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STUDIO SULLA IDROTIMETRIA, ECC.

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RIVISTA MEDICA

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5• Opera rione.

I 4° del saggio precedente, sottratti dal Ì • grado dell'acqua naturale, 22, ne danno i8° 5Bicarbonati.

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6a Operazione.

Eseguilo il 1• saggio (1), vi si aggiunge i;, eme. di azotato di bario e, dopo 10 minuti, riprèso il grado, risulta <li 7° che sottratti dai 10 aggiunti, ne restano . .

7" Ope razione.

i Solfati.

Reazione cromatica coll'azotato argen- I tico . . . . . . . .

1• I Cloruri.

8" Opera .. ione.

I 21° tra bicarbonati, cloruri e solfati, sottratti dai 22° della 1• operaz. ne danno

Le 8 operazioni descritte constano di.tre o quattro sag · idrotimetrici e di una o due reazioni cromatiche, le q uali, non richiedendo lunghe ebollizioni, né filtrazioni, possono v nire eseguite in tre quarti d'ora. E tralasciando di eseguise · saggio pei bicarbonati, non sempre necessario, l'esecuzion dell'analisi diventa ancora molto più breve.

In questo lavoro dovevo occuparmi unicamente dell'idro-l timetria; perciò non ho accennato alla determinazione deg · azotati e degli azotiti, dell'ammoniaca e delle sostanze organiche. L'aggiunta di queste ricerche coi metodi già completerebbe il metodo d'analisi ora descritto.

Reagenti ed att rezzi occorrenti per ese gu ire l' anal isl (2).

1. Acqua distillata.

2. Soluzione idro-alcoolica di sapone.

3. » di cloruro di calcio a 0,225 p. 100.

(t ) Oppure sull'acqua allo stato naturale, o colla reazione cromatica.

(li) Vengono utilizzati il più che è po~sibile quelli già esistenti nella e setta.

5.

6.

4. Soluzione di azotalo d1 bario a 2,H p. 100. ,. di carbonato ammonico a 20 p. 100. di solfato magnesico a 0,50 p. 100. di azotato d'argento \

7. a 10 . 100 _ t Che ~o~rebber~ anch~ . . p \ unirsi a parti uguah.

8. Acido azot1co puro. J tO. Due boccette con tappo da 100 eme. per i saggi (1).

'9. Ammoniaca.

11. Una provetta graduata con piede della capacita di 20 eme. o piu.

12. Un pallone o matraccio da 100 eme.

13. Una lampada ad alcool.

14. La buretta idrotimetrica.

15. Una pipetta graduata in decimi di eme.

16. Due tubi d'assaggio per le reazioni cromatiche.

Alla One. della mia llernoria sul!'Idrotimetria, stata stampata nel Boli ti" farmaceutico, avevo aggiunto uoa nota in c · r e '11& g d d , u1 acevo sapere di avere preso ·t •ra o I r~tlmetricn, con soluto di sapone neutro, espressamente preparato so 1 una soluz,ooe acquosa di una nota quantità <li acido tarbonico· e usan ' Pra le pr~auzioni s~ggeritemi dall'esperienza, ero riuscito a fare• equiva1;;uue grado 1drot1metnco a meno centigrammo per litro di 'd b . _un volume e eme. ! e mezzo. ac1 o car onico, pari lo a ~al~ ec/ui\'.a~enza \·e~iva ad essere giusto la metà di qoella assegnataaJl dagr 11 or,_, c ie e. mvece d1 ;; eme per ogni grado idrotimetrico. "

Ma. m ulteriori esperi~enti pervenni a fare couispondere un grado idrotimetri~o a~che a meno d1 mezzo centigrammo per lltro d'acido carbonico sì a toc~are 1 4 m1ll1grammi e mezzo. , no f lo teguito a. qu~to ratto mi venne l'idea. che, corrispondendo un grado idroime rico a grammi 0,0103 per JitrJ di carbonato di calcio la di cui mol eo! e uguale a mo (Cn co• _ iOO) • e a, H esiste una comspondenza abbastanza e' con <iuei gr. 0,0045 per litro rii acido carbonico Ja cui molecola è g 1 •atta (coi = 4~). u ua e a 44

Dru1que il carbonato di calcio e l'acido carbonico equivalg d idrotimetr·co · · ono a uo grado- 1 in ragione approssimath·a del loro peso molecolare· ~egue11za:._l'acido carbonico ed i sali alcalino-terrosi, rappresentatÌ :a numero d1 molecole, messe a reagire sopra Ja soluzione di saJ}one dovr 0 t11t~1 dare uo ugual numero di gradì idrotimetrici. ' anno-

Risulta da cio che l'equivalenza dell'acido carbonico è p~·· da me trovat · è d' •= 1samente quella . a, c10 i millig1·ammi 4 e meno, pari in volume a eme. I! ed UD quarto per litro per ogni grado idrotimetrico. . ri;:,,~dovoalall~ae~dli equbivalenti <lovrebbe essere 'IUindi corretta in questo senso " • Cl o car ODICù.

Perugia, 20 gennaio, i89f.

RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI RIVISTA ~IEDIOA

occlutione intestinale aouta guarita coll' elettrlcltà. -

Dott. ALBERTO G1ovAl'U.RDI. - (La Rasseana di scienze mediche, novembre 1890).

La corrente elettrica fu per la prima volta adoperata nell'occlusione intestinale da Leroy J'Elioles (1826). Duchenne oel 1851 ne rinnovò il tentativo. Dopo di lui parecchi insigni clinici esteri ed italiani (Kriston, Stokes, Giommi, ecc.) ricorsero con esito felice a questo mezzo.

Tanto però nei trattati, quanto nelle memorie, si parla dell'elettricità come di un'astrema ancora di salvezza a cui potersi afferrare, fallita la lunga serie degli altri rimedii im· piegati di consuelo in simili contingenze, e prima di a ffidare il paziente alle mani del chirurgo. La pratica finora non precisa, e non può forse precisare, quali sieno i criterii dei quali si deve valersi per scegliere l'una piuttosto che !"altra fra le svariate e molteplici risorse che la terapia mette a disposizione.

Il caso illustrato dall'autore in · questa memoria si riferisce ad una occlusione intestinale acuta per paralisi della tunica muscolare dell'intestino in individuo ernioso sottoposto a intempestive manovre di riduzione dell'ernia.

Il Boudet aveva dimostralo fino dal 1880 che le correnti continue agivano sulla contr azione delle fibre lisce dell'intestino, mentre le 1·orrenli inlerrotte agivano soprattutto sui mu~coli della parete addominale: parve quindi utilissimo al l'autore il giovarsi di entrambi i metodi nel caso che egli descrive, alternandoli. Osservò infatti che colla corrente interrotta non si determi narono che contrazioni forti della parete addominale, e che con quella continua (polo negativo nell'ano, polo positivo sull'addome) dopo una seduta di 20 nuti si cominciarono a ridestare dei movimenti vermicolal'l con produzione di tormini, i quali parvero forieri di t,ll'On ventura; e dopo tre sedute di circa 20 minuti ciascuno, con intervallo di qualche ora di rip oso, l'ammalato ebb~ forti dolori e prepotente bisogno di defecare, dando cosi termine ad ogni sua sofferenza.

L"elellricità sarPbbe invera di un effetto assai problematico nei casi di .~tro.i:amento; infatti la peristals i maggiormente eccitata dalle corren li elettriche non farebbe che peg. giorare le condizioni deirinleslino strozzalo congestionandolo e tumefacendolo in corrispondenza del suo punto di strozzatura; l'unica cura efficace consisterà nell'intervento ch irurgico rapido e pronto 11uanto è rapida e pronta a re dersi irrimediabile la peritonite che !'egue inevitabilm ente: allo strozzamento interno.

Nelle occlusioni per semplice ingo r go Jecale l'enteroclisi, i drastici, ed ancb e il contemporaneo sussidio dell'elettricità trionferanno di ogni altro rimedio Nell'occlusione spastiea invece gli oppiacei uniti all'olio d, riciuo soddisfaranno al doppio scopo di mettere in calma l'intestino e di promuoverne lo svuotamento.

);eJl'inoaqinazione finalmente, l'introduzione, mediante l'enterocl,sma, di qoantità grandissime d'acqua (2, 3, 4 litri per volta), io special modo se ranc::a invaginata, come accade di solito, appartieo e All'ileo, sarà il solo ed unico rimedio atto a restituire all'intestino la sua permeabilila dilatando l'intestino medesimo in un senso contrario al movimento per istaltico.

L 'uroblllnurta. nella cura. di ltooh . - Dott. G. CAVALLERO. - (Ganetta medica di T o r ino, febbraio 1891, fase. 4").

L"autore fu condollo alla ricerca dell'urobilinuria pel fallo dellA quasi costante albuminuria, bencbè lievissima, ch e si osserva durante le reazioni gene rali della linfa, per la consideraz ione che nel decorso delle infezioni acute, accanto all'albuminuria, indipendente mente da qualunque lesione re- le è pure abbastanza frequente l'urobilinuria. Siccome la 0:,,:'ione generale della liofe di Koch ha la stessa espresr. 8 della reazione generale che si osserva nel corso delle s1on . . . . t · t · infezioni acute e data dai Los~1c1 ~s1e~o e~~e p o~ame, ?ss1lb mine o diastasi) separati dai m1crob, e c1rcolant1 nel a u 1 . . sangue, cosi era logico il pensare che_ anche. ne !e reazioni enerali della cura di Koch, accanto ali albummur1a, potesse !sservarsi anche la urobilinuria. . . .

Quale é il sign ificalo di questa urob1hnur 1a?

É noto, giusta le osservazioni di Hayem, che rurobiliouria he si osserva talora nel corso delle malattie infettive acute. dovuta ad una degenerazione delle cellule epatiche (l'ur obibili nuria é secondo Hayem sintomo quasi patognomo nico di alterazioni del fegato) causata non dalla ipel'termia, come non molli anni addiet1·0 riten evasi, ma dal passaggio atlraver,.o il ferrato dei tossici che ci r colano nel sangue dei maiali di infezi;ni acute. P e r cui è a ritenersi che l'urobilinuria che si osserva durante la r eaz ione della lin fa di Koch sia dovuta ad una degenerazione del parenchima epatico ed in lutto corrispondente (quanto al meccanismo per cui si è prodotta) alla degenerazione renale che si manifesta coll'albuminuria. Non !li potrebbe però affermare che questa sia la sola causa dell'urobilinuria.

Hénocqueha dimostralo che, in seguito all'iniezionedellaliofa di Koch, diminu iscono i corpuscoli rossi del sangue ed il tasso dell'emoglobina; il prof. Mya h!i dimo s t rato che du rante g li accessi di febb r e malarica osservasi una urobilinurla dov uta 8 trasformazione intra-sanguigna della emoglobi na in urobilina (è ammessa del r esto anche da Hayem questa origine della urobilinuria); per cui l'autore sarebbe d'avviso che l'urobiliouria in questione abbia, oltreché l'origine epatica, anche origine em a tica. Ed essa ci starebbe ad indicare con tutta probabilità una lesione del fegato ed una alterazione dei globuli rossi causali dalla linfa di Koch.

Leuoooitemla. reale e leuoocitemla appa.rente . - E. MA.

RAGLIANO e P. CA.STELLINO. - (Bollettino della R. Acea demia mt1dica di Genova, anno s•, 1890). • solo in questo senso deve essere interpretata l'asserzione di ]dosso che i globuli rossi si trasformino io leucociti: proposizion e che dovrebbe essere corretta dicendo che i globuli rossi possono, alterandosi, assumere la parvenza di glol)Uli bianchi. sulla. presenza dell'acetone nel sudore. - Dotl. L. Di; voTo. _ (G azzetta degli ospedali, 29 ottobre 1890).

I globuli rossi del sangue fra le loro alterazioni presentano quella di scolorarsi progressivamente, di assumere aspetto granuloso, e di lasciarsi poi cosi facilmente penetrare dalle varie materie coloranti, talchè assumono le parvenze di globuli bianchi dai quali solo si differenziano per la mancan za di nuclei. Alterazioni siffatte, le quali nel sangue normale solamente si ma,nifestano dopo parecchio tempo da che è sottratto al circolo, si possono in condizioni patologiche riscontrare nel sangue appena estratto.

In tal guisa questi globuli scolorati, granulosi, possono benissimo Vènire confusi coi globuli bianchi quando si procede alla numerazione; e ciò avverra anche quando si usino mestrui colorati, stanle la facilità con cui si lasciano penetraredalle materie coloranti.

È possibile quindi avere una leucocitosi apparente nella quale i globuli rossi scolorati assumono la parvenza di globuli bianchi.

Questo fallo si dimostra in modo evidente facendo numerazioni comparative con mestrui acidulati con acido acetico nella proporz ione dell'1 •;, al 3 p. !ÒOO. .

2 noto che le soluzioni di acido acetico distruggono i corpuscoli rossi mentre i bianchi divengono più appariscenti e mettono in evidenza la loro str uttura.

Paragonando ora il risultato che si ha enumerando i globuli bianchi in uno stesso soggetto, nel medesimo momento in due mestrui, l'uno acidulato l'altro no, si trova in alcuni casi patologici, come ad esempio nella leucemia splenica, che il numero dei globuli bianchi r isulta nte dalla numerazione col mestruo acidulato é molto minore di quello che risulta dalla numerazione nell'altro mestruo, perchè l'acido ha distrutto i corpuscoli che parevano bianchi e tali non erano.

È quin di evidente che una parte dei corpuscoli che paiono leucociti circolanti, in alcuni stati patologici del sangue, non sono tali, ma sibbene corpuscoli rossi degenerati.

Le recenti ricerche di Queirolo sulla tossicita del sudore richiamarono l'allenzione sulla composizione chimica del secreto delle glandole sudoripare; e dopoché Scottin scoprì }'urea nel sudore d'un coleroso, molte ricerche furono fatte per fissare la costituzione chimica del sudore.

Contuttociò le conoscenze su questo argomento sono ancora molto limitate. Ma per quanto incomplete le indagini eseguite dimostrano che alcuni elementi normali ed abnormali (zucchero, pigmenti biliari) dell'urina possono venire eliminati attraverso il glomerulo sudoriparo, tantoché può ornai ritenersi che una certa. somiglianza esiste tra la composizione dell'urina e quella dt'l sudore.

Partendo da IJUesto dato, l'autore si è proposto di indagare se nel sudore comparisce l'acetone, che è, com'è noto, nn compon ente normale del sangue (Jaksch, Deichmuller) e dell'urina (Jaksch, Legai), e le ricerche eseguit~ a tale scopo confermerebbero la supposizione fatta daJrautore

Accorolamento dell'intestino nella cirrosi atrofica del cuore . - GRATIA. - (Journal de médecine et de ehirurgie, iebbraio 1891).

Il dolt. Gralia ha segnalato un fatto che non pare aver richiamato finora l'atten zione degli anatomo-pa tologi e che può spiegare alcune particolarità nei turbamenti digestivi osservati nei cirrotici: ed è che in molli casi l'intestino, oltre al pr esentare un inspessimento delle sue pareti, e nello stesso tempo notevolmente accorcialo. L'autore ha riferito cinque osservazioni, nelle quali la lunghezza deJl'intestino gra cile era rispel- tivamente di metri 3,80, 3,55, 4,70, 5,iO e 6,90; quella del g r o intestino, negli stessi casi, era di metri 1, 1,10, 1,30, 1,10 e 2, Ora le medie indicate nei trattati d'anatomia sono di metri e dì metri 1,65. Vi ha dunque una differenza di lunghez molto notevole, tranne per l'ultimo caso, in cui la lesio ne e lica era incipiente, essendo il malato morto di un accidente· tercorrente. li don. Merlin ha riferito un caso in cui la morte è sopraggiunta nel corso di una gastrite alcoolica consecutivamente ad accidenti tetaniformi. La morle avvenne in capo a 24 ore, dopo tre crisi tetaniche. r casi <li questo genere non sono U'lolto rari, poichè Merlin bA potuto riunirne 13, dei quali 9 seguiti da morte: essi sono stati spiegali coll'auto-intossicazione prodotta dall'accumulo deizli alimenti e dalla loro decomposizione nello lSlomaco. Risulta dall'analisi di questi fatti che gli accidenti tetani• formi possono comparire nelle affezioni del Yentricolo e specialmente nella dilatazione; essi si r iscontrano anche negli individui affetti da ulcera o da gastrite.

Il fatto dell'accorciamento non può mettersi in dub b io; può forse spiegarlo in più modi: vi é dapprima la per i nite sclerosa generalizzata, interessante per conseguenza foglietto intestinale e le lamine mesenteriche della s iero Questo processo a decorso insidioso determinerebbe per condensamento e per la retrazione del peritoneo un efli analogo sull'intestino. D'altra parte, il tessuto cellulare d parete intestinale e specialmente quello che serve di tu · avventizia alle radici della vena porta, è la sede di un p cesso scleroso apprezzabile soprattutto col microscopio fine, quando es~a esiste, ed é la regola, l'ipertrofia delle fi muscolari, soprattutto quella delle fibre longitudinali, potre essere egualmente invocata come Jatlore favorente la re t zione dell'intestino.

Le conseguenze risultanti dalle modificazioni di lunghe e di struttura dell'intestino si riflettono principalmente su digeslione e sulla circolazione. Il lavoro della chilifìcazion quello dell'assorbimento alimentare devono essere notev mente diminuiti in tali condizioni.

D'altra parte la circolazione del sangue e della linfa è certo modoimpedita; e quest.o impedimento circolatorio ferico non sarebbe estraneo, in qualche caso almeno, produzione dell' ascite, che si attribuisce io troppo esclusiva alla periflebite intra-epalica.

•ooidentt tetanlfo rml nelle aft'ezio n t dello stomaco.MeRLIN. - (Journal de M édeci ne et de Chirurgie, feb • braio J891).

Essi sono anche, mollo probabilmente, una complicazione possibile di dispepsie semplici già anticl,e che sono accompa~nate da alterazioni gravi della nutrizione. In tutti i casi, infatti, nei l]Uali, dopo una traformazi,rne tielle malel'ie alimentari contenute nello stomaco in p1·odotti tossici, avviene l'assorbimento, ci troviamo nelle condizioni normali di avvelenamento. Ma è p e rò necessario tener conto delle suscettibilità orgamche mollo differenti a seconda dei soggetti è della natura delle sostanze assorbile. Certe sostanze hanno esse una potenza letani~ena speciale o non sono che il veicolo di un agente che produce IP, convulsioni 1 Le due ipotesi sono sostenibili, ma nessuna fino ad ora venne dimostrata.

Checché ne sia d'altronde, poichè si tratta di un avvelenamento ed a motivo anzi della gravezza degli accidenti, il trattamento dovrà dapprima e soprattutto consistere in un'evacuazione rapida del contenuto dello stomaco.

Mjwica

Albuminuria intermi ttente non olo li c a nelle peraoa.e buona salu te - BERTRAND. - (Journal de .'11é<het~ de Chirurgie, novembre 1890).

Bertrand ha studiato una forma di albuminuria che sta r eb tra le albuminurie transitorie acute o accidentali e le a lbu nurie intermittenti periodiche. In un malato osser va to Bertrand si è constatata l'albumina in condizioni del t11 speciali. Così l'orina della notte non conteneva mai al mina; sempre l'albumina coincideva collo stare in pi aumentava col camminaN per diminuire durante il ri e cessare totalmente col decubito; la quantita riscont non ha mai raggiunto un grammo per litro; questi diffe sintomi coincidevano con una salute generale abbas ta buona.

Ordinariamente si scopre l'albuminuria intermittente caso. Quasi sempre i malati hanno salute delicata, SOM lidi e più o meno dimagriti; tutti soprallttlto sono nevro tici e soggetti a differenti accidenti nervosi. Ma nessu no questi caratteri allira l'attenzione sullo stato delle orme vengono quasi sempre esaminate accidentalmente .

,La malatlia si osserva specialmente da 15 a 25 anni e p · cipalmente nell'uomo. Si considerano come causa dell'al minuria intermittente: il sopraffalicamento fisico o inteli tuale, le emozioni vive, il cambiamento di regime, ecc ., la ver a causa efficiente è il lavoro muscolare ed anc he semplice stazione in piedi. Cosi si può considerare q u albuminuria intermittente degli individui in buona s ai come d'ordine puramente meccanico; ma fa anche d'u ammettere che si tratta di soggetti linfatici, nervosi od a miei predisposti anche alle stasi sanguigne renali; o ra è a punto su questa predisposizione che deve essere porta tutta l'attenzione del medico, il quale, facendola scompari avrà per questo stesso fallo vinto la singolare affezione e essa aveva prodotto Quanto alla distinzione fra q uesta a buminu r ia e 1uella della malatlia di Bright, essa è fonda sull'andamento della malattia, sull'assenza dei fenome ni d Bright e sulla mancanza di cilindri ialini nell'orina.

La prognosi di'questa affezione, bench~ ben!gna per ~è te sa ha però un lato io-quietante; infatti, se 11 passaggio " s ' . {ransitorio d'albumina_ 00:1 produce alcuna alterazione grAve · reni è da temersi che l'uso costante del filtro renale per nei , . c1· . • fenomeno anormale, dia luogo alla fine a mo 1ficaz1om un d. t' .. 0 meno considerevoli nella struttura 1 ques organo e, piu · l I I come risultato, una malattia cronica del Br1g 1t, a _qua e potrebbe sopraggiungere là, ove, in _principio, non v1 era che un disordine funzionale . . .

Questa forma d'albuminuria è però curabile ed ~n un ce~to numero di casi '-i è veduta scomparire o non r1compar1re che in seguilo ad un lavoro molto faticoso. Per cui il trattamento non consisterà che in una buona igiGne e ne/l'usare tutti i mezzi che possono rialzare le forze negli individui indeboliti.

Gallgrena. del piedi d ' origine nervosa . - V1v1LLE.(Journal de Médeein,e et de Chirurgie, novembre 1890).

Gli studi di Maurizio Raynaud hanno messo in luce le aaogrene dovute ad uno spasmo vascolare di origine ri.flessa e che sono conosciute sotto il nome di gangrena simmetrica delle estremità. A fianco di questi fatti, si possono riscontrare gangrene dovute ad un'alterazione dei ner vi, alla nevrite parenchimatosa. Il doll. Viville ha studia to alcuni fatti di questo gener e osservali neJ riparto del dottor Lancereaux.

Le ne ,-riti di quest'ordine possono riscontrarsi in circostanze variabili: si considerano come cause, in prima linea, i traumatismi di qua lsiasi specie: la compr essione prodotta da un callo, un'esostosi, uno spostamento d i una estrem ità ossea, un tumore, una frattura, ecc., la puntu r a e soprattutto la sezione .

Le rnalal~ie infettive, soprattutto la febb r e tifoidea, il vaiuolo, la difterite, sono complicate spesso da alterazioni dei nervi.

Questi accidenti si osservano anche negli avvelenamenti

(piombo, alcool), nelle malattie dei centri guenza del freddo, ecc.

La sintomatologia di queste gangrene nervose è del tuW. speciale. Esse possono comparire in modo brusco, quando. sono causate da un traumatismo considerevole. Ma il pilJspesso quest'inizio è insidioso ed il malato si accorge pè!' caso che esso ha una macchia di gangrena.

Tulla vio., questa comparsa è sempre stata preceduta d sintomi della nevrite e principalmente da lurbamenti del l'!ensibilità, come l'anestesia o più frequentemente l'ipere-. stesia con dolori speciali risiedenti principalmente sul tragitto dei nervi. Nello stesso tempo si producono turbarne di nutrizione, come le alterazioni delle unghie, del!' epide mide, del sislema peloso e della pelle in generale che p presentare eruzioni varie.

La gangrena nervosa comincia ordinariamente con u flittena susseguita da un'ulcerazione più o meno estesa; volta le les10ni sono simmetriche come nella gangrena Raynaud, ma si eonstata in questo caso un fatto imporla ed è che, se si esaminano i vasi, si riscontra che la ~azio ne arteriosa non è abolita come nella gangrena an · patica.

Il decorso, la durata e l'esito sono mollo variabili secon i casi. Alcune volte sopraggiunge rapidamente la morte, più spesso avviene la guarigione, ma dopo l'eliminazio Jelle parti mortificate e soventi dopo una serie di recidi È quindi impossibile stabilire a questo riguardo una gola generale di cura. Soventi é necessaria l' amputazio ma molto spesso anche una cura medica è sufficiente portare la guarigione. Il prof. Verneuil ha somminist con successo ad alcuni di questi malati !'iosciamina e cereaux l' ioduro potassico negli individui affetti da g grena quando egli li ritiene erpetici.

Infezione p~ulenta. spontanea.. - JAccouo. - (Journal de Médeci ne et de Chirurgie, novembre 1890).

Jaccoud ha presentato il fotto seguente come un caso di infezi one pu rul en ta spontanea terminata colla guarigione. Si tr8tla di un individuo entrato .allo spedale con una temperatura elevata e con uno stato generale grave quantunque non fosse malato che da sei giorni. La sua affezione era cominciata con una grande stanchezza, con abbattimento, con cefalalgia, poscia con dolori alla palma della mano sinistra cd alla pianta dei piedi, nei punti in cui esisteval'lo calli, ma senza che vi fosse traccia d'infiammazione. Alcuni giorni dopo comparvero brivjdi, poscia un focolaio di broncopolmonite con sputi contenenti pneumococchi e le partì dolorose della mano e dei piedi diventarono sede di ascessi sotto-e pid ermici. È degno di menzione che lo stato ()'enerale ,:, era stato rnteressato prima di qualsiasi determinazione locale.

Questo stato si aggravò ancora nei giorni susseguenti: si produssno nuovi focolai di suppurazione; dapprima ella mano destra, che non si era ancora ammalata, poscia suppurò l'occhio destro e non lardò a vuotarsi (il pus conteneva molLi streptococchi), in seguito comparvero altri ascessi sulla g amba, nella regione glutea, nella coscia ed in diversi altri punti.

Dopo tre settimane la bronco-polmor:ite si e ra risolLa ed i nuovi focolai purulenti rimasero ben circoscritti. La bronco-polmonite non reciaivò e la cicatrizzazione dei focolai avvenne molto bene. La cura consistette !'Oprattulto nell'uso ù~l_l'alcool e dell'acido salicilico, la dose più forte di questa uilnna sostanza essenùo stata Ji 2 grammi al giorno. Queste suppurazioni multiple non possono spie,,.arsi che coll 'infezione purulenta; ma nel caso io discorso t;tte Je sue cause ordinarie, lraumatismo o malattie infellìve, mancano. La suppurazione dei calli e ra evidentemente secondaria e non primitiva, e l'alterazione dallo stato generale ha certarnf>ote preceduta quella dello stato locale. Non si può invo. care alcuna causa intrinseca locHle e fa d'uopo ammettere 2:2 che questo malato, per una disposizione parlicolare del suo or{?anismo, era suscettibile di produrre pus. Vi sono infatti casi di infezione purulenta, mortale o nC', nei quali non si può attribuire la disposizione del soggetto a produrre pus che alla spontaneità dell'organismo. Qi.esto modo di comprendere le cose non è incompatibile colle scoperte moderne della microbiologia. S i sa che la suppurazioni) può essere prodotta da streptococchi ed è fa cile ammettere condizioni che rendono l'organismo meno atto a lottare contro razione di questi microrganismi. Queste condizioni sono soventi !'eccessivo affaticameuto e l'alcoolismo. N el caso in discorso pel'ò nulla vi e ra di questo genere. Ma non si può tuttavia non concludere che so tt o un'influen za che noi non conosciamo, si sieno prod0tte manifestazioni multiple da pneumococchi e da streptococchi, le quali sono evi. denlemente sotto la dipendenza di questi microrganismi, sempre pronti ad invadere l'economia.

L 'avvelenamento cronico colla morfina e sue dive~ forme . - L. REGN,ER. - Ga;ette (]es H6pitaux, N. 68 1890).

ConcZ.nsioni~

1° L'uso prolungato ùell'oppi o o dei suoi derivali a cer du"i produce un anelename11to cronico designale, sollo i nome di morfinismo.

:1° Ogni individuo che usa queslc sostanze alle dosi so pra deltt:1 si trova quindi esposto a questo avvelenamento cui e:i;li presenta attitudini piu o meno considerevoli.

3° L'avvelenamento riconosce due cause determinan principali: esso può essere la conseguenza di una necessi terapeutica ine,;ilabile; od è l'effelto Ji una disposizione pa• tologica di cui l't>rigiue risiede nel temperamento stesso de soggetto.

4• Questa differenza caust1le apporla una diJforen za nel l'espr essione sintomatica che permette di sepa rare que nei quali l'avvelenamento è spoglio da ogni e lemeulo a

Medica 339

cessorio <la quelli nei quali vi si un isce 1 · t , un e emento sopragg1un o per una disposizione morbo!':a !': . . 1

5 • 0 L d' t· pec1ae. ues u ,s rnz,one è molto importante d I di ,;isla della prognosi e della cura. a punto

6' I morfiuizzali si dif;tinguonc, da· fi . Il . , mor nomam per la a;;seoza ne e mamfestazioni dell'ttvvelena t d' . · · men o I fenomeni ps1co-sensor1ah, e per l'assenza di sinto . . . ·• . m1 par ticoluri e talv(llla gravi, quando s1 soppri me il med· • . 1camento.

7 La morfinomama é caratterizzala dalla . . b · d Il sensa.zione di ,sogno, a a presenza quasi costante a· d . · d 1 uno stato nervoso ere 1tar10 o acquisito del malato O d' . . . I segni fis1c1 o psichici di degenerazione e, smlomalicamenLe d 11 · · , a a mescolanza di fenom eni psico-sensoriali con manife«ta . . . · ziom pr oprie all'intoss1cazwne morfimca pura e sempr

0 tee. i; La sopp ressione <lella morfin a produce ne· fi • • 1 mor nomani un insieme d1 fenomeni speciali dell1· ct · t . . d d r . 1 as menza m1pen en i, solto il rapporto della lor o inte ·1,. ' d li d · d" I nsi "• da ll altezza e e osi I ve eno usale e dalla durata del!' b"t d'

9• L' bb a 1 u me e rezza morfinica non può esse . . . ·fi · · re 10vocata a gm st1 caziooe d1 un accusalo come ca d. • d ,. . pace I pr odurre uno stato mcoscienza O di provocare ·m 1 . . . ... • , 1 pu s1 1rres1sl!b1h.

10 L avvelenamento rnorfinico solo cagiona rarame uno stato d1 decadenza menta le s ffi . nte I d ' t u crenle per determinare a per i a completa della responsabilità. Es: mai impulsi irresistibili. ~so non produce

110 La morfinomani a può, invece, produrre modificazioni dello slato mentale, durante le quali gl'im 1 . . . . . . sono possibi li E«s: pu s1 irres1stib11! I ) . . . . apporta qmnd, conseguenze medicoega 1 1mportant1•

Lo stato mentale svi luppalo nei morfi . n . nomam per J'ast,enza o per un ri tardo più o meno prolun7ato nelle uture, deve es.sere tenuLo in considerazione nell'ap P n mento del grado di responsabililà di c1 uesli maiali { iezzal "" L' d 11 . - uso e a morfina deve essere e v itato o molt v~;!meote sorvegli~lo nei ma lat i, nei quali si avrà fi g e, p~r quanto heve , di preved ere un'attitudine all a mor nomama . -

13• La mor finomania è un'affezione :::ra··e, - • non solo dal punto di vista dell'individuo, ma anche dal punto di vis delle sue conseguenze sociali e medico-legali. Essa<> tena ribelle ai metodi di cura: recidiva con grand1!"sima facrhlà oozzl sporadici Infettivi. - CHARVOT. - (Journal de Médecine et de Chi rur[1ie, novembre 1890).

14• Quando un malato è diventato morfinomane, tulli sforzi del medico devono essere diretti a far sco mpari '{uesl'affe1.ione. La prima e la più indispensabile di tutte condizioni di riuscita della cura è la sorveglianza esalta rigorosa del malato che deve essere messo nell'impossi lità assoluta di procurarsi la morfina all'insaputa del medi 1;;0 Tuttavia non sarebbe il caso di far ricoverare il lato in un manicomio od in una casa <l i salute, contro la volontà, salvo i casi in cui avendo la malatlia provo cato nifestazioni pericolose per la sua sicurezza personale o la sicurezza pubblica, il morfinomane si troverà. in ci stanze analoghe a quelle di certi generi di alien ati e getto, a cagione del suo stato tmmtale, all'identica legi zione.

16° La pas8ione per la morfina avendo, dal punto visto della salute e della moralità pubblica, le con segu più gravi, speqialmente dal punto dì vista della spo zione, sarebbe bene che una legislazione severa inter nisse per interdire la vendita fraudolenta della morfina. facilità colla quale viene procuralo oggidì l'alcaloide inf delle prescrizioni e del controllo dei medici é il prioci motivo, la causa più efficace del!' aumento dì numero morfinomani.

17° Nei morfinomani inveterati non si può far molto colo sull'efficacia della cura. Quando questa riesce, il r· tato 01·dinariameote non si mantiene. La soppressione tale della morfina non sempre é possibile e deve essere, casi inveterati, sorvegliata attentamente. La guarigione pleta e definitiva è rara e non può sperarsi che in c nei quali la passione per la morfina è di data recente e non presentano alcuna malattia nervosa eredit.aria od quisita.

Cbarvot ha fatto oggetto di studio alcuni gozzi infettivi che possono in certi casi complicare le malattie generali ed ba dimostrato che queste tiroiditi si svil uppano soprattutto sui soggetti provenìen~i da paesi ad endemia gozzuta, che presentano antecedenti eredìlarii o portano tumefazioni gozzute fin dalla loro infanzia.

La maggior p~rte delle infezioni generali conosciute possono locah.zzars1 su.l ~orpo tiroide. Charvot cita dapprima Ja febbre tifoidea, ed e mfatli nella febbre tifoidea che venne più spesso osservata questa complicazione. Nei casi conosciuti, il gozzo si è presentato generalmente nell'inizio della convalescen~a _ed è terminato più spesso con suppurazi one; talvolta pero s1 é ottenuta la risoluzione senza che siavi stata produzione di pus. Per spiegare questa determinazione dell febbre tifoidea, si può ammettere che il corpo tiroide in~ gorgato per un'a ntica flogosi, costituisca un terreno ~olto ad~t~o. pe~ la ~ult~ra del bacillo tifico, perché sì sa con quale fac1hla _le mfez1om generali sì localizzano sui punti deboli dell'orga01smo.

L~ tiroidite. reumatica è mollo più rara. çharvot ne cita p.ero due casi personali. Un malato, giunto al sesto gior no d1 ~n reumatis~o,. fu preso da una tumefazione del corpo ~1ro1d~ che ca~iono molto rapìòamente un principio di sofloca_zione._ Pero dopo due giorni la tiroidite si avviò verso la r.1soIu.zwne e scomparve rapiùamente. Nel secondo caso s· . . i ~uo del ~ari ammettere l'6sistenza della tiroidite palustre, sotto l influenza dell'infezione malarica si produce una lu~efazione notevole della ghiandola tiroide che talvolta r1p d ·1 ' e ren e 1 suo volume primitivo appena cessato l'aces~o: e talvolta resta voluminosa più o meno lungamente. .

J~ t1ro1d1te ebbe la parte principale e la sutt natura reumah?a non fu ammessa che per l'esistenza di qualche dolore simultaneo nelle membra. Anche (fUesta tiroidite guarl perfettamente.

St e pure osservata la tiroidite sotto l'influenza degli orec-

MEDlCA ~H3

chioni. Servier ne ha citalo un caso degno d i menzìo nP. la mollirÌicità delle localizzazioni della malattia.

Si è pur vista la liroidile co m par ire nel vajuoio. anche de-1crilta una tiroidite puerperale.

Infine, secondo Fraokel, la tube rcolosi d~I ~orpo l11·oide sareobo la regola della tubercolosi miliare ~eneralizza ta, essa potrebbe pur presentarsi nelle fo rm e croniche della lisa.:.

Compllcazione pooo c onosci uta de lla sc i a tic a. . - Gu1:-.:o e P \R'1ENTIER. - (Journal rie .,1édecine et de Clti ru r q novembre 1~90).

Esi,-te una complicazione poco conosciuta dellti i::ciulic consistente in una nevrite lo calizzala ad una sola b1•a11 a divi-.io no cJi que'-tO ner vo, lo sciatico popliteo esterno. e ratter izzala da dislurbì motori e sensitivi esist~nli '-UI rilorio di distribuzione m uscolare e cutanea dr questo tron nei vos0. Qùesla complicaziuue !:li riscontr a lauto nella scia · sempli ce, in c ui si era fino ad ora descritta, quanto ne sciatica per lesione traumatica delle branche d' ori~i nt: nervo nel bacino, nella quale già si conosceva.

L'ez io l,)o-ia e la pa togeni>l di questa nev r ite non sembra presentar: alcunché di particolare, ma dal punto di vi della prognosi si può dire che d tr atta 11 più spesso di complicazione grave, co11 prognosi r iservata, 11 cag1 della p r1>senza d i un a nev ri te con atr ofia degeneraii va d muscoli.

De lla gua.rlglone a ppare nte e della guarigione r nelle aft'eztonl epatiche . - C H A U FFARD. - (Jour nal M édi>cine et de Chirllrgie, gennaio 1 R9 1).

L'autore nota ar,zitutlo che se la semeìologia fis ieu pe m ette d i s uppo r re che il fegato ha pot uto riprende re le funzioni dopo guarigione apparente, non vennero fino ad o studiati abba stanz& i s egni che indicano se la sua 1,;ua ~ione i::ia r eale. Questi segni esistono per altro e s i con

,,.cono metodi che permettono di ricono~cere la guarigione bio chimica della cellula Ppatica.

JI fegato è uno dei principali focolai ili formazione dell'urea; il dosamento metodico detl' urea nelle o r ine darà uindi il saggio della funzione ureo1,;enica del fega to tenendo \nto naturalmente riel 1·egime alimPnlare del malato. c . Il fo~alo è il grande focolaio in cui si elaborano e s1 lra::;formano i pigmenti or ganici, pigmento biìiare normai~ o pi1,;m en ti anormali o modiflcati. Le ricerche ilei pi/:(menlt 'l ~romato1,;eni urinari, sin co ll'esame chimico. i::ia soprattutto coll'esame spellroscopico, permetteranno di giudicare della funz ione c r omogenica della cellula epatica

Infine il fegato normale trattiene le sostanze amila cee e zuccherine P"" trasformarle in glicogeno P., con un lavoro inverso, da questo glico~wno fa nascer e e pa!:sare nel sangue, in proporzione dei bisogni clell'organismo, una certa quantità di zucchero. A questa nuova funzione corrisponde, come mezzo di p r ova, la ricerca della ~licosuria alimentur e .

Si ha quindi, ricercando lo zuccbero nell'orina un certo tempo dopo il paslo di pro,·a, un mezzo di giudicare, in una cerla misura, della funzio ne g licogenìca del fegato.

Questa triplice fun zione del fegato, per la produzione <lf>lrurea, dei pigmenti, del glicogeno, deve essere ver ificala in ciascun caso: essa sola. permette di conchiudere coll'inlei,:rità o colla lesione pe r sisten te della cellula epalt..:a, vale a dire colla guar igione, nel s e nso ve r a m en te me dico della parola, o colla persh•tenza più o meno attenuata dello stato morboso.

Chauffard ha applicalo que,:ti dati a tre casi <l i affèzio11i differenti del fegato. I n un ca so di epatite sifilitica l a maiala pareva guasi compldameote guarita dopo ùue mesi di cura. Però solamente l'urea a veva rip r eso a poco a po,!o il suo ::;ai;rgio no r malE:; invece l'orina ton teneva a ncora urobilina. q uesto pigmento del feg a to malato, secondo l' PsprPssi one di H ayem . Di più, r icercando la izlicosu r ia ali - men tare, vale a dir e facendo prender e alla rua'ata una certa quantità di sciroppo di zucche, o ed e!' a minando le orine più tardi, si po teva constatare che lo zuccher o non veni va. completamente lrattenulo nel fegalo e che ne passava una cerla quantita nelle orine. Il fegato quindi non aveva ripreso tutte le sue funzioni.

In altri due malati, affetti da illerizia, sì constatò i11 tal modo la persistenza della glicosuria alimentare quando Ja salute pareva perfettamente ristabilita; ciò che indicava che le funzioni del fegato non erano comµletame11te rislabilite· Chauffard fa notare che la µersislenza della glicosuria ali~ mentare è il più grave di 11uesli sintomi, perché essa indica che il fegato è doppiamente insufficiente, incapace di fiss are le materie feculente o zuccherine, come pure di trattenere nel passaggio le materie tossiche d'origine inteslinale, duplice funzione che é devoluta a quest'organo; ora i casi in cui il fegato lascia passare le sostanze tossiche sono quelli nei quali la sua funzione glicogenica è compromessa.

Come conclusione pratica, ogai epalico guarito apparentemente, ma che presenta ancora l'urobilinuria e la glicosuria alimentare, deve essere consideralo come malato, sorvegliato e curato: in primo luogo perchè un errore diete tico, specialmente un eccesso alcoolico, potrebbe riaccendere un fur,co male spento e produrre gravi couseguenze; in secon do luogo, perchè l'autoinlossicazione resta possibile finchè la cellula epAtica non abbia ripresa la pienezza delle sue funzioni fisiologiche.

Influenza della posizione sulle emorragie cerebrali.- HE1DE.NHAIM - (A rchioes medicales belges, settembre 1890).

