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INTRODUZIONE
Nel 2017 il comparto della produzione culturale e creativa ha fatto registrare in Italia un indotto di 92 miliardi di euro: il 6% della ricchezza prodotta nel Paese, con una crescita di due punti percentuali rispetto al 2016.
Le industrie culturali e creative danno lavoro in Italia a 1,5 milioni di persone, il 6,1% del totale degli occupati.
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La produzione creativa e culturale è inoltre un moltiplicatore di valore. Symbola, nel rapporto Io sono cultura 2018 ha stimato che i 92 miliardi di euro di indotto dell’industria culturale e creativa ne stimolano altri 163 in ambiti economici e produttivi più o meno prossimi: dai servizi, primi fra tutti quelli legati al turismo, alle tecnologie, e così via, portando a 255 miliardi di euro il valore complessivo generato dai lavori nell’ambito della comunicazione, della cultura e della creatività in Italia.
Se poi si allunga lo sguardo oltre il perimetro nazionale, a livello globale le industrie culturali e creative e il grappolo di professioni legate alla comunicazione stanno assumendo un ruolo chiave nella crescita delle economie dei paesi emergenti, BRICS e MINT. I casi di India e di Nigeria sono esempla- ri: Bollywood e Nollywood sono i primi produttori al mondo di film: oltre 1000 film all’anno in Nigeria e 1600 in India, rispetto agli 800 prodotti negli Stati Uniti. Il valore di mercato di questi film è naturalmente più basso rispetto a quello statunitense, ma l’impatto sul lavoro e sulle economie resta forte: in Nigeria, per esempio, sono impiegate a vario titolo nella produzione cinematografica oltre un milione di persone.
Il modello organizzativo delle industrie culturali e creative è poi considerato un modello pivotale, da adottare anche in altri ambiti e comparti economici e produttivi. Per esempio la tendenza delle imprese di comunicazione e cultura a organizzarsi in organigrammi fluidi (eterarchia fluida), che prevedono la costruzione di team ad hoc, composti funzionalmente agli obiettivi del progetto che si sta sviluppando, viene considerato un modello virtuoso (anche se non privo di controindicazioni, se pensiamo per esempio alla questione dei contratti) in linea con i cambiamenti e le sfide che il mondo del lavoro pone. O ancora le Three Bigs, everywhere, everyone, everything, che la London School of Economics ha identificato come i pilastri dell’industria culturale e creativa, si presentano come principi validi e auspicabilmente adottabili anche in altri comparti economici e produttivi.
Nonostante la centralità delle industrie culturali e creative a livello nazionale, e a livello globale, le professioni della comunicazione, della cultura e della creatività continuano a presentarsi come una nebulosa.
Prendiamo l’International Standard Classification of Occupations (ISCO) la classificazione delle professioni che viene utilizzata dall’Unione Europea per analizzare il mercato del lavoro e per orientare le politiche a supporto dell’occupazione. Le professioni della comunicazione sono spalmate fra 7 delle 10 macroaree in cui è articolato il sistema di classificazione. Questa dispersione se per un lato attesta la salienza che esse rivestono nei più diversi comparti dell’economia e del lavoro, dall’altro lato ha implicazioni negative in termini di riconoscibilità, di valutazione degli impatti, e quindi di sostegno, tutela, e di formazione.
L’industria culturale e creativa si presenta come una cartina al tornasole dei bisogni che il mondo del lavoro esprime, compresa la necessità di aggiornare i profili professionali e di elaborare classificazioni rispondenti ai nuovi assetti del mercato.
Ma quali sono dunque i profili professionali di chi opera nel campo della comunicazione? Come possiamo orientarci nella miriade di professioni emerse negli ultimi anni? E quali sono le competenze trasversali che occorre maturare per operare in modo efficace e competitivo in questo settore, per farlo crescere, fiorire a fronte della sua rilevanza economica, culturale e sociale?
Nel 2016 Almed - Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo - dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha av- viato un monitoraggio delle professioni della comunicazione con un triplice obiettivo:
• misurare e descrivere l’andamento del mercato del lavoro, attraverso uno sguardo e un plesso di categorie più perspicuo, che saldi lo scarto fra vecchie categorie e nuovi ruoli e competenze;
• allineare i processi di formazione alle esigenze che il mercato esprime, attraverso un dialogo costante con le imprese, le associazioni che le rappresentano, i professionisti che vi operano;
• fornire uno strumento di orientamento, sensore che registri i cambiamenti in corso e insieme una bussola, utile ai giovani che si stanno avvicinando al mondo del lavoro; ma anche a chi già vi opera e a chi è chiamato a formare i nuovi professionisti della comunicazione.
Il primo Libro Bianco su Le Professioni della Comunicazione (Eugeni-Vittadini, 2017) si è proposto di fornire una sistematizzazione dei ruoli e delle mansioni richieste dalle imprese della comunicazione e della cultura. Le professioni venivano distinte fra i lavori dal tratto più marcatamente creativo (Screen Writer, Art Director, etc) e i lavori dal carattere più analitico (da chi fa ricerche di mercato al Digital Analyst) e ancora professioni di carattere strategico (il Program Manager per esempio) e professioni tematizzate su un settore (E-pub Specialist, chi si occupa di ideare e realizzare App, chi fa il Buyer di format o contenuti).
