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FORTlFTCAZION'E BASTIONATA URBANA
et per haver d'attorno assai buona muraglia. a11chor che vecchia, io l'ho per inexugnabile, né vi si può desiderare altro per hora eccetto il fosso, il quale con alcune difficoltà vi si può fare, perché essendo il terreno di tuffo non si può cavare se non con picconi, che se ne por1ano grandissimo tempo né vi è migliore spediente che quello trovato da me, ciò è, che colo,v, i quali fabbricano case dentro la Città, faccino cavare le pietre dal luogo di eletti fossi et con questo verranno a farsi senza spesa, anchora che ne porteranno grandissimo tempo, ma in fine altro rimedio non vi si può trovare. né per ciò è la Città così debile c he non sia per resistere a qualsivoglia potenza, secondo quel che giudico ... "
E quanto esasperatamente prolungato si dimostrò quell'espediente lo dimostra , se mai ve ne fosse bisog no, una perizia del 1570, che così esponeva in me1ito:
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" Perche la fortezza di questa cita è di ha vere fossi attorno le muri , li quali se trovano incomensati et non computi, per questo li pirriaturi deveno cavar petra intro dilli fossi lllalche si compliscano f ed I è necessario promulgarsi publico bando, co n pena, che 11011 presumano li pirriaturi far petra in altra parte salvo che in li fossi preditti; li quali non essendo computi come esser deveno, la cita non è forte ne in cunto nixuno se intende essere in fortilizi " ' 55 '
Nel frattempo, comu nque, lo stadio att int o dalla cerchia garantiva una sicurezza incomparabilmente super iore a quella dei decenni passati, consen tendo perciò di attivarsi pe r repe rir e le bocc h e da fuoco, anch'esse molto costose e di lento approvvigionamento. 11 24 febbraio del 154 3 s ull 'onda emotiva di un en nesimo avv iso di prossimo assal to navale turco , s i emise il segue nte bando:
"Sia nolo e manifesto ad omni persuna in quista Citati di palermo si havi déliberato di fari alcuna quantitati di artiglaria per la defensione di quista Cita et gia si havi incominsato afarla et giaforafìnita si s'havissi potuto haviri ramo a sufficiencia. Per lo che officiali prelUri et )urati di quista Citali exhortano e pregano a tu/li .. . chi vogliano acomodari et aiutari. e vindiri tutta quilla quanti/a di ramo et mitallo chi omni uno polrà la quali serrà pagata di conianti ... " c~M
È interessante infine, dopo questa serie di schematiche puntualizzazioni sulle difficoltà incontrate dalla d iri genza palermitana per ven ire a capo della co lo ssale impresa, e di renderla operativa, spendere alcune righe circa gli uomini da schierarsi lungo quelle mura, o da impiegarsi su quei bastioni al servizio dei cannoni. Come in precedenza accennato non s i trattò di soldati di profess ione, o di guarnigioni sedentarie poste così in una sor ta di antesignano collocamento a riposo. Queste forme certamente ebbero vasta adozione nell ' istituzione militare spagnola, ma per la difesa delle c ittà si ricorse agli stessi abitanti, del resto le mag g iori vittime in caso di espugnazione. In particolare li si sudd iv ise in base alle corporazioni artigiane, come si evince chiaramente dal seguente documento del 4 ottobre 1543 anch'esso come i precedenti di valenza generalizzabile:
" l nstrucioni et ordini lassa/o per nui don petro Consales de Mendoza marchisi de la valli siciliana et rende Regio Collettore Consiliario in lo rew10 di napuli Castellano de lo Castello novo et Capitan Generali di sua maestà in questo fide/e regno li quali per servilio di la maesta sua et conservatione di questa felici Cira di patermo si haveranno di exequiri e1 observari in dilla Ci1a ...
Principalmente essendo dilla Cita divisa in cinco quartieri in li quali bisogna farse tanti Capitane i persone pratiche habile et più exeperti a la guerra se hanno da fare in questo modo: vidi!icet ad ogni 300 homini un Capitaneo il quale se jèirra il suo al.fieri et officiali di sua Compagnia et si jèll'ra w1 sergente magiare persona diligente e pratica.
Item sifarra subito resigna di tutti li gemi di ditta Cita et a/listare quelli chi si trovi ranno de 18 fin a 50 anni et provedere che le persone basse el agricole se debiano conperare una pica per uno hartisani de qualsivoglia arte uno arcabuxo per uno li gintilhomini et mercanti il coxalello et pica et li Cava/eri li loro cavalli et armi " <571
La pi azza di Crotone
L a v icenda evo lutiva delle fortificazioni di Crotonefino al secolo sco rso chiamata Cotrone - ripropone sen- [ za significative diversificazione gli snodi tecnico -cronologici già delineati. Anche qui gli ultimi aggiornamenti al vetusto castello medievale devono ascriversi al 1485-86 <581 , quando le s ue: '·... quattro torri angioine innestate agli angoli della pianta quadrilatera ... [furono] sostituite ... lconJ le due superstiti (a nord-est): basse, con la cortina interposta, sottolineata dalla linea continua del redondone e, più in alto, dall'archeggiatura r (ogivale) di coronamento s u men so le ... [e le dueJ verso il mare fcon] bastioni cinquecenteschi a punta dovuti all'intervento (1541) del viceré spagnolo don Pedro de Toledo che fece cingere di nuo ve mura anche l ' abitato ..." <59l .
In effetti fu appunto dal 1541 che, contestualment e ai lavori di parziale bastionatura del castello, si avviarono i progetti per trasformare l'arcaica cittadina murata in una moderna piazzaforte marittima. Per grandi linee la sua arcaica cerchia si sarebbe dovuta trasformare in una nuova opera a pianta poligonal e irregolare con un bastione ad ogni vert ic e appoggiata al castello. Anche in questo caso, perciò, solo parziali demolizioni e sost ituzioni con seg menti più consoni all'innesto con i ba stio ni. Le planimetrie ed i grafici abbastanza numerosi dissolvono qualsiasi incertezza in materia.
P er una fo11uita coincidenza ci è pervenuto pure il carteggio amministrativo di tale opera, che avviatasi pochi anni dopo si trascinò per l'intero seco lo . Opportunità che ci consente un approfondimento emblematico sulle modalità tributarie adottate al riguardo. In particolare su come venivano ripartiti gli oneri della cont1ibuzione della erigenda piazza fra le vruie Università limitrofe in ragione diretta dei loro abitanti ed inversa della loro distanza, fino ad un massi mo di I00 miglia. Il che, tenendo presente e la endemica povertà della provincia e la urgente necessità dei materiali ingoiati in quantitativi colossali dalle opere bastionate, incentivò l'adozione dì una esazione in natura. Uno spaccato, quindi, s ul come rendere se non sopportabile, almeno compatibile, un 'ope ra tanto costosa con una società tanto povera. Così l'interessantissimo documento:
"Partimenlo de/a portatura de Canne doj mila et docento de Pietra che bisognano per compimento della fabrica del baluardo del Castillo et della cortina della Città de Cutrone del che prese partito m. stro Gio. Pietro ColOJzna e Compagny del'ise per Ragione de fuochi rra I 'infra (de)tte /erre della provv. a de Calabria secundo la disfllnza che è rra esse er la derra Cirta de Currone: et primo quelle più distante raxate ad ra(gio)ne de canne quattro per ogni cento fuochi. runa canna di pietra a pie ' d'opera era val utata 4 ducati n. d. A) <60 1
Et primo quelle più distante taxate ad ragione di canne quattro per ogni cento fuochi
Terre taxate a dar carra per portar la frasca dalli boschi alle calcare et per basciar la piedra da far calce marina et.far altri se rvitio per la ditta calce
Terre taxate a dar guastadori per agiutar a carri car [icare] et discaricar li calcare