Heidenhaim ba riferit0 le o~servazioni di due individui c he, avendo riportalo una fraltura della volta del cranio, hanno pc,. lulo fare un luogo tragitto a piedi, poscia svestirsi e metters i a letto . Ma appena si trovarono odia posizione orizzontale, venuero colli da stertore e da coma mortale dopo qualche minuto. L'autopsia fece rilevare in ambedue i casi che la morte fu causata da una emorragia tra le ossa e la dura madre. D'altra parte, è occorso più volte a Heidenhaim di essere chiamato per un'emorragia cerebrale grave che era susse- guita ad un insulto dpcplettico leggero pochi momenti dopo elle erano stati coricati i maiali. li dolt. Bar ha riassunto in un a sua tesi tutte le pubblicazioni slale fatte su questo argomento, aggiungendovi alcune nuove osservazioni. Ecco quali sarebbero, secondo Bar, i fenomeni principali delle nodosità sottocutanee reumatiche.

Heidenhaim trae la conclusione che in caso di emorragia intracranica il primo dovere del medico é di mantenere il ferito od il malato per molle ore sopra una sedia, colla testa diritta. Durante questo tempo si deve contemporaneamente ricorrere alla vescica di ghiaccio, ai pediluvii caldi, ai purganti di azione pronta ed energica, ed infine alle sanguisughe se sarà il caso.

No dosità so ttocutanee reumatiche . - BAR - (Journa de M édecine et de Chirurgie, novembre 1890).

Si vedono talvolta comparire nel corso del reumatismo, o all'infuori di qualsiasi altacco, ma sempr e in un terreno artritico, piccoli tubercoli sottocutanei, simili a gomme e d'una evoluzione essenzialmente passeggera. Questi tubercoli sono · molli, elaslici, poco depressibili, con contorni mollo netti, arrotonditi od allungati e danno alla mano le stesse sensazioni dell'erilema nodos::> (Jaccoud).

Essi sono in gener ale liberi da qualsiasi aderenza colla pelle e colle parti circ1rnvicine.

Le nodosità sono abitualmente molto superficiali, nascoste il più spesso immediatamente al disotto della pelle, facili a sentire, ma talvolta non apprezzabili col tatto, specialmente quando sono molto profonde e molto piccole Si riscontrano da per tutto, lungo le guaine tendinee degli estensori e dei flessori, alla fronte, alla nuca , al cuoio capelluto, lungo la cresta della tibia ed anche alla colonna vertebrale. Da per tutto sembrano situate 11el tessuto cellulare. La loro presenza non produce alcuna colora1.ione alla pelle; quando sono molto superficiali ed aderenti, la cute si presenta ciò nondimeno scolorita senza dubbio per un effetlo di compressione.

Le nodosità variano dalla grossezza d'una nocciuola a q~.ella di un .pi~ello; esse non sono mai mollo nume rose; il pm spesso si riscontrano isolate; quando per ca~o s i tro. vano ag?l?merate, sono di grossezza ineguale e non «upè. rano mai 11 numero di tre o quattro. . .Non cagionano alcun dolore, alcun pizzicore. alcun vrur1to, al punto che quando vengono compresse continuano ad essere indolenti; tuttavia, quando risiedono sull'occipite la lor o compressione diventa relativamente sensibile. Com: pail)no generalmente alla fine del periodo febb r ile del re u~ alismo; possono però presentarsi prima o dopo il reu matismo. Ma il fatto più curioso della loro stol'Ìa è la lo I . ro evo uz1one . . La lo.ro comparsa è così brusca che è soventi impossiLile d1 pr ecisare la data della lo ro origiue. Spesso la loro durala va ria da 12 a 36 ore.

L'esistenza delle nodosità non è per ò sempre cosi breve· se ne Yedono infatti, e ciò di preferenza in seguilo ad u~ reumatismo acuto, durare più giorni, una settimana ed anche u n mese . Di qui la necessità di stabilire tra le nodosità sol• tocutanee Jel- reumatismo uoa Jistinzioue cliuica imporlu nle e T roisier ha pr oposto d i chiamare effime r e tutte le nodosit~, per lo più inlraculanee, la cui esisteuza è mol to breve e d ur eooli quP-Jle che durano più giorni o più 5elti mane. ' i:111aturia. men.alle periodica. ln un uomo . - CHAPIN. (Journal de Médecine et de Chiru r g i e, agosto 1890).

Le nodosità effimere sembr ano essere più sµeciali al reumatismo cronico, mentre le nodosità dur evoli paio no pi ù frequen L i nel reumatismo acuto; caralteri che accentuano an co ra ~a loro_ divisione clinicd, benchè le une e le a ltre poss a no esistere 1::solatamenle o simultanea mente nello stesso :o divid uo,. durante uno stesso µeriodo patologico . Es8e però non esercitano alcuna influenza sullo stato generale.

La loro prognosi è quind i benigna, ma devesi notare che la co mparsa delle nodosità coincide quasi sempre co n com• pli ca zioni viscerali dovute al reumatismo e deve me ttere i n guarJia con tro uno stato dialesico gra ve.

Vennero spesso segnalate nelle donne le emorragie supplementari dei menslru1, ma nell'uomo quasi mai si osservano simili emorragie periodiche. Royer ne ha citati due casi e Chopart ha veduto un soldaLo che Lutti i mesi emelte" a orine sanguinolente presentando nello stesso tempo i fenomeni abituali della mestruazione. Chapin ha osservalo un caso curioso di questa affezione. Si tratta di un uomo d1 58 anni, di ottima salute, il quale ll'e settimane dopo una caduta constatò che la ,;ua orina era m~scolala a sangue e per la durata di qualche giorno egli perdeva in media un'oncia di sangue nelle ore. Ilopo un mese, novella ematuria per quattro o cinque giorni con una perdila di un'oncia e mezzo di sangue. La regolarita del fenomeno è tale che l'individuo può preannunciare il giorno in cui l'ematuria deve prodursi; ogni periodo è preceduto da malesi;;ere, da dolori lo mbari, da cefalee, da nausee. li :;.angue è intimamente mescolato coll'orina e non ,=cola mai puro. Non vi ha uretrite, nè cistite, nè calcolo, nè tumore alla ,·escica.

L'autore ammette che l'Pmorr agia sia d'origine renale, ma non ha constatato i segni nè delle nefriti, né del cancr o del rene, nè d'alcuna lesione di quest'organo. Non ha riscontrato nè intossicazione generale, come potrebbe esse r e l'infezion e lllalarica, nè parassiti per spiegare il fenomeno. Nè trattasi di emoglobinuria par ossistica, perchè col micr oscopio si sono sempr e l'iscontrali nelle orine i globuli r ossi. La caduta che ha pr eceduto di tr e settima.ne la prim a ematuria ha probabilmente influito a produrre la malattia, ma la causa r imane sempre oscura.

GuTTSTADT. - Riassunto delle relazioni aclentUlche d elle principali cllnlche e policllnlche prussiane sulla cura

Koch contro la tubercolosi .

Le relazioni ufficiali, dirette a S . E. il ministro dcll" i!,tru- zione pubblica di Berlino, sono cinquantacinque. Le osse r- vazioni cliniche ed anatomo-patologiche sono in generale limitate ai mesi di novembre e dicembre 1890 ad eccezion e di quelle di F raentzel e R. Kohler che ebbero rispettivamente

:, "' o_ o o e o- o- o- principio in settembre ed ottobre. 'O Q o

< ., al al I.<:>t " al o al 8

In questo periodo di tempo furono sottoposti a cura 2172 .N ,,:, ......... o o o o- o s 8 o o o individui, nei qualt furono eseguite in totale 17500 iniezioni. o- o o~ o o-

I numeri massimi delle iniezioni eseguite nello stesso indi- "' Cl) al et) ::l al "O -o ',:) -o viduo furono di 54 e 43, e la qua ntità totale del rimedio ino- -~ culato in essi fu rispettivamente di grammi 3,826 e 3,345. .. ...,, '>I li') O) .~ o o_ o .§ o " "' o

L e dosi, iniziale, massima e la quantità massima total e, "' o "' ::s inoculate a ciascun malato sono ria ssunte nel segue nte s pec- O) § o ..... - chietto, mentre negli specchi successivi sono indica li nume- O) o o .; "' q o :::, (:: o ricamante i risultati ottenuti col r imedio di Koch ta nto r ispetto e :::l o o o -

&': $ (t: <>J .,,; ~,; ai o al suo valore diagnostico, quanto relativamente a quello cu- :,o "' - "'' o e 'lJ :~ 8 o ... .~ o_ rativo nella tubercolosi degli o r gani interni ed in quella di .s o 52 o o_ o 3" o opar ti più facilmente accessibili alla chirurgia. ., c:t! a:l ai ',:) ',:! ',:) ·~ -~ -~ .... "' o Q) "s::l e:. ::3 !!! ... Q) ... o < -e ·.:; ..:i Q) Q) -g < e ..o <) :; - () <i> (I) Q Q) <i> o () ..o i:.. L e ',:) o e raàl e ... (I) .s .. $ bll <n ci: V) U) Q) Cl) < .5 Cl) "O ',:) 'cil "O < ..:i u (I) O) -~ .~ -~ i:, -~ <O cd cd !!! <0 c:t! «i co c:t! co al «i -ii ::s :E ::;1: ;:;S ,_; .; ,_; - ;:> ;:> c. Specchio statistico sull'azione del rimedio di l{och contro la tubercolosi di organi interni .

_e,p..-'!! ~O..CD - · (")~G>(l)(l)UI::, n ~~;,.i.~~ (D et, -·.., -· (D

(I) O 00 - ::, :::, ;:;

'O'"l(l)C'>OCD$1> ::: o l't"(I) C'>::, I r,;i ~g e>.::r::,.e.==i-~ -·(I)::;·-·a,"· . e=;·. '-:::l. ::r (I) • iD·

"""C.:' c.,,_. u, 000:, Totale generale l-:> -..J --1 00 00 l-:> o:, E t-:>11>- I 8 N:> ,._. c., O>O 3 -~ -..JWc.:>--100 ::, <., ;s -_,... o· "' ::, e, -. o:, "' ::, c.n~ ~c,1.,.i,...,:..~ N ., .. "' 0>• a, Totale .. u,o ... o " " " "' e ,. ,_ ::, I c.,, N) .., ~ o "- o ::, ,., e.

'""<:l' "' ::, ,. ~'=' "' oso N ., I

MALATTIE

I. Tubercolosi polmom,re:

1. Tisi polmonare incipient

Di cui : e a) con tubercolosi larin b) con tubercolosi di alt gea r1 organi interni. . c) con altre malattie remente

2. Ti s i polmonare medioc avanzata . . .

Di cui: a) con tubercolosi larin b) con tubercolosi di alt interni. . . . . e) con altre malattie .

~ea r1 organi

3 Tisi polmonare mollo (caver nosa) . avanzata

Di cui: a) con tubPrcolosi Jarin gea b) co11 tubercolosi di a lt r1 oriani c) con altre malaltie.

..

'1C:0 l\Of-.:>~ -~:.n Totale 2 <> c.:, I o .. N>"' " " C)l w ., :, I !:?. "' o·., -1 "' - ,::.,-. O) :, g e. " "' N)" <01-:> "' "' ., ' -.... - O>O Totale oooso;x. 1..:..;;o ...I I g WO) ... "' ~,.;... .... -.J ., :, 5?. N l. Totale tubercolosi polmo nare. a) con tubercolo~i larin b) con tubercolosi di all interm. . . . .

~ea r1 organi c) con altre malattie. :I

Il. Tubercolosi larin~ea.

Di cu i con tubercolosi po

Il I. Pleurite . . . . .

IV. Anemia perniciosa .

V. Meningite tubercolosa

VI. Tubercolosi del per itone

VII. Tuber,:olosi intestinale

VIII. Tubercolosi renale

·1ro'on~r è I . . . . o

IX. Tubercolosi dell'uretra e vescica. . . . . della

X. TubercoloRi dei testicoli

XI. Piosalpiogite tuber colos

D . Specchio statistico sull'azione d el rimedio di Koch contro la tuberco los i chi rurg i ca.

Medica 353

Le opinioni dei clinici prussiani tanto sul valore diagnostico del rimedio, quanto sulla sua azione curativa sono generalmente varie. E quesla varietà di pareri s i manifesta pure sull'azione del rimedio nel principali sintomi della tisi polmonare come, peso del corpo, espettorato, respirazione, mutamenti fisici, sudori notturni, aspetto generale, ecc.

Ciò dipende dal breve periodo di esperimenti, da uno a due mesi, ed é quasi certo che le relazioni del 1891 saranno assai più complete e concordi.

c on esse andranno di pari passo le osservazioni analomopatologiche, specialmente di quelle eseguit~ nel gabinetto di Berlino sotto la direzione del prof. Virchow di cui nel nostro giornale medico furono riferiti i primi risultati.

La discussione continua tuttora all'Accademia medica di Berlino e di volta in volta si raccoglie nuovo ed importante materiale che rivela chia ramente la qualità e l' intimità dell'azione del rimedio nei suoi più minuti particolari.

(4) Tanto in quP.sto specchietto come nell'antecedente le cifre segn3te Mlle colonn<~ 3, 4, 5, 6 e 7 non rormano esattamente il 1otale delle osservazioni (colonna 2), perchè <li alcune di qu este non furono indicati i risultati nelle relazioni u!Ociali. I rispettivi malati proLabilmente erano tuttora in cura al t• gennaio 1891 e non si poteva sopra di essi emettere un giudizio definitivo.

Hl VISTA CHI HUHGlCA

Sulla sutura secondaria delle ferite. - Dottor ENaico BORGHI. - (La Rassegna di scien::e mediche, novembre 1f{90).

Colta sutura secondaria delle ferite il chirurgo si propone di mettere a mutuo coni.alto le superficie cruente non immediatamente dopo l'alto operativo, ma dopo un certo tempo, sur. ficiente a garantirlo contro il raccogliersi di liquidi che possano porle in co11dizioni sfavorevoli alla riunione per prima intenzione. Essa implica q uindi l'abolizione dei seereti della ferita coll'uso cli un mezzo adalto a mantenere asettico il campo della t'èrita stessa, ad abolirne le eventuali cavi la ed a raccogliere il materiale che geme dalle superfici cruente . Sp elta al Kocher il inerito d'avere proposto questo mezzo, che non ci fa cerlamenle perJere la speranza di ott.eoere una riun ione per prima intenzione, e che anzi, influendo fav ore voimente sul corso asettico della ferila, accresce il numero delle probabili la di una pronta gusri?ione. li Kocher, allo scopo di evitai·~ una seconda seduta operativa dolorosa per l'infermo, o, per lo meno, esigente una t-econda cloronarcosi, applicava immediatamente dopo l'atto operativo i fili, i capi dei quali venivano poi annodati dopo un certo numer o d'ore, sufficien ti, a garantirlo cc,ntro la formazione e la permanenza di una raccolta nel seno della f~rita. Egli riempiva esallamente la ferii.a con garza alt'iodoformio, i cui capì rimanevano liberi al di fuori e su essa applicava poi i fili, che passavano come un ponte sulla cavità della ferita così ripiena.

Bergmann in'"ec.e esegui l'applicazione dei fili in un secondo tempo, quando cìoé si può subilo annodarne i capi, completando cosi la cucitura in un unico tempo: ciò perché riu-

!llVJSTA CHIRU!IGICA 355

sciva difficile estrarre la garza senza asportare anche qualcuno dei fili, o per lo meno spostarlo: e, volendo mantenere fermi i fili, potevano anche le fettucce di garza venire spremute, tanto da lasciare nel campo della ferita una parte di quei materiali per evitare la presenza dei quali si eseguisce la sutura secondaria.

Il tamponam ento delle ferite !:ii fa con garza all'iodoformio o .al sublimato: sembra però che il primo possa dare, più facilmente del secondo, fenomeni di intossicazione. Sulla ferita ~osi zaffata si applica la medicatura listeriana, la quale viene lasciata in postp (se non si notano fenomeni di emor ragia seeondaria che reclamino l'intervento armato del chi rurgo) da 2i a 96 ore ed anche più. Se la medicatura viene precocemente imbrattata per un abbondante trasudamento di liquido sierosan~uinolento, non é indicato il rinnovarla ab imis, ma piuttosto devonsi aggiungere nuovi strati, per evitare che attraverso ai preesistenti, inumiditi, possa la ferita venire infettata.

Dopo quel numer o d'ore che le condizioni della regione e quelle che l'operatore ha in essa crea te potranno far credere sufficienti ad ottenere lo scopo, il bendaggio viene levato, e ,dopo esso, la garza che zaffava la feri t a. Se la superficie di ques la si presenta fresca, senza alcuna ir ritaz ion e, per nulla infiammata, assolutamente asciutta, si eseguisce un'e!"atta cucitura della ferita e si ottiene la riunione per pr ima inten.zione anche in quei casi nei quali, per debolezza o collasso <lei paziente, o allo scopo dì far ce~sare una emorragia, si sia lasciato in posto il ta m ponamento per cinque o sei giorni.

Oltre a quelli fino ra esposti, la sutura secondaria ha il vantaggio di permettere di ovviare e di riparare, con prontezza e facilità, ad uno degli accidenti successivi a certe operazioni: l'emorragia secondaria. Il tamponamento, già di per se $lesso, vi si oppone; ma se essa avviene nonostante ciò . ' ti chirurgo, tolta la medicatura ed il tampone, ha immediatamente innanzi a sé la sorgente dell'emorragia, e non è costretto a togliere od alle ntare punti, manualita che esige sempre un certo tempo ed una certa pazienza da parle deli'op~·atore: e questa esigenza non può che riuscire dannosa,

Chirurgica 357

specie quando si tratti di frenare una emorragia dipendente da qualche grosso vaso. .

La sutura secondaria, superficiale e profonda, risparmi' in molti casi l'applicazione del drenaggio, che non si sa~ rebbe cert~mente potuto escludere suturando in primo tempo e che lascia talora un tramite con limitate suppurazioni che allontanano rilevantemente l'epoca della guarigione. La sutura secondaria può essere indicata in lutti i casi nei quali le condizioni della parte o l'indole della malattia indi. cano una generosa demolizione, tale da lasciare una cavila che, non potendo venire dall'esterno abolita per mezzo dell• compressione, si lasci riempire dal siero e dal sangue e gemono dalle superficie cruente, e che non hanno una libera via d'uscita; dopo le operazioni che si eseguiscono io; vicinanza di organi delicatissimi (pleura, meningi cere. brali, ecc.) nei quali potrebbe con grande facilita svilul)--: parsi, per ragioni di vicinanza, da una causa che agisca i ritando anche solo leggermente la ferita, un processo in fiammatorio grave, o nei quali una compressione da parta del liquido raccolto nella cavita della ferita potrebbe riuscire molto dannosa; quando le condizioni di irrorazione sanguigna del campo operativo danno a supporre che, noQ ostante una accurata emostasi, il gemizio possa cont.inuare a lungo, mentre, per le condizioni create dal chirurgo, o per quelle della regione, riesce difficilmente attuabile () poco utile l'applicazione di un tubo a drenaggio che dia fi cile scolo ai secreti della ferita: - indicala nelle ferite ope, rative dell'addome, create allo scopo di asportare tumori svi• luppatisi in seno a qualcuno dei visceri addominali, quando, non essendo possibile asportare il tumore in totalita riman,. gono di esso delle porzioni dalle quali geme abbondantemente sangue, e quando, anche asportato completamente il tumore, nella cavita ha luogo un considerevole gemizio di sangue, che potrehbe dare per la sua presenza fenomeni di compressione, o, modificandosi successivamente, di infiam· mazione con esito letale: - dopo l'intervento chirurgico nella tubercolosi delle ossa e delle articolazioni, in quanto i coaguli che rimangono nella cavita creata degenerano facil- mente in caseosi (Bramano), e costituiscono la causa probabile delle estese successive affezioni tubercolari io luogo: _ nelle gravi lesioni traumatiche che interessano la continuità delle parti molli ed ossee: ad esempio nelle fratture eomplicate e comminutive, quando però i tessuti circostanti non siano lesi profondamente e per troppo grande estensione. ll rUle110 oremaaterlco come lDclloatore dell' aneateata oloroformloa. - O. GuELLIOT. - (Journal de Médecine et de Chirurgie, febbraio i.891).

La zona eccitabile ha la forma di un triangolo occupante ia regione supero-interna della coscia, triangolo la cui base corrisponde alla piega crurale, il lato interno, verticale, segue il bordo del grande adduttore, mentre che il lato esterno, molto obliquo, corrisponde al sartorio. Questi lìmiti sono soventi oltrepassati e la sommita si estende fino al ginocchio od anche fino al malleolo interno nel fanciullo.

Se si irrita col solletico, col pizzicamento, coll'eccitamento elettrico , la pelle della regione delimitala, si vede il te!:'ticolo ri!:'alire sotto l'influenza della contrazione del cremastere.

Le condizioni di produzione di questo riflesso, le variazioni della sua intensità, le sue modificazioni nei differenti slali patologici meriterebbero un profondo studio. Dalle osservazioni abbastanza numerose fatte da Guelliot risulta che, quando si sa ricercarlo, questo riflesso non manca che in casi eccezio: ali$simi nel fanciullo e nell' adulto in buona salute.

Come tutti i riflessi cutanei, il cremasterico scompare durante la narcosi cloroformica: esso può costituire a questo riguardo un eccellente estesiometro. Si può constatare così che quando il riflesso cremasterico sussiste, l'anestesia è incompleta, qualunque sier.o le apparenze e malgrado le constatazioni abituali, compresa vi anche soventi l'abolizione del riflesso corneale: tos~oché esso scompare, il chirurgo può senza timore cominciare l'operazione. È necessario però tener presente che l'eccitazione riflessogena, deve essere più

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energica a misura che la sensibilità climinuisce e che noi) si giudichera l'anestesia completa se non quando il lesti<'olo rimane al fondo delle borf'e quando si pizzira ener~ica me11 te . l 1 pelle della regione supero-interna della coscia.

Lua&Zione del menl•ohi lnter-artloolarl d e l glnocoldo.

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BRAQUEIIAYE. - (Journal de lvfédecine et de Clti rurt1ie, febbraio 1891).

Braquehaye ha pubblicato su quesla affezione puco conosci ula uno studio mollo completo. Sotlo questo nome non si devono comprendere che I casi nei quali i menischi r:.ono cacriati dal loro posto, quando il femore e la Libia i1a1111') coni:ervalo i loro rapporti. Velpeau le 1,a dato il nome di Ju~saziooe della flbro-cartile~ine inter-arlicolare e Malga i!?Ile quello òi lussazione <lelle cartilagin i s emilunari.

Pare che la lussazione in fuori ed in avanti sia la p1u frequente; verrebbe in seguilo la luss:azione in dentro eJ in a,·anli, poi quella in fuori ed in dietro ed infine la lui::sazione in dentro ed in dietr0.

L'affezione, che si riscontra sopratutto nei fanciulli e negli adolescenti, ha per caus:a determinante tr aumatismi o movimenti della giuntura. Nel pr imo gruppo abbiamo i colpi , i passi falsi, ecc., che possono distendere od a11che rompe r e i legamenti luterali. Nel secondo ~ruppo, al coutn1rio !'i trovan o tutti i movimenti che rilasciano ~uesti stess:i le~amenti; per esempio, l'azione di raddrizzarsi quando c;i f> accosciali, coi ginocchi avvicinali ed i piedi lei;tgerment<' allontanati per la pr oduzione della lus:sazione in avanti del menisco esterno. È pr1· un meccanismo analogo che il s:allo è dtato come uria caus:a determinante in alcune O<;servazioni

QuandcJ si produce la lesione, il malato avverte uno scricchiolio ~pesso percettibile coll'orecchio, accompagnalo da u11 dolo r e talvolta molto vivo. Se la lussazione è completa, l'estensione é impossibile e, quando la rid11zione non è ratta, il dolo1·e impe<lisce al malato di posa r e il piede sul suolo Or dinariam ente la riduzione si ftl da sé, ma quando la g11111ba ritorna nell' eslen~ione, il malato percepisce ùi ouo,·o 11110 ta diagnosi non e sempre facile, ed e specialmente coi corpi estranei articolari pedicolali che può essere confu;:a.

· hi'olio un risalto brusco, ed un identico dolore. Soventi ~noo , , · <iuesti c;intomi sono più pronunciati quando I arto passa anzi , . . . d Ila flessione all'estensione. Essi s1 riproducono sempre 8 1 medesimo punto nelle stesse condizioni e sono sempre ne , 1 .. t. · Lo scr1·cchiolio accompa.,.nato da un do ore piu o iden ICI. I e . meno vivo, si fa a,•vertire sempre quando la gamba arrl\·a allo stesso ir1·ado di nessione. Nello stesso istante comparP, a fianco del t endine rotuleo, una s porgenza brusca, ~arag-ola alla pulsazione di una grande arteria. Al tatto, !'1 sente na -1 · che essa è prodotta da un piccolo corpo app1atl1 .o, 11~ro, ··br aute elastico che solleva le parti molli. Se la fles~1one q t I • • J'b viene spin ta più oltre, si constata che essa s1 co~p1e 1 eramente, senza dolorP. Ma appena s:i riconduce 1~ m~m~ro nell'estensione, il malato ris:ente di nuovo uno scr1cch10~10 e dolore, mentre che la sporgenza scompar e. L'arlicolaz1onP riprende allora la sua forma norm11le.

Talvolla pe r ò, l'estensione non (' perfetta dal lato dell8 lesionP. Le gambe sono egualmente lunghe, soventi anche hanno il medesimo volume. a meno che rsista atrofia del retto an· trriore. Dopo la riduzione, il malato non avverte dolore nella ~iunlura fuorchè in corrispondenza ciell'interlioea arti colare del tat'.o malato, fenomeno dovuto alle Jesio~i ?ella ci1psula che devesi considerare come la causa pr10c1pale dell'affezione.

Le complicazioni di questa lussalione sono sopratutlo !u predisposizione alle recidive e l' irr iducib!lilà osservol:i. 111 molli casi la quale può produrre la flessione permanente d"ll'orto, !~artrite, l' idrarlrosi, rome alcune lesioni delle cartilao'ioi della tibia e del tricipite femorale.

In questo caso la sporgenza non si riprodi.ce i-e~pre ~$Altamente nel mede!:'imo punto, nell'identico :irarlo d1 fles"10ne: non vi ha dolore in corrisponde nza dellA capsula articolare del lato malato. Forse anch e la tensione del lep:amento lnterale coi movimenti di adduzione e cli abduzione della g-amba ~ullu ~oscia non impedirebbe la produzione della le~io1w.

Probabilme~le anche non si tr overebbe e$ageraziune dei mo· vimenti di lateralità del lato mal~to. M« questo sintomo non è costante.

Quando non vi ha sporgenza formata dal menisco. é quasi impossibile fare la diagnosi.

La cura sarà identica a quella d1 tutte le altre lussazioni.

Bi.mozione del ganglio di Guaer per grave nevra.Jcta.

- W1LLIAM Rose. - (The Lancet, 1° novembre 1890).

F. M., donna di 60 anni, nell'agosto del 1888 soffriva di forte nevralgia dei rami inferiori del 5° nel lato destro della faccia, onde fu eseguito lo stil-amento del nervo dentario inferiore, che portò sollievo all'inferma fino al marzo dell'anno seguente, nella qu13.le epoca la nevral~ia ricomparve penosissima. Allora fu applicata una corona di trapano sul mascellare inferiore, scoperto il nervo dentario, ed esciso ,ier la lun~hezza di mezzo pollice, con miglioramento d"llle condizioni dell'inferma. Nel marzo del 1890 il dolore era più fiero che mai, si estendeva a tutto il lato destro della lingua, onde furono recisi il nervo dentario inferiore ed il linguale nella regione pterigoidea, con un'incisione parallela al ponte zigomatico, dividendo il mas~atere, approfondendo ed allargando la doccia sigmoidea con la trefina e le pinze asteotome. Questa operazione produsse grande inceppamento della parola, e perdita della sensibilità nel lato destro della lingua e della pelJe della metà destra della mascella inferiore, ma il dolore che aveva cominciato a ma11it'e;.tarsi nella parte superiore della guancia, divenne intensissimo, implicando l'orlo alveolare del mascellare superiore destro, e la corrispondente regione temporale. Il più piccolo tocco della gengiva producevit un terribile parosismo.

Era evidente il passaggio del male al nervo mascellare superiore, e lo stato dell'inferma era così grave da far temere imminente disordine mentale, onde l'autore ddcise di estirpare il ganglio di Gasser, ed il mascellare superiore, per eliminare il nervo contenuto in quest'osso, e per farsi strada onde giungere alla base del cranio; l'inferma d' al-

CHIRURGICA 364 tronde insisteva per l'escissione del mascellare superiore che era la sede delle sue pene insopportabili.

Il giorno 2 aprile, 15 giorni dopo l'ultima operazione, l'autore rimosse col processo ordinario il mascellare superiore, 8 cessata l'emorragia, vide il foro ovale della base del cranio, vi passò una piccola trefina, e tolse un piccolo anello osseo che Jo circondava . Co:,i polè scorgere il ganglio di Gasser sull'apice della porzione petrosa del temporale, facendosi luce con un piccolo illuminatore elettrico di Schall.

Disimpegnò il ganglio passandovi al disopra un piccolo ago da aneurisma, e Io rimosse in tre o quattro pezzi, aiutandosi con le pinzette, con un bisturi sottilissimo e con le forbici, senza ledere la duramadre, e senza emorragia.

Il taglio della guancia fu ricucito con seta e categut a punti c;taccati, con della garza antisettica fu sostenuto in alto il globo dell'occhio, l'inferma ebbe un considerevole collasso, ma il giorno dopo le condizioni generali erano soddisfacenti, e non si lagnava che di bruciore all'occhio in preda a congestione congiunti vale e chemosi. Il giorno dopo si manifestò secchezza, indi ulcerazione della cornea, e fu necessaria l'emucleazione dell'occhio, ma in tutto il resto il progresso fu evidente.

Il 25 ottobre, riesaminata l'inferma, si costatò cicatrice alquanto deforme, maocanza di sensibilità tattile e gustativa del lato destro della lingua anteriormente, integrità di senso specifico e generale posteriormente, anestesia circoscritta della guancia destra. limitazione dei movimenti della mascella inferiore per la lesione della re~ione pterigoidea, non paralisi del facciale.

Secondo l'autore, questo sarebbe il primo caso di escissione del ganglio di Gasser con esito favorevole; operazione pericolosa e difficile, richiesta dalla gravezza dei sintomi, e dalr impossibilità di alleviarli con qualunque altro mezzo.

L'inferma si mostra soddisfatta dell'esito dell'operazione, malgrado la perdita dell' occhio, e contenta dell'immunità acquistata contro quel dolore insopportabile; l'autore si propone in una possibile occasione simile di cucire assieme le palpebre per proteggere efficacemente l'occhio .

Carcinoma primari o de ll' Ileo . - Wn.L1A111 B. RANSOM. _ {The Lancet, 15 novembre 1890).

Questa rara malaUia é stata una sola volta ill11strata da Lubarsch coo la descrizione di due tumori, che hanno q ualche somiglianza con quello che l'autore imprende a descrivere ma ne differiscono ampiamente. '

M. W. donna maritata di 50 anni, entrò all'ospedale del collegio universitario nel dicembre 1887 affetta da metr orragia, con due gonfiezze nella regione dello stomaco, do lori dopo il pasto, diarrea che procur ava cinque o sei scariche alvine dopo la più parca ingestione d'alimenti.

L'anamnesi remota rivelava la scarlattina sofferta ne ll'nfanzia, ed una dissenteria di 12 an:1i adrlietro. Nel dicembre 1877 i tumori addominali non erano chiariti, e si discu tevi} la possibilità di tumori fìb r oidi. Allora migliorò alquanto, e lasciò rospedale dopo poche settimane.

Per tutto il 1883 la diarrea co11tinuò, e si r ipeterono le emor ragie uterine, nel gennaio 1889 rientrò all'ospeda le, t>d il dott. John Williams rimosse un piccolo polipo dalla bocca dell'utero. Nel marzo 1889 entrò di nuovo con distinta cachessia, con l'addome che sembrava pieTlo di una massa grande e soffice appartenente in massima parte al fegato, aveva accessi di dispnea, che si aggravava no dopo il cibo . L'inferma morì nell'aprile '1889.

La necroscopia svelò nella cavità addominale un ingrandito che quasi la riempiva, e giungeva ad un dal ligamento di Poupart, con sost':lnza stivata di cancerigni a vario diametro, alcuni dei quali erano du r i, allri caseilìcati, altri emorragici; le pareti dei dotti biliari erano infiltrate, ma non si trovavano tumori primari nè nel dotto cistico né nella cistifellea; le glandole mesenteriche erano ingrossate e cascose, l'esofago, lo stomaco, il cieco, il colon, il 1·etto, il pancreas e la milza liberi da ogni neoplasia, i reni granulosi ma non cancerigni, le glandole soorerenali, la vescica nor mali .

Neli'utero v'erano piccoli noduli che il microscopio r iJevò come fib r omi, ma nè nell'utero, nè nella ovaia, né ne lla va•

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~ina si trovarono car~inomi. La cavità toracica non mostrava che i polmoni enfisematosi ma senza carcinomi il . ' cuore era piccolo e grasso.

Nell'ileo, a sti pollici al disopra della valvola ileo-cecale ' si vedèva un raggrinzamento trasversale con due piccoli noduli; qu esto raggrinzamento e ra lungo due centimetri e mezzo, e restringeva alquanto il lume del vis~ere. Aprendo riteo si vi le che al raggrinzamento si attaccava un tumore poliposo roton.Jo, che si proiettava libero nel lume intestinale, era dalla grandezza di una piccola no~ciuola, quasi peduncolato, e uon ulcerato. Nessun altro tumore od ulcerazione si rinvenne nell'intestino, la cui mucosa sembrava aù occhio nudo inalterata.

Con un taglio verticale nel centro del tumore si constatò che esso era alquanto resistente, occupava gli strati muscolari, ma con delle striscioline bianche si connetteva a piccoli noduli della super ficie peritonea le.

Conservalo il tumore in bicromato d'ammoniaca ed indi in akool, incluso io paraffina, montato in striscie d'albumina secolldo il metodo di Meyer, si vide quanto segue.

Nelle adiacenze del tumore la mucosa aveva perduto !' epiteli?, e n°.n ne r esta vano che delle falde qua e là; la cripte d1 L1eberkùhn erano diradate, separate da considerevoli lralli di connettivo, i villi pochi, approfondati nella mucosa di forma irregolare, fatti di connettivo molto vascola r izzato' da offrir l'aspetto di piccoli angiowi. 11 tessuto intercapillar; assottigliato consisteva in cellule ovali e fusiformi le cellule della superficie epiteliale non erano striate, e da ~ilindriche tendevano a divenir cubiche. L'epitelio delle cripte era normale, la muscolaris mucosce, la sottomucosa, la tunica muscolare e la sierosa non mostra vano lesioni importanti.

~iù vicino al tumore, nell'angolo formalo dalla sua prolusione, la. cripte di Lieberkiihn di venivano più spesse, deformate, biforcate, con alla r gament i cistici, ma l'epitelio di queste ~iccole cisti in molti p unti non era divers o da qnello delle cripte normali, e gli spazi delle cisti contenevano una secrezione mucosa apparentemente norma le.

Nella sommità del tumore si vedevano alcuni villi ipertr o- tlci e consistenti in connettivo, ed anche qui le cripti• di Lieberkflhn mostravano ipertrofia e formazion e d: cisli, sebbene conservassero il loro norma le epitelio. Lungo c1ueste • c ripte dilatate si vedevano numerosi tubolini nei quali l'epitelio da cilindrico era divenuto cubico, contenenti la mPdesima secrezione delle cripte, che si colorava in bleu con l'emalossilina, ma non in rosso con l'eosina.

Non v'è dubbio che le cellule cilintl r iche assottigliate, con piccoli nuclei ovali, abbiano perduto nelle c ripte la loro metà superiore, e si sieno ridotte alla forma c ubica, e che i nuclei si sieno arrotondali ed ingrossati, ma oltre a ciò, queste cellule cubiche han proliferalo da un lato del tubo, ed han formato un rilievo di tal dimensione da costituire un grosso acino cancerigno, con un piccolo foro presso il margine. Quest'acino non è circondato da membrana base. Cosi si giunge all'evidenza della formazione Jelle masse di cellule carcinomalose dall'epitelio delle glandole intestinali. Nel cen tro del tumore gli acini formavano ammassi considerevoli a volla r otondi, a volta cihndrici, a volta a zaffi informi, e presso alla superficie libera, alcuni resti dei villi e delle cripte di Lieberkùhn si vedevano ricoperti di cellule disposte a masse più piccole. con cellule isolale e grosse. Queste masse cellulari non e ran o separale da stroma, ma da capillari sostenuti da fine tessuto connettivo ed in quei trotti ingombrati da cripte e da piccole cisti con epitelio normale io prossimita degli acini solidi, lo stroma era formalo da un delicato connettivo vascolarizzato, mentre nel centro del tumore lo stroma era fallo dall'iperplasia della mnseularis mueosae.

L'apparenza delle fibre e dei nuclei era quella delle deliCllle fibre delle pareli intestinali alquanto rigonfie , descritte da Lubarsch e da Virchow sotto il nome di fibro·carcinoma, e la varietà dello stroma di 4uesto tumore, come l'assenza di hitto ciò che indica uno stroma specifico, induceva alla conclusione che il carattere dello scirro non ~ia da ricercar si nella qualità dello stroma. che è sempre alte rato dai processi reattivi, ma nella qualità degli epiteli, essendo il carcinoma un tumore istioide, e non un tumore organoide.

CHIRUllGlCA 361>

Le cellule cancerigue era no in immediato contatto con le delicate pareli vasali, ed in alcuni punti sembrava che formassero la parete di seni beo definiti; eppure lii penetrazione <la arumassi di cellule epitiliali entro i vasi sanguigni è più propria del sarcoma che del carcinoma.

La totale assenza di neoformazione nei linfatici della sierosa intestinale e nelle glan Iole mesenteriche, mostrava che l'infezione del fegato aveva dovuto avverarsi per la via della vena po rta , ed i tumor i secondari dal fegato avevano infatti tutta l'apparenza del tumore primitivo. Le glandole cistiche di Lieberkiihn cerlamenlè mancavano, ma gli zaffi epitel iali ed i più grossi acini penetrati da capillari non presentavano differenza dal tumore dell'ileo. Le stesse cellule epatiche erano degenerate nelle virinanze del moplasma.

È notevole l'enorme sviluppo dei tumori s econdari in paragone della piccolezza del tumore polipoide dell'ileo, ciò che mostra come il fegato offra favorevoli condizioni di nutrizione alle cellule che vi penetrano dal di fuo ri , in paragone dell'ileo nel quale questi tumori sono rarissimi, e restano piccoli, polipoidi, spesso senza riproduzione, come erano i due descritti da Lubarsclt. Sembrerebbe che questi tumori potessero rimaner lungo tempo senza mostrare la loro malignita, ma che la loro virulen za dipendesse dalla resistenza diminuita nei tessuti. Un tumore infatti può essere benigno in un or gano e maligno in un altro, e ciò lascia sempre un dubbio nella diagnosi fra un tumore benigno ed uno maligno.

Il carcinoma primario dell'ileo é molto raro. Treves ne ha raccol to dieci casi, ma non dice quanti di questi erano primari; Durham ha illustrato un carcinoma dell'ileo in una raga2Za ch·e aveva il colon seminato di piccoli polipi villosi, Lubarsch parla di 35 casi raccolti in tutta la letteratura medica, ma crede che molti di questi non fossero carcinomi. Questo dell'autore può esi:;ere messo assieme a quello di Luba1·s ch e di Langhaus, i meglio descritti come carcinomi glanrlolari.

In quanto alle condizioni che fàvoriscono la produzione del carcinoma nell'ileo, secondo Moxon è d'l rilevare la connessione del carcinoma con la dissenleriA pregressa 8 con i polipi villo~i del colon; nel caso riferito dall'autore la storia clinica rileva una dissenteria lunga, in quello di • Lubarsch l'ileo conteneva ulceri tubercolari, e noduli tubercolosi della mucosa; Waldeyer parla di un carcinoma sor to nell'ileo all'orlo di aJereoze prodotte da un'ovariotomia· Birch- Hirschfeld ne descrive uno sorto in connessione di aderenze di antica tiflite; e finalmente Israel ha pubblicat o un caso di gastrite da alcoolismo che divenne sede <li d ue tumori polipoidi, un semplice papilloma ed un vero ca rcinoma.

Su tutto il cariale alimentare possono avvenire co11siderevoli degenerazioni che non si possono definire ad occhio nudo, e mentre non si può stabilire che il cancro dell'ile o provenga da residui embrionali, vi è qualche ragione per associarlo in qualche modo a quei cambiamenti che sogliono definirsi per infiammazioni croniche.

Ch1rurgica 367

antisettico non é più discutibile la raccomandazione de! Porla d'adoperare il setone che egli stesso riconosce non sempre efficace. L'elettrolisi più volte raccomandata agisce più per la sua virtù elettro-~austica che per la elettro-chimica, ed a tal proposito l'autore ricorda la sua prima osservazione clinica sull'angioma cavernoso.

Un giovanetto di 13 anni, ora uno dei più distinti professori nella facoltà di scienze naturali di Torino, aveva un angioma cavernoso che invadeva tutta la guancia, pel quale essendo riusciti inutili i tentativi di cura fatti da medici italiani e stranieri, fu eseguita l'elettrolisi per trenta sedute senza alcun vantaggio, ond'egli pensò di infiggere il tumore pel suo maggior diametro, piantandovi dei.li spilli di platino che si reudevano incande~cenli con una batteria elettrica. Questo espediente, che può essere considerato come una re· miniscenza del setone del Porta, dette il suo brillante responso con la scomparsa del tumore, lasciando però cicatrici alquanto visibili delle punture.

L 'angioma cavernoso della guancia e la sua. cura c lalrurglca . - E.

BOTTINI. -( The Lancet, settembre 1iOO).

Per angioma cavernoso intendiamo un tumore formato da vene ectasiche o varicose, e Porta nella sua monogr afia sulle angectasie definisce il tumore per 110' angectasia venosa, ed osserva che la sua selle ordiuaria è nella mucosa e circostante cellulare. Hueter osserva che nella guancia lo sviluppo delle vene !>Otlomucose assume una speciale pr t-'ponderanza, trasformandosi esse in tumore eaver11oso venoso, il quale ha riscontro nella struttura dei corpi cave rnosi del pene, ma con alveoli vascolari più gf'andi; cbe n el suo corso aggressivo a ttacca e distrugge i tessuti adiacenti, senza rispettare nè aponeurosi né muscoli, corrouenùo persino le carLila6 ini e le ossa per acquistare spazio al suo accrescimento.

Il bisturi che r,er molti chirurghi è il primo agente te rapeutico delle angectasie, non può essere adoperalo nella faccia, non solo per la grave emorragia che produrr ebbe, ma per l'enorme perdita di sostanza. Col n1oderno sistema

Nel 1878 l'autore adottò lo stesso metodo in una ragazza (li selle anni, attraversando il tumore con un ago tubulato, ehe, l'imosso, lasciava nel tumore l'ago di platino. Gli a~hi così infissi furono quattro, posti ne lle di verse direzioni del tumore, furono arroventati al calor rosso, il coag-ulo del sangue avvenne immediatamente, ed il distacco dell'escara non produsse emorragia. li tumore &comparve g-radatamente per riassorbimento, lasciando un g r uppo di cicatrici biauchiccie, che certamente non aggiungevano nulla alla Lellezza fen,minile. Fu allora che l'autore decise di sostituire in una futura contingenza all'ago di platino infisso nella guancia delle iniezioni coagulanti che potessero indurire le mass; sanguigne senza sfigurar la facèia, potendo essere eseguite dalla via del cavo orale.

~el febbraio del 1888 si presentò alla clinica di P avia uoa bambina di tre anni con un angioma venoso della guancia destra, della grandezza di un pezzo da due lire, e l'autore con una siringa del Pravaz inoculò per la via della bocca in tre punti l'emostatico del Pia zz~ composto di soluzione satura di cloruro di sodio, e percloruro di ferro a 20• Beaumé a parti uguali. La bambina emise un grido convulso, si conto~ divenne cianotica, indi asfmics, e tutti gli sforzi di respirazione arliflciale non riescirono a richiamarla a vila. All'autopsia si trovò il tumore ripieno di sangue coagulato, si tro, varono emboli nelle vene perireriche, non nella giugulare esterna nè interna, ed il cuore vuoto. Questo primo tentativo r iescit-0 fatale distolse l'autore dal ripetere l'esperimento, e lo decise a ritornare al primo metodo.

Nella fine dell'anno scorso una giovane di 23 anni affetta da angioma cavernoso della guancia sinistra, invadente luUo lo strato muscolare e la cute che era di color -çiolaceo, eon protrusione nella cavità orale fin sul margine dei denti,~ costringeva l'inferma a tener la bocca semiaperta, proda cente frequenti emorragie e considerevole oligoemia, rico all'autore per esser ne curata. Egli cloroformizzò l'infe quindi infisse un ago lanceolato incandescente al di so dell'angolo labiale sinistro, aprendosi il passaggio altrav la mucosa sana, raggiunse la massa principale del tumo spinse il cauter io fino al polo s uperiore, quindi con mo menti dall'alto in basso attraversò la massa del tumore senso verticale, introdusse di nuovo l'ago nel centro di e fece dei movimenti alternativi in senso orizzontale, crepitare il sangue dentro al tumore , vide uscire ai lati l'ago con un getto di fumo delle briciole di sangue coag lato, e nel ri trarre l'istrumento si avvide che il tumore divenuto solido ed alquanto diminuito di volume.

Furono applicate delle p ezzette bagnate d'acqua ed a a scopo sedativo sulla guancia, ed in meno di un meae guarigione era completa, non solo dell'angioma, ma an della semi-a nchilosi della mandibola.

Sostituendo dunque al setone incandescente una so lancetta termC'-galvanica, si ottiene la consolidazione del more e la guarigione, seni.a lasciar veruna traccia di p tura sulla guancia. In mnzo alla estrema pover tà di caci espedienli contro una malattia che trascurata fi · inesorabilmente con la morte, l'autore spera che i chiMll' acroglieranno favorevolmente una proposta, che ri s olve proPlema di salvar la vita, senza dalurpar la for ma del fl i. A. C., ragazzo di 10 anni aveva ri tl'e palle del calibro 18 che av'ev cdevuto a bruciapelo ano pro otto un sol fo d' entrata a tre pollici al disotto deJl· omb li' 1 mezzo a destra della linea m a· 1 ico, t re polhc1 e e iana, a ù1 sopra d I . Allargando la ferita in sopra d . t cieco. l'obliquo esterno s· t e 10 sotto, sulla fascia del1 rovarono due fori eh · · peritoneo parietale e sulla fac . _ e si ripetevano sul . ' eia anteriore del colo dente s1 videro tre perforazioni situate . o ascenal disopra della valvola ileo-cecale Duead ~n p~ll1~~ e.mezzo arrestali in mezzo alle foccie p· t~ dei pro1ettih s1 erano ' t 1 iu osto dure ed uno aveva periora o a parete posteriore d 11•· . ' . e intestino e <>i era sLato fra gh strali del mesocolon d t ' arreterioso aveva prodollo un e mato' ovde llerendo un ramo aruovo. ma e a grandezza di un

OIDCIU• out 41 ferita d 'arma da taooo doJDIDall trattati oon la laparotoml delle vllloere ad. . (T''-~ a . - AUGUSTUS BeRN.nS.,.., Lancet, settembre 1890).

Le tre aperture della faccia anteriore d l . vano ed erano imbrattale di' m t . , e. colon sanguma- a er1e 1ecah

Con sutura alla Lembert di di . . . . )"intestino fu · . eci punti Slaccat1 fu cucito , rimosso Il o::ang-ue ed ta par~, e la '.erila delle pa~eli fu riun~:;oan mente lav~ta la fonda e dodici superficiali. otto punti proL'infermo langui per qualche tempo . d' nile settica. ' m I mor i di perito -

2. Un ragazzo di 12 anni ebbe da uo com da revolver il 5 novembre 1887 f . pagno un colpo Il' . ' e u ier1lo nel dor so due po ic1 e mezzo a sinistra dell'apofis' . ' vertebra lombare Il . i s~inosa della seconda a~ev~ presentato sint::;:~1:!~~~rd~ 1 r:n~:ie;:e n chtt non mmc1ò a peggiorar ti d 1 o e, co- di e n a mattino, lagn andosi di dolo nausea senza vomito· aveva il 1 re e tura a 41· l'add ' po so a 110, la tem pera- ' ome gonfio benché non molto teso dolente alla pressione al disotto dell'omb r ' mollo Fu fatta ,. . . e ico. Il . . . un ine1s1one sulla linea alba estesa dall'omb 1· a e sinfisi del pube l e ico me 1,o • , per a quale vennero subito fuori l'o n e quasi t utto l'intestino tenue· nell'addom f t - 2i ' e u r ovalo

3i0 RIVISTA

più d'un litro di sangue annerii.o eh.e fu estratto, si rinvenne il proiettile fra due strati di omento, e si videro due perforazioni molto vicine l'una all'altra che furono unite con quattro o cinque punti alla Lembert.

Dopo un'accurata lavanda del peritoneo fu cucita la ferita esterna con sutura profonda e superficiale, vi furono molte complicanze durante la cura, ma il giovanetto guarì completamente.

3. Un ufficiale di polizia di 38 anni nel 26 giugno 1888 ricevé da un negro un colpo di pi~tola; la palla entrò a due pollici soUo l'ombelico, due pol\ìci e mezzo a sinistra della linea mediana. Fu fatta un'incisione sulla linea alba, dall'appendice ensiforme dello sterno a due pollici e mezzo sotto l'ombelico. Aperto l'addome si sentì distintamente odore di gas intestinale non fecale, ma di cibi indigesti, e si trovò un g r oi::so strato di sangue rappreso sulla parete anteriore dello stomaco, rimosso il quale. si vide un foro nella parete anteriore del ventricolo, a metà fra le due c.urvaLure. Vi si applicarono sei punti alla Lembert, e si cercò un altro foro nella parete posteriot·e, ma invano, giacché il foro d'uscita fu trovato nel duodeno, a due pollici al disotto del piloro, essendo il proiettile passato per· l'orific10 pilorico. Quest,a, seconda ferita fu riunita con quattro punti alla Lembert.. Un'altra perforazione si. rinvenne 18 pollici al disotto della seconda, largo un pollice e mezzo, di forma irregolare, ad orli sfrangiati, fortunatamente situati dirimpetto all'attacco del mesenterio. L'operazione durò un'ora e mezzo, dopo la quale l'infermo aveva polso debole ed intermittente, estremità fredde. Subii.o dopo cadde in un sonno profondo, dopo quattr o ore si risvegliò, e cominciò una valida reazione con polsi forti di 85 per minuto, temperatura 38°,5. La ferita procedè meravigliosamente e la guarigione completa si ottenne in un mese.

4. Nella notte del i6 novembre 1889 un giovane fu ferito a~ cidentalmente dallo sparo d'un re voi ver che aveva nella tas ca dei pantaloni. Un'oru dopo l'accaduto l'autore esamino il ferito, e trovò un foro d'entrata del proiettile due poll ici al disotto ed un pollice a. sinistra delrombelico, il polso debole a.

tOO battute, la temperatura normale, non grave collasso, ma forte dolore addominale.

Si eseguì un'incisione dal punto d'entrata del proiettile, obliquamen le in sopra fino all'ombelico, e poi direttamente sulla iinea mediana fino all'appendice ensiforme. La prima lesione 'rinvenuta fu una perforazione dell'omento non sanguinante, quindi si vide una ferita dello stomaco sulla gran curvatura, con rottura dell'arteria gastro-epiploica destra, i cui capi furono subito legati, indi fu cucita la ferita dello stomaco con quattro punti di Lembert.

Esaminando il fegat.o si trovò rotto parzialmente il legamento rotondo, e la palla penetrala nell'ilo del fegato, onde si produceva un'incomoda tosse, per l'irritazione della pleura ~11sata dalla perforazione del diaframma.

Il proiettile infine aveva prodotto una completa separazione dei margini della ferita in tutte le parti molli fino al peritoneo, ed i margini non furono riuniti con sutura, perché l'esperienza ha dimostrato e5sere queste suture più dannose che utili; invece si pose intorno al corpo un cinturino di tre pollici di larghezza, bene stretto, che non permetleva maggior dilatazione della ferita, perchè malgrado la tosse l'addome non poteva dilatarsi nella parte coperta dal cinto. Questo cinto nella laparotomia procura meccanicamente il riposo dell'addome, limitando l'escursione addominale nella respirazione, e rinforzando la respirazione toracica; esso tende anche a circoscrivere l'infiammazione del peritoneo localizzandola

Il ferito guarì completamente.

5. Un giovane di 22 anni fu accidentalmente ferito il lo dicembre con un revolver del calibro 3~ in campagna, e fu trasportalo in città un po' in battello, un po' in ferrovia, un po' in un carro, onde l'autore poté veder lo dopo 16 ore dal ferimento. La palla era entrata a due pollici sotto l'ombelico .e ad un pollice a destra della linea mediana, v· era dolore alla pressione sull'epigastrio, e dolore spontaneo nella regione lombare destra.

Con la laparotomia eseguita subilo dopo la visita, si trovò nella regione anteriore dello stomaco a due pollici dal pi-

Rivista Chirurgica

loro una perforazione circolare che fu immediatamente suturata con sei punti alla Lembert. La fer:ta d'uscita era vicino alla piccola curvatura sulla parete posteriore, e fu chiusa con doppio ordjne di punti alla LemberL La palla era riescita dal dorso, scalfendo il capo del pancreas; 11 peritoneo parietale posteriore dell'addome come quello che forma la radice del mesenterio, dietro il quale è collocata la colonna ver tebrale ed i grossi vasi, era suffuso di sangue, ed un enorm& ematoma post-peritoneale si estendeva dal promontorio del sacro fino al mediastino posteriore.

Il paziente stette bene per 24 ore, quindi peggiorò rapidllmente, e morì il 17 dicembre alle 7 di sera.

All'autopsia, ollre le accennate lesioni, si trovò una perforazione del duodeno nascosta dietro il capo del pancrea s, una lacerazione della. vena renale destra, e del sangue stravasato che circondava il rene destro, la vena cava, e tutti i vasi e nervi che scorrono lungo la colonna vertebrale. Vi era peritonite generale, materie fuoriuscite dal foro del duodeno.

Da questi cinque casi il dl)lt. Bernays conclude che senza la la paratomia i cinque feriti sarebbero lutti morti, mentre con l'operazione se ne son salvati tre, due dei quali, il terzo e quarto, erano dei più gravi, e ciò incoraggia alla laparotomia nelle ferite d'arma da fuoco con perforazione intestinale. - ----- -

RIVISTA Dl OCULISTICA

.Al Mr&sionl vlalve prodotte dall'Infezione ma. lartoa.S uLZER. -(Annales d"oculistique, settembre-ottobre 1890).

Fra le affezioni oculari post-malariche si trovano le segue nti :

1• Nevrite ollica cronica accompagnata da melanosi della papilla nei casi :;travi;

2' Infiltrazione diffu;,a del corpo vitreo;

3' Piccole emorragie, mollo numerocoe alla periferia della retina;

4• Cecila subitanea probabilmente dovuta ad emorragie centrali o ad embolie.

Le affe1.ioni oculari specialmente riscontrate nel corso degli accessi di febbre acuta sono:

1• Ambliopia periodica di grado variabile, senza dati oftalmoscopici, nelle forme gravi. La cecità dura più giorni si dissipa completamente col chinino;

2• Forte iperemia della papilla e della reLina,

3" Emorragie in placche in vicinanza della papilla e della macula lutea.

I sintomi subieltivi di queste affezioni della macula(scotoma centrale positivo, abbagliamento ecc.) sono progressivi nell'inizio e migliorano collo stato generale. Nei casi gravi rimangono alterazioni pigmentarie della macula.

Le altre modificazioni del fondo dell'occhio scompaiono a misura che si modifica lo stato generale; se la fo r ma della malaria diventa grave, pare che si assista allo sviluppo iniziale della corio - retinite palustre di Poncet.

Sulla qllHUon e del microrga.ni1mo d el tracoma . _ SHONGOLOw1cz. - (P etersburg er med. W ochenschr. e Cen . tralb . .fiir die medie. Wissensch., N. 46, 1890).

Il Sh. esaminò il contenuto follicolare di 20 maiali di tra . coma e lo ripiegatura estirpalo di 12 di questi malati per la ricerca <lei batteri. Per la colo razione delle sezioni !ii ser vi del metodo Gram-Weiger l, e per la coltura delle hjstre di ~elatina, e di agar . E~li trovò, a rufferenza dei preced~n li osse rvatori che avevano sempre lrovat-0 cocchi, dei corti bastoncini segnatamente nel la p r ofon'.iilà del tessuto, i 'lllAJi bastoncini si coloravano solo ai poli e così potevano facilmente dar l'apparenza della forma dl'i cocchi. Nelle sezioni ,!ella r ipiegatu ra oculo- palpebrale, trovò esclush·amcote questi bacilli, mentre nel con tenuto follicolare si incontrarono altri microrganismi, segnatamente cocc!Ji. Nelle colture pure che potevano ottener!';i senza difficoltà quesi o bacillo presenl8va poco di caratteristico; formava una pellicola dur~, bianca, un poco fluo rescente e pr olife r ava alla temperatura della stanza e d e l corpo . Nell~ numerose esperienze sugli a nimali con la coltura pura, il S. ottenne due volte io un ga tto e in un coniglio una mal a llia che a,·eva una certa somiglianza col tracoma dell'uomo. QuP,slo bacillo non poe-: siede altre qualità patogene.

Un ca10 cU odontalgia dipendente da imufiloiensa t1el retti interni . - I. NEUSCHliLER. - ( R ecueil d'ophta.lmo.7ie 1890).

La signorina C. Z. era colta, ogni ·volta che suonava il pianofo rte d a un dolore di denti che aume ntava prof?rt>sSi· vameote fino al punto da di ventare in sopportabile; appenat essa si riposava, i dolori diminui va ,w e finivano per CP««are comple tamente. La cosa più singolare e r a che questi dolo di denti com pa rivano :,oltan lo quando essa suonava il pianoforte, mentre che poteva leggere, ricamare e scri vere sen za risentire alcuna soffe renza, né agli occhi nè ai denti. Andò a trovare un dentista, ma questi constatò che i de nti er11 no

DI OCULISTICA 3'i 5

perfettamente sani. Consultò uno specialista per le malattie ner\'OSe, il quale, oltre a vari altri rimedi, tentò una cura elettrica, ma tutto fu inutile. Siccome raut.ore aveva curalo la "isla della madre (ipermetrope e presbite) e di tre sorelle d.,lla C. Z (affette da ipermetropia, aggravata in due di esse da c:trabismo coll\·ergente), così credette opportuno fare un esame ottometrico degli occhi della C. Z.

L'esame oftalmoscopico dimostrò che il fondo degli o cchi erR perfe ttamente normale. Lo stato di rifrazione era ipermetropico, ma allo stato latente.

I risultati dell'esame subiellivo er11110 i seguenti: - V = 1. Seni::o cromatico = I. Senso luminoso = 8/ 11,. Campo per iferico normale .

La C. Z. poteva legg1•re con qualche fatica il n. 1 della ;,cala tipografica di ,Yecker, mà le,.rgeva il n. 2 <>enza a lcun imbarazzo e per lungo t empo.

L'autore r ilevò un'insuftlcien2<a mollo pronunziala dei retti interni, corrett a alla distanza di 50 centimetri, disll:snza del pianoforte, da prismi pian i di 4° per ciascun occhio, ba se interna. L'autore venne quindi ne:la supposizione che questa insufficien za l'osse in relazione coll'odontalgia.

Ciò che lo sor pre ndeva sopratullo e g randemente era la muncanzn di sintomi di astenopia durante la lettura ed il ricamo, alla distanza di 20 centimetri circa, dovendo la conve1·genza esse r e aumentala a ncora di piu. E gli pensò allora che la C. Z. alla sua distanza per la lettura doveva metle1·e in opera un nllo di convergenza abba$lanza p r onunciat0 per far sopraggiun ger e uno strabismo involl)nta r io capace di rlisLruggere la vision e binoculare, deviando uno d egl i occlu e forzanJola così a !';ervirsi di un solo occhio nella fic,,c:azione dell'osrgelto, mentre che e!'i::a non poteva giungere a que!:ito risultai.o alla distanza di 5G centimetri, distanza del pianoforte. L'autore ha fatto diver si sper imenti, i quali confermarono la giustezza delle f;Ue supposizioni.

Prescr isse allora occhiali con lenti pr ismatiche di 4° a ba~e interna. invitandola u suonare il pia noforte con q uesti occhiali . Il risultai.o 0 011 poteva e;;sere mj,;liore, gia cché os;;a, facendo uso dei detti occhiali, po teva suonare il piano-

Di Oculistica 377

forl~ per più or_e di s~guito senza risentire alcun male di denti. Per convmcers1 che questo risultato insperato dipen. deva r ealmente dagli occhiali, la C. Z. provò più volte 8 suonare sen~a lenti e constatò che i dolori di denti s 1 pre. s~nlavano d1 nuovo e scomparivano in seguilo, lostoché esea rimetteva gli occhiali. li rapporto che esiste fra questa odontalgia e l'ins urficit,nza dei retti interni può, a par ere dell'autore spiegars· coll'anastomosi delle diverse branche del trigemi;io.

Anche presenlem1mte, cioè dopo cinque anni. la c. z. 8 co~tretta _a ~ar uso degli occhiali per evitare la ricompars a dei dolori d1 denti.

Cura dell'oftalmia purulenta colle soluzioni deboli di nitrato d 'atgento . - BuRCHARD-r. - (Recueil d'ophtalmolgie, settembre 1890.

La cura ordinaria dell'oftalmia puruleuta, che consiste nelle applicazion i di una soluzione C:i nitrato d'argento al 3 per 100 sulla co11giuntiva delle palpebre rovesciale, dà bu onissimi r isultati, ma non va però esente da certi inco nvenienli. In primo luo~o , essa produce talvolta una ca uteriuazione troppo intensa, che si manifesta coo u11 aumento temporaneo, ma sempre molesto, del~a tumefazion e .<felle palpebre, dell'essudato fibrinoso e dello scolo. Jn se-condo luO/?O, essa non permette di cauterizzare che quella parte di congiuntiva che diventa visibile dopo il rovesciamento delle palpebre, perché una soluzioné forte di nitrato d'argento non rotrebbe essere applicata sulla cornea e sulla -congiuntiva bulbare. Una superficie considerevole e sulla quale pullulano i gonococchi ~rugge sempre all'azione del medicamento microbiciJa; essa infetta di nuovo la congiunti ,·a palpebrale, ogni volta che questa è stai.a disinfe ttala dal nitrato d'a r gento, ciò cbe aumenta considel'evolmente la durala della cura .

Ora secondo il Burchardt si può rimediare a tutti questi inconvenienti adoperan1o soluzioni molto deboli di nitra to <l'argento per la lavatura completa e prolungata dell'occhio

Burchardt pratica nello stesso tempo instillazioni di questa soluzione debole di nitrato d'argento e fa irrigazioni coll'acqua salici lata.

Ecco come rautore procede. Si comincia con un'abbondante irrigazione dell'oc<.'hio malato con una soluzione di acido sal icilico all't,50 per 1000. Il liquido è versalo dolcemente sulla cornea e sulla congiuntiva mentre si tiene rovesciata dap pri ma la palpebra inferiore, poscia la palpebra superiore. Terminata questa lavatura, si fa seguire immediatamente una lavatura molto abbondante con una soluzione di nitrato d'argento all'1 per 600. Poi si applicano sulle palpe->bre compresse imbevute d'infusione tiepida di camomilla alri per 1000 d'acido salicilico e si fanno ogni due ore instillazioni di qualche goccia della soluzione di nitrato d'argento all'1 per 600. Le g ra n di lavature dell'occhio coll'acqua salicilata e colla soluzione debole di nitrato d'argento sono ripetute una volta ogni 24 ore.

Con questo trattamento Burcbardt ha sempre ottenuto una guarigione rapida, anche nei casi in cui la cornea presentava erosioni multiple; una diminuzione considerevole di tutti i sinto mi si nota fin dal secondo giorno.

Oontrtbustone allo atudio &Jlatomloo • clinico del glioma della retina. - F. LA.GRANGE. - (Rer!ueil d:ophtalmologie, settembre 1890).

Con clusioni.

1• Il glioma della retina prende talvolla un decorso relativamente benigno: esso assume allora la forma endofita e rimane lungo tempo localizzato nel guscio oculare.

2' Si può spiegare la benignità relativa di questo tumore coll'ispessimento della lamina vi trea della coroUe e della lamina cribrosa. Lo spazio di Schwalbe ed il tessuto proprio del nervo ottico sono in tal moùo protetti contro la invasione delle giovani cellule del glioma .

3• li glioma della retina non é cosi grave come ordinariamente si crede. l casi di guarigione definitiva o di lunga durala non sono rari

J• 1ntervenendo presto. nell'inizio dell'affezione se è possibile, per lo meno prima che il guscio dell'occhio sia perforato, si potra (llten ere un buon esito in più di un quinto dei casi.

5° È necessario distinguere due varietà di glioma. L una 1a più maligna, è stata confusa sovente col sarcoma bianco della coroide. L'altra, curabile con intervento precoce, <' molto m~no grave e la sua benignità relativa può spiegarsi col fallo che, sviluppandosi a spese degli elementi retinici esso trova nell'epitelio retinico, [nella lamina vitrea dell; coroide, nella lamina cribros.a della ,pupilla, una barriera che_rarresta almeno per un certo tempo e lo mantiene nei limiti del guscio ocular e.

Della midriasi essenziale . - E. PRuvosT. - (Journal de médeeine et dc ehirurgie, febbraio 1891).

La midriasi, costituita dalla dilatazione anor1nale e pe rmanente di una o di ambedue le pupille con indebolimento 0 per dita completa dei movimenti delJ'iride, può riscontra rsi in condizioni tali che non é possibile trovarne 11:1 causa né ' in un'alterazione dell'occhio, né in una lesione del sistèma nervoso . nè in un azione medicamen tosa, nè in un'affezione generale. Ci troviamo allora in pr esenza deila midriasi delta essenziale.

Le cause di questa midriasi idiopatica sono di natura molto diversa Una delle più abi tuali è la preseoza di lombr ici nel tubo digestivo . È allora il tipo della midriasi essenziale, midria si più o meno completa secondo il grado d' irritazione del plesso mesenterico. Essa interessa generalmente a m bedue gli occhi e, ciò che dimostra la sua natura s impatica, essa scompare quasi sempre dopo l'amministrazione di un antelmmtico senza a ver presentato la minima gravezza. P uò accadere pertanto che essa sia accompagnata da turbame nti notevoli della vista, ma che scompaiono dopo di essa.

La midr iasi può essere causata dall'eccitamento g-ehitale dalla masturbazione, dall'imbarazzo gastrico e Letendart lia

01 Oculistica 379

·tato un caso di midriasi monoculare molto pronunziata, c1 Il . l . la on accompagnala da turban)ent.i de a v1s a, sopraggmn n .. '. seguito all'amministrazione di un vom1t1vo.

lll Ma~nhardt ha pure osservalo più volte che la midriasi unilaterale era un sintomo riflesso concomitante di un'affezione uterina, sopratutto di fibromi.

Le affezioni toraciche acute o croniche possono anche essere la causa di midriasi: bronchite, polmonite, pl~u~ite'. lesioni valvolari (aortfohe soprattutto); tutte queste afiez1om costituiscono tante cause capaci di irritare 11 simpatico e di produrre la midriasi essenziale.

FérA e Bourneville hanno richiamato l'attenzione sullo stato delle pupille negli isle1·ici nel momento di loro crisi; risulta dalle loro ricerche cbe si nota il più spesso una dilatazione assai pronunciata specialmente durante il periodo epilettoide del loro grande attacco. Ma all'infuori di que~li fenom eni pusseggieri che non costituiscono la vera midriasi, l'isterismo può provocar e, in alcuni soggetti, una dilatazione permanente cli una o di due pupille che presenta tutli i caratteri della midriasi essenziale.

Infine la midriasi può essere di origine- traumatica: si tratta in •ruesli casi di traumatismi leggieri, che non possono determinare lesione profonda nen·occhio.

I sintomi funzionali della midriasi consistono quasi sempre nei disturbi de!la vista dipendenti dal fatto che l'accomodazione è diminuita in conseguenza della debolezza del muscolo ciliare. Inoltre essa può dar luogo ad una specie di microp1;:ia.

La diagnosi risiede intieramente nello studio delle cause, e per poter dire che una midriasi è essenziale, fa d'uopo eliminare tutte le malattie che possono produrla, in particolare quelle del sistema nervoso che possono restare latenti per lungo tempo. È pure necessario non dimenticare che i medicamenti alter anti, come il mercurio, l'arsenico, il piombo, i s ali di potassa, di soda , i purganti, sono midriatici; lo stesso dicasi degli eccitanti cutanei, come la cantaride, i vomiti vi, i tonici nevrastenici ecc. Vengono in seguito i midriatici propriamente detti, l'atropina. la datura, ecc.

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