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1.3. La colonia dello Sciotel e l’acquisto di Assab. Pag
nuove scoperte geografiche e scientifiche ma, come quasi tutte le società geografiche dell’epoca, con il fine ultimo di scovare nuovi territori adatti alla colonizzazione.
Questo era in definitiva il pensiero della maggior parte della classe dirigente italiana negli anni sessanta del XIX secolo (anche se non il solo, ma svilupperemo le ragioni contrarie nel prossimo capitolo); il desiderio di trasformare il neonato stato nazionale in una potenza europea covava in seno a molti ed anche le disfatte militari della 3° Guerra d’indipendenza nel 1866 (soprattutto quella di navale di Lissa), che confermavano l’impreparazione militare e tecnica oltre alla scarsa coesione dei vertici italiani, non fermarono la corsa a quello che più tardi sarebbe stato definito il posto al sole in terra africana. A dire il vero dobbiamo osservare che le modifiche profonde del capitalismo e della rivoluzione industriale di quegli anni imposte dalla navigazione a vapore, dall’uso del telegrafo, dall’estendersi della rete ferroviaria mondiale fino al taglio degli istmi (Suez 1869-1871, Corinto 1881-1893) stavano determinando un epocale cambiamento nelle comunicazioni e nel commercio internazionale; questi uomini si rendevano conto (nella maggior parte dei casi) del divario di risorse economiche e politiche che separavano l’Italia dalle nazioni più avanzate ma nonostante tutto erano convinti che da qualche parte bisognasse iniziare dato che, secondo loro, era in gioco il futuro del paese. L’Italia avrebbe dovuto dunque inserirsi in questa rete di scambi internazionali, fortemente aumentata proprio dalla metà dell’800, e l’avvio di una politica di espansione avrebbe costituito la naturale prosecuzione del processo risorgimentale, lo sviluppo politico e tecnologico del paese ed in ultima analisi avrebbe garantito le risorse politiche e la personalità per sedersi al tavolo con le grandi potenze europee.40
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1.3. La colonia dello Sciotel e l’acquisto di Assab.
Nell’introduzione di quest’opera abbiamo parlato dell’importanza della chiesa cattolica negli avvenimenti che si susseguirono nel Corno d’Africa ed ora prima di rivolgere la nostra attenzione verso quella che sarebbe stata la prima effimera colonia italiana, la baia di Assab, è giusto mettere in evidenza le figure fondamentali che aprirono la strada, volontariamente o meno, all’infiltrazione italiana in Etiopia e cioè i missionari cattolici. Fin dall’inizio del XIX secolo la chiesa romana inviò nel Corno diversi missionari con il duplice obiettivo di convertire al cattolicesimo (la popolazione etiope era cristiana di antica tradizione ma copta) gli autoctoni e battere sul tempo i pari grado protestanti, in quel periodo molto attivi nel continente nero. Giuseppe Sapeto41, l’artefice principale dell’acquisto della baia di
40 D. Natili, Un programma coloniale. La Società Geografica Italiana e le origini dell’espansione in Etiopia, Gangemi, Roma, 2008, Pag. 34-36.
41 Sapeto, Giuseppe. - Esploratore e orientalista (Carcare 1811 – Genova 1895). Entrato (1829) nella Congregazione della missione (lazzaristi) di S. Vincenzo de' Paoli, fu inviato (1834) nel Libano. Trasferitosi in Eritrea, compì un primo viaggio da Massaua fino ad Adua e a Gondar (1838). Ritornato nel 1851, visitò le ancora inesplorate regioni dei Bogos, dei Mensa e degli Habab e quindi accompagnò un'ambasceria di Napoleone III presso il deggiasmacc Negussiè, aspirante al trono d'Etiopia. Svestito l'abito talare, tornò in Europa per dedicarsi agli studî linguistici e fu professore di arabo a Firenze e a Genova. Favorì la penetrazione italiana nel Mar Rosso e trattò l'acquisto di una parte della costa della Baia di Assab per conto della compagnia Rubattino. Lasciò numerosi scritti, tra i quali una relazione sul suo secondo viaggio.
Assab, era un missionario lazzarista che in seguito dismise la tonaca per dedicarsi completamente alle scoperte scientifiche ed ai viaggi, alla ricerca di una colonia commerciale per l’Italia. Fondamentale per i successivi sviluppi fu anche il fatto che molti dei religiosi inviati in questi territori fossero di origine piemontese o ligure quindi sudditi sabaudi. Cristoforo Negri si rivolse infatti, già dal 1857, a monsignor Massaia rendendogli noto che il Regno di Sardegna sarebbe stato interessato a concludere accordi commerciali con i principi d’Abissinia42 disposti a farlo. Molti storici cosiddetti “coloniali”, nel tentativo di dare all’infiltrazione ed al successivo dominio italiano nell’area una nobile genesi, hanno sostenuto che fosse stato lo stesso Cavour ad interessarsi per primo sulla situazione politica ed economica del Corno d’Africa, nella non remota ipotesi di un coinvolgimento del regno sardo nella ricerca di una colonia, dando così allo statista piemontese la paternità dell’ideale coloniale italiano. Oggi però è chiaro, grazie anche a documenti riletti nell’ottica corretta43 , che Negri fece tutto autonomamente, salvo poi informare il conte degli esiti, come il suo ruolo di funzionario imponeva. Il primo ministro, al contrario, frenò gli entusiasmi di Negri e di qualche zelante missionario, come padre Leone des Avanchers44, scrivendo egli stesso: […]
“Al progetto, però, di colonizzazione l’attualità delle circostanze direttamente si oppone. Io, quindi, già feci in modo cortese conoscere allo stesso padre Leone des Avanchers perché moderi lo zelo e non accresca proposte.”45 […]
Nel 1866 un altro missionario padre Giovanni Giacinto Stella ottenne una concessione nello Sciotel, una regione dell’Amasien46, terra dei Bogos47, dove fondò una colonia agricola. Padre Stella era presente nella regione sin dal 1851 dove si conquistò presto stima e prestigio presso la popolazione locale grazie alla sua opera di elevazione materiale e di ordinamento civile; dopo avere a lungo difeso i diritti dei Bogos ed essere intervenuto in seguito alle razzie di altre tribù limitrofe, si trovò nel bel mezzo della disputa del territorio tra Egitto, Etiopia e Turchia. Nel 1866 dismise l’abito talare e nello stesso anno ottenne, come abbiamo riferito in
42 Abissinia, Nome con cui nelle lingue europee spesso si designava l’intera Etiopia o specialmente in opere scientifiche, l’altopiano centrale e settentrionale dell’Etiopia (che comprendeva anche una buona parte dell’attuale Eritrea), abitato tradizionalmente dalle genti di lingue semitiche (particolarmente l’amarico, ma anche il tigrè) e di religione cristiana monofisita.
43 E’ lo stesso Negri che, in una lettera a mons. Massaia del 1858 a proposito di un eventuale trattato, fa notare come il conte di Cavour non sia ancora stato informato: “Io sebbene conosca che S.E. il conte di Cavour, presidente del Consiglio e ministro delle Finanze e degli Affari Esteri, accoglierebbe volentieri una regolare proposta che gli facessi d’un trattato con l’Abissinia, non so raccogliere gli elementi di fatto da presentare ad un uomo perspicacissimo quale egli è, e necessari per mostrare la probabilità di venire agli accordi”. (R. Battaglia) Questa lettera mostra inoltre che solo sottoponendo al conte una serie di dati estremamente precisi si potrebbe giungere ad un accordo. 44 Des Avanchers, Leone (al secolo Michele Galliet). - Missionario e viaggiatore nell'Africa orientale (Les Avanchers, Savoia, 1809 - Afallo, Ghera, 1879). Entrato nell'ordine dei cappuccini, svolse attiva opera missionaria e civilizzatrice in Somalia, in Eritrea e nel paese dei Galla e Sidama, negoziando anche (1859) un trattato di amicizia tra il regno sardo e quello abissino. Morì avvelenato dalla regina di Ghera. 45 E. de Leone, Le prime ricerche di una colonia e la esplorazione geografica politica ed economica, L’Italia in africa, Vol. II, Ist. Poligr. dello Stato, Roma, 1955, Pag. 5-8. 46 Amasien, talvolta citata anche come Amassien o Amasen era il nome di una provincia storica che comprendeva Asmara e i suoi dintorni, ora parte della moderna Eritrea. 47 Bogos, zona del nord dell’Eritrea con capoluogo Cheren sede dell’omonima tribù.
