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fORTIFICA Z lON E B ASTIONATA URBANA

mirare la quasi ultimata gran de pi azzaforte marittima. Le memorie dell'epoca sono tutte sostanziai mente co ncordi nel ric o rd a re l a s ua soddisfazione alla vista delle opere, tanto maggiore in qu an to ardente fau tore della lott a antiturca.

Se le fortificazioni perimet ri c he di Civitavecchia potevano dirsi ultimate int orno ag li anni venti del XVI secolo, non altrettanto avvenne inv ece per una ]oro pertinenza: il muro di controscarpa d ei fossati. La c uriosa deficienza deve essere ascrit ta a l pro g ress ivo esau ri rsi del gett ito economico destinato a ll e opere ed , al contempo, alla suffi c i enza con la quale ve niva rig uardata tale struttura. Quand o nel 1546 il Sangallo, oberato da un a se ri e inte rminabil e di incarichi pres tigiosi m o rì , la controsca rpa non era ancora ultim ata. Altri direttori dei l avori g li successero, tra i quali intorno a ll a m età del '500 Flamini o Ors ini e quindi Francesco L a parell i da Cortona ed ancora Gi ammaria Agamondi dal Bosco, ma so lta nto ag li ini zi degli anni '70 la cerc hi a bast ionata di Civitavecchia poté co nsiderarsi completata in ogni sua parte.

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Schematicamente l a gra nd e cerc hi a s i dipan ava dall'estremo cos ti ero opposto a quello dove era sorta la fortezza de l Bramante, ovvero dal linùt e setten t1ionale del porto , in adiacenza alla da rse na. Il primo bastio ne fu pe rt anto e r e tto in s tr e tta adere n za con il molo de l Lazzare tto. e co rrentem ente d efin ito della Casaccia per la prese nza nell e vici nanze, a i g iorni d e ll a costruzio ne, di alcuni ruderi . In seg uito fu 1ibattezzato con il nom e di S. Teofania. e d a ncora della Macina. Non si trattava tutta v ia di un bas tione completo, o vvero s imm e trico ri spetto alla lin ea capitale, m a più esattame nte di una sola metà essendo, l 'a ltr a pros piciente il porto , formata da una lun g a muraglìa, alla c ui dife sa pro vvedeva un a pia zz a bassa posta ali 'imbocco della dar se na.

D al fianco ri e ntrato della m e tà canonica, dotato di batteria traditora coperta dal relativo musone s i origina va un a cortina re ttilinea , circa m 140 , che termin ava nel fianco s ini stro d e l seco nd o bas tione, d e tto allora di Mare, e quindi di S. Barba ra. Qu es t ' ultimo se bb e ne di co mp l eta co nfi gurazione, quand'anche non perfettamente simmetrico, occupava un a posizione a ngolare, iniziando proprio dal s uo vertice il fronte a tena della piazza. Le direttrici delle facce, in fa tti , conco rd avano rispettivamente con l'and a m e nt o della costa e con la perpendicolare. Sempre dal suo verti ce partiva il fo ssa to, l a rgo m ediamente una trent in a d i met ri , che seg ui va le sp ezzate d ell ' int ero per i metro.

A l fianco o ri e ntal e del seco nd o bastione si innestava il successivo segmento di co rtina, di poco piL1 breve del precedente. Si esa uri va ne l fianco occ identale de l terzo bas tion e, detto di Terra , e quindi di S. R osa, al pari del l'altro di configurazione asimmetrica completa. La ragione de ll e co nti g ue an o m a li e va individuata nella posterla, la seco nd a dopo quella ancora più modesta d e ll a Marina, che si a priva al centro di q uesta tratta di cort ina, detta porta Cornetana , servi ta da un po nt e levato io . Da lì usce nd o dalla darsena si g uadagnava un vasto campo , noto all'epoca per prato del Turco, dall'ovvio s i gnifica to topo n omastico. Non rimase in funzione a lun go , finendo murata nei success ivi l avori di aggiornamento.

Il descritto gr upp o di tre bast ioni formava la difesa d e lla darsena, il c ui imb occo marittimo dal porto gra nd e stava serrato tra il p1i mo e la rocca vecchi a , a c ui sì inn estava la cerchia medi eva le. sca mpat a a l pari de l vetusto caposaldo alla demolizione.

All a rocca si i nnestava anche un a ltro robusto muro che, correndo para ll e l o a lla cos ta, raggiungeva il secondo bastione , iso l ando completamente l o specc hio d'a c qu a ri servato a ll 'o rm egg io della fl otta militare. Ad eccezione di un minuscolo varco ne ss una comunicazione era pert,mto consentita tra l' abitato e l a da rsena, assimilabile ad un a so rt a di c i tta dell a navale.

Un'estesìssima tratta, o ltre m 300 , di gra n lun ga eccedente l e p r es ta z ioni ottima li d ei pezzi del fiancheggiamento, forniva il collegamento obbligato tra il fianco di s ud-e st d e l te rzo bastione co n quello di nord-ove s t de l quarto. li Sangallo dando un' e nne s im a dimo s trazio ne della s u a gerualità in materia, ri so lse la grave deficienza. Con s iderando c he il quarto bastione, detto dell ' Ulivo, e quindi di S. Ferma, per la sua posizione elevata d'impianto e per la sua grandiosa e perfetta configurazione - oltre m. 70 di faccia, 40 di semigola e 24 di fianco - rappresentava il massimo caposaldo dell ' intera cerchia, ne spezzò l'interass e in due distinte tratte formanti un angolo rientrante. Evitò però di unirle ed, in corrispondenza del loro vertice interno, inserì un breve segmento di cortina arretrato , equivalente a sua volta ad un inedito bastione inverso, dotato pertanto di due opposti fianchi con le relative batterie. Al centro vi collocò la porta detta Sutrina preceduta dallo scontato ponte. La s oluzione rese in definitiva ogni singolo segmento di cortina perfettamente fiancheggiabile da due opposte direttrici di fuoco , eliminando la pericolosa carenza.

Tra il quarto ed il quinto bastione detto della Porta, e quindi S. Antonio ed anche Barberini e Testaccia, intercorrevano circa m 150 di cortina rettilinea , forata in posizione non baricentrica , dalla porta Romana , dotata del s olito ponte levatoio. Anche quest ' ultimo bastione o stentava una perfetta configurazione geometrica ed occupava una pos izione angolare. Dal suo fianco. infatti, l'andamento della cerchia puntava nuovamente verso la marina , interrompendosi , dopo circa un centinaio di metri, nel sesto bastione, detto dell ' Alto e quindi di S. Fran c es c o. La spiegazione del suo nome originario era insita nell ' innalzamento della quota del te1Teno, che giustificò la sua particolariss ima conformazione, priva del fianco a lato mare.

Tra le molteplici spiegazioni della vistosa carenza va segnalata quella di una precisa opzione tendente a 1idun-e le s ue potenzialità offens ive contro la fortezza del Bramante, lasciandole così un consi s tente predominio tattico. Di certo la cortina interposta tra i due dissimili caposaldi con-eva rettilinea per un ' ecces siva estensione difficilmente difendibile da entrambi, defi - cienza che alla fine lo stesso Sangallo volle eliminare. Successìvamente, ìnfatti, non solo realizzò il fianco mancante ma completò il tracciato, al suo punto di innesto con la fortezza, munendolo di un u]tjmo bastione, il settimo , di configurazione parziale tant'è che lo definì puntone. Ad ogni buon conto il fiancheggiamento dell'intero perimetro della cerchia , circa 3 km, trovava in tal modo una omogeneità totale potendosi i n ogni punto incrociarsi i tir i della difesa.

Una indiscutibile riprova della magistrale progettazione e del perfetto adattamento al teITeno è fornita dalla sua invarianza: nel corso dei secoli successivi ricevette soltanto l'aggiunta di opere avanzate ma mai ne venne alterata l ' impostazione originaria. Disgraziatamente la pr i ma piazzafor t e ma r ittima de ll o Stato P ontificio non conservò a lungo il suo ruolo strategico e que l che fu peggio non riuscì a garantire per più di mezzo seco lo la difesa costiera i n tegrata. A partire i n- fatti dalla seconda metà del XVI s ecolo , l ' azione coordinata tra navi di pattuglia e capi s aldi terrestri prese rapidamente a dissolversi , nonostante le s ue positive prestazioni. Dapprima intervennero le reiterate distrazioni militari della squadra della guardia, avventatamente lanciata in operazioni d"attacco e, quindi, la perdìta di quasi tutte le s ue unità. nel corso di una scìagurata iniziativa anticorsara nei pressi del l'isola di Ge r ba nel 1560.

