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LE CERCHIE BASTIONATE EX NOVO FORTEZZE B ASTIONATE D'ALTURA

Sviluppo in cresta delle cortine laterali Ovest ml 155.00 Est mJ 54.00

Angoli di spalla Nord 130° Sud 1 I 7 °

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Angolo di gola 115 °

Angolo :fiancheggiato 6 1°

Glì ultinù due bastioni costituivano nel l oro insieme la Tenaglia di S. Agostino, situata nel settore nord-est della città. Tr a il bastione di S. Agostino e quello successivo di S. Michele, invece, s i apriva, quasi in posizione assiale la porta di S. Agostino.

V Bastione di S. Mic h ele

Anche questo bastione appare fortemente asimmetrico, con due fianchi dei quali però uno so lo rientrante protetto da un orecchione. Molto diversa l a lunghezza del le facce. Queste le sue dimensioni principali:

Sviluppo tota le del pelimetro di cresta ml 227 .70

Svi lup po in cresta de ll e facce O vest ml 103.50 Est ml 66.00

Sviluppo in cresta dei fianchi O vest ml 26 .20 Est ml 28.00

Sviluppo in cresta delle cor tin e laterali O vest ml 246.5 0 Est ml 155.00

Angoli di s palla Es t 1 I0 ° - O vest l 02 °

Angolo di gola 133 °

Angolo fiancheggiato 97 °

VI Piattafo rma di S. A ndrea

Quando lo spigolo di un ba s tione toccava i 180° la s ua configura z ion e div e ni va quella di un corpo aggettante rett a ngolare d ai cui due fianchi paralleli era po ss ibile fiancheggiare le contigue cortine. Un a disposizione del ge nere poteva adottarsi quando d i fettava lo s pazio per un ba s tione pentagonale pur avendosi la necessità di interrompere la cortina altrimenti troppo lunga. Nel caso in qu es t ione queste le dimen s ioni fondamentali:

Sviluppo totale del perimetro di cresta mJ 291.50

Sviluppo in cresta delle facce Oves t ml 117 .50 Esl ml 119.00

Sviluppo in cresta dei fianchi O vest ml 24.40 Est ml 23.00

Sviluppo in cresta delle cortine l aterali O ves t m I 148.00 Es t ml 249.00 ...

Angoli di s palla Est 100° - O ves t 120°

Angolo di gola 152 °

An go lo fianche gg iato 178 °

Tra l a piattaforma cli S. Andrea ed il Bas tione di S. Giacomo si apriva l a porta di S. Gi aco mo , p::u-zialmente demolita pe r ragioni di via bilità.

VII Bastione di S. Giacomo

Esattamente come tutti i precedenti anche il bastione di S. Gi acomo è asi mm e tric o . Dotato di due fianc hi , ne ss un o dei quali rientrante , non di s poneva per conseguenza di alc un orecch ione cli protezione. Queste le sue dimensioni fondamenta] i:

Sviluppo tota le del pe rimetro di cresta ml 232.70

Sviluppo in cresta d e lle facce Nord ml 124.80 Est ml 6 1.60

Sv ilu ppo in cresta dei fianchi Nord ml 27 .80 Sud m l 148.00

Angoli di spall a Nord 102° Est 94 °

Angolo di gola 97 °

Angolo :fiancheggiato 7 1°

VI U Piattaforma di S . Domenico (Fortino)

Più che una piattaforma vera e propria quella di San Domenico deve co n siderar si una so rt a di anoma lo rivellino finalizzato a ridutTe la debolezza del sovrastante bastione. scopo peraltro disatteso a ll a verifi ca , dimostrando s i scarsamente difendibi l e e per contro facilmente vulnerabi le . Le s ue dimensioni fondamentali possono così riassumersi:

Sv ilupp o totale de l perimetro di cresta ml 376.00

Svi lup po in cresta delle facce ml 48 .00

Sviluppo in cresta dei fianchi Ovest ml 132.00 E s t ml 196.00

IX Piattaforma di S. Grata

Di tutti i capisaldi della cerch ia di Bergamo la piattaforma di S. Grata è senza dubbio quella geometricamente più regolare e simmetrica. In prati ca più che una vera piattaforma dovrebbe definirsi un pun t one fortemente ottuso ma pur sempre pentagonale , con i debiti fianchi, non rientranti però, e quindi senza orecc hi oni di so rt a, deficienze c h e non ne consento n o l ' inclusione tipologica fra i bastioni. Le sue dimensioni principali possono così riassumers i:

Svil upp o totale del perimetro d i cresta ml 136.00

Sviluppo in cresta delle facce Nord ml 45.00 Sud m145.00

Sviluppo in cres t a dei fianchi Nord ml 22 .00 Sud rnl 24 .00

Sviluppo in cresta delle cortine laterali Nord ml 160 .00 Sud ml I 53.00

Angoli di spalla Sud 104° Nord 100°

A n golo di gola 174°

Angolo fiancheggiato 163 °

X Bas ti one d i S . G iova nn i

Il bastione di S. Giovanni esattamente co m e tutti i precedenti appare fortemente asimmetrico. dotato di un unico fianco, anche se rientrant e e completo di orecch i one. Le sue dimen s ioni principali possono così si nt et i zzarsi:

Sviluppo totale del perimetro di c res ta ml I 67 .00

S viluppo in cresta delle facce Ov est ml 40 .50 Es t ml 90.00

Sviluppo in cresta dei fianchi Est ml 27.00

Sviluppo in cresta delle cortine laterali Ovest ml 80.00 Sud ml 160.00

Angoli di spalla Sud I 11 °

Angolo di gola 92°

Angolo fiancheggiato 79°

XI Bas tione d i S . A lessa ndro

In origine doveva ostentare una sia pur approssimata simmetria che in epoca recente però ha per so irreversibilmente per l'attraversamento del viale delle Mura. Dal punto di vista architettonico doveva trattarsi piuttosto che di un bastione propriamente detto di un'altra piattaforma , sebbene munita di fianchi rientranti con orecchioni. Le sue dimensioni fondamentali possono così riassumersi:

