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[ALLA FAMIGLIA DE « IL POPOLO D'ITALIA»]*
Amki l Cotnpagni di !aPoro l
Fino da oggi vi do convegno per l'anno venturo. Solennizzeremo allora un più grande anniversario di pace e di l avoro in una più g rande famiglia di un più g rande P opolo d'Italia.· Qui, sotto la mia scatola cranica, c'è un cantiere operoso . Lavora. :Batte e forgia idee e programmi, prepara i l terreno per altre battaglie, arma la futura g iovinezza per la nuova Italia. Ringrazio tutti: gli operai che furono e sono con me; i collaboratori lontani e vicini; gli sconosciuti e i fedeli che mi hanno seguito e che mi seguono e che del mio g iornale hanno vissuto le ore più difficili, le ore più aspre, le ore più belle. SI, ore belle ed aspre mi ha dato questa creatura di passione. Ma abbiamo camminato. Dalla sua prima i-nfanzia, quando cioè io facevo il direttore, il redattor e) l"amministratore, lo spedizioniere e il fattorino, ad oggi, molto cammino abbiamo compiuto. La creatura è già gagliarda .
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È il più vi vo, il più grande, il più strafottente giornale d'Italia! H a vinto ogni postulato. Vincerà anche gli altri.
Al venturo anno, -amici e compagni di lavoro.
• Parole pr'onunciate a Milano, in utuL sala del ristorante «Orologio», la sera. del 18 novembre 19 18, a.l termine di un banchetto tenutosi in occasione del quarto anniversario della fondazione de Il Popolo à'Italia (Da Il Popolo d'Italia, N. 320, 19 novembre 1918, V).
IL TRATIATO DI PACE E ' LE CLASSI LAVORATRICI
La proposta di riunire a Costitu_ente tutti quelli che vollero la guerra e che vogliono ora la pace dei popol4 secondo le nostre direttive, ha ottenuto u n successo vibrante. Sul mio tavolo si ammucchiano q uotidianamente note, articoli, adesioni che illustrano e discutono i postu1ati della nostra pace che d eve essere pax italiana, n el senso più alto e nobile della parola. Noi ci riprome ttiamo di presentare alla Costituente la. soluzione di tutti i problemi fondamentali della vita n azionale e ci ripromettiamo di c reare l'anti-partito che dovrà agitarli nell'opinione pubblica, imporli alle classi dirigenti o attuarli al di fuori e al disopra di esse. Noi chiediamo che la rappresentanza delle classi lavoratrici venga ammessa di diritto al congresso della pace, per discutervi i problemi del lavoro, nei lorO aspetti internazionali. Su questo argomento pubblichiamo un articolo che ci sembra fort e ed esauriente dell'amico nostro Lanzillo. -
Quanto alla << tregua d'armi» invocata dall'amico Lanzillo non ci trova dissenzienti, perché una «tregua d'armi )) fra tutti g li elementi che di fronte alla guerra si posero, sin dal principio, sul terreno nazionale, sempre stata e può esserci ancora. A questo proposito noi sottoscriviamo quanto diceva, in · uno degli ultimi numeri del suo g iornale, Jouhaux, segretario della Confederazione nazionale del lavoro francese :
«Le ore presenti ci chiamano a grandi cose. li mondo di i eri deve ttasfor· marsi. Non bisogna essere, JX'! spirito di opposizione individuale e per una- ìnintelligenza delle necessità del mondo, al disotto della missione che ci tocca. Allontaniamo da noi lutto ciò che ci divide e .rforziamod di lutto ciò che · ri tiJJIJÌCina ».
Queste parole sono state riportate - per la loro grande significazione - sull' Homme Libre di Clemenceau.
Sulla questione della giornata di lavoro abbi:a.nio alcuni scritti che pubblicheremo d omani.
Da 11 Popolo d'Italia, N, 320, 19 nov; mbre 1918, V.