GUERRA DI SARDEGNA E DI SICILIA 1717-1720 (PARTE 1)

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I - VICENDE STORICHE IL RIARMO SPAGNOLO E LA FLOTTA DI CADICE

L

a perdita dei domini italiani nel 1707 aveva tolto alla Spagna non solo lo status di Grande Potenza continentale e il controllo del Mediterraneo centrale, ma anche il vitale sistema di sicurezza costituito dal possesso dei porti della Sardegna e della Sicilia e dalle basi tirreniche continentali (Stato dei Presidi di Toscana, Gaeta, Napoli). In Spagna, che era rimasta devastata dalla lunga guerra per la successione spagnola divenuta una feroce guerra civile, il nuovo primo ministro, l’italiano Alberoni, si adoperava in vaste riforme civili e militari, dirette a ricostruire l’economia del Regno e le basi amministrative, finanziarie, commerciali e industriali della potenza militare e navale del regno iberico. Riorganizzò e potenziò notevolmente l’esercito e la marina. A seguito di tale attività nel 1716 la Spagna, anche su richiesta del Pontefice, era stata in grado di inviare una discreta flotta (6 vascelli e 5 galere) in Levante in soccorso dei Veneziani che erano stati attaccati dai Turchi e stavano subendo un duro assedio alla loro piazza strategica di Corfù. LA RICONQUISTA SPAGNOLA DELLA SARDEGNA Nell’aprile 1717 una flotta spagnola salpò nuovamente da Cadice, apparentemente ancora una volta in soccorso dei Veneziani. Tuttavia, anziché dirigersi sulla rotta di Sicilia, per poi procedere verso Levante, la flotta si spostò senza evidente motivo a Barcellona, destando a Vienna il timore, mai sopito, di un colpo di mano contro il regno di Napoli. Infatti, come risulta da tutte le Gazzette dell’epoca, Vienna dispose man mano il trasferimento di numerosi reggimenti dal Milanese verso Napoli e dai territori austriaci o verso il Milanese o direttamente verso il regno meridionale per via di mare nell’Adriatico, anche approfittando del fatto che nel frattempo si stava chiudendo la guerra contro i Turchi (con la presa di Belgrado nel 1717 e la pace di Passarovitz siglata definitivamente nel 1719) e si rendevano quindi disponibili molte delle forze, agguerrite e veterane, che erano state impiegate sul fronte orientale. Poche settimane dopo, alla fine di maggio, il governatore austriaco del ducato di Milano principe di Loewenstein fece arrestare il nuovo Grande Inquisitore di Spagna Molines che, munito di passaporto pontificio, aveva tentato di raggiungere Finale attraverso il Milanese. Fu quella la scintilla della guerra, caldeggiata in particolare dall’ambasciatore spagnolo a Genova, marchese di Sanfilippo2, e dal Duca di Parma. Tra le altre cause principali di questa decisione, come dichiarato da Madrid agli inviati britannici, vi era anche il risentimento per lo scorretto comportamento dell’Arciduca (Carlo VI) che al momento dell’abbandono della Catalogna e di Maiorca, aveva fatto consegnare dalle sue truppe le città e le fortificazioni agli abitanti dichiaratisi contrari a Filippo V, anziché consegnarle alle truppe spagnole, per cui l’esercito borbonico era stato costretto ad una lunga e sanguinosa guerra per quasi un anno. Il 12 luglio la flotta ricevette l’ordine segreto di attaccare la Sardegna, la cui difesa era affidata al viceré, il marchese di Rubì3 con appena 2 deboli reggimenti ispano-lombardi al servizio asburgico (reggimenti Barbon di fanteria e Carreras di cavalleria). Il 2 Vincenzo Baccalar y Sanna, Marchese di San Filippo nacque a Cagliari il sei febbraio 1669, Dopo la Pace di Utrecht, nel 1713, il Bacallar venne nominato ambasciatore spagnolo a Genova, dove sì fermò una ventina d’anni. Egli morì l’11 giugno del 1726, all’Aja, dove si era trasferito nel 1725, nominato ambasciatore in Olanda. 3 D. José Antonio de Rubì y Boxardos, dal 1717 marchese di Rubì (14 maggio 1669 Barcellona, 31 dicembre 1740 Bruxelles), già Viceré di Maiorca, uno degli emigrati catalani rimasti al servizio di Carlo VI d’Asburgo.

◀ Re Filippo V di Spagna, dipinto di Louis Michel Vanloo circa 1739 Museo del Prado Madrid 9


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