Sviluppo totale del perimetro in cresta ml 150.20

Sviluppo in cresta delle facce ml 80.20

Sviluppo in cresta dei fianchi Nord ml 35.00 Sud ml 21.00

Sviluppo in cresta delle cortine laterali Nord ml 50.40 Sud ml 80.00

Immediatamente dopo il bastione di S. Alessandro si apre l'omonima porta, colJocata in posizione assiale nella cortina compresa fra il suddetto bastione ed il successivo di S. Gottardo. Quest ' ultimo faceva parte di un insieme di bastioni e di cortine che pur dipanandosi sempre lungo la medesima cerchia essendo parte integrante del suo perimetro , venivano correntemente definiti Forte di San Marco. Il che deve attribuirsi alla loro maggiore autonomia difensiva che li faceva assurgere quasi al ruolo di una sorta di cittadella. Come facilmente intuibile la causa di tale distinzione deve attribuirsi ad una preminenza morfologica che finiva per rendere quella struttura non solo esternamente più impervia ed inaccessibile ma incombente sulla città in maniera dominante, appunto come una cittadella. In dettaglio i cap isaldi che lo costituivano possono schematicamente ridursi a sei bastioni tutti, come precipuo della cerchia bergamasca asimmetrici ed irregolari. Partendo da quello di S. Alessandro il primo del fo11e è in realtà il:

XII Ba s tione di S. Gotta rdo

Si tratta di un ennesimo bastione asimmetrico, irregolare ed incompleto. Dispone infatti di un solo fianco, sia pur rientrante e munito di orecchione. Quanto alle facce notevole è la loro diversità di lunghezza. Nel fianco rientrato si scorgo no due bocche cannoniere collegate ad appositi ripari per i pezzi. In pratica quelle strane costruzioni possono definirsi: " ... case cannoniere ... [cioè] due ampi locali aventi la copertura a botte; essi sono chiusi su tre lati mentre il quarto è interamente aperto; Ja loro funzione era quella di permettere il ricovero dei pezzi impedendo che rimanessero esposti alle intemperie, il che avrebbe danneggiato gli affusti; immediata inoltre doveva risultare la collocazione dei medesimi in posizione di tiro e ciò doveva realizzarsi con ordine e celerità ..." <35 >

XIII B as tio ne di S. Vigilio

Anche in questo caso un unico fianco rientrato dietro un grosso orecchione ed una forte sproporzione fra le due facce. Una singolare novità si coglie sullo spigolo dello stesso, rappresentata dalla presenza di una garitta: non si trattava però all'epoca dell ' unica dell'intera cerchia ma è invece soltanto l'unica ad essere scampata alle successive demolizioni. II piccolo sporto, peraltro abbastanza frequente nel fronte bast ionato, veniva ammorzato proprio sugli spigoli per consentirne una migliore ispezione avanzata.

XIV Ba s tion e Pa llavicino

D ue facce, un unico fianco non rientrante nessun orecchione. Mai come in questo caso la precipua connotazione del caposaldo è quella sotterranea. 1nfatti di: " notevole complessità le parti interne del baluardo; non tanto ... la cannoniera che ripropone, per quanto riguarda la disposizione generale delle sue parti, la solita successione dei due spazi: la piazza e la casa , ma l'ampia strada coperta, proveniente dalla piazza S. Marco, che sfocia a l centro del lato sud della casa cannoniera e da qui prosegue ad est con un lungo tratto piegando, infine lievemente verso nord fino ad immettersi in una casamatta. Questo ampio edificio ha forn1a rettangolare ed è coperto da una grande volta a botte. Si dispone parallelamente alla faccia ovest del baluardo ad una quota che dovrebbe corrispondere alla parte inferiore della scarpa..." (36 J.

Si tratta di una sorta di perfetto semibastione, tranciato lungo il suo asse di simmetria verticale. Completo pertanto il lato destro con fianco rientrante, orecchione e relative cannoniere. Inesistente del tutto quello sinistro, ridotto in pratica ad una cortina sostanzialmente rettilinea.

Anche questo bastione al pari di quello di S. Gottardo fu in realtà una piattaforma, peraltro anche in origine abbastanza irregolare dal punto di vista geometrico. Disponeva infatti di un unico fianco 1ientrante, quello destro, con relativo orecchione, di tipo quadro, propriamente detto musone. Dall'altra parte invece si innestava tramite un settore curvilineo alla cortina. Tale connotazione fu ulteriormente stravolta nel 1908, allorquando prop1io il fianco sinistro ed un terzo almeno dell ' antistante faccia vennero demoliti per consentire il passaggio di una strada e la costruzione di una nuova scuola. Due cannoniere si aprivano nel fianco suddetto, mentre ben tre costituivano l'armamento del fianco curvilineo.

XVII B as tion e Va l ve rd e

Sebbene il nome sia pur sempre quello di bastione, in effetti mai come in questo caso la configurazione geometrica del caposaldo appare lontanissima dalle prescrizioni canoniche. Significativamente: " non regge il confronto con nessun altro del forte. È privo di postazioni cannoniere ... Mancano la piazza e le uscite di sortita; il muro si riduce poi alla semplice scarpa. Presente e ben identificabile è invece la fossa che cinge sia il lato nord che quello est..." n 1 1 •

Da quanto sinteticamente esposto e merge con a ss oluta chiarezza la fin troppo irregolare conformazione dei bastioni della cerchia di Bergamo, talmente anomali ed approssimati da riuscire difficile , come accennato, ritenerli persi no tal i. Tanta soggettività non deve però semplicisticamente ascriversi all ' imperizia dei progettisti ma soltanto agli stringenti condizionamenti ambientali. Per cui, in definitiva, l'intera opera conferma, se mai ve ne fosse la nece ss ità. che una fortificazione bastionata anche quando eretta ex novo sulla somnùtà di un'altura finiva inevitabilmente per perdere la sua precipua regolarità e con essa la sua valen z a interdittiva ottimale. Parlare perciò di fronte bastionato d ' altura o apicale implicitamente equivaleva ad un'opera adattata, frutto di un compromesso e pertanto inevitabilmente secondaria, avallando ulteriormente la stretta corrispondenza tra opere del gen e re e d ubicazione pianeggiante. Ma una simile condi z ione oltre a dimostrarsi al linùte dell'as tratto ideale, la sciava immaginare motivatamente oneri immensi essendo il suo sviluppo planimetrico e, per conseguenza. perimetrico rilevantissimo. Il che finiva per obbligare ad un numero di bastioni, perfettamente configurati, altrettanto rilevante. Impossibile infatti limitarli non potendosi ampliare il loro interasse al di sopra di un preciso valore , alquanto inferiore alla gittata efficace delle artiglierie del fiancheggiamento , ed impossibile pure contenerne la mole a sua volta direttamente proporzionale all'interasse.

Quanto detto spiega a sufficienza il perché della estrema inconsistenza di città con cerchie bastionate perfettamente isotrope, soluzione che ebbe una maggiore applicabilità nelle cittadelle. Queste , infatti , recingendo spazi di gran lunga più modesti di una sia pur piccola città richiedevano un perimetro estremamente contenuto , per il quale bastavano perciò pochi bastioni, difficilmente eccedenti la mezza dozzina.

Ciò premesso uno straordinario esempio di cerchia urbica bastionata perfettamente isotropa e geometricamente regolarissima è quella che circonda Palmanova. Prima però di rievocarne le connotazioni salienti è preferibile fornire una a ltre ttanto sintetica descrizione della tipologia mino re, quella delle cittade ll e bastionate rego l ari. delle quali uno de i più significativi esempi fu senza dubbio quella di Messina, contro la quale s i cimentò, su l finire de ll 'i n verno del 1861 , il neonato Esercito It aliano.

Cittadelle Bastionate Geometricamente Regolari

Il pentagono di Messina

La seco nd a metà del XVll seco lo fu caratterizzata in Sicilia dal ripropo rsi di annate agrarie magre al Limite della car estia, in un ambito economico già d i per sé avaro. La situazione nei maggiori centri abitati dell 'Isola, il cui fabbisogno alimenta re dipendeva per lo più dalle impo,tazioni via mare, primo fra tutti Messina, appar i va ancora più grave ed allarmante. Gli esped ie nti tentati dalla dirigenza della città per allevia re la crisi lungi dal risolverla l'aggravarono u lt eriormente, inne scan do n ella sua popolazione un c li ma di into ll eranza e d i sfiducia dapprima nei confronti di M adrid quindi de ll a stessa P a l ermo. In altri tennini si riproponeva la sugges ti o ne endemica di indipenden za dall'Impero e di autonomia dal R egno. La crescente debolezza politica dei viceré s pagnoli , oberali da d iffico l tà eco nomico-milita ri immense, parve q uasi avalla re la percezione del momento idea l e per rivendicare a lla città un a maggiore a ut onomia da ottenersi con ogni mezzo. T disord ini , pertanto, da sporadici iniziarono a d int ensifica rsi trasform a nd osi se mpre più frequentemente in apert e rib e lli oni, che a loro vo lta contagiaro n o progress ivamente altre cittadi ne sic ili ane. Si g iun se così al 1674 , a ll orqua nd o in M essina si azzuffarono violenteme nt e le due fazioni che nel frattempo s i erano in qualche modo o rganizzate, fede le a ll a Spagna la prima, osti1e la seconda. Cia sc una di esse tendeva a prevalere sull'altra, premessa indispensabile per decidere l a sorte dell'intera città. U vice r é d el momento, Francesco Ba zan de Bonavid marchese di Bajon a c,si. vo lendo domare con la forza l a fratricida co nte sa diresse verso la c ittà. Non riuscendovi, però , in alcun modo ad entrare, per l a furia dei 1ivoltosi si vide invece costretto a ,iparare senza indu g i n e1 castello di Mi lazzo. Dando prova di inus itata moderazione, da quella piazza promulgò nei giorni s ucce ss ivi una se rie di indulti nel disperato tentativo di placare gli animi. Purtroppo , ma gari motivatam ente, quel suo prodigarsi venne scambiato per palese debolezza. incrementando l'intolleranza. Il Gran Consiglio cli Me ss ina , dal canLo s uo , ratificò una risolu z ione che ripudiando la sovra nità spagno la aus picava que ll a francese. collocando in tal modo la città al!' interno dell'ennesimo acuirsi dei rapporti tra le due superpotenze d e ll' epoca, assurgendo così a fattore di destabi li zzazione per l'intera regione.

La situazione che di lì a breve si manifestò in Messina per molti aspetti appare paradossale, estrema conseg uen za del la concezione dualistica delle fo1tificazioni urban e spagno le. La g uarni gione imp e rial e, infatti, si rinchiu se nei vari forti della c ittà mentre i rivoltosi a loro volta s i impadronirono dei suoi bastioni! Dopo una irreal e calma tra le due parti l'unico rapporto divenne esclusivamente balistico, ritrovandosi da entrambi i fronti un di sc reto num ero di can noni ed una abbon d ante riserva d i munizioni '391 • Trascorse così l ' es tate ed esau rit esi le scorte. le forze spagnole, un forte dopo l'a lt ro, si arresero, mentre una cintura di s icure zza si chiudeva intorno a i 1ibe ll i, convergendo nell'I so la le truppe tratte da Milano, dal regno di Napoli, di Sardegna e pe rsino dalla Corsica e d all'A lbania.

D al canto l o ro i Franc esi. approfittando della propizia occas ion e sba r carono a Mes s ina ag li inizi del 1675. Accolti da liberatori decisero di trasform are la c itt à ed il suo eccezio n ale porto in una loro base avanzata dalla qual e intraprend ere la co nq uista dell 'i ntera Sicilia.

