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Fl~BBRE TIFOIDEA o _FEBB l{E A1ALARIUA?

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RIVISTA MEDICA

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On 'IHI\Odo Laver1111 ~coper"'e il p11rA~~ila dodla rnalarfa, molli ~ludi sul s1111;.!ue ~ono !<la.li compiuti da :'.\Iar<"luala\'a Celli. Golgi ed altri, ed è orwai opin1011e tondata da, micru~ ~cop.iRti, che _baRli rmvenire u1Ja delle tante forme ilei parassita malar1co, per accertnre la diagnoi:<i di febbre malarica. Aggiungono essi che in un malarico il quale 11011 abbia preso preparati il, cl11na, durante l'accesso febbrile si debba sempre poter rinvenire r1ualcuna di "Juelle forme p1uassitarie che chiarisca la diagno!3i.

Da un paio <fttnni va per le mani d€.'i clinici un realli,·o che manifesta d11aramante la differ enza fra le orine di un febbri c1laote per ileo-tifo, sca1 lattina , morbillo, va,uolo, tubercolosi, e l'orina d'un febb1·icilante per malaria. Si dice che il reattivo d'Erlich riduce e svela le sostanze aromatiche p rodotte dagli schizomiceti mediante una ,-puma rossa nelle o rine, mentre nel caso d'infezione malarica bcnche l'orina si tinga in rosso - rubino con t[uel reattivo, I~ ~puma resta. incolora.

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11 reattivo consta dei seguenti elementi: 1° .\cido cloridrico 50, acido solfanilico 5, ac, rua distillala 1000.

l'EOBHE TIFOIDE\ O FEBBIIE \IAl,AlllC\? 1~40

-)• ~ilrilo di ,-odio in soluziono 1w,1uosa al 1/ 1 p. IOO.

s1 me "'co lano due g rammi di que ,;la ~econda l<oluz1ooe co11 100 deJla prima, e co»i !'allo il r eattivo si a dopera a volum e e1ruale con t'or·ina

,.,In una provetta che contenga metà orina e metà reallivo, si uiz::riunge 1/ 8 d'ammoniaca, indi si agita. La massa diventa rvssa, e la spuma si tinge in rosso con colo 1·e persistente n<'lla febbre tifoide cosla.ntemente, con minor costanza nelle febbri da scarlattina, morbillo, , aiuolo, tubercolosi.

È inutile il dire di qual Yanla.ggio sarebbe questo reall1vo nelle r egioni mah:iriche dove spesso si è in dubbio sulla vera natura della febbre, per le anomalie di forma che spesso si riscontrano nelle febbri infettive.

11 seguente caso mostra come le anomalie non si arrestino però alla forma clìnica, ma invadano anche il campo chimico e micro::;copico, onde è necessario giovarsi di lutti i caratteri possibilmente reperibili, microscopici, chimici, anamnestici, clinici e terapeutici, se in certe singolari circostanze si vuol riescire a formulare una diagnosi sulla natura delle febbri infettive.

Bonvini Alessandro, carabiniere nella stazione di Magliana, entrava il 15 dicembre in quest'ospedale, e narrava d'a,·er avuto una febbre altissima della durala di 4 ore. Era upircttico, avevti colorito pallido, lingua impal.inala., ,·entre stitico da tre giorni, trattabile e non meteorico, milza spori:tente pt>r un dilo trasverso oltre l'11rco costale.

Gli fu amministralo un purgante salino, ma nelle ore po· meridiane ùel giorno 1H dicembre tornò ia fehbr e sPnza brividi, e si p1·otrasse uei giorni seguenti, con temperatura di i11•,5 al malli no Jel 1i, 400 alla sero, scese a :l8° nel n1alt1110 del 18, risali tt 39°,9 alla sera.

Al mattino del 19 la coproslasi continuava, o nde si amministrò un grammo di calomelano. La febbre però si manli'neva elevala. a 40°,:i, salendo a io0 .4 alla sera; fu allora che io volli sperimentare il reattivo Erlich, ed ebbi nelle orine una spum a di un rosso che non scompariva col riposo.

