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l'Italia e le guerre balcaniche

Nel breve volgere del mese di novembre le operazioni al leate portano alla soppressione del regime turco in Europa; in sei settimane di guerra gli eserciti dei piccoli Stati balcanici distruggono virtualmente l'esercito turco e i quartieri generali del 2°, 3°, 5~, 6° e 7° corpo (a Rodosto, a Kirk Kilisse, a Salonicco, a Monastir e a Usklib) sono passati in mano agli alleati, i quali calcolano a più di cinquantamila i prigionieri fatti, a cinquecento i cannoni catturati , a centomila i fucili presi al nemico, oltre ad approvvigionamenti, munizioni, materiali vari sufficienti a mantenere i vari eserciti nel territorio nemico . Il 3 dicembre s i conclude finalmente un armistizio fra la Turchia, la Bulgaria, la Serbia e il Montenegro sulla base dei seguenti accordi:

1) gli eserciti belligeranti restano sull e posizioni acquisite all'atto dell'armistizio;

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2) le fortezze assediate non vengono rifornite;

3) sono consentiti i rifornimenti per l'esercito bulgaro, attestato dinanzi a Catalca, dopo l'inizio delle trattative di pace sia attraverso il Mar Nero sia utilizzando la ferrovia di Adrianopoli;

4) si fissa per il 13 dicembre a Londra l'inizio dei negoziati di pace.

La Grecia non aderisce all'armistizio anche se prende parte alle trattative le quali rivelano, tuttavia, i primi segni della scissione interna all'alleanza. La Serbia, infatti , avendo raggiunto i suoi obiettivi si mostra la più decisa a concludere la pace; la Grecia, al contrario, ritiene insoddisfatte le sue aspettative mentre la Bulgaria spera di guadagnare con i negoziati quanto non ha potuto e saputo prendere con la forza delle anni. L'Impero ottomano, infine, è interessato più di ogni altro ai tempi lunghi per dare modo, da un lato, alle contraddizioni interne all'alleanza balcanica di esplodere e, dall'altro, per rendere inevitabile l'intervento delle Potenze europee consapevoli, finalmente, dei pericoli relativi alla disgregazione dell'Impero stesso.

E dunque con questo sfondo politico e psicologico che si avviano quei negoziati che contengono in sé tutti gli elementi del loro fallimento.

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LE TRATTATIVE PER LA PACE E LA PR0SECUZI0t-.1E DEL CONFLITTO (3 DICEMBRE 1912-30 MAGGIO 1913)

In dicembre, conclusosi l'armistizio tra i belligeranti, sir Edward Grey propone una conferenza degli ambasciatori per discutere i problemi derivanti dalla guerra balcanica, incontrando il favore delle altre potenze, che però non esprimono subito alcuna adesione di carattere ufficiale; si spera che la conferenza possa realmente convocarsi e che possa aver luogo a Londra, anche se non mancano indicazioni per una riunione in qualche capitale di uno Stato balcanico.

La proposta di sir Edward Grey, intesa soprattutto a mantenere in contatto le potenze onde evitare azioni isolate, non è sufficiente a rischiarare l'orizzonte politico che rimane preoccupante. Preoccupano i consistenti timori sul "silenzio" della Russia e sulla segretezza imposta in merito ai provvedimenti militari in Austria dove è comune opinione che per mantenere la pace è necessaria una posizione determinata e non una "disonorevole debolezza"; anche l'aumentato valore del denaro e il modesto livello delle operazioni finanziarie e commerciali che si concludono sui mercati europei sono si ntomi poco tranquillizzanti.

11 solo elemento positivo è l'atteggiamento mostrato dall'Inghilterra, dalla Francia, dalla Gem1ania e dall'Italia, volto a raggiungere una pacificazione, evitando, per quanto possibile, le questioni parziali che non coinvolgono interessi immediati.

Lo sbocco serbo nell'Adriatico è solo una piccola parte del problema, ben più complesso e radicale, che il mondo slavo e la monarchia asburgica sono costretti ad affrontare; la situazione non va vista esclusivamente come conseguenza immediata della guerra balcanica, "essa è più probab ilm ente l'espressione di vecchi ranco1i per antichi insuccessi diplomatici, di antiche gelosie, di tradizionali ambizioni, di invendicate

Antonello Biagini

prepotenze sub ite . E considerata sotto questo punto di vista, si capisce come sia difficile mettersi d'accordo su questioni apparentemente poco importanti" (1).

