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ANTJCORSAR E

secoli precedenti, molti stati magrebini avevano regolarmente acquistato grano in Puglia ed in Sicilia, senza alcuna recriminazione <281 • Il fanatismo e l ' intolleranza religiosa, caratteristiche tipiche della Spagna imperiale cinquecentesca, vietandone r esportazione , annientarono quel delicato equilibrio commerciale vigente tra le due sponde. Considerazioni strategiche posteriori ribadirono tassativamente l'interdizione e per conseguenza molti corsari si specializzarono nella caccia ai mercantili ed ai convogli carichi di grano. Fu questo il motivo che rese particolarmente pericoloso il mestiere di marittimo, implicando per giunta ogni periplo quasi un mese di navigazione. Ovvio che il dispositivo di difesa anticorsara che i viceré spagnoli si accingevano a varare fosse auspicato, ancor più dalle popolazioni rivierasche, proprio dalla derelitta categoria con immaginabile partecipazione. Del resto la difesa dei mercantili in rotta dalla Puglia <29 > ostentava indubbie valenze politiche delle quali i viceré si dimostrarono sempre estremamente consapevoli. Il far per- venire regolarmente il grano a Napoli, infatti, non costiluiva una conferma della sensibilità dei governanti verso i suoi abitanti, ma soltanto un efficace espediente per evitarne le paventate rivolte popolari, che di tanto in tanto esplodevano con inaudita ferocia. Il che obbligava ad escogitare un sistema di difesa costiera capace di proteggere anche le imbarcazioni naviganti lungo le coste, senza nulla logliere alla protezione degli abitati, non fosse altro che per giustificarne il mantenimento economico da parte degli stessi. Pertanto come si era drasticamente frustrata la minaccia invasiva ottomana tramite un 'efficace catena di piazzeforti marittime, si sarebbe dovuto tenere sotto controllo quella corsara. tramite un'ininterrotta catena di torri costiere armate con i moderni cannoni navali, ormai pienamente disponibili.

Molti autorevoli storici hanno sempre sostenuta la tesi che una vera e più efficace difesa anticorsara del Regno si sarebbe potuta, e dovuta, effettuare sul mare. Una nutrita flotta di unità da guerra pattugliando la frontiera marittima, sorvegliando le rotte e magari attaccando i covi corsari avrebbe dapprima annientato le incurs ioni e quindi estirpato il crimine stesso. Quanto poi al perché della mancata attuazione di un progetto tanto ovvio e risolutivo, vengono accampate motivazioni politich e, per tutte quelle dell'opposizione spagnola alla creazione di uno st rum e nto bellico tanto potente da la sc iare poi nell e mani di sud diti più o meno infidi <30> ln realtà però la causa fu sem pre e soltanto economica, occorrendo per una iniziativa del genere una disponibilità di ri sorse lontanissime da quelle del Regno e non ultimo di forzati per i re mi. Ogni galera, infatti , ne richiedeva dai 180 ai 300, e ntità perciò che ascendeva ad oltre 15.000 per una squadra di so le cinquanta unità , tenendo conto delle immancabili sostituzioni per infermità, morte , ecc. 15.000 individui che oltre ad essere in qualsiasi modo acquisiti, o acquistati , dovevano incessa ntemente essere nutriti , custoditi e so r veg liati per oltre sei mesi l'anno in appositi reclu so ri , meglio noti come bagni. E nonostante la cinica buona vo lontà dei tribunali, l'intero Reg no mai di spose di tanti condannati, ovviamente dai requisiti fisici compatibili con il massacrante impiego. Quanto poi all ' approvvigionamento di sc hiavi musulmani, di ingentissimo costo avendo tutte le marinerie dell'epoca l'identica esigenza, l'offerta fu sempre cli gran lunga inferiore ai bisogni.