Questa sistematizzazione sollecita cinque considerazioni che hanno guidato questo secondo Libro Bianco delle Professioni della Comunicazione:
1. Il processo di convergenza dei media non ha investito solo le tecnologie o i linguaggi, ma anche i profili profes- sionali di chi opera con, e per essi, creando e richiedendo competenze trasversali ai diversi ambienti mediali.
2. I professionisti della comunicazione devono avere una formazione a 360 gradi, marcatamente interdisciplinare, che copra dai linguaggi e le forme espressive alla psicologia dei consumi, dall’antropologia al marketing.
3. Le professioni della comunicazione sono declinabili come si è detto in forme molteplici; questo significa che è possibile costruire e costruirsi professionalità ‘su misura’, ritagliate sui talenti e sulle inclinazioni individuali.
4. Le professioni della comunicazione sono in divenire, i professionisti della comunicazione sono chiamati ad affrontare i continui cambiamenti del mercato e del quadro lavorativo contemporaneo e a raccogliere con successo la sfida della formazione permanente.
5. Le competenze soft, la capacità di lavorare in team, di adottare punti di vista “laterali”, di combinare strategia e creatività sono una componente imprescindibile, da sviluppare e allenare tanto quanto le hard skills. Muovendo da queste premesse, questo secondo Libro Bianco si è proposto tre obiettivi che corrispondono alle sezioni in cui è articolato.
Il primo obiettivo è quello di dare conto dei cambiamenti che hanno investito in questo ultimo biennio i comparti della comunicazione e della cultura. La prima sezione raccoglie dunque 6 capitoli: Scrittura e produzione per il cinema e l’audiovisivo; Produzione e management dell’audiovisivo; Management di musica e radio; Progettazione culturale e cultural diplomacy; Informazione, ufficio stampa e media relations; Comunicazione e marketing digitale; Account and Sales. Ciascun capitolo, che ospita uno o più contributi, rico- struisce la filiera e le sue più recenti trasformazioni, offre una mappatura dei principali “attori” in campo, censisce i profili professionali, con attenzione a far emergere i cambiamenti che li hanno investiti. I capitoli sono completati da due approfondimenti: la testimonianza di un professionista, che racconta il proprio percorso e le sfide che si è trovato, e si trova a raccogliere; e un affondo sui nuovi lavori che stanno emergendo nei diversi comparti, con le loro specifiche competenze.
Il secondo obiettivo che il volume si è posto è stato quello di fornire una fotografia del mercato del lavoro. La sezione due del volume ospita i risultati di una ricerca su 59.198 offerte di lavoro rivolte nel 2018 ad altrettanti professionisti della comunicazione e della cultura. I dati utilizzati per le analisi provengono da WollyBI, l’osservatorio del Web Labour Market sviluppato da Tabulaex in collaborazione con il Centro di Ricerca CRISP (Centro di Ricerca Interuniversitario per i Servizi di Pubblica utilità) dell’Università di MilanoBicocca. La sezione è strutturata in quattro capitoli: Business Communication; Culture and Publishing; Creative Industry; Culture and Audiovisual. Ogni capitolo ricostruisce i ruoli, le tipologie di contratto, le competenze richieste ai nuovi professionisti della comunicazione, seguendo un percorso in tre tappe. Vengono descritte in primo luogo le dimensioni: quante sono state le offerte di lavoro, in quali ambiti specifici, quali tipologie di imprese le hanno espresse, a quali ambiti economici appartengono e dove sono collocate. Sono state poi ricostruite le caratteristiche del lavoro offerto, con specifico riferimento alle mansioni richieste e all’inquadramento (contratto di formazione, a tempo determinato, a tempo indeterminato o lavoro autonomo) e all’impegno
Copyright © 2019 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy. ISBN 9788891793546 lavorativo. Da ultimo sono state analizzate attraverso un sistema di text mining le caratteristiche richieste, in termini di saperi e competenze, sia hard, sia soft. I risultati dell’analisi sono stati organizzati anche in mappe interattive consultabili dal sito di Almed.
L’analisi delle offerte di lavoro ha evidenziato la centralità della regione Lombardia come hub delle attività nell’ambito della comunicazione e della cultura: mediamente 1/3 di tutte le offerte di lavoro nei comparti della comunicazione e della cultura sono di imprese lombarde, con punte del 70% in alcuni ambiti, come quello delle Public Relations. La terza sezione di questo volume è dedicata alla scena creativa lombarda, o per usare il termine correntemente impiegato in letteratura, al cluster lombardo. La sezione offre una panoramica del complesso e vitale scenario delle imprese di comunicazione e cultura in Lombardia, partendo dai dati sulle vacancy e attraverso lo sguardo, la conoscenza e l’esperienza di Assolombarda e del Gruppo Media, Comunicazione e Spettacolo. Il Gruppo raccoglie 350 società, che operano nelle province di Milano, Monza e Brianza e Lodi, con oltre 22000 dipendenti. Attraverso una serie di interviste, al Presidente del Gruppo, Andrea Delogu e a 15 Consiglieri, la sezione ricostruisce la filiera, le sue dimensioni, i suoi cambiamenti e sfide, l’attuale ecosistema delle professioni e il rapporto fra aziende e università, con riferimento agli ambiti dell’Editoria e Comunicazione, Entertainment e Servizi per la Comunicazione. L’obiettivo è quello di identificare lo specifico della scena produttiva lombarda nel campo della comunicazione, dei media e della cultura, come modello pivotale e auspicabilmente replicabile.
