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TRA FRANCES I SPAGNOLI I:. TURCHI
terno una vasta pia zza d' armi , s i di st inguono nei quattro bastioni innestati agli sp igo li , ed orientati nei quattr o pun ti cardina li , alcune inedite ed irripetute si ngola1ità. Ognuno di essi infatti: " s i diversifica dal modello più diffu so Lo per meglio dire che d ive rrà tal e di lì a breve n.d.A.l , pe r possedere in ciascuno dei propri 'fianchi' due Lobi, a n z iché uno. Ciò comporta il raddoppio delle boc c he d a fuoco. Queste - app unt o in coppi e - so no di spos te s u due sovrapposti ordini ne ll a zona inferiore , la quale occupa qua si esattamente La me tà dell 'a lte zza della cortina es terna ( interamente in pietra, ov un q ue assai ben squadrata e d accuratame n te po s ta in opera) ... Essendo invece appiombo la zo na s uperiore. s partita dalla preced e nte m e diante l 'a bituaJe redo nd one e pur essa dotata cli ca nn o ni ere ... fciò 1 consentiva in pratica di qu a druplic are ... il fuoco di fiancheggiamento .. .'' 19 1'
Sempre in merito alle ca nn o ni ere è int eressa nt e os ser vare che non furono rea h zzate tutte d e lla medesima mi s ura . ma s i d est inarono Je più gra ndi. poste die - tro i du e orecchioni binati, alla difesa bassa del fossato. Tanta acco rtezza n o n può semplicisticamente attribuirsi ad u n intento anti n s wTe z ìonal e, investimento nel quale il n emico del momento sa r eb be s t a ta l a popolazione più povera e di sarmata. È, invece. m o l to più veros imilmente da ricondurre ad una paventata invasio ne condotta da un esercito pro ve ni e nte dal nord. L a recente contesa con l a Francia se mbra a l lora essere la ba silare ragione del forte d e ll'A qu il a, ri e ntrando in tale ott ica, qual e ult e riore ince n tivo, le s imp ati e filofrance s i degli aquilani.
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Non lo nt ano da Lecce s i tro va un piccolo centro che anteriormente al 1535 s i chiamava Sègine e solo dopo tale data di ve nne Acaja . L a mutazione dev e attribuirs i alla riqualificazione della s ua fortificazione perim e tral e e sopratt utto del suo cas tello, operata dal fi-
TRA FRAN CESl. SPAGNOLJ E TUR CHI
glio del feudatario Alfonso dell' Acaja , Gian Giacomo , uno dei principali ingegneri mi l itari a l se rvizio di Carlo V e d e l s uo viceré don Pedro di Toledo 1ni
La pianta de l forte, c he tale in effetti fu piuttosto che un anacronistico castello, ri se nt e di co ndizionamenti urb a ni stic i pr eesistenti e probabilmente inamovibili : la s ua co nfi g urazion e, infatti, non mostra la mede sima p erfetta regolarità dei precedenti esempi .
In dettaglio l a s ua configurazione geo me tric a: " ... è trapezia e i s uoi lati mi s urano a ll 'i nc irca m. 35. m. 44, m. 46. Ai due spigo li diametralmente o pp osti, a Nord-Est e a Sud - O vest, sorgo no due torrioni rotondi alti quanto le co rtin e ... L ' a ngolo di Sud-Est è munito di un imponente balu a rdo dallo sp igo lo molt o appunti to rivol to ver so il mare e l e zone acqu itronos e ivi es istenti ..." <93 > _ Ed è proprio qu es to s pig olo con il suo bastion e che certifica in zo na l ' avvio della ri fo rlifi caz i one voluta dal Tol edo e portata avant i spas m od icam ente prima della metà del '500
Fo r te di Mo la
Stando a d un preciso rilievo planimetro eseg uit o sul finire del XVI seco lo dall 'ingeg nere Carlo Gambacorta, custodito in Francia , non c hé da un secon do coevo e sostanzialmente simil e conservato agli Uffizi di Firenze < 94i , intorno alla cittadina di Mola , sia pur con diverse a rticola z i oni, compaiono v is to se mura urbiche ed un notevo le forte b as tiona to. fn realtà l'abitato all ' e poca era circondato per rre lati d a l mare e riproponeva la class ic a impo st a zio ne cinta urbic a -caste llo p eriferi co, adattando le prop1ie mura alle tortuos e c irconvolu zio ni del profùo costiero ed alle asperità del te rre no. S e so tto la dinas tia angioina notevo li cure furono riservate all a località, sotto gli aragonesi s i increm e ntarono addirittura , come le superstiti strutture confe rm ereb bero . Nel 1508 però nel corso di un 'e nnes ima ostilità coi Ven eziani, Mola riportò ne ll e s ue fortificazioni considerevo}j danni , che ne d ecretarono la ricostruzione pe r opera del marche se di Polignano , Ga s pare Taraldo.