La pia zz a di Aug us ta

Tra i più antichi documenti relativi ad Augusta si rintraccia un rogito notarile con il quale il celebre architetto Riccardo da Lentini, progettista di castel Ursino a Catania, acquistava una proprietà nella cìttà, fondata appena venti anni piima e già così s viluppata

11 tragico destino degl i Sv e vi, di s graziatamente , troncò le a s pettative e la mura z ion e medievale, tangen te alla proprietà dell'ar chitetto , sopravviss e, offes a dal tempo e dagli uomini , sempre più sc a lcinata e fatiscente, ben oltre la metà del XV I secolo. Per almeno tr ecento a nni , quindi , Augu s ta altro non fu che una pittores ca penisola sormontata da un tetro q u anto sproporzio n ato castello, incombente s u un sottostante mi s ero borgo murato (931•

Dal punto di vista morfologico la s uddetta peni s ola consis teva in una stretta lingu a di terra, larga mediamente 350 meui e lunga qua s i 1400, con l'ass e maggiore orientato verso nord. Altimetricamente per gran parte emergeva appena di pochi metri sul ma.re. Solo da risu l ta re co nso na all ' illust re personaggio. D e l res to la strao rdin aria potenzialità s trategica del sito, la capace rada e la fel ice ubicazione barice ntri ca su ll a cos ta orientale, che avevano mat eria l izza to agli occhi .., J cli Fede ri co 11 altrettante co nnot azio ni ottimali per l e s ue a mbi zioni n ava li , costitu i rono i presupposti delr asces a urbanistica cli Augusta. Non p uò esc lud ersi, pera ltro , c he il domiciliarsi in essa del protomaes tro comprov i un s uo maggiore coinvolg imen to nei poderos i lavori pro grammati p er adeg u ar l a a l ru o l o di primaria base nava le im per ia le, militare e mercantile, di c ui il s up erbo caste ll o costit ui va l'indispensabile sa. ad immediato rido sso dell'istmo, che la collegava alla terraferma , si innalzava s ino a quota 20 , originando un modesto pianoro, occupato ovviamente dal castello, un maestoso cubo di pietra.

143 11 cas te llo di Au gusta: pianta.

Il maniero infatti , come tutti i coevi di matrice federiciana. era. ed in buona parte è ancora sfronda ndolo delle innumerevoli superfetazioni e deturpazioni successive, il soli to blocco quadrato con torri quadrate ai vertici e corte quadrata centrale. Una tetra s intesi fra un ideale di petfezione geomenica e la tecnologia avanzata medieva l e, retagg i o pietrificato di un sogno mai attuatosi . Agl i inizi del '5 00 anche quell'enorme blocco 1ap id eo appariva assolutamente incongruo per le armi da fuoco e pateticamente vulnerabile ad esse.

Sebbene l'ubicazione apicale del castello fosse vistosamente eccentrica rispetto a ll a proliferazione urbana succe ss iva , tatticamente s i confennò acce tt abile per la logica spag nola in quanto in grado di domi- nare attivamente e l'abitato e le spo nd e dei due bacini marittimi, ad oriente e ad occidente.

La config u razione planimetrica di Augusta, pesantemente condizionata dal si to, appare perc iò affetta, sin dal suo originario aggregar s i , da una deleteria tara difen s iva destinata ad accentuarsi contestualmente al suo svi luppo. La cittadina, in pratica, r isultava eccessivamente lunga e molto s tretta < 94 1 , dando così luogo ad un dupl ice fronte murato es tesissimo e poco difendibile . Il castello, pertanto , tornava va l ido so ltanto per il co ntrollo e la soggezione della stessa, e non quale sua estrema e princ ip a le protezione.

L ' avvento dell'artiglieria ed in particolare di quella navale , sancì inappellabilmente la vetustà materiale e concettua]e delle fo rtifi cazioni di Augusta, sia perimetrali che apicali, evidenziando l'inge nti ssi ma spesa per la loro rad icale riqu alificazione. P er tentarne comunque un mi g li oramento venne inviato d ' urgen za ad Au - g us ta ne l 1533 l' in geg ne r Fe rra mo lin o . con tas a ti v i o rdini di non ecce de re in a lc un mod o a qu ant o rea li zza bil e in poco tempo e co n poco d enaro. li be rgamasco, s trett o da ta li fru stran ti vi nco li, po té al ma im o pro ce d e re alla ri sa rc itura d e ll e s e col a ri e s brecc iate mura g li e de l cas te ll o e d ell a ce rc hi a, pur prosp etta ndo l 'ottima le p otenLia me nt o d e ll a pi azza. Solo co ì s i pu ò spi ega re l a s ua afferm az io ne di rite nere esa uribili i lavori ne ll'arco di pochi mes i, pe r la prec is ion e intorno al ma rzo de l J 53 4 . In de finiti va: ·'... Fc rT a mo lino c hi am ato a riso l ve re .. . qu e t o pro b le ma .. . id eò un o schem a pl anim e tri co ge ne ra le per le dife se di Au gus ta . Ma la rea lizzaz io ne di qu es te vas te o pere a rc hit e tto ni c he av re bb e d a so la asso rbito bu o na parte d e ll e fina nze de l reg no cd av re bb e r ichi es to un imp eg no co ntinuativ o ... s ul pos to . Tutto c iò non poté avve nire ed i lavori ... p roced et tero a s uss ulti e s t ra tto ni . .." 195 '

