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Due parol e sulla baionetta
Sulla baionetta si sono sericei, in cucce le lingue o quasi, innumerevoli libri , articoli, saggi, manuali; si sono narrate scorie e leggende, pronunciati motti, sentenze ecc. senza contare gli aneddoti. Si sono scritte poesie e canzoni ad essa dedica ce o che la citano.
Chi non ricorda La palla è pazza, la baionetta è saggia (Suvarov). Oppure II fucile è il manico della baionetta (di garibaldesca memoria) O ancora La rivoluzione è un'idea che ha trovato delle baionette (Napoleone I) E come dimenticar e i fatidici Otto milioni di baionette!
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Lo stesso Voltaire la cita nella sua Henriade: Cette arme, que jadis, pour dépeupler la terre, dans Bayonne inventa le démon de la guerre. I francesi del resto, alla baionetta del Lebel, la << Rosalie », dedicarono un'intera canzone. Ma chi conosce i canti dei nostri alpini ricorda senza dubbio: Giungiam sotto Tofana, su quella vetta la baionetta, la baionetta scintillerà.
Ma la maggior parte della gente che magari ha sentito citare queste frasi o le ha lette ai tempi della scuola ignora che la baionetta ebbe larga diffusione in campo civile e nella pratica venatoria fino all a metà del secolo XIX. La baionetta da caccia a tampone, a manico o a daga se rv iva essenzialm ente per pote rsi avvicinare all ' animale di media e grossa caglia ferito e caduto per poterlo «accorare>> come si diceva un tempo - ed ancora si dice - in alcune parti della Maremma: serviva cioè a dare il colpo di grazia al selvatico standone a «relativa>> distanza di sicurezza e avendo, comunque, un mezzo di difesa che poteva anche ri velarsi inadeguato ma che poteva essere, p er contro, la differenza era la pelle del)' animale e la propria.
Vennero prodotte baionette da caccia anche per doppietta, talvolta utilizzando vecchie lame militari, mentre vennero munite di baionecre pieghevoli apribili a scatto pisto le e tromboni a pietra focaia da casca, da cincura, da carrozza. E se nelle baionette militari ci fu fantasia e var ietà, in quelle civili si sbizzarrirono
BAIONETTA. s. F. la fo1oc. Bai-ae. U11a I...m.t lri.angolare ed acuta , che i.o.nasuu alla bocca del fucil e ieneal~wd"arme da punLL
La Baionetta soooederu veno .il &ne del ~olo xmalle picche ed alle Corc:h.ette dei moscbeuieri. Si crede adoper.1t.1 per la prima ,oh.a io Fmdra dal sig. de Pay.égur nel 16~2 : en eua long:i due piedi , compreso il m.uuco di legog , $i porta\"a peodeote al fuoco sìoistro io luogo di aciabla, o òi spada, ed &I bisogno .si piaotava encro I.e bocca del fucile. Il P Daoiel , che ICIUlè lutori:i della miliiia francese, crede che oel 167 1se ne armasse per la prima volta un reggi meato iotiero L' ioconvenieiue di noo pot~i pi1'1 v11ler-del fucile come arma da fuoco quand o aven l:i Baionell.'l dentro l: caooa, ftee imagioare uo manico nioto, oode inr.a.strarlc, nelle canna con un braccio che dijCQSwse la lama della &ion~u.a dalla bocca -del facile: .&i fecero le prime pruove di questo ouovo trcmto alla prescnui d i Loigi .11,· nel 168~. e ooo sortirooohueo .dretto; ma nel 1 ·03 \"eone lìnalmeoi:: ridoUo alla sua perkaooe, ed abolite J~ picche. tutti i facil i dell' iofaot.ma e de' dragoui vennero ;:oarniti di BJionett:r 'r'h~ eh; CTt.'•.L cl, ~- ~bh i) aLttH" 11,:,m, 1'11:rd,, io\C'I,:::-· in Baiona , il eh~ non i: bt!n certo: rua è certo per altro che io B~ooa v'enno uaa volt.i ottime fabbriche di questa sort:i d arme.· La &ioueua decide meglio e piu presto l'onore
Étouteau:
B ou.-relet:
Arétes; Pan de la. lame : Yirole; Ba !Jue : Gouttières;
Lame:
Dou ilfo; Arr~I OÌI' ; Ponut; d'~oa gioraata, pcrcho, i sold.,ti ~triog~od~i addosso all'ioi· mico colla llaiooeua io resta, spie;;aoo tutto il loro cor3gg10, e trioofaoo so~ente del auroero. Le fanterie Jssaltaoo rap,<lameote un'opera for1ific3ta,. uoa batteria colla Baionetta iocaonata, esi Jifeadooo con essa dagli a.sS.llti e dalle cariche Jeffa c:i~alleria, a~taodooe con fermez:.a la punta al petto del c3vaJlo. Di ces , milit<lrmeotc: ,issaLtnr colln baione11a; Y'enue alle b,uonetle; Incannar la baioneua· Baionetta incannata; Baionetta im1ascata : Baionettn in canna. ecc. Le parti pnocipali JeU a llaiooeua sono , Il Braccio Io frane. Couàe; R,·anche coudèe: il Cb•o.- o o la Ca..-iglia de l manico i l Coròoacino del m an ico le Co!te del triangolo la Faccia delta lama la F asceua od il Cerchio j Gwci la Lama il :'Yfauic o il PJllioo : 11 Ponticello la Punta della lama
P oint e: Bo1ll : lo Sp acco del m:inico F ente : li ~Iaa ico ed il Braccio della Baio netta so no di ie1To : I~ L~ma sioo aU~ punt~. i! tutta d'acciaio di tempr" aduolrna ed elastica. La sua lunghezza è , a,ia , co me il peso. Qua ndo quesl' arm :a non i: ionastat.1, , ien port:lla dal soldato peadenle dal budriere della sciabola entro uo foàero òi cuoio, che si chia ma particolarmente Guaina ; In frane. F'Jurreau de la baionnette.
,1 T ri..l a go lo. o Dosso della lama , D o 1 de la la.me.
Es.5i puo ,ef'\ ire delb b.aiouctt.1. ch e tl a sempre co ulic::c.Jl~ .111.a uuo:i J,U'Jttbibwo =des,mo. Ed u, al.lro fuo~o: Qu•ÌÌ lcrrib1li ufelh non J.a Ttro t0eote oper:ito !a L..~onelb ~u<lle ndc ,oite ohe dopo i in,eo• uonc u.J o~? fu 1~C llt~ l>ZIO$l ne· (.1 cti J •.arme? .At.cÀ'ft.U1'tt. [ Ji t_cll)(.j ri u r1t1r;1n~ I~ ;li rnttrv.1lli d'use colo nne , luc iaodo ,1 '?Ut s te 1,~ero .I ;·•mpo d1 <13o~ m,~te l11'1Ue co ll• baionrua. , n ,-:ioo • l"ini. m,.ro. D ~l<TOYJ. - \ tduto\l Jue 6 b J.i wld•ti io ord io•on c11 1l, b,mnelle , o~>Dnlle 9ro n1i • ribunugli. oon ,i a.ttentMono. E.i altrov,: f,, ;ro nde 11 ,alare n10,tnto i n ,1uut> •iuroa b J · !\ · b i" · · I• • • J" , .11 • •puo te.in, • , ua I ,mpnteDll IHDtot I J, battagli;i m.tO<Jc• !usto li , , . ... ne ,eon,ro .:a e. •J•oo cne, I wo dcli.i 'lu•I• :irme ,e unto 1eme•tcr • · • ·• J l i • o ne pri nttpu e , .;u,rro ' ora fatti p1~ l rri sioti facc,-aoo ~he ,It ri '.o t cme>Sc Bon•
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1· . 6 I , -n meo e S I scritto" in, t&art ' n.a _,ue, e ,. l.ta una •tWrta nell' 1· Lo li ~Il _,. 1 lo 1c:, reJt.a, ch,amat" """': · ·1-• rotn:!,L;: pure osere •t• to f"'\'SO il acme J. I(• .J, • a• 01rl11ru,,. e lrnu.