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Tra sc urando per semplicità tutti i menzionati insormontabili ostacoli, quale sa rebbe stato l 'effe ttivo apporto di una cinquantina di galere diluite lungo un perimetro di oltre 2000 km rispetto alla ventina concretamente disponibile? Attualmente la so la costa pugliese è sorvegliata costantemente d a sofisticati impianti radar, per lustrata giorno e notte da decine di velocissime motovedette, scrutata da frequenti so rvoli di elicotteri, solcata da innumerevoli unità navali mercantili e militari , eppure qua si ogni notte battelli di clandestini riescono ad atterrare su di essa. Un barcone ogni 40 km di litorale quale guardia avrebbe potuto espletare? E quante probabilità avrebbe avuto di avvistare un ' unità corsara in avvicinamento o di incocciarla in fase di attacco? Praticam ente insignificante la differenza tra quella flotta meramente teorica, quanto irraggiungibile, e quella regnicola. Nel 1798, quando nessuna restrizion e spagno la impediva al Regno di Napoli di incrementare la sua flotta, peraltro ormai affatto insignificante, il s uo comandante in capo, certamente competente in materia più dì un qualsiasi moderno studioso, scriveva al riguardo: " in idea generica non si crede di alcuna utilità un corso di Legni da Guerra sciolti, che vadano nella vastità dei Mari cercando i Corsari nemici, essendo riflessione dolorosa, ma vera . che i Corsari Barbareschi preparati per una scappata di pochi giorni hanno un cammino molto superiore; onde in tutte le cacce contro i medesimi nella proporzione di dieci, uno sarà predato dai nostri Legni, e nove sono solamente scacciati da un luogo all'altro, e se non possono fare prede dentro il limitato Orizzonte del Legno da Guerra, che gli ha scoperti, e inutilmente inseguiti, passano in poche ore a fare prede in mille altri punti inosservati e soli ... " (3 1l

Si spiega così la s traordin aria impunità operativa goduta dai corsari , che appaiono quasi immuni ad ogni cattura e sembrano sfuggire fortunosamente alle infinite perlustrazioni ed ai minuziosi pattugliamenti espletati sistematicamente dalle galere della flotta ispano-napo letana- s iciliana , da quella veneziana, da quelle de i due ordini militari di Malta e S. Stefano. Queste vo lendo tentare un stima ammontavano , sempre alla stessa epoca, a circa 60 quelle di Venezia, a 10 quelle dello Stato Pontificio e dell ' Ordine Stefaniano, a 4 quelle di Malta e a 50 al massi mo quelle spagno le. Ad opporvisi, e ludendone la vigilanza, un nugolo di battelli di tutte le dimensioni composti da un centinaio di unità d'as sa l to maggiori, oltre ad una pletora di imbarca zioni minori ed ausiliarie, di improba quanti zzazione 132 J _ Circa la tipologia prevalente si trattava per lo più di fuste, unit à dai requi siti ideali per l'attività corsara fra il XVI-XVII secolo, appena più piccola della famigerata galera ma quasi sempre con un maggior rapporto peso/potenza mi In sos tanza un 'imbarcazione molto sottile, di notevo le finezza, lunga circa

Anticorsare

50 m e larga 4 m. Scarsissimo il pescaggio, mai superi ore a 1.5m e pressappoco equivalente l ' altezza dell'unico ponte sul galleggiamento. La propulsione era remi ca per gli spostamenti veloci, le manovre, gli atterraggi e gli abbordaggi, velica per le crociere di trasferimento e caccia. In questo caso un unico albero, facilmente ammainabile lungo la corsia per meglio mimetizzarsi, ne sopportava la grossa vela latina. Normalmente contava dai 18 ai 22 banchi di voga per lato con due uomini per remo, non di rado persino quattro, fittamente costipati sull'unico ponte, divisi in due bande: configurazione e connotazioni praticamente identiche alla galera per prestazioni migliori. Unico loro vero limite, comune ad entrambe, la risicata autonomia idrica mai eccedente i cinque-sei giorni. Indispensabili perciò le famose acquate, ovvero i rifornimenti presso le foci dei fiumi, prassi risaputa e pertanto di fondamentale interdizione nel dispositivo anticorsaro. Un'altra prestazione critica delle fuste di cui si tenne debito conto fu la loro velocità di navigazione a vela. In tale circostanza, indispensabile per disporre di ciurme pronte allo sforzo al momento opportuno t 34 i, la fusta non superava i cinque nodi. Poiché anche i corsari navigavano lungo la costa, i I loro avvistamento prontamente trasmesso con segnali ottici li precedeva non di rado di alcuni giorni, consentendo perciò di predisporre gli opportuni rimedi, consistenti nei casi più gravi nell'evacuazione dell'intera fascia costiera con l'arresto della navigazione commerciale. Ed anche di tale opportunità il dispositivo difensivo tenne debito conto, adeguando la catena di torri alla funzione di stazioni semaforiche di ricetrasmissione degli avvistamenti, in maniera da scongiurare simili paventatissime sorprese 135 J Tuttavia fu solo col superamento dell'avvilente sorveglianza, cioè dell ' aleatorio allarme lanciato con il suono della campana o della brogna, che la difesa anticorsara poté iniziare a definirsi realmente tale. Il che avvenne, come accennato, quando fu concretamente possibile cannoneggiare le unità corsare in fase di atterraggio o di agguato, ovvero quando la tecnologia rese disponibili artiglierie ad anima prolungata ed a sezione maggiorata , propriamente definite navali. Cannoni acco1tamente progettati per tirare rapidamente e con una traiettoria tesa più lunga contro bersagli fragili e sfuggenti. Nati per colpire le navi tirando dal ponte di altre navi pezzi siffatti garantivano prestazioni persino migliori quando tiravano da terra.