Segui rono mesi di scontri fra le sq uadre nava li di Spagna e Francia. 1 fanatici entusiasmi di giorno in giorn o lasciavano il po sto ad una crescente intolleran- za verso i nuovi venuti. Ad onta dell'arroganza, le truppe sbarcate non erano Iiuscite ad estendere oltre Augusta l'enclave controllata. L'i1Tilevanza dell'impresa e le Iibellioni sempre più frequenti indussero i Francesi ad abbandonare l'Isola sul finire del 1677. seguiti nella 1itirata da oltre 30.000 messinesi troppo compromessi con l'illegale regime per non temere vendette popolari ed epurazioni governative. Partite le truppe la città proclamò immediatamente la sua piena sottomissione all'Impero, professione di fede che non valse a scongiurare le prevedibili reazioni, che si abbatterono infatti pochi giorni dopo.

Una serie di provvedi menti specifici vennero promulgati nella circostanza contro la città, reputata morta civilmente e incapace di qualsiasi comportamento onorevole ,-1o, . Di tutti, quello senza dubbio più vessa- torio concerneva la co s truzione a spese del la stessa di una possente cittadella destinata in futuro a tenere a freno i facinorosi. Sito prescelto il promontorio falcato di S. Ranieri , capace di controllare al contempo l'abitato ed il porto, pur restando facilmente i s olabile dall'uno e dall'altro.

11 progetto fu affidato ad uno dei migliori tecnici del momento l'ingegnere de Grunemberg che così lo relazionò: " La cittadella prospettata sul braccio di S. Ranieri trova quali sue giustificazioni le seguenti: tenere ininterrottamente sotto controllo difensivo l ' accesso alla Città ed al contempo dominare il suo porto, allontanandosi al massimo dalle colline retrostanti e dalle case. nonché per es sere in grado di presidiarla, in periodi privi di minaccia nemica, con pochissimj uomini, evitando qualsiasi scambio o contatto per qua- lunque ragione tra i soldati ed i cittadini, servendo pertanto in definitiva da freno " <~1>

I97 D. Speck le , rilievo e studio geomeLrico delle proporzioni della cittadella di Anversa. 1589.

Con straordinaria solerzia il de Grunemberg completò il suo progetto nel giro di pochi mesi ed i lavori avviati nel l 680, vennero condotti avanti con notevole rapidità. In linea di massima la cittadella si componeva di un recinto pentagonale, di perfetta defini- zione geometrica, con ai vertici altrettanti bastioni altrettanto geometricamente regolari e perfettamente canonici. Un ampio fossato cingeva completamente la fortificazione , debitamente controscarpato e munito all ' esterno di tutte le opere accessorie che via via si erano andate elaborato nel corso dell'ultimo secolo , articolandosi in rivellini , lunette , cavalieri , guardie, frecce, ecc. secondo un repertorio vastissimo e suddiviso tipologicamente 142 > Unica ad ogni modo la risultante: una struttura di straordinaria valenza dissuasiva s ia verso l'esterno che verso 1' interno. Pochi decenni dopo la sovranità spagnola sul regno di Sicilia si dissolse e lo stesso dopo un periodo di incertezza dinastica finì assegnato a Carlo di Borbone. I suoi discendenti agli inizi del XIX secolo riuscirono a riunificarlo anche istituzionalmente con il regno di Napoli, riesumando l'antico stato normanno delle Due Sicilie. Tante novità non attenuarono le rilevanza della cittadella di Messina che continuò a rappresentare i I caposaldo per antonomasia dell ' intera Isola. E non a caso fu proprio quello che , conclusasi , dopo un'epico assedio l'epopea di Gaeta, insieme a Civitella del Tronto continuò ad issare il vessillo borbonico. Per la verità i 4.000 soldati napoletani che resistevano alla fine di febbraio al suo interno agli ordini di 152 ufficiali comandati dal generale Pergola, vi stavano asserragliati già da oltre otto mesi, in una sorta di assedio dimenticato. La caduta della prima piazza del Regno e l'esilio del re valse a concentrare sugli stessi l ' attenzione e l'investimento. Dimostratisi vani tutti i tentativi espletati dal governo italiano per evitare un inutile spargimento di sangue, il generale Cialdini avviò il bombardamento della cittadella intorno al 14 febbraio. Nonostante la superiorità delle artiglierie degli assedianti la cittadella resistette quasi un altro mese ancora. li 13 marzo quando le reazione balistica non poteva più effettuarsi neppure a livello simbolico il pentagono di Messina alle ore 7 capitolò.

Pochi anni dopo quella splendida fortificazione fu radicalmente ablasa !

Cerchie Urbiche Bastionate Geometricamente Regolari

Palmanova: città ideale o fortezza ottimale?

In linea di larga ma ssi ma la fondazione di Palma si attuò quando le mura di Bergamo sembravano di prossi ma conclusione co nsentendo perciò di disporre del gettito annualmente ad esse destinato. Sarebbe stato possibile realizzare una nuova piazzaforte superiore a tutte le esistenti sotto qualsiasi aspetto. Stando alle fonti la progettazione della grandiosa opera fu intrapresa nel 1571, quando l a situazione geostrategica mediterranea sembrava prossima al collasso con i Turchi all'apice della spinta espa nsiva . La fortificazione , pertanto , avrebbe dovuto farsi carico di garantire il delicato confine terrestre nei pressi di Udine , sia dalle offensive ottomane che asburgiche . Molto verosimilmente l ' in s perata vittoria navale del 7 ottobre, che cancellò in poche ore la flotta turca determinò verosimilmente un 1ilassa mento della ten s ione ed un rinvio del!' inizio dei lavori protrattosi per oltre vent i an ni l43J _