21 precedenza, una concessione dal degiasmacc48 Hailù per fondare una colonia agricola gestita da italiani. Recatosi nel novembre del 1866 in Egitto, convinse alcuni capitalisti a creare una società col nome di “Colonia italo-africana di Sciotel” , che avesse per oggetto lo sfruttamento agricolo del centro di Sciotel. La colonia contava circa trenta italiani tra finanziatori, contadini ed artigiani. L’iniziativa di Stella fece sorgere la gelosia del rappresentante egiziano in Abissinia Werner Munzinger49, il quale mirava a sostituirsi all’italiano nell’influenza sul capo della regione, contesa come si è riferito tra Egitto e Abissinia. Egli riuscì infatti a sollevare sospetti ed inimicizia nel nuovo negus neghesti50 Giovanni e nel nuovo governatore dell’Amasien Walda Michael. Dopo aver subito numerose angherie, la piccola colonia venne abbandonata dalla maggior parte dei suoi dipendenti e nell’ottobre del 1869, in seguito alle numerose amarezze e ad una congestione sanguigna Giacinto Stella morì. Nel 1872 la società venne venduta al Munzinger decretando così la fine della prima effimera colonia italiana in terra d’Africa.51 Se, come abbiamo evidenziato, le aspirazioni coloniali di Cavour sono quantomeno discutibili, non possiamo dire altrettanto per le sue ambizioni commerciali, l’interesse per le quali è manifesto fin dal 1850. L’appoggio fornito a Raffaele Rubattino52, definito da R. Battaglia “l’uomo più audace della borghesia del Risorgimento”, oltre al vero e proprio rapporto di amicizia che lega i due uomini, resero molto stretta la loro collaborazione. Alla Compagnia Rubattino fu infatti rilasciata nel 1851 la concessione del servizio di linea da Genova per la Sardegna, prolungata poi fino a Tunisi in modo da favorire i rapporti economici e politici con la folta colonia italiana ivi presente; peraltro il ruolo di Rubattino sarà decisivo nello sviluppo degli interessi italiani a Tunisi negli anni seguenti.53 Fondamentale fu soprattutto la parte da lui ricoperta nell’acquisto della baia di Assab nel 1869, vicenda della quale ci accingeremo ora a raccontarne gli sviluppi.
48 Degiasmacc ("comandante/generale della Porta") o abbreviato Degiac. Titolo militare che designava il comandante del corpo centrale del tradizionale esercito imperiale che comprendeva l'avanguardia, il corpo centrale, l'ala sinistra, l'ala destra e la retroguardia. Marcus lo paragona al titolo di conte. Gli eredi del Leul Ras ricevevano il titolo di Leul Deggiasmac per essere differenziati dai Deggiasmac di sangue non imperiale.
49 Munzinger, Werner. - Viaggiatore (Olten 1832 – Dancalia 1875). Recatosi con incarichi commerciali a Massaua (1854), compì di là numerosi viaggi nell'interno (1854-63), spingendosi nel Kordofan e nella Nubia. La relazione pubblicata al ritorno in patria (1864) contiene importanti notizie soprattutto sull'Eritrea. Ebbe poi incarichi militari e politici in Africa orientale per conto dell'Egitto e della Francia. Fu trucidato dai Danachili presso il Lago Assal insieme con tutti i suoi uomini.
