
6 minute read
I L'AREA BALCANICA ALLA VIGILIA DEL CONFLITIO
Nel primo Novecento, pur nell'intricato tessuto di aspirazioni e obiettivi diversi e spesso inconciliabili dei vari paesi balcanici, i momenti unificanti sono essenzialmente due: il passaggio da Nazione a Stato nazionale indipendente; la volontà di "costruire", nonostante le contrapposizioni locali di origine remota, un'azione comune antiturca e an tiau striaca.
Anche se faticosamente - attraverso un lungo processo di maturazione politica e militare - la formazione degli Stati nazionali finirà con il realizzarsi, ma proprio a causa dell'attuazione di tale progetto nasceranno gravi problemi per la definizione dei territori di appartenenza a ciascuno dei nuovi Stati nazionali e a quelli preesistenti.
Advertisement
Sarà la Serbia, per prima, a registrare la necessità di una alleanza balcanica capace di contrapporsi alle iniziative egemoniche dell'Austria, più che evidenti dopo l'annessione della Bosnia-Erzegovina; nonostante le vecchie rivalità sulla Macedonia (1 ), essa aveva rapporti di collabora-
(1) La Serbia inizia una politica interlocutoria con gli altri Stati balcanici, divisi da molteplici e differenti progetti; particolarmente rilevante il problema e la relativa soluzione della "questione macedone", sulla quale confluivano le mire di Bulgaria, Grecia e Serbia, intenzionate a sottrarre ai turchi un territorio di grande interesse strategico per la sua centralità geografica rispeuo all'intera penisola balcanica. Ragioni politiche, forti componenti etniche e religiose, pretese di annessioni territoriali rendono estremamente precario l'equilibrio di forze nei Balcani, mentre per altro l'oggetto principale del contendere - la Macedonia - si "muove" contestualmente verso l'unità nazionale. In un clima di sostanziale destabilizzazione, il momento unificante è rappresentato dalla linea comune antiausrriaca e, soprattullo, antiturca.
Antonello Biagini
zione con la Bulgaria- onnai accomunata e legata alla Serbia dal problema dell'anarchia macedone - e, non senza difficoltà, stipula il trattato del marzo 1912 - col placet della diplomazia russa (2) che sancisce formalmente l'azione comune di Serbia e Bulgaria (3) contro l'inserimento dei paesi europei nell'area balcanica. Nel maggio successivo, l'aggiunta al trattato di una convenzione militare finirà coll'indicare l'effettiva natura dell'accordo, motivato e voluto in funzione anti -Turchia.
Analoghe ragioni porteranno la Serbia ad avvicinarsi agli altri Stati balcanici e a stipulare con essi trattati e convenzioni, costituendo in tal modo l'alleanza tra Serbia, Bulgaria, Montenegro, Grec ia.
Sullo sfondo complessivo degli avvenimenti interni all ' area balcanica, non meno complessa sarà la politica internazionale dei principali paesi europei, interessati per un verso al mantenimento degli equilibri diplomatico-territoriali -e dunque sostanzialmente aJia conservazione degli imperi plurinazionali- rivolti, per altro, ad appoggiare, per differenti ragioni e in apparente contraddi zione, i movimenti di indipendenza degli Stati balcanici.
La crisi bosniaca del 1908-1909 , conclusasi con l'annessione della regione da parte dell'Austria-Ungheria e le inutili e vane proteste della Serbia, può a ben diritto e s sere considerata uno dei prodromi delle guerre balcaniche e del più vasto conflitto mondiale. Vivaci erano state le reazioni della Serbia, che considerava la Bosnia-Erzegovina come un territorio di propria appartenenza per diritto di nazionalità. Il governo serbo e il ministro degli Esteri tentano, inutilmente, di ottenere compensi territoriali (4). La Serbia, in questo caso non appoggiata dalla Russia -
(2) La Russia non aveva alcuna mira sulla Turchia europea e non possedevacome le altre potenze - né banche né ferrovie nei paesi b a lcanici. Il suo unico interesse era quello di impedire la penetrazione sia austriaca che tedesca, ma solo condividendo e favorendo alcune iniziative, come l'accordo serbo - bulgaro, sen za intervenire direttamente e apertamente in un conflitto che avrebbe potuto comportare implicazioni di portata europea. Il potenziale di pericolosità di una guerra nei Balcani era sta to avvertilo anche dalla diplomazia europea, tant'è che le potenze della Triplice avevano evitato di compromettersi, fondamentalmente per evitare ogni possibile scontro con la Russia.
(3) All'interno dei due paesi, però, elementi di opposizione, cercheranno in ogni modo di ostacolare l'accordo, evidenziando e ingigantendo le differenze anche etnicorazziali, al fine di impedire l'alleanza serbo-bulgara.
(4) Papa a Pollio, Belgrado 8 ottobre 1908, Eventi in Serbia relativi alla annessione della Bosnia-Erzegovina all'Austria, Stato Maggiore Esercito - Archivio Uffi -
L'Italia e le guerre balcaniche impegnata a definire la questione degli Stretti e ad avvicinarsi alla Francia e all 'Ing hilterra - è costretta a cedere e ad accettare l'avvenuta annessione (dichiarazione di Belgrado del 31 marzo 1909). Da quel momento la Bosnia sarà la "terra irredenta" per eccellenza e il contrasto con l'Austria sarà insanabile. Dietro suggerimento della Russia, la Serbia cerca allora di instaurare rapporti di buon vicinato con gli altri Stati balcanici (5). L'altra grave questione che complica e rende particolarmente intricati i rapporti nella penisola balcanica è la situazione della Macedonia. cio Storico, raccoglitore (r.) 36; ID., Beli,rrado 11 ottobre 1908, Situazione in Serbia; ID., Belgrado 15 ottobre 1908, Recenti avvenimenti in Serbia . Condizioni dell'Esercito; ID., Belgrndo 23 ottobre 1908, S ituazione attuale in Serbia.
