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CAPITOLO SECONDO

Fortificazione Bastionata Urbana

La bas tionatura de ll e ce rc hi e e le cerchi e b as tion a te

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Come evidenziato nel precedente capitolo la fortificazione bastionata dimostrò sin dal suo avvento, oltre ad un ' indiscutibile efficacia difensiva, un esorbitante costo. In assoluto non era una novità poiché le fortificazioni da sempre risultavano onerose: si trattava piuttosto di una esagerazione insostenibile. Nella fattispecie ad incrementarne esponenzialmente gli importi contribuivano una se rie di caratteristiche fino ad allora assolutamente inedite. In particolare, tanto per esemplificare, gli immensi movimenti di terra imposti dai perimetri sterminati che tal i opere dovevano necessariamente attingere; le innumerevoli strutture accessorie che in rapida successione s i andavano agg regando alla principale, dalle strade coperte ai muri di controscarpa, dai riv e llini alle gallerie di contromina , ecc. OJ _

A differenza dei forti bastionati, di relativamente co n tenute dimensioni, le cerchie urbiche bastionate attingevano sviluppi planimetrici inusitati. Del resto è facile immaginare l'ingombro di una fortificazione desti nata a racchiudere una città quando quella posta intorno ad un cortile di circa 1.000 mq ne occupa oltre 25.000! Indispensabili a ll ora per ridurre gli altrimenti esasperant i tempi di realizzazione migliaia di sterratori, di manovali, centinaia di capimastri e teor ie infinite di carri, di mu l i, di buoi. Assurdo ipotizzare standard più modest i, dimensioni più contenute: se in p recedenza, i nfatti, un fossa to ven iva scavato secondo una l ogica puramente ostativa e soggettiva, cioè per form are semp l icemente un ostacolo la cui ampiezza e profondi tà restavano a discrezione de l progettista, col fron te bastionato tale criterio si di sso lve. La larghezza e la p rofo ndità doveva attingere valori tali da forn i re le cubat u re di te r ra d i riporto necessar ie a co l mare i grandi bastioni e le grandiose cortine: tutt'al più l'in- gegnere poteva scegliere se abbassare il fondo del fossato o accrescerne l'ampie zza.

I n prima lettura quanto appena accennato se mbra di agevole attuazione: chiunque abbia un minimo di confidenza con la progettazione s tradale sa perfettamente i vantaggi derivanti dalla contiguità tra le tratte da s bancare e quelle da rilevare, ovvero allorquando il materiale di scavo può essere costipato a brevis s ima distanza per formare i riporti. Ma nella costruzione delle cerchie bastionate pur configurandosi indubbie analogie, concettuali ed operative, con la prass i oggi genericamente etichettata come 'movimento di terra ' la realtà fu ben altra. Tanto per cominciare il terreno andava scavato manualmente, spesso in località ammorbate dalle paludi, le cui mo1tifere esalazioni s i accentuavano proprio per quei lavori. Andava trasportato a spalla, più spesso in ceste s ulla testa di disgraziate portatrici che percorrevano centinaia di volte al giorno , nel fango e nella polvere il medesimo tragitto, in salita, letteralmente per un tozzo di pane.

E questo quando andava bene, quando cioè lo sba nco non si imbatteva in strati di roccia e quindi il terreno di risulta poteva perciò facilmente equivalere a quello necessario di riporto, equivalenza peraltro molto meno frequente di quanto si possa immaginare. L addove invece avveniva il contrario, condizione ideale per frustrare le mine ma esasperante per erigere bastionat ur e terrapienate, occorreva condurre il terreno a piè d'opera con incessanti carovane di carri, snodantesi l ungo perco rsi a vo lte d i dec ine di chilometri , mentre d isgraziati spaccapietre incidevano scheggia dopo scheggia il fossato. Generaz i oni intere di uomini e donne trascorsero così la parte migliore della loro esistenza, s perando pure che quella provviden za non finisse mai!