La fine delle ostilità nei Balcani dovrebbe alleggerire la tensione internazionale, sulla base di una ragionevole speranza d'accordo che si intravvede dopo che Serbia, Bulgaria e Montenegro hanno modificato le pretese iniziali allo scopo di concludere l'armi stizio (a nche se ancora i delegati greci non si impegnano formalmente con la motivazione di essere privi di istruzioni in merito da parte del governo di Atene) (2).

I di spacci provenienti da Londra e da Pietrob urgo accennano a un miglioramento delle relazioni austro-russe basato sull'as~icurazion e, data da ambo le parti, di non meditare propositi aggressivi. E vivamente attesa una dichiarazione del cancelliere tedesco al Reichstag sulla situazione interna zionale; la stampa inglese nega, in certo modo, ai deputa ti albanesi alcun carattere rappresentativo e disapprova l' avvenuta proclamazione (28 novembre) dell'indipendenza dell'Albania, e mostra attraverso molteplici linguaggi, più o meno diretti, la linea di tendenza del governo e dell'opinione pubblica. Londra, in altri termini, vivamente preoccupata dalla situazione generale, ribadisce il disimpegno nei confronti di una guerra non sua mentre teme, ben a ragione, di non potere rimanere semplice spettatrice in un probabile con flitto europeo, se non altro per il fatto di dover ritirare gran parte delle proprie forze navali inviate da po co in Mediterraneo per co ncentrarle nel Nord-Europa. Per quanto riguarda la situazione militare inglese, continuano le polemiche su ll 'esercito territoriale, se nza sostanziali mutamenti; qualche accenno riguarda una probabile riduzione delle truppe regolari inglesi in Indi a, dato che l'esercito indiano - tra regolari inglesi e truppe in digenecosta in quel momento 450 milioni di lire italiane l' anno; si attende in proposito il rapporto del maresciallo Nicholson, recatosi sul luogo a indagare, dal quale dovrebbero emergere le opportun e indicazioni. I comandi in patria de side rano rinforzare i battaglioni e gli squadroni dislocati nel Regno Unito, che hanno spesso effettivi ridotti; quanto e più che nell'esercito , la penuria di personale è evidente in marina, dove sono

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1) zaccone, Parigi 25 n ovembre 1912.

(2) Da notare, frd g li altri, il richiamo del 61 ° reggimento di fanteria appartenente all'Arméc des alpes da pochi mesi destinato a rinfoo:are la guarnigione in Algeria. Con ciò non si intende diminuire la fonna dislocata in Africa (A lgeria, Tunisia, Marocco) nel suo totale ma abbassare di poco il numero delle unità, aumentando l'effettivo di quelle restanti (ID., 27 novembre 191 2).

L'Italia e le guerre balcaniche stati aboliti persino quei nuclei idonei a costituire gli equipaggi delle navi che successivamente, all'atto della mobilitazione, passano in armamento.

Accettate finalmente le trattative per la pace e notificati a Londra i nomi dei plenipotenziari, i problemi balcanici sono sentiti sempre più come europei e non a caso l'attenzione degli osservatori militari si rivolge alla consistenza degli eserciti che le Potenze europee potrebbero schierare in caso di una guerra pure non voluta. Gli inglesi puntano molto su risultati che dovrebbero, alla fine, ristabilire l'equilibrio nel Mediterraneo e decidere anche il futuro della Turchia, che pure indebolita, si estende comunque dai Dardanelli al Golfo Persico, ponendo problemi di difesa per l'Impero britannico tanto nel Mediterraneo quanto in India.

L'astensione della Grecia dalla firma dell'armist~zio è variamente commentata nella capitale londinese, dove prevale l'opinione che tale astensione faccia parte di un piano più generale degli alleati, i qualievitando alla Turchia di riprendere subito il dominio del mare - pensano di riuscire più facilmente a farle accettare i termini stabiliti dalla conclusione dell'armistizio.

