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Nota dell'autore
I.:idea di questo lavoro spuntò molti anni fa, alla scomparsa di quel gentiluomo, che fu Giorgio Mootoo, caro amico, al l'epoca uno dei maggiori collezionisti italiani di baionecce. E presi a raccogliere foto, disegni, appunti, regolamenti ecc. per realizzare un suo sogno. E per le pressioni di coloro che mi chiedevano di completare il ciclo delle a rmi bianche italian e
Dopo la prim a edizione mi arrivò molto materiale da letto ri di Diana Armi, collaboratori, collezionisti, antiquari, ma, credetemi, non è facile mettere un po' d'ordine in questo campo soprattutto quando si entra nella tipologia delle baionette "a manico e ghiera" con le lame a sezione triangolare degli Stati preunitari. Infatti non c'è granché negli archivi in merito. Cerco se su di una lama a sezione triangolare c'è inci so in corsivo "Mongiana" è chiaro che appartiene alla produzione "napoletana".
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Occorre poi ricordare che sul territorio d ell' Italia preunitaria si sono accapigliati eserciti di mezza Europa e quelli di Stati preunitari che si rifornivano dove era loro più conveniente non avendo una produzione propria. Quindi Stato della Chiesa - Legazioni comprese -, Granducato di Toscana; Ducato di Parma; Ducato di Lucca. Anche in parte, il Regno di Pi emonte e Sardegna la cui produzione era scarsa: i due grandi che non avevano bisogno di acquisti esteri essenziali erano so lo il Lombardo Veneto con armamento austriaco e il Regno dei Borbone al sud della Penisola. Da aggiungere francesi, mercenari svizzeri, spagnoli, austriaci, tedeschi, inglesi ecc. E una massa entusiasta e male armata di Volontari, per lo pitt garibaldini. Aggiungeteci Guardie Nazionali e Civiche e l' insalata è fatta.
Mi vengono i brividi a ripensare aHe lettere (una volta c'erano so lo quelle e il telefo no) di risposta, di ringraziamento, di richiesta, spedite e ricevute dai posti più strani. Molti fabbricami non esistono più; i "piccoli" per lo più non tenevano un archivio preciso o non lo tenevano affatto; qu elli dei grandi, con la seconda guerra mondiale e la guerra civile riportarono danni e perdite consisrenri. I libretti (o li brecce) militari sono una rarità anche perché nelle FF.AA. c'è l'ab itudine, al cambio di un regolamento, di distruggere il precedente. E qui entrano in campo collezionisti e biblioteche. Mi viene spontaneo ricordare una frase di Petrolini riferita a ll o scarpinare da un teatro all ' altro: la notte, andando a lecco, si ritrovava con" . .. le scarpe piene di piedi!'. Che è immagine bellissima, evocativa!
Nel 1990 presi a mettere su carta quanto appreso e che vide la luce due anni dopo grazie alla fìducia de l "Sorerrico": il signor Enri co Vallccchi, il noto editore, che dopo averci pen sato un po ', una mattina m'incrociò sulle scale dell'Editoriale Olimpia.
"Giorno Sorerrico".
E lui, nella sua s im patica balbuzie "Ggiorno Prezz (a volte mi chiamava Prezzemolo per i basettoni-baffi alla Leopoldo di Toscana) ... Caaala .. . Caalamandrei ... ".
Fece due scalini e si fermò:
"Senta un po'.· pper queel/.a sss u' idea, I.a .Ifa I.affaccia come I.a crede. Pe ' i' meglio mmagari, eh! La lo dica a. a i' Ccciolli e ali.a Mmarina'~
"Grazie Sorerrico, Grazie della fiducia. Vado subito"
"Gggrazie a Ilei, fjfigliolo. E un glieelo diirei se uun ci credessi .. E poi, sssa, se un ggu .. guguadagno euuun mi ddiverto!'.
E così, sorridendo, mi dette il via.
E ora, dopo oltre un quarto di secolo, con una non meno cordiale, inattesa te lefonata di un alcro noto editore, Mauriz io Caimi della Rusconi Libri, riappare lo studio su ll e baionette italiane, integrato con pezzi reperiti e segnalati - post prima edizione - da lecrori, amici, collezionisti, antiquari.
Ch i conosce i miei precedenti lavori noterà che i pochi disegni nuovi o modificati non hanno la nitidezza di quelli del '92 Me ne di sp iace e me ne scuso: gli anni hanno gravato sulla mano. Ma non su ll ' impegno.
C'è rimasto, come accennato, il (semi)vuoco delle baionette "a manico e ghiera" degli Stati preunitari: da allora, infatti, è cambiato ben poco.
