Veneto per meriti altrui, cioè per la ,·ittoria della Prussia sull' Aumia e la mediazione de ll a Francia
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Era sta ta comunq ue breve, come le precedenti del 1848-49 e 1859: tra la dichiara zione di guerra, l'invasione del territorio da conqu istare e la battaglia ri solutiva erano bastat i tre o quattro mes i el 191 5 la situazione era di,-ersa: il nsto conflitto, sco ppi ato da qu asi un anno tra grandi potenze, ciasc una con l'illusione di un a rapida vittoria sul nemico, si era impantanato nelle oppos te trincee, logorando uomini e mezzi Una decisione d i cale impo rtanza, inoltre, veniva presa in mezzo a numerose imp li cazioni politiche e nùlitari di cui si do\·eva tener conto.
Nel Paese es isteva una frattura tra chi sosteneva anche entusiastica mente l'imervento e chi invece vi si opponeva per idealismo o puro pragmatismo. Si dec ide va tra gli es tre mi di chi, da una parte, vedeva nella guerra la «sola igiene del mondo~, co me i futuristi, e di chi, dall'altra, la considerava secondo il gi udi zio espresso da pa pa 13e nede tto XV nel ' 17, !'«inut ile strage».
In politica estera vi erano rapporti da rivedere. J el 1882, dopo che la Franc ia aveva ass un to un prot ettorato su lla Tunisia. l'Italia, valutando l'operazione contraria ai suoi inte ressi coloniali sul Mediterra neo, aveva sottosc ri tto co n Au st ri a-Unghe ria e Germania la triplice alleanza.
Entrando in guerra. ci si poneva come pros pettiva anche q uell a di co nqu iscare le terre irredente di Trento e Trieste, ,otto dominio asburgico: aHebbe affrontato quindi l'ex alleato, riallacciandosi di nuovo alla Franc ia, sforzandosi di far diment ica re k recenti frizion i senza crearne di nuove. Ne l frattempo però avevano imb racciato le armi anche altre nazioni: a Ingh ilterra e Russia già legate alla Francia nella Tripl ice incesa, si aggiu nsero la 13osnia e il Giappone, mentre la Turchia si metteva a lato di Germania e Austria.
Era dunque necessario tener co nto di cucco lo scenario internazionale agire strategicamente d'accordo con gli alleati per affi-onca re in ma,ùera coordinata i comuni nemi ci.
Anche dal punto di vista militare si profùavano alc uni problemi. Bisognava valutare il ri chio di caden.· ne lla stessa situaz ione di logoramento, che aveva bloccato per lungo tempo le truppe schierate sul fronte occidentale e su quello orie ntale d'Europa.
Tra !calia e Austr ia -U ng heri a il confine, e quindi il terreno dove a\Tiare le operazioni . spesso era segnato in alca montagna, arriva ndo, ad esempio sull'Adamello, a su perare i 3.500 me tri . 111 una gue rra di logoramento a cale altitudine l'onere di mantenere continge nti militari comportava enormi difficoltà di com unicazione, di rifornim enti e di sicurezz a.
Anche in questo senso si doveva affrontare un quadro dive:rso dalle prec eden ti guerre d'indipendenza, rea lizza re con sco ntri prevale nteme nte i11 pian ura.
Il capo di Stato Maggiore dell'Esercito, il tenente colonnello Luigi Cadorna, all' inizio della ca mpagna cadd e probabi lmente ne ll a stessa illu sione dei moi colleghi d'oltralpe: si convinse o volle convincere che con qualc he «spalla ta » si sa rebbe ,fondato sull' Isonzo e marciato verso Lubiana e Tri este: in pochi mes i tutto si arebbe risolto. anche a livello in t ernazionale, grazie pro pr io agli italian i.
Durante tutta la prim a parte de l conflitto, infatti, tentò l'offensiva a oriente lungo l'Isonzo, disponendo il fronte settentrionale. che puntava su l s:i li c nce trentin o. a una pura funzione difensiva .
I nuovi all eati, Francia e Inghilterra, nel patto segreto di Londra del 26 ap rile 19 15 avevano promesso collaborazi o ne e la uti compensi te r ritoria li in caso di vittor ia, ma pretesero che l'Italia di c hi arasse guer ra encro un mese, mob ilitandos i immediatamente .
Se il Paese avess e avuto ca pacità di spo stame nti rapidi d'artigl ieri a, r ifornita delle necess ari e munizioni , e ins ieme una migli o re conosce nza dell e for- ze nemiche in q uel momento meno numerose delle pro prie, probabilme nte con ope razioni tempes tive avreb be ot tenuto esi ti più mass icc i. Invece la lentezza delle prime manovre e i no n amp i spaz i raggiunti itinerari ferroviari e cronogra111ma relativi a 1111a delle operazioni pirì efficienti del 1916: il tra.ierimenro in 11 J!iomi di piiì di 130. 000 r1omi11i dal fro11te dell'Ison z o all'area della Strafexpe d ici on. dai limitati armamenti disponibili dimensionò i successi a scarse penetrazioni olrre l' Isonzo, costituendo qualche testa di ponte, subito bloccata dall'esercito austroungarico, che nel frattempo otteneva i necessari rincalzi .
Per poter confrontarsi con un nernico già allenato alla guerra,l'[talia aveva bisogno di accelerare in maniera esponenziale la produzione delle armi, organizzare tutti i trasporti sul territorio nazionale, provvedere al vettovagliamento e garantire un servizio sanitario tale da assicurare la cura di feriti e malati provenienti dal fronte: era necessario moltiplicare ospedali, farmaci, strumentazione e mettere a disposizione un maggior numero di medici e infermieri.
I problemi s'incrociavano: i trasporci, la produzione industriale, la continuità nei raccolti agricoli.
La carenza interna di materie prime esigeva un incremento delle importazioni. Queste in massima parte avvenivano via mare, e potevano incappare nelle insidie della flotta tedesca, incrociatori e sottomarini. che già stavano provocando danni altissimi ai rifornimenti inglesi .
Alla tìne il bilancio delle vittin1e di guerra mostrò chiaramente che le perdite ita liane (morti, feriti, dispersi) furono spesso molto superiori dell'altro fronte. n numero altissimo di vite sacrificate dipendeva dall'armamento, inferiore a quello avversario per qualìtà e quantità, soprattutto all'inizio.