
3 minute read
L'Italia e le gue"e balcaniche
Solo un accordo con il Montenegro potrebbe consentire alla Bulgaria di uscire dall'isolamento nel quale si trova in quel momento. Tale accordo, a giudizio dell'ufficiale italiano, è più che altro un espediente per intimorire la Sublime Porta "col l asciarle credere che, in fondo, la Bulgaria poteva contare su qualche appoggio".
Da escludere invece un qualsiasi accordo tra il governo greco e quello bulgaro. Più plausibile è l'ipotesi che bulgari e greci di Macedonia, i due elementi cristiani più forti della regione, possano temporaneamente cessare le ostilità tra loro per opporsi "agli incorreggibili sistemi di intolleranza e di persecuzione adottati anche dal nuovo regime turco". Data questa intesa tra le razze è naturale che le due istituzioni che le rappresentano, il patriarcato e l'esarcato, abbiano pensato ad un riavvicinamento ed eventualmente ad un accordo sulla base del diritto canonico. Greci e bulgari di Macedonia cercano dunque una convergenza su ciò che da sempre li ha divisi, e cioè la lotta per la propaganda religiosa, lotta "sapientemente alimentata - commenta Merrone - dal vecchio regime turco". Gli elementi e le motivazioni che rendono improbabile tale unione sono molteplici: la Bulgaria avrebbe dovuto rinunciare "all'esarcato che costituisce un'arma preziosa nelle sue mani per agire secondo le sue mire sulle popolazioni bulgare dell'Impero turco", e ad alcune precise aspirazioni nazionali. Una volta realizzata l'unità, in una eventuale attribuzione delle diocesi - attribuzione effettuata secondo il metodo della maggioranza della popolazione e intesa come ripartizione in zone di influenza - la Bulgaria avrebbe guadagnato qualche diocesi nella parte settentrionale del vilayet di Salonicco e nel sangiaccato di Uski.ib, ma sarebbe parallelamente rimasta esclusa dalla parte meridionale del vilayet di Salonicco e dall'intero vilayet di Adrianopoli "nelle quali ultime località la popolazione greca supera la bulgara in proporzioni schiaccianti . Alla Bulgaria sarebbe in tal modo non solo tagliata la via di Costantinopo li , ma anche precluso quello sbocco al Mare Egeo che le era stato concesso nel trattato d i Santo Stefano. E questo costituisce il punto debole di tutte le attuali trattative che si dicono correre tra patriarcato ed esarcato".
Advertisement
A questo si deve aggiungere che i bu l gari hanno già perduto terreno in Macedonia per la diminuita azione di propaganda del governo e, soprattutto, per il colpo ricevuto con la condanna "dei suoi principali notabili " . Di questo si sono avvantaggiati immediatamente i serbi che hanno aperto numerose scuole mentre i comitati turco-macedoni di "Unione e Progresso" lavorano attivamente sulla base del più spinto nazionalismo, soffocando, in Macedonia, le varie nazionalità non ottomane escludendone i rappresentanti dai posti più importanti dell ' amministrazione.
Antonello Biagini
Halil bey, presidente del congresso dei comitati di "Unione e Progresso", ha apertamente dichiarato che le truppe turche avrebbe operato il disarmo dei cristiani, l'annientamento delle bande ribelli, l'espulsione dei "patriarchisti ed esarchisti", l'immigrazione musulmana nei villaggi cristiani e il boicottaggio ad oltranza al fine di togliere a quelle nazionalità "ogni illusione di una grande Bulgaria, di una vecchia Serbia, di una grande Serbia, e di un'Albania indipendente".
Non a caso, in quel periodo, in Bulgaria è ben viva la preoccupazione per la massiccia immigrazione in Macedonia di musulmani bosn iaci, stabilitisi nei maggiori centri bulgari e fomiti dallo Stato di terreni demaniali, "ovvero espropriati a' cristiani" .
La momentanea pacificazione tra greci e bulgari non preoccupa il governo ottomano il quale può vanificarla a suo piacimento con il concedere privilegi particolari all'una o all'altra delle due nazionalità. Le autorità ottomane avrebbero invece dovuto temere l'ipotesi di un'alleanza tra bulgari e albanesi poiché "si tratta di due elementi veramente forti ed energici, ben distinti di razza, con interessi ben distinti ed in genere non opposti, talché il loro buon accordo non sarebbe facilmente turbato dalla reciproca diffidenza, né dal sospetto che l'uno di essi col tempo avrebbe predominanza sull'altro o addirittura assorbirlo". Ma tutto ciò è difficilmente realizzabile poiché l'elemento albanese, pure in permanente ribellione, non è ancora sufficientemente organizzato e l'elemento bulgaro è fortemente condizionato dai colpi subiti.
Per quanto attiene ai rapporti tra il Montenegro e l'Albania, i problemi sul tappeto sono il conflitto di confine e gli emigrati albanesi: trattative, dall'esito incerto sono in corso tra il governo montenegrino e il governatore generale di Scutari.
I continui scontri hanno origine dalla "difettosa e irregolare delimitazione del confine e non avrebbero potuto cessare che con una rettificazione della stessa". La commissione mista turco-montenegrina, costituita per risolvere il contenzioso, ha raggiunto non senza difficoltà un accordo sulla costituzione di una zona neutra di circa 400-500 metri tra i due Stati con il divieto per i due contraenti di costruire posti fortificati.
Più complicato e di più difficile soluzione il problema dei profughi albanes i, che continuamente si rifugiano in Montenegro . Più volte il governo ottomano ha promulgato o promesso amnistie per quelli che fossero rientrati in Albania e fin dal 1910 re Nicola ha sollecitato i capi albanesi in questo senso. Questi, però, hanno sempre opposto un deciso rifiuto, chiedendo come garanzia alla Sublime Porta un'amnistia generale, il permesso per gli albanesi di svolgere il servizio militare nel territorio del vilayet e il risarcimento per le armi confiscate e i beni distrutti o incendiati dalle truppe regolari. Tali condizioni, estese a tutte le tribù del