L'artiglieria p er le torri

La difesa costiera continua proprio per i suoi immensi sviluppi , e quindi costi, è da sempre funzione di un preciso progetto d'intenti, con rigidissimi parametri da soddisfare. Di essi senza dubbio condizionante è quello del tempo di resistenza in opposizione ad un ben determinato nemico, che essendo tradizionalmente noto è altrettanto abitualmente definito nelle sue potenzialità offensive. È talmente vincolante que s to dimensionamento che, lungo le marine italiane a partire dallo scadere del medioevo, si iniziarono ad approntare due diversi sistemi di interdizione costiera , antinvasivo ed antincursivo. Precipue le relative fortificazioni calibrate per le antitetiche esigenze, non potendosi sopperire all'una potenziando le piazzeforti del primo o all'altra moltiplicando i capisaldi del secondo. Ed in ciò giocò la notevole evoluzione del I' ingegneria militare che si manifestò sul finire del Medioevo.

Indubbiamente la consapevolezza della superiorità della propria ingegneria militare fece prefeiire la condotta difensiva a quella offensiva. E se interessi strategici obbligavano le armate ottomane a cimentarsi contro le fortificazioni occidentali con investimenti ossidionali, puntualmente risoltisi in altrettante allucinanti ecatombi, persino quando coronati da successo, nessuna ragione spingeva i corsari barbareschi a seguirne l'esempio. Per cui evitarono accuratamente ogni contatto persino con le opere più elementari quali appunto una torre dalla cui reazione balistica avevano tutto da perdere e dalla cui conquista nulla da guadagnare.

L'avve nto di un· artiglieria m o derna , le ggera ed e fficace re se perciò finalment e attuabile que ll o che inutilme nte s i andava e lu c ubrand o da tempo: la difesa a tti va e continua, quasi una chiu. ur a virtuale, dell'int era frontiera marittima. Facile concret izzar la tramit e l'impianto opportunamente scag lionato di piccole p ostaz io ni d i a rtiglieria . L'opzione o ltre ad offrire alle popolazioni riviera sc he una s ufficiente ga ranzia esistenz ial e. consent iva. con opportune s oluzioni c irca il tipo di s truttura da impie gare , d i e tend ere un· efficaciss ima protez ione al ca botag gio.

Prim a della metà del '500 ipoti zzare torri in grado di batt e re co n i loro ca nnoni lo pecchi o di mare anticante, in te mpo util e e con tiro mirato efficace appariva mera utopia. L e coeve bombarde, p es anti ss ime e di infima caden za cli fuoco , non consentivano alcuna illu s ione al rigu a rd o: tirar e a ll e imbar caz ioni. certamente fra g ili ssime, ma altrettanto certamente sfu gge nti esulava dalle l oro potenzialità n61• I rari toriioni appo s itam e nte eretti ostentavano dimen io ni colo~. ali. ve ri castelli s ul m a re, co n esiti 1idic o li . B e n di ve r e le caratterist iche e l e pre s tazioni delle artiglierie navali e l aborate appe na pochi de ce nni dopo. a com in c iare dai loro ag ili affusti a quattro rotelle. a cassa. c h e posso no così s intetizza rs i: l" Calibro modes t o. esse ndo inutili gra ndi en erg i e cinetich e residue per la fragilità dei bersagli.

2a Minim o peso del pe::,::,o e quindi di fari/e manovra e di contenuto cos to.

3a Grande celeriTà di brandeggio, m •1•ero ampia m ob ilità rota t or ia del pe::,::,o p e r seg uire lo spos tam ento dei bersa g li sa Minimo co nsumo di muni::, i o ni , req uis ito c he oltre ad abbattere i tempi di attiva::,ione ed i costi di gestione aume1/ta1 1a l'au10110111ia del ca po s aldo.

4° Nolel'ole cele rit à di ca ri came n to e di punt eria, anche c on soli due serventi, e quindi alta ca d e nza di jiwco.

6" Estrema comra::,ione d e ll e dim e nsioni d e ll e pia::,::,ole di Tiro , d efinite architetlo11icame111e 'pia::,::,e ' .

