
3 minute read
L'Italia e le guerre balcaniche
Sul piano della politica coloniale l'Italia non era nuova ad esperienze concrete e in Eritrea e in Somalia, ma solo dopo la guerra di Libia il suo colonialismo comincia ad assumere i connotati di un processo stabile e duraturo, allo stesso modo delle altre po tenze europee di più consolidata tradizione.
Particolare significato, a questo punto, viene ad assumere la "voce" degli addetti militari, residenti proprio negli anni caldi del 1912 e del 1913 nelle principali capitali europee, interessate anch'esse, quanto e più dell 'I talia, alla questione d'Oriente e alle guerre nei Balcani.
Advertisement
Alla storiografia sul tema si aggiungono così le fonti qui utilizzate (2) che costituiscono un'integrazione assai significativa ai temi della grande storia conosciuta attraverso protagonisti più illustri.
I rapporti degli addetti militari offrono infom1azioni quotidiane, seguono di ora in ora gli avvenimenti, aggiornandoli, sono impregnati insomma dell'atmosfera - ora contraddittoria e confusa, ora lucida e ricca di tensioni - che avvolge i fatti della storia: la guerra con le sue sconfitte e con le sue vittorie, la pace con le sue conferenze e i suoi trattati. I materiali documentari qui utilizzati, relativi all'arco di tempo che va dall'ottobre 1912 all'agosto 1913, provengono dalle capitali di tutta Europa e vengono inoltrati al Comando in 2' del Corpo di Stato Maggiore in Roma (3) dove appunto confluiscono le notizie, le indiscrezioni, i pronostici più o meno attendibili, dei vari addetti militari italiani, residenti a Parigi, a Londra, a Berlino, a Pietroburgo o nelle capitali della penisola balcanica.
Com'è naturale, dato il momento, le informazioni, pure articolate su vari temi, sono essenzialmente incentrate su due punti : le guerre balcani- p. 169; R. Webstcr, L'imperialismo industriale italiano 1908-1915. Studio sul prefascismo, Torino 1974; A. Tamborra, The rise of italian industry and the Balkan (1900-1914), in "Thc journal of European Economie History'', III (1974); G. Mori, Il capitalismo industriale in Italia, Roma 1977; S. Romano, Giuseppe Volpi, industria e finanza tra Gioliui e Mussolini, Milano 1979; interessante la tesi dell'Italia come grande potenza in R. Bosworlh, ltaly and the Approach of the First Wor/d War, Hong Kong 1983.
(2) Cfr. cap. I, nota 4, pp. 8-9
(3) Com 'è noto, il Comando del Corpo di Stato Maggiore si articola in quel momento, in due grosse strutture burocratico- militari : lo Stato Maggiore, che si occupa dei problemi interni relativi alle forze armate, il Comando in 2a che è competente su tutto ciò che riguarda lo scacchiere orientale e lo scacchiere occidentale, compreso il relativo servizio di informazione.
Antonello Biagini
che e la Conferenza della pace, che si terrà a Londra per fissare i termini degli accordi fra i paesi belligeranti, con la partecipazione e la garanzia delle grandi potenze.
Delle guerre balcaniche abbiamo già detto, facendo riferimenti necessariamente sinte tici ai contri buti conoscitivi apportati dalla ricca bibliografia in materia; ma la voce degli addetti militari aggiunge molto fra le righe della storia con il su o racconto minuto dei fatti noti e meno.
Negli ultimi mesi del 1912 l'addetto militare italiano a Pari gi è il tenente colonnello Zaccone; i suoi rapporti (salvo tre, relativi ai primi mesi dell'anno) s i infitti scono dall'ottobre, quando la situazione nei Balcani comincia a diventare calda contro ogni aspettativa da parte dei francesi che con ostinato ottimismo pen sano che la situazione, per quanto grave, possa risolversi come altre volte e senza ricorrere alla guerra (4).
L'ottimismo è convalidato dalla conoscenza dei problemi economici della Bulgaria, la quale appunto ha chiesto - inutilmente - agli istituti bancari parigini un prestito di venti milioni di franchi.
La noti zia della mobilitazione dell'esercito bulgaro provoca dunque una sgradevole sorpresa, sia per ragioni finanziarie, che per motivi politici; la Francia ha investito ingenti capitali in Oriente e teme le conseguenze di un conflitto che potrebbe aggravare la rivalità austro-russa. In proposito corrono già voci allarm ati e sì dice che l'Austria abbia trattenuto i congedati appartenenti al 15° e 16° corpo d'armata e che la Russia abbia iniziato la mobilitazione dei corpi della Poloni a.
A Parigi si spera di scongiurare la guerra mediante l'energico intervento delle grandi potenze, o almeno, di riuscire a limitarla ai Balcani, evitando il coinvolgimento degli altri paesi europei.
Da una conver sazione con il collega bulgaro, Zaccone ha la conferma della mobilitazione in Bulgaria e dell'accordo dei quattro Stati balcanici; diciassette ufficiali bulgari, che seg uono i corsi della sc uola di guerra a Parigi, sono stati richiamati telegraficamente. La Bulgaria mira soltanto a ottenere l'autonomia della Macedonia e, se la Turchia cedesse sul questo punto, la guerra potrebbe ancora essere evitata, anche se ciò sembra del tutto improbabile.
Da Londra i rapporti dell'add etto militare italiano, tenente colonnello Bagnani, iniziano dal 5 di ottobre e, salvo qualche considerazione sul quadro generale della politica internazionale, negli ultimi tre mesi dell'anno riguardano, anch'essi, esclusivamente la situazione militare nei Balcani.