Intanto, il rinnovo della Triplice Alleanza su richiesta dell'Austria sottolinea che, quale che sia lo svolgimento della situazione internazionale, l'Alleanza è salda nei suoi principi, tanto più che il rinnovo è avvenuto sulle vecchie basi, pur con l'inserimento di nuove condizioni, e dunque senza compromettere le relazioni fra Italia, Inghilterra, Russia e Francia. Nonostante ciò, la stampa inglese sottolinea come, in certe eventualità, le flotte della Germania, dell'Austria e dell'Italia potrebbero minacciare la Gran Bretagna sul Mare del Nord e in Oriente; mentre da un confronto dei programmi navali delle varie nazioni è facile rilevare come, nel 1915, la Triplice Alleanza potrà disporre dello stesso numero di dreadnoughts della Gran Bretagna; i fatti, dunque, impongono all'Inghilterra un vasto programma di costruzioni navali.

In Austria la tensione è notevole; l'opinione pubblica è in allarme e la borsa di Vienna "agitata"; si parla di probabili dimissioni del ministro della Guerra, generale von Auffenburg, del capo di Stato Maggiore, e delle presumibili nomine del generale Krobatkin e di von Hotzendorf (ex capo di Stato Maggiore), che indicano, con chiarezza, una consistente vittoria del "partito" militare. Il governo cerca con ogni mezzo di tranquillizzare gli animi (allo stesso modo di quanto fa il governo russo), ma nonostante l'atteggiamento conciliante delle sfere ufficiali, il paese è in agitazione . La stampa austriaca e i massimi dirigenti politici e militari ritengono comunque che il nuovo assetto della penisola balcanica finirà, presto o tardi, per influire sulle condizioni interne della mo-

Antonello Biagini

narchia e dunque che solo un'azione decisa può costitui re un buon precedente per una sistemazione definitiva degli affari di Vienna (3).

Le vittorie della quadruplice balcanica hanno entusiasmato l'opinione pubblica russa compatta nell'aspirare al trionfo materiale e morale dei popoli slavi; il governo russo però "contiene" il movimento dell'opinione pubblica in quanto non desidera una guerra, in assenza di un obiettivo politico preciso, a parte quello, più generale, del prestigio della nazione. L'atteggiamento decisamente cauto del governo zari sta non contrasta con i provvedimenti che si stanno prendendo dal punto di vista militare al fine di affrontare qualsiasi evento. Pur non essendo iniziata una vera e propria mobilitazione sono state adottate alcune misure precauzionali: sospensione del congedamento della classe anziana; istruzione accelerata delle reclute; ricostituzione delle scorte di materiali nelle fortezze, nei centri di rifornimento, nei magazzini; aumento dei cavalli per le batterie di campagna, esercitazioni su larga scala per la mobilitazione generale; invio di una divisione di cavalleria dalla circoscriz ione di Kazan a quella di Kiev prima e di Varsavia poi e predisposizioni per il sollecito trasferimento, sempre nella circoscrizione di Ki ev, dei due corpi d'armata della circoscrizione di Kazan. Sulle linee ferroviarie Varsavia-Kiev, Ki ev- Posen , Mosca-Pietroburgo non si notano movimenti di truppe ma solo di materiali. La Russia dispone di trentasette corpi d'armata, dei quali sette in Asia e nel Caucaso; trascurando le truppe asiatiche e quelle del Caucaso, difficilmente utilizzabili in una guerra europea, l'esercito zarista può utilizzare contro le Potenze occidentali, ventisette corpi d 'a rmata raggruppati in sette circoscrizioni organizzate sin dal tempo di pace in comandi d'armata secondo la tabella riportata.

(3) Albricci, Vienna 30 novembre 1912.

L'Italia e le guerre balcaniche

Forze russe disponibili in caso di guerra contro le Potenze occidentali:

I reparti delle truppe di prima linea sono rinforzati sino all'organico previsto per la guerra, mentre gli altri hanno effettivi di 160-180 uomini; gli squadroni superano i 140 cavalli, le batteria a cavallo sono quasi al completo, le altre hanno una forza di cavalli di poco inferiore alla metà dell'organico previsto.

