LO STRETTO DI MESSINA E BAGNARA DOPO IL TERREMOTO DEL 1783

Page 50

tutto è espresso in modo calzante e si riassume nel dialogo finale fra Carlo D’Angiò e la moglie Beatrice, immersi in un desolante paesaggio senza vita: B.: Miseri! Dove siam? C.: Dentro un abisso abisso interminabile d’affanni che il cor ci stracceranno eternamente. Ove ci spinse ambizioso il Regno? Corradino, il «giusto secondo diritto e tradizione, cioè tradizione e storia» è lo scudo contro la tirannide della Curia che difende la sua politica di assoggettamento del popolo, basata sulla «superstizione», e la difende 187 servendosi di un Re sanguinario che nega perfino la sepoltura della vittima alla madre disperata. Nel Corradino l’ideologia è chiara: la ragione laica è usurpata dall’irrazionale e la responsabilità morale e civile del popolo «governato» dal giusto Corradino, è decapitata insieme al suo Re buono e tutto diviene inerme e 188 impotente. 2.9 – Verso l’89: Bagnara e il “negozio del mare”, le altre realtà limitrofe, e il nuovo “assolutismo” della Classe Emergente Man mano che la struttura economica calabrese si andava assestando, con buona parte delle campagne oramai in mano borghese, si potevano constatare le differenze fra la Calabria e le regioni settentrionali. Il passaggio di mano a mezzo della Cassa Sacra, non provocava investimenti. Tutto pareva restare fermo all’economia primordiale. Venivano al pettine dunque, i nodi espressi da Grimaldi in anni di battaglie verso il Governo da una parte, e l’ignoranza dei proprietari calabresi dall’altra. Continuavano dunque a mancare le strade e l’assetto idrico. La mancanza di acqua (e dunque le frequenti siccità) non consentivano la coltura intensiva dei cereali, elemento fondamentale per lo sviluppo degli allevamenti. Così, mentre altrove l’agricoltura si sviluppava sul binomio cereali-carne, la Calabria restava ferma alle campagne indifese e 189 sistemate a una coltivazione di sussistenza e meno che artigianale. Faceva eccezione, come più volte notato, la zona della Piana, sistemata a colture specializzate (uliveti – agrumi), l’altopiano della Corona e il suo centro serico-agricolo di Seminara e soprattutto le zone anseatiche 190 del Canale, sistemate a colture tipiche: uva di altissima qualità, quasi tutta lavorata a Villa dai Caracciolo , agrumi, gelseti e, più specificatamente per il comprensorio di Bagnara, l’attività boschiva che s’affiancava alle viti delle rasole, un’uva di straordinaria bellezza e qualità. Accanto a questa attività primaria, che dava vita al commercio fin al centro d’Europa attraverso il «negozio del mare» dei padron di barca bagnaroti e scillesi, e alimentava la vita economica del Paese, con segherie e cantieri navali (i cantieri navali di Bagnara costruivano ormai tutti i «luntri» operativi nel Canale oltre a ottime barche di tutte le dimensioni e gli usi), stava l’attività caratteristica stagionale del passaggio dei «mutuli», le costardelle e soprattutto della caccia al pesce-spada che al largo di Bagnara aveva la sua punta di diamante. Al largo della cittadina anseatica infatti, lo Spada trovava l’ ambiente ideale e iniziava la fase di riproduzione; ciò dopo aver passato lo stretto, dove esercitavano i pescatori messinesi di Punta Faro con le loro feluche ancorate e aver superato le poste di Scilla. 191 Lo scienziato Lazzaro Spallanzani che nel 1789 navigava sul Canale, al largo fra Scilla e Bagnara così 192 descriveva l’equipaggiamento del «luntre»: il «Lanzaturi» Colto il momento favorevole, scaglia l’asta del pesce, talora alla distanza di dieci piedi e ferito che lo abbia, rallenta immediatamente la funicella che tiene in mano, per dargli «calma» (tregua), mentre la ciurma a voga sostenuta (non più dunque «il vogatore» di Polibio, ma una «ciurma») segue il percorso del pesce ferito finchè questi non si dissangua perdendo le forze, momento identificato col fatto che il pesce torna a galla. Allora si avvicinano e con un uncino di ferro lo issano sull’ontre e lo portano subito a riva. Talvolta il pesce ferito s’avventa con furia contro l’ontre giungendo anche a forarlo colla spada; ecco perché i pescatori stanno in guardia anche quando il pesce appare senza più sensi (…) La lancia per ferirlo è di «carpine», un legno che non si piega con facilità ed è lunga ben 12 piedi. Il ferro che sta in punta, chiamato dai marinari «freccia», è lungo 7 pollici ed è affiancato da due altri ferri, chiamati «orecchie», anch’esse cute e taglienti, ma obili. Sono unite al ferro principale finché la mano del lanciatore sta ferma ma si dilatano nella vibrazione del colpo aumentando la ferita e facendo attaccare tenacemente il ferro all’interno del

