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IL TESTIMONE. AXEL FIACCO

Autore televisivo, produttore e fondatore di BicFormats di Massimo Scaglioni

Axel Fiacco è autore TV, produttore e fondatore della società BicFormats, specializzata in format destinati ai network internazionali.

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È dal 1965 che a Cannes si ripete, puntuale come un orologio, il rito del MIP, il mercato internazionale dei contenuti televisivi. Come tutti i mercati, è il posto dove la domanda si incontra con l’offerta, ovvero, semplificando, che mette in contatto chi ha format da vendere (case di produzione) con chi li vuole comprare (broadcaster). Quello dei contenuti televisivi è però un mercato particolare: è infatti in assoluto uno dei più globalizzati del pianeta e muove perciò un numero impressionante di soldi e persone. Al MIPCOM del 2018 hanno partecipato quasi 14.000 professionisti, di oltre 4.700 aziende, che provengono da più di 110 paesi. Il giro di affari complessivo è difficilmente calcolabile, ma è dell’ordine di grandezza di decine di miliardi di euro l’anno.

Come sono cambiati i mercati dei contenuti televisivi e audiovisivi in questi ultimi cinquant’anni?

Possiamo individuare tre fasi molto differenti. Potremmo chiamare la prima fase con l’espressione la nicchia felice, e datarla dalle origini agli anni Novanta. È la lunga fase pionieristica. I format in circolazione sono relativamente pochi, e appartengono quasi esclusivamente al genere del game, così come i paesi coinvolti, che sono essenzialmente quelli europei e gli Stati Uniti, con l’aggiunta dell’Australia. Era però un mercato relativamente semplice e “sicuro”, che faceva guadagnare ai pochi operatori professionali cifre notevoli.

Cosa è cambiato nel corso degli anni Novanta?

La seconda fase potrebbe essere chiamata l’era dei super-format, e va appunto dagli anni Novanta a circa il 2010. È la fase dell’apogeo. Il mercato esplode sia per quanto riguarda l’offerta – si vendono ora contenuti di tutti i generi – sia per quanto riguarda i paesi coinvolti. Nascono in questi anni i format più diffusi della storia dei media. Sono i “super formats” come li chiama Jean Chalaby: Who wants to be a millionaire?, Big brother, e X Factor, solo per citarne alcuni, venduti e adattati in tutto il mondo, nel vero senso della parola. Il mercato diventa dunque globale, anche se, a parte alcune eccezioni, i paesi nuovi arrivati hanno ancora un ruolo passivo: sono infatti prevalentemente importatori di format e non esportatori.

Dunque, nel corso dell’ultimo decennio siamo entrati in una terza fase?

Certo, la chiamerei della iperglobalizzazione e frammentazione. Oggi il mercato si allarga a dismisura, perde in qualche modo il suo centro, e diventa straordinariamente complesso. Tanto per cominciare, tutti i paesi del mondo non si limitano più solo a comprare, ma cominciano anche a vendere. Quest’aumento spropositato dell’offerta causa però, oltre che una frammentazione del mercato, anche un’obsolescenza dei prodotti, che si consumano in tempi molto più brevi: nel 2011 il 62% dei 10 top format aveva meno di 5 anni, mentre nel 2018 i 10 top formats con meno di 5 anni sono il 78%; inoltre nel 2011 i 5 top format hanno avuto 64 adattamenti, mentre nel 2018 i 5 top formats ne hanno avuti solo 35. C’è insomma molta più concorrenza, che si traduce in un’offerta molto maggiore, con però prodotti che si bruciano più rapidamente, riducendo i margini di guadagno complessivi.

E, in questo mercato sempre più globale, l’Italia come si colloca? Male, purtroppo. Nel 2008, quando ancora il mercato non era così

Copyright © 2019 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy. ISBN 9788891793546 frammentato, il nostro Paese era all’undicesimo posto tra gli esportatori di format. Oggi, a dieci anni di distanza, con l’ingresso di nuovi soggetti, la sensazione – ma non sono disponibili dati ufficiali al riguardo – è che sia scivolato molto più in basso nella classifica. Produciamo ed esportiamo pochissimi format originali, sia per ragioni strutturali – mancano serie politiche di sostegno e promozione da parte dello Stato – sia culturali, perché facciamo ancora fatica, dopo oltre mezzo secolo, ad accettare fino in fondo la logica dei format. Della gigantesca torta dei contenuti televisivi raccogliamo quindi in pratica soltanto le briciole.