Cerchie tanto vaste ed articolate ingoiavano interi parc hi di artiglierie e montagne di munizioni. E se ap- pena mezzo secolo prima un paio di bocche da fuoco determinavano le sorti di un assedio , al punto che Carlo VIII conquistò senza resistenza l'Italia per la sua trentina di cannoni, ora per difendere una cittadina ne occorrevano centinaia. Si innescò così una seconda età del bronzo <2l, i cui es tremi non ricusarono di trasformare i pacifici rintocchi delle campane nei terrificanti boati delle artiglierie. E l'apic e s i raggiunse quando, nel 1632 anche le tegole di bronzo dorato del Panteon, scampate al saccheggio dei barbari finirono nel crogiolo rigenerandosi in colubrine per volontà di papa Urbano VIII, al seco lo Maffeo Barberini c 3 J _

Fonderie , fabbriche, officine co n ritmi febbrili di produzioni, vera e mi sco no sc iuta premessa d e lla rivolu zio ne industriale c 4 J, ma anche vera ed altrettanto misco no sc iuta premessa del disastro ambientale del di s- boscamen to scriteriato e suicida. Bastioni e cannoni dietro ai quali difettavano gli artiglieri propriamente detti e s ufficientemente qualificati, carenza che determinò in breve il coinvolgimento di tutti i cittadini nella loro difesa, non di rado donne comprese es> Sappiamo di granc:Jli città nelle quali ogni corporazione artigiana si fec·e carico di servire con i propri membri i pezzi di un singolo bastione: falegnami sulla piazza e nelle casematte del primo , fabbri a quelle del secondo e magari sarti per il terzo e così via. Ed anche questa fu una premessa di un aspetto della no s tra società, quello della coscrizione obbligatoria <0 > , ben prima quindi della rivoluzione francese e infinitamente prima dell 'a rruolamento femminile.

In definitiva una nuova logica della difesa ed un a nuova logica soc iale: ovviamente tanta innovazione

BASTIONATA URBAN A

non si estrinsecò immediatamente ma con una accelerazione progressiva, per cui solo dopo oltre un seco lo dalla comparsa del bastione tali standard possono ritenersi generalizzati.

Non tutti gli sta ti, quindi, potevano permettersi quella nuova fortificazione, o per lo meno non dovunque. A differenza dei castelli, infatti, a rendere difficilmente adottabile il fronte bastionato non giocava soltanto il s uo onere, ma anche, e forse di più, il s uo ingombro ed il suo condizionante impatto sociale. A voler ridurre ad una so rta di aforisma la questione, a quel punto non si trattava più di fortificare una città ma di trasformarla in fortezza, cioè militarizzarla profondamente subordinando qualsiasi funzione c ivile ai rigidi vincoli precipui delle piazzeforti. Una simile penalizzazione poteva trovare giustificazione so ltanto quando una di s iffatte immense strutture tornava utile non solo alla difesa della sua popolazione, che quasi sempre ne avrebbe volentieri fatto a meno se avesse appena immaginato la quantità di sacr ifici e di costrizioni alle quali sarebbe andata incontro, ma a quelle dello Stato. Per cui alla valenza inevitabilmente tattica del vetusto castello, si ini ziava a sost ituire la dim e nsione s trategica delle piazze oJ .

Le risultanti di quelle tante e divaricate componenti possono ridursi sostanzialmente a due tipologie: da un lato limitare l 'adozione delle cerchie bastionate ai pochi casi veramente basilari per la difesa nazionale, erigendole secondo tutti i più avanzati ed ottimali criteri della recente disciplina. In si nte si costruirne poche, senza risparmio e soprattutto ex novo, unica maniera per evitare i troppi condizionamenti imposti dalla configurazione geomorfologica dei siti d'impianto ed urbanistica delle preesistenti città. Dall'altro riqualificare le vecchie fortificazioni perimetrali munendole di bastioni, innestandoli con opportuni accorgimenti integrativi alle s tes se . Questo seco ndo criterio aveva quale logico corollario di limitare quei pote nziamenti alle sole sezioni critiche e più esposte delle stesse, erette a suo tempo sfruttando al mas s imo le impervietà naturali.