Ma, detro quesro, resta il problema di come nacque e si sviluppò la baionetta militare. Come al soliro ci sono resi var ie e spesso contrastanti. È un discorso vecchio e ripetitivo, ma che non è possibile tralasciare, a beneficio dei neofiti. Gli specia li sti, i collezionisti di li ve llo , gli st udiosi possono saltare a piè pari queste prime pagine.
La Storia
I nove decimi della millenaria storia dell'uomo sono scaci spesi in scontri, guerre, battaglie, sempre più sanguinose e con l'impiego di un sempre maggior numero di uomini e quindi di un crescente numero di caduti. In questo senso certamente la più anomala nei rapporti massa-perdite è stata la recentissima guerra del Golfo dove a fronte di almeno un milione di soldati i caduti in combaccimenco (bombardamenti a parte) sono stati qualche decina e praticamente quasi inesistenti dalla parte dei vi ncitori.
È stata una guerra di macchine, una guerra eleccronica. Ma sul campo, sul terreno, alla fine, era le rovine dei piccoli ceneri di confine contesi c'era, come sempre, il fante a piedi, co l suo elmo, la moderna corazza, l'arma individuale. E su questa, un accessorio forse anacronistico: la baion etta. Del resto, da sempre a occupare il terreno c'era, c ' è e ci sarà sem pre il fante che dovrà combattere con altri fanti come lui. La previsione della gu erra a distanza, senza vedere il n e mico non si realizzerà mai: il combattimento casa per casa è una delle ipotesi più probabili e l'addestramento in questo senso - v isco che ormai la terra popolata com'è ha seminato la sua superficie di paesi, città, vi llaggi - fa ormai parte integrance del programma di esercicazioni di ogni esercico. E in questo cipo di combatcimento l'accessorio anacronistico, il pungiglione sul fucile, pocrà sempre avere qualche probabilità di impiego. Questo accessorio, oggi brutto, tozzo e sgraziato o, per contro, essenziale, filante, elegante ha origini cerro antiche, ma non quanto altre armi.
Le armi bianche furono le incontrastate dominatrici dei campi di battaglia per un lunghissimo periodo della storia umana: le possiamo infatti collegare in linea diretta a quelle di pietra delle quali per secoli conservarono le forme, il disegno generale e le modalità d'uso principali. Alcuni moderni pugnali, ad esempio, hanno linee che ricordano assai da vicino quelle di pugnali di selce e di rame. E così le punte delle frecce e delle lance.
Vi sono due armi bianche nate essenzialmente per la guerra: la spada e la baionecca. Le altre sono cucce derivazioni di attrezzi utilizzati in origine indifferentemente, secondo l'occasione, per la caccia e il lavoro come per il combattimento: le armi da botta, come la mazza e la scure, il coltello divenuto pugnale, la lancia e anche l'arco. Tutte armi che in molti casi, specializzandosi, persero il ricordo, il collegamento nelle forme e nell'uso, con la destinazione originale Non così la spada e la baionecca (la prima assai più antica della seconda risalendo ali' ecà eneolitica) le cui derivazioni per l'uso di caccia furono successive al loro impiego in baccaglia. La spada la si può, per cerci versi, far derivare, per <<allungamento» della lama, dal coltello a lama dritta: nasce infacci quando la fusione del metallo acquisca caratteristiche tali da consentire la fabbricazione di lame lunghe (anche fino al metro) che davano ai combattenti di allora - piccoli e tozzi - un non indifferente potere offensivo. Ma erano lame fragili, facili a piegarsi - anche perché troppe lunghe -e infatti nella success iva età del bronzo si accorciarono divenendo più robuste. Con l'uso del ferro poi le spade divennero quelle che tutti conosciamo. E da allora passarono molti seco li e sui campi di battag l ia imperversarono spade e lance nelle forme piL1 diverse.
Fin verso i primi anni del 1500, p erno de ll e grandi formazioni di fanteria divennero in particolare i picchieri, fanti armati di picche lunghe fino a sei metri e che, abbassate, formavano una siepe insormontabile, efficace specialmente contro la cavalleria. Le armi da fuoco comparvero sui campi di battaglia e vi si imposero nei primi decenni di quel seco lo , decidendo clamorosamente l'esito di due famose battaglie: quella dell a Bicocca del 1522 e quella di Pavia del 1525. Nella prima gli archibugieri francesi trincerati fecero a pezzi le ottime fancerie svizzere, forse le migliori del tempo; nella seconda, mosche tt ieri e archibugieri imperiali fecero fare la stessa fine alla superba cavalleria pesante francese appoggiando la propria azione con lo sfruttamento d ei ripari e ostacoli offerti dal terreno.
A parte le conseguenze politich e, nei due scontri furono ampiamente dimostrate le possibilità d'impiego di fanterie dotate di armi da fuoco. I moschettieri erano armati di un pesante fucile a miccia che richiedeva l'uso della forcina d'appoggio alla quale si aggiungevano la fiasca da polvere e quella del polverino - in seguito si usarono tracolle con dodici bossoli già carichi - palle di riserva, una spada o una daga, spesso un pugnale e come armatura difensiva , quando c'era, corazza a petto e schiena ed elmo ( in genere un morione), poi elmo e gorgiera. Evidentemente il peso e l'ingombro di questo materiale, la lentezza del caricamento, l'imprecisione del tiro, rendevano particolarmente vulnerab il e il fante di fronte a rapide cariche della cavalleria coperta di ferro contro la quale, scaricare le armi, la spada o il pugnale potevano ben poco . Ovviamente la situaz ione cambiava se gl i archibugieri erano protetti da ripari campali o ostacoli namrali, in tal caso la situazione poteva capovolgersi nettamente. Inoltre nell'ipotesi iniziale, cioè in terr eno scoperto, anche formazioni di fanteria agguerrire e ben disciplinate serranti sotto rapidamente potevano avere buon gioco contro gli archibugieri, le armi bianche e le protezioni difensive dei quali erano nettamente insufficienti contro le alabarde, le picche, gli spadoni a due mani, e tutto l'arsenale di c ui disponevano i fanti del tempo. Viceversa le forma zioni compatte di «picche» - come venivano chiamati i picchieri dalla loro arma - per la lentezza e compattezza erano un ottimo bersaglio per le armi da fuoco specie se, sulla distanza, erano impacciare da ostacoli quali fossati, abbattute, siep i ecc.
In quest'immagine si notano i grandi quadrati di picche al centro delle formazioni di moschettieri.
Si sviluppò così a poco a poco una specie di simbiosi tra picche e archibugì. I secondi facevano in pratica come quei pesciolini che vivono impunemente era i tentacoli velenosi delle attinie alle quali procurano il cibo. I reparti di archibugieri infatti, operavano al di fuori delle formazioni di picche, disposte in grandi quadraci o rettangoli, scaricavano le loro armi e si rifugiavano quindi sotto la protezione di quelle lu nghe armi che, abbassate rapidamente, formavano una barriera insormontabile alla cavalleria attaccante e permettevano ag li archibugieri di ricaricare tranquillamente La formazione avversaria, già provata dal fuoco ini ziale, s'infrangeva contro il muro di punte subendo inoltre un notevole sti llicidio di perdite sotto colpi di coloro che erano in grado di sparare e ricaricare più rapidamente degli altri. E a distanza ravvicinata la precisione del tiro diveniva assai elevata.
Questa formazione mista, adottata in breve da tutti gli eserciti, era destinata a scomparire con l'aumentare della potenza, mobilità, precisione delle artigl ierie campali (già nel 1476 il Colleoni, primo forse in Itali a, aveva porcaro le artiglierie in campo aperto) Tale formazione era infatti, per la sua stessa costituzione, lenta nei movimenti e molto compatta, e se ciò era la sua forza contro fanti e cavalleria costituiva il punto debole nei confronti dei cannoni che, presala sotto il tiro, ad ogni colpo abbattevano intere file.