Comunque, cercare di mettere una po ' d'ordine in questo campo dalla Restaurazione ad oggi è staro un grosso imp egno ora pressoché risolto "Pressoché"? Sì, infatti son s icuro che qualche prototipo o adacramenro bellico delle due guerre mondiali apparirà ancora, ma penso sposterà poco nel complesso di questa scoria.
CC Luglio 201 7
Ringraziamenti
Laucore desidera ringraziare coloro che gli sono stati vicini con consigli, obiezioni, critiche, indicazioni o semplicemente ascoltandolo, oppure fornendogli foto, documenci e così sia. Nel caso qualcuno non compaia qui, ciò sarà dovuto esclusivamente a semplice dimenticanza e l'autore se ne scusa.
Sig. Attilio Andretto, Brendola; Dott. Enrico Arrigoni, Gorgonzola; Sig. Ruggero Bacciali, Roma; Sig. Vittorio Balzi, Viareggio; Dote. Alessandro Baratta, Brescia; Dote. Pierangelo Battù, Torino; Sig. Ruggero Belogi, Civitanova Marche; Fabbrica d'Armi Pietro Berena, Brescia; Sig. Fiorenzo Bianchini, Firenze; Sig. Renato Blengecci, Fossano; Sig. Agostino Bossi, Crema; Sig. Roberto Damilano, Ivrea; Sig. Flavio del Tin, Maniago; Sig. Sergio Ferrari, Salerno; Sig. Adelio Ferrario, Besezzo; Sig. Gaetano Fiorentino, Napoli; Gen. Pier Giorgio Franzosi, Dir. Rivista Militare, Roma; Sig. Francesco Gasparini, Treviso; Sig. Maurizio Geri, Firenze; Sig. Sandro Menotti Giusti, Firenze; Sig. Giovanni Mogliotti, Felizzano; Sig. Paolo Guerrazzi, Firenze; Gen. Vittorio Luoni, Roma; Sig. Luigi Marchi, Firenze; Sig. Fabrizio Mazzoni, Firenze; Magg. AJdebrano Micheli, Terni; Sig. Sergio Pelone, Firenze; Sig Livio Pierallini, Arezzo; Sig. Luca Poggiali, Firenze; Sig Daniele Prinari, Roma; Sig. Ermanno Ranuzzi, Bologna; Sig. Alberto Roani, Bologna; Sig. Luciano Salvatici, Firenze; Sig. Marcello Scapigliati, Firenze; Uff Storico Marina Militare, Roma; Ing. Alessandro Viti, Brescia; Sig. Renzo Zanin, Treviso; Sig. Sergio Zannoi, Treviso.
Ag li amici Alfredo Barrocci, Gian Rodo l fo Rotasso e Angelo Vicari uno specia le e doveroso ringraz iamento : ai primi due per la disponibilità, l'impegno, la pazienza, i consigl i spesi nella realizzazione di questo lavoro c he senza il loro appoggio non sareb b e stato così vasto; al terzo per il suo accurato studio legale sulla baionetta riportato in appendice.
Per questa nuova edizione l'Autore ringrazia in primo luogo il Don. Maurizio Caimi, Presidente della Rusconi Libri, per l' opportunità cortesemente offertagli . E gli amici: in primo lu ogo Dario Viganò, noto esperto che è stato un 'o ttima "spall a"; Er- manno Albercelli; Fiorenzo Bianchini; Gilberc Amigues e signora; Alfredo Barrocci; Franco Ferrari; Bruno Di Giorgio; Paride Minervini; Neri Moriconi; Gian Rodolfo Rocasso; le antiquarie Rossana e Susy Picciati; Sergio Pelone; Livio Pierallini; Giovanni Salvador; Renzo Zanin; Angelo Vicari; la Casa d'Asce Czerny's di Sarzana; la ditta Extrema Ratio di Praco; l'Armeria Frigerio di Lecco.
Se, per pura distrazione avessi omesso il nome di qualcuno me ne scuso in tutta sincerità e con la massima gratitudine. L'Autore
Attenzione
La fabbricazione delle armi bianche d'ordinanza prevedeva precise tolleranze nelle misure: salvo ove indicato nel testo, le misure in millimetri sono quelle medie ufficiali o riscontrate in media su gruppi di esemplari di ciascun tipo controllati, ove possibile, personalmente.