In questo secondo criterio informatore il bastione venne ritenuto una sorta di elemento fortificatorio autonomo, esatto sostituto di una torre. Si rinunciò pertanto, e non certo per incompetenza, ad impiegarlo come modulo di un sistema l a cui ideale funzionalità scaturiva dall'interrelazione di più bastion i mutuamente cooperanti, in un insieme geometricamente chiuso. La procedura pur confermandosi di gran lunga meno valida di una vera cerchia bastionata, si confermava tuttavia di gran lunga più valida di una semplice cerchia turrita di medievale concezione.

Tra questi due estremi che potremmo definire il primo delle cerchie bastionate ed il secondo della bastionatura delle cerchie, si collocava una particolariss ima categoria, ottenuta circondando con relativamente piccole cerchie bastionate, omogenee, vecchie fortezze dell'ultima transizione la cui mole se oppo1tunamente defilata prometteva ancora s ign ificativi apporti difensivi. Sebbene numericamente di non rilevante consistenza questa sol uzione originò impianti difensivi di notevole resistenza, con nocciolo centrale, antesignano delle cittadelle del XVII secolo, che assolsero la funzione di estremo ridotto nell e molte città che se ne dotarono. Rappre sentanti per antonomasia della tipologia il complesso romano di Castel S. Angelo ed a Napoli quello del Castel Nuovo, entrambi in qualche modo derivati concettualmente dal castello di Bari, precursore in materia.

Da quanto delineato emerge una razionale suddivis ione tipologica delle opere bastionate edificate in Italia tra il XVI ed il XVII secolo. Grazie a tale convenzione è possibile vagliarne all'interno di ciascun ambito i più significativi esempi ed i più consequenziali apporti evolutivi. Va da sé che se i castelli trasformati in cittadelle sono rari, appena più frequenti sono le cerchie bastionate di radicale costruzione e, per contro, innumerevoli quelle adattate. Sarà inevitabile atteners i a questa suddivisione, compensandola con una più approfondita indagine s ulla seconda tipologia, la vera rappresentante del fronte bastionato.

Superata questa prima distinzione, proprio per il grande numero delle fortificazioni riqualificate tramite l'inserimento di bastioni, occorre operare ulteriori suddivisioni , corrispondenti all'epoca ad altrettanti criteri specifici d'intervento. Infatti , se le opere erette ex novo supponevano quale condizione irrinunciabile la conformazione pianeggiante del si to d 'im pianto, presupposto per l'esa ltazione delle loro prestazioni balistiche , raramente un'identica idoneità, si coglieva nelle cerchie da riqualificare. Nella stragrande maggioranza dei casi quelle fortificazioni ostentavano quale basilare criterio informatore l'impianto apicale, in stretta aderenza alle asperità naturali, prime fra tutte quelle orogenetiche. L'arroccamento di un abitato su di un cocuzzolo collinare, lungo il cui ciglio veniva condotto un muro continuo fornì per secoli un discreto apporto difensivo , ma divenne, dopo la metà del XVI secolo, la fortificazione perimetrale più rigida e più ostica anche per l'inserimento di una approssimata bastionatura <81 •

Al di là delle difficoltà derivanti dalla ristrettezza degli spaz i di s ponibili, uno o più bastioni che fossero sta ti impiantati su cerchie del genere, avrebbero fornito una ben misera prestazione non esistendo al loro esterno il necessario campo pianeggiante. Il loro tiro di basso fiancheggiamento radente, con trai etto ri e non più alte s ul terreno di un metro , non avrebbe potuto in alcun modo effettuarsi positivamente, per cui l ' investimento, che nel passato era ostacolato dall'impervietà del sito a questo punto ne veniva favorito. Gli attaccanti, infatti, finivano per essere defilati non più dagli angoli morti orizzontali, ormai eliminati dal bastione, ma da quelli verticali dell'altura, ineliminabili.

Ben diverso il caso di analoghi interventi in pianura o lungo la costa, che esenti dalla suddetta inadeguatezza vantavano perciò esiti pos itivi sig nificativi, comunque congrui agli oneri sostenuti per la loro attuazione. A questa prima basilare di stinz ione fra fortificazioni adattate d'altura e di pianura, fa seguito una seconda fra quelle interne e quelle costiere. Tra opere cioè destinate a difendere da attacchi di eserciti nemici, oppure dì grosse bande annate, o da sbarchi incur- s ivi od invasivi: facile sup porre le dissimili articolaz ioni ed il diverso armamento.