50 Negus Neghesti ("Re dei Re") era l'Imperatore dell’Etiopia. Nonostante numerosi re di Axum avessero utilizzato questo titolo, sino alla restaurazione della dinastia salomonide ad opera di Iecuno Amlac i sovrani dell'Etiopia utilizzarono il titolo di Negus, anche se "Re dei Re" venne utilizzato sin dall'epoca di Ezanà. La titolatura completa dell'Imperatore d'Etiopia era Negust Neghesti e Seyoume Igziabeher ("Eletto del Signore").
51 C. Giglio, Etiopia / Mar Rosso, L’Italia in Africa, Vol. I, Tomo I, Ist. Polig. Dello Stato, Roma, 1958, Pag. 64-68.
52 Rubattino, Raffaele. – Armatore (Genova 1809 – ivi 1881). Dedicatosi fin da giovane al commercio, nel 1840 fondò la prima flotta a vapore del Regno di Sardegna (società Rubattino). Di tendenze liberali, assicurò i rifornimenti alla Repubblica romana; delle sue navi si servirono sia C. Pisacane per la spedizione di Sapri (1857), sia G. Garibaldi per la spedizione dei Mille (1860). Nel 1869 acquistò la Baia di Assab sul Mar Rosso, primo stabilimento italiano in Eritrea, come base per i suoi commerci con l’Oriente. Deputato dal 1876 al 1880, nel 1881 fuse la propria compagnia con la società Florio di Palermo, dando vita alla Navigazione generale italiana.
53 J. L. Miège, L’imperialismo coloniale italiano dal 1870 ai giorni nostri, Rizzoli, Milano, 1976, Pag. 16-17.
Giuseppe Sapeto, dismesso l’abito talare nel 1861, ricevette l’anno successivo dal Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio l’incarico di recarsi nel Mar Rosso per studiare i lavori in corso del canale e sulle eventuali ripercussioni che la sua apertura avrebbe avuto sui traffici italiani. Il risultato di questo viaggio fu un’interessante relazione (del 28 luglio 1863) al Ministro per l’Istruzione Michele Amari54, che gli procurò una cattedra di “Civiltà e lingua araba” all’istituto tecnico di Genova, e la produzione di un’opera “L’Italia e il Canale di Suez” (1865) nella quale Sapeto sostenne che l’apertura del canale avrebbe portato grandi vantaggi all’Italia, se però il paese si fosse tempestivamente attrezzato sia dal punto di vista delle infrastrutture che da quello degli investimenti produttivi e commerciali. Sapeto riteneva che la creazione di una stazione commerciale e militare nel Mar Rosso andasse realizzata nel più breve tempo possibile, possibilmente prima dell’apertura del canale, onde evitare che l’onnipresente Inghilterra e la Francia arrivassero ad occupare tutte le zone ideali delle due sponde. Dopo avere più volte inutilmente bussato all’indirizzo del Ministro degli Esteri e dell’Agricoltura, nel settembre 1869 non vide alternativa di sorta se non quella di rivolgersi direttamente al sovrano, Vittorio Emanuele II, il quale lo appoggiò senza riserve presso il Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Menabrea55. Oltre alla “spinta” reale, la buona sorte venne incontro a Sapeto dato che Menabrea fu l’unico ministro italiano, tra il 1861 ed il 1878, a condividere l’espansione commerciale nonché territoriale italiana.
Dopo che il Primo ministro ebbe concordato con il Ministro della Marina Riboty di affiancare un ufficiale di marina a Sapeto, il contrammiraglio Acton56, nella ricerca di una stazione marittima, il 2 ottobre 1869 venne fatta firmare all’ex religioso una dichiarazione con la quale egli si impegnava ad acquistare un territorio sulla costa araba o su quella dell’Africa e che i suddetti acquisti sarebbero stati fatti per conto e per mandato del governo italiano.57 I due delegati partirono da Brindisi il 12 ottobre 1869 e dopo avere escluso la costa araba a causa di voci, rivelatesi poi false, che Inghilterra e Francia avessero già occupato le zone migliori, si rivolsero alla costa africana e dopo ampie perlustrazioni scelsero la baia di Assab la quale, come scrisse lo stesso Sapeto, presentava diversi vantaggi:
54 Amari, Michele. - Patriota, storico e arabista siciliano (Palermo 1806 – Firenze 1889). Oppositore dei Borbone, costretto a un lungo esilio in Francia, fu dapprima fervente mazziniano ma infine appoggiò la soluzione cavouriana. Rientrato in Italia, divenne ministro dell'Istruzione, organizzò gli studi orientali e contribuì in modo rilevante alla conoscenza della Sicilia musulmana.