o...il s ...10.....20 m
49 Mola. pl a nime rria de l fo rte. D a R D e Vita
Al rafforzamento del castello dell ' ultimo scorcio del XV seco lo . effettua to so tto la direzione dell'archilelto Giovanni Giocondo , discepolo del Mart in i, s i sommò pertanto quello dei prim:i decenni del '500, che vi de l'aggiornamento de l complesso castello-cerchia. Inoltre in età vicereale, fra il 1535 ed il 1541 , s i procedette ad ulteriori adeguamenti con la probabile esecuzione dei bastioni, so tto la supe rvi s ion e di Evan ge li sta Menga. Il sommarsi degli interventi finì col dare alla cittadina la p ec uli are connotazione che da allora non avrebbe più dismesso.
Qu es to i l parere del Tol e do lasci atoci in una sua relazione autografa redatta dopo un a personale ricognizione effettuata nel 1541:
" Mola tiene un bu en casti/lo y bien pro vey do
Mo la po s siede un buon for te ben pro v vi s to come parimenti il paese e P o l ignano ~i trova ben riparato: appartengo no e ntrambe al marchese di Polignano " c9 ; 1 •
Dal punto di vista architettonico il forte s i: " prese nta Ldi] forma quadrangolare con ag li spigoli, collegati da bre vi cortine, quattro puntoni molto s porgenti e scarpa ti. All'interno gli ambienti s i articola no intorno ad un ampio corti l e quadrangolare con i lati quasi paralleli alle cortine.
Lo s pesso re dei co rpi di fa bbrica varia dai l O ai 13 metri . Es se ndo pessime le cond izioni di conse rvazione, il castello oggi ci appare molto meno imponente di quanto fosse in origine, essendosi di s trutta qua s i in ogni lato la parte alta che si e l evava, con pareti vertical i, se p ara ta da un robu s to toro marcapia no ancora ben visibi l e, dalla murazione più bassa scarpata ... Dop o essere passat o agli Spag noli ai Veneziani e q uindi agli Spagnoli e nuovamente ai Veneziani fu da questi ceduto a Carlo V nel 1530. Ques ti fece adattare il castello alle nuov e esigenze dife n s ive ... dal! 'a rchit et to militare Evan ge li s ta Menga da Copertino.
Questi tra il 1535 e il 1540 , se n za manomettere il caste llo a ng io ino lo incapsulò con nuove mura sca rp ate se parate da quelle originarie da un o s trato di telTeno. Questo te1Tapieno interm e dio do veva servi re ad attutire l ' urto dell e cannonate ed assicurare l ' in esp ug nabilità della forte zza. L'ingre sso a l castello è collocato s ul fianco del bast ione Sud e costituito da un portale ad arco riba ssa to , traver so cui si accede al corti le" < 96 > .
Forte di Barletta
All'indomani della conquista d e l R egno, per l' esa tt ezza nel 1529, s u esp li cita volontà di Carlo V, memore d e l ruolo g iocato negli episodi militari dalla fortezza di Barletta, s i procedette alla ricostru zione ex novo dell a stessa . L ' intervento costituiva la pre me ssa di un più complesso ria ssetto della cittadina in fun z ione di munita piazzaforte marittima. li vecchio castello, sebbene poderoso, risultava ormai anacronistico e non idoneo ad un semplice rafforzamento, in contrasto peraltro, con la visione di una moderna fortificazione integrata.
Di certo a partire dal 1532, come attestano molti documenti conservati presso l'Archivio di Stato di Napo l i, si avviò la colossale opera, iniziando proprio dalla demolizione della precedente fortificazione <97> , sul cui impianto doveva erigersi l a nuova. La costruzione fu appaltata ad un certo maestro Giovan Filippo Terracciano di Cava dei Tirreni l 98 l , che ancora nel 1550 risulta operante presso lo stesso cantiere. Id eator e del progetto sembrerebbe essere stato, anche in questo caso, il famoso Evangelista Menga, architelto militare particolarmente stimato da Carlo V, che in effetti lo incaricò di molteplici altri importanli realizzazioni difensive. Tuttavia a rendere discutibile tale paternità interviene il dettaglio, per nulla irrilevante, che no n si rintraccia , nel!' intero fascio di documenti e di quietanze relative alla suddetta opera , mai il nome del Menga né di nessun altro a lui collegato , sotto qual s iasi titolo '99 > .
È presumibile pertanto che l'architetto si limitasse ad una sorta di consulenza iniziale preventiva e che la direzione dei l avori fosse assolta dallo stesso don Ferrante De Alarcon , castel lano di Brindisi e sovrintendente delle fortificazioni pugliesi: su sua designazione fu nominato commissario alla fabbrica del castello D.