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2.2.3. Suddito germanico Hermann Krüll (Treviso
della sua parte di possedimenti, giustificato dalle autorità con il fatto che egli era nato da genitore austriaco.
Probabilmente tale malinteso è spiegabile col fatto che, a differenza del fratello Felice, Ferdinando non presentò mai formale rinuncia della sua cittadinanza austriaca, rimanendo di fatto, agli occhi delle autorità italiane, essenzialmente un suddito di Paese nemico, o ex-nemico negli anni del dopoguerra.
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2.2.3. Suddito germanico Hermann Krüll (Treviso)
In Italia, però, la campagna contro lo spionaggio – e i relativi provvedimenti – si rivolse non solo contro i cittadini austriaci, ma interessò anche quelli tedeschi, nonostante il nostro Paese non fosse in guerra contro la Germania, almeno non fino all’estate del 1916. Difatti,
al momento dell’intervento contro l’Austria, pochi giorni dopo l’entrata in guerra, a Milano gruppi di interventisti inscenarono una violenta manifestazione antitedesca, durante la quale, “sotto gli occhi di agenti, di carabinieri e di soldati che assistevano impassibili” avvennero devastazioni e incendi di negozi, alberghi e abitazioni di cittadini tedeschi87 .
Tra questi cittadini germanici residenti in Italia via era anche Herman Krull, suddito prussiano, il quale giunse a Venezia verso la metà dell'800 come studente. Qualche anno dopo il suo arrivo abbandonò gli studi e prese a dedicarsi ad attività commerciali, che si rivelarono ben presto molto redditizie: dall’importazione di setole dall'Oriente passò a rilevare l'intera azienda con la quale trattava. Krull decise di stabilire la sua fabbrica di spazzole, e la relativa sede amministrativa, in un edificio situato nel cuore di Treviso, in viale Luzzatti. Qui, inizialmente, vennero prodotte unicamente spazzole per cavalli, ma, in un secondo momento, il proprietario decise di occuparsi della produzione di spazzole d'ogni genere: dalle spazzole
87 Giovanna Procacci, Warfare-welfare…, cit., p. 107.
più lussuose, in ebano, ai più comuni pennelli da barba. L’azienda funziona ancora ad oggi a pieno regime, con il nome di «Acca Kappa» – le iniziali del suo fondatore – ed è gestita da Elisa Gera, pronipote di Hermann Krull, la quale ha ampliato la produzione con altri articoli legati al benessere e la cura del corpo.
Durante la Prima guerra mondiale, però, l’amministrazione dell’azienda passò nelle mani dello Stato, che la sottopose a sindacato governativo dal settembre del 1916 – a seguito della dichiarazione di guerra dell’Italia alla Germania – nominandone sindaco il Sig. Silvio Rizzetto, Primo Ragioniere dell’Intendenza di finanza di Treviso, il quale andò ad affiancare nella gestione finanziaria il procuratore generale incaricato dallo stesso suddito germanico, il dott. Emilio Schiavon. Inoltre, un articolo de «Il Popolo D’Italia», rendeva noto che «Krull aveva […], in sozia [sic] con un trevigiano (il dottor Venerando) una officina per la produzione di energia elettrica»88 .
Il sindacato venne, nella primavera del 1918, mutato in sequestro a causa «forse [delle] risultanze della corrispondenza [del procuratore Emilio Schiavon] col padrone “Krull” accasatosi a Lugano, e forse per gli “armeggi trustaruoli [sic]” della fabbrica prima della guerra» 89. Più precisamente, Krull, già verso la metà di maggio del 1915, si era trasferito nella neutrale Svizzera, a Berna – venendo, in ogni caso, espulso dall’Italia nel 1916, dopo l’estensione delle ostilità alla Germania – e intanto «lo Schiavon continuò a far funzionare lo stabilimento [...] fino nel novembre 1917»90 : con l’invasione, infatti, la fabbrica fu costretta a chiudere temporaneamente.
Nel periodo in cui la ditta fu sottoposta a sindacato, tuttavia, come riportato nell’articolo precedentemente citato, emersero dei fatti che misero in dubbio la gestione del dott. Schiavon; non a caso poi il
88 La turlupinatura dei Sindacati sui beni tedeschi, «Il Popolo D’Italia», ASTv, Gabinetto di Prefettura, b. 111. 89 Ibidem. 90 ASTV, Gabinetto di Prefettura, b. 110.
sindacato venne tramutato in sequestro, affidandone l’amministrazione al già nominato Rag. Rizzetto.
Già nel settembre del 1916, comunque, quest’ultimo aveva informato il Prefetto Vitelli di aver «raccolto prove indubbie –confermate da sue confessioni [dello Schiavon] – del proposito di sottrarre merci e denari a favore del suo mandatario»91 e richiesto non
solo l’allontanamento del procuratore, ma anche l’immediato sequestro della ditta. Difatti, qualche giorno dopo, la fabbrica venne posta sotto sequestro in quanto di proprietà del suddito di Stato nemico Krull, poiché «nonostante il sindacato a cui è assoggettata non può essere evitato danno all’interesse nazionale» 92. Tuttavia, il 13 dicembre, tale sequestro venne revocato e rimandato alla primavera del 1918, quando venne nominato come sequestratario l’ispettore provinciale delle imposte, il sig. Romeo Garelli.
In questo periodo vennero effettuate accurate indagini su Emilio Schiavon, il quale risultò essere generalmente considerato come un «uomo avaro, perciò egli non rese mai il suo omaggio alla patria nostra con prestiti Nazionali od elargizioni prò dei Comitati di assistenza civile od altro»93. Al contrario, egli avrebbe «economizzato una buona somma di denaro a favore della Ditta suddetta, dicesi 250 mila lire circa e che durante il ripiegamento del nostro esercito si occupò per mettere in salvo il macchinario senza però asportare parti di esso in luogo lontano»94. Detto questo, il Maggiore dei Carabinieri che si era occupato di raccogliere le informazioni sul suo conto, informò il Prefetto che, comunque, «egli non è ritenuto individuo nocivo alle nostre istituzioni»95 .
Una volta terminata la guerra, a Hermann Krull venne concesso di rientrare in Italia, tuttavia, anche lui come il Barone Ferdinando Bianchi, non riacquistò subito la gestione delle sue aziende: è datata al
91 ASTv, Gabinetto di Prefettura, b. 111. 92 Ibidem. 93 ASTV, Gabinetto di Prefettura, b. 110. 94 Ibidem. 95 Ibidem.