55 Menabrèa, Luigi Federico, conte. - Uomo politico, scienziato e generale (Chambéry 1809 - Saint-Cassin, Chambéry, 1896). Ufficiale del genio, fu dal 1839 al 1848 insegnante di geometria descrittiva, meccanica e scienza delle costruzioni all'Accademia militare di Torino; si occupò attivamente di varie questioni di scienza delle costruzioni, in partic. di elasticità enunciando il principio "del minimo lavoro". Nel 1848 fu eletto deputato al parlamento subalpino e tale rimase fino al 1860, evolvendo tuttavia dall'iniziale posizione di militante della sinistra democratica fino a quella di convinto sostenitore della destra anticavouriana. Nel 1859-60 ebbe incarichi militari; senatore dal 1860, fu ministro della Marina (giugno 1861 - marzo 1862), poi dei Lavori pubblici (dic. 1862 - sett. 1864). Plenipotenziario italiano per la pace di Vienna del 3 ott. 1866, ebbe in tale occasione il Collare della Ss. Annunziata. Presidente del Consiglio dall'ott. 1867 al dic. 1869, non riuscì a evitare lo scontro di Mentana. Fu poi incaricato di missioni straordinarie a Vienna (1870) e a Stoccolma (1873), e ambasciatore a Londra (1876-82) e a Parigi (1882-92). Socio nazionale dei Lincei (1874).
56 Acton, Guglielmo. - Ammiraglio (Castellamare di Stabia 1825 - Napoli 1896), fratello di Emerich e Ferdinando; capitano di fregata nella marina del Regno di Napoli, passato come capitano di vascello nella marina italiana, si distinse a Lissa. Fu ministro della Marina nel 1870-71, senatore (1871) e nel 1879 fu promosso viceammiraglio.
57 V. Documento n.1.
1. La sua vicinanza allo stretto di Ba bel-Mandeb e il suo facile approdo indicato dall’isola elevata di Sennabaiar e dai monti tagliati a sella, che additano da lontano il capo Lumah. 2. La sua posizione rispetto a Mokha e Hodeidah, empori dello Jemen, con i quali può comunicare con tutti e due i monsoni. 3. L’attitudine sua a diventare, come già fu nell’alta antichità, l’emporio dell’Arabia e dell’Abissinia, potendovi far capo le carovane che ora vengono a Massaua, Ras
Bailul, Raheita, Tagerrah e a Zeila.58
Il 15 novembre 1869 Sapeto stipulò con i sultani Hassan ed Ibrahim Ahmad un compromesso-contratto di acquisto per la baia di Assab.59 Il rapporto venne presentato al nuovo governo Lanza60 che ratificò l’operato dei due delegati; per la definitiva stesura del contratto però, dato che il governo avrebbe voluto sì acquistare una colonia ma non aveva il coraggio di farlo alla luce del sole, anche per non mettere in allarme le altre potenze europee, venne deciso di ricorrere ad un prestanome privato, la compagnia del già citato Raffaele Rubattino ed un contratto in proposito venne stipulato il 2 febbraio 1870 tra alcuni ministri (Visconti Venosta, Acton, Castagnola e Gadda) ed un procuratore della compagnia genovese. Soltanto una settimana dopo, l’8 febbraio 1870, Sapeto venne a conoscenza della sua nuova posizione di agente della Compagnia Rubattino tramite una lettera di Acton della quale pubblichiamo un breve stralcio:
“La dichiarazione di proprietà dei punti acquistati dovrà essere fatta in nome del sig. Rubattino o di quelle persone che dal medesimo Le verranno indicate. Fra le condizioni stabilite nel contratto stipulato con il sig. Rubattino havvi poi quella di lasciare in piena proprietà di quest’ultimo, a giudizio della S.V. Illustrissima e salva l’approvazione del R. Governo, una porzione di terreno conveniente per l’impianto di una stazione ad uso di quella