Al progressivo contrarsi del pericolo turco cont1ibuì anche la formazione di ent ità statuali cuscinetto, quali la co ntea di Gorizia e quella di Gradisca che allontanando l'incombente minaccia dalla frontiera della Serenissima, fin irono pure per allontanare nel tempo la mitica piazza. Senza contare la volontà di non turbare in alcun modo i delicatissimi equilibri faticosamente instauratisi con l ' Austria altrimenti compro messi dalla realizzazione di un'opera del genere a ridosso del confine. Di anno in anno pertanto se ne differì l ' inizio accampan d o i più disparat i pretesti. Si rintra cc iano, infatti, documenti che ancora nel 1583 incitavano a rompere ogni indugio e tentennamento dando finalmente il via libera ai cantieri . Ma occorrerà un altro decennio per uscire dallo stallo e solo allora la costrnzione della nuova Palm a supererà la fase meramente teorica, scavandosi fossati, erigendo co rtine e terrapienando bast ioni, il tutto co n immutata concezione s truttural e ma

Dal punto di vista architettonico l'erigenda piazza a differenza delle precedenti non avrebbe dovuto subire alcun condizionamento né di tipo politico né meno che mai ambientale: non sarebbe stata cioè destinata a tenere a freno riottosi sudditi né s i sarebbe dipan ata su cigli collinari adattandosi ad un abitato medievale. Sarebbe invece scaturita da una progettazione scevra da ogni compromesso, materializzando in tal modo la tanto ricercata isotropia difensiva, conseguenza di un impianto regolare , e la ancora più decantata città ideale. In altri termini una città perfetta dife s a da una cerchia bastionata perfetta 144 >

Un cri s tallo di ghiaccio il cui nucleo di condensazione s arebbe stata una piazza baricentrica e s a g onale ed il perimetro a nove cortine da 230 m di l a to cias cuna per uno sviluppo comples s ivo di 1440. il tutto s candito da nove ba s tioni impiantati in o g ni v ertic e, anch ' essi di assoluta regolarità geometric a 1 51

In pratica: " ... dal 1593. data di fondazione. a quasi tutto il I 600 , la fortezza e la città prendono forma . quella forma che è aITivata fino a noi , che fu deci sa in gran parte sul posto, non appena i tecnici presero diretto contatto con il sito interessato e che fu variata , corretta e smussata, anche a co s to di vibrate protes te presso il Doge, fino a quando non ne fu considerata l'aderenza fra modello militare e modello civile " 140i

In realtà sebbene di improbo accertamento anch e In fortezza di Palma la Nuova al pari di tutte le altre ebbe i s uoi progettisti. Paradossalmente a differen za d e lle tante elucubrazioni su ll a città ideale , ne s suna dell e quali peraltro mai edificata e nota soltanto per la rinom a n za più o meno ampia del propos itore, nella concreta fatti - specie di Palma non si nutre alcuna certezza in merito. 11 che potrebbe dipendere dall'essere scaturita da più cervelli in più fasi ciascuna delle quali importante e nessuna predominante. Tra i più coinvolti risultano nel1' ordine Giulio Savorgnan (1509-1595) , Bonaiuto Lorini (1540-c. 1611) , Vincenzo Scamozzi (1552-1616)

Circa il p1imo sappiamo che fu un: " nobile friulano fedele alla Repubblica di Venezia, [che] durante la sua lunga vita diede il meglio del suo intelletto come condottiero, governatore , ingegnere militare e provveditore al le fortezze , delle quali si curò nei territori d'oltremare , come in quelli metropolitani. A giusta ragion e, quindi, anche la fortezza di Palma può e s sere ascritta alla s ua esperienza e a quella dell ' Ufficio cui era capo" <41 >

Il secondo , invece, di origine fiorentina: " ... impers ona il tecnico militare fra i più preparati d i cui la

Sereni s sima poté avvalers i, gra z ie alle sue es perienze acquisite all'estero e pres so altre signorie. La chiarezza delle sua forma z ion e culturale è te s timoniata dalla s ua opera principale " Delle fortificazioni libri cinque " . Dopo la morte del Savorgnan fu rigoro s o e s ecutore delle s ue idee" c48J

Quanto al terzo: " ... Vicentino, può essere considerato ... l ' esperto in architettura civi le. Continuatore di diverse opere di P alladio ed esecutore di molte altre in Venezia, sc1isse " Dell'Idea del! ' Architettura Universale" e può essere a buona ragione considerato il progettista delle porte e del duomo della forte z za di Palma" <49 > _

Scendendo ulteriormente in dettaglio le motivazioni che si ravvisano aJle s palle della piazzaforte di Palma s ono sempre le mede s ime, ed in quanto tali coeve, di quelle già esposte per Bergamo. Anche in questo caso i prodromi dell'iniziativa si individuano a partire dal 1527 , allorquando si in i zia a discettare sull'opportunità di ridu1Te la stessa Udine in fortezza, con ancora lo strazio turco della regione dinanzi agi i occhi. J Gemoneis tuttavia non consentono l' intervento, perfettamente consapevoli della distruzione di ogni libertà che ta1e trasformazione avrebbe inevitabi I mente richiesto. Ma l'idea torna a riproporsi pochi anni dopo rilanciata da Francesco Maria della Rovere con una apposita relazione trasmessa da Pesaro a Venezia nel 1536-37. Sebbene anche in questo caso la proposta restò priva di conseguenze si continuerà a parlare di fortificare Udine almeno per altri venti anni ancora, fino oltre metà del XVI secolo. Sotto il profilo strettamente geometrico la cerchia di Palmanova è un poligono regolare a nove lati: ad ogni spigolo sta innestato un bastione dì tipo canonico con due fianchi rientranti, protetti da altrettanti orecchioni. Tutt ' intorno corre un fossato che riproduce l'identica configurazione perimetrica. Urbanisticamente la città appare frazionata in sei fette, o sestieri, triangoli acuti con il vertice smussato di 60 °, ampiezza facilmente compatibile con il poligono d"impianto il cui lato corrisponde ad un angolo cenLrale di 40 ° : un lato e mezzo. 11 che in pratica cordsponde al succedersi dì assi stradali radiali che partendo ciascuno dalla mezzeria del lato della piazza esagonale terminano alternativamente una volta sullo spigolo e la successiva sulla mezzeria di ognuno dei nove lati. Per cui ciascun bastione può idealmente considerarsi la cuspide di una freccia la cui asta è la suddetta strada. Quanto alla scansione concentrica viene assicurata da quattro anelli sempre esagonali concentrici ad intervallo costante. Il suddetto reticolo viario, molto simile ad una ragnatela, determinava in s ule abitative a forma di trapezio rettangolo, con basi progressivamente minori ed altezza invariata verso l'esagono centrale.

