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[ATTO DI NASCITA DEL FASCISMO] •
Salutato da Wl i1111go, unanime applauso, la parola Benito Mussolini.
Prima di t utto - egli dice- alcune parole circa l'ordine dei lavori. Senza troppe formalità o pedanterie vi leggerò tre dichiarazioni che mi sembrano degne di discussione e di voto. Poi, nel pomeriggio, riprenderemo la d iscussione sulla nostra dichiarazione programmatica. Vi dico subito che non possiamo scendere ai dettagli Volendo agire prendiamo la realtà nelle sue g randi linee , senza seguirla minutamente nei suoi particolaJ::i.
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Prima dichiarazione:
<<L'adunata del marzo rivolge il suo primo saluto e il suo memore e reverent"e pensiero ai figli d'Italia che sono caduti per la grandezza della Patria e per la libertà del Mondo, ai mutilati e invalidi, a tutti i combattenti, agli ex-prigionieri che compirono il loro dovere, e si dichiara pronta a sostenere energicamente le rivenclicaz:ioni d'ordine materiale e morale che sara:n propugnate dalle associazioni dei combattenti ».
Siccome noi non vogliamo fondare un partito dei combattenti, poiché un qualche cosa di simile si sta g ià formando in varie città d'Iulia, n on possiamo precisare il programma di queste rivendicazioni. Lo preciseranno g li interessati. Dichiariamo che lo appoggeremo. Noi non vogliamo separare i morti, né frugare l oro nelle tasche per vedere quale t esser a portassero: l asciamo ques ta immonda bisogna ai socialisti ufficiali. Noi comprenderemo in un unico pensiero dì amore tutti i morti, dal generale all'ultimo fante, dall'intelJigentissimo a coloro che erano incolti ed ignoranti. Ma voi mi permetterete di ricordare con predilezione, se non con privilegio, i nostri morti, coloro che sono stati con n o i nel maggio g lo rioso : i Corridoni, i Regu:zi Vidali, i Deffenu, il n oStro Serr ani, questa gioventù m eravigliosa che è andata al fro nte e che là è rimasta. Certo, quando oggi si parla di grandezza della patria e di libertà del mondo, ci può essere qualcuno che affacci il ghigno e il sorriso ironico, poiché ora è di m oda fare il processo a11a guerra: ebbene la guerra si accetta in b locco o si .respinge in blocco. Se questo processo deve essere eseguitO, saremo noi che lo faremo e non gli altri E volendo del resto esaminare la situazione nei suoi elementi di fatto, noi diciamo subito che l'attivo e il passivo di una impresa cos) g randiosa non p uò essere stabilito con le norme della regolarità contabile: non si può mettere -da una parte il quantum d i fatto e eli non fatto : ma bisogna te ner conto d ell'elemento « qualitativo »• .Da questo . punto di v ista noi possiamo affermare con piena sicurezza che la Patria oggi è p iù grande: non solo perché giunge al Brennero - dove g iunge Ergisto Bezzi a cui rivolgo il saluto (ovazione) - non solo perché va alla D almazia. M a è più grande l' Italia anch e se le piccole anime t entano un loro piccolo giuoco; è più grande perché noi ci sentiam o più grandi in quanto abbiamo l'esperienza di questa guerra, inquantoché noi l'abbiamo voluta, non ci è stata imposta, e potevamo evitarla. Se noi abbiamO scelto questa strada è segno chC: ci sono nella nostra storia, nel nostro sangue, degli elementi e dei feimenti di grandezza, poiché se ciò n on fosse noi oggi saremmo l'ultimo p opolo del mondo. La guerra h a dato ciò che noi chledevamo: ha dato i su oi vantaggi negativi e positivi: negativi i·n quanto ha impedito alle case degli Hohe nzollern, degli Absburgo e degli altri di dominare il mondo, e questo è un risultato che sta davanti agli occhi di tutti e basta a giustificare la guerra. Ha dato a nche i suoi ri sUltati p os itivi poiché in n essuna nazione vitto riosa si vede il trionfo della reazione. I n t utte si marcia v erso la più grande democrazia politica ed economica. La g uerra ha dato, malgrado certi dettag li che possono urtare g1i elementi più o meno intelligenti, tutto quello che chiedevamo. E perché parliamo anche degli ex-prigionieri? È una questione scottante. Evidentemente ci sono stati di quelli che si sono arresi, ma quelli si chiamano disertori: d'altra parte in quella ma.ssa c"è la grande maggioranza che è caduta prigioniera dopo aver fatto il suo dovere, dopo aver combattut o : se cosi n on fosse potremmo · cominciare a bollare Cesare Battisti e molti valorosi e brillanti u fficiali e,soldati che hanno avuto la disgrazia di cadere nelle mani del nemico.