58 C. Giglio, Etiopia / Mar Rosso, L’Italia in Africa, Vol. I, Tomo I, Ist. Polig. Dello Stato, Roma, 1958, Pag. 105.
59 V. Documento n. 2.
60 Lanza, Giovanni. - Uomo politico (Casale Monferrato 1810 – Roma 1882). Medico, ma maggiormente dedito all'agricoltura e al giornalismo, nel 1848 accorse volontario in Lombardia per combattere gli Austriaci e nel maggio fu eletto deputato. Dapprima contrario alla ripresa delle ostilità con l'Austria, quindi favorevole alla resistenza a oltranza dopo la sconfitta di Novara, votò contro la pace di Milano. Vicepresidente della Camera (1853), ministro dell'Istruzione (1855), poi delle Finanze (1858), fu eletto (1860) presidente della Camera, ed esercitò quest'ufficio con rigida imparzialità. Accentuatasi intanto la sua evoluzione dal centro-sinistra alla destra, della quale divenne uno dei capi più autorevoli, fu ministro dell'Interno (sett. 1864 - ag. 1865), nuovamente presidente della Camera (1867-68 e 1869); quindi, presidente del Consiglio (dic. 1869 - luglio 1873), proseguì la riduzione delle spese militari in un regime di stretta economia, evitando l'intervento in favore della Francia, allora in guerra con la Prussia. Proprio la disfatta francese permise l'acquisizione di Roma al Regno (1870). Dimessosi perché respinti i suoi provvedimenti finanziarî, visse poi prevalentemente a Torino, ove (dal 1878) fu presidente dell'Associazione costituzionale.
24 compagnia di navigazione, da retribuirsi però in ragione del prezzo originario di acquisto.”61
Il giorno 15 febbraio 1870 il vapore “Africa” partì da Livorno con a bordo G. Sapeto, O. Beccari62, A. Issel63 e Grandoni, agente della compagnia Rubattino, con destinazione Assab per la stesura definitiva del contratto di acquisto della baia (a Suez si unì al gruppo anche O. Antinori64 in viaggio verso lo Sciotel). Quest’ultima fase non fu semplicissima poiché quando il vapore gettò l’ancora nella baia di Buia, Sapeto apprese dai due sultani Hassan ed Ibrahim che degli emissari egiziani avevano offerto un prezzo cinque volte superiore a quello concordato con gli italiani per l’acquisto del territorio già venduto ed erano inoltre stati minacciati di rappresaglie sia dagli stessi egiziani che dai governatori della vicina Arabia se avessero onorato il contratto. Inoltre i due sultani informarono Sapeto che la baia di Buia, dove il vapore aveva attraccato, era di proprietà del sultano Abdallah Sciahim e quindi non avrebbero potuto venderla; Sapeto, per evitare inutili discussioni, mandò a chiamare il terzo sultano, propose di redigere un nuovo contratto che ampliasse il territorio acquistato, dietro naturalmente ad un congruo aumento del corrispettivo. Il nuovo contratto venne stipulato l’11 marzo 1870 tra i tre sultani, Giuseppe Sapeto ed il capitano del vapore Andrea Buzzolino come rappresentante della Compagnia Rubattino.65
A seguito della felice conclusione della trattativa, il giorno 13 marzo 1870 venne issata sul promontorio di Assab la bandiera italiana, venne costruita una piccola baracca in legno e vennero conficcati nel terreno due pali con delle tabelle con la scritta “Proprietà Rubattino -
