Giuseppe Giordano
Il ruolo di alcune figure retoriche nei principi di associazione e progressione dello Shinkokinwakashū
In un famoso studio sui principi di associazione e progressione che regolano le sequenze poetiche giapponesi tra il decimo ed il quattordicesimo secolo, Konishi Jin’ichi sostiene che ciò che maggiormente influenzò le scelte dei compilatori dello Shinkokinwakashū 新古今和歌集 (d’ora in poi semplicemente Shinkokinshū), sia stata la ricerca di uno sviluppo cronologico della narrazione. I primi sei libri dell’antologia, dedicati alle stagioni, sono stati molto studiati e vengono spesso indicati come il culmine del principio di associazione e progressione raggiunto dalla poesia giapponese classica. In realtà, questo aspetto era già stato in parte teorizzato da Fujiwara no Shunzei (1114-1204), che nel suo Koraifūteishō 古来風躰抄 aveva sottolineato l’importanza di rispettare, nelle sequenze poetiche, l’ordine di apparizione di fiori, piante e animali sullo scenario naturale, in modo da ricreare con naturalezza il ciclico alternarsi delle stagioni.1 A questo principio si affianca quello di uno sviluppo spaziale, in base al quale, soprattutto nelle sezioni dedicate al viaggio, è possibile tracciare percorsi ideali seguiti da un altrettanto ideale narratore. Alla dimensione spazio-temporale, poi, va ad aggiungersi quella psicologica, per cui, nei libri riservati all’amore, vengono raccontate, seppure con tutti i limiti delle convenzioni letterarie dell’epoca, storie di uomini e donne che affidano ai versi i moti del proprio cuore. Konishi, infine, arriva a notare come nello Shinkokinshū sia possibile rintracciare anche una sezione che si potrebbe definire storico-enciclopedica. Nel decimo libro, infatti, le poesie sono sistemate in gruppi che rappresentano, in sequenza cronologica, i quattro grandi periodi della poesia classica, dall’ottavo al dodicesimo secolo, identificabili con altrettante raccolte: il Man’yōshū 万葉集, il Kokinwakashū 古今 和歌集, il Gosenwakashū 後撰和歌集 e il Senzaiwakashū 千載和歌集.2 I punti individuati da Konishi sarebbero già più che sufficienti per poter apprezzare lo Shinkokinshū non come una semplice raccolta di poesie, ma come un’opera 1
Fujiwara no Shunzei, Koraifūteishō, in Takahashi Fumio, Ariyoshi Tamotsu, Fujihira Haruo (a cura di), Karonshū, Shōgakukan, Tokyo 1975, pp. 371-373. 2 Konishi Jin’ichi, “Association and Progression: Principles of Integration in Anthologies and Sequences of Japanese Court Poetry, A.D. 900-1350”, Harvard Journal of Asiatic Studies, XXI, 1958, pp. 67-127.