Un'ulteriore puntualizzazione deve, però. applicarsi a quest'ultime, in funzione della loro finalità. Se infatti si trattò di una cittadina semplicemente collocata sulla riva del mare, ubicazione da attribuirsi ad una più o meno remota prevalenza dell'attività marinara, pesca o commercio, la fortificazione dovendo farsi carico di difendere un mod es to nucleo abitato raccolto intorno ad un porticciolo, non si discostò se nsib ilmente dalle coeve interne. Ci fu certamente una tendenza a privilegiare le dife se verso il mare, criterio che finì per rendere anisotrope quelle ce rchie , abitualmente in s ignificanti sul fronte a terra. Ma se l'abitato trovava la s ua ragion d'e ssere in un grande porto dove abitualmente facevano scalo le unità da guerra, all' epoca le famigerate galere, con i relativi cantieri di costruzione e riparazione , nonché i reclusori per i forzati, i lazzaretti per le prede, ecc., la concezione fortificatoria mutava drasticamente rispetto alla precedente. Nella fattispecie, infatti, la bastionatura che si andava a sovrapporre in maniera più o meno rilevante alle preesistenti fortificazioni, pur continuando ad esercitare una funzione difensi va, proteggendo una forza di attacco mobile quale una squadra navale, ne condivideva a sua volta la valenza offensiva e connotazioni precipue. In breve tanto l 'a bitato , quanto il porto civile e la darsena militare , nonché tutte le accennate pertinenze finirono per fondersi in un ' unica struttura, meglio nota come base navale , o piazzaforte marittima. Dal che fortificazioni assolutamenle incomparabili con le precedenti, per entità e caratteristiche, a cominciare dal criterio stesso d ' impianto. Essendo, infatti, le sue navi , l'arma più temibile di una piazza marittima, il fronte a mare ebbe meno pesantezza di quello terrestre, destinato ad impedire che attacchi di eserciti nemici potessero averne ragione ferma restando la predominanza navale.

Delineate , sia pur schematicamente le principali su ddivi s ioni tipologiche della fortificazione bastionata urbana, per agevolarne la leggibilità saranno debita - mente esemplificate a partire dalle prime due. In dettaglio quelle dei castelli tardo medievali inglobati in cerchìe bastionate e delle cerchie aggiornate con innesto di bastioni, in ogni ulteriore suddivisione. Nel capitolo successivo, invece, le cerchie bastionate erette ex novo.

Bastio Natura Dei Gra Ndi Caste Lli Urbani

I bas tionj d e l Cas te llo di B ari

L a genesi e l'evoluzione dei primi secoli di esistenza delJe fortificazioni della città di Bari <9l rispecchiano in sostanza lo schema classico più volte già delineato.

Origine normanna <1oi, ricostruzione sveva, aggiornamenti angioini ed infine potenziamento aragonese , interventi tutti agevolmente identificabili nelle strutture superstiti e nei rilievi planimetrici, per non parlare delle fonti d'archivio <1 n . In particolare nel castello di Bari: " .. .le due principali fasi costruttive ... quella federiciana e quella aragonese ... immagliarono un nucleo preesistente. I nfatti la parte più antica, normanna, è quella rivolta a Nord verso il mare e risale al tempo in cui Roberto il Guiscardo occupò la città (107]). Una delle torri normanne , anzi, si impianta sui resti di una precedente fortificazione, probabilmente di epoca romana ... Successivamente fu Federico II a dare incarico a Guido del Vasto di restaurarlo ed ampliarlo. Così tra il 1233 ed il 1240 assunse un impianto quadrangolare rafforzato agli spigoli da tonìoni parallelepipedi [la cuij altezza doveva raggiungere i 30 m . .. Nel 1276 Carlo I d ' Angiò fece restaurare il castello che risultava rovinato specialmente sul lato 1ivolto verso il mare ... Dopo essere passata nelle mani di vari feudatari, nel 1463 la città di Bari divenne dominio regio di Ferrante d ' Aragona, quindi fu degli Sforza nel 1465 in seguito alle nozze tra Alfonso, Duca di Calabria, e la figlia del Duca di Milano. Dopo alterne vicende ... il castello ed il suo territorio passarono ad Isabe lla definitivamente nel 1500 " <12 l