P er quanto deducibile l 'arti co l ato dispositivo dovette creare gravi problemi proprio ai comunì meno pover i, che tentarono di affra ncarsi da quell'anacronis tic a corvè , s ub- appa lt andola . L'alternativa, inizialmente se non autorizzata almeno tollerata dal commissario ge nera le de ll a fab bri ca, tal Rafael Mill as, dere spon sabi li zza nd o i diretti tributari fi nì però per provocare continue recriminazioni e contumelie fra i fornito ri e l a direzione lavori. Dal che la revoca con la seg uente apposita e de ttagliata ord in anza :
"Noi Rafael Mi/las R egio Co1ro11e e! Generai com. o in lafortifìcation del Castello de Co!rone
Perché li dì passati fu fatto ordine a molli [abitati} de la provincia de Calabria Citra et Ultra che dovessero portare una gran ( quan)tita de pietra secondo [la tassa;,ione assegnata] perché non potendo {arrivare] in la città de Cotro11e con loro doi carra et ho111ini, ve1111ero in detta Città con dinary conianti e! fanno partito con diverse persone a quelli consegnando quantità de dina,)' acciò conducano al lor spesi li pietri li qual sono abligati detti { abilati] a por1ar sen;.a saputa et intervento {alcuno], da la qual cosa ne nascono inconvenienti in grandiss im o danno non solo de li de/ti [abitati} ma de la regia cori e perché 11011 solo fanno pagare detta pietra alle Università più di quello che vale ma 11011 compliescono a quello che dessero per il che noj sia mo.forza li [non sapendo che de11i partiti siano fatti] invitare sindaci ad fare altri rimedi necessary. accio la regia corte resti ben servila, con danno ... de le povere Università et altri se godono el denaro ...
... havemo fatto il [preseme] banno con il quale prohibino expressamente a tutty et qualsivoglia 11otary et ma - stro che non debano in modo alcuno stipulare ne in altro modo fare nisciuna sorta de cautela
26 mensis jenaj J583"' 6 11
Nonostante ciò i l materia l e da costruzione continuò a scarsegg iare provocando una abnorme lentezza sull'avanzamento della fabbrica. Pun go l ato dai suoi diretti superiori il Millas promulgò pochi mesi dopo una nuova ordina nza int im ante il rispetto dei tempi delle forniture:
"R(ioel
Millas Reg. o Com. o in lafortijìcatione
Perché li dì e mesi passati sono stati requesti più e più volte che dovessimo far condurre tutta la quantità de petra necessaria alla fabrica del reg. o castello de Cotrone accio non mancasse e si perdesse tempo circa la reparatione de detto castello ne haveti fatta condurre alcuna poca quantità la quale a pena ha bisognato a.far una parte del pedamento de la cortina et parte del detto castello ... haveti levato mano da det1a fabrica per mancamento de pietra al tempo che con maggior pressa si dovea .fabricar per lo gran pericolo che porta dillo casti/lo aprile 1583" < 63
. ..se ordina so flo pena de ducati mille ... che dehhasi subito sen;.a alcuna tardan--:.a far porlar la petra per della fabrica ...
Imp oss ibilat e a sopperire alla esorb itanti pretese l e Università sollevarono infiniti ri corsi, evidenziando l e miserabili condiz ioni esistenziali dei l oro abitanti, straziat i a l conte mpo dai corsari barbaresc hi e dai governanti, oltre a ll a normale esosa imp osizione fiscale ed alle ricorrenti epidemie . I mprobo accertare gli esiti di quelle opposizioni: di certo i materiali da costruzione continuarono a difettare, provocando lo stallo dei cantieri e la costipazione delle strutture non ancora ultimate da parte di una poverissima ediJizia abi t ativa che si appoggiava alle cortine della erigenda piazza.