7a Minim e so llec ita ::, i o ni di reaz ion e e quindi s trutwre di supporto, nella fa1tispecie 1orri più leggere e se mplic i.

L'elaborazione di una torre per artiglieria radicalmente innovativa, supponeva la disponibilità di cannoni radicalmente innovativi, cioè di bocche da fuoco nettamente diverse per conformazione, caratteristiche tecnologi.che, modalità d'impiego e potenzialità distruttive, dalle arcaiche bombarde. Ed intorno alla metà del ' 500 pezzi del genere, come accennato , non solo esistevano ma si erano già specializzati in funzione del precipuo impiego in ambito navale. In particolare i calibri minori, ma non per questo meno micidiali ,.m, sembravano ideali allo scopo. Pochi serventi bastavano al loro maneggio, pochissima la quantità di polvere necessaria , minimo lo spazio di rinculo: del resto tirare contro bersagli di legno mobili non richiedeva enormi energie cinetiche residue ma soltanto grande celerità di manovra. Non implicavano, inoltre, rilevanti esperienze balistiche: basti pensare che per mirare si traguardava sopra la canna , esattamente come in un attuale fucile da caccia! Sotto tutti gli aspetti ottimi per armare toni costiere di contenute dimensioni e di ancor più contenuta guarnigione. L'ado zione di pe z zi di piccolo calibro per respingere le unità corsare potrebbe a prima vista sembrare una marchiana incongruenza. Quale danno, infatti, poteva arrecare una palla di ferro grande come un arancio ad uno scafo di oltre cinquanta metri? Occorre però considerare che essendo le imbarcazioni corsare, esattamente come le galere propulse a remi, sul loro unico ponte si costipavano centinaia di schiavi, per cui una solitaria palla che vi fosse pervenuta con traiettoria radente ne avrebbe dilaniato molti. A quel punto compromessa la sincronia di voga, decurtata la velocità e notificata la presenza, sfuggire alle unità della guardia, o ad a ltri colpi, diveniva estremamente difficile. Senza contare che r obbedienza della ciurma, estorta col terrore dello scudiscio, svaniva col terrore del cannone, innescando disperate ribellioni che imponevano nella migliore delle ipotesi rinterruzione dell'azione.

Sebbene efficacis s imi a battere ogni tipo d'imbarcazione, cioè in fazione offensiva, i cannoni navali di qualsiasi calibro risultavano assolutamente inutili per il tiro ravvicinato, cioè in fazione difensiva. In poche parole quand'anche s uJla piaz z a di una torre in caso di a s salto alla stessa non s ervivano a nulla , evento che per risaputa esperienza costituiva spess o il prodromo di un·incursione. La grave deficienza fu ris olta con un secondo pezzo, paradossalmente una delle più vetuste e rudimentali bocche da fuoco: il petriero. Già il nome mutuato da una catapulta medievale ne evidenzia r arcaicità: s i trattava, infatti, di una s orta di tubo di ferro forgiato, alla cui estremità po s teriore veniva incastrato un otturatore, bloccandolo con una braga. Il termine otturatore per la verità è alquanto anacroni s tico , trattandosi di una sorla di boccale da birra , contenente al suo interno sia la polvere che il proietto , per lo più schegge di pietre o di metallo tenute ferme da un tenero diaframma di legno. Al momento dello sparo, fragorosissimo , il petriero eruttava perciò una micidiale rosata , mortifera in un raggio di una cinquantina di metri , s imile quindi ad una gigante s ca lupara . Considerando , infine, che ogni petriero di s poneva abitualmente di alm e no tre otturatori ric,uicabili anticipatamente e che poteva tirare vers o il bass o , quasi in verticale è facile immaginare la fine riservata agli incauti as s alitori dalle sue sventagliate. Ovviamente a condizione che la fortificazione dispone ss e di idonee cannoniere verticali, ricavate magari al di sotto di quelle orizzontali che scandivano il parapetto.

I prodromi d e l to rreggiame nt o

Ad una catena di torri, contiguamenre intervis ibili , concepite per l'impiego di artiglie1ie leggere, di tipo navale, ciascuna presidiata da due o tre uomini, s i delegò la difesa anticorsara, definita nella dizione del!' epoca torreggiamento. Il loro intervento balistico e cli allarme, ottico ed acustico , contenne per circa tre secoli gli insulti corsari turco-barbareschi finalizzati alla presa di inermi abitanti e di pacifici mercantili.