Tre gli ingressi principali della città, realizzati con porte monumentali precedute da altrettanti ponti che scavalcano il fossato principale dopo aver attraversato le opere avanzate che nel tempo s i aggiun sero al corpo centrale della piazzaforte. Circa la loro connotazione va osservato che essendo: " gli unici edifici visibili dall'esterno della Fortezza, sono di aspetto monumentale e di fattura piuttos to accurata. La loro opera è attribuita a Vincenzo Scamozi più che per una precisa documentazione in proposito, per il ruolo ch'egli ebbe al servizio della Sereni s sima, per la sua documentata presenza in Palma in diversi momenti , per motivi stilistici e per quanto egli ha lasciato scritto nel suo trattato" 150 ) Le porte , infatti , pur ostentando un tradizionale impianto planimetrico con corte cli sicurezza centrale e due ordini di chiusure, tradiscono una calibrazione verticale in funzione dì ruolo non attivo non abituale: quello di postazione per batterie alquanto sopraelevate rispetto alla quota dei bastioni. In altre parole una sorta di curiosi 'cavalieri ' capaci di fornire una difesa attiva. Scriveva al riguardo lo Scamozzi che Je: " ... porte della fortezza ... quando esse sono nel mezzo delle cortine, in modo che e ss endo molto lunghe potessero servire per cavalieri: però non si devono elevar molto di fabrica sopra i parapetti di es se cortine; ma basterà due passa più , che ven-anno due passa meno dai cavalieri descritti, e questo modo non impediranno le difese, e essi offenderanno benissimo dall ' una e dall'altra parte. Nel mezzo di esse si farà l'andar principale, e uno a destra e l'altro a s inistra, tutti in volto sostenuti da grossi pilastri di pietra e buona mura di mattoni, overo quando non s i facessero il cavaliere sopra, farle una corte scoperta e libera; di qua, e di là coperti da passeggiate e tenir l'armi di soldati che vi stanno alla guardia, e più dentro dell'une, e dell'altre vi si facciano le loro habitationi, e luoghi da foco per il verno, e altre comodità bisognevoli ai soldati. Gli ornamenti all'aspetto di fuori e di dentro delle Porte devono essere sodi , e robusti, acciò possino resistere all'ingiurie de' tempi, e alle offese de' nemici, ma però ch'abbiano del grave, e fatte con belle modanature: e perciò non sono da lodare alcuni, i quali ne· tempi passati, come ance al presente hanno fatto Porte di tanta delicatezza, che paion o Archi trionfali: laonde quando so no s tate offese d a l] ' artiglierie. allora s ono rima s te come trofei di nimi c i , e altri poi all'opposto le hanno fatte tanto vili, e abbiette , così di forma, come di materia , che non s i converrebbero piuttosto ad ogni altro genere d 'ed ifi c io pubblico, e privato , che alla di g nità di recinti d e ll e Città e Fort ezze" <511 •

Un complesso siste ma di cana li zzazio n e, tipico della competenza in materia dei Veneziani , fu adottato per fornire d 'ac qua la città e p e r allagarne i fossati, s en za però che ri stag nando v i finisse co n ammorbare l 'a ria. In pratica un g ro sso flu sso idric o , un vero fiume ve nn e diretto ve r so Palm a. Prim a di p enetrar v i la s ua corrente ve ni va divisa in due p ar ti , dell e quali la prima d es tinata alla di s tribu z i o n e civile , s i immetteva in una apposita canalizzazione senza alcun salto di li ve llo. La penetra zio n e avve niva ne i press i di porta Udine mediante l'acquedo tt o monumentale fa tto cos truire da Alvise Molin ne l 1665 : e g ià quest ' ultim a data per una pertinenza vitale di una piazzaforte confe rma implicitamente l'abnorme protrars i dei l avo ri.

Quant o a ll ' acqua di uso militare , dopo una se nsibile caduta veniva in cana l a t a verso il fossato, circondando l a fo rt ezza pe r l ' int ero p e rim e tro , costruito con una se n s ibil e pendenza io modo da favorire il formarsi di una leggera corrente. Ed il deflu sso infatti grazie a tal e acco rg im e nto avveniva ne i press i di P o rta Aquilea, diri ge nd o da lì ve r so il mare , formando così un canale navigabile. Prim a però conflu i va nello stesso a n c he l ' acqua r es idua civ il e, fuoriusce ndo dalla rete fognaria attrave rso du e fori praticati ne l basamento bugnato dell a s te ssa porta. In ne ssun punto sottosta nte alla ce rc hia quindi le acque di sco lo l a mbi va no, s i a pur diluite la s te ssa, accorta precauzione per evitare la sia pur minima possibilità di esalazioni.

Dal punto di vista cronologico l'avanzamento dei lavori , dopo un veloce avvio, iniziò progress ivamente a rallentare, forse anche per il contestuale venir meno degli aiuti esterni. Per i primi anni infatti: " ... Crema fornì a nche due centurie di steITatori al cantiere della nuova fortezza. Per l 'a pprovvigionamento dei materiali da costruzione, dal momento che il s ito non poteva fornire che ghiaia, si doveva Iicorrere per i materiali lapidei alle vicine cave di Medea per i mattoni , invece, non si esitò a se rvirs i anche di quelli che costi- tuivano alcuni tratti delle difese di Treviso, che - conseguentemente - veniva a perdere d'importanza nello scacc hiere veneziano.