T1 povero Millas ritenne a quel punto indispensabile un atto di fo r za che recidesse con una ennesima ordinanza l'intricato coacervo d' inadempienze ed illegalità: vietò perciò qualsiasi costruzione civile. I l ragionamento, peraltro non mancava di una certa logica: bloccando l 'e d il izia privata si rendevano disponibili molte maestranze qualificate, sempre sca rse . costrette da quel momento, per ovvi motivi, a lavorare anche con salari minimi. I noltre si monopolizzava l'e straz ione della pietra eliminando ogni concorrente. Non ultimo s i stimolavano le popolazioni limitrofe a prodigarsi ad ultimare le fortificazioni per pon-e rapidamente fine a ll a vessazione. Così il bando:
l NGEGNO E PA URA TR ENTA S ECOLI DJ FORTIFJ CAZIONI IK TTAI.IA
Persino i ruderi finirono fagocitati in quella in saz iabile voragine, s is te m aticamente tras formati in comode cave. È importante, in conclusione. so ttolineare che le citate contribuzioni rappresentavano, comunque, una frazione esigua del costo complessivo delle opere e che il sis tema escogitato era valido soprattutto per la contrazione dei tempi , reperendos i all'epoca a buon mercato mano d'opera straordinaria. Un tu1ista dell'800 osservava stupito che nei bastioni di Crotone ogni s ingola pietra tradiva di: " ... essere antica perché g li ingegneti s pagnuoli, per ri s parmiarsi la pena di traspmtare da lontano il material e di fabb1ica. fecero quel che prima di loro si era già fatto nel le a ltre recenti costruzioni della città: vale a dire sfruttarono come una cava le rovine della Cotrone greca, s parse per la campagna " < 65 ' Mai come in quel caso non s i trattò di un risparmio di pena degli ingegneri ma la muta te stimo nianza dell'ennesima pen sa ta del regio commissario generale don Raffaele , il quale alla men peggio riuscì così ad ultimare la s ua piazza. che ri s ultò agli inizi del XVII seco lo una dell e miglio1i del Regno!
Pel'Ché m11l1i volti vennero ord inato che dobbiamo con ogni diligentia ull e ndere alla fahrica del Cas t e llo e, I della cerchia della} ci11à {questo e] quella accelerando quanto più. s ia possib ile fasso puhlicare il presente banno con il quale se ordina a tutti e qualsivoglia pers ona che 11011 debbano fabricare t anto dentren za come fora de la ci 1tù de Cotrone et 11wxit1111e vi c i110 l e 11111ra sen::,a espressa nostra licentia in scriptis ... so110 pena de d. ti mille ltem ché 11esciu110 persona de qua/si voglia sfato grado e conditione se siano ardesca de wgliar petra nel territorio de Cotrone e t quella taglia/O ve ndere l! e111 che nisciuna {persona}. .. vada nel territorio de Cotrone a tagliarfmsca e qu ella wgliata vendere [la legna se rvi va come combustibile per le fornaci del l a calce. altrimenti dette ca rcare n.d. A.J
Item nisciuna persona no possa ne debba nel territorio d e della Città de Cotrvne fare o far fare ca rea re de calce sen:a expressn licentia die 16 111 e11sis july J583" 1641
I bas tioni di A lgh ero
Fu questa la piazza marittima sarda per antonomas ia e l ' unica costantemente aggiornata , sempre relativamente parlando . Giustamente rappo11andone le s ue fortificaz ioni al reticolo urbano la si è reputata piuttosto una fo rte zza abitata che u n abitato fortificato . Del resto s in dalla sua i n iziale aggregazione, verosimilmente intorno agli inizi del X II secolo, su ista n za genovese. la nota distintiva appare squis itamente difens iva.
Fu infat t i prop r io il porto, scalo maritt i mo floridiss imo e quindi ambito da molti pretendenti. che obbligò i Genovesi, o per meglio dire la famiglia Doria < 66 ', ad erigervi le p r ime mura. Sensato ravvisare a lle s palle di tanta prosperità il cosiddetto 'oro ro sso' il cora ll o < 67 > ed il s uo indotto dalla pesca alla lavorazione ed aUa commercia l izzazione. Non a caso le barche coralline sono state una presenza endemica lungo la banchina del porto di Alghero.
