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1talia e le guerre balcaniche

In conclusione, sia l'atteggiamento dell'opinione pubblica che le condizioni obiettive della forza militare portano l'ufficiale italiano ad escludere qualsiasi ipotesi di guerra. Tuttavia se il contrasto romenobulgaro dovesse abbinarsi a quello austro-serbo e si verificasse un conflitto armato fra l'Austria- Ungheria e gli Stati balcanici alleati, allora, la Romania non avrebbe esitazioni nell'affiancarsi alla monarchia asburgica allo scopo di ridimensionare la Bulgaria e ottenere quei compensi in Dobrugia ormai da anni al centro della politica estera romena (65). Come si vede, ambedue le ipotesi non corrispondono a quanto poi avvenne realmente di lì a pochi mesi: in particolare Bucarest agì contro la Bulgaria nel luglio 1913, anche in polemica con Vienna che aveva fatto ma,ncare alla Romania l'appoggio atteso per la questione della Dobrugia. E il contegno fermo e risoluto della piccola Serbia a far nascere nuove apprensioni sulla scena internazionale: a Parigi i giornali riportano notizie allarmanti provenienti da Vienna e da Berlino, sul viaggio del principe ereditario austriaco, sulla conferenza tenutasi fra i capi di Stato Maggiore dell'Austria e della Germania e sui preparativi austrorussi (66).

Il timore è quello di un tentativo estremo dell'Austria volto a salvare il proprio prestigio e a riaprire tutta la questione d'Oriente che si avvia verso una conclusione decisamente contraria alla sua politica nei Balcani. Per Bagnani più verosimilmente l'Austria, assecondata dalla Germania, vuole irrobustire la sua azione diplomatica con dispositivi ostentati, di carattere militare, per accettare alla fine un compromesso che prevede la formazione di uno Stato albanese indipendente e la concessione alla Serbia di una piccola striscia di litorale Adriatico. Ancora una volta, dunque, una previsione errata.

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Fin troppo evidenti gli obiettivi politici del comportamento austriaco, con l'indipendenza albanese si viene a bloccare l'espansione serba verso ministro della guerra; Marghiloman, ministro delle finanze; il generale Crainicianu, [Crainiccanu] comandante del II Corpo d'Armata di Bucarest, ex ministro della guerra ed ex Capo di Stato Maggiore" (Zampolli, Bucarest 19 novembre 1912)

(65) Si attende a Bucarest il presidente del Sl1branie bulgaro, Danev, per trattare appunto un'intesa sulla questione del confine (Zampolli, Bucarest 20 novembre 1912).

(66) Zaccone, Parigi 23 novembre 1912. Da parte sua, Parigi, dopo aver riunito ripetutamente il Consiglio Superiore della guerra (al quale ha partecipato il presidente della Repubblica), ha stabilito un addestramento intensivo per le reclute, in modo da renderle idonee nel minor tempo possibile a partecipare ad una eventuale campagna.

Antonello Biagini

sud, si crea un problema non secondario ai confini del Montenegro e si frustrano le mire italiane sulla penisola balcanica in generale e sull'Albania in particolare impedendole, di raggiungere qualsiasi sicurezza strategica in Adriatico.

Le nuove tensioni si addensano sul quadro europeo che portano l'Inghilterra, che dice di mirare soprattutto alla pace, a condannare la Serbia come aveva fatto con l'Italia prima e con gli Stati balcanici poi nella guerra contro la Turchia, nel timore di essere coinvolta in complicazioni e in conflitti internazionali (67).

II disegno serbo di occupare tutta l'Albania settentrionale risulta dunque poco costruttivo ai fini di una pacifica so luzion e della questione d'Oriente, mentre i tentativi turchi di continuare la guerra costituiscono un ulteriore errore che (secondo Zaccone) potrebbe causare all'Impero ottomano la perdita di Costantinopoli (68).

Tn realtà la continuazione del conflitto rappresenta per la Turchia l'unica possibilità per recuperare sul piano politico quanto ha perduto su quello militare. Un disegno ad alto rischio che deve costringere, tuttavia, gli Stati europei ad uscire allo scoperto con l'assunzione di responsabilità circa il vuoto politico che si verrebbe a determinare con la caduta dell'Impero e dunque a fare i conti con una fin troppo prevedibile conflittualità nella regione dagli esiti politici imprevedibili.

Considerazioni politiche e considerazioni militari si intrecciano dunque influenzate anche dalle diverse simpatie che i combattimenti nei Balcani suscitano nell'opinione pubblica europea, in maggioranza anti-ottomana e incline ad appoggiare le rivendicazioni nazionali, e nelle classi politiche dirigenti consapevoli, comunque, del ruolo politico di "contenitore" che l'Impero ottomano svolge.

Certo le vittorie dei quattro Stati balcanici su tutti i teatri di operazione, ad eccezione di quello di Tracia dove l'attacco bulgaro si infrange sulla resistenza delle linee di Catalca, sorprendono le cancellerie europee del tutto impreparate nei confronti della sconfitta turca per un singolare processo di "rimozione" politica che vanifica - in certo senso - il patrimonio di informazioni, a stampa e nei rapporti più o meno riservati, accumulato lungo l'arco di mezzo secolo e cioè dalla prima crisi d 'Oriente del 1853- 1856, sulla situazione politica e morale dei popoli balcanici.

(67) Bagnani , Londra 24 novembre 1912

(68) Zaccone, Parigi 25 novembre 1912 e 30 novembre 1912; Bagnani, Londra 1° dicembre 1912.

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