Occorreva quindi restituire mobilità alla fanteria in modo che care, ritirarsi o comunque mano v rare più agevolmente. Ma p er potesse sottrarsi rapidamente al tiro lento dei cannoni e attac- \ ottenere ciò occorreva che il fante armato di fucile fosse in grado di difendersi efficacemente da solo contro fanti e cavalieri senza dover ricorrere alle picche lente ed ingombranti.
Le più antiche forme di baionette in una tavo/,a da un manuak ottocentesco inglese. In alto, una partico/,are baionetta indiana della prima metà dell'Ottocento.
La soluzione venne verso la fin e del 1500 con un'arma nuova che avrebbe assunto poi, come è accaduto a tante cose apparse in sordina, grande importanza rivoluzionando la tecnica del combattimento: la baionetta.
È interessante notare che sebbene la baionetta abbia fatto scomparire un po' alla volta le picche dal campo di baccaglia per relegarle, trasformate e ridotte, era le mani delle guardie di palazzo, nella prima parte dell ' Ottocento i manuali militari riportavano ancora esercitazioni di reparti misti di picca e di fucile con baionetta. N ella nostra marina le picche («spuntoni») erano ancora tra il materiale di bordo , fino alla fine del secolo XIX, circa. Nel Settecento e ai primi dell'Ottocenco la picca o spuntone negli eserciti era rimasta per lo più solranto come insegna dei sottufficiali.
Alcune baionette delle origini assieme ai primi tentativi di rendere libera la cann,1 attULtti mediante anelli mobili.
La Nascita
La baionetta non vanta una galleria di antenati come quella di cui dispongono la lancia e la spada e non risale come queste alla notte dei tempi o quasi. Normalmente si parla di invenzione della baionetta nella città di Baiona (secondo alcuni addirittura ai primi del '500), da cui il nome; in realtà ciò non ha probabilmente alcun fondamenco storico, a parte la similitudine tra i due nomi. Basti pensare che quattro sono le Baiona, di cui due in Spagna. Quella citata normalmente è una città dei Pirenei nota a lungo per la sua produzione di armi bianche : stando al la tradizione pare che all'incirca nel 1575, i baschi assediati dagl i spagnoli, avendo terminate le munizioni, per difendersi dag l i attacchi ali' arma bianca portati dal nemico abbiano pensaco di piantare nelle canne delle loro armi ormai inservibili l'impugnatura di daghe, pugnali, colrelli ottenendo così armi d'asta di una certa efficacia. Niente sta a provare che ciò sia vero ma niente si oppone al facto che la necessità, come canee volte è accaduto, abbia portato all'immediata attuazione di una idea improvvisa e con felice esito. È comunque opinione diffusa che il nome possa venire da Baiona non tanto per l'invenzione dell'arma quanto per un qualche adattamento attuato in questa città o per qualche altra ragione perdutasi nel tempo: d'altra parte pare anche che il nome risulti più
Nella tavola qui a destra, momenti evolutivi iniziali della baionetta: 1) la leggenda, ossì,a il pugnale piantato nella canna dell'archibugio; 2 -3-4) i primi passi. La baionetta da caccia a tampone arriverà fino ai primi del secolo scorso; 5-6) i primi passi verso la canna libera (primi '600}; 7) ci si avvia verso il manicotto (primi 700};
8) baionetta a manicotto (metà 700); tardo di circa un secolo rispetto alla effettiva comparsa dell'arma.
9) baionetta a ghiera militare (fine 700).
Dal <<Voca bolario Marino e Militare» del padre Guglielmocci, terminaco nel 1865 e scampato nel 1889 citiamo:
«Baionetta s.f Botta, Algarotti, Colletta, Fanfani, Crusca. Quell'arma che congegnata pel manico in cima alla canna delle armi da faoco serve di arme in asta. Le prime memorie di quest'arma terribile ai cavalli e decisiva delle grandi battaglie, mi vengono dagli studi del quadrato e della picca di Lelio Brancaccio in Napoli; che nella <<Nuova disciplina militare» (Aldo, Venezia 1585) a p. 14 dic e così: «Archibugio portatile e trattabile per man d'uomo senza aiuto di picche ... senza ingegni o macchine militari ... a combattere contro cavalleria che l'assalisse, marciando e stando fermi, come vorranno». Da questi germi si svolse la teoria dell'arme in asta sulla canna del facile: di modo che si giovarono i combattenti ai Pirenei presso Baiona e ne formularono il nome. Nella mia Storia del 1686 trovo la baionetta comune a tutte le milizie. .. La sua lama sembra ed è simile ad ogni altra sciabila comune fatta per dare puntoni e scigrignate... Fucile e baionetta secondo il Brancaccio nel 1595 si svolse nella Guerra di Navarra e divenne comune nel 1686».
Fin dal 1690 , pare , tutta la fanteria piemontese ebbe la baionetta. Comunque sia, sta di fatto che questa, dopo la sua sporadica apparizione sui campi di battaglia del primo Seicento, e bb e il suo primo impiego ben definito nella Guerra delle Fiandre del 1642 (alcune fonti citano la prima carica di baionetta alla baccaglia di Spira durante la Guerra di Successione Spagnola).
Le «Memorie » del Maresciallo de Puysègur nel 1647 riportano queste parole: «in realtà i soldati non erano muniti di spade ma di baionette della lunghezza di circa un piede (32,5 cm circa) e con lame della stessa misura, la parte terminale dell'impugnatura era foggiata in modo da poter essere piantata nella bocca del facile per propria difesa quando attaccati; dopo aver fatto fuoco».
Si tratta evidentemente di una dell e piì.1 antiche, chiare ed attendibili notizie di fonte esperta sull ' uso della baionetta e sulle sue generali caratteristiche che, dalla descrizione si potrebbero forse identificare con quelle illustrate dal Mallec nei «Travaux de Mars ou de l'Art de la Guerre» del 1685, che hanno la lama a due fili a sezione di losanga, impugnatura conica della stessa lunghezza del la lama o di poco più corta, sono prive di guardia in luogo della quale esiste solo un breve bordo arrotondato ali' estremità superiore del fusecco . Ne ll o stesso periodo si sviluppano quelle baionette a tampone oggi maggiormente note che sono in pratica delle vere e proprie armi da mano. Le lame erano di forma disparata con lunghezza variabile da quella di un coltello a quella di una daga: tra i 25 cm e i 60 cm circa insomma. In genere le baionette militari avevano la lama triangolare a sezione di losanga, a du e fili o filo e punta, robusta e funzionale. Limpugnatura presenta il caratteristico fusecco a tronco di cono dalla conicità più o meno accentuata, dalla cui base maggiore si svilu ppa un rigonfiam ento sferico o piriforme, la guardia è in genere a rami d ritti o ad S o leggermente ricurvi verso la lama. Il fusetto era in legno duro o in corno: il rigonfiamento serviva sia ad impedire che l'arma s'incastrasse troppo nella canna, sia a favorire la presa per l'estrazione. La guardia risente spesso però delle inAuenze d elle contemporanee armi da mano cosicché è talvolta munita di valva o di ane llo di guardia Evidentemente quest 'a rma, una volta inastata, impedi va di far fuoco e ciò poteva portare a inconvenienti fatali nell'eccitazione del combattimento quando anche la ferrea disciplina del tempo trovava i suoi limiti. Poteva darsi infatti che qualcuno inastasse la baionetta col fucile ancora carico, con conseguenze facilmente immaginabili in caso di sparo accidentale, o che essa restasse piantata nella canna rendendo troppo lu nga e difficolto sa l'estrazione ed inutilizzabile il fucile.
Fomimento di baionetta militare settecentesca, forse austriaca. In basso, schema evolutivo di alcuni sistemi di fissaggio alla canna.
Si prese coscienza così, se pure lentamente, della necessità di poter far fuoco senza cogliere la baionetta, che, per inci so, si sviluppa in pratica parallelamente all'arma da fuoco e al regredire dell'armatura contro la quale difficilmente avrebbe potuto far danno. La questione del fuoco a baionetta inastata ebbe varie soluzioni tra le quali la baionetta ad anelli da attribuire (pare) al generale inglese Hug McKay, testimone d ei guai dei fanti inglesi all a battaglia di Killiencrankie nel 1689, quando gli scozzesi caricarono rapidissimi , cogliendo i fanti impreparati a riceverli «imbranati » com'e rano era baionetta, fuci le, budr iere.