O vvia ment e l a s itu azi o ne, a l di l à d i qu e i ratto ppi de ll ' ultim o minut o, res ta va co munqu e tragi ca tant 'è c he all o rqu and o il v ice rè Go nzaga is pez io nò le pi azze s ic ili a ne ne l ·37, no tifi cò a lr imp erato re il segue n te giudi zio s u Au g u s ta:

" .la terra 1ta çituata sopra 1111 belliuimo porto e di wnw ~rande::..~a. che il castello 11011 si co110\ce bastante a porerlo defendere et che la forte-:::,a di dello castello è ,·osa 111 0 11 0 a nti ca. e t fa t ta d i 111 a n era c h e, q u a ndo fosse co111bo11111a. con diffirnltà, al giudicio 111io. si potria defendere "'"

Ed an co ra:

" il castello di Agosta. il quale per e1ser piccolo, senza .fìo11chi, e t co11 poco e 11111/a fosso io per 111e 110,1 lo g iu d ico d ife ndihile e t fo rr e o resis 1ere ad un a a n11 a w reale ·· ,•m

Com e se non bas ta ss e , po i, la pr ese nza dell e fo c i di due fiumi. nell e immediate adiacen ze de lla p e ni so la , p e rm etteva il sogg io rn o a gross i contin ge nti d 'a tl acco . se nza a lc un prob le ma di ap provv ig io na me nt o idri co , una dell e più vin co la nti es ige nze de ll e o pera z io ni os- g li o il s uo pa rer e in un a rel azi o ne ri ass unti va, re d att a il 3 1 lu gli o d e l 154 6, in pr oc into q uindi d i tras f er irs i a l s uo nu ovo in carico ne l mil anese 1981 :

' 'Seg uit a il port o d'agosw. il qua l per esser ta n w grande che pi ù t osto si può chiamar golfo che por/O non solo 11011 è basll/11/e a tenere il pa uo a nessun 'armma che ,, 'e111ri et , i sria, ma se fossero tre castel/a di quella sorre, 110 11 basterebbero ad ossec ura rlo. Q 1t es ro p o r to è i l m af(gio r co11 t rlll'io eh 'hahbi il R eg n o, perché... dona grandissimo adito a penetrar<' le 1•iscere del regno et sfor:are chi / 'hm·ese a difendere. di m enturare ogni cosa. come ho de 11 0, i 11 u na hm w glia " •'I'>

Le acco rt e osse rvaz io ni d e l G o nzaga ce ntrava no in pi e no il p rob le ma, ev id e nzi a nd o non so lo l' imbattibilit à della rad a dalla pia zz a , ma financh e il s uo prop o rs i qu a le co m o da p o rt a d" acce . o all ' int e r a I so la. Qu a nto a ll ' i pe r bole ui tre ca te lli , in vo lo nta riam e nt e preconizzò il futuro: di lì a breve infatti vennero eretti, nel giro di pochi annì. appunto tre forti, per l'esattezza due da don Garzia di Toledo, figlio del più celebre don Pedro vicerè di Napoli per antonomasia 110<)) ed il terzo dal marche se di Pescara cl' Avalos.

Nel frattempo però i tempi stri ngevano e le finanze languivano, per cui s i ritenne quella parvenza di fortificazione se non altro credibile contro attacchi corsari, affidandosi alle forze terrestri per la sa l vaguardia del luogo. I grandi lavori , quindi, per la città di Augusta avrebbero dovuto ancora attendere momenti migliori per essere intrapres i. Per contenere il terrore s i delegò l ' esercito e la milizia, dislocando ne una forte aliquota nel perno strategico di Lentini, dove per l'appunto s'avv iò la costruzione di un vasto campo fo11ificato.

