MARIO TALAMO
Sull’evoluzione dell’elemento pubblicitario nella narrativa di Jippensha Ikku
“In its simplest sense the word ‘advertising’ means ‘drawing attention to something’, or notifying or informing somebody of something”.1
Il mio studio si propone di evidenziare l’evoluzione dell’elemento pubblicitario negli scritti di Jippensha Ikku; evidenziare dunque le modalità attraverso le quali l’autore – prendendo in prestito le parole di Gillian Dyer – attirava l’attenzione dei lettori su un determinato oggetto, persona o attività commerciale. Ho pertanto incentrato la mia ricerca sull’analisi di una parte della sua prolifica produzione – gli scritti d’esordio e le opere che riscossero maggiore successo – e ho deciso altresì di limitare la suddetta a un arco di tempo di poco superiore ai dieci anni, dall’ottavo Kansei (1796) al nono Bunka (1812). Quando Ikku, nel corso del quarto anno dell’era Bunka (1807), pubblicò lo Irozuri shinsomegata 色摺新染型 (I nuovi modelli colorati), diede il suo terzo contributo al genere dei kōkokubon 広告本 o scritti pubblicitari. Diversamente da molti suoi colleghi, il nostro scrittore non creò un ingente quantitativo di opere votate alla promozione di prodotti o attività commerciali: la prima pubblicazione di settore risaliva infatti al decimo Kansei (1798), si intitolava Hatsuuri taifukuchō e si prefiggeva di pubblicizzare l’inizio della stagione dei saldi in un negozio di abiti a Kandabashi. In base agli studi condotti da Hayashi Yoshikazu,2 Ikku compose soltanto tre lavori classificabili come scritti pubblicitari: oltre al già citato Hatsuuri taifukuchō, nel secondo anno Bunka (1805) fu la volta dello Uriage taifukuchō, creato come promozione per l’attività di Man’ya Jirōbee. Infine abbiamo lo Irozuri shinsomegata, scritto per Hitachiya e le sue svendite: l’opera è importante perché permette di comprendere le modalità espressive di un genere tra i più caratteristici, che prevedeva l’introduzione di messaggi promozionali in un contesto dominato per buona parte dall’esposizione di vicende immaginarie. Lo Irozuri ha per protagonisti i modelli di vestiario più in voga dell’epoca: ciascuno di essi, infatti, presta il proprio nome a un personaggio appartenente alle due bande in lotta per il controllo della scena mondana. L’opera narra dunque dello scontro tra abiti in voga e vestiti usciti ormai dai guardaroba perché datati; il 1 2
Gillian Dyer, Advertising as Communication, Methuen & Co., London & New York 1982, p. 2. Hayashi Yoshikazu, Edo kōkoku bungaku, vol.1, Mikan Edobungaku kankōkai, Tokyo 1957, p. 82.