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3.2 LE NUOVE FRONTIERE DELLA RADIO
FRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE: IL MODELLO DEL DAB+ E LA DIFFUSIONE DEL PODCAST
1. LA FILIERA
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Secondo le ultime rilevazioni dei dati TER 2018 (Tavolo Editori radio), sono 34.703.000 gli utenti che oggi ascoltano la radio. È stato l’aumento dei ricavi pubblicitari a determinare i risultati complessivi del settore, ricavi totali che sono infatti in crescita rispetto agli ultimi anni. Il mercato radiofonico presenta una filiera piuttosto lineare, anche se ogni fase prevede numerose attività che vengono svolte da attori con ruoli e profili professionali spesso molto diversi tra loro.
Secondo l’Agcom, la radio è fruita dal 67% della popolazione italiana ed è il secondo mezzo in termini numerici (la televisione è prima, con il 77,7% della popolazione). Internet si ferma al 40,1% e i quotidiani al 27,6%. La radio è inoltre un mezzo complementare sia dal lato della fruizione da parte dell’utente finale (che ascolta la radio facendo altro), sia dal lato della pianificazione pubblicitaria, in quanto la stessa viene usata per potenziare la pubblicità diffusa sugli altri mezzi (c.d. fruizione di ricordo).
Con riferimento all’articolazione del settore radiofonico, le attività principali in cui è articolato il settore sono quattro: la produzione dei programmi (in proprio o attraverso l’acquisizione da altri soggetti, quali i produttori di informazione giornalistica o i distributori di diritti sportivi o musicali); la programmazione, ovvero la collocazione logico-temporale dei programmi all’interno del palinsesto, che rappresenta l’attività editoriale vera e propria; la diffusione radiofonica per la trasmissione dei contenuti all’utenza finale e la fornitura dei servizi radiofonici al pubblico.
A monte di quanto descritto, si colloca l’attività di radiodiffusione, cioè la messa a punto delle infrastrutture deputate a diffondere il segnale, e a valle gli ascoltatori, cioè l’utente finale, colui che fruisce attraverso i diversi impianti di ricezione: dall’autoradio al telefono cellulare, fino al televisore ove, sulle piattaforme digitale terrestre e satellitare, possono essere trasmessi (principalmente in simulcast) i palinsesti radiofonici. Questi stessi palinsesti possono essere altresì fruiti in live streaming su reti di comunicazione elettronica. Alla filiera di base sopra descritta si possono aggiungere degli elementi esterni, che sono: gli inserzionisti pubblicitari (nonché le concessionarie pubblicitarie, interne o esterne) e i soggetti che rilevano l’audience.
La complessità del settore non sta dunque tanto nell’articolazione delle fasi, in buona parte comuni a quelle di altri settori mediali, quanto nelle attività che le compongono e nelle interazioni che si generano tra gli attori coinvolti. Tornando alle fasi, la prima è quella di ideazione format e linea editoriale, la quale vede al suo interno tutte quelle attività autorali ed editoriali legate alla definizione dei format radiofonici. È il momento che richiede maggiore creatività, infatti è qui che avviene la stesura dei contenuti e si decide buona parte dell’immagine dell’emittente radiofonica, definendo i modi che consentiranno di dare coerenza e qualità ai contenuti stessi. La seconda fase è quella della produzione, cioè della realizzazione dei programmi radiofonici in termini pratici, come la conduzione e la regia. Fanno parte di questa fase anche le attività di raccolta pubblicitaria e l’allocazione oraria degli spot, unita alle attività legate alla gestione dei diritti d’autore. Questa fase si caratterizza anche per una forte interrelazione con la filiera produttiva musicale.
L’ultima fase del settore è quella della diffusione, dove vengono svolte invece attività di playout, control room e procedure di diffusione del segnale.
Negli ultimi anni, accanto ai canali di trasmissione tradizionali, sono cresciuti i canali web e le applicazioni per smartphone, le quali sfruttano la rete per diffondere il proprio palinsesto. In alcuni casi si tratta di vere e proprie radio che attraverso le trasmissioni IP ampliano il proprio raggio di ascolto, mentre in altri casi sono emittenti che realizzano i loro programmi e li trasmettono esclusivamente via Internet. Le radio locali, per esempio, possono utilizzare la rete del web per superare i confini della propria area circoscritta e raggiungere così un pubblico più ampio. La diffusione di nuove tecnologie sta giocando un ruolo importante anche per il settore dell’audio: si diffonde sempre più il DAB+ (Digital Audio Broadcasting), una tecnologia che ha preso piede in Europa, soprattutto nel Regno Unito, in Svizzera, nei paesi Scandinavi e in Germania. Di fatto si sta assistendo alla progressiva diffusione della digital radio, così come è avvenuto anche per la televisione. Vi è però una differenza sostanziale: la digital radio rappresenta un’opportunità per chi ama la radio, ma non prevede l’obbligo di acquisto di un apparecchio DAB+. Di conseguenza, al momento, non è previsto nessuno switch off dell’analogico (come invece avvenuto per la tv), ad eccezione della Norvegia che ha decretato il totale spegnimento dell’FM col finire dell’anno 2017.
Copyright © 2019 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy. ISBN 9788891793546
Come sopra descritto, nelle diverse fasi della filiera radiofonica operano innumerevoli attori che svolgono attività spesso anche molto diverse tra loro. Se nella prima fase di ideazione format e definizione della linea editoriale, gli autori ed editori giocano il ruolo principale; nella seconda fase di produzione un ruolo di grande importanza è ricoperto dai conduttori. Il coinvolgimento del pubblico dipende infatti in gran parte dalle loro capacità e abilità di intrattenimento. Non meno fondamentale è il ruolo ricoperto dagli operatori tecnici, quali registi, aiuto registi e tecnici del suono.