Con l'andar del tempo, però, l'entusiasmo iniziale andò scemando e ogni pro vved itore generale a Palm a aveva il suo bel daffare a ricorrere al Senato per concludere i vari settori, che potessero dare all'insieme de lle fortezza una parvenza di essere realmente tale ... Ma evidentemente Vene z ia non se ne adonta. Con ogni probabilità è già paga dei risultati ottenuti, avendo impostato concretamente una macchina del gene re; e solo questo fatto serve a intimidire l'avversaiio , comunque ad allertarlo su lle serie intenzioni di lei .. .'' 1521

lNGEGNO E PAURA TRENTA SECOLI DI fORTIFIC/\ZIONI IN ITALIA

Note Capitolo Terzo

1 Tn realtà veniva a mancare il terreno che avrebbero dovuto percorrere gli attaccanti so tto i l tiro radente ed incrociato dei bastioni. L'altura infatti non si equiparava ad esso poiché essendo le sue pendici di roccia non potevano ridurs i a pendenza costante, supposto ind ispensabile per l'ottimizzaz ione del tiro radente. La pendenza naturale, estremamente variab ile fin iva inevitabilmente per creare numeros i settori battibili soltanto con il tiro ficcante, con evidentissima contrazione di efficac ia. Non a caso il gen. E. ROCCHI, Traccia per lo studio della fortificazione campale, Torino 1904, p. 153, ricordava per la difesa in montagna: "ln generale la difesa dovrà fare larghissimo assegnamento sul fuoco mirato e diretto con precisione... eia buoni tiratori .. .''.

2 Per stabi lire quanto una fortezza bastionata di montagna fosse deficitaria rispello ad una coeva di pianura, basta val utare quanto si discost i dalle principali rego le dei maggiori trattatisti i n materia intorno al 1560, che in pratica possono ridursi alle seguenti: I ) La fortificazione risulta più efficace quando, a parità di supertìcie racchiusa, è magg iore il numero dei bastioni e minore l'estensione delle co rti ne i nterposte; 2) I bastioni ottusi sono di gran lunga da preferire rispetto a quell i acuti: 3) Tfianchi devono rientrare rispetto alle facce, d isponendosi quasi ortogonalmente, con vari ordini di cannoniere.

Nella maggioranza delle fortezze dei Presidi abbiamo appena 4 bas tion i, con angol i molto acuti e cortine interposte molto lunghe. senza a lcun tipo di fianco rientrato , conseguenze tutte impu tabili al loro impianto apica le!

3 U na pu ntuale descrizione de ll e connotazioni morfologiche de l l'Argen tario, logicamente a l l'epoca delle vicende in questione , è forn ita da L. BUZZELU, Descri zione di Orbetello e Monte Argentario 26 ottobre 1613, ms Archivio Comunale d i P iombino, Fondo Cardare ll i, B. 131, c 37.

4 Così G. VASAR I Le opere , cit. tomo VII, pp. 614 -616: "Bernardo (nato nel 1536; morto nel 1608) Bernardo Timante Buontalent i... ebbe nella sua fanciu ll ezza i primi princiP.i della pittura dal Vasari; poi, cont inuando, ha tanto acquistato che ha servito molti an n i e serve con mollo favo re l' illustrissimo signor don Francesco Med ici , pr incipe di Firenze, il qua le l'ha fa tto e fa continuamente lavorare ... E se avesse costui quando era giovinetto (se bene non passa anco trenta anni) atteso agli studii de l l'arte, sì come attese al modo di fortificare, i n che spese assai tempo, eg l i sarebbe per avventura a ta l grado d'eccellenza, che altri stup irebbe :·.

5 In merito alla for tificaz ione in montagna cfr. M. Ascou. F. Russo, La difesa dell'arco alpino 1861-1940, Roma 1999, parte prima, pp. 54-60.

6 Da G. DELLA MONACA , D RoSELLI, G. Tosi, Fortezze e torri , cit., pp 124-25.

1 l dem, p. 126 .

x Per i cannoni petr ie ri che tiravano proietti frammentati, schegge di pietra o di ferro, non era possibile esprimere il calibro assoluto che a ll 'epoca corr ispondeva a l peso de ll a palla. In particolare d ivenne prassi consolidata quando le palle furono esclus i vamente di ferro es istendo allora una immutab il e co rr ispondenza b iunivoca fra la l oro massa ed il loro d iametro, appena inferiore a quello dell'an i ma. Pe rtanto per dimensionarli si faceva riferimentO a l calibro che avrebbe dovuto avere l 'eve ntuale palla compa t ib ile con la loro anima.

9 Come già osse rvato in precedenza. non di rado negl i in ventari delle munizioni presenti nelle piazze marittime rinascimentali anche in quelli del XVII secolo compaiono alquante palle di pietra. Non si tratta di residui de i secoli p recedenti ma palle di recente fabbricazione, realizzate per almeno d ue probabili ragion i: forse per carenza di palle cli fe rro, forse pe r effettuare impatti più devastant i sugli scafi nemici a distanza ravvicinata . Le palle di pietra infatti impattavano con veloc ità mo l to minori di quelle di ferro e quindi non trapassavano gl i scafi da parte a part e ma si l imitavano a schiantarne da un solo la to il fasciame, ap rendovi perciò falle molte volte irreparabili . La co nd izione ind ispensab il e quanto rara d' impiego, dal che la presenza irrilevan te d i siffatti proietti, era che l'imbarcazione nem ica offrisse la fianca ta a b reve distanza dalle batterie costiere. manovra peraltro s u icida. Ad ogni buon conto non essendo la pie tra co rros i b il e a nche in ambienti fo rtemente sa lmastri non esistevano l imi ti alla lo ro co nservazione.

10 A.G.S., Estado 1475, f. 100.

11 D a G. DELLA MO NACA, D. ROSELLI, G. Tosi, Forte zze e torri , cit .. p. 135.

12 Idem, p. 136.

13 Idem, p. I36.

14 A.G.S .. Estado 1475, f. 100.

15 Così rec ita il verbale de l 1564: " .. .// for1e di Monte Filippo si 11vva entro l'altezza che deve avere fino al cordone. Mancano per completare la porta del detto forte, oltre ad alcuni particolari che si devono eseguire al! 'interno e che sono avviati, il corpo di guardia e la casa del castellano che deve essere collocato supra la sressa porta f Inoltre] si devono riempire quattro cannoniere, i due

LE CERCHIE BASTIONATE EX NOVO FORTEZZE BASTIONATE D'ALTURA

cavalieri e la tenaglia e le sue casematte Sono da complewrsi quattro camerate per i soldati oltre a/Le sei che già ultimate .''.