La baionetta ad anelli era in pratica simile a quelle desc ritte dal Mal let so lo che in appositi fori del tallone e del punta le del fusetto passavano due anelli di diametro atto ad accogliere la canna. Non ebbe diffusione.
Il passo, la svolta decisiva, si ebb e con l'adozione della baionetta a «man icotto » quasi certamente di origine francese: sappiamo che n el 1688 alla presenza del Re di Francia furono sperimentate dell e baion ette che non avendo il manicotto di diametro adeguato alle canne in alcune manovre brusche si sfilavano o, sparando, la palla ne spezzava la lama.
Della baionetta a manicotto si attribuisce l'invenzione all'ingegnere militare franc ese Vauban, ed infatti a volte viene anche definita appunto «alla Vauban» Gli ingl esi attribuirono que s ta tipologia aJ generale Hugh McKay e la con sid erano una con seguenza della battagli a di Killi encrankie.
Secondo il noro storico inglese David Chandl e r, gli ingles i adottarono la prim a b a ion e tta nel 163 3, gli sv ed es i nel 17 00 e le altre nazioni europe e tra questa data ed il 17 03.
Era costitui t a da un manicotto di ferro ch e portava s ull ' es tremità superiore un breve braccio tras versale la cui estremi tà es te rna supportava una lama. Il manico tt o era munito in b ass o di uno spacco a tto ad accogliere il mirino e ch e, ini z ialme nte dritto , assunse poi andamenti di v ersi per ragioni che spiegheremo in seguito. TI diam etro del mani cotto era tal e da accogli ere s tre ttamente la canna del fucile.
Lo spacco dritto aveva probabilmente oltre alla funzione di accogli er e il mirino anche qu ella di «elas tici zza re» la parte inferiore del manicotto per favorir e la presa di que s to s ulla canna.
Tale pr esa non era evid ente mente molto solida e se l'arma si incastrava fortemente nel corpo di un nemi co o di un cavallo poteva anche venire s trappata v ia , rimanere insomma conficcat a n ella ferita. Spesso acca deva pure che il nemico, incalzato o colpito, si aggrappass e lottando ali' arma , strapp andola daJ s uo supporto e las ciando il soldato privo del s uo peri coloso pungiglion e . Tant 'è ve ro che i soldati pr esero la precau zion e di legare la b aione tta al fucile per evitare di esserne privati nel momento m eno oppor- tuno. Per ovviare a qu esto inconveniente sì trasfor m ò lo spacco che, da diritto , ass un se un andamento per lo più a z ig-zag Ma anche questo sistema non era particolarmente sicuro per quanto assai diffuso: in Egitto durante la campagna del 1798 gli ufficiali francesi si assicuravano che i so ldati avessero lega t e le baionette al fucile con corregge di cuoio.
Nella tavola a destra, cllcuni sistemi di fissagpo : 1) a manicotto con dente d'arresto elastico {seconda metà 7 00) all'estremità della cassa; 2) sistema elastico d'arresto del tipo usato nel 1766 dalla MarechaZ1Ssée .francese; 3) baionetta inglese New Land Pattern 1844; 4) baionetta settecentesca non identificata con arresto a vite; 5) baionetta per facile sardo con spacco di forma particolare. Lo si trova anche con l'andamento della parte superiore dello spacco volta i n senso inverso (primi '800); 6) baionetta civile con manicotto aperto per tutta la lunghezza: la fessura consentiva di stringere manualmente il tubo prima di inserirvi la V<J!ata del fùcile in m odo da avere una maggiore aderenza perforzamento (Italia meridionale fine 700 primi '800); 7) baionetta a manico con sistema di svincolo a pulsante: è quel/a del Mosin Nagant 1'USSO mod 189 1130.
Scherma di baionetta in un 'istruzione per·i bersaglieri de!/,1 metà dell'Ottocento.
D ei numerosi sistemi di bloccaggio speri m entat i (e anche u sati) i l più efficace è quello «a manicotto e ghi era» o ad «a nello di forzam ento >> in u so ancora fino a pochi anni fa s ia su alc uni modelli del nostro Verterli che s ul Mossin-Nagant 1891 russo.
La baionetta a mani cotto e ghie ra («a m ani co» secondo la d efinizione piemontese o detta anche << a calza») è munita di un anello gir evole attorno al manicotto e sagomato in modo da lasciare in un suo punto un passaggio per il mirin o o per il fermo di baionena. Una vo l ta che la baionetta è stata posta n ella s ua se de e che quindi mirino o fermo hanno passato l'anello, questo v iene ruotato in modo da spostare il punto di p assaggio chiudendo la v ia del ritorno. Questo sis tem a si rivelò in pratica il migliore tra molti, tanto che fu u sato, si può dire in tutti gli eserciti: ultime a disporne oggi so no le b a ione cce dei moscheni '91 dei nostri corazzieri. Occorre anche precisare che in molte baion ette l'interno del manicotto presenta una leggera co ni c ità con diametro magg iore alla base e minor e all'estre mità s up er iore: ciò al fine di favorire l' innesco su ll a vo lata p erde ndo il meno possibile in aderenza.
Ne ll e baionette a manicotto la lama era distanziata dall' asse della canna così da p erm ettere un caricamento agevole a b aione tta inastata; inoltre a volte la lama divergeva l egge rmente verso l' esterno p er maggior sicurezza. Per l a stessa ragione le lam e a sezione triangolare prese ntava no all a canna sempre un lato piano e mai uno spigolo, e quelle a lama di s pada o di coltello le prese ntava no un lato , se erano a due fili , o il dorso se ad un filo. In tal modo si ev irava il p e ricolo di ferite alla mano di chi maneggiava la bacchetta.
È da notare ch e in armi a retrocarica , come qu elle cita t e sopra, la lama d ella baionett a perd e la sezione triangolare p er quella crucifor m e . Mancando in fatti la n ecess ità di usa re la ba cch e tta a baionetta inastata, manca il relativo pericolo p er la mano del soldato. La stessa ca ratteristica prese ntano, per ese mpio, la baionecca a ghiera francese mod. 1866 e quella simile del Wanzel austriaco, a rmi a re tro ca ri ca, appunto La baionetta a ghiera, e egualmente qu ella a manicotto (o << calza») per le loro stesse caratterist iche in prati ca non sono più d elle arm i da m ano. La conformaz ion e e la lunghezza del manicotto e la possibilità di poter colpire per lo più solo di punta le rendono armi di impiego pressoché esclusivo sul fucile. Prova ne sia anche l'uso, presso molti reparti di varie fanter ie di un a corea sc iabola o daga, per la difesa diretta, personale, del fante che la portava non solo in guerra e in zona d'operazio ni ma anche in te mpo di pace (fino all'ultima guerra quest ' uso rimase anch e nel nostro esercito p er l a b aio netta del '91). La baionetta veniva portata in un fodero accanto a quello d ella sciabola al fianco sinistro. Fanno eccezione alcuni gruppi di baion ett e dotati di lam e largh e a spada, in genere molto lunghe, a un filo e punta, con un manicotto abbasta nza lungo da poter essere impugnato.
Moschetto francese Ti-euille de Beaulieu con la sua spada-baionetta: armava le Cento Guardie di Napoleone fil A destra, in alto, la particolare baionetta-attrezzo del facile Mondragon; il fodero accoglieva anche la bacchetta in due pezzi. Sotto, attacco a baionetta applicato ad un lanciagranate inglese per moschetto Brown Bess.