La città, infatti, con un diploma del 1501 113 J fu donata dal re Federico cl' Aragona, già esule ad Ischia, alla nipote Isa beJla, la quale grazie al suo sagace com- portamento riuscì a farsi confermare i diritti anche dal Gran Capitano conservandone di conseguenza il possesso. pur nell'ambito del nuovo assetto territoriale che il Regno andava assumendo 11 ~i Installatas i perciò nel vecchio caste llo di Bari , provvide con eccezionale competenza alla sua ristrutturazione e, se da un lato s'i ntere ssò dell'aspetto residenziale dello stesso, trasfo rmandolo in sp lendida dimora , dall'altro aggiornò magi stra lmente la s ua difesa dotandolo delle opere fortificatone più moderne.

Venne , pertanto , e dificato un nuovo circuito bastionato che inglobava poderosamente su i tre lati verso ten-a il trapezoidale maniero federiciano, con una logica integrativa all'avanguardia. Non a caso consideran- do che: " co desta opera fu cost ruita parecchi a nni prima del J524, a nno in c ui morì Isabe ll a, la si dovrà indubbiamente ritenere come un o dei più antichi esemp i d e lla nu ova mani era di fortificare, quale ne lla mente di ... Giulian o da S a nga llo si era andata maturand o . Bari e bbe così la g lori a e d il vanto di adottare l e nuo ve forme d e ll' a r c hitettura mi li tare d e l Rin ascimento ... Codesti a nti c hi bastioni ... ri velano in mod o ev id e nt e, massime in alc uni particol ari la loro immediata derivazione d all a fortificazione d e l periodo di tra nsito ... I bastioni d e l castello di B aò rappresentano perciò uno d ei più rari esempi di a rcai c he forme d e ll a fortificazione bas tionata ...

L e tre fonti bastionate, mi surate d a sa lient e a salient e hanno lun g h ezze di rn . 62 quella rivolta ad oriente, di m. 150 quella a mezzogiorno, e di m. l 15 quella occidenta le. I b as ti o ni hanno anch'ess i dim e ns ioni e fo rm e differe nti. Il maggiore è quello dell ' angolo sud -ovest: il s uo saliente mi s ura circa 60 m; l e due facce hanno lun g h ezza di m 45 e di metri 50 c irca ; i fianchi formano angolo ottuso co n le co11ine, e d angolo acu to co n le linee di difesa. Presso l 'angolo di s p a ll a d e ll a facc ia meridionale è l 'i n gresso d e l caste llo , preceduto dal pont e in muratura, che ha sost ituito l 'a ntico ponte l eva to io. L 'a ndron e d ' ingresso tortuoso era chiuso da più por t e successive e munito di dife se fianch eggia nti L'altro bas tion e della front e meridionale, quello cioè d ell'a ngo lo su d -est, ha facce di circa 2 1 me tri di lungh ezza, fianchi c he formano con le cortine a ngolo li eveme nte ottuso, e sa li e nte di circa 7 0 rn.

Le due fronti terminano verso il mare con un m ezz o bas tion e ciascuna. Tutte e tre le fronti bastionate avevano due ordini di casematte: il più ~ass o batteva il fosso, il più alto lo s palto. I pia zza li snperio ri avevano ordinamento in barbetta. Il muro di scarpa ... con inclin az i o ne molto se ns ibil e di oltre un quarto ... è rec into di cordone di coro n ame nto a beccate lli e d archetti ...' · 115l

In merito alla cinta che girava intorno a l promontorio s ul quale era edificata l a c ittà , in prim a appressi- mazione retta ngo lare co n tre lati su l mare ed un quarto ve rso terra. non si osservano particolari innovazioni. L a massiccia murazione aragonese c ustodi t a da ben sei torrioni ci lindri ci con antista n te largo fossa to debita me nt e controscarpato, fu ritenuta suffic i en te per la sa l vag uardia della c ittà 110i JI possente cas te ilo re nd eva non imp e ll e nti, ulterioò opere . Giu s tific a t a p ertanto , alla luc e di quanto d e lin ea t o, la entus i as ti ca re la z ion e del Toled o c he così s i es p rimeva:

·' Bari adonde esra rambie 11a hecho y tambienforrijìcado .. .

... Bari dove tutto s ta così ben fatto e così ben fortificato, tamo al forte quanto a lla città, nonché abbondan teme nte provvi sto d i ottima artigl ie ria, non mj lascia nulla da aggiungere. oltre alla grati tudin e verso la ser. ma regin a per l e buon e preca u z ioni e fortificazion i c h e ha real izzato ."' 1171 •

li Castel Nuovo di Napoli

Il nome già ne s ugge.ti sce l a sua più recente costruz ione ri spe tto a Castel d e ll ' O vo e d a Castel Capuano: variazione cronologica c h e a Napoli, il più d e ll e vo lte, so ttinte nd e un a muta z ione dina st ica. Ed infatti mentre il primo v ie ne in qu alc he modo fatto ri salire al periodo bizantino ed il seco ndo ai sovran i normanno - svevi, que s t ' ultimo fu opera d e l monarca franc ese C a rlo d 'A ngiò. Sebbene l'avvio dei l avori s ia collocato ne l I 279, l a costruzione d eve in serirsi nel tormentato conte sto dei Vespr i Siciliani. In particolare a qu a ndo ad una ini zial e ambizione di una regg ia , più consona a ll a tradizione d ' o ltralp e, s ubentrò pressa nte l 'es i ge n za di una fortificazione mo lto più s ic ura di qu e lle es i s te nti , capace pe rciò di r es is tere s ia da te rra , a qu a ls iasi a ssa lto dell ' infida popo l azione, che da mare, a qual s i asi scoITe ria d egli a ncor più temibili ex s udditi s iciliani osi Si s pieg a così il fe bbril e avanzamento dei lavori c he, stando a ll e rare fonti disponibili a pp e n a quattro a nni dopo ri s ul tano ultimati.

Ovviamente il castello , eretto presso il Molo dei Pi sa ni non era completo in ogni suo dettaglio , né pera lt ro va confuso con q uello che vediamo oggi. La sua costruzione fu pertanto continuata, ed ampliata, dapprima da Carlo II e quindi da Roberto d'Angiò occupando buona parte della pr im a metà del secolo success ivo. Di questo primo edificio non abb iamo alcuna raffigurazione , per cui: " ... non siamo in grado di formulare un a qualsia si i potesi sul s uo aspetto; poss iamo solo s upporlo .. . un castello-p a l azzo avente la duplice caratteristica di difesa e di magnifica dimora del signore . .." i 19 1

L'avvento prima ed il progresso po i delle artiglierie resero , al pari di tutti i consimili, anche il Cas tel Nuovo d i Napoli estremame n te vulnerabile, obbligando i sovrani di turn o a sottoporlo progress ivamente a tutti gli adeguamenti del caso. La sequenza cessò intorno a lla m età de l XV seco lo, a ll orq uando, con le s trutture ridotte q u as i allo s tato di rudere dagli ultimi in sulti bellici della gueJTa di successione al trono napoletano (10l, fu g i ocoforza procedere ad una riqualificazione pressoché integra le, secon do i più avanzati canoni della fortificazione di transizione.

[n dettaglio , a partire dal 1443, molto probabilmente su progetto , o direzione dei lavori , del catalano Guillermo Sagrera si avviaro n o gli interventi. Grazie ad un o straordi n ario documento dell'aprile 1451 possiamo stabil ire in lin ea di massima che in quell'intervallo: " .. .le cinque torri erano in massima parte cos tmite: l a To rr e dell'Oro era l a sola terminata, avendo già le merlature ... La ToITe del B everello era so ltanto 'co menzata' . L a Torre di S. Giorgio e le due Torri della P orta era no costr uit e, ma non ancora rivestite di piperno, né merlate ... Le mura della facciata su l m are .. . te m pora neamente escl u se dai lavori .. . [mentre quelle] delle a ltr e co rtin e erano sta te appe na ini z i ate . .. Per completare la fabbrica ... [si] dovevano demolire le torri e le mura che ancora es i steva no del vecchio castello angio in o. Da tutt o ciò appare c h iaro c h e la ri cos truzione fu progressiva: si demoliva e si ricostruiva per ord in e di parti " (21 >