Trascorsi alcuni anni e crescendo la minaccia turca s i risolse di procedere, prima ancora di rifortificare la città, alla chiu s ura della sua rada tramite i famosi tre forti autonomi. Sotto il profilo architettonico si tratta- va di una recentissima tipologia dj opere che applicava tanto iJ concetto del perimetro s pezzato. forti Garzia e Vittoria, per il tiro di fiancheggiamento totale, tanto quello del fronte bastionato , forte d' Avalos, con ba s tioni ad angolo rientrante , protetti alle spa ll e da una enorme ma ss a inerte racchiusa in un involucro cilindri co.

I forti de l To ledo

Nel 1565 , don Garzia di Toledo ammiraglio in capo della flotta spag nola e vicerè di Sicilia, al ritorno da una mi ss ione navale di soccorso a Malta. dopo un o sca lo a Siracusa pervenne a d A ugusta. I maggiorenti d e ll a città non si lasciarono sfu ggire l 'occasio n e per evidenziargli la tragica esposizione de lla stessa alle inc ur sioni turco-barbaresche. ll s uo porto, infatti , continuava ad offrirsi indifeso al pa ri dell'abitato, asso lutam en te indifendibil e pure dal vecchio cas te ll o federiciano . Con s tatata la situazione il viceré ritenne per lo meno urg e nte l'interdizio ne della rada tramite la cos truzione di due cap isa ldi s u altretta nt e isolette, in pratica due secche lontano dalla riva. I l avori, secondo le pitt attente indagini, ini z i a rono però so lt anto un paio di a nni dopo, per l' esa tte zza tra la fin e di agosto e gh inizi di se ttembre del 1567 ma vennero portati ava nti con in so lita so l e rzia.

Dal punto di vista planimetrico i forti s ono: " ... di s posti uno accanto all'altro con orientamento Ovest-Es t. Qu ello più ad Ove s t è il più gra nd e ed è denom in a to " Fort e G a rzìa "; l 'a ltr o è d e nominato ·'Fo rte Vittoria" 1 w 11 •

Dagli s palti del lato s ud s i scorge l 'ampia apertura del porto in tutta la s ua lunghezza di ci rca sei m i glia, munita di un a diga principale c he si di parte da ll a propag gi ne su d deJJ'antico c he rso ne so, e di a ltra forane a, in pross imit à d e ll a penisola Magni s i 11021 • Entrambe le dighe sorgono s u una scogliera, quasi affiora nt e a ll a so mmità delle acq ue, interrotta in du e punte Sicché, per un a provvidenza della natura , il porto , anche all ora era ben difeso e g li antichi leg ni non potevano accedervi se non at traverso le uniche due ces ure es is tenti nella lun ga scogliera.

Ciò , mentre da un a parte cos tituiva una difficoltà di access o , cos tituiva , dall 'a ltra, un a più agevole dife sa , ove s i co ns id eri che a po ca distan z a dalla e s tremità s ud-o ves t dell'i so la. s u un 'a ltra isolotto affiorante dalla lun ga menzionata s cogliera, a distanza di qualch e ann o dal 1567 , era s tato cost ruito un altro forte denominato " Ton-e di Ava los" 003 l

149 Rili evo planimetrico del Genio Austriaco eseg uito ne l 1823 de i for ti Garzi a e Vi ttoria e Torre d' Avalos KAV.

Sotto il profil o difens i vo i due for ti trad ivano un pond erato s tudio bali s tico c irca il l oro otti m a l e ori e ntam ento, indispen s abile sia per l ' appo gg io reciproco sia per l'inte rdizione dei varchi del porto .

In dettaglio il Forte Garzia: " ha pianta poligonale i1Tegolare articolata da diverse parti aggettanti ed ango l ose Sul bastione prominente di levante si nota un'apertura a tutto sesto con conci in pietra arenaria , ora murata e resa non praticabile Detta apertura va ritenuta la principale del forte , in quanto è sormontata da uno stemma in maimo in cui è un ' aqui l a con le ali amp iam ente distese , in atto di reggere con gli artigli due scettri ... Attraverso un corridoio si giunge nell ' atiio diviso da una strozzatura, in due propaggini irregolar i, s icc hé la parte di ponente è molto più piccola di quella di levante. Sulla strozzatura sovrasta un arco rampante che serve a co lle gare g li s palti ove erano piazzate l e artiglierie.

Tutt'intorno all'atrio sono praticate trentatre aperture che immettono in trentotto vani di vai·ia ampie zza, di c ui a lc uni intercomunicanti, ma tutti privi di finestre prospicienti sul mare ... Di1igendoci verso il lato

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