• Dis-:orso a Milano, nella sede dell'Alleanza industriale e conunerdafe sita in piazza San Sepolcro 9, la !Jla"ttina del 23 marzo 1919; nel corso dell'adunata nuiooale degli interventisti italiani. Prima di Benito Mussolini, avevano parlato il presidente dell'assemblea, capitano Ferruccio Vecchi, e il tenente Enzo Ferrari, çonsiglìere provinciale di MilanO, il quale, a nome del «fascio milanese di combattimento», aveva poetato il saluto agli interventisti. (Da Il Popolo d'l!alùr, N. 83, 24 marzo 1919, VI).
Seconda dichiarazione :
« L 'adunata del z; marzo dichiara di oppor si all' imperialismo degli altri popoli a danno dell'Italia e all'eventUale imperialìsmo i t aliano a danno di altri popoli ; 3ccetta il p ostulato della SoCietà delle Nazioni che presuppone l'integrazione eli ognuoa di esse, integrazio ne c he per quan to riguarda l'Italia deve realizzarsi sulle A lpi e sull'Adriatico colla· rivendicazi one e anness io ne di Fiume e della Dalmazia)),
Abbiamo quaranta milioni di abitanti su una superficie di .187 mila chilometri quadrati separati dagli Appennini che riducono ancora di più la disponibilità del nostro territorio lavorativo : saremo fr:a dieci o venti anni sessanta milioni ed abbiamo appena un milione e mezzo di chilometri quadrati di colonia, in gran . parte sabbiosi, verso i quali certamente non potremo mai dirigere il più della nostra popolazione. Ma se ci guardiamo attorno vediamo l'Inghilterra ché con quarantasette milioni di abitanti ha un impero coloniale d i 55 milioni di chilometri quadrati e la Francia che con uaa popolazion e di trentotto milioni di abitanti ha un impero colo niale di 1 s milioni di chilomeui quadrati. E v i potrei dimostrare c:on le 'cifre alla mano che tutte le nazioni d el mondo, non esclusi il Portogallo, l'Olanda e il Belgio , h anno tutte quant e un impero coloniale al quale tengono e che non sono affatto disposte a mollare in base a tutte le ideologie che posson o venire da oltre oceano. Lloyd George pula di impero ing lese. L'imperialismo è il fondamento della v ita per ogni popolo che tende ad espandersi economicamente e spiritualmente. Quello che distingue gli imperialismi sono i mezzi. Ora i mezzi che potremo sceg liere e sceglieremo non saranno mai mezzi di penetra.zione b arbarica, conie quelli adottati dai tedeschi. E diciamo : o tutti idealisti o n essuno . Si facda il proprio interesse. Non si comprende che si predichi l' idealismo da parte di coloro che stanno bene a coloro che soffrono, poich6 ciò sarebbe molto facile. Noi vogliamo il n ostro p ost o nel mondo poiché ne abbiamo u· diritto .