Sebbene, come scritto in avvio di questa nota introduttiva, la comunicazione rappresenti un ambito economico e produttivo fondamentale, in sé e come moltiplicatore di valore, essa è anche e non meno un terreno di sfide sociali, culturali ed etiche.
Questo Libro Bianco si chiude, aprendo nuove sfide, con il discorso tenuto da Monsignor Mario Delpini, Arcivescovo di Milano, il 26 gennaio 2019 con i giornalisti e i professionisti della comunicazione. Dialogando con gli studenti delle tre scuole di giornalismo di Milano (Almed-Università Cattolica, Iulm, Università Statale di Milano), Monsignor Delpini richiama alla necessità di esercitare e, prima ancora di formarsi, alle professioni della comunicazione alla luce di sfide che vanno oltre la competenza e che attengono alla necessità di esercitare la propria professione per il bene comune, a favore di una “comprensione della realtà nella sua verità più profonda”, in modo da favorire l’intesa invece della contrapposizione e dello scontro. Un modo di operare che può, che deve diventare un tratto distintivo dell’informazione, ma più in generale della comunicazione in Italia.
Ringrazio Monsignor Mario Delpini per aver acconsentito a pubblicare qui il Suo discorso.
Do così il via ai ringraziamenti. Grazie a Don Walter Magni, portavoce dell’Arcivescovo, e alla signora MariaGrazia Cazzanica per il contatto e la paziente mediazione che hanno portato alla pubblicazione del discorso di Monsignor Delpini. Il volume è il frutto della professionalità, dell’impegno, della profonda conoscenza del mondo della comunicazione, della sua struttura, delle sue logiche, dei suoi protagonisti dei Direttori e dei Coordinatori dei Master di Almed. Li ringrazio
Copyright © 2019 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy. ISBN 9788891793546 tutte e tutti, per quanto qui scritto e per il lavoro formidabile che svolgono.
Grazie a tutti i professionisti che hanno partecipato a questo testo, condividendo la loro esperienza e la loro visione di come sta cambiando il mondo della comunicazione e della cultura, dei suoi bisogni e delle sfide che lancia. Un grazie particolare ad Assolombarda e al Gruppo Media, Comunicazione e Spettacolo, per aver sostenuto il progetto, per la disponibilità e la generosità con cui ci hanno messo in contatto con i suoi associati, fornendoci dati e guidandoci attraverso l’ampia e complessa realtà delle imprese lombarde di comunicazione, media e spettacolo. Grazie al Presidente Delogu, a tutti i Consiglieri e alla dottoressa Eleonora Sacchi, referente del Gruppo.
Grazie a Mario Mezzanzanica, Direttore del Dipartimento di Statistica e Metodi Quantitativi dell’Università Bicocca di Milano, per l’interlocuzione preziosa, che ha portato a sciogliere i problemi metodologici che via via si sono presentati e alla realizzazione della ricerca con WollyBi. Grazie anche alla dottoressa Anna Clara Gatti con cui ho avuto il piacere di lavorare alla seconda parte di questo lavoro. Molte sono le persone determinanti per la realizzazione di questo testo e più in generale per il progetto di monitoraggio delle professioni della comunicazione. Ruggero Eugeni e Nicoletta Vittadini, co-curatori del primo Libro Bianco, che ha dato l’avvio all’osservatorio sulle professioni. Tutto il Direttivo di Almed, e in particolare Roberto Brambilla, Direttore Alte Scuole, per aver creduto nel progetto e averlo sostenuto. Roberto Reggiani, coordinatore e responsabile dell’Ufficio Stage and Placement, che ha supportato il progetto in molti dei suoi passaggi più delicati. Un grazie particolare ad Arian- na Cucchi, che coordina Almed, supporto fondamentale per questo e per tutte le attività della Scuola, e a Serena Fossati che ha coordinato il Libro Bianco, seguito con paziente tenacia il suo farsi, realizzato la sezione sul cluster lombardo, tenuto le fila di tutto. Un ultimo rigo, per tornare a ringraziare Ruggero Eugeni, che mi ha preceduto come Direttore di Almed, lasciandomi un’eredità straordinaria, e straordinariamente impegnativa. Questo libro e la ricerca che lo precede si muove nel solco che lui ha tracciato. A nessun altro potrebbe essere dedicato.
Copyright © 2019 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy. ISBN 9788891793546
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