È fondamentale, per meglio recepire la modernità del piano vicereale di torreggiamento del Regno di

Napoli, ribadire che soltanto pochi decenni prima del suo avvio nel I 563 sarebbe stato assolutamente utopico contemplare una medesima concezione di interdizione attiva. Tecnicamente ed economicamente fattibile, quindi, solo dopo tale data: " ... costruire su tutti i punti della costa, dietro indicazione dei regi ingegneri , torri in vista una dell'altra in modo da costituire nell'insieme una continua ininterrotta fortificazione: tutto il regno doveva essere chiuso da ogni banda " (38> Pur configurandosi i capisaldi vicereali abbastanza simili architettonicamente in prima approssimazione, alle più antiche tolTi costiere a pianta quadrata, delle quali condividevano esclusivamente i compiti di avvistamento e segnalazione, rappresentavano in effetti fortezze in miniatura.

Il modernissimo dispositivo di difesa costiera imperniata su diverse centinaia di siffatte torri dotate di adeguare artiglierie, suscitò diffusi consensi per i suoi modesti oneri, economici ed umani, nonché per la sua intuibile affidabilità. Superflui tra l 'a ltro i tanto aborriti stanziamenti di guarnigioni spagnole nelle adiacenze dei centri abitati, tanto vessatorie nella quotidianità quanto passive al momento del bisogno per la loro scarsa mobilità, ed inutili ulteriori arruolamenti. Le stesse torri , opportunamente dislocate , si sarebbero fatte carico, non soltanto di frustrare le funeste razzie rivierasche, ma soprattutto della protezione del vitale fluire del cabotaggio, sventando gli agguati, coprendo costantemente la teoria dei mercantili con le artiglierie. Senza contare che tramite la loro diuturna vigilanza sarebbe stata perennemente attiva una sensibilissima linea perimetrica di preallarme affinché:

" ... vedendo fuste facessero fuoco di con tinuo lsegnalazione ottica a fuoco di notte e fumo di giomoJ e che lutte le torri dovessero corrispondere /"un con l'altra nel tirar li masco/i [s parare con i cannoni petrieri: segna laz ion e acustica l .'' ,w>

Il criterio informatore emergente impone un ulteriore approfondimento circa le esigenze da soddisfare. Oltre alla rievocata prescrizione di allertamento, I' a- zione ostativa o di ss uasiva attiva prefigurata per la stragra nde maggioranza delle torri tramite le artiglierie di cui erano dotate , iniziava nel! ' istante della penetrazione dell'imbarcazione nella gittata dei suoi pezzi. Ovviamente in caso di fuga, cessava al momento della fuoriuscita, mentre in caso di atterraggio immediatamente dopo Io sbarco dei predoni. Per circa 40-50 minuti, perciò , la difesa godeva di un assoluto vantaggio sugli incursori , potendo bersagliarli ripetutamente senza che questi fossero in grado non solo di ricambiare ma anche di s ottrarsi al fuoco. Una volta balzati a terra, invece, nel giro di pochi istanti sarebbero scomparsi, trasformandosi in belve fameliche capaci di minacciare la stessa torre. Tuttavia anche in tale deprecabile evenienza il tuonare del cannone avrebbe divulgato, per un raggio di alcuni chilometri, l'attacco in atto, sollecitando l'intervento della milizia territoriale. In ogni caso s i trattava di pochi minuti di febbrile azione rispetto a turni interminabili di pura s orveglianza: consequenziale la cancellazione del la prima , peraltro sporadica, prestazione dalla memoria storica ed il consolidarsi univoco della seco nda , che finì per far equiparare quelle moderne torri con le più antiche di semplice avvistamento. Certamente molte di loro, come accennato, non ebbero per lunghi anni, ed a volte addirittura mai, l 'opportunità di tirare motivatamente un unico colpo di cannone a palla, ma potrebbe essere tale apparente inutilità l 'a pice della loro validità, avendo costretto ancor prima di sparare i corsari a non accostarsi! Un lampante esempio del ben noto aforisma di ostentare la forza per non doverla usare , piuttosto che un 'e nnesima conferma, sempre azzardata, di ubicazione superflua. Del resto non mancano alcune autorevoli testimonianze secondo le quali la sola loro presenza riusciva ad incutere un salutare rispetto nei barbareschi: " perchè il Corsa/e come riconosce un luogo, dove egli possa essere offeso non s'assicura d'accostarsi cosi liberamente co me.farebbe sapendo non esserci chi potrebbe offenderlo ...

.[e se] il Corsa/e sente odore de arteglieria non s'assicura à quanto patria sentir lo strepito perchè

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