Già nel marzo 1911 il colonnello Merrone, addetto militare a Sofia, sottolinea che ogni primavera porta nei Balcani nuove preoccupazioni per il timore di probabili sollevazioni in Albania, fac ilitate dalle armi distribuite quasi giornalmente per sostituire quelle confiscate dalle autorità t urche. Queste ritengono che fucili e munizioni abbiano provenienza "non bosniaca ma sicuramente italiana: fucili e munizioni passano l'Adriatico, sono ricevuti dal Montenegro, e di là fatti passare sul territorio turco, specialmente nel territorio di Peé e nella regione del vilayet di Scutari. Tale opinione si collega a quella circa volontari italiani pronti a partire per l'altra sponda dell'Adriatico".
Nell'affrontare l'analisi di questa area geo-JX)litica è stata utilizzata una particolare fonte, quella cioè della documenta zione prodotta dagli addetti militari. Attraverso l'apporto di tale "nuova" fonte analitica - di non secondaria importanza rispetto alle fonti tradizionali - è possibile proporre un valido contributo che possa affiancarsi degnamente alla storiografia italiana e internazionale che si è impeg nata sul tema in oggetto .
Salvo diversa indicazione ci si riferisce all'Archivio dell ' Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito I fondi utilizzati sono: Addeui militari (G 29); Corpo di Stato maggiore. Corrispondenza (G . 24); Carteggio SME. Scacchiere orientale. Ufficio coloniale. Stati esteri. Stati balcanici (G. 33). Per alleggerire il testo delle note si è seguito il criterio di indicare il cognome dell'addetto militare estensore del rapporto, città e data di provenienza, il raccoglitore, quando presente l'oggetto.
(5) Papa, Bucarest 4 gennaio 191 I, Principali avvenimenti in Serbia durante l'anno 1910, r. 20. Papa sottolinea l' importanza del trattato di commercio appena concluso con l'Austria e le oggettive difficoltà per una completa intesa con la Bulgaria a causa della questione macedone: " ... su quel terreno le aspirazioni serbe e quelle bulgare si troverebbero sempre in conflitto ed è probabile che tale conseguenza costituisca sempre un limite ad una salda unione tra i due governi ... ".
Antonello Biagini
Si guarda con viva preoccupazione alle scelte politiche della Bulgaria. Questi infatti, "scossa dalla convenzione turco-rumena, ha già trovato alleanze per equiparare i due nemici che la serrano, e pensa che può ancora correre verso la grande sua aspirazione, ora che la Turchia è in progresso militare sì, ma non completo, e lo Yemen è in fiamme, e l'Albania si riprepara alla riscossa e la Macedonia è sempre potenzialmente pronta ... ". La pretesa tendenza bulgara all'offensiva, che pure circola negli ambienti diplomatici e militari, è però da escludere: "indagini mie, assicurazioni datemi dal ministro della Grecia, notizie riportate da qualche addetto militare che era stato in escursione in località prossime alla frontiera turco-bulgara ... "portano ad escludere tali propositi offensivi . Certo non è possibile ignorare !'"eccitazione" della stampa e dell'opinione pubblica di Sofia! Per dare un quadro completo della situazione, Merrone ritiene perciò utile, prima dell'inizio della primavera, delineare lo stato dei rapporti tra i vari Stati balcanici: "e così vedremo che sono i soliti mali e le solite aspirazioni che travagliano questi paesi".
Uomini politici romeni dichiarano che la politica della Romania è assolutamente pacifica e i rapporti con i Gabinetti di Vienna, Berlino, Roma e ·Costantinopoli sono cordiali. Tale politica non deve comunque intendersi pacifica ad ogni costo; se infatti qualche paese avesse violato Io status quo nei Balcani, la Romania avrebbe allora reagito di conseguenza per difendere, in maniera opportuna, i propri interessi; essa perciò vuole tenersi le mani libere e non intende stipulare accordi che possano vincolarla (priva di fondamento è dunque la voce circa una convenzione turco - romena).
Analoga è la posizione della Bulgaria, che all'epoca è particolarmente impegnata nei problemi interni di carattere economi co-finanziario ed è inoltre consapevole della sua reale inferiorità militare nei confronti dell'Impero ottomano; pur essendo ancora vivo il rammarico per l'occasione perduta nel 1908, si stima più opportuno attendere momenti più favorevoli e ritardare quindi la soluzione della questione macedone. Da quando è caduto il partito stambulovista, "che con tutte le sue grandi pecche, resta sempre quello che ha maggiormente lavorato per la realizzazione delle aspirazione nazionali, ha emancipato la Bulgaria da soverchianti influenze straniere, ha cooperato alla diffusione dell'idea nazionale in Macedonia, ha dato all'esercito la sua massima efficienza", la Bulgaria ha scelto una strada diversa: "il partito democratico attualmente al governo ha trascurato la propaganda in Macedonia, non ha concesso maggiori somme al bilancio della Guerra, si è alienato la simpatia della Serbia e si è reso la Romania diffidente". La realizzazione del sogno di una grande Bulgaria è, dunque, più che mai lontana.