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l'Italia e le guerre balcaniche

Ma un colpo di stato rovescia il governo di Kamil pascià, portando al potere de facto il capo della corrente più estremista dei giovani Turchi, Enver pascià, il quale denuncia l'armistizio e riprende, rovinosamente, la guerra (21).

Intanto nuove tensioni vanno aggravando il quadro europeo: l'Austria minaccia il Montenegro che assedia Scutari, cui aspirava l'Albania; una dimostrazione navale delle grandi potenze induce Serbia e Montenegro a ritirare le proprie truppe da Scutari.

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Riprendono in tal modo le trattative per la pace - conclusa poi a Londra il 30 maggio 1913 - che confermano la perdita, per la Turchia, dei suoi territori europei e dell'isola di Creta che viene assegnata alla Grecia (22).

Ma altri problemi sorgono sulla spartizione della Macedonia, occupata - nel corso della campagna - dalla Serbia che avrebbe dovuto assegnarla alla Bulgaria, sulla base del trattato di alleanza stipulato con questa. La Serbia però, data anche la pressione dell 'A lbania sotto tutel a austriaca, si sente in pericolo e per non correre il rischio di cadere sotto l' influenza di Sofia o di Vienna, chiede la revisione dell'accordo con i bulgari. Dal canto suo la Bulgaria aspirando alla Macedonia egea con Salonicco, in concorrenza con la Grecia, stipula con questa prima una convenzione militare (14 maggio) e poi un'alleanza difensiva (1 ° giugno) per il controllo della comune frontiera in Macedonia.

Convinta forse dal successo della guerra contro i turchi - nella quale aveva sos tenuto gli oneri maggiori - la Bulgaria pensa di poter attraverso accordi internazionali. Ciascuna delle ire so luzioni sarebbe stata praticabile sulla base del rapporto di forze - nel momento storico considerato - fra le potenze mediterranee da una parte e la Russia dall'altra; al centro la Turchia (cfr. la Turchia, Stato Maggiore Regio Esercito, Servizio Informazioni Esercito, 1942, p. 192 sgg.).

(21) Dopo le sconfitte subite , la Turchia nel breve periodo dell'armistizio aveva cercato di rias sestare il proprio esercito, ma ciò non poteva essere sufficiente ad annullare le grosse lacune dell 'app arato bellico ottomano, minato dall'assenza di un 'organizzazione militare efficiente, dalla mancanza di quadri e daUa inadeguatezza dei servizi.

(22) La Pace di Londra dopo lunghe trattative (come si vedrà meglio in seguito, infra, cap III, pp. 65 -112) viene conclusa fra Turchia, Bulgaria, Serbia, Grecia e conclude la prima guerra balcanica. La Turchia perde quasi tutti i suoi territori europei, ad eccezione di Costantinopoli, di una parte della Tracia, e degli Stretti. Le isole dell'Egeo venivano affidate alle decisioni successive delle grandi potenze; Creta viene ceduta alla Grecia; l'Albania diventa stato "autonomo" e per essa decideranno le potenze mediatrici.

Antonello Biagini

fronteggiare contemporaneamente Serbia e Grecia, che attacca il 29 giugno, dando origine a un secondo conflitto balcanico.

L'iniziativa, com'è ovvio, scatena la reazione sia degli ex alleati sia dei turchi, i quali sperano con l'occasione di rientrare in possesso dei territori perduti; nella coalizione antibulgara entra anche la Romania (fino a quel momento neutrale), attirata dalla possibilità di conquistare la Dobrugia bulgara.

Attaccata da serbi, greci, montenegrini, romeni e turchi, dopo solo un mese, la Bulgaria è costretta a firmare la pace di Bucarest (23) che le comporta gravi perdite territoriali. Tutti i suoi numerosi avversari otterranno qualcosa: la Serbia acquisisce la Macedonia settentrionale e centrale; la Grecia si annette la Maçedonia egea con Salonicco e Kavala; il Montenegro si allarga verso oriente fino al confine con la Serbia; la Turchia, infine, col trattato di Costantinopoli del 29 settembre 1913, riconquista gran parte della Tracia con Adrianopoli e Kirk .Kilisse.

Si conclude in tal modo uno dei momenti più drammatici della storia balcanica che nel 1912 ha visto la formazione di un fronte alleato con un programma di collaborazione fra gli Stati, per sottrarre i Balcani all ' espansionismo asburgico da una parte e al dominio turco dall'altra.

Dopo un anno di trattati, convenzioni e alleanze, e dopo due guerre, l'area balcanica aniva alla crisi europea, ormai imminente, ancora più disgregata e frazionata: le "separazioni" verranno ulteriom1ente accentuate dal conflitto mondiale che vedrà Grecia, Serbia, Montenegro e Romania a fianco delle potenze dell'Intesa, mentre Bulgaria e Turchia sceglieranno l'alleanza con l'Austria- Ungheria e la Germania, sempre nel tentativo di riconquistare i territori perduti nelle guerre balcani che ( 24) .

Queste, le necessarie sintetiche coordinate sui momenti più noti della complessa storia balcanica. Una storia che si snoda tutta sul motivo ricorrente del confine il quale emerge con il suo portato negativo e devastante a causa del progressivo "allentarsi" delle strutture sovranazionali, dei "contenitori" rappresentati dai grandi Imperi pluri n azionali. Non è dunque un caso che il problema assuma toni drammatici già nell 'Ottocento quando imperiosa si afferma la necessità del passaggio da nazione a Stato nazionale. Il riaffiorare dei grandi miti del passato - la Grande Bulgaria, la Grande Serbia, il mito panellenico, la Grande Ro-

(23) La pace venne finnata il 10 agosto 1913.

(24) Cfr. A. Biagini, Momenti di storia balcanica (1878 - 1914). Aspetti militari, Roma 1981, pp. 315 .

L'Italia e le guerre balcaniche mania - inducono forme di nazionalismo esasperato che alimenta, conseguentemente e inevitabilmente, le rivendicazioni e le conflittualità regionali introducendo nel "si§tema" internazionale variabili indipendenti difficilmente controllabili. E su questo punto che si gioca la concatenazione di fatti e avvenimenti che a partire dal XIX secolo, come un'onda lunga, producono ancora oggi i loro effetti. ·

ESERCITO SERBO:

Caporale dello squadrone della guardia (a r.avallo)

SOLDATO DI FANTERIA.

(Allegato n. 9 a/foglio n 41 del 17 aprile 1911. Fototeca Ufficio Storico)

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