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FORTIFICAZIONE BASTIO:-JATA URBANA
tipologia, quella pentagonale con fianchi rientranti a musone, con casematte quadrate accessi bi Ii dall' interno della piazza, e troniere traditrici. Il fossato, cavato in stretta corrispondenza con i bastioni , appare sul grafico sprovvisto del muro di controscarpa, caratteristica senza dubbio conseguente alla natura rocciosa del suolo puntualmente evidenziata dal Capellino.
La delineata fortificazione bastionata insisteva sul servizio di 11 cannoniere casemattate, di cui tre binate ed altre 3 in postazione semplice dietro la cortina. Complessivamente quindi, ipotizzando un pezzo per ognuna, la cerchia di Alghero implicava per la sua difesa attiva almeno 17 cannoni di modesta portata, oltre ad un discreto numero di grossi calibri per il fiancheggiamento dei bastioni estremi.
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L'ingresso nella città era assolto da due sole porte: quella di terra, preceduta da un ponte parzialmente levatoio, e quella di mare comunicante con la darsena. Circa que s t'ultima è da sottolineare che il suo accesso era interdetto dal tiro di tre pezzi e la sua intera supetiìcie dal tiro incrociato di un minimo di due, senza contare quello ficcante prodotto dai cannoni in barbetta.
Il progetto appena ricordato nelle sue linee essenziali, pur non trovando immediata attuazione, forse per i costi non irrilevanti perfino nella semplicità e economia delle opere, non mancò di innescare una diatriba tecnica che si protrasse anche nei decenni successivi. Stando alle fonti, infatti, i lavori si avviarono dopo breve tempo dalla redazione del progetto ed in sostanziale concordanza con lo stesso, ma non progredirono con la necessaria sollecitudine imposta dal precipitare degli eventi. Ad ogni modo negli anni 1572-74 si rintracciano .in diversi documenti della città espliciti e reiterati riferimenti ai suoi bastioni, forse i tre principali previsti dal Capellino per il fronte a te1n.
che ne e nfati zza la sua peculiarità di roccia e per estensione di fortezza, sembre rebbe perciò aver avuto s in dall ' origine una connotazione di piazzaforte marittima di primaria importanza strategica . In realtà la città affacciantesi sul golfo degli Angeli ricevette tale indelebile impronta specialmente all'indomani della conquista romana successiva ad un interminabile dominio punico avviatasi concretamente nel 237 a.C. 0 1 > e che a sua volta si sare bbe protratta per oltre sette secol i, fin quasi alla metà del 400. Ma è so ltanto agli inizi del XIU seco lo che si rintracciano le prime notizie concernenti un castello ubicato nei pressi di Ca-
I bastioni di Cag li a ri
Nella sua plurimillenaria stmia Karalis, nel cui eti- gliari su di una collina, costruito dai Pisani , assurti nel frattempo a padroni di turno della città e di buona parte dell'isola. Di certo la presenza pisana stabilmente insediatasi, oltre al discusso caposaldo di S. Michele, impresse una vistosa riqualificazione all'apparato portuale correlandolo alla città che contemporaneamente presero a fortificare, ammorzandone le possenti murazioni ai fianchi di una vasta collina. Sulla stessa, inoltre, eressero altissime torri apicali, con soluzioni d'impianto talmente accorte da non subire più modifiche future.
In pratica: " .l'autentico colpo di genio dei pisani fu di impadronirsi dì quel certo colle e di fortificarlo. È una svolta importante nell'evoluzione urbana e sociale di Cagliari, che per lunghi secoli ve1Tà caratterizzata da una presenza così ingombrante e da una funzione quasi esclusiva: quella militare. Con la differenza che mentre per i pisani Castello e fortificazioni erano solo il presupposto di un vivo dinamismo economico, i s uccessivi dominatori li renderanno lo scopo stesso dell 'es istenza della città. In mancanza di prove contrarie, il colle si può ritenere beniss imo vuoto di costruzioni di qualche significato quando i pisani se ne impadroniscono , e si presentava come una stretta rocca naturale, di forma trapezoidale, di circa venti ettar i, col lato più corto rivolto verso la Marina e il lato più lun go, quasi uno strapiombo di una trentina di metri che non richiedeva alcuna opera muraria, ad oriente su un piano sensibilmente inclinato verso il mare. Non è possibile determinare con sic urezza le varie fasi di costruz ione delle torri e delle altre opere difensive: l'unico punto fenno riguarda l 'ed ifi cazione delle spettacolose torri di S. Pan crazio e del Leone , le prime due elevate ri spettivamente nel 1305 e nel 1307 da tal Giovanni Capula architector optimus ritenuto di nazionalità sarda..." <72 )
Al di là della eccezionale rilevanza architettonica è indubbio che sotto il profilo militare l 'edificazione delle mura e delle vert i g ino se toITi tradiva un co n testo di paventata minaccia aragonese contro la città. Il timore sembra a n zi addirittura crescere con lo scorrere degli anni, tanto da imprimere a Cagliari, in breve volgere, la definitiva trasformazione in munitissima piazzaforte, forse tra le migliori del momento. La natura dei luoghi e le opere dell 'uomo congiurarono a connotarla come inespugnabile , fama del resto, alla luce dei successivi eventi bellici, pienamente meritata.
In dettaglio la cinta urbica dell 'epoca risulta: " ... quadrangolare, ma le porte, ciascuna cinta a sua volta di mura , fossi e dotata di ponte levatoio e di porta falsa, sono so ltanto tre in con-ispondenza delle tre torri maggiori, e di queste certamente più antiche: a sud quella del Leone per le comunicazioni con la Marina; a ovest col quartiere di Stampace que1Ja dell'Elefante ... a nord verso i Campidani e guardata dal non lontano castello di S . Michel e quella di S. Pancra z io; nessuna comunicazione diretta , invece, con Villanova, sovrastata com'era dalla rupe rettilinea " m 1•
Nella Città risiedevano all'epoca circa 20.000 abitanti, consistenza demografica intorno alla quale in effetti oscillò fra l'età romana ed il XIX secolo. Urbanisticamente non differiva poi dagli altri equivalenti centri medievali italiani, con strade longitudinali strette e vicoli trasversali ancora più st retti, lungo i quali gravitavano basse casupole a due piani, senza alcun palazzo propriamente detto e meno che mai case -t orri o signorili. Gli eventi militari che videro coinvolte di lì a breve le rievocate fortificazioni possono s intetizzarsi nella loro consegna ad Alfonso IV, avvenuta il 9 g iu g n o del 1326. Ces sava così dopo ottanta anni il dominio di Pisa e si instaurava quello aragonese che, a sua volta, si sa rebb e protratto per quasi un seco lo e mezzo.
Il nuovo sovrano intraprese immediatamente una vasta ri stru ttura zione delle difese cagliaritane, accentuandone la già rilevante grandiosità. Esauriti gli interventi nel 1345 occorsero, significat ivamente, ben 31 anni prima che qualcuno osasse investirle e quando ciò avvenne per iniziativa degli Arboresi fu giocoforza desistervi, dopo una lunga se rie di inconcludenti assa lti. Altri potenziamenti sulle mede sime strutture si elabora r o n o, ed in parte si attuarono, su volere di re