187 E così si apre la stagione del teatro popolare che rappresenta soggetti e argomenti sentiti dal popolo, sicché il teatro è la rappresentazione dello stesso dolore popolare, le speranze della gente comune, quello che è giusto pensare. Il vero dunque, col giusto, si schierano da una parte mentre l’attesa del vero e del giusto si schierano dall’altra. L’attesa del vero, cioè quello che è bene che si compia per conseguire la felicità sociale. Il teatro giacobino irrompe sulla scena popolare divenendo un fatto sociale. 188 R.SIRRI, Scritti teatrali di F.S.Salfi. Il primo e il secondo Corradino, Settecento Riformatore, Periferia ed., Cosenza 1985. 189 F.EVOLI, L’economia agraria delle province meridionali durante la feudalità, ASCL, a.I (MCMXXXI), p.175. 190 Il trasporto avveniva da Bagnara a Scilla e a Villa sempre a mezzo di chiatte trainate da buoi dalla riva a mezzo del «palorgiu», lungo il percorso del lungo arenile Bagnara-Favazzina-Scilla. Poi si proseguiva a remi per il doppiaggio del promontorio di Scilla e la costa di Capo Pacì; quindi, sbarcati i buoi, di nuovo col traino lungo l’arenile Cannitello-Scilla. 191 L.SPALLANZANI, Viaggi alle Due Sicilie e in alcune parti dell’Appennino, t. IV, Stamp. B. Comini, Pavia 1793, p. 317. 192 Così definito in G.PITRE’, Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane, vol. XXXV, Reber. Ed., Pa. 1913, p. 400. pag. nr.

50


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook

Articles inside

2.10 – L’89: la preoccupazione della Corte di Napoli e i riflessi in Calabria pag

45min
pages 55-63

e nell’Europa Continentale pag

12min
pages 80-82

3.3 – 1794: Reggio e Bagnara fra Rivoluzione e Controrivoluzione pag

39min
pages 64-72

Allegato 1 – Le impressioni di viaggio di Pilati in Calabria a metà del Settecento pag

10min
pages 73-74

“Assolutismo” della Classe Emergente. pag

26min
pages 50-54

2. 8 – Fatali contraddizioni all’interno dei nuovi gruppi dirigenti pag

24min
pages 45-49

2. 7 – I Ruffo verso il declino: l’ascesa di una nuova classe imprenditoriale a Bagnara pag

5min
page 44

2. 6 - Contro le riforme del Palmieri. Il potente Partito Ducale a Bagnara nel 1788 pag

5min
page 43

E il risveglio ostile dell’Aristocrazia periferica pag

9min
pages 41-42

2. 4 - Una “ventata” di Borghesia Illuminata e i primi fermenti rivoluzionari pag

23min
pages 37-40

Tirrenico della Calabria Meridionale pag

24min
pages 31-34

1.10 – La sconfitta della Cassa Sacra e il trionfo della rendita parassitaria pag

14min
pages 28-30

Il declino dell’Arte della Seta pag

9min
pages 35-36

1. 5 – La Cassa Sacra, le Scuole Normali e lazione dell’abate d. Antonio Jerocades pag

20min
pages 15-18

d. Domenico Grimaldi pag

17min
pages 10-12

1. 4 – La difficile ricostruzione pag

10min
pages 13-14
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.