Non diversamente dalla tradizionale logica d'insediamento. la particolare natura del sito d'impianto su di un piccolo promontorio bagnato per tre lati dal mare ne determinò l'originaria configurazione planimetrica, che perman-à poi sos tanzialmente immutata per quasi sette seco]j, Per contro l'appartenenza alla sfera di interessi genovesi non si protrasse a lungo, pur non mutando la s ua fedeltà alla Repubblica. Già nel 1283, infatti, dopo uno stre nuo assedio condotto dalla flotta pisana, la cit l à dovette capitolare, ma so lo dopo la sconfitta della Meloria '68 > il destino sto1ico di Alghero ri su lta iITeversibilmente segna to. Caparbiamente i s uoi abitanti riuscirono a procrastinare la l oro fagocitazione nei possedimenti della Corona a· Aragona cui erano stati assegnati da Bonifacio VIII per quas i sessa nta anni. Nel 1353, però, Pietro III d 'A ragona, conscio del la rilevanza strateg ica di que ll a fiera cittadina , ne pretese la definitiva sottomissione, avviandone con l ' avvento dell'estate la conquista tramite una massiccia spedizione anfibia. Il positivo esito non gratificò il sovrano, tanto più che l'entità demografica di quell'infida conquista non eccedeva l 'eq uipaggio di una galera! Ad ogni buon conto su l fi nire di quel secolo A l ghero appariva una piccola enclave di catalani potentemente fo rtifi cata aJJ 'i nterno di una grande iso la pressoché disabitata.
Tutti i ricorrenti tentativi di riconquistare la città espletati da Genova in quello scorc io storico. s i infran sero sempre contro l e s ue inviolabili fortificazioni. Anche quando i Francesi nel l 412, osarono inv est ire d'as sedio la pia zza, se ne dovettero 1itrarre dopo aver subito sa nguino se perdite . Nessuna meraviglia pertanto che quelle dife se fossero sis tematicamente riparate e freguentement.e potenziate. Ancora nel 1424 s i ap- paltavano s arciture di le s ioni e di sgrottamenti di fondazion e, prodotti come in tutt e l e piaz ze marittime dalle mareggiate, nonché s os tituzioni degli apparati a sporgere ammalorati.
Circa un seco lo dopo il quadro risulta profondamente mutato: le mura che circondano Alghero giacciono da te mpo abbandonate ed appaiono giubilate e fatiscenti esattamente come quell e delle altre cittadine s arde. Ne approfittarono i France si che , attaccata l' isol a nel 1527, saccheggiarono Sassari , m e ntre un contingente franco-genovese, agli ordini del Daria, comparve a largo cli Alghero. Nel timore di un assalto combinato eia mare e da tena, i difensori affondarono all ' imboc c atura del porto numero se coralline cariche di maci g ni, ostruendolo totalmente. Il dra co niano es pedi e nte dettato dal te n-ore , a campagna conclusa, s i rivelò il peggiore danno s ubìto dalla piazza, responsabile dell 'a nnient a mento della lucro s iss ima pesca del corallo. Ed al contempo costituì un esplicito seg nal e d 'a llarm e c irca l a sua inadegua te zza difensiva.
Nel 1541 Carlo V, agli ini z i di ottobre, in procint o di sa lpare con la s ua flotta per l'impresa algerina, sos tò alcuni giorni a d Alghero, cog liendo l'occasione per ispezionarne personalmente lo stato delle fo11ificazioni. Stando alle solite mirabolanti cronache ne res tò talmente ammirato d a lodarle con gli astanti. Più veros imile che tanto compiacimento. se mai provato , fosse limitato alla so la torr e d e ll ' Es però piuttosto che alla cerchia nella s ua intere zza
Qual.i fortificazioni infatti avrebbe visto in quel momento da giustific,u-e tanta ammirazione?