La baion e tta cost ituì un fertil e cam po di ide e p er inventori più o meno geniali che le dett ero, specie era la seconda metà del Settecento e la prima dell'Ottocento forme, dimensioni , d estinazioni le più dispar ate Ve ne furono di lunghis sime, a forma di lancia come qu elle delle carabine a retrocarica a pietra focaia, da cavalleria sistema Crespi del 1770 o Durs Egg de l 1784; ve n e furono con lame a spada e forn i me nci adeguati a uno o più rami come quella dell e carabine a retrocarica Treui il e de Beauli eu de ll e C ento Guard ie di Napoleone III del 1854 (e quella s imil e di Arcelin del 1856) o, ancora, quella per la doppietta da cavalleria Jacob (1861 circa) finita in mano a un reparto di cavalleria indigena in India. Ve ne furono di pieghevoli (ve di la carabina austriaca da cavalleria mod 1895 o la giapponese mod. 44) e di pieghevoli con apertura a scacro come qu ell e montate su tanti tromboni e pistole a pi e tra ed a percussione civili. Ve ne furono di quelle strutturate come pesanti sciabole o coltellacci da abbordaggio come la nostra e l' inglese per i moschetti da marina e quella americana d ell'ammiraglio Dhalgren (mod. 1861) , come ve ne furono di sottili come la Lebel 1886 francese.
Il fucile a rip etizione ordinaria Mondragon mod. 1908, poteva montare anche una particolare baionetta-vanghetta (prodotta appositamente in Svizzera) con fornimenco tipo sciabola-baionetta. Non era però un'idea nuova visto che già nel 1873 gli americani avevano adottato per lo Springfìeld una baionetta-va nghetta in due versioni, una delle quali con un apposito manico in legno da inserire nel manicotto per usarla a mano . Ma ancor prima si era pensato a utilizzare degli attacchi da baionetta a manicotto: in Inghilterra per un tipo di tromboncino lanciagranate adatto al Brown Bess; negli USA, durante la Guerra di Secessione, alcuni reparti dell'armata di Banks disposero di vanghette e zappette per lavori campali con attacco a manicotro e ghiera da montare sui fucili: non ebbero successo e furono impiegati ad esaurime nto nel corso del conflitto.
Attrezzi a baionetta usati durante la Guerra di Secessione. Sopra, alcuni facili settecenteschi con baionetta/ancia. A destra, esempi di baionette a /,ama lunga per zappatori e cavalleria: 1) inglese, Eost Tndia Sappers and Miners 1842. Una analoga fa adottata per qualche reparto di cavalleria composto da volontari; 2) mod 1854 aumiaco per il facile da Cu:cùuori. aust1iaco mod. 1854; 3) inglese, per Sappers and Miners mod 1841; 4) inglese per il Cambridge University Volunteer Regiment 1804; 5) .francese, f>oncharra mod 1837 con manico in bronzo ed arresto ehstico sul manicotto; 6) inglese, per la Yeomanry; 1796; 7) inglese per gli Scott Grrys 1790.
Neppure l'idea del manico per usare la baionetta a manicotto anche come arma da mano era nuova visco che già nel 1838 in Francia era stata applicata alla speciale baionetta per la carabina Poncharra mod. 1837 e ancor prima ad alcune baionette con lama a spada che vennero dotate di fornimenci con guardia a staffa analoghi a quelli di alcuni modelli di sciabole: ne ven nero fornici i componenti del Cambridge University Volunteer Regiment per il loro moschetto Baker mod. 1804.
Durant e la Guerra di Secessione, nel fermento di invenzioni talvolta geniali, talvolta assurde, venne proge ttata anche una baionetta la cui ghiera era munita di un'appe ndice tagliente, tricuspidata, che serviva ad aprire le cartucce di carta per caricare il fucile invece di strapparle con i denti.
Ma era le baionette-attrezzo la più pratica e diffusa, anche perché conservava le sue caratteristiche di arma, fu certamente quella con dorso a sega che, nata quasi contemporaneamente alla sciabola-baionetta, rimase in uso fino alla guerra del ' 15-18, e anche per vari anni dopo in Germania e Svizzera.
Un utilizzo particolare della baionetta sopravvive ancora oggi in Francia: lo si è visto anche in recenti sfilate coinvolgere il corto fucile d 'ass alto FAMAS, quello di << porte fanion» ovvero di asta per i guidoni di reparto; ve ne furono in passato con asta cilindrica e cuspidi a lancia o elaborate con mezzaluna e altro per i reparti di tiragliacori algerini o per la Legione. E questi appena citati so no so lo degli esempi perché di applicazioni inconsuete ve ne furono altre
Esiste poi un particolare tipo di baionette poco noco e poco diffuso il cui primo esempio risale alla prima metà del Seccecenco: esso sfrutta il canale di alloggio della bacchetta di caricamento ricavato nel legno della cassa, parallelamente alla canna e rinforzato o completato da tubetti o fascette m etallici. Nella versione settecentesca, alla bacchetta ne veniva sostituita una interamente metallica, con l'estremità acuminata, che sporgeva per varie decine di centimetri oltre la volata. Questa baionetta-bacchetta pare sia stata realizzata anche in due p ezzi avvitabili. L'idea ven- ne ripresa più tardi negli USA con i modelli 1833, '34 e '37 ad avancarica; in seguito, quando la bacche tta in armi a retrocarica non dovendo piLt calcare la polvere ebbe solo funzioni di pulizia, pers e la sua cesta superiore allargata poté essere forgiata anche a sezione triangolare ed, essendo ormai interamente in acciaio, ne venne acuminata l'estremità. La bacchetta aveva un sistema di blocco , per lo più basculan ce, che la fermava ali' occorrenza, estraen dola , all'estremità inferiore o a circa metà della sua lungh ezza. Si dotava così il fucile di un lungo spiedo a sez ione circolare o triangolare come gli Springfìeld Trapdoor 1873 e seguenti fino ai modelli 1901 e 1903.
Iìragliatore algerino dell'esercito francese, con baionetta «porte-fanion », ossia per iL guidone di reparto. In basso, spada baionetta del Cambridge University Volunteer Rgt. J804.
Di queste esiste una versione, se così possiamo chiamarla vista la sua posizione sotto la vola ta sia inastata che in riposo, più recente: si tratta in realtà di due modelli quasi id entici destinati rispettivamente al francese MAS 36 e al successivo Fallschirmjager Gewehr 42 tedesco . Sono coree baionette a sezione circolare, lunghe una quarantina di centimetri dei quali circa 35 di lama. Nel conflitto '15-18, la baionetta del 91 ebbe, presso alcuni reparti di assaltatori, un impiego particolare divenendo componente di un attrezzo realizzato artigianalmente dai fabbri di reparto: veniva inastata su di una lunga asta che portava all'estremità super iore una pinza tagliafìli comandata da un cavo e saldata a un manicotto di rubo di ferro portante anche un maschio c ilindri co per l'anello e il fermo di baionetta recuperato dai 91 danneggiati e inutilizzabili.
La lunghezza dell 'as ta consentiva di tagliare i reticolaci sta ndo al riparo - se un riparo c'era -o comunque esponendosi il meno possibile mentre la baionetta consentiva un'eventuale difesa-of- fesa. Dopo il conAitto, come avvenne per i pugnali , ma non in modo così massiccio, la baionetta venne utilizzata come freccia (cuspide) per labari e gagliardetti. In genere veniva utilizzata la lama complera di guardia ma vi sono alcuni casi nei quali sotto il cappuccio è stata saldata una gorbia cilindrica o leggermente conica: ovviamente le guancette devono esser stare rimesse dopo tale operazione che doveva essere eseguita se nza di esse per evitarne la bruciatura.
In basso a sinistra, baionette inglesi dei Sappers and Miners (le prime due d,,zfl'alto) e dei Cambridge Volunteers. Sopra, baionette usate come frecce di gaglial'detti e fiamme (post guemz '15118); sotto, baionetta su asta per pinza tagliafili.
Un'analoga iniziativa è stata presa da almeno un reparto della RSI rimasto ignoto: in questo caso si rratca di una baionetta 91 /38 a lama pieghevole resa fissa da un'apposita crocera a brevi rami. 1.:esiguo diametro della gorbia fa pensare a una corea asta metallica destinata a un gagliardetto.