Faci l e intuire il motivo di quel prudente incedere: non rinunciare mai del tutto all ' apporto difensivo del castello , segno che la s itua zione geostrategica, al di là dell'apparenza era tutt'a lt ro che tranquilla. Pres umibilmente nel 1456 i lavori dovevano essere prossimi alla conclusio ne , q uando un terribile terremoto li mise a seria prova, danneg g iando le mma in alcune sezioni. Ulteriori interve nti ed ulteriore indisponibilità piena della fortezza e quando, finalmente , la si poté considerare comp l e tata, a nche i I p recipuo cri terio ispiratore attinse il suo irreversibi l e esaurimento

fORTIFlCAZIONE B ASTlONATA URBANA

L ' inad eguate zza, in fatt i , a lle nuo ve artiglierie, sia io fazione difensiva che offensiva, si palesò appena po chiss imi a nni dopo costiingendo già ag li ini zi del '500, a porvi in qu alche modo rimedi o . L' ultim o sovrano aragonese intrapr ese perciò , sotto la direzione cli A ntonio Marc hesi, l a costruzio n e di un a poderosa cerchia estern a che allo nta n asse la minacci a da quelle mura ormai tro pp o fragili. Il grande la voro proseguì sotto il v iceré Tol edo, con g li imm a n ca bili aggiornamenti . In dettaglio, la: " .. . nuo va cinta venne eretta lungo tutto il fossato e rinfor zata con quattro robusti torrioni ci lindri ci merlati che presero il no m e di torrione de l Molo, dell'Incoronata, del Santo Spirito e del Parco " 122>

Già d a ll a breve descrizione s i cogl ie la grave a rc a icità di que lle opere s in dal loro avvio, per c ui a ppare scarsamente probabile c he fossero s ta te così eseg uit e sotto il Tol edo. P iù verosimil e c re de re che prossime alla co nclu s ion e ve nn ero so lo ultimat e nei p1imi a nni del Toledo, che peraltro non tardò molto ad accorgersi della lor o gi ubil ata concez i one . Dal che a deciderne la riqualific az ion e trascorse un breve intervallo.

In un disegno redatto da Francisco de H ol landa ne l 1540, compare il castello già racchiuso in una cerchia munita di alme no un bastione. In d e tt aglio: ·• l'area impegnata. di fonna trapezoidale , comprendeva circa sessa ntamila metri quadrati; su tre angoli furono, in principio, costru iti torrioni cilindr ic i, del tipo usato da Francesco di Giorgio , nelle rocche di San Leo e del Sasso di Montefeltro ... solo nell'angolo sudorientale venne innestato un gran de baluardo pentagonale , detto 'to rri o ne del Parco' e più ta rdi 'totTione di Santo Spirit o'. È probabile c he tal e inno vazione sia stata ispirata da una v is ita del M arches i a Civitavecchia, dove l ' architetto aveva preso visio ne delle mura di quella città, realizzate da Antonio da Sangallo co n baluardi pentagonali neg li angoli ... " (.!.•• .

Non può però escludersi, non fos se altro che per la permanenza dei nomi , ch e quel bastione. peraltro estre mam e nt e rozzo ed a ppro ssi mat o fosse il sostitut o di un precedente torrione cilindrico, ed ifi cato per potenziare il fronte a terra , altrimenti ancora troppo d ebo le ed antiquato . È co munqu e interessante osservare che nei rilievi redatti dal Genio Austriaco nel 1820-21, sono chiaramente riportate tutte le ga ll er ie sottostan ti la muratura del s udd et to bastion e : s i tratta quasi certa m e nt e dei primi cunicoli di co ntro -mina, sig nifi ca ti vamente adottati a poc hi m etri di distanza da dove qualche decennio innanzi era es plosa la prima mina.

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