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2.13 Romania

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Conclusioni

Conclusioni

0,19% di morti cremati. Posizionandosi dietro la Francia (0,2%) e il Lussemburgo

(0,64%).

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Nei confronti di Cenusa – che applica ai loro soci una contribuzione in base allo stato

sociale – c’è però uno scontro morale, quasi come se gli individui comprino il consenso

dei loro soci in quanto la modalità delle quote associative non sono viste di buon occhio

oppure si crede che si trattasse di un ente caritatevole che offre i suoi servizi

gratuitamente.

In realtà i fondi dei soci altro non sono che coperture per le spese di mantenimento. Il

problema più grande è invece quello di raccogliere nuovi iscritti. Dopo 14 anni dalla

sua creazione Cenusa raccoglie 1.000 iscritti essendo riconosciuta come

organizzazione umanitaria che si occupa della pratica cremazionista escluse le spese

per l’officio della liturgia e dei canoni cimiteriali. La cremazione resta ad ogni modo

la pratica più economica, anche per i non iscritti alla società.

Per molti anni, la Romania rimane l’unico paese dell’Europa orientale ad avere un crematorio funzionante. Il successivo sarà quello di Debrecen, città protestante

dell’Ungheria, dove, i lavori di costruzione inizieranno nel 1936 ma l’inaugurazione avverrà solo nel 1951.

La vera mancanza di enfasi al progetto crematorio è l’assenza delle autorità municipali per popolarizzarne la pratica. A differenza di quanto avverrà in Ungheria e Yugoslavia,

la Società per la cremazione in Romania si accolla la costruzione del forno crematorio

senza fondi pubblici.

Presto, la larga pressione religiosa si dimostra un ostacolo come pure il periodo tra le

due guerre per quanto riguarda il reperimento dei fondi necessari. Per sovvenzionarsi,

la Cenusa decide così di cremare resti anatomici provenienti da ospedali e cremazioni

amministrative che venivano ben pagate al fine di mantenere il bilancio delle casse

dell’associazione. Nel 1934 la Società comincia anche a stampare un suo giornale,

Flacâra Sacra (Fiamma Sacra). Ma la Seconda Guerra Mondiale causa molti problemi:

con i bombardamenti il crematorio venne danneggiato. Con la ricostruzione rimaneva

tanto da fare, sia per il suo ammodernamento tecnologico, sia per un cambiamento di

mentalità della Chiesa Ortodossa che rimane largamente ostile preferendo la sepoltura.

Nel 1945 le cremazioni passarono a 600 rispetto alle 225 dell’anno precedente. Ma la divisione dell’Europa in due blocchi, congela lo scambio di informazioni

provenienti dai paesi dell’Est. La Romania perse così il network della International

Cremation Federation almeno fino agli anni Ottanta del Novecento a cui si aggiungono

gli ostacoli del regime di Caesescu.

Nel 1999 ad esempio, furono effettuate 1172 cremazioni di cui solo il 12% a Bucarest.

Ovvero, la Romania perse il suo primato cremazionista nell’Europa Orientale. La Bulgaria inaugura il suo primo crematorio nel 2001. La Slovenia e l’Ungheria sono oggi i paesi apripista della cremazione in Europa Orientale. (Davies, Mates:2005, 164-

165)

2.14 Alcune riflessioni

Cosa ci insegna questo primo quadro?

A detta di Vovelle:

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