11 giorno 20 si ebbe una leggero decrescenza febbrile ùi :)D', che mi sembrò coincidesse con l'altra più pronunziala ùel

H6 t'EBBRE TIFOIDEA O FEBBRE MALAIIICA?

l(iorno 18 11èl qu11le la febb1·e era discesa o 38°, P con quella dPlla 1nalti11a del 16 nella qualo 11 tormomelro ave\'a seg 11alo 36·,5.

Se malgrado il responso del reatlivo Erlich avessi avuto a fare con una di quelle infezioni malariche tanto fa ci li 11ell'agro romano anche in inverno, e se questa infezione 1wes~e prodollo nel mio infermo una febbrP a tipo 1111omolo, con remissioni decrescenti perché non si era amm111istrato il rimedio ;.ovrano contro la malaria, se que!,lti aerassi febbrili protraendosi in se)luito pe1• 48 ore come gli 1111let:E'de11 ti non fosse r o seguiti più da quegl'inle,·valli d'apiressia o di con;;ide1·evole defervescenza che accordano 11ualch~ tr egua all'organismo, ma invece avessero finito per costi tu ir e una J i quellP febbri subconlinue autunnali tanto pericolose, la mia inattività terapeutica sar ebbe stata colpevole.

Ricorsi al mirroscopio, ed al pomeriggio del 20, mentr<-> lo temperatura era a 40" e l'infermo non aveva ancora prec:o alcuna dose di chinina, feci due preparati del san~ue e!,egue11do con tutta esattezza il metodo oramai a tutti nolo. I corpusooli del sangue erano ben distinti fra loro, non ragg r inzati, non agglomerati. non disposti a pila, ma in nes::.un corpuscolo ilei due prepara t i, nè nel plasma san~u igno pot ei scorgere alcuna delle tante forme di plasmodi, di semilune, di corpi fla~ellati, di mar gheri te, di corpi più o meno pi~mentali come se ne vedono sempre nel sangue olei malar ici.

Fortunatamen te al mattino del 21 dicembre la temperatu ra scese spontaneamente a 37°,4, ed allora il co r so della febbre. il luogo nel quale si era contratta la malattia, il pallore d ell'infermo, il tumore di milza, mi decisPro, ed era tempo, a prescindere da op:ni consider azione sul reperto microscopico e chimico, ed amministrai un gramm o e mezzo di solfato di chi n ina.

Alla sera la tempera tura si mantenne a 37°,4, a l mattino seguente sc ese a 3i•,t amministrai la stessa dose di chinina. e tr ovai alla seta una temperatu r a di 3i' ,2. La mattina del 23 l'infermo pr ese nn altro grammo di chinina, la temperatu r a scese a 36•, e nei giorni seguenti non divenne più febbril\!.

T utti i vecchi clinici consigliano di ricorrere alla chinin a

FEBBRE Tll<'OlllEA O FERRIIE )lAI.ARir.A.

· ,· lubbi 8 Laveran dice che con una buona dose di 111:!I C9::,l l • • • l ·,uedio si può seu1pre svela re uua lebbre 111alar1ca, e l)Ut:!:ì O rl • ffi che se dopo due o tre g1orui IA chinina n on ha alcuna e.cacia, allora solo bisogna rivolge re la me11te ad altra 111~rmi~.

In questo caso, riusciti fallaci i resp~nsi dell~ ch1m1ca e d<'lla microscopia, 11 responso terapeutico n on e stato lllendace. . . .

É obbligo dunque del medico tentar sempre tutt, 1 mezz'. pei· chiarire la diagnos_i, ed ave~ bene _in ,~_e nt~ che se. v, sono molle malattie facilmente diagnost1cab1h, v1 so~o ~nc~e molli ca si speciali nei qu11li la diagnosi i• ancora J1ffic1le m tulle le malattie.

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