Le emittenti radiofoniche sono i soggetti che si occupano della fase di diffusione. In questo caso è necessario distinguere fra radio nazionali (raggiungono la maggior parte del territorio nazionale) e locali (trasmettono solo in un’area circoscritta) in quanto spesso, per quanto riguarda le prime, esiste un’integrazione verticale tra produzione e diffusione. Per le radio locali, invece, risulta più difficoltoso riuscire a trasmettere 24 ore su 24 programmi di produzione propria, perciò esse si occupano prevalentemente della sola fase di diffusione, trasmettendo semplici brani musicali in sequenza o programmi realizzati da altre emittenti.
Quest’ultimo processo viene denominato syndication e prevede il riuso di palinsesti già esistenti e già trasmessi, con una sorta di revenue share tra l’emittente che diffonde e quella che produce i contenuti. Complessivamente in Italia si contano una dozzina di radio nazionali e più di mille radio locali.
Per quanto riguarda le opportunità di sviluppo, le innovazioni tecnologiche introdotte con l’avvento del digitale conferma- no la radio come strumento attivo e diffuso di intrattenimento, informazione e cultura. La diffusione del DAB+, ovvero del Digital Audio Broadcasting, è una leva potente di crescita delle audience. Per un verso esso consente di ovviare alle criticità presenti nel sistema analogico che, in seguito alla mancanza di una corretta pianificazione, vede ancora zone di interferenza tra emittenti e conflitti di attribuzione delle frequenze. Esso inoltre consente un accesso facilitato ai contenuti radiofonici, con un conseguente aumento delle ore di ascolto e un’estensione dei pubblici. In confronto al resto d’Europa, l’Italia presenta infatti dati di ascolto notevolmente inferiori e il DAB+ può costituire certamente un’opportunità di sviluppo e di rilancio per il settore. Si pensi che già nel 2015 il segnale radiofonico digitale ha raggiunto complessivamente il 65% della popolazione, eppure la copertura della digital radio ad oggi è ancora incompleta. Le zone maggiormente coperte si trovano al Nord Italia e al centro sul versante tirrenico.
La nuova radio digitale potrebbe essere quindi determinante per il rilancio del settore radiofonico, costituendo un fattore chiave di rivitalizzazione persino per l’elettronica di consumo. In Germania e in Francia si vendono ogni anno oltre 5 milioni di ricevitori audio, 4-5 volte più che in Italia. La parallela esperienza dell’alta definizione nel mondo della tv ha infatti dimostrato che la qualità tecnica dei contenuti premia in termini di ascolto e la tecnologia DAB+ potrebbe ottenere lo stesso risultato per il settore radiofonico. In Italia, per lo sviluppo della digital radio, si è puntato soprattutto sul cosiddetto outdoor in quanto, per il settore radiofonico, le auto valgono circa il 60% del tempo di ascolto. Anche la diffusione della copertura del segnale sul territorio denota tale impostazione.
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Attualmente, infatti, sono già coperti dal segnale circa 50.000 km della rete autostradale italiana. La natura multicanale che sta assumendo la programmazione radiofonica non è destinata a scalzare la radio tradizionale: identity e stationality continueranno ad essere due valori fondamentali ed elementi distintivi dell’esperienza radiofonica. Come ha fatto notare il conduttore e ideatore di Caterpillar Massimo Cirri in una lezione tenuta in Università Cattolica, i tablet e i dispositivi elettronici in generale non colmano quel bisogno di vicinanza e familiarità che costituisce viceversa una delle leve principali dell’ascolto radiofonico. E se anche il podcast saprà trovare una sua formula per agganciare e coinvolgere l’ascoltatore, essa sarà comunque diversa da quella della radio FM.
Le professioni radiofoniche nate negli ultimi 10 anni sono molteplici. Lo sviluppo tecnologico costante e l’evoluzione dei gusti dell’ascoltatore hanno reso necessarie nuove skills, le quali a loro volta si sono trasformate in nuovi ruoli professionali.
In cima alle nuove professioni radiofoniche vi sono le professioni connesse ai social network. Il Social Media Manager è la persona addetta alla cura delle pagine social radiofoniche sulle diverse piattaforme nel pre, durate e postdiretta di ogni programma. L’interazione con l’ascoltatore avviene sempre più sul web e sui social network, rete e ambienti social sono anche degli importanti termometri del gusto e degli orientamenti degli ascoltatori e richiedono quindi anche competenze di analisi e di gestione dei dati.
Altra figura, che in alcune radio ha affiancato le professioni più tradizionali, è quella del responsabile web radio, cioè colei o colui che si occupa dell’implementazione e della cura delle piattaforme di rilascio del contenuto radiofonico in rete. Come si è scritto le web radio possono essere collegate a un broadcast che trasmette in FM, come ulteriore canale di delivery o come luogo in cui rendere disponibili le trasmissioni in podcast o ancora come spinoff della radio, di cui aggrega alcuni contenuti, di solito secondo una logica tematica (es. un certo genere musicale). La gestione di una web radio richiede una serie di competenze aggiuntive che riguardano il funzionamento degli ambienti di rete, gli insight, la gestione dei pubblici e il loro sviluppo.
Una terza figura professionale che sta crescendo di rilevanza nell’organico delle radio è quella del Video Maker, Photo- maker e del fotografo professionista per shooting, realizzazione di video promo e artistici. Naturalmente la crucialità di questi profili professionali è legata al carattere multicanale della comunicazione radiofonica.
Con riferimento alle professioni legate alla fase ideativa e creativa, i fattori sottolineati in precedenza hanno portato ad una mutazione del lavoro di redazione e scrittura dei programmi stessi, con la crescita di competenze connesse ai nuovi formati della rete.