Oltre alle truppe di prima linea - che ricevono i loro complementi da appositi reparti fom1ati presso le sedi dei corpi - vengono ~ostituiti reparti di riserva (otto classi) e reparti di milizia territoriale. E prevista la formazione di altrettanti reparti di riserva quanti sono quelli di prima linea, indicati con gli stessi numeri. Si assicura che tutto è pronto per costituire tali truppe di riserva, anche se all'atto pratico non se ne potrà avere più di metà; la riserva tuttavia non solo potrà rendere disponibili tutti i reparti di prima linea, ma potrà anche appoggiarli nelle operaz ioni di campagna; ai servizi territoriali provvederà inoltre la milizia territoriale (opolcenie).

Complessivamente, dunque, l'esercito russo "animato da sentimenti patriottici e sostenuto dall'entusiasmo di tutta la nazione", secondo Bagnani ha numerose probabilità di vittoria, ferma restando la volontà del

Antonello Biagini

governo di non arrivare a una guerra, ma di lavorare piuttosto a livello diplomatico per ottenere il distacco della Romania dall'Austria, rendere innocua l'Italia e assicurarsi infine l'appoggio dell'Inghilterra (4).

La situazione politica è tale da non potersi escludere, in caso di guerra, la partecipazione della Germania che verrebbe a trovarsi impegnata, in virtù dell'alleanza con l'Austria, contro la Russia (5).

Il 28 dicembre 1912 i delegati per la pace si riuniscono e assume la presidenza il rappresentante più anziano: l'ex primo ministro serbo Novakovié. La Grecia riafferma la sua volontà di non concludere un armistizio prima della pace, pur partecipando con propri delega~1 alle riunioni. La Turchia assume un atteggiamento contraddittorio: da un la to preme sulle Potenze europee perché si addivenga a una composizione, dall'altro mostra tutta l'intransigenza possibile nei confronti delle richieste degli alleati intravvedendo, forse, i primi germi di dissoluzione della quadruplice. A Londra comun que si lavora con cautela riflettendo più sui dati di fatto che su quelli propagandistici e si confrontano piuttosto le diverse possibili sistemazioni della penisola balcanica sulla base del trattato di Santo Stefano, di quello di Berlino ma anche e soprattutto sulla base delle aspirazioni del momento (6).

(4) Bagnani, Londra l dicembre 1912.

(5) Promemoria per il ministro della Guerra, 19 dicembre 1912.

(6) Bagnani, Londra 28 dicembre 1912. Allega cenni biografici sui delegati c he prendono parte alla confcrema:

«Turchia. Mustafa Reshit pascià, diplomatico, segretario della Commissio ne turca in Bulgaria (1890-1893), ministro in Bucarest (1894 - 1896), ambasciatore a Roma (aprile 1896-1908) poi a Vienna fino al 1911, ministro delle miniere e delle foreste nel Gabinetto di Ghazi Mukhtar pascià, deve forse la sua nomina attuale alle attitudini dimostrate come plenipotenziario nella recente pace di Losanna.

Salih pascià, ufficiale di cavalleria in disgrazia al tempo del regime di Abd ul Hamid esiliato a ErzinfJan, valì di Scutari nel 1906, dopo la costituzione del 1908 assistente capo di Stato Maggiore sotto Izzet pascià , mini stro della Guerra nel Gabinetto di Hilmi pascià si ritirò quasi subito e nominato direttore della cavalleria nel 1910 sotto Mahmud Scevket pascià. Allo scoppio delle ostilità con il nostro paese fu creato ministro della Marina, carica che lasciò alla caduta di Said pascià nel luglio. Ora è ministro dei Lavori pubblici nel Gabinello di Kàmil pascià cd ha anche l' interim della Marina.

Osman Nizam pascià, soldato e diplomatico, di origine tedesca, per vario tempo in Bulgaria come membro della Commissione di Vakuf. Nel 1896 segretario della Co mmi ss ione per le riform e in Creta, nel 1905 a s siste nte del capo di Stato Maggiore, ambasciatore a Berlino (settembre 1908).

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