I NUOVI LAVORI. FACILITATORE

di Axel Fiacco

Non è facile, per chi è nuovo del settore, muoversi con disinvoltura nel complesso mondo dei mercati dei contenuti televisivi. Tale complessità è aumentata in misura esponenziale negli ultimi anni, così da apparire come una vera e propria giungla a chi muove i primi passi all’interno di essi. Tanto per cominciare c’è, molto semplicemente, il problema dello spazio, ovvero dei luoghi fisici in cui si svolge l’evento. L’area espositiva del MIPCOM di Cannes (il principale mercato di contenuti al mondo) è enorme, disposta su molteplici livelli, suddivisa in migliaia e migliaia di stand, alcuni microscopici, altri faraonici; e questo solo per limitarci al Palais. Alcuni espositori stanno però anche fuori, lungo la celebre Croisette; senza contare che molti preferiscono incontrarsi in uno dei tantissimi caffè tutt’intorno, nelle hall dei numerosissimi alberghi, o perfino negli stabilimenti balneari. Insomma, spesso è difficile perfino trovare il posto dell’appuntamento o quantomeno arrivare per tempo. Ma il problema principale è chi incontrare. Al contrario delle altre fiere o mercati, in quella dei format bisogna prendere appuntamento prima che abbia inizio. I partecipanti però sono moltissimi, provenienti da ogni angolo del globo, spesso appartenenti ad aziende di cui si sa poco o nulla (ma magari estremamente importanti nel loro Paese) e non è affatto facile entrare in contatto con loro. Senza contare che il sistema è regolato da una complessa rete di rituali e “cerimonie” che bisogna conoscere per riuscire a farsi accettare e fare affari in questo mondo. Non stupisce quindi che chi si è affacciato da poco a questa realtà si senta completamente disorientato. Per questa ragione, negli

Copyright © 2019 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy. ISBN 9788891793546 ultimi anni, agli operatori “classici” (case di produzione, broadcaster e distributori) si sono aggiunti professionisti e società di nuovo tipo, che possiamo etichettare col generico nome di facilitatori. Il ventaglio di competenze che mettono a disposizione dei loro clienti è ampio e variegato. Alcuni, come l’americana The format people o la danese The missing link, svolgono il ruolo di vere e proprie guide e di Matchmaker. Ovvero, preparano l’agenda (prendendo gli appuntamenti sulla base delle esigenze di chi si rivolge a loro) e accompagnano quindi fisicamente le persone a incontrare i loro interlocutori all’interno del mercato, facendo talvolta anche da “intermediatori culturali”, nel caso di clienti non abituati a muoversi in certi contesti (per esempio le sempre più numerose case di produzioni cinesi, o di altri stati del Far East che frequentano Cannes solo da poco). Altri, come per esempio la francese Widenn, sono specializzati nell’aspetto legale – contrattualistica e negoziazione in particolare –, affiancando chi non ha tali competenze a orientarsi tra opzioni, licence fee, consultancy fee, adaption fee e altre tematiche similari, estremamente complesse e delicate. Altri ancora, come gli americani della Formation Television Consultants, aiutano gli operatori, in particolare quelli non di madrelingua inglese, a scrivere correttamente le cosiddette “bibbie”, ovvero le istruzioni per l’uso che il produttore di un format deve fornire al compratore per metterlo in grado di ricreare il format stesso nel suo Paese. C’è infine chi, come Paul Boross, meglio conosciuto come “the pitch doctor”, spiega come fare pitch efficaci, ovvero come presentare nel miglior modo possibile i propri progetti ai potenziali acquirenti (attività molto più cruciale di quanto non si pensi). Insomma, queste nuove professioni, che si sono sviluppate di recente, costituiscono già adesso una fetta importante degli operatori complessivi dei mercati internazionali di contenuti. Ed è lecito atten- dersi che, data la crescente difficoltà dei contesti e l’aumento dei partecipanti, i facilitatori cresceranno ancora, specializzandosi sempre più per bacini d’utenza.

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