61 C. Giglio, Etiopia / Mar Rosso, L’Italia in Africa, Vol. I, Tomo I, Ist. Polig. Dello Stato, Roma, 1958, Pag. 106.
62 Beccari, Odoardo. - Esploratore, botanico, naturalista (Firenze 1843 - ivi 1920). Compì lunghi viaggi soprattutto nelle Indie Orientali, raccogliendo numeroso materiale scientifico. Dal Borneo, con G. Doria, attraversò per vie ancora inesplorate il Sarawak. Nel 1870 prese parte all'acquisto della baia di Assab e con O. Antinori e A. Issel visitò la regione di Cheren. Con L. M. D'Albertis esplorò la Nuova Guinea e poi da solo le isole Aru e Key (1873), Celebes (1874), la Nuova Guinea occid. (1875). Rientrato in patria, ne ripartì dopo breve tempo (1877) per l'India, Sumatra e l'Australia. In uno dei suoi viaggi, scoprì, a Sumatra, l'Amorphophallus titanum, pianta delle Aracee, interessante per la grande infiorescenza. Fu uno dei più competenti illustratori delle Palme. Tra le sue opere si ricordano: Malesia (1877-90); Nelle foreste di Borneo: viaggi e ricerche di un naturalista (1902); Nuova Guinea, Celebes e Molucche (post., 1924).
63 Issel, Arturo. - Geologo italiano (Genova 1842 - ivi 1922); prof. di geologia, mineralogia, geografia e paleontologia nell'univ. di Genova; socio nazionale dei Lincei (1919). Studiò diverse regioni del Mediterraneo, tra cui il Canale di Suez, l'Arcipelago Egeo, la Tunisia, ecc., e, in occasione della cessione della Baia di Assab, fu in Africa Orientale, dove visitò Massaua e Cheren (1870). Lasciò una vasta produzione scientifica riguardante non solo argomenti di geologia, ma anche di malacologia, talassografia, sismologia, antropologia, paletnologia, con particolare riguardo alla regione ligure. Degni di particolare rilievo sono i suoi studî sui lenti movimenti del suolo, da lui chiamati bradisismi.
64 Antinori, Orazio. - Naturalista e viaggiatore (Perugia 1811 – Let Marefià 1882); nel 1848 combatté nel Veneto e l'anno seguente prese parte alla difesa di Roma; iniziò quindi i suoi viaggi, dapprima in Grecia, nell'Asia Minore e in Siria curando raccolte ornitologiche, poi in Egitto (1858) e di là nel Sudan. Di qui compì, con C. Piaggia e con altri, diversi viaggi sul Nilo Azzurro e sul Bahr el-Ghazāl. Nel 1867 fu tra i fondatori della Società geografica italiana, della quale ricoprì per varî anni la carica di segretario generale. Negli anni successivi, con O. Beccari e A. Issel visitò i paesi del Mar Rosso (1869), rimanendo poi due anni in Etiopia; partecipò poi a una missione della Soc. geogr. ital. in Tunisia (1875). Tornato in patria, attese all'allestimento di una grande spedizione nella regione dei laghi equatoriali. Dopo un viaggio di alcuni mesi, raggiunse a Liccè il campo di Menelik, ed ebbe la concessione di un territorio a Lèt Marefià per impiantarvi una stazione scientifica e ospedaliera; privato da un incidente dell'uso della mano destra, rimase a capo della stazione di Lèt Marefià, ove attese alla preparazione di collezioni naturalistiche.
comprata agli 11 marzo 1870”.66
Sapeto si trattenne nella baia fino al 25 aprile 1870 e dopo soli quattro giorni dalla sua partenza, il 29 aprile 1870, dei soldati egiziani sbarcarono nella baia, forzarono la porta della casetta e lasciarono un presidio militare. Possiamo dunque affermare che la prima effimera colonia italiana nel Corno d’Africa durò solamente quarantanove giorni con l’aggravante che il Ministro degli Esteri egiziano elevò una protesta ufficiale tramite una nota che inviò al Console Generale d’Italia al Cairo:
“Aux termes d’une communication que j’ai reçue du ministère de la marine, la compagnie italienne Rubattino, par l’intermédiaire de ses agents, a occupé un morceau de terrain vers le cap Assab, sur le litoral égyptien de la mer Rouge, et établi sur ce terrain un dépôt de charbon pour le besoin de son service.
