5 minute read

Introduzione

Next Article
Conclusioni

Conclusioni

Introduzione

In questo lavoro di ricerca ci proponiamo di iniziare ad inquadrare in termini

Advertisement

sociologici la pratica della cremazione in Europa. Il fenomeno, molto sfaccettato da

paese a paese e ancora poco studiato, ben si inserisce all’interno del filone di ricerca

dei Death Studies.

Il nostro quindi sarà un lavoro iniziale. In fase sperimentale ci siamo innanzitutto posti

l’obiettivo di ricostruire statisticamente l’oggetto della nostra ricerca in termini

quantitativi. In appendice a questo lavoro presentiamo infatti il censimento di cremati

e crematori sulla base della popolazione e dei morti per ogni paese europeo: dati

ricostruiti da database esistenti ma spesso non ordinati e lacunosi: abbiamo così

aggregato le fonti di alcuni lavori come l’Enciclopedia della Cremazione di Davies e

Mates, della Società per la Cremazione della Gran Bretagna su dati demografici

dell’ONU e dell’ Eurostat dove pure incidono parcellizzazioni territoriali come la

riunificazione della Repubblica Ceca, la caduta dell’Urss, la divisione delle due

Germanie e la dissoluzione della Jugoslavia. I nostri dati partono dal 1876 per arrivare

al 2014. Trattandosi di una mole di dati copiosi in formato Excel, abbiamo provveduto

a creare un’estensione on line di questo file che non è allegato alle pagine di questo

lavoro ma disponibile su Academia.edu con il nome di European Cremation Database

1876 – 2014 consultabile al link: https://tinyurl.com/cremationdatabase

Sul piano qualitativo, questo lavoro ha preso in esame anche diversi sopralluoghi da

me compiuti in città italiane ed europee (Milano, Livorno, Pisa, Bologna, Cava

de’Tirreni (SA), Amsterdam, Amburgo, Barcellona, Copenaghen, Francoforte,

Madrid, Toledo, Siviglia). I casi più interessanti al fine della nostra ricerca rientrano

tra queste pagine con una nostra documentazione fotografica. A parte casi come Milano

e Livorno, molte delle città toccate non hanno una valenza in termini assoluti sulle

cremazioni, ma ci aiutano a capire le differenze in termini di organizzazione cimiteriale

da paese a paese, frutto di secoli di differenziali di welfare, attitudini religiose e

posizione geografica.

Passiamo ora al piano dell’opera.

Nel capitolo 1 tratteremo la differenza sostanziale tra le narrazioni delle due civiltà

religiose esistenti in Europa: Cristianesimo ed Ebraismo e come, nel tempo

l’urbanizzazione ne modifichi l’apporto con il fiorire nell’Ottocento di pratiche come la medicalizzazione, l’individualizzazione e l’ascesa della borghesia.

Sarà questa la base della letteratura teorica della nostra ricerca con fonti come Ariès e

Vovelle oltre ad una nutrita letteratura sociologica fiorita in un corpus di opere di

Antonio Cavicchia Scalamonti e i suoi collaboratori presso l’Università Federico II di Napoli.

Tratteremo in particolare della diversità di approccio dell’atteggiamento ebraico e di quello cristiano.

Tracceremo le tappe fondamentali del cambiamento dei costumi che portano alla

costruzione di cimiteri e alle sepolture individuali, una storia in cui la cremazione non

è che l’ultimo anello di un processo di mutamento ancora in corso. Quanto alla

desacralizzazione, problematizzeremo se essa è davvero un processo di laicizzazione o

qualcosa di diverso. Non mancheranno gli aspetti organizzativi e commerciali come

quello delle pompe funebri.

Passando alla fase operativa analizzeremo prima lo scenario europeo poi nello

specifico quello italiano.

Nel capitolo 2, per tanto, tratteremo un’analisi dei casi europei appoggiandoci in particolare ad un nostro inquadramento nuovo in letteratura che vede le città che hanno

ereditato lo status di porti franchi e città libere che si configurano come avanzate sulla

pratica della cremazione visto il loro mélange culturale (in primis la presenza ebraica)

e quindi più idonee al mutamento sociale che le trasforma in hub, snodi di

comunicazione, che attraverso reti di trasporto si internazionalizzano rendendo la

cremazione una pratica da persone in transito. Tesi affascinante quanto problematica

per la sua mobilità che tende a disintegrare la struttura di base dello Stato – nazione e

della sua legislazione sulla fortuna della cremazione che rende mossa la fotografia dei

dati esistenti per un identikit dei cremati. È vero anche che le cremazioni saranno tanto

maggiori quanto minore è l’eredità storica dell’apparato feudale ereditato. Inoltre, la

cremazione sarà molto attiva in quelle città dove c’è propensione alla finanza e all’analisi del rischio dove cioè è più sviluppato il senso delle assicurazioni private in forma di previdenza che porteranno ad uno sviluppo altresì di previdenza funeraria e

di autotassazione per la creazione di Società Crematorie che saranno più propense ad

esistere in città dove – per dirla con Putnam – il grado di coscienza civica è maggiore

e sviluppa capitale sociale. Non manca qui uno studio sulla presenza ebraica che sposa

comunità di arrivo più o meno aperte alla loro presenza e in caso di esito positivo, ne

amplifica la portata innovativa con il loro estro laicizzante di negazione della morte.

Tracceremo poi schede analitiche sui primi paesi che giungono a creare associazioni

pro-cremazione e apertura di crematori dal 1876 al 1930.

Soprattutto nel caso dell’Italia, esaminato nel capitolo 3, i toni hanno un carattere

militante della pratica crematoria in funzione anticlericale, massonica, radicale e anti

fascista. La nostra bibliografia di riferimento al caso nazionale è soprattutto frutto della

Fondazione Ariodante Fabbretti e ha un particolare focus sul periodo post-

Risorgimentale dal 1880 al 1920. Si tratta di fonti molto inquadrate in ottica storica e

con un’ enfasi stilistica ottocentesca, a noi è toccato anche ripulirle e ricostruirle in uno

stile e in ottica sociologica più fluida: resta l’enorme mole di dati e date sul lungo periodo che abbiamo cercato il più possibile di rendere organici sia in chiave

cronologica che per nuclei tematici.

Sarà questa l’occasione anche per trattare il tema della Massoneria in Italia, che, oggi nella storiografia non ha ancora una posizione definitiva, ma che nei primi del

Novecento ha svolto un ruolo importante nella sinistra radicale e vicino

all’accettazione di minoranze religiose riconoscendosi per lo più nel più moderato Rito

Scozzese ma che avrà riferimenti anche al rito simbolico. L’Italia sarà un laboratorio

civico per la nascita di associazioni di mutuo soccorso da cui saranno gettate le basi

anche per creare associazioni cremazionistiche. Il Risorgimento prima come motore

propulsore e positivista, il Fascismo poi come inibitore di ulteriori spinte ma che unirà

gli antifascisti in chiave antagonista saranno le basi del nostro caso di studio.

Poco c’è di accademico sui trend attuali che cercheremo di ricostruire per sommi capi sulla base dell’eredità storica. Dell’Italia analizzeremo soprattutto il caso di Milano (apripista europeo), Livorno e Torino.

This article is from: