Satō Dōshin
L’isolamento della civiltà giapponese: l’assimilazione delle culture straniere attraverso gli oggetti, non attraverso le persone
Il titolo del mio saggio è L’isolamento della civiltà giapponese: l’assimilazione delle culture straniere attraverso gli oggetti, non attraverso le persone. L’espressione “isolamento della civiltà giapponese” è stata ripresa da Lo scontro delle civiltà di Samuel Huntington, di cui parlerò più diffusamente in seguito. I giapponesi sostengono che la cultura autoctona ha sempre accettato e sviluppato le culture straniere, invece Huntington afferma che si tratta di una civiltà isolata. Come si spiega questo divario di interpretazione tra autoanalisi e analisi fatta dall’esterno? Il Giappone è aperto o chiuso? Il divario fra le diverse concezioni dell’arte giapponese (il Giappone, l’Occidente) La questione presenta delle affinità con il mio interesse per la diversa immagine che il Giappone e l’Occidente hanno dell’arte giapponese. Per un certo periodo mi sono occupato di belle arti, storia dell’arte, studi di storia dell’arte nel Giappone moderno. Poi, mi è venuta voglia di cercare l’origine di quella differenza nella storia premoderna. Prima di affrontare il cuore del problema al centro di questo saggio, vorrei accennare ai motivi per cui mi sono interessato della questione delle diverse immagini dell’arte giapponese. Il mio campo di specializzazione è la storia dell’arte giapponese moderna, e negli ultimi venti anni mi sono concentrato sulle teorie istituzionali dell’arte. Ho iniziato per una ragione molto semplice: venticinque anni fa stavo lavorando a una sorta di inventario delle collezioni d’arte moderna giapponese negli Stati Uniti, quando scoprii che negli USA l’immagine dell’arte giapponese, rappresentata principalmente dalle stampe ukiyo e 浮世絵 e dagli oggetti artigianali, era ben diversa dal Giappone, dove era legata all’arte buddista, alla pittura a inchiostro di china e allo yamato e 大和絵. In particolare per me, in quanto specialista di storia dell’arte moderna, fu un vero e proprio choc scoprire che erano estremamente rare le opere di quegli artisti ritenuti da noi fra i più rappresentativi, fatta eccezione per poche collezioni. Tendenza questa che si evidenzia anche nelle collezioni europee. [Fig.1 e Fig.2]