Nasceva intanro la scher ma di baionetta, un sistema di addestramento che ricordava quello delle armi d'asta, specie dalla picca. I.:addescramenco veniva eseguito con armi particolari dotate di punta a bottone, con appositi tamponi da fìssare sulle lame, con la baionetta inguainata in speciali foderi il cui puntale era soscicuiw da una grossa sfera di cuoio. Spesso veniva indossato un grembiale di cuoio ed anche una maschera simile a quelle usate per la scherma di spada.
1.:addestramenco veniva eseg uito a coppie per il corpo a corpo e non va confuso con le manovre di squadra, di plotone, di battaglione ecc. previste per gli impieghi di massa sul campo quali, era le più noce, le formazioni in quadrato per fronteggiare l e cariche di cavalleria.
A suo tempo ebbero grande risonanza (fo rse anche per il loro risultato positivo) le istruzio ni impartite dal duca di Cumberland che decisero l e sorti della battaglia di Culladen nel 1746 con la quale finì il sogno degli Stuart e l'indipendenza scozzese Gli scozzesi usavano allora in battaglia lo scudo rotondo accompagnato dalle formidabili lame lunghe un metro degli spadoni a cesto e dall e t erribili claymore a du e mani che spesso passavano il metro e mezzo. Nel combattimento ravvicinato non c'era baionetta che potesse rener cesta a tali arm i manovrare da uomini robusti, decisi, testardi ben esperti nel maneggio delle loro armi tradizionali, anche se indisciplinati, quali erano i montanari scozzesi .
Il duca fece quindi istruire i suoi uomini in questo senso: i fanti posti in linea di fronte, sotto l'attacco nemico dovevano cercar di colpire non il loro diretto avversario, ma que ll o del compagno di destra. In ca! modo la loro baionetta sul lungo fuci le poteva entrare ne ll a guardia avversaria evi cando l'ostacolo del lo scudo che riparava l'uomo sulla parte sinistra cioè il lato opposto a quello da cui proveniva l'offesa. Il risulcaco di quesco sistema fu fa cale per gli scozzesi già provac i dal fuoco d 'artiglieria e da una ficca fucileria proveniente di fianco, da un murecco a secco che avevano mancato di occupare.
Sopra, un'immagine tratta d11! manualetto dei Muller (sotto) del 1835, che prevedeva per /,a scuola di baionettd un facile di legno con una béonetta in ferro terminante in una palla pure di legno.
Come abbiamo accennaco in precedenza, molti reparti di fanti armati di baionecca erano dotati anche di una corta sciabola o daga che fosse, il cui uso in combatt im ento era in realtà assai limitato e costituiva anzi un peso e un impaccio più che un effettivo vantaggio.
Verso la fine del 1700 cominciarono ad apparire le prime sciabole-baionette e ne furono dotati inizialmente so lo reparti speciali. Queste nuove armi da fianco, spesso molco s imili a quelle porcare in precedenza assieme alla baionetta, avevano l'impugnatura metallica m ass iccia, generalmente in orco ne o bronzo, fusa in un sol pezzo co n la crocera; su di un laco dell'impugnatura era ricavato uno spacco destinato ad accogliere l'apposito fermo di baion etta fissato lateralmente alla canna, un arresto con comando a molla a pulsante assicurava il bloccaggio e lo sbloccaggio. Con la sciabola-baionetta veniva ad essere modificato l'a rmamento tradizionale del fante a tutto vantaggio della s ua mobilità ed efficienza
In effecci già nel 1789 i Cacciatori russi erano dotati di sc iabole-baion e tte e intorno al 1800 in Inghilt erra si costruivano numeros e versioni di queste armi per il fucile Baker, l'arma per la quale forse è stato costruito il maggior numero di variant i. S i e ra così giunti in pratica agli ultimi passi evolutivi della baionecca, prima dei grandi macelli del nostro secolo. Aveva assunto ormai una forma assai simile a quella che cucci conosciamo, eppure è curioso notare che in quel lasso di tempo si scriveva ancora: «BaionettaFerro appuntito che ficcato nel moschetto alla cima serve al soldato di arme in asta>>(Vocabolario Mannuzzi ed. 1833) e ancora: «Quando ero a Roma nel 1835, era moda corrente portare delle daghe e coltelli con impugnatura a tampone per la caccia al cinghiale>> (Mr. Akermann corrisp. Mr. B. Smith). Accanto alla baionetta moderna viveva dunque ancora, sia pure in campo civile, la sua sorella più antica.
Trombone ingkse con baionetta a scatto (primi '800). Sotto, scherma di baionetta da un manuale americano dell'Ottocento.
In Italia i primi ad essere muniti della nuova arma furono i Bersaglieri che la ebbero per le carabine del 1836.
Le baionette a spacco lacerale non erano però definitive; pare che il sistema, anche per via del fermo di baionetta applicato in aggetto lateralmente alla canna con due e spesso con un solo punto di unione ad essa, non fosse particolarmente resistente a violente sollecitazioni, specie laterali. Si pervenne così alla soluzione che dura anche oggi: lo spacco fu spostato sul dorso dell'impugnacura mentre la crocera, fino allora un tutto unico con l'impugnatura, veniva costruita a parte in ferro e il suo ramo posteriore veniva sagomato ad anello di diametro atto ad accogliere la canna. Il fermo sulla canna diminuiva in dimensioni. Il ramo anteriore di guardia assunse per lo più forma a gancio, più o meno ampio, rivolto verso la lama (fanno eccezione i Mauser, 71 escluso, nei quali il ramo anteriore resta ricurvo verso la mano). Il gancio doveva servire per la formazione dei fasci di arme e ali' occorrenza per agganciare, in combattimento, la baionetta avversaria. rimpugnacura massiccia aveva però w1 peso abbastanza rilevante con i relativi inconvenienti sia in ordine di marcia sia sul fuci-
Dall'alto, baionetta da addestramento americana mod 1912 e scherma di baionetta da un manuale piemontese della metà dell'800.
Per compensare l e leggere differenze di diametro delle volate dovute alle tolleranze consentite nella fabbricazione, molti modelli ebbero l'anello aperto e munito di due appendici forate, corrispondenci, entro le quali alloggiava una vice che consentiva la regolazione del diametro e una corretta tenuta sulla volata. Tra le armi di questo tipo, e per le quali il problema fu molto senc ico , c'è la baionetta dello Chassepot, con la ben nota lama ondulata detta, dal nome della sim il e spada orientale, «yatagam,. Questo tipo di lama pare sia apparso inizialmente su baionette indiane e da queste sia passato in Europa e quindi in America.
In realtà questo tipo di lama era già stato adottato da diversi anni su armi ad avancarica quali, per esempio, le carabine da Cacciatore napoletane, pontificie, francesi e su alcuni moschetti inglesi, perché per la sua forma si prestava ad allontanare ulteriormente la punta e il controfilo dall 'asse della canna riducendo ancor più il rischio di ferite alla mano durante il caricamento rapid o dell'arma da fuoco, a baionetta inastata.
Gruppo di baionette fi'ancesi Lebel 1886. Dall'alto, mod 1886/35; 1886/15 con impugnatura in tombacco; 1885/15; 1886. Sotto, la caratteristica baionetta jugoslava mod 1932 le p er il combattimento o per iJ tiro; inoltre ess endo in otton e o bronzo incideva s ul cos ro dell 'a rma. S i cercò allora un a soluzion e ch e p ermettes se di alleggerire il p eso e il co sto con l' ado zion e di guancette in legno , corno, c uoi o , ebanite ecc. mentre l'i mpug n atura caratteristica si riduceva ad un telaio pia tto con il solo pom o massiccio , sempre a b ecco di lin ea più o m eno acce n t u at a . Qualc osa di simile era già staro adotta to p er le scia bol e- b a ion ette russe d ei Cacciatori nel 17 98. T ipica di ques to n uovo gen ere di bai o n ette possiamo citare que lla del nos tro Veccerli 18 7 0 , a lam a dritta a un fi lo e puma, ampio gancio di guardi a , guancet te in ebanit e n era
Rivoltella ingl.ese con baionetta P,itchard ('/5-18); S<Jtto pistola ottocentesca con baionetta a scatto. In basso, esempi di baionette per d.oppietta: a destra; in alto, !a spada-baionetta, per fa d.oppietta )acobs inglese, militare. A destra, il quadrato di Vil!ttfranca visto da Tancredi Scarpelli.