Ce terrain dépendant du gouvernement égyptien, l’autorité rechercha les titres en vertu desquels avait pu avoir lieu l’occupation et il fut constaté que les agents de la compagnie le tenaient de quelques pêcheurs qui l’avaient vendu comme leur propriété.
Evidemment, monsieur l’agent et consul général, cette vente est radicalement nulle, car les pêcheurs n’ont pu vendre la propriété d’autrui, la propriété de l’état.
Le gouvernement s’élève donc absolument contre cette occupation arbitraire, et je viens, en son nom, vous prier, monsieur l’agent et consul général, de vouloir bien pourvoir à ce que la compagnie, respectant les droits incontestables du véritable propriétaire, laisse les lieux libres dans le plus bref délai.
J’ajoute que, pour la facilité des compagnies de navigation qui poussent leurs opérations jusque dans l’extrême Orient, le gouvernement égyptien ne se refuserait pas à leur accorder, le cas échéant, la jouissance des terrains dont elles croiraient devoir disposer sur le litoral dont il s’agit, mais cela à titre de location, et sous les conditions qu’il indiquera luimême à ces compagnies."67
Riportiamo di seguito la risposta della diplomazia italiana, particolarmente abile nel fare leva sulla principale debolezza della posizione egiziana, cioè sulla scarsa autorità che il governo vicereale deteneva nell’area di Assab:
66 C. Giglio, Etiopia / Mar Rosso, L’Italia in Africa, Vol. I, Tomo I, Ist. Polig. Dello Stato, Roma, 1958, Pag. 106-110.
67 T. Scovazzi, Assab, Massaua, Uccialli, Adua. Gli strumenti giuridici del primo colonialismo italiano, Giappicchelli, Torino, 1996, Pag. 9-10.
“Aussi avons-nous été surpris en apprenant, par votre dépêche du 3 juin, que Schérif pacha a jugé à propos de vous adresser une note par laquelle le gouvernement égyptien déclare nul et d’aucune valeur l’achat fait par la société Rubattino du terrain en question. Dans cette note le gouvernement du Khédive n’a envisagé la question qu’au point de vu des droits des vendeurs du terrain. D’après lui, la société Rubattino l’a acheté à quelques pêcheurs de la côte, qui n’y avaient aucun droit de propriété. Schérif pacha donne à entendre que, le gouvernement égyptien étant le seul propriétaire des terrains de la côte africaine de la mer Rouge, c’est à lui que les acheteurs auraient dû s’adresser.
Nous n’avons aucune difficulté à discuter une question posée dans ces termes : mais c’est au gouvernement égyptien de nous faire connaître le droit qu’il peut avoir, soit à titre de souveraineté territoriale, soit à titre de propriété de l’état, de contester une acquisition consentie par les occupants effectifs du sol, dans des contrées où, faute d’une organisation administrative regulière, les populations indigènes jouissent d’une indépendance de fait complète. Il est aisé de démontrer à l’Egypte que les acquiereurs du terrain en question ont traité de bonne fois avec les chefs des tribus qui, étant en possession du territoire, auraient certainement refusé de reconnaître toute cession, vente ou location du territoire, effectuées par l’administration égyptienne.
En droit commun, le vendeur ou bailleur d’un terrain est tenu de garantir la possession à l’acheteur ou au fermier. L’Egypte était-elle à même de donner cette garantie à la société Rubattino, et aurait-elle pu se charger de la faire respecter ?"68
Il risultato di questo scambio di corrispondenza diplomatica fu il ritiro del contingente egiziano da Assab, che per qualche anno rimase abbandonata sia dagli egiziani che dagli italiani ma la delicata questione politica rimase sospesa e si sarebbe trovata una soluzione solo una decina d’anni dopo come vedremo nel prossimo capitolo.
68 T. Scovazzi, Assab, Massaua, Uccialli, Adua. Gli strumenti giuridici del primo colonialismo italiano, Giappicchelli, Torino, 1996, Pag. 14.