A.G.S., Es1ado 1052, f. 79.

16 A.G.S Estado 1060, f. 121.

17 A.G S., Estado 1065, f. 41

18 A.G.S., Estado 1062, f. 155.

19 In merito cfr. F. Russo. Guerra di corsa, Roma 1997, tomo I, pp. 43-49.

20 Al di là di tutte le notizie più o meno attendib ili sulla segreta regia cli Venezia nell'attacco turco ad Otranto è certo c he la caduta della disgraziata citta din a pugliese seguita da l massacro di un miglia i o dei s uoi abitanti e la deportazione per la sc hiav itù di tutti gl i altri, fu sa l utata a Venezia con manifestazioni di gioia. In una lettera ad Ercole d'Este dell'8 agosto del 1480, quando ancora la città tentava di speratamente di res istere all'assedio. si può leggere :" ... qua se ne ride et se fusse liciro alla brigata io credo che /ariano fogi e campane .' '. La citazione è tratta da P. EGIDI, La politica del Rei,w di Napoli negli 11/ti111i mesi def/'anno 1480, in Arch. Stor. Nap , n° XXXV. Napoli I 91 O, p. 706.

2 1 L'ipotes i non appare affatto assurda essendo quella procedura. sosta nzialmen te suicida, la prass i politica dei var i potentati italiani all'avven to de ll' età moderna. Fra ess i non mancò nemmeno lo Stato Pontificio che in va ri e c ircostanze s i tro vò all eato con le forze turche. Per approfondimen ti cfr. P. P1 ER1, J/ Rinascim ento , ci t. , pp. 320 -398.

22 La c itazione è tralla da A. FUMAGALLI, Fortifiw-:, ioni venete a Be1ga1110, in Le mura di Bergamo, AA. VV., Bergamo 1977 . p. 4 .

2 3 Da A F UMAGALLI. Fortfficazioni cii., p. 6.

24 Da A. FUMAGALLI, Fortfficazioni , cit., p. IO.

25 A.S.V.. Delih. Senatao, F. 34, Rela-::,ione di -~for-:,a Pallavicino, 13 lug li o 156 1 La c itaz io ne è tratta da V. FOPPOLO, La costru-::,ione delle mura venete. in Le mura , c it., p. 32

26 A.S .V., Deli/J. Senato. F. 34, 15 lug li o 156 l. La citaz ione è tratta da V. FOPPOLO, La cos tru : ione cit., nota n 13, p. 57

27 I dati so no ri cavat i da lle relazion i coeve custod i te nell'A.S.V. , S e nato, Terra. R e la -::, G. Gabriel. 20 ott 1561 e rei. F Venerio 6 no v 1561, in Re/a : dei Podestà e Capitani veneti al Senato, voi. I. La citazione è tratta da V. FOPPOLO, La cost ru:ion e cit., nota 11 ° 23, p. 57

28 Da V. FOPPOLO. La costru -:, ione c ii.. p. 35.

29 Biblioteca C ivica di Bergamo, Rela -:, ione di F Venerio, 6 nov. 1561 La citazione è tratta da V. FOPPO LO u, custru:ione , cit.. nota n° 44, p. 58.

30 Da V. FO PPO W. La costru:ione c it., p 39. Agg iun ge inoltre I' A ., nota 11° 54 p. 59. la: " relazione era accompagnata da un grafico della fo rtezza, dove era no seg nati in rosso i tratti di mura in pietra già costruiti, in verde i tratti di semp lice terrapieno, in bi anco i tratti d ifesi ancora da lla muraglia vecc hia .''. TI grafico, purtroppo, è scomparso per cui le conclusioni esposte dalr A. sono dedotte dalla interp retaz ion e della re lazione.

3 1 A.S. V., Collegio rela:ioni. B. 52, 17 lu glio 1590 La ci tazione è tratt a da V. FOPPOLO. La costru:ione cit.. p 42.

31 Da V. FOPPOLO. La costru:ione , c it.. p . 46.

3 1 T dat i su ll'armamento so no tratti da u na re lazione de l capitano Stefano Tri visan compilata 1'8 febbra io del 1600. Da V. FOPPOLO, La costru-::,ione cit., nota 11 ° 93, p . 6 1.

3-1 1 dati so no tratti da G. De ll a Chiesa, Le mura c inquece111esc lze da Pur/U S. Loren-::,o a Porta S Alessandro, in Le mura , cit., pp 66- 107.

15 Da G. LABA/\ , Il Forte di S. MARCO in Le mura. cit., p. 118.

Jh Da G. LABAA, Il Forte ... , cit.. p. 121.

1 7 Da G L ABAA ll Forte cit., p. 131.

38 li viceré Francesco Bazab de Bonavid mare. di Bajona. restò in carica fino a l 1676 . Per approfondimenti cfr. G .E. D1 BL ASI. Storia cronologica de' Viceré, Luogo1ene111i e Presidenti del R egno di Sicilia, Palermo 1974. vo i. L pp. 623-83

19 Sull'episodio cfr. G. ROMANO e COLONN/\, Della c ongiura d e i Ministri del re di Spagna contro la fedelissima ed esemplare c ittà di Messina , Messina 1676, pp. 354- 355.

10 La citazione è tratta da P. SIGILLO. Una vecchia forte-::;:.a messinese mvina: Don Blasco, origini e vicende, in Boli. ISCAG 11° 4. Roma 1936.

• 1 Traduzione de ll ' A. ciel documento spag nolo originale cus tod i to pre sso A.G.S .. Estado, 3527, 135 apri le 1680 .

41 Per approfond i menti cfr. l. HoGG, Storia dellefortijìca:ioni, Novara 1982, pp. 129 e sgg.

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