Ben note sono l e baionette francesi per il Lebel 1886 , che mantennero l'impugnatura massiccia in ottone e in lega , dotate di caratteristica lama a sezione cruciform e lunga cm 64, ramo di guardia a gancio man tenuto anche nei successivi Grass 1874 e moschetto d'artiglieria 1892. Verso la fine dell 'Ottocento la sciabola-baionetta si avviava a diventare l' odierno coltello-baionetta, pugnale-baionetta, con gancio anteriore ridocco ad un breve elemento per lo più dritto.
Con la guerra del 1914-18 molci fucili entrarono in linea dotati di baionet te di tipo ottocentesco, ma molti e bbero modelli più corti sia perché cos truiti in tal modo, sia perché modificati m ediante lo scorciamento delle lame. Abbiamo letto da più parti che le lunghe lame vennero scorciate per le esigenze della guerra di trincea com battuta nello spazio ristretto dei camminamenti, sovente coperti, tra viluppi e normi di filo spinato nei quali le lame troppo lunghe potevano essere più un pericoloso impaccio che un aiuto. In realtà già negli ultimi anni del secolo scorso le lame avevano inizia to a scorciarsi.
Siamo soliti considerare la baionetta come arma risolutiva; la splendida iconografia napoleonica e ottocentesca s uscita immagini di eserc iti che, lentamente o a passo di carica, si scontrano su due lunghissime file irte di baionette infilzandosi regolarmente a vicenda. Pure, non è questa la realtà: il barone di )omini (17791869), uno dei padri dell'arte della guerra scriveva così: «non è che in scontri negli abitati o in strettoie che ho visto delle vere mischie di fanterie in colonne che si scontravano alla baionetta, ma in schieramento di battaglia non ho mai visto niente di simile».
Il generale Evans de Lacy affermava che non aveva mai sentito dire di qualche caso in cui le armate si fossero effettivamente scontrate alla baionetta perché inevitabilmente una delle due parti non reggeva al fuoco o aU'effetto psicologico della selva di lame avanzante o in attesa e cagliava la corda prima del contatto diretto. Il chirurgo che seguì Wellington da Rorica a Waterloo scrive che i feriti e i morti francesi e ing lesi erano generalmente colpiti da palle di fucile, di cannone, da schegge di granata e assai pochi di baionetta.
I.:osservazione è riferita alla campagna di Spagna.
In pratica il valore effettivo della baionetta risulta essere in buona part e psico logico sia p er il singolo soldato che per la massa mentre risulca decisivo e reale in occasioni particolari come la formazione dei quadrati contro la cavalleria (basca ricordare gli inglesi a Waterloo e i piemontesi a Villafranca), per la difesa e l' ac- tacco di passi obbligati, negli scontri improvvisi, assalti noccurni, colpi di mano ecc.
Baionette americane «ramrod», ossia bacchetta di pulizia ed arma in un tutto unico (a sinistra mod 1903 a destra il mod 1882 Springfield Trapdoor). Sotto, la rara baionettacoltello multiuso tedesca mod 42 per iLKar 98.
Già alla metà dell'Ottocento si levavano voci di critica al sistema tradizionale dì impiego della baionetta, cioè in assalti frontali, magari contro posizioni campali, quando ormai le armi da fuoco cominciavano ad essere in grado di stroncare qualunque attacco dì grandi proporzioni porcaro dalla distanza e su ampio france. La Guerra Civile (o Guerra di Secessione) americana da noi non è molto conosciuta, essa fu in pratica socco molti aspetti, la prima guerra moderna e vi si scontrarono due mondi divers i: l'ormai tramontante Ottocento romantico e ristretto e il prorompente Novecento meccanizzato e organizzato. Il punto critico, il punto di rottura era i due avvenne a Gettysburg e la lezione di quella giornata, nella quale le divisioni sudiste di Picket attaccando col sistema tradizionale persero fino al 75% degli effettivi giungendo solo ad un breve e frammentario, inutile concacco di baionetta, era già stata afferrata da menti più aperte che, come sempre succede, rimasero inascoltate.
Dai dati compilaci dal servizio sanitario dell 'Unione relativi ovviamente all'esercito nord ista, risulta che i caduti d'arma da fuoco portatile (fucili, pistole) furono 32.300 contro 4 17 per arma bianca, dì questi ultimi solo 218 sono morti per feri ca di baionetta. I caduti in totale furono, almeno quelli accertaci, oltre
105.000 di cui solo i 218 citati, per baionetta. I feriti, nell'arco sempre dell'incero conflitto, furono circa 230.000 per arma da fuoco portatile e 5.600 circa per arma bianca; da notare che buona parte di questi ultimi è ferita per cause varie: risse, autolesionismo, ecc. alcuni per altre armi bianche (sciabola, pugnale). Risulta quindi evidente la proporzione tra i colpiti da arma da fuoco e quelli da baionetta. In complesso possiamo dire circa 335.000 contro 5.600-5.800!
Con la guerra del 14-18 la baionetta rornò a scintillare su rutti i fronri, arma d'attacco di tradizioni napoleoniche e risorgimentali in un mondo di già diffusi automatismi. La lezione di Getrysburg di 50 anni prima non era servita a nienre.
E adesso c'erano le mitragliatrici!
Pure, sembra incredibile, tali assalti ebbero un diretto prosieguo, anche se limitaro, nel secondo conflitto mondiale: all'inizio dell'operazione Barbarossa i tedeschi avanzanti si videro attaccati alla baionetta da inceri reggimenti di fanteria russa, truppa spalla a spalla su tre linee a baionetta calata, ufficiali a cavallo con la sciabola sguainata, che si dirigevano dritti sulle bocche delle MG, dei pezzi dei carri e dei semoventi, come avvenne a Jelura nel luglio del 1941. Evidenti per tutti sono i risultati di un cale assalco, e non fu il solo pare, portato in tali condizioni da manuale occocentesco .
Con la fine della prima guerra mondiale poche sono le baionette che non hanno ridotto le loro dimensioni, ci si avvicina lentamente al termine dell'evoluzione, all'uso generale del pugnale o del coltello-baionetta. La stessa evoluzione delle armi da fuoco rendeva ormai inutile l'uso delle lunghissime lame dei tempi passati destinate ad esigenze ormai scomparse Pure, all'inizio del secondo conflitto mondiale numerose armi in molti paesi presentavano ancora caratteristiche ottocentesche, molte baionette erano ancora quelle del primo conflitto o loro dirette modificazioni e adattamenti.
Osservando le baionette de l secondo conflitto notiamo un curioso particolare: accanto ad armi classicamente otcocencesche come la cita ca baionetta russa del mod. 18 91 con lama a sezione di croce di cm 40 e attacco a ghiera troviamo armi nuove che richiamano pfo o meno direttamente materiali antichi. È il caso della serie delle N. 4 Mk I-II-III, per l'Enfield e lo Sten, la prima delle quali a sezione cruciforme, le altre a sezione circolare. Ad esse segue il modello bowie-bayonet del 1949 con lama a coltello. Si tratta di baionette non impiegabili come armi da mano, atte,
Baionetta del fucile d'assalto russo
A.KM, attualmente uno dei più di/ fusi al mondo nelle sue varie versioni prodotte dai paesi dell'ex blocco comunista e dalla Cina: come altre baionette odierne, con l'aiuto del fodero può trasformarsi in cesoia taglia fili.
¼rie canzoni della guerra 'J5-18 citano la baionetta. Al di lit della retorica delle parole - e non di tutteresta una realtà che ha perso - se sul campo di battaglia lo ha mai avutolo smalto eroico risorgi,mentale di una guemi e di una morte che mai è bella, come nei quadri. 1 testi spesso ironicamente cantati in trincea, deformati, cambiati hanno però anch'essi contribuito, nel loro piccolo, nella loro tristezza o nella loro vivacità a dare al soldato un mezzo per lenire sia pure per poco la depressione delle lunghe ore in trincea, un sostegno nella marcia o nei primi istanti dell'assalto. Sono un documento che resterà nel tempo a ricordo di uno dei più tragici momenti del/,a nostra storia.
Bombardano Cortina
E proseguendo poi - oilà
Addio padre e madre addio per valle Costeana - oilà giungiam sotto Tofana. Su quella vetta · ,,/;/.Y la baionetta / // scintillerà.
Quando fui stato in terra austriaca sub it o l'o rdine a me m'arrivò; m i don l'assalto la baionetta in canna, addirittura un macello diventò.
,1/
Al comando dei no s tri ufficiali caricheremo cartucce a mitraglia e se per caso il colpo si sbaglia a baionetta l'assalto farem! A baionetta, a baionetta, a baionetta l'assalto farem!
E tu Au s tria . . .
Poiché noi siamo fa n ti sfidiamo la mitraglia, sarà la nostra baionetta che salverà l'Italia.
« ROSALIE »
Cun10n à la gloift dc la ffrribk petik 1-Jonnettc &ança iK .
Mov•anent dc marcbe.
~~LO ._ 1 I r , meno l'ultima, solo al colpo di punta e dotate di un sistema di attacco che richiama quello a calza: si investono infatti sulla vo lata.
E tu Austria, che sei la più forte, fatti avanti se hai del coraggio! Se qua/eh 'altro ti lascia il passaggio baionetta fa remo scattar. Baionetta, baio n etta baionetta fermarti saprà!
Qui a fianco è riportata la prima parte dello spartito della canzone dedicata dai .francesi alla baionetta del facile Lebel 1886, dall'acuminata, lunga lama, soprannominata Rosalie. t una Lunga canvme, ben 15 strofe. t forse l'unica che può dirsi veramente tale, dedicata ad un'arma.
Il Giappone ebbe in vece in dotazione una carabina da cavalleria, la M eji 44, fornita di una lunga baionetta pieghevole a sezione triangolare, simi le a quelle impiegate su pistole e tromboni tra il Sette e l'Occocenco. Si era in pratica tornati al!' antico.
Tra i vari modelli nuovi adottaci citiamo il pugnale- baionetta a lama pieghevole prodotto per i nostri 91 /38 e Berecca 38 A. È in pratica un pugnale a serramanico (prodotto però anche a lama fissa) che poteva venir tenuto a parte oppure inastaco anche con la lama piegata e ci sembra costituisca un po' il trait d'union tra le convenzionali armi amovibili e quelle a lama pieghevole incernierata socco la canna e quindi fisse.
Oggi l e baion ette sono ridotte per lo pit1 alle dimensioni di coltelli da caccia e h anno p erduco alcune delle loro più tradizionali caratteris tiche. Si sono adegua ce ad un tipo di guerra diverso e in qualche caso si sono «complicate» divenendo una specie di attrezzo multiplo nel quale si possono incontrare: cesoia tagliafìli (con l'aiuto del fodero), cacciavite, apribottiglie, apriscatole. Ma per certi vers i vi è un ritorno all'antico: alcune baionette infatti si sono estremamente stilizzate ritornando al vecchio tipo a manicotto, ricavate però in un solo pezzo (come quella del FAL FN 1970 belga, per fare un esempio) di cubo o profilato d'acciaio, cagliato un po' come s i caglia col coltello una normale canna di fosso, a becco di flauto , molto allungato e con i bordi taglienti. Assumendo così un 'essenzialità di linee e di fabbricazione non indifferen t e.
Variano in somma i fucili nel cal ibro, nella celerità di tiro, nelle caratteristic he tecniche o di impiego ma la baionetta sembra destinata a res tare parte integrante, anche se non più imporrante come un tempo, dell'armamento del fante perché nonostante missili, corazzaci, atomiche sarà sempre il fante ad occupare e mantenere materialmente il terreno e la lama della quale abbiamo tracciata sommariamente la scoria potrà semp re torn argli utile nei momenti critici o particolari nei quali ogni sol dato potrà trovarsi nell 'assolvimento del s uo compito.
Nomenclatura
Come si "legge" una baionetta
La baionetta, come tutte le armi bianche, si "legge" semplicemente impugnandola con la destra, punta in alto, filo in avanti, dorso a chi guarda: di conseguenza il lato sinistro sarà quello a sinistra, il destro quello a destra.
BAIONErn
(I-MANICO o «MANICOTTO» b- PON77CELW e -SPACCO d- GHIERA CON LA SUA VITE e - BRACCIO
BAIONETTA
/ - I.AMA g - PUNTA h-COSTOLA O FILETTO i-SGUSCIO
!- FERMO DI GHIERA m- CORDONCINO D'APPOC,'G'/0 Dt:I.I.A GHIFRA
11-CAPPA o - FODERO SGUARNITO O CUOIO
FODERO
P- PUNTALE q - GANCIO DI CAPPA r- CORREGG!OLA
SCIABOLA-BAJONE7TA l - PUN7A
2 - TALLONE
3 - F!LO
4-SGUSC!O
5-DORSO
6- FALSO FILO
7- CODOLO Fl!J;r!A70
8 - scrnONCINO DEL CODOLO
9 - IMPUGNATURA
IO - CAPPUCCIO
I I - S/'ACCO PER IL PASSAGGIO DEL FERMO
12-MOUA
13-PIOLO
14-VITEDELLA MOLLA
Solitamente si usa sow baionetta per praticità e, in un testo, anche per spazio.
Nei testi militari compaiono varie denominazioni: Sciabola-baionetta: lame lunghe, dritte o ondulate come le yatagan e fino alle '91.
FORNIMENTO
15 -GUANCE
16 - CROCIERA
17 - GANCIO Df CROCIERA
18 - ANELLO
19- JNCASTRO PER IL FERMO ANTERIORE
20- VITE DI REGOLAZJONE
21-CAPPA
22 - BOCCHEl 7/l (AI I i,vn-:RNO DF.1.1.A ( :,1p1~)
23 - CUCITURA
24 - BOTTONE DELLA CA!'l'A
FOD8RO
25- VITE DI CAPPA
26 - FODERO SGUARNITO O CUOIO
27-PUNTALE
28-CRESTA le lame delle baionette a manico e a ghiera per armi ad avancarica, in epoca d'uso divergevano dall'asse della canna per evitare che, maneggiando la bacchetta di caricamento a baionetta inastata, ci si potesse ferire la mano Alcune tipologie hanno in più la porzione terminale un poco incurvata in fuori.
Baionettaa spietUJ: solitamente con innesto convenzionale come la "Rosalie"francese, a ''manico e ghiera""', come le lmsse 1891; le nostre pieghevoli del '91 cavalleria; le inglesi a chiodo cilindriche o cruciformi.
Baionetta-pugnai.e: lama corta a un fiw, un fik> e mezzo o a due fili.
Baionetta-coltello: oggi la più usata; unisce le caratteristiche della baionetta e del coltello da combattimento multi fanzioni. Nel testo sono indicate un po' tutte senza un concetto coerente ma sol.o con il comune modo usato nel& lingua parlata. "Denominazione ujficuife piemontese/italiana usata inizialmente per· le baionette a fama triangolare o cru.cifòrme ma anche a lama a uno o duefili, con atta.eco tubolare e ghiera (aneU.o) girevole di b!.ocazggio a forzamento usate per i facili ad avancarica e non sow.
Tale precauzione porto all'uso delle sciabolebaionette con lama a yatagan la cui punta diverge sensibilmente già di per sé, dall'asse della canna; come accade per quelle a lama dritta ma inclinata al tallone. La maggioranza delle lame baionette a manico e ghiera oggi reperi- bili è stata raddrizzata per lo più in tempi moderni, per ragioni di simmetria, da collezionisti che ne ignoravano la corretta posizione. le yatagan, con le sciabole-baionette a lama dritta e alcune versioni dritte a manico e ghiera, armarono in segui t o molti fucili a retrocarica.
Attenzione. Lo schema grafico qui sopra è solo esemplificativo: gli esemplari non sono identificati e non appaiono nel testo ad eccezione del terzo da sinistra, modello ridotto per bersaglieri (v. p. 93)