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I I I Planimetria e sezione delle contro-mine

della progettazione del Ferramolino e risultano in notevole anticipo su i tempi. Nella fattispecie furono previste scavate nella roccia tufac ea sottostante la fondazione, con una larghezza di circa un paio di metri, coperte da una vo lta a botle. Il loro andamento coincideva con l'asse longitudinal e del muro de l bastione. In altri termini s uppo sto questo largo m 5, la galleria sarebbe stata scavata in maniera da lasciare ancora per l 'appogg io della predetta fondazione m 1.5 verso l'e s terno e m 1.5 verso l'interno , per l'intero perimetro del bas tione , collegando perciò un orecchione con l'altro.

A re ndere ulteriormente intricato il dipanarsi del cunicolo contribuiva la sua segmentazione in tante celle quadrate di circa m 2x2x2, separate fra loro da un settore tra sve rsa le di circa m l di spesso re. In quello andava ricavato il vano di passaggio dall ' una all'altra , previsto largo m 0.70 ed alto m 1.20, ciascuno dotato di un robusto cancello a lancioni. A loro volta i vani si sarebbero dovuti s us seg uire sfalsati , ovvero il primo addossato alla paret e verso l 'es te rno della galleria ed il s ucce ss ivo a quella verso l 'i nterno. La curiosa precauzione scaturiva dall 'es igenza di evitare che un eventuale nemico , penetratovi da una galleria di mina , potesse tirare d'infilata lungo gli stess i. Ad ogni buon conto al centro della volta di ogni ce ll etta il Ferra m olino prescrisse di in se rire , prima della cos truzione delle fondazioni , un tubo del diametro di un palmo , catuso, da co ndur s i verticalmente, attraverso lo spessore della mura g lia, fino alla superficie del bastione terrapienato o, nel caso di bastione casamattato, fino a l calpestio delle casematte. Suo tramite, ne l malaug urato caso di intru sione nemica, sarebbe tornato possi bile scaric are nelle contro-m in e liquidi infiammabili dandovi subito fuo co. Il loro denso fumo to ss ic o avrebbe in pochi minuti saturato l'aria dei cunicoli , carbonizzando o soffoca ndo c hiunqu e vi si trova ss e: acciucchi quando quod absit li <lieti cuntromini fussiro prissi da inimichi per li dicti catus i selli po-::,a buctan .foca seu artifi c io di focu chi li bru::,a in li dicti stancii et l!tfoca " •5» ,

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Presc riveva inoltre che , qualora il bastione inglobasse casematte, dammusi, di praticare s ul loro cal pes tio una botola per consentire l'ispezione dirett a delle contro-mine. Per i restanti inv ece sprovvisti, come quello dello Spasimo, l'accesso sarebb e dovuto avvenire attraverso un locale ricavato al di so tto delle rampe montanti agli s palti , impiegate per la messa in batteria delle artiglierie.

Canne fumarie e cannoniere delle casematte

All'interno delle casematte occorreva la luce naturale ed un rapido ricambio dell'aria. In entrambi i casi l'esigenza derivava dalla presenza, e soprattutto, dall'uso della polvere pirica: rischiosissimo impiegare lampade a combustione e prioritario evacuare i fumi di sparo dopo ogni salva. Il Ferramolino, pertanto, adottò la soluzione di lasciare nel cielo di ogni casamatta due grosse aperture circolari, quasi un paio di occhi come le chiamò negli Ordini , del diametro di circa un metro, munite di opportuno risalto, una sorta di mastra, idoneo ad ospitare una botola di chiusura, in modo da eliminare dalla sovrastante piazza d 'arm i pericolo se voragini per la manovra delle artiglierie.

Quanto alle cannoniere, che costituivano pur sempre delle comunicazioni con l'ambiente esterno, onde evitarne il sia pur remoto imbocco da parte dei proietti nemici, non di rado agevolato dalla tradizionale configurazione a tramoggia, le prescrisse gradinate, connotazione destinata da allora a perdurare sino ai nost1i g10rm.

Suggerimenti circa lo scavo dei fossati

I fossati delle fo1tificazioni costiere potevano essere allagati con acqua salata, meno insalubre di quella dolce stagnante , a condizione di scendere alquanto al di sotto del livello minimo di marea. Nel caso di Palermo prefigurandosi estremamente oneroso uno scavo tanto profondo essendo l'area d'impianto un compatto banco di tufo, si ricorse ad una si ngolare incentivazione. In pratica si stabili di cavare, ai piedi di ciascun bastione, la quantità di blocchi necessaria per la sua edificazione. Subito dopo, tutti i costruttori della città avrebbero dovuto approvvigionarsi per l'edilizia soltanto da quelle medesime cave, fino al raggiungimento delle dimensioni prefissate per il fossato che, via via, veniva così a crearsi.

La sol uzio ne se nza dubbio sca ltra ed economica dovette rivelar s i però alquanto lenta, a differen za degli altri lavori , tant'è che in procinto di lasciare la Sicilia nel 1546 il vicerè Gonzaga così delineava la questione di Palermo:

" lo l'ho circondata di bastioni che l ' un vede l'altro, talmente che, accompagnata da un bellissimo sito piano.

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