GIAPPONE STORIE PLURALI

Page 283

MARCO SIMEONE

Il jidai shōsetsu tra convenzione e innovazione: Kennan jonan e Naruto hichō

È invero possibile scrivere qualcosa che non contenga falsità, ma è impossibile scrivere l’assoluta verità. Un autore può solamente scrivere la sua personale versione della verità. […] Quando si ricerca del materiale tra le fonti storiche, non è raro scoprire che fraintendimenti ed esagerazioni compaiono in gran numero. Allora è meglio tenere a mente i fatti generali di un argomento storico, aggiungervi la propria interpretazione, impregnarlo di uno spirito vitale, e infine scrivere menzogne: dal punto di vista dell’opera stessa, le menzogne diventano un’assoluta realtà.

Hasegawa Shin (1884-1963)1

Le parole dello scrittore giapponese riflettono le posizioni opposte di un dibattito che ha impegnato scrittori e critici di narrativa storica fin dall’era Taishō. Da un lato erano schierati coloro che si opponevano a qualsivoglia alterazione del fatto storico in nome di un asservimento all’intrattenimento del pubblico; dall’altro, coloro che dubitavano dell’infallibilità delle fonti, e che vedevano giustificata un’alterazione del dato storico in favore di un avvicinamento al lettore moderno, a patto di rimanere fedeli allo spirito dell’epoca ritratta. In generale, il rapporto tra letteratura e storia si sviluppa presto all’interno delle varie culture – dal momento che le prime fonti scritte sono spesso di natura storica – ed è di certo problematico: stabilire una linea di demarcazione dove la storia diventa finzione non è sempre facile. Anche in Giappone il rapporto tra verità storica e finzione è stato particolarmente sentito, complice anche la matrice culturale di stampo cinese, che stabiliva una gerarchia tra le arti che vedeva al primo posto le cronache storiche; proprio alle fonti storiche ufficiali si rivolgevano ad esempio gli yomihon (come il Chinsetsu yumiharizuki di Takizawa Bakin) per trovare una giustificazione al loro essere.2 È tuttavia solo con la nascita di un romanzo storico in senso moderno, che si sviluppa un dibattito critico sul romanzo storico che vede impegnati autori di letteratura pura così come scrittori di letteratura popolare. In tale dibattito è invalsa la tendenza a distinguere tra una narrativa storica “seria” (rekishi shōsetsu) e una di stampo più “popolare” (jidai shōsetsu), sebbene non siano poi molto chiari i criteri mediante i quali questa distinzione sia tracciata: 1

Hasegawa Shin, “Shōsetsu, gikyoku wo benkyō suru hito he” (A chi studia il romanzo e il dramma), in Hasegawa Shin zenshū, XII, Asahi shinbunsha, Tokyo 1972, p. 164. 2 Come sottolineato in Suzuki Tomi, Narrating the Self – Fictions of Japanese Modernity, Stanford University Press, Stanford 1996, pp. 16-17 e 191.


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