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I NOSTRI AMICI
SULL' ALTRA SPONDA
È nata o non è ancora nata; deve nascere o non nascerà affatto, la famosa Jugoslavia? Questa parola, diventata cosl familiare agli italiani, ha un senso o non ne avrà mai nessuno? La nazione dal tre nomi sta formandosi o - non ancora nata - è già morta?
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Queste domande sono pie namente legittime, piaccia o non piaccia agli jugoslavi di elezione, residenti a Londra e a Parigi, i quali signori si sono affaticati a creare la Jugoshl..via a un solo scopo che dal punto di vista del loro nazionalismo mariniiia è perfettamente comprensibile: f.J.Uello, cioè, di creare un controaltare adriatico e, perciò, mediterraneo, all'Italia. ·
È tempo di guardarci bene negli occhi e di parlar chiaro. Anche ieri, su queste stesse colonne, Agostino Lanzillo invitava il Governo italiano a raccogliere con moderazione e con equità i frutti della t oria. D'accordo; ma tale moderazione e tale equità dev'essere reciproca, altrimenti si risolve in una solenne e ignobile mistificazione ai nostri dannL Il che noi vogliamo e dobbiamo evitare a qualunque costo. Ci sono due «patti» che sembrano passati ingloriosamente· fra i chiffom d4 papier. Il primo è quello di Corfù che creava, sulla carta , Ja ]1.1goslavia. Il dissidio esistente fra ser b i e croati, dissidio che covava da lungo tempo, è final mente scopp iato. Invece della Jugos lavia ci sarà molto probabilmente una Serbia ingrandita della Bosnia-Er-tegovina e una Croazia che si unirà forse agli sloveni e i cui confini - dato l'appetito di quella brava gente - non sono facilmente det erminabili.
Ripetiamo: realizzati e garantiti i nostri obiettivi nazionali sullè Alpi e nell'Adriatico noi lasciamo agJi slavi del sud tutta la libero\ possibile per sistemarsi nel modo ch'essi riterranno il più conveniente al loro sviluppo nazionale. Intanto, per far t ornare alla ragio.ne i farneticanti di Zagabria, il Governo italiano potrebbe - come primo tentativo - fare qualche passo a Belgrado e a Ptaga.
Che cosa è rimasto, dopo il 1.4 del Patto di R oma? Vediamo. Il Patto di Roma, a parte le considerazioni di principio, si prefiggeva due scopi: uno da realizzare durante la guerra, uno da realizzare dopo la guerra. L'intesa dei p opoli oppressi dall'Austria-Ungheria doveva contribuire a1lo sfasciamento militare dell'Impero nemico e doveva, nel dopo-guerra, assicurare alle diverse stirpi la pacifica co nvivenza nei terrjtori dell'ex Impero . O ramai si può dichiarare che H Patto di. Roma non ha avuto nessuna ripercussione' sull'efficienza militare dell'esercito austro-ungarico. Se questo esercito è stato a nnientato, il merito è dell'esercito italiano, resi i dovuti onori agli alleati e ai czeco-siovacchi. I soldati degli altri popo li oppressi si sono battuti pro Austria, accanitamente, disperatamente. Il bollettino austriaco ha citatq all' o rdine del giorno un reggimento croato, che di .rna iniziativa è acco r so a combattere in un settore minacciato. I primi cinque giorni della battaglia di Vittorio Veneto sono stati sanguihosissimi e gli elementi slavi - al pari de i magiati e dei tedesch i - si sono b attuti sino all'estremo.
Questa è la genuina verità che non sarà mai proclamata abbastanza specialmente da certi tetti d i Parigi e di Londra Se il Patto di Roma è stato inefficace dal punto di vista militare, dal punto di vista p olitico sembra essere anco r pi ù sterile. La realtà è questa: fra noi e i fra noi e i polacchi, fra noi e i ruteni, fra noi e i romeni n on c'era bisogno di stipulare patti di amicizia perché l'amicizia c'era e c'è. Questo bisogno esisteva semplicemente cogli jUgoslavi, data l' antitesi fra la loro politica imperialista e la nostra, semplicemente - e vorremmo quasi scrivere « modestamente» - nazionale. Il Patto di Roma no n scendeva a determinazioni geografiche e quindi fu relativamente facile stabilire l'accordo di massima Ma ecco che l'accordo di principio si frantuma dinnanzi alla realtà e la realtà è questa: fra gli jugoslavi voi no n trovate un r inu nciatario , nemmen o a pagazlo colla vostra v ita. D al signor Korosec demo-clericale al signor Gustindc gli jugoslavi son o unanimi nel rivendicare non solo la Dalmazia, Fiume, Trieste, Gorizia, ma anche Cividale e Udine . L a vecchia formula: dall'Isonzq al Vardar appare meschina ai nostri.... cari amici croa!i) per cui essa va sostituita con questa: dal Tagliamerito al Vardar.
Sorto dallo sfacelo dell'Austria-Un gheria, provoiato ucliJ.fivamtnlt dall'e.rtrcito italiano cOn quaranta mn i di gmrra, il Consiglio nazionale jugoslavo, sedente a Zagabria, non solo n o n ha dimostrato segni di amicUia alcuna verso l'Italia, ma ha agito da nemico, n é più, né meno. Ha agito contro di noi, ili cohJplicilà patmlt t palese t indegna col morente Stato amlro-1111garico.
V algano i fatti
Cinque giorni prima della conclusione dell'armistizio a Villa G iusti,