Riaffermo qui i n questo ordine del giorno il postulato societ ario della Società d elle Nazioni. È nostr o in :fin dei conti, ma intendiamoci: se la Società délle Nazioni deve essere una solenne « fregata » da parte delle nazioni ricche contro le nazioni proletarie pe.r ed eternare quelle che possono essere le condizioni attuali dell'equilibri o mondiale, guardiamOci bene negli occhi. Io perfettamente che le nazioni arrivate .possano stabilire questi premi d'assicurazione della loro opulenza e posizione attuale di dominio. Ma questo n on è idealismo; è t ornacot:tto e jnteresse.
Terza dichiarazione:
<<L'adunata d el 13 marzo impegna i fascisti a sabotare con .tutti i m ezzi le candidatuxe · dei neutralisti di tutti i Partiti ».
Voi .vedete che i o passo da un punt o a u n altro, ma in t utto ciò c'è logica, eè un fi lo Io n on sono ·un entusiasta delle battaglie sche- daiole, tanto è vero che da t empo ho abolito le cronache del Camerone e nessuno se ne è doluto: anzi il mio esempio aveva consigliato altri giornali a Iidurre questa cronaca scandalosa fino ai limiti dello strettamente necessario. In ogni modo è evidente che . entro qu est'anno ci saranno le elezioni. Non si conosce ancora la data né il sistema che sarà seguito, ma dentro l'anno ci saranno queste battaglie elettorali e cartacee. Ora, si vog lia o non si voglia, in queste elezioni si farà il processo alla guerra, cioè il fatto guerra essendo stlito il fatto dominante della nostra vita nazio nale, è chiaro che non si p otrà evitare di parlare di guerra.
Ora noi. accetteremo la battaglia precisamente sul fatto guerra, poiché non solo non siamo pentiti di quello che abbiamo fatto, ma andiamo più in là: e con quel co raggio che è frutto del nostro in dividualismo , diciamo che se in Italia si ripetesse una condizione di cose simile a quella del 191 5, noi ritorneremmo a invocare la guerra come nel191J. Ora è molto triste il pensare ch e ci siano stati degli intçrventisti che hanno defezionato in questi u ltimi t empi. Sono stat i po chi e per motivi non sempre polìtìd. Cè stato il trapasso originato da .ragioni di indole politica che non voglio discutere, ma c'è stata la defezione originata dalla paura fis ica. Per quietare la belva molliamo la Dalmazia, rinunciamo a qualche tosa. Ma il calcolo è pietosamente fallito. Noi, non solo non ci metteremo su quel terreno politico, ma non avremo nemmeno quella paura fisica che è semplicemente grottesca. Ogni vita vale un'alcra vita, ogni sangue vale un altro sangue, ogni barricata un'altra barricata. Se ci sarà da lottare impeg neremo anChe la lotta delle elezioni. Ci sono stati neutralisti fra i socialisti ufficiali e fra i repubblicani.- Anche i cosiddetti cattolici del Partito italiano cer cano di rimettersi in carreggiata per far dimenticare la loro opera mostru osa che va dal convegno di Udine al .g rido nefando uscito dal V aticano. TUtto ciò non è stato soltanto un delitto contro la Patria ma si è tradotto in un di più di sangue versato, di mutilati e di feriti. Noi a vedere i passaporti di tutta questa gente: tanto dei·neutralisti arrabbiati come di coloro che hanno accettata la guerra come una andtemo nei loro comizi, pOrteremo dei candidati e troveremo tutti i mezzi per sabotarli. (Il diuorso di Mus.tolini, interrotto nei .tuoi p11nti piil .tolienti da generali applausiJ è .talutato alla fine da una lunghissima ovazione).*
• Al di$COrso di Benito Mus$Oiioi $eguono quelli di P. T . Marinetti e del capitano Muio Ca.rli «Dopo d i che il presidente Vecchi mette ai voti le tre didùarazioni proposte e illustrate da Mussolini . Sono approvate alla unmimità. tra grandi acclamazioni (+). Poco dof,o le 14, l'adunata riprende i suoi lavori:
Celso Morisi presenta un ordine del giorno - «approvato per acclamazione 1>di saluto e di plauso ai lavoratod di Dalmine e di Pavia ··che nelle loro legit· time battaglie di classe non hanno obliato i doveri verso la Nazione e che Ja loro italianità hanno rivendicato nelle form e più suggestive e superbe ". J\.lalu· sardi, a nome di un gruppo di amici, propone un saluto per Ergisto Bezzi. L'as· semblea approva applaudendo fragorosamente» . Dopo Giovanni Capodivacca, «ha la parola Benito Mussolini ». Ecco il riassu nto del suo discorso:
« .. Quello che ha delfo l'amico Capodivacca, mi diipenta dal fare un lungo diuorto. Noi non abbiamo bisogno di meJterci programmaticamente Jul terreno della rivoluzione perché, in senro rtorico, ci riamo dal 1915. N on è neceuario prorpettare 1111 programma troppo analitt.o, ma poSJiamo .:/fermare che il lwhce11Ùmo no11 ci tpaventerebbe u ci dim ottrarre che euo g:mmtifce la grandezZA di un popolo e che il IHO regime Jia migliore degli alsri.
«··l! ormai dimostrato irrejulttbilmente che il bolscevismo ha. rovinato la vita economica della Rusiia. Laggitì, l'attività economica, dall'agricoltura all'iltdustria, è totalmente paralizzata. Regna la carettù:z e la fame. Non solo, ma il bol scevismo ; un fenomeno riphamente ruuo. Le noure civillà orddentali, a cominciare da quella tedetca, sono refrattarie Noi dichiariamo guerra al socialismo, non perchl socialina, pn-ché è stato contrario alla mnione. Su q11ello che è il socialismo, il !Il() programmll e la Sila tatlica, ciascuno può discutere, ma il Partito Socialista Ufficiale Italiano è Jta:o nettamente reazionario, auolutamente conservatore, e te foue trionfa/a la sua t esi mm vi sarebbe oggi per noi poHibilità di f)ita nel mondo. Non è il Partito Socialisia que!Jo che può meueni alla tena di una azione di rinno vamento e rJi ricostruzione. Siamo noi, che facendo il proceno alla vita politica dì questi ultimi anni, dobbiamo inchiodare alla sua responrabilità il Partito Socialiita Uj. fidale.
«"P. fatale che le maggior:mze siena statiche, mentre le min01'anze ;ono dina· miche Noi vogliamo estere un.1- minoranza aniva, vogliamo scindere il Parlilo SoUfficiale dal prolel.ariato, ma se la borghesia crede di trtware in noi dei parafulmini, si inganna. N oi dobbiamo andare incontro a/lavoro. Già al tempo dell'armiJtizio io tcriui che bisognava andare incontro al lavoro che rilornava dalle trincee, perché !m'ebbe odio;o e bolscevico negat'e il rironoscimento dei diritti di chi ha fatto la guerr4. Bitogna perciò auettare i ·postulaH delle rlaHi lavor4.trici : f'Ogliono le olio ore? Domani i gli operai che lartorano di noi/e imporranno le sei ore? Li pensioni per l'invalidità e la vecchiaia? Il conlroilo utile induJiriel Noi appoggeremo queste richieue, anche perché vogliamo abituare le cla!!i operaie alla capaciJà direJtiva delle aziende, anche per convincere gli operai che non è facile mandare avanti un'ir1duuria e u n commfffdo.
«" Questi tono i noJiri posJulati, nostri per le ragioni che ho dello imutnzi e perrhé nella uoria ci sono cicli /mali per cui JIIIM si rinnova, Jullo si trajfo rma. Se la do/trina sindacalitld ritiene rhe dalle masse si pouano trarre gli uomini dire/· tivi neceuari e capaci di assumere la direzione del lav01'o, noi non potremo mel· lerci di traverso, specie te questo mo vimento tenga conto di due realtà: la realtà della produzione e quelltt della nazione.
« "Per quello che riguarda la democrazia uonomica noi ci melliamo sul terreno del sindacalitmo nazionale e rontro Pingerenza dello Stato q11ando quetlo voglia assassinare il proreuo di creazione della ricchezza.
«" Comballeremo il retrograditmo tecnico e spiriti/aie, Ci tono industriali che non ti rinnovano dal punto di vista tecnico e dal punt o di vista Se eui non Jrowranno la virtù di trasformarJi, Jaranno tra11olti1 ma noi Joh'biamo dire al/11 da;u operaia the altro i demolire, altro è tOJtruire, rhe la distruzione può eJure opera di urlora, mentre la N'tdZione è opera di anni o di .secoli
, « "Democrazia etonomica, qNnla i la nostra divisa. E veni(lmo alla demoNazia polilica.
« "lo ho /'impreHione che il regime a1111ale in I talia tWbia aperto la .f"JICUJ· sione. C è 1ma "ùi che balza agli ouhi di lll(li. Abbiamo tentiJo JJIIJi d11rante la gue"a l'imuffidenza della gente che d governa e _Jdppiamq che jf è vinto per le sole virtù del popolo italiano, non già per l'intelligenza e la capacità dei dirigenti
«"Aperta la suuenione del regime, noi non dobbiamo esure degli imbelli Dobbiamo corn:n:. Se il regime sarà Jupetalo, taremo noi che dowem o ocçupaie il suu pu;to. Perciò creiamo i Fasri: que1ti organi di creazione e agitazione capad di ;rendere in piazza a gridare: 'Siamo noi çbe ahbiamo diritto alla Jucuuion e perché fummo noi che ;pingemmu il paese alla guert"a e lo conducemmo alla viiroda! '.
«"Dal punto di villa politico abbiamo nel no;tro programma del/e riforme: il SenaJo deve essere abolito. Ment1'e trauio qNesto atJo di det:eSJO devo però ag· giungere che il Senalo in quesli ullimi tempi si è dim.()J/ralo di molto superiore alla Camera". (Una voce: "Ci voleva poco!'").
«"E vero, ma quel po•o è ;Ialo f,ttto . Noi vogliamo dunque •he que/l' orga· nismo feNda/e tia abolito; chiediamo il ;uflragio universale, per uomini e don,e; lo urutinio di lista a ba.se regionale; la rappresentanza proporzionale Dalle nuove elezioni usrirà Jm'auem ble.-1 nazio11ale alla qnale noi chiederemo che decida ;ul/a forma di governo dello Stato italiano. Eua dirà: rep11bblica o monanhia, e noi che ;iamo Jlati 1empre tendenzialmente repllbblicani, diciamu fin da qtreJJo m omento: repubblica! Noi non andremo a rimuovere i Protocolli e a frugare negli archivi, non farem() il procesJo retrospeuiVo e s/Mico alla monarchia.. L'aliNa/e rapprnenldnza politica non d p11ò ballare; vogliamo una rappre;enttUJza dire/la dei singoli intereui, poiché io, come cittadino, pouo votare secondo le mie idee, come prajesJioniJia devo poter votare ucondo le mie qualità profeJJionali.
« "Si potrebbe dire contra qMesto programma che Ji ritorna fJet'JO" le corpora· %ioni. Non importa, Si trana di roJtituire deJ ConJig/i di caJegorie rhe integrino la rappresentanza Jinceramente politica.
« "Ma non poniamo fermarci 111 dellagli. Fra i problemi, quello che oggi interena di più è di crem-e la c!a.JJe dirigente e di munir/a dei poteri neceJJilri.
«"P. inutile porre delle questioni più o meno urgenti re non 1i &reano i dirigenti di risolver/e.
«" E.Jamittando il noJtro programma vi 1i potranno lrovare delle analogie con altri programmi; vi si troveranno po11ulaJi comuni ai sociali!li ufficiali, ma non per queJio eJJÌ saran'nO" identici nello ;piriJo perché: noi ci mmidtno ;u/ terreno della guerrr::J e della vhtoria ed è met/fmdod ;u questo terreno che noi pouiamo avere tu/le le audacie. lo vorrei che oggi i JocialiJti fauuero l'eJpt!1"imento d el potere, perché è facile promellere il paradilo, difficile realizzar/o, Nessun Governo domani potrdbe ;mobilitare lutti i .ro/da.ti in pochi giorni o aumentare la quanliiÌI dei viveri, perché non ce ne rono. Ma noi non pouiamo permettere queJto eJperimtmlo perthl i sodali!ti ufficiali vorrebb,.o portare in /Jalia una ronJraffazione del fe1IO· men() ruuo al quale tulle le menti pensanti del Joci.Jismo sono tontrarie, da Brttn· ting e Thomas a Bernttein, perché il fenomeno bolueviro non abolisu le ma è 11na dillaJimt eJercilaJa ferornnenle. Noi siamo deciJamente contro t111te le formi di dillalura, da q11ella del/a sciabola a quella del tricurnO", q11ella del tlnusro a quella del numero; noi ronouiamo so/Janlo la dittaturtJ della ' e d e/i'intelligenu,
« " V o ffe-i pn-riò rh' l'auemblea tJP/Jr<Jvttsu un ordùu: de-l gi01no nel quale ttu eltaue le rivendicazioni del sindaralimw nazionale dJ pun'to di vi sta eco· nomico.
«"Porta questa b11sro/a al nostr<J viaggio, la nosira attiWtJ J o,à dtJrd subilo la rreiiZione dei Farci di rombtJitimento. Domani indirizzeremo la loro azione simultaneamente in ttllli i rentri d' Italia Non siamo degli natid; siamo dei dùtamiri e vogliamo- prendere. il 1lO$tro posto che deve euere umpre all'avanguardia" (Mussolinì- che ha parlato rapidamente, nervosamente, a scatti, ed è stato seguito con intensa attenzione d a t utto l'uditorio ed interrotto spesso da applausi -è salutato alla fine d a una imponente manifestazione di soli· darietà) ».
Si i nizia quindi una sul programma esposto da Mussolini. Parlano nell'ordine: Regina Terun i; MOO.z.ini; Franco Mario Fiec<:hi; Mussolini («nel prog,.amma d ell'Unione ilaliana del lavoro si pada già di confisca d i quelle rirrhezze malamente acrumulau la guHra. N oi abbiamo già fmto MJIYO questo programma del Jind.:Ualilmo 11azionale »); Luigi Razza; Michde Biaochi; Mussolini («noi ahbiamo potto come capo$.Jào della nostra il ma:.c:imwn di produzione») ; N : Galassi; E ttore Bartolozz.i; Ferrue<:ìo Vecchi, il quale «mette al voti l'ordine del giorno r.ifiettente il programma dei Fasci. L'assemblea approva all'unanimità fra g li applausi » Seguono brevi disoorsi di Del Latte, Canz.io G aribaldi, Giovanni Mru:ineiJL «Si procede quindi alla nomina della Giunta Esecutiva dei Fasci di combattimento e a quella dei fiduciari di ogni regione. Vengono scelti amici di provata fede, in gran parte combattenti S' im· pegna una discussione di dettaglio in cui vari rappresentanti fanno suggerimenti e rilievi vari D opo di che il presidente Vecchi, con maschie parole di incitamento, chiude fra g li appalusi la vibrante e p romet tente assemblea» (Da Il Popolo d'Italia, N. 83, 24 marzo 1919, VI).