La scelta del vasto uso delle tavole a disegno, come nella precedente edizione e nei libri sui pugnali italiani, è stata consigliata dalla qualità della maggior parte delle foto disponibili giunte dalle più disparate provenienze. Molte sono fot() vecchie, anche secolari, provenienti da manuali, regolamenti, librette militari stampate per lo più su carta di cattiva qualità, ingrigite o ingiallite; foto a volte quasi non pubblicabili scattate da lettori e tuttavia utili perché corredate di scritte, date, misure, punzoni a livello di documentazione.
Il disegno consente di "smontare" i pezzi rendendo visibili elementi altrimenti non apprezzabili in fotografia.
Quando l'autore ci chiese di premettere qualche parola a questa sua ultima opera pensammo subiro che la prefazione ad un nuovo libro può essere di varie specie: o raccom an d azio ne generica all'attenzione del lettore; o sp iegaz ione delle finalità e dei contenuti del libro oppure ve ra e propria recensione.
Noi non vorremmo fa r niente di tutto ciò, p er du e buon e ragioni.
In primo luogo p erché qu es to nuovo libro - il terzo in sei anni d edi cato da C esa re Calamandrei alle armi bianch e italiane - si pr ese nta da solo. Bas ta infatti aprirlo come abbiamo fatto ini z ia lm ente anche noi, qua e là, a caso, per accorgersi immediatamente che si tratta di un lavoro organico, completo, ma non a senso unico. La sua consultazione porrà a tracci divenire piacevo le lettura o riflessione s u quella che, in alcuni punti , è anche comunicazione storica da parte dell'autore.
In secon do luogo poi perché lo stesso autore non ha cerro bisogn o di prese ntazioni. Pittor e, dis egnatore di armi e figurini militari da un lato , ma anche giornalista specializzato e studioso di ogni tipo di arma dall'altro, la sua professionalità e l'amore per la maceria e la scoria riescono mirabilmente ad amalgamare in lui tutte le sue esperienze .
Il nostro inte rvento allora vo rrà essere solo una affettuosa partecipazione al lieto evento; un accompagnare l'autore amico, prendendolo a braccetto, a congedarsi da questa sua rinnovata creatura della quale non ha voluto scrivere in prima p ersona. Cosa che, del resto, gli sarebbe stata anche concessa p e rché, come dice il Manzoni: «si perdoni all'autore che egli parli di sé: è un privilegio delle prefazioni, un piccolo e troppo giusto sfogo concesso alla vanità di chi ha fatto un libro».
Cesare Calamandrei come dicevamo non ha vo luro farlo anche perché in cuor suo deve essere s icuro di aver lavoraro bene. Ne fanno fede del res to pagine che ci raccontano più di duecento anni di storia di quella che certamente è «la più vissuta>> fra le cosiddette armi bianche, in Italia come altrove.
Un racconto che si snoda fra olcre 604 foro e disegni e ben 129 tavole al tratto da lui appositamente create nelle quali ogni tipo di baionecca che mai sia stata inastata da un italiano sul suo fucile - dalla Restaurazione ai giorni nostri - è descritto, scomposto e analizzato sapientemente fin nei più piccoli particolari.
A fronte delle tavo le disegnate il testo è sempre preciso e dettagliato ma abbiamo comunque parlato di << racconto » per far capire che non si tratta nel complesso di un manuale solo tecnico, di quelli belli ma in definitiva aridi e di difficile lettura: è invece una scoria che scorre p iacevolmente sotto i nostri occhi, con episodi e illustrazion i che spesso alleggeriscono la serietà dell'argomento e che si rifanno nel loro complesso ad una certa qual «fi losofia » della baionetta che non mancherà di procurare nuovi proseliti al collezionismo di questo tipo di arma bianca corea
Una cosa è sicura Con questo suo lavoro - che completa una vera e propria trilogia - Cesare Calamandrei ha meritata ... la cittadinanza onoraria di una delle antiche città di Baiona, di quella dove , è ancor oggi leggenda, si pensa si sia ideata e usata la prima baionetta che ne derivò anche il nome . Un ' altra cosa infine è certa. Presi dall'argomento , abbiamo finito per fare quello che non volevamo e cioè quasi una recensione! E allora terminando sempre su questa strada vogliamo augurare a questo secondo libro sulle baionette italiane un'adeguata diffusione anche all ' estero dov e certamente esso rappresenterà assai bene la nostra letteratura special izzata nel campo degli scudi aplologici che, è bene dirlo, da noi ha preso l'avvio con un notevole ritardo rispetto a quelle di altre nazioni ma che negli ultimi decenni ha fatto veramente passi da gigante, soprattutto per merito di autori quali Cesare Calamandrei e dei loro editori .
Alftedo Bartocci