Di certo agli occlù dell ' imperatore non comparve affatto una cerchia bastionata, ma una anacronistica murazione turrita raffa zzo nata e rabberciata alla meglio, differenza s ignific at i va e rimarchevol e, tale co- munque da non poter certo su scitare entu s iasmi di sorta. Massicce, quanto s i voglia , mura e torrioni non appartenevano più al rep e rtorio difensivo rina s cimentale e nes s un militare al loro cospetto ne avrebbe tratto motivo di orgoglio. Ed infatli ad onta della proverbiale lentezza della burocrazia spagnola, appena pochi anni dopo l'ingegnere Rocco Capellino s i portò in Alghero per s tudiarne le ormai improcra s tinabili nuove fortificazioni, la sciandoci alquanti disegni delle poss ibili soluzioni.
I dettagliati grafici preliminari del celebre ingegnere, redatti nella duplice forma cli rili e vo dell ' e s istente e di progetto di ma s sin, ':i, ci consentono alcune significative preci s azioni. La prima è ins ita proprio nell'e ssere il suddetto rilievo quello di una cinta turrita , conseguendone irrefutabilmente che fino alla metà del
'500 que s ta fosse la sola ed unica fortificazione di Alghero , tanto da poter essere facilmente mi surata. Ness una tracci a di bas tionature , compl e te od in alle s timento: la principale piazzaforte s arda è sempre racchiu s a nelle sue mura medievali!
In merito a queste , infine , s i impongono alcun e sintetiche osservazioni. Innanzitutto e s se appaiono differenziate, come logico in una piazza marittima , in fronte a teti-a più robusto e con più torrioni propriamente detti e fronte a mare, dall'andamento molto irregolare per l'adeguamento foraneo , scandito d a num e ro s is sim e toJTette a pianta quadrata , fors e pe rs ino troppe per e ss er tali. Potrebbe e ssers i trattato, infatti, piuttosto di contraffo11i o cli aggetti per un mode s to fiancheggiamento 169 ) Su quell ' arcaico di spos itivo, comunque , quasi all a met à del XVI secolo , s i s arebbe [
CAZIONE B ASTION ;\TA URBANA
dovuto innestare il progetto de l Cape llin o. tramite la prassi detta del "'tracc i amento interno" 1701 , rispetto ad un id ea l e poligono. È ab basta nza sempli ce per noi sulla falsariga di quei disegni indi v iduarne la logica d'inter ve nto e rico struire l a dinamica dimensionale dell'elaborato. La prima infatti è in eq uivo ca b ilmente finaliz za ta alla e dificazione di una cinta bast io nata in linea con i tempi, inglobante nel suo fronte a mar e una vasta darse na , anch ' essa fortificata. La seconda, invece, per la ril eva nza che assumerà la pi azza. ri ch iede un maggior a ppro fond i mento.
P er larga ma ss ima il dim e ns io namento cli una ce rchia bast ion ata può considerarsi una funzi o ne a più variabili indipendenti, d e ll e quali però la principale è costituita dalla g ittata efficac e delle artiglierie. D a essa, infatti , dipendevano s i a l 'i nt erasse dei bast ioni s ia la loro co nfi g urazi o ne geome tric a s ia , non ultimo, il loro orientamento. Conferma il cri terio anche ad Alghero, la perfetta sovrappo nibili tà delle traiettorie dei tiri alle direttrici di perimetro dell'erigenda stru ttura. Compito quindi del progettista era quello di rendere compatibili le prime co n le seco nd e ed e ntramb e co n l'area da rinchiudere , senza eccedere le disponibili tà delle risorse eco nomi che e deg1i armamenti. E qui l a cosa ini z ia va a farsi complessa.
Il Capellino in co nseg ue nza limit ò il s uo progetto a so li se i bastioni: tr e grandi regolari verso terra con re lati vo fossato, probabilmente allaga bil e, ed ancora al tri tre itTego ]a ri ve rso il m are . I rispettivi nomi, da qu e llo dell'estremo nord a cui si innestava la da rsena detto Bas tion e della Maddal e na in senso ormio, risultano esse re s tati: di M o ntalban o, dello Sperone, di S. Yago. di S. Antonio, del Castelazo. Almeno quattro imp l icavano la fondazione in acqua e fatte sa lve le differenze di g